YOUTH CAMP AND EXCHANGE PROGETTO LIONS 2018
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YOUTH CAMP AND EXCHANGE PROGETTO LIONS 2018 GAIA 4BL – LITUANIA Ačiū Lietuva! Nonostante fossi un po’ incerta e poco entusiasta quando ho scoperto che la Lituania era la mia destinazione, ho accettato spinta dal desiderio di conoscere un paese per me completamente sconosciuto, consapevole della grande occasione che mi era stata offerta, e ora, dopo essere tornata da 17 splendidi giorni, sono convinta di aver preso una delle decisioni migliori della mia vita! Il 22 luglio sono partita da Malpensa piena di entusiasmo, curiosità, ma anche un po’ nervosa, soprattutto perché conoscevo il nome della mia famiglia ospitante da soli 5 giorni e non avevamo avuto tempo di conoscerci molto. Sono arrivata a Vilnius in piena notte e ad aspettarmi all’aeroporto c’erano Ramune e Mindaugas, i miei hostparents, che reggevano un cartello con scritto il mio nome. L’accoglienza è stata molto calorosa e superato l’imbarazzo iniziale abbiamo iniziato a conversare da subito. La mattina dopo al mio risveglio ho conosciuto anche Benediktas, il mio hostbrother, Vakare, la mia hostsister e Kora, il loro bellissimo cane. La mia hostfamily viveva a pochi chilometri da Kaunas, la seconda città più grande della Lituania. La prima settimana con loro è stata semplicemente meravigliosa: mi hanno fatto provare molti piatti tipici lituani (come ad esempio cepelinai, kibinai, la pink soup) e mi hanno fatto visitare il loro villaggio, Kaunas, Vilnius, Trakai e il suo incantevole castello; siamo andati a Birštonas, dove ci siamo tuffati in uno stagno saltando dai gonfiabili, poi abbiamo noleggiato le bici e abbiamo attraversato il parco e pedalato lungo il fiume. Mi hanno portato al mio primo concerto blues e mi hanno mostrato paesaggi incantevoli dall’alto delle castle hills. Gli ho insegnato a preparare la pasta alla carbonara e abbiamo cucinato insieme le trofie al pesto dopo essere tornati da un giro in bici nel bosco. Il sabato siamo poi partiti per Lukna, nel nord est della Lituania, dove abbiamo passato il weekend nella casa dei nonni immersa nel verde della foresta tra un bagno nel lago e uno nel fiume con l’acqua più pulita della Lituania. Mi hanno persino insegnato alcune parole in lituano, anche se la mia pronuncia le storpia tutte. Domenica 29 luglio siamo poi partiti per il camp, direzione Vilkaviškis. Salutare la mia hostfamily è stato molto difficile: mi hanno fatto sentire parte integrante della loro famiglia e non mi hanno mai fatto mancare niente, mi hanno riempito di attenzioni e si sono sempre assicurati che io stessi bene e avessi tutto ciò di cui avessi bisogno. Non avrei mai pensato fosse possibile creare un legame così forte in una sola settimana, ma ancora oggi mi sembra di aver lasciato a casa loro una piccola parte di me che non riavrò più indietro. Al camp con me c’erano 11 ragazzi da diversi paesi del mondo e due responsabili lituane, Irada ed Elena. Io condividevo la stanza con Ida, una ragazza tedesca che mi sembra di conoscere da sempre: abbiamo legato molto in fretta ed è nata un’amicizia meravigliosa, tant’è che progettiamo già di rivederci presto; ma in realtà essendo un gruppo piccolo stavamo sempre tutti insieme e si sono creati dei legami che spero dureranno per sempre. “Amici per la vita”, così ci piaceva definirci. Non abbiamo mai dato peso a ciò che ci rendeva diversi ma ci siamo sempre concentrati su ciò che ci univa. Insieme oltre alle attività al camp abbiamo visitato Kaunas, trascorso un weekend a Vilnius, abbiamo sciato nell’arena di Druskininkai (mai avrei pensato che la mia prima volta sugli sci sarebbe stata d’estate in un paese che non ha montagne), siamo stati all’acquapark, a Marijampole e al lago Vištytis. Abbiamo cucinato la pasta al pomodoro, un piatto tipico del Medio Oriente, la Sachertorte
e una torta danese, e abbiamo mangiato biscotti tunisini e caramelle turche, oltre a molto pollo, patate e cottage cheese preparati in ogni modo possibile. Oltre a qualche chilo in più e a quelli che ho scoperto essere i miei biscotti preferiti, dalla Lituania ho portato a casa persone e momenti. Il tema del camp era “Life is…” e io ho scoperto tante cose sulla vita, come il fatto che la vita è amicizia, perché con gli amici ogni momento acquista un valore in più, anche le disavventure. Ma la vita è anche condivisione, non solo di cose materiali ma di idee, momenti, culture e tradizioni. Così come è avventura, sperimentare cose nuove senza il timore di non farcela, andare oltre i propri limiti e abbattere le barriere che ci costringono nella nostra “comfort- zone”. Ho imparato che la vita è sbagliare e imparare dai propri errori, migliorarsi accettando i propri difetti, ma anche accettare i difetti degli altri ed esaltarne i pregi. Non è una sfida tra chi ha ragione e chi ha torto, ma è un continuo confronto per arricchirsi come persone. Se potessi tornare indietro o avessi la possibilità di ripartire oggi stesso rifarei tutto dall’inizio, perché l’8 agosto, quando all’aeroporto di Vilnius ho dovuto salutare quelli che sono diventati dei carissimi amici, ho lasciato in Lituania un pezzo del mio cuore. Dirsi addio, o meglio arrivederci è stata dura. Piangevamo dal pomeriggio del giorno precedente al solo pensiero di doverci separare, e quando dopo i controlli le nostre strade si sono divise ho subito percepito la mancanza di qualcosa. Anche se i primi giorni a casa mi sono sentita un po’ vuota e nostalgica, il sentimento prevalente era la felicità, perché quest’esperienza mi ha fatto crescere e mi ha fatto incontrare delle persone meravigliose che porterò per sempre con me. Grazie ai Lions per questa meravigliosa opportunità che mi è stata offerta e tutto ciò che ne è derivato. LAURA 5AL – AUSTRIA Over the castle on the hill Dal 7 al 28 luglio ho preso parte a uno scambio giovanile in Austria organizzato dall’associazione Lions; un’esperienza che ricorderò per tutta la vita e che mi ha fatto crescere. Era la prima volta che viaggiavo completamente sola e l’idea mi elettrizzava e agitava allo stesso tempo. Erano molte le domande che mi ponevo: “Sarò in grado di comunicare?”, “mi troverò bene nella mia famiglia ospitante”, “mi adatterò alle abitudini diverse?”. Sento di poter definire il mio viaggio verso l’Austria una vera e propria odissea. Ora lo ricordo con un sorriso…ma i miei sentimenti quel giorno erano esattamente l’opposto. Volendo, avrei potuto raggiungere comodamente la mia famiglia in pullman, uno di quelli super economici che vanno tanto di moda ora, ma sarebbe stato un viaggio molto lungo e insieme a mia madre avevo deciso che l’aereo, anche se leggermente più costoso, sarebbe stata la scelta migliore e comoda. Mi sbagliavo. La compagnia aerea ha cancellato il mio volo la sera prima della partenza e l’agenzia ha potuto rimediare solamente proponendomene uno ,non più diretto, ma con scalo a Francoforte. Panico. Io, ragazza con meno senso dell’orientamento dell’intero pianeta, che si perde al supermercato tra i parcheggi delle auto, avrei dovuto gestirmi completamente sola nel terzo aeroporto più grande del mondo. Solo ora mi rendo conto di come questo piccolo cambio di programma abbia in realtà contribuito a rendere questa esperienza una vera crescita: ho dovuto vincere le mie paure e mettermi alla prova già dal primo giorno. Nonostante un incidente lungo l’autostrada per raggiungere l’aeroporto di Milano, il volo in ritardo e lo scalo (riuscito alla grande), sono giunta a Vienna alle 21.30. il mio host dad mi aspettava dal mattino ed ero terribilmente dispiaciuta per il tempo che era stato costretto a spendere attendendo il mio arrivo. Mi ricordo che, mentre aspettavo il mio bagaglio, pensavo alle parole che avrei potuto dire per scusarmi. Quando le porte si sono aperte, tuttavia, tutta la tensione accumulata in quelle ore
si è sciolta alla vista di Oda (la ragazza che sarebbe stata ospitata con me) che mi accoglieva con il suo stupendo e contagioso sorriso. Io non credevo inizialmente nei rapporti che s’instaurano in poco tempo…ma mi sono dovuta ricredere, l’amicizia con Oda è nata fin dal primo momento in cui, emozionate e impacciate, finalmente abbiamo potuto abbracciarci dopo esserci per tanto tempo scritte solamente via chat. Dovete sapere, infatti, che la mia storia non è molto comune. La responsabile degli scambi giovanili in Austria, affidando i ragazzi alle famiglie, si è accorda di una coincidenza veramente straordinaria. Io e Oda, infatti, siamo nate esattamente lo stesso giorno dello stesso anno e abbiamo entrambe un fratello e una sorella! In pratica posso dire di avere una gemella norvegese. Questo particolare ha fatto in modo che la nostra amicizia, fin da subito, fosse un rapporto speciale e unico. La mia famiglia abitava a Schladming, un piccolo paesino, meta sciistica e sede di diverse competizioni mondiali di sport invernali. È in questo piccolo paese dal municipio ricoperto di fiori colorati che ho trascorso la mia prima settimana. La famiglia Pürcher non avrebbe potuto accoglierci in maniera migliore. Heinz e Brigitte sono stati entrambi due persone squisite, con figli grandi e residenti fuori città; per una settimana ci hanno praticamente adottate, non facendoci mancare nulla e riempiendoci di attenzioni e doni. La signora Brigitte era una donna energica e dal carattere allegro. Rideva sempre e sarebbe stata ore a parlare delle sue passioni e ad ascoltare interessata e incuriosita i nostri usi e la nostra cultura. La casa era veramente carina. Sulle pareti numerosissime fotografie, in parte in bianco e nero, raccontavano la storia di una famiglia che si vedeva essere composta da persone oneste, amabili e buone. Durante i sei giorni che ci hanno visto loro ospiti, il signor e la signora Pürcher hanno fatto in modo di organizzare ogni giorno un’attività differente, talvolta anche insieme ad altre famiglie ospitanti. Abbiamo visitato Salisburgo, gustato un’ottima cena tipica in baita, fatto un’escursione sul ghiacciaio Dachstein e posso dire di aver anche indossato l’abito tradizionale. Al momento dei saluti, è stato difficile trattenere le lacrime e i saluti si sono conclusi con la promessa che la loro casa sarebbe stata sempre aperta per noi.
Al termine di questi giorni magici, mi attendeva quello che più di tutto m’incuriosiva: il campus. Da un lato sapevo che non avrei più ricevuto le cure e le attenzioni di Heinz e di Brigitte…ed ero consapevole che non avrei più gustato quel buon pane caldo che ogni mattina la mia host mum premurosamente ci offriva, ma ero pronta a conoscere tutti gli altri ragazzi con cui da tempo ero già in contatto su whatsapp, grazie all’idea di creare un gruppo per rompere il ghiaccio. È stato bello, al momento dell’arrivo, affidare a ogni volto un nome e poterci abbracciare contenti e incuriositi di conoscerci a fondo. Da quel momento in poi sarebbero nati legami e amicizie profonde, nonostante appartenessimo a stati e talvolta anche a continenti diversi! Si trattava di un campus in Carinzia, più precisamente a Friesach, una regione che fin dal primo momento ci ha stupito per la meraviglia dei suoi laghi e per il numero considerevole di castelli. Proprio per questo motivo, la colonna sonora della nostra vacanza è stata la canzone di Ed Sheeran “Over the caste on the hill”, canzone che cantavamo durante le nostre lunghe serate attorno al fuoco ad arrostire marshmallow e a suonare la chitarra. Le attività del campus sono state varie e coinvolgenti. Oltre agli sport come sci d’acqua, rafting, arrampicata e tornei di pallavolo organizzati dagli animatori, non sono mancati momenti di cultura e d’informazione. Abbiamo, infatti, potuto osservare il processo di creazione della birra e della pasta, con assaggi annessi. L’ultimo giorno è stata organizzata in nostro onore una festa con tutti i membri Lions più importanti provenienti dai vari distretti della zona. Per l’occasione è stato allestito un buffet di cibo tipico e il campus è stato invaso dall’odore invitante del barbecue. Noi ragazzi abbiamo intrattenuto gli ospiti con danze austriache apprese durante le due settimane e alcuni hanno scelto di mostrare anche balli tipici della loro cultura.
La mattina seguente siamo partiti dal campus con direzione Vienna, dove avremmo trascorso le ultime ore tutti insieme. È stato brutto vivere gli ultimi momenti con la consapevolezza che il giorno successivo ognuno di noi sarebbe tornato a casa. Al momento degli addii le lacrime sono scese anche a chi cercava di dimostrarsi duroed è stato difficile per me, che avevo il volo quasi per ultima, vedere andar via i miei amici uno per uno. 30 ragazzi da tutto il mondo che per quindici giorni ne hanno creato uno proprio. Sono convinta che, nonostante molti di loro non li rivedrò più, ciascuno di noi conserverà questa esperienza nel cuore, e ricorderà con un sorriso questi momenti, ogni volta che un odore, un sapore o una musica, farà riaffiorare un ricordo austriaco. L’Austria per me avrà sempre un significato speciale e un castello sulla collina come simbolo. RAISSA 4AL - BELGIO Viaggiare per me è sempre stato molto importante e il viaggio in Belgio si è dimostrata un’avventura che mai scorderò. Grazie ai Lions sono andata tre settimane in Belgio in tre famiglie diverse, scegliendo quindi di non partecipare al campus ma nonostante ciò non rimpiango la scelta. Ho avuto infatti la fortuna di essere ospitata da tre famiglie stupende che hanno reso il mio soggiorno indimenticabile. Pensavo che stare quasi un mese lontano dalla mia famiglia sarebbe stato difficile ma grazie alle persone che ho conosciuto il tempo è volato. Con la prima famiglia ho partecipato a un festival in strada che coinvolgeva l’intera città di Gent, ho assaggiato i cibi e i prodotti tipici come il meraviglioso cioccolato belga, le deliziose patatine fritte e l’innumerevole varietà di birre, con la seconda famiglia ho visitato tante città turistiche del Belgio come Bruxelles, Liege e molte altre ma ho anche passato alcuni giorni al mare del Nord e in fine con la terza famiglia ho visitato altre città scoprendo così tutto il Paese e divertendomi sentendomi parte della famiglia. In questo meraviglioso viaggio le famiglie mi ha fatto sentire a mio agio facendomi dimenticare di essere in un Paese straniero in cui tutto era nuovo, in una settimana ho creato un legame di amicizia estremamente forte con tutti i membri della famiglia, un legame che ho mantenuto con tutte e tre le famiglie ospitanti. Inoltre ho compiuto gli anni lontano da casa ma la famiglia mi ha fatto sentire come se nulla mi mancasse, viziandomi e non facendomi mancare nulla. Tutto questo è per dire che avventure come questa cambiano la vita, ti fanno tornare più matura di prima e con ricordi che non dimenticherai mai, e questo è esattamente ciò che è successo a me. Tornerei volentieri indietro e rifarei tutto così com’è perché questo viaggio è stato di sicuro il migliore che io abbia mai fatto. Sempre grazie ai Lions quest’anno ho ospitato una ragazza indiana. È stata un’esperienza magnifica e mi ha fatto scoprire moltissimo sulla cultura indiana senza recarmi lì fisicamente e mio compito
è anche stato quello di far scoprire alla mia ospite la cultura dell’Italia e di farla sentire in famiglia lontana da casa. Anche con lei ho mantenuto i legami e spero un giorno di poterla andare a trovare. AURORA 4 ALC - AUSTRALIA Quest’estate ho avuto la possibilità di trascorrere il mese di luglio in Australia. Inizialmente avevo scelto una meta in Europa, sia per motivi di costi, sia per la lontananza, però quando mi è stata proposta l’Australia, sapevo che sarebbe stata un’esperienza indimenticabile e non so se avrei avuto un’altra occasione per conoscere questa terra da così vicino. Nonostante il volo di più di 24 ore, sono atterrata all’aeroporto di Melbourne piena di energia e curiosità. Ad attendermi c’erano i Lions australiani, che erano i leader del Camp Koala, dove ho trascorso l’ultima settimana, e la mia host family. Era composta dal papà, dalla mamma e dalla figlia di 13 anni, Eddie. La prima impressione che ho avuto delle persone australiane è che sono molto simpatici, accoglienti e disponibili. Per la prima settimana la mia famiglia mi ha portato con il camper a fare un gita per il Victoria e il South Australia. Ho visitato dei posti meravigliosi, tra cui Victor Harbor (SA), che è una piccola città di mare dalla quale si può arrivare a Granite Island, un’isoletta che si raggiunge attraverso un ponte. Ho avuto la fortuna di vedere i delfini e molte specie di uccelli. Non mi aspettavo che l’australia potesse avere questa grande varietà di uccelli. Per le seguenti settimane sono rimasta a casa con la famiglia, che si trova ad Hamilton (VIC). Mi hanno portata a fare molte escursioni giornaliere, tra cui a uno Zoo di fauna australiana, in una riserva naturale nel cratere di un vulcano spento, dove abbiamo avuto la fortuna di osservare emù, koala e canguri. La mia gita preferita in assoluto è stata ai “12 Apostoli”, lungo la Great Ocean Road. Credo che sia il posto più bello che abbia mai visto. Si può percorrere un sentiero su un promontorio in modo da costeggiare i 12 Apostoli, che sono delle rocce nell’oceano. Quel giorno c’era una coppia di balene che nuotava lungo il promontorio ed è stato fantastico riuscire a vederle. Un giorno ho partecipato a una lezione al liceo di Eddie. A differenza dell’Italia, in Australia ci sono 6 anni di liceo e lei frequentava il primo. Ho partecipato alla lezione di “STEAM”, che è una materia che comprende Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica. È stato molto interessante vedere come funzionasse il liceo e scoprire quali materie hanno rispetto ai licei italiani. L’ultima settimana sono stata al Camp Koala, ed è stata la settimana migliore. Eravamo in 36 ragazzi di 18 nazionalità diverse. Un giorno ci hanno portato a fare la gita a Melbourne, che è una città bellissima, piena di vita e di arte. La mia parte preferita è stata Hozier Lane, che è un piccolo quartiere pieno di graffiti colorati. Gli altri giorni abbiamo fatto attività al campo, tra cui football australiano, canottaggio e abbiamo provato a fare surf, perché il campo era sul mare. L’ultimo giorno di campo abbiamo fatto una gita in barca per andare a osservare un colonia di foche, mentre la sera abbiamo fatto il talent show, e miss camp Koala, che consisteva nel travestite e truccare i ragazzi per poi fargli fare una passerella. Mi sono affezionata a tutti, ma in particolare a qualcuno con cui continuo a sentirmi e so che rivedrò presto. Questa esperienza è stata incredibile e la rifarei subito. Ho imparato tante cose nuove ed è stato fantastico vivere per un mese in una realtà completamente opposta alla nostra. Mi sono innamorata dell’Australia, è un posto meraviglioso per mille ragioni e ho conosciuto delle persone stupende. Sono davvero grata al Lions Club per avermi dato questa fantastica opportunità. LISA 4BL – BRASILE HOSTFAMILY PER UNA RAGAZZA TEDESCA – GIUGNO 2018 Prima della mia partenza per il Brasile ho avuto il piacere di ospitare una ragazza tedesca per dieci giorni. Fortunatamente nello stesso periodo anche altre due ragazze ospitavano degli interscambisti
LIONS quindi abbiamo potuto organizzare delle gite di gruppo assieme a Milano; l'unico inconveniente è che non abbiamo saputo nulla del suo arrivo fino a circa una settimana prima, quando ci è stato comunicato per mail. All'inizio è stato un po’ difficile comunicare con lei, da un lato perché era molto timida, dall'altro perché fin da subito ci ha detto di non sapere bene la lingua inglese e non ha voluto parlare tedesco, anche se in famiglia sia io che mia madre conosciamo la lingua e abbiamo provato a incoraggiarla. Nonostante tutto siamo riusciti a metterla un po’ più a suo agio dopo pochi giorni; questa era anche la sua prima esperienza all'estero da sola ed era abbastanza nervosa. Oltre alle visite a Milano abbiamo fatto un'escursione al castello di Grazzano Visconti in Emilia, ad un parco avventura in Val Camonica e numerose uscite col mio gruppo di amici. Dopo i dieci giorni in cui è rimasta con noi l'abbiamo infine accompagnata al campus del laghi nei pressi del lago di Garda dove è rimasta per altri dieci giorni prima di tornare in Germania. LISA GUARNERI – BRASILE – LUGLIO 2018 Riassumere un'esperienza incredibile come quella che ho passato non è facile. Circa verso la metà di luglio sono partita per il Brasile dove sono rimasta pressoché un mese, metà soggiorno sulla costa a Balnéario Camboriù e la restante metà nell'entroterra a Curitiba. Non ho avuto la possibilità di frequentare un campus ma ciò non ha tolto nulla alla vacanza, la quale, anche se sempre in famiglia, si è dimostrata fantastica. Per tutto il periodo all'estero ero in compagnia di un'altra ragazza italiana dei LIONS proveniente dal sud italia, e per circa due settimane è stato con noi anche un ragazzo Colombiano. Tutte le famiglie si sono mostrate estremamente disponibili anche per i minimi problemi, come cercare una scheda telefonica o prelevare in banca, e ci hanno sempre accompagnate in tutte le molteplici gite. Anche se non sempre le famiglie parlavano inglese, non ci sono stati grandi problemi di comunicazione perché parlando rispettivamente in italiano e portoghese ci si riusciva comunque a capire, e nel caso in cui le barriere linguistiche erano talvolta troppo grandi, Google Translate è stato un ottimo alleato. Per quanto riguarda le uscite, pressoché ogni giorno ci portavano fuori casa a vedere musei, come il museo Oscar Niemeyer, oppure lo zoo, la funicolare di Balnéario, il centro storico e i numerosi negozi, per non parlare della spiaggia! Balnéario è una città interamente costiera, molto sicura e con chilometri di spiaggia che era vicinissima a dove abitavamo, bastava attraversare la strada! L'unico svantaggio è che essendo partita a Luglio, là eravamo in piena stagione invernale, e se sulla costa si sopravviveva in mezzamanica (circa 20°C), una volta nell'entroterra si necessitavano le giacche (per una settimana abbiamo toccato anche 11°C), ma fortunatamente qualche bagno nell'oceano siamo riuscite a farlo. Balnéario e Curitiba tuttavia non sono state le uniche città che abbiamo visitato, circa una volta a settimana le famiglie, che tra loro si conoscevano tutte in quanto erano amiche di vecchia data, ci portavano a visitare i loro parenti nelle città 'vicine' (ovvero sempre a 2-3 ore di macchina di distanza), quindi abbiamo avuto l'opportunità di visitare anche Blumenau, una città di migrazione tedesca in cui tenevano un Oktober Fest rivisitata, Laranjeira, altra città costiera con una spiaggia spettacolare, e Joinville, dove abbiamo incontrato le nipoti della signora che ci ospitava, e che avevano pressoché la nostra età, che ci hanno portate al parco divertimenti Beto Carrero (l'equivalente brasiliano di Gardaland). Nell'insieme è stata una esperienza magnifica, in cui sono potuta entrare in contatto con una cultura del tutto nuova per me e che non avrei mai immaginato avesse così tanto da offrire. Posso dire di essere cresciuta molto in questo viaggio. Anche se non era la mia prima esperienza all'estero da sola non avevo mai affrontato un volo così lungo (circa 16 ore divise in 3 scali) ed essere nel complesso rimasta così tanto via da casa. Riconosco che è un'opportunità che ti cambia il modo di pensare e di vedere il mondo. Realizzare che anche essendo così distanti, si può essere al tempo stesso simili sotto molti aspetti pur appartenendo a culture diverse. Se prima della partenza mi credevo una persona indipendente, più tardi realizzai quante fossero in realtà le cose che non avevo mai sperimentato e con cui non avevo dimestichezza. Nonostante tutto, perfino nei momenti in cui la nostalgia di casa era forte, non esiterei a rifare tutto d'accapo.
ANDREEA 4ALC – SLOVACCHIA Per ore ed ore mi sono sforzata per trovare le parole giuste, per poi accorgermi, però, che per quanto giuste potessero sembrare, non sarebbero mai riuscite a cogliere nemmeno una sfaccettatura delle innumerevoli emozioni che ho provato durante quest’avventura, che è stata per me un salto nell’ignoto. Finalmente era arrivato il tanto atteso momento di lanciarmi da sola, per la prima volta, in un viaggio. Il fatto che fosse in aereo lo rendeva ancora più elettrizzante: fare lo slalom tra facce sconosciute in aeroporto con il mio piccolo bagaglio a mano (grazie al quale, più tardi sarei stata definita un’eroina dai ragazzi del campo, che, trainando due enormi bagagli, si lamentavano che non fossero abbastanza), mostrare con fierezza il mio passaporto nuovo di zecca e allacciare le cinture di sicurezza mentendo a me stessa nel pensare che non avessi paura di ciò che sarebbe arrivato. Ma la paura fu sconfitta dalla curiosità appena misi piedi sul suolo slovacco e fui accolta dai sorrisi accoglienti e rassicuranti che potessi mai immaginarmi. Da lì in poi i sorrisi di quelle persone speciali, i miei genitori ospitanti, mi avrebbero accompagnata per un’intera settimana serena e priva di preoccupazioni. I mille quesiti che mi ero posta, i dubbi, l’ansia di non riuscire a legare con la famiglia furono cancellati dai loro improvvisi abbracci calorosi. Nemmeno il tempo di dire il mio nome che ero già diventata parte della loro bellissima famiglia. Non mi è mancato niente, anzi, ho ricevuto più di quanto potessi mai aspettarmi: visite a musei e a vecchi castelli, tipici e numerosissimi in Slovacchia, escursioni in bici, camminate in montagna sotto la pioggia e la tenera apprensione di una donna che mi conosceva da due giorni, ma già si sentiva mia mamma e mi offriva un piatto e un tè caldi perché non mi ammalassi; prime esperienze (per la prima volta sono andata a cavallo (la mia famiglia aveva un ranch) e in palestra, dove la mia mamma ultra cinquantenne mi ha mostrato la sua determinazione nel raggiungere obiettivi in cui nessuno credeva se non lei); mezzore passate in mezzo al traffico cantando in macchina con una mamma non tanto brava a parlare inglese, ma che ci provava lo stesso senza paura perché voleva assolutamente imparare a fare anche quello; i racconti del loro amore iniziato al liceo e mai finito, la storia del loro ranch. Sono grata per tutto questo, ma soprattutto per la naturalezza con cui i miei nuovi genitori mi davano il bacio della buonanotte ogni sera e si preoccupavano perché stessi al meglio ogni secondo di ogni giorno; per ogni sincero complimento che la mia bellissima mamma non si dimenticava mai di farmi. Con loro ho condiviso le mie passioni e loro hanno fatto lo stesso, portandomi nel loro mondo fatto di amore reciproco, per i tre figli (di cui due ormai grandi e una quindicenne allora in scambio in Canada che non hanno esitato a farmi conoscere tramite Skype), per il loro lavoro, per gli animali, per la loro vita e, infine, (così ho sentito) per me. E’ quindi inutile dire che al momento della separazione mi è scesa ben più di una lacrimuccia, in cui erano racchiuse tutta la felicità che provavo grazie a loro, la gratitudine che non riuscivo ad esprimere, la nostalgia di tutti i momenti passati insieme e l’incredulità nel rendermi conto che fosse possibile provare un affetto così semplice e puro per due persone conosciute una settimana prima. Arrivò poi il momento di asciugarmi le lacrime e, leggermente imbarazzata per gli occhi rossi che non nascondevano neanche un po’ quanto fossi scossa, presentarmi ai più di 20 ragazzi provenienti da tutto il mondo che, seduti a un tavolo, avevano già cominciato a conoscersi. Ripensando ora al momento preciso in cui iniziai ad affezionarmi ai miei nuovi compagni d’avventura, posso dire che tutto ebbe inizio con quelle semplici strette di mano, seguite dalle solite domande forzate sull’età, gli hobby, la famiglia. Riuscivo a vedere sui loro visi tutta la curiosità di conoscerci e l’emozione di vivere insieme per i prossimi 10 giorni. Quella pensione a Spania Dolina, villaggio di 300 abitanti in mezzo alle montagne del nord della Slovacchia, diventò la nostra nuova casa, dove poter riposare dopo una giornata di estremo hiking sotto la grandine e di relax alla spa per evitare di prenderci un bel raffreddore; dopo una notte estenuante di svago in discoteca; dopo i falò in montagna, perfetta occasione per sederci insieme e cantare, stonatissimi, mentre i più talentuosi suonavano la chitarra; dopo aver miseramente fallito nel riprodurre i balli tradizionali slovacchi che ci avevano lasciati a bocca aperta; dopo le biciclettate e le cadute (perlopiù mie); dopo aver passato insieme ore ed ore,
ogni sera, a cantare nella hall, diventata il punto di ritrovo per risate, giochi, chiacchiere, condivisone di cibo, dove non mancavano però i racconti dei due ragazzi israeliani sulla situazione del loro Paese, gli scambi di punti di vista e di ricette tipiche, racconti di vita, di momenti imbarazzanti, di sogni per il futuro. E’ stato incredibile poter legare così tanto in così poco tempo, sentirsi parte di un gruppo unito in cui non c’erano pregiudizi o diffidenze, solo tanta curiosità e voglia di conoscere e imparare. Adesso la nostra amicizia continua, con la speranza che un giorno, anche lontano, riusciremo a rincontrarci e continuare i racconti delle nostre vite come se non fosse passata nemmeno un’ora dalla fine di quei 10 giorni, in cui il mondo esterno e il futuro non avevano nessuna importanza e tutto ciò a cui pensavamo era decidere la prossima canzone da suonare o cercare di ricordare quello che avevamo ordinato per cena. Le 3 settimane in Slovacchia sono state per me un modo per crescere e finalmente sentire di star diventando grande e ringrazio tantissimo i Lions per avermi offerto un’esperienza talmente importante, che rimarrà indimenticabile in tutti i minimi dettagli persino per me, la persona con la peggior memoria al mondo. UNO STUDENTE DEL LICEO CHE LO SCORSO ANNO HA PARTECIPATO ALLO YOUTH CAMP AND EXCHANGE – SAMUELE 5A – HA COLLABORATO CON I LIONS COME TUTOR AL CAMP ITALIANO. QUESTA LA SUA RELAZIONE Il Lakes Camp è un’iniziativa promossa dall'associazione dei Lions rivolta ai ragazzi stranieri coinvolti negli scambi giovanili: è, insomma, uno dei campus italiani in cui quest'anno ho avuto la fortuna di lavorare come staff dal 4 al 14 luglio. Tutto è iniziato con il racconto della mia esperienza di scambio in Brasile (svoltasi nell’estate 2017) ad una cena in cui erano presenti i rappresentati distrettuali Lions e Leo, il quale si concludeva con l’augurio, un po’ sfacciato, ”se potete rimandatemi, fatemi rivivere un’esperienza simile”. Qualche mese dopo ho ricevuto una chiamata da Luisa, l’assistente del dott. d’Auria, entrambi responsabili della collaborazione con il nostro liceo, che mi ha proposto di far parte dello staff del Campo dei Laghi 2018, che si sarebbe svolto a Luglio, in quanto i ragazzi ospitati erano molti. Sul momento ero molto felice ma mi sono poi ricordato di un piccolissimo problema: la maturità. Dopo aver chiarito la situazione anche con Ivo (il responsabile del campo, il mio futuro capo) ho avuto il permesso di iniziare l’esperienza anche in data successiva al 4 Luglio, ma fortunatamente non ce n’è stato bisogno: il mio orale si è svolto il 2 e sono così potuto arrivare puntuale all’agriturismo Vojon, Ponti sul Mincio (Mn), dove si sarebbe svolto il campus. Nei giorni successivi non c’è stato un attimo di riposo: ero sempre impegnato con i 22 ragazzi del gruppo, i quali provengono da diverse nazioni passando tra USA, Turchia, Russia, Brasile e Taiwan per citarne alcuni. L’internazionalità del campus, come ha sempre voluto sottolineare Ivo, era inoltre aumentata da Kean, il ragazzo danese che faceva parte con Riccardo, Anna, Federica e il sottoscritto dello staff. Durante il primo giorno abbiamo accolto i ragazzi, tutti tra i 17 e 21 anni, che arrivavano accompagnati dalle loro famiglie, abbiamo organizzato le camere e fatto qualche piccolo gioco. Già dal secondo giorno siamo stati un bellissimo gruppo, anche perché, avendo tra di noi età simili, è stato facile fare amicizia e ridere insieme; così, tra una gara di chi mangia l’anguria più in fretta, una giornata a Gardaland e le presentazioni dei rispettivi paesi, abbiamo portato a compimento lo scopo per cui gli scambi sono stati creati: la conoscenza dello straniero e la creazione di legami internazionali per costruire un mondo basato sulla pace e sull’unione. La settimana è così trascorsa molto velocemente: ogni giorno visitavamo città, siti storici o parchi acquatici, viziati anche dalla bravissima cuoca e proprietaria dell’agriturismo che ha fatto
letteralmente innamorare i ragazzi del cibo italiano, tant’è vero che il giropizza è stato definito come una tortura: “come faccio a mangiare così tante cose buone?!?!”. In tutto questo la stanchezza cresceva ma ho voluto sempre ignorarla e vivere al massimo ogni giorno: mi sono fatto in quattro per divertire, riparare, uccidere i ragni che creavano tanto paura, stare sveglio fino a tarda notte con i ragazzi… anche se poi sono state condivise molte mie foto addormentato su qualsiasi mezzo di trasporto possibile. L’ultima sera abbiamo mangiato insieme a molti Lions e Leo e, tra molte lacrime, abbiamo guardato insieme le foto raccolte tra tutti e messe insieme da Federica, abbiamo cantato fino a perdere la voce le nostre canzoni e ci siamo detti arrivederci, nella speranza di riuscire a trovarci insieme un giorno, perché nonostante noi dello staff dovessimo lavorare, siamo stati i primi a divertirci e arricchire enormemente il nostro bagaglio culturale. In conclusione, mi sento in dovere di ringraziare Luisa, il dott. D’Auria e Ivo, che mi hanno permesso di vivere un’esperienza bellissima e unica, che forse, si ripeterà in un futuro, tutti i ragazzi: Anna, Noah, Anton, Diana, Zeynep, Gabriel, Shaye e tutti gli altri, perché ancora una volta posso dire che ho una e colorata famiglia, e anche Riccardo, Federica, Kean e Anna, con i quali ho condiviso e creato una delle più belle esperienze della mia vita. “Quando sono venuto in Italia l’anno scorso, il mio padre adottivo mi ha insegnato una frase: riempiti gli occhi. Lui l’ha detta davanti ad un bellissimo tramonto e oggi io mi sento di dirla davanti a noi e per noi: che possiate tutti riempirvi gli occhi delle bellezze della vita.” – tradotto dal discorso di Kean l’ultimo giorno.
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