WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS SANTIAGO, CILE, 6-9 MARZO, 2016 - SSICA

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WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS SANTIAGO, CILE, 6-9 MARZO, 2016 - SSICA
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                     WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS
                       SANTIAGO, CILE, 6-9 MARZO, 2016

                                         Pomodoro… e dintorni
                                           Maria Gloria Attolini

Il 12 ° World Processing Tomato Congress e il 14 ° Simposio ISHS (Santiago del Cile, 6-9 marzo 2016)
hanno costituito un’importante occasione d’informazione e d’incontro fra i principali attori mondiali
della filiera del pomodoro da industria. Si è trattato, infatti, di un’opportunità unica per i circa 400
partecipanti provenienti da tutto il mondo per interagire, costruire relazioni strategiche e conoscere in
prima persona i progressi scientifici e tecnologici di maggior impatto nel settore della trasformazione
del pomodoro.
Ma non solo. Grazie alla partecipazione di relatori di fama internazionale provenienti dal mondo ac-
cademico, istituzionale, industriale e del marketing, durante il convegno sono state sviluppate anche
tematiche trasversali di ampio respiro come le tendenze economiche globali, il nuovo profilo del con-
sumatore, i cambiamenti climatici e la scarsità d’acqua, i valori della cooperazione e lo “spirito di
squadra”, la necessità di adottare strategie aziendali innovative, tutte questioni di forte rilevanza per il
settore industriale in esame.
Al termine dei lavori è stato nominato il nuovo presidente del World Processing Tomato Council per
il prossimo biennio, il californiano Roger Scriven, Morning Star, ed è stato annunciato che il prossimo
convegno si terrà ad Atene, Grecia nel giugno del 2018.

Discorso di benvenuto
Il convegno e il simposio sono stati organizzati da Chile Alimentos, l’associazione alimentare nazionale
che, operativa da 73 anni, conta a oggi 160 aziende affiliate. Il presidente Alberto Montanari Maz-
zarelli ha accolto il folto pubblico riflettendo anzitutto sul fatto che, in uno scenario mondiale in cui
la popolazione cresce al ritmo di 210.000 nascite al giorno, con un particolare impatto sulla crescita
urbana e con un aumento del PIL nei paesi meno sviluppati, l’interesse del consumatore è sempre più
                                                    diretto verso prodotti alimentari e servizi con specifici
                                                    comuni denominatori quali sicurezza, benefici per la
                                                    salute, facilità d’uso.
                                                    Mazzarelli ha fornito poi alcune informazioni sul pa-
                                                    ese ospite, rimarcando che il Cile è un'economia
                                                    aperta dagli anni ‘70 e che le esportazioni nel set-
                                                    tore alimentare sono basate su una forte competiti-
                                                    vità, sulla base di accordi di libero scambio stipulati
                                                    con 25 Paesi che rappresentano il 64% della popola-
                                                    zione mondiale e l’86% del PIL.
                                                    Il Cile, d’altronde, presenta diverse caratteristiche in
                                                    grado di renderlo un paese fortemente competiti-
                                                    vo fra i paesi dell’America Latina: giocano infatti a
                                                    suo favore, dal punto di vista territoriale, la posizione

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geografica, l’estensione longitudinale, il clima mediterraneo della regione centrale, la presenza della
corrente oceanica di Humboldt; sotto l’aspetto economico, l’apertura, l’attuale stabilità, un capitale
umano di eccellenza e un’industria moderna che comprende alcune fra le principali aziende del
mondo.
La crescita cilena è basata sulle esportazioni e l’industria alimentare rappresenta la seconda più im-
portante categoria (24% delle esportazioni totali), dopo quella del rame. Il Cile è il principale esporta-
tore di concentrato di pomodoro nell’emisfero meridionale.
Dopo i saluti e i discorsi introduttivi di Carlos Furche Guajardo, Ministro dell’Agricoltura del Cile, Roberto
Paiva Reinero, Direttore di ProChile, Martin Stillwell, Presidente del WPTC e Montana Camara Hurtado,
Presidente del gruppo di lavoro “Production of Vegetable for Processing” dell’ISHS, ad aprire i lavori è
stato chiamato Sebastian Edwards, Professore di International Business Economics and Management,
UCLA, USA con la relazione “World Economic Challenges”, in cui il relatore ha fornito un quadro ge-
nerale sullo stato dell’economia mondiale sottolineando che, se il mondo è attualmente dominato
dal pessimismo, questo imperante atteggiamento negativo non è in realtà giustificato da un’attenta
analisi dei dati oggettivi.
Fra i principali timori, spiccano la possibilità di una recessione globale legata a una nuova crisi del
debito (per esempio, il debito studentesco negli Stati Uniti, che sta raggiungendo livelli elevatissimi),
l’aumento della disoccupazione dovuta alla crescente robotizzazione, le migrazioni di massa, la geo-
politica e il Medioriente, oltre a preoccupazioni personali legate, per esempio, all’insorgere di problemi
di salute e all’ invecchiamento.

Dopo queste premesse di carattere generale, è stata la volta di Sophie Colvine, Segretario Ge-
nerale del WPTC che, con la relazione “Global Processed Tomato Industry: Current State and
Perspectives”, ha fatto il punto sulla produzione e il consumo di pomodoro a livello mondiale.
Produzione
Nel 2015 la produzione mondiale è stata di 41.3 milioni T (+ 1.5 milioni T). In particolare, il Nord America
ha registrato 13.4 milioni T (+ 0.4 milioni T,) l’area mediterranea 17.4 (+1.7 milioni T). E, se la Cina è scesa
di 0.7 milioni T (5.6 milioni T), il resto del mondo (stati membri) è rimasto stabile (3.3 milioni T) o, nel caso
degli stati non membri, ha registrato una diminuzione di 0.1 milioni T (1.7 milioni T). Dieci paesi hanno rap-
presentato l’87% della produzione globale (California 32%, Cina 14%, Italia 13%, Spagna 7%, Turchia 7%,
Portogallo 4%, Iran 3%, Brasile 3%, Tunisia 2%, Cile 2%, altri 13%). Se si prende come riferimento il periodo
1994-2015, il 2015 è risultato il secondo anno record dopo il 2009 in termini di produzione mondiale.
Consumo
Se si considera il consumo mondiale per regione geografica, si osserva che nei Paesi NAFTA e EU
15 il 12% della popolazione totale consuma il 48% del volume; il 40% della popolazione mondiale
consuma l’80%. A livello di crescita negli ultimi 15 anni, spiccano Africa occidentale, Iran e Turchia.
Punti chiave
I paesi Amitom sono per lo più mercati stabili e affidabili. Nella maggior parte di essi le condizioni nel
2015 sono state buone sebbene le stime
di produzione per il 2016 risultino inferio-
ri. Sempre determinante il fattore clima. Il
basso valore dell’euro favorisce la produ-
zione locale.
La California si è rivelato il produttore più
affidabile ed efficiente, con 10 milioni T di
mercato interno. L’elevata produzione del
2015 e le minori esportazioni hanno deter-
minato una quantità cospicua di scorte.
Per il 2016 si prevede un calo di produzione
di 1. 5 milioni T con una flessione del prezzo
del pomodoro. Il fattore siccità costituisce
una grossa incognita.
In Cina, in seguito al piano di ristrutturazio-
ne dell’industria, la produzione è diminuita
negli ultimi anni. Si è assistito a una crescita

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del consumo interno e a crescenti prezzi di produzione bilanciati da una svalutazione dell’RMB. E’ pre-
sente un elevato numero di scorte.
Per quanto riguarda le altre regioni: le Americhe mostrano un buon potenziale per lo sviluppo della
produzione e dei consumi; Africa: i crescenti consumi un giorno saranno coperti dalla produzione lo-
cale? L’ Europa dell’Est e l’Asia centrale mostrano un buon potenziale di crescita.
Nel settore tecnologia e innovazione, si assiste alla diffusione dell’IoT (Internet of Things, Internet delle
cose, neologismo riferito all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti), dei
droni, di nuove tecnologie di trasformazione dei prodotti e di nuovi sviluppi nel packaging.
Previsioni per il 2016
Per quanto riguarda il 2016, globalmente si prevedono 39. 4 milioni T (-1.9 milioni T); Nord America 11. 9
milioni T (-1.5 milioni T); area mediterranea 17. 2 milioni T (-0.2 milioni T); Cina 5.4 milioni T (-0.2 milioni T);
resto del mondo (membri) 3. 3 milioni T (stabile), non membri 1.7 milioni T (stabile).

In tema d’innovazione, Hiro Tsutsumikawa (Business Development Manager, Agriculture ICT Solution for
Global Market, NEC Europe, Ltd.) ha presentato la relazione ”Big data solution challenges for sustain-
able agri-food supply”. Come premessa ha ricordato che nel 2050 la popolazione mondiale sarà di
9.7 miliardi di persone, più di 4 volte quella degli ultimi 200 anni. I gas serra aumenteranno di 1.7 volte,
la domanda d’acqua di 1.6, di cibo di 1.7 e le sfide principali che l’agroalimentare dovrà fronteggiare
saranno l’aumento della produzione di alimenti, l’ottimizzazione della quantità di input, la ricerca di
una produzione agricola stabile nei prossimi decenni.
I punti chiave per poter affrontare al meglio queste sfide sono l’ottimizzazione della raccolta e dell’uso
dei fertilizzanti; la riduzione dell’impiego d’acqua (domestico, industriale, agricolo) a livello mondiale;
la qualità degli alimenti e la soddisfazione del consumatore; l’aumento delle rese produttive e l’ottimiz-
zazione della lavorazione. Per il relatore una soluzione per affrontare queste sfide è la Big Data Analysis.
Big Data è il termine usato per descrivere una raccolta di dati così estesa in termini di volume, velocità
e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore. Rappresenta
anche l’interrelazione di dati provenienti potenzialmente da fonti eterogenee, quindi non soltanto dati
strutturati, come quelli dei database, ma anche dati non strutturati, come immagini, email, dati GPS,
informazioni prese dai social network.
Utilizzando questo tipo di analisi in campo agroalimentare si potranno ad esempio ottenere i seguenti
benefici:
      • Possibilità d’integrare diversi set di dati (immagini del campo, informazioni sul campo, informa-
         zioni sulle attività agricole e informazioni ambientali)
      • Avere accesso a una serie di conoscenze che permetteranno di ottenere riduzioni nei costi,
         migliorare l’efficienza, ridurre i rischi ecc.

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L’industria agroalimentare, con l’utilizzo
di Big Data, potrà essere più efficiente.
In che modo? In questo tipo di industria
vi sono diverse applicazioni della tecno-
logia ICT; si tratta però di sistemi isolati e
il flusso delle informazioni non è neces-
sariamente condiviso. Big data consen-
te di integrare la catena del valore e di
condividere i dati con ciascun attore
per rendere le operazioni più efficaci.
Se consideriamo il pomodoro, le sfide sono
di tipo qualitativo e quantitativo. Si richie-
dono colture funzionali, idonee alle varie
fasi del processo di lavorazione, per esem-
pio pomodori ad alto Brix, facili da essere
lavorati e trasportati; una minore dipen-
denza dagli agenti chimici; colore, sapore
desiderati ma anche maggiori rese e rapi-
di adattamenti ai cambiamenti climatici, tutti fattori chiave per la sostenibilità della filiera.
Con il sistema proposto si utilizzeranno, per esempio: satelliti e UVA per raccogliere informazioni sul
campo e sulle piante come ad esempio LAI (Leaf Area Index); agro-sensori per raccogliere dati sul
terreno; attività agricole per raccogliere dati d’irrigazione e fertilizzazione; osservazioni su crescita della
coltura, malattie delle piante…
Il sistema offre un controllo preventivo e puntuale del rischio (agro-sensori, analisi, indicazioni agli agri-
coltori), con interfacce friendly user idonee a permettere l’adozione di misure rapide ed efficaci.

Maya Shehayeb (Business Development Manager, Euromonitor International) ha presentato la relazi-
one “Opportunities in the Tomato Business Given our Challenging Environment”. Shehayeb ha imma-
ginato che un’ipotetica azienda di trasformazione del pomodoro (Tomatina, nome di fantasia) situata
negli Stati Uniti, con gli impianti di trasformazione in California, faccia condurre una ricerca di mercato
per identificare opportunità di crescita del proprio business per una serie di prodotti come ketchup,
concentrato e purea di pomodoro, pelati, cubettati e polpe, salsa a base di chili, salsa barbecue e
sughi per pasta. Dove trovarle?
Opportunità per il consumo. Secondo l’analisi della relatrice è il sud del mondo a presentare il più ele-
vato potenziale di crescita, con tre aree principali:
− America latina (con un consumo di 1.7 milioni di T di prodotti a base di pomodoro nel 2015);
− MEA (Medioriente e Africa), la regione da cui ci si attende la crescita più rapida;
− Asia Pacifico, regione ancora emergente, importante crescita attesa entro il 2020.
Per quanto riguarda l’America Latina, l’82% del volume nel 2015 è stato consumato da Brasile, Mes-
sico e Argentina e per questi tre paesi ci aspetta un ulteriore sviluppo. Il Brasile, nonostante l’elevata
inflazione e la crisi politica, ha registrato la più alta crescita di volume della regione ed è tuttora alla
guida della crescita del consumo di pomodoro trasformato in America latina, soprattutto per quanto
riguarda i sughi da pasta; il packaging gioca un ruolo molto importante per la diffusione del prodotto
e vi è interesse per le confezioni di dimensioni ridotte, volte a soddisfare le esigenze del ceto a red-
dito medio-basso. Dal Brasile ci si attende un’espansione significativa fra il 2015 e il 2020. In Messico il
concentrato e la purea nel 2015 hanno costituito la metà del mercato; anche per quanto riguarda
l’Argentina, caratterizzata da migliori condizioni climatiche ed economiche, ci si aspetta una crescita
guidata soprattutto da questi prodotti.
Attualmente Il Messico è fortemente dipendente dal prodotti californiano; l’Italia è il principale espor-
tatore di pomodoro, intero o in pezzi, verso il Brasile; il Cile è il principale mercato fonte per l’Argentina,
grazie alla vicinanza territoriale e al dazio zero.
Medioriente e Africa. In questa regione, nel 2015 il 59% di pomodoro trasformato è stato consuma-
to da Iran, Nigeria e Arabia Saudita. L’Iran, autosufficiente in tutte le fasi di produzione dei derivati
del pomodoro, fondamentalmente esporta verso i paesi vicini (132 migliaia T esportate nel 2014), gli
altri due paesi sono importatori netti. L’Arabia Saudita, fra i tre, è il paese che sta assistendo al mag-

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giore sviluppo, grazie ai tentativi governativi di diversificare l’economia del Paese, ma è tuttora di-
pendente da altri paesi, in primo luogo il Cile, per le importazioni. La Nigeria risulta attraente per gli
investitori cinesi per la carenza di concentrato (70% del volume importato). Tutti e tre i paesi stanno
affrontando problemi di natura economica, fondamentalmente legati al calo del prezzo del petrolio.
Asia Pacifico. Il 44 % del volume di derivati del pomodoro dell’Asia Pacifico nel 2015 è stato con-
sumato da Cina, Indonesia, India. L’aumento dell’urbanizzazione e l’apertura verso la cucina
occidentale giocano un ruolo chiave nel promuovere i prodotti a base pomodoro nell’Asia Paci-
fico. La Cina è il più grosso mercato della regione e il consumo è guidato equamente da ketchup e
chili sauce. Quest’ultimo rappresenta il prodotto più significativo anche in Indonesia, con un con-
sumo di 120 migliaia di T nel 2015. In India il consumo è sempre stato orientato verso il pomodoro fre-
sco; ultimamente, però, il prezzo è aumentato del 50% e questo ha portato ad uno spostamento ver-
so il trasformato. I grandi marchi globali guidano le vendite del ketchup in tutti e tre questi mercati.
I mercati asiatici costituiscono degli hub per la lavorazione finale dei prodotti di pomodoro o per il confezio-
namento. La produzione della Cina è diretta soprattutto verso Africa e Russia, con 876 migliaia di T espor-
tate nel 2014; per quanto riguarda l’India e l’Indonesia il commercio del pomodoro trasformato è minimo.
Per ricapitolare, i mercati raccomandati per l’espansione sono: India e Indonesia per il ketchup; Nige-
ria e Iran per concentrato e purea; Brasile per i sughi per pasta, tenendo in conto che: il consumatore
iraniano richiede anche marchi internazionali e ad alto valore aggiunto; la Nigeria mostra un buon
potenziale di crescita in termini di coltivazione, lavorazione e consumo e il consumatore brasiliano è
alla ricerca di praticità e convenienza nel consumo.
Questo in termini di domanda; ma chi sono i fornitori attualmente in grado di soddisfare que-
ste richieste? L’Italia, che esporta fondamentalmente prodotti di pomodoro intero o in pezzi; la
Cina, con il 70% delle esportazioni che vanno a mercati chiave per la crescita e gli USA, il merca-
to più conveniente come prezzi all’esportazione nel 2014. Vi sono poi mercati di nicchia, come il
Cile, L’Iran, la Turchia, la cui chiave del successo è la vicinanza geografica a mercati in crescita.
Per il prossimo futuro, ci si attende che il proliferare di accordi commerciali possa aumenta-
re la competitività e l’efficienza, come sta avvenendo per USA e Cile che hanno un ottimo po-
tenziale di crescita nell’export verso l’Asia Pacifico grazie alla TPP (Trans Pacific Partnership).
Opportunità per le forniture. Il caso di Cina e Nigeria. L’eliminazione dei sussidi sul cotone alcuni anni
fa ha aumentato la competitività della Cina, in quanto gli agricoltori si sono lanciati nella coltivazio-
ne di commodity più convenienti: il risultato è stato la produzione di 6 milioni T di pomodoro. Come
risultato di questa ingente produzione e del focus sul commercio, la Cina si è guardata intorno alla
ricerca di nuovi partner commerciali, come Russia, Nigeria e Ghana. In Nigeria l’investimento ci-
nese ha raggiunto i 10 miliardi di dollari, ma la Cina deve confrontarsi con forti investimenti locali.
Il caso dell’Europa. Per quanto riguarda l’Europa, per il 2016 si prevede un calo del 4% dei raccolti ri-
spetto al 2015. In quest’area la competitività dell’industria dipende da decisioni politiche cruciali. Il 30%
di quelli che erano sussidi agli agricoltori è impiegato per la diversificazione delle colture e il ripristino di
aree verdi non coltive.
Analisi opportunità e sfide negli USA. Condizioni di fornitura difficili stanno impattando la competitività
nell’export: la produzione è calata a causa della siccità e l’apprezzamento del dollaro si ripercuote
sui profitti delle aziende con elevate vendite estere. La California prevede un taglio dell’8% rispetto al
volume dell’anno scorso. La siccità è costata complessivamente 2.7 miliardi di dollari, con una perdita
di 18.600 posti di lavoro e 564.000 acri di terreno inutilizzati. Si è assistito ad una forte riduzione dell’ac-
qua superficiale, con un aumento dell’utilizzo delle acque di falda, nonché ad uno spostamento delle
colture verso il nord dello stato. Queste sfide, tuttavia, possono diventare opportunità per gli USA se lo
sguardo si sposta verso il sud del mondo. Infatti, i tassi di inflazione più alti in questi mercati aumentano
la competitività statunitense: gli USA possono quindi investire in mercati emergenti come l’Africa e l’In-
dia, in particolare con prodotti a maggior valore aggiunto. È importante anche che si investa in R&D
per studiare tecnologie agricole per sopravvivere ai cambiamenti climatici.
Sintetizzando, si possono identificare le seguenti opportunità e sfide:
− opportunità per l’offerta: impatto dei TTP; investimenti in mercati chiave come Africa e India; part-
     nership con altri mercati fonte per imporsi nei mercati in crescita;
− sfide per l’offerta: diminuzione della produzione a causa dei cambiamenti climatici; competizione
     con la Cina; riforme politiche in Europa che ostacolano la crescita; crescita dell’export iraniano
     dopo che il paese è stato sollevato dalle sanzioni;

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−     opportunità per la domanda: sughi per pasta in Brasile; concentrato e purea in Arabia Saudita;
      commercio con l’Iran nei prodotti ad alto valore aggiunto;
−     sfide per la domanda: la recessione economica impatta la spesa; mercato sempre più competiti-
      vo per quanto riguarda i prodotti di nicchia a scapito del prezzo.

Dopo la relazione di Alejandro Ruelas-Gossi (Professor of Strategy, University of Miami School of Business
Administration; Research Professor, New York University Stern School of Business, ”The Vantage Point”
sui modelli organizzativi e le strategie aziendali vincenti, ricca di riflessioni sull’attualizzazione del signi-
ficato di termini quali “strategia” (cambiare il gioco), “competizione” (corsa verso l’alto → prodotti
ad alto valore aggiunto, o verso il basso → prodotti low-cost) “orchestrazione” (chiave per muoversi
agilmente nel mercato globale), “allocentrismo” (modello cooperativo inteso ad orchestrare i punti
di forza dell’altro per aumentare il valore aziendale), il focus si è spostato su temi ambientali di grande
importanza anche per l’industria del pomodoro.

Con la relazione “Climate Change and Water Management” è quindi intervenuto Jorge Meza, Senior
Forestry Officer, Regional FAO Officer for Latin America and The Caribbean.
Sicurezza alimentare
Il funzionario ha affermato in apertura di relazione che oggi nel mondo ci troviamo di fronte ad uno
stato di “insicurezza” alimentare. Questo in riferimento alla definizione comunemente accettata di
sicurezza alimentare, concetto complesso e multidimensionale, proposta dalla FAO in occasione
del vertice mondiale sull’alimentazione tenutosi a Roma nel 1996 e cioè assicurare a tutte le perso-
ne in ogni momento una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le esigenze
dietetiche e le preferenze alimentari di ognuno al fine di consentire lo svolgimento di una vita sana
e attiva. Nello stesso vertice ci si era poi prefisso di “eradicare la fame in tutti i paesi, con l’obiettivo
immediato di ridurre il numero di persone denutrite alla metà del loro livello attuale entro il 2015”. A
oggi i dati indicano che: vi sono 795 milioni di persone sottonutrite (1: 9) di cui 780 nelle regioni in via
di sviluppo (12,9%); vi sono grandi differenze tra le regioni; 72 paesi hanno raggiunto l’obiettivo OMS.
L’obiettivo si prevede come più facilmente perseguibile in presenza di condizioni politiche stabili, crescita
economica - con aumento della produttività dei terreni e maggiore accesso al mercato - e una mag-
giore protezione sociale nei confronti delle popolazioni vulnerabili. Possibili fattori negativi sono invece
disastri naturali, crisi causate dall’uomo, instabilità politica, mancanza di protezione per le fasce deboli.
Cambiamento climatico e sicurezza alimentare
E’ una delle maggiori sfide del nostro tempo. Infatti, poiché i cambiamenti nei modelli climatici mi-
nacciano la produzione alimentare e l’innalzamento del livello del mare aumenta il rischio di inon-
dazioni catastrofiche, le ripercussioni sono di natura globale e di importanza senza precedenti.
Quale il possibile scenario? Cambiamenti nelle condizioni del terreno (in alcuni casi desertificazione),
nella disponibilità dell’acqua e nella biodiversità; effetti sulla salute e sulla produttività delle foreste;
acidificazione degli oceani e cambiamenti nella composizione delle risorse marine; aumento nell’inci-
denza di diversi tipi di parassiti e malattie e dei loro vettori; diminuzione del contenuto nutrizionale degli
alimenti; danni alle produzioni nelle zone costiere; perdita di opportunità per la sussistenza; impoveri-
mento e insicurezza alimentare; migrazione interna ed esterna; instabilità sociale e politica.
Cambiamento climatico, acqua e sicurezza alimentare
Fatti. La produzione di cereali nelle zone temperate continuerà ad aumentare (espansione verso il
nord), l’imprevedibilità e la riduzione della disponibilità limiteranno invece la resa nelle zone tropicali e
subtropicali; la domanda per i servizi idrici di irrigazione è in aumento e le infrastrutture per l’irrigazione
continuano a crescere ad un tasso dello 0,6% annuo; l’utilizzo delle acque di falda per l’irrigazione è in
rapida espansione (40% del totale dell’irrigazione, senza regolamentazione). Vi è una tendenza chiara
e costante verso un’agricoltura di precisione.
Messaggi chiave. La sicurezza alimentare è sempre più influenzata dai cambiamenti climatici, i cui
effetti sono ingigantiti dalla povertà e dalla vulnerabilità delle popolazioni rurali e dal deterioramento
delle risorse naturali. L’adattamento dei mezzi di sussistenza al cambiamento climatico è essenziale, è
importante tuttavia passare ad prospettiva più ampia alla cui base vi è un’agricoltura più sostenibile.

Vista l’assoluta rilevanza del tema dell’irrigazione per il problema della nutrizione a livello globale, ad
approfondire l’argomento è stato chiamato Eilon M. Adar (Chair in Hydrogeology and Arid Zones, Ben-

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Gurion University of the Negev, Israel) che, con la relazione “Efficient Use of Irrigation Water”, ha riferito
un caso di successo nella gestione delle risorse idriche.
Israele si trova in una regione estremamente arida. Eppure, nonostante la costante crescita demogra-
fica, non soffre di desertificazione. La produzione agricola prospera, nonostante la disponibilità di ac-
qua ammonti a soli 225 m3 a persona all’anno, per un totale di 1,800 milioni m3 all’anno per 8 milioni di
persone. Questo dato si riferisce a tutte le fonti d’acqua disponibili: acqua del mare di Galilea, acque
di falda, acque di scarico bonificate, acque desalinizzate.
L’acqua in Medio Oriente è un bene raro e prezioso, tanto da poter essere definito una commo-
dity, più che una risorsa. Israele è stato il primo paese a nazionalizzare l’acqua, e rimane uno dei
pochi a farlo, il che dà a questo elemento un valore monetario. I proprietari di pozzi privati non sono
autorizzati a pompare acqua a volontà; viene infatti loro assegnata una quota annuale, che pa-
gano. Poiché il consumo di acqua è molto superiore alla velocità di ricarica, accadeva che, così
come molti paesi estraggono il petrolio, Israele estraesse acqua dolce dalle falde acquifere e
dal Mare di Galilea. Solo in tempi recenti mega-impianti di desalinizzazione hanno iniziato a forni-
re la quantità di acqua che ha permesso a Israele di colmare il divario fra domanda e offerta.
Osservato da vicino, il deserto del Negev settentrionale non è più, in effetti, un deserto, bensì una ter-
ra coltivata, arida e semiarida. Come è possibile? La risposta sta nell’innovazione e nelle tecnologie
all’avanguardia che riescono a colmare il gap fra acqua disponibile e richiesta d’acqua. Israele co-
stituisce un buon esempio per il resto della cintura desertica globale. Nonostante si tratti di una zona
relativamente piccola, questa comprende diversi tipi di deserto, tutti coltivati. Il messaggio è dunque:
non è il caso di disperare per la mancanza d’acqua!
Israele ha creato un sistema di distribuzione idrica unificato - un’infrastruttura che permette all’ac-
qua di essere trasportata da nord a sud e da ovest a est. Gli utilizzatori finali del settore agricolo e il
95% della popolazione sono collegati a questo sistema di distribuzione principale. La rete d’acqua
dolce ha lo scopo non solo di trasportare l’acqua da un posto all’altro, ma anche di fornire ad ogni
utente finale acqua di una qualità adeguata agli usi che ne vuol fare. La capacità del sistema di
connettere acque di falda e superficiali spiega poi l’irrigazione estensiva in tutto il territorio israeliano.

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EVENTI

Il principio più importante nella gestione delle acque è che deve essere garantito un adeguato ap-
provvigionamento alle generazioni future. Israele utilizza due approcci per impedire l’esaurimento del-
le risorse. Il primo si basa sull’identificazione di quegli utenti finali che possono utilizzare acqua di bassa
qualità. Ad esempio, la falda acquifera nubiana va dal salmastro al salino; ciononostante alcuni utenti
agricoli possono utilizzarla tal quale o con trattamento minimo, in quanto idonea a soddisfare le loro
esigenze.
Il secondo approccio è imperniato sul colmare il divario tra disponibilità e richiesta. Si stima che la po-
polazione di Israele e Palestina a ovest del fiume Giordano raddoppierà nel prossimi 18 - 22 anni, il che
significa necessità di più cibo e quindi di maggiori quantità d’acqua. Poiché la terra coltivabile nella
regione ha già raggiunto la piena capacità, l’attenzione si è spostata sul deserto. Nel 1959, il deserto
del Negev era completamente incolto e relativamente sterile. Intorno alla fine degli anni ‘70 è stato
dimostrato che l’agricoltura a campo aperto era praticabile, ma dal punto di vista idrico era inacces-
sibile a causa dei tassi di evaporazione quotidiana che vanno da 8 mm (inverno) a 12 mm (estate).
Controllo dell’irrigazione
Le serre con copertura in PVC costituiscono il sistema primario per la coltivazione nel deser-
to. L’irrigazione e, più recentemente, la subirrigazione a goccia, vengono utilizzate per elimi-
nare l’evaporazione dell’umidità dal terreno e preservare l’utilizzo dell’acqua. Anche se l’ir-
rigazione a goccia è ormai utilizzata in tutto il mondo, ci sono diversi adattamenti particolari nella
metodologia di coltivazione e di applicazione dell’acqua. Il terreno viene ricoperto per evitare
l’evaporazione di umidità. Inoltre, un rivestimento impermeabile viene introdotto sotto le colture
per impedire la percolazione profonda del surplus di irrigazione. Lo scopo non è solo di preser-
vare l’acqua, ma anche il terreno, altrimenti solo l’acqua pura evaporerebbe lasciando un
residuo di minerali e sali estremamente difficili da rimuovere, il che renderebbe il terreno inutilizzabile.
Al fine di migliorare il microclima, vengono poi utilizzate tensostrutture in plastica che servono a raf-
freddare le serre durante il picco termico giornaliero, e a far circolare aria calda e creare condizioni di
coltivazione ottimali durante la notte.
La zona radicale delle colture viene confinata all’interno di una custodia di plastica che cattura ogni
goccia d’acqua. Il sistema di subirrigazione a goccia consente inoltre all’agricoltore di introdurre ferti-
lizzanti, di nuovo senza perdere una goccia. L’altro vantaggio è che l’acqua in eccesso, raccolta utiliz-
zando idonei sistemi di ricupero, è ricca di fertilizzante residuo, una commodity relativamente costosa
che può essere ulteriormente impiegata per altri tipi di colture in grado di tollerare livelli di salinità più
elevati.
Un aspetto importante del controllo dell’irrigazione è il calcolo dei tassi di traspirazione. Questo risultato

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WORLD PROCESSING TOMATO CONGRESS SANTIAGO, CILE, 6-9 MARZO, 2016 - SSICA
eventi

è ottenuto attraverso l’integrazione di sensori dell’irraggiamento solare, sensori della temperatura del
terreno e dell’aria e sensori dell’irrigazione attivati dall’umidità del terreno. Anni fa, spot pubblicitari
radiofonici convincevano gli agricoltori a svegliarsi nel cuore della notte per irrigare i campi al fine di
ridurre le perdite d’acqua dovute a evaporazione. In seguito si è capito che non ha senso ricaricare
la zona radicale di notte e aspettare che le piante assorbano l’acqua durante il giorno, dal momento
che l’umidità del terreno si perde a causa della percolazione profonda al di sotto della zona radicale,
per gravità.
Oggi, nella maggior parte dei casi, le piante vengono irrigate solo quando sono pronte per la fotosin-
tesi e la traspirazione, il che significa che ad essere irrigate sono le piante, non il terreno. Questo sistema
di irrigazione, costituito da gocciolatori interrati quasi privi di drenaggio e senza percolazione profon-
da, si traduce in un’impareggiabile efficienza dell’irrigazione (85-92%), che non danneggia il terreno.
Ogni agricoltore può quindi configurare il proprio ambiente di coltura isolato e scegliere il mélange più
appropriato e redditizio di qualità dell’acqua (salmastra, dolce, occasionalmente effluenti), in base ai
propri obiettivi e budget.
Catena dell’acqua degli utilizzatori finali
Insieme al miglioramento delle tecniche colturali, un’altra importante strategia per aumentare l’effi-
cacia di utilizzo dell’acqua è approntare una catena di utenza: in altre parole, identificare più utenti
finali in grado di utilizzare la stessa unità d’acqua per i raccolti e le operazioni. Per esempio, l’acqua in
eccesso proveniente dalla coltivazione dei peperoni e dai pomodori viene reindirizzata a un vitigno
in grado di tollerare un livello un po’ più elevato di salinità e beneficiare così dei fertilizzanti residui.
In ultima analisi, queste strategie attenuano l’impatto negativo antropogenico di attività agricola in-
tensiva. La zona radicale viene isolata in un piccolo volume di terreno in un manicotto di plastica
individuale che consente di mantenere sano l’ambiente del terreno. Alla fine della stagione di cresci-
ta, questa piccola quantità di terreno può essere facilmente estratta e sterilizzata per garantire che
parassiti, funghi, e malattie non proliferino da una stagione all’altra. Anche l’impiego di pesticidi ed
erbicidi è diluito, a causa di una limitata percolazione profonda e una conseguente riduzione della
perdita di fertilizzante.
Per utilizzare l’abbondante risorsa di acqua salmastra della falda acquifera nubiana, specie coltivate
del commercio sono state innestate con una varietà di germogli di piante alotolleranti. Le colture sono
irrigate con acqua salmastra solo in luoghi dove il terreno può essere raccolto dopo due o tre stagioni
di crescita e lavato o incenerito. Grazie a questa tecnica, il deserto del Negev è ora sede di 16 cantine
con diversi tipi di uvaggio e produttore di varietà di pomodori e angurie baby che vengono esportati
nel mercato europeo.
Un altro gruppo di utenti finali è costituito da quelli impegnati in attività agricole non convenzionali,
come la produzione di alghe per il nutrimento naturale dei salmoni (attraverso l’ingestione di gambe-
retti e krill), che conferiscono alla carne del pesce il caratteristico colore rosa. Le alghe sono rosa solo
quando la temperatura dell’acqua è superiore a 22 °C; pertanto, il salmone raccolto in Norvegia è
naturalmente grigio. Dal momento che il consumatore si aspetta salmone di colore rosa, la maggior
parte di questi pesci è colorata artificialmente con un pigmento di costo elevato.
Anche se naturalmente presenti in acqua salata, le alghe prosperano anche in acqua salmastra se
hanno a disposizione le necessarie sostanze nutritive. Le alghe, divenute rosa con l’esposizione al sole,
vengono immediatamente raccolte, essiccate e commercializzate sotto forma di “pigmento biologi-
co” per “salmone coltivato biologicamente”, un prodotto ad alto valore aggiunto.
Il clima caldo del deserto permette anche l’allevamento di specie ittiche equatoriali molto richieste
come la tilapia e il barramundi. Questi pesci sono allevati in peschiere di piccole dimensioni, in quanto
l’acqua utilizzata viene pompata da una falda acquifera da 1,000 a 1,300 metri sotto la superficie ed
è quindi costosa. Per evitare l’accumulo di parassiti e la necessità di antibiotici, dopo un certo numero
di cicli viene smaltita. Anche se fortemente salina, l’acqua viene riutilizzata per irrigare un particolare
tipo di ulivo che può tollerare l’acqua salmastra.
Oggi, il deserto del Negev vanta numerosi piantagioni, con un rapporto di 0,4 ettari di allevamento
ittico ogni 25-30 ulivi, dotati di impianto di subirrigazione a goccia e coperture in plastica per limi-
tare l’evaporazione e l’accumulo di sale. Fino a poco tempo fa, Israele era un importatore di olio
d’oliva; oggi esporta olio anche in paesi che abbondano di questo prodotto, come la Spagna e
l’Italia.
Un altro sistema a circuito chiuso è utilizzato dalle industrie di pesci ornamentali e fiori acquatici. Gli

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EVENTI

scarti del pesce sono convertiti a nitrato attraverso le alghe, alimentate negli allevamenti ittici per-
ché acquisiscano un colore sgargiante. Il nitrato in eccesso viene utilizzato per la coltivazione delle
ninfee. Infine, l’effluente da questi allevamenti viene reindirizzato a piantagioni di palma da dattero.
In tal modo, tre distinti settori industriali utilizzano la stessa unità di acqua. Il residuo finale, i fan-
ghi, vengono poi digeriti anaerobicamente in metano che viene ridistribuito agli allevamenti ittici.
Il dilemma
La tradizionale politica “Water Saving & Increasing Water-Use Efficiency” permetterà all’umanità di
evitare carenze e garantire la sicurezza dell’acqua? La risposta è che, al massimo, riuscirà a ridurre solo
temporaneamente la scarsità d’acqua. Non saremo in grado di soddisfare la crescente domanda di
acqua (e di cibo), semplicemente migliorando l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua. Non si può sostene-
re la fornitura di acqua e cibo con una quantità decrescente di acqua e una popolazione in continua
crescita.
Per attenuare la carenza idrica e garantire un approvvigionamento di acqua sufficiente e adeguata
sono state introdotte innovazioni e tecnologie all’avanguardia. In Israele questo è stato ottenuto:
− Migliorando l’efficienza di utilizzo dell’acqua: irrigazione; riutilizzo dell’acqua; gestione delle risorse
      idriche: offerta e qualità.
− “Creando” nuova acqua: bonifica di acque reflue e massiccia desalinizzazione delle acque ma-
      rine e freatiche.
Israele recupera l’85% degli effluenti per l’irrigazione. Questo fornisce più del 68% dell’acqua utilizzata
dal settore agricolo. Tuttavia, i problemi a lungo termine devono ancora essere affrontati. Un metodo
promettente di reintegro delle risorse idriche è attraverso la ricarica artificiale. Le acque di falda nel
deserto sono alimentate naturalmente dall’ infiltrazione della corrente durante le piene; tuttavia, in
molti casi, questo deflusso superficiale contiene dal 30 al 35% di sedimento e non percola. Per ridurre
il problema, discariche permettono ai sedimenti di depositarsi e all’acqua pulita di ricostituire la falda
acquifera nel giro di tre o quattro giorni. In alcuni casi, le comunità agricole usano l’acqua trattenuta
per l’irrigazione, ma i serbatoi sono sempre coperti: i serbatoi aperti sono inadeguati per i climi aridi a
causa degli alti tassi di evaporazione.
Tuttavia, alla luce delle proiezioni di crescita della popolazione e della diminuzione delle risorse non
rinnovabili, tutti questi aumenti di efficienza dell’uso dell’acqua non saranno comunque sufficienti a
soddisfare le future richieste di acqua di Israele, E ‘ancora necessario creare “nuova” acqua attraver-
so ulteriori interventi di desalinizzazione. L’osmosi inversa è stato sviluppata nel 1966 in quello che allora
era l’Istituto Negev ed è ora il BGU. Oggi, 300 milioni m3 di acqua marina e circa 40 milioni m3 di acqua
salmastra vengono desalinizzati annualmente. Tale acqua viene immessa nel sistema di distribuzione
idrica nazionale, il che permette all’Autorità per l’acqua di fornire acqua in quantità sufficiente e di
qualità adeguata ad ogni utilizzatore finale.
Nell’osmosi inversa, l’acqua viene spinta attraverso una membrana per separare il pre-permeato dalla
salamoia. La sfida principale è proteggere la membrana dal biofouling; infatti, l’accumulo di biomassa
di acqua marina sulla membrana alla fine la distrugge. Solo il 20% del costo totale della desalinizza-
zione è direttamente correlata all’energia. Il resto copre i costi del funzionamento, del pretrattamen-
to e della costruzione dell’impianto. Recentemente, sono stati messi a punto peptidi che possono
essere applicati alla membrana per uccidere i batteri senza la necessità di composti antibiotici.
Un’altra tecnologia sviluppata è l’elettro-dialisi, che utilizza una membrana di separazione ionica per
desalinizzare gli effluenti industriali e permettere alle fabbriche di rilasciare gli effluenti al sistema di trat-
tamento degli scarichi municipale.
Senza dubbio, i fattori critici che dovranno essere gestiti al fine di garantire la redditività a lungo ter-
mine della desalinizzazione su vasta scala saranno il consumo energetico e le emissioni di CO2. Diver-
se nuove soluzioni si stanno rendendo disponibili, comprese migliori tecnologie per l’energia solare e
una membrana termica sottovuoto che richiede meno della metà della consueta fornitura energe-
tica. L’energia eolica è un’altra opzione attualmente in fase di sviluppo presso il BGU, non per la pro-
duzione di energia, ma per fornire la pressione dell’acqua necessaria nel processo di osmosi inversa.
L’acqua deve essere considerata come una commodity con un valore di mercato. Approntare una
catena di utenti finali dell’acqua è fondamentale per l’efficienza del suo impiego, ma questo non
può essere realizzato senza la collaborazione di agricoltori adeguatamente formati. In definitiva, se
la sua popolazione cresce secondo le previsioni, il Medio Oriente non avrà altra scelta se non inten-
sificare la desalinizzazione per soddisfare le crescenti richieste di cibo e acqua.

80 INDUSTRIA CONSERVE, N. 2, anno 91, 2016
eventi

Una sessione del convegno è stata poi dedicata alla produzione di pomodoro e alle tendenze nel
continente americano.
California. James Beecher (Partner, Los Gatos Tomato Products, USA) ha fatto il punto sulla situazio-
ne californiana mettendo in evidenza che in California vi sono 318 coltivatori, distribuiti in 13 contee,
ciascuno dei quali dispone mediamente di 931 acri di terreno con un volume di 45,000 tonnellate.
Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni in California è la crescita della produzione biologica. A
fronte di questo trend positivo, la regione sta fronteggiando problemi dovuti alla scarsità d’acqua/sic-
cità, l’affermarsi di colture alternative/competitive come mandorle, pistacchi, uva, l’inflazione dei ter-
reni, la presenza di malattie che insidiano le piante (Tomato Spotted Wilt, Fusarium Race III, Curly Top).
Repubblica Dominicana. A far luce sulla situazione nella Repubblica dominicana è stato chiama-
to Victor Nicoletti Margozzini, Technical Manager, UCh, Dominican Republic). La coltivazione del
pomodoro da industria nella Repubblica dominicana è iniziata intorno al 1949, ma solo negli ul-
timi 20 anni si è assistito al suo grande sviluppo. Le due aree più importanti sono la linea Nord-Est,
dove è iniziata la coltivazione del pomodoro da industria (20% della superficie totale coltivata)
e la Valle de Azua, situata a sud, che è quella attualmente più produttiva (80% della superficie to-
tale coltivata). Il pomodoro da industria si raccoglie tra febbraio e aprile e si utilizza interamen-
te per la produzione di concentrato che viene poi rilavorato. La superficie coltivata è variabile, in
base all’acqua disponibile per l’irrigazione, alla situazione climatica e alle esigenze di ogni azienda.
La resa agronomica oscilla fra 40 e 70 ton/ha, con una media di 45 ton/ha. I coltivatori sono per la
maggior parte piccoli agricoltori: la superficie coltivata da ciascuno di essi va da 1 a 20 ha (più del 70%
della superficie oggetto di contratto con le aziende è inferiore a 5 ha). Le aziende fanno contratti con
i coltivatori sulla totalità della produzione e forniscono piante, fertilizzanti, pesticidi, finanziamenti per la
preparazione del terreno, la coltivazione e la raccolta, oltre alla consulenza tecnica.
Nella Repubblica Dominicana, sia il governo sia le aziende sono determinati a dare un forte im-
pulso alla coltivazione del pomodoro, sia per l’elevato consumo di questo alimento da parte del-
la popolazione sia per la grande quantità di manodopera utilizzata; favoriscono quindi lo sviluppo
di nuove tecniche di coltivazione al fine di ottenere i massimi benefici per coltivatori e produttori.
Brasile. Danilo Pereira (Account Manager Process Tomato, Bayer CropScience Vegetable Seeds, Bra-
zil), ha affermato che, fra le tante sfide che sta affrontando oggi il Brasile, e che si prevede si protrar-
ranno anche nel prossimo decennio, vi sono principalmente la mancanza di investimenti, la variazione
del tasso di cambio, la svalutazione della moneta, la crisi politica, il reddito medio-basso della popo-
lazione, il basso consumo di derivati del pomodoro, la bassa qualità della pasta che, consumata con
sugo di pomodoro, costituisce un alimento molto diffuso nella realtà brasiliana.

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EVENTI

Per favorire lo sviluppo del settore pomodoro da industria è necessario puntare sulle potenzialità del
mercato interno, sulla possibilità di esportare concentrato, sul finanziamento di nuove fabbriche e, dal
punto di vista agronomico, sulla ricerca delle cultivar più idonee alle condizioni climatiche del Brasile e
sull’impiego dell’irrigazione a goccia.
Argentina. A far luce sulla situazione del settore pomodoro in questo paese è stato delegato Cosme
Argerich, INTA, National Coordinator of Processing Tomato Chain, Argentina.
In Argentina non vi sono gravi problemi a livello di terre coltivabili, acqua e mercato; inoltre il paese
gode di un lungo periodo di raccolta del pomodoro in tutto il paese (da metà ottobre a giugno).
L’area coltivabile sembra stabile, la resa e la produzione hanno mostrato incrementi costanti nel corso
degli ultimi anni, e questo è confermato dall’entrata in gioco di nuovi investitori locali. Nei prossimi tre
anni ci si aspettano produzioni superiori alle 600,000 T/anno.
Il fatto che il settore ricerca e trasferimento tecnologico, che lavora sulle principali tecnologie sul cam-
po, sia condiviso da tutta la filiera del pomodoro attraverso l’associazione Tomato 2000, è un fattore
importante per sostenere incrementi nella produzione.
Le esportazioni argentine riguardano solo prodotti ad alto valore aggiunto (salse e pelati), ma non il
concentrato e non si prevedono cambiamenti al riguardo nei prossimi anni. Mercati molto esigenti in
termini di qualità sono storicamente soddisfatti dai prodotti argentini. L’importazione di concentrato,
di cui il Cile è il principale fornitore, può essere considerata una sorta di “tampone” per la produzione/
domanda locale. I dati di un’analisi prospettica indicano che l’Argentina a partire dal 2017 avrà pro-
duzioni costanti di oltre 500.000 T di pomodoro. Le importazioni di concentrato saranno ridotte. Il Cile
continuerà ad essere il principale fornitore. Il consumo annuo pro capite in Argentina è il più alto del
Sud America (13 kg/ anno) con una crescita annua del 4%, circa 20.000 T/anno.
I derivati ​​del pomodoro sono il sesto articolo per giro d’affari nei supermercati argentini dopo biscotti,
latte e derivati, oli alimentari, pasta e bevande non alcoliche.
Cile. Juan Manuel Mira (CEO Sugal Chile).
Il Cile da quarant’anni investe nella costruzione di un’industria per l’esportazione degli alimenti solida
e competitiva. Nel 2015 le esportazioni ammontavano a più di 15 miliardi di dollari, circa il 24% dell’ex-
port totale nazionale. Attualmente il Cile presenta diverse condizioni favorevoli per l’esportazione, una
priorità nazionale per lo sviluppo economico, sociale e lavorativo:
− 25 FTA (Free Trade Agreements) con 64 paesi, che costituiscono il 64% della popolazione mondiale
      e rappresentanol’86% del Pil mondiale;
− il clima mediterraneo della zona centrale;
− la possibilità di rifornire l’emisfero nord quando lì la stagione di raccolta è terminata;

82 INDUSTRIA CONSERVE, N. 2, anno 91, 2016
eventi
−     la protezione delle piante, grazie all’ isolamento geografico (barriere naturali) e alle severe politi-
      che e norme governative.
Il Cile è fra i primi otto esportatori al mondo e il primo dell’emisfero sud. Nel 2015 ha esportato 101,000
tonnellate di concentrato di pomodoro (75% Hot Break; 20% Cold Break; 5% altri) soprattutto in Ameri-
ca latina, Asia e Medio Oriente.
I più importanti cambiamenti dell’industria nella storia del Cile. Negli anni ‘70 il Cile ha iniziato la produ-
zione industriale di concentrato di pomodoro. Negli anni ‘80 e ‘90 vi è stato un consolidamento dell'in-
dustria, con 12 aziende di trasformazione del pomodoro, ciascuna con una capacità produttiva molto
bassa. Negli anni 2000 vi sono state fusioni e acquisizioni. L’industria si è concentrata intorno ad alcune
aziende di simile capacità produttiva e alta competitività. Intorno al 2010 la competitività globale
ha portato a una maggiore concentrazione, con due aziende importanti, e a maggiori investimenti
industriali nelle tecnologie: per esempio, la meccanizzazione dei raccolti è aumentata dal 60% al 90%
in 10 anni.
Oltre alle due aziende principali in Cile vi sono 500 coltivatori indipendenti. Le coltivazioni sono con-
centrate quasi esclusivamente nella zona centrale del paese. Da circa 10 anni la superficie coltivata
è stabile e non si sono verificati aumenti significativi nella capacità produttiva. Vi sono tuttavia dei
problemi persistenti: la superficie media per coltivatore è di soli 19 ha; gli investimenti nelle infrastrutture
per l’irrigazione sono bassi e non più del 15% della superficie è irrigata in modo tecnologico; la mano-
dopera è poco qualificata; i costi energetici sono elevati in confronto a quelli di altri paesi che espor-
tano concentrato di pomodoro. Vi è anche competizione con altre colture permanenti: frutta, fresca
o disidratata, uva, granturco, frutti di bosco.
Il successo nelle esportazioni degli alimenti sta causando aumenti del prezzo del terreno agricolo:
come evolverà la situazione nei prossimi anni? L’equilibrio è fragile. I costi aumentano ma i coltiva-
tori sono per la maggior parte troppo piccoli per potersi permettere investimenti che consentano di
ottenere maggiori rese e l’unico modo per mantenersi globalmente competitivi è di aumentare co-
stantemente la resa per ettaro anziché il prezzo per tonnellata. Questa sfida potrà diventare realtà
solo innovando il modello di business; favorendo gli investimenti dei coltivatori nell’irrigazione tecnica;
puntando su miglioramenti progressivi nella formazione di manodopera e abilità tecniche; utilizzando
le tecnologie digitali emergenti (Internet delle cose, Big Data, cloud computing).

Tornando a temi più generali, Helen Smith di Euromonitor International ha presentato la relazio-
ne “Global Health and Wellness Trends”. Scopo della presentazione era di fornire informazioni sul-
le categorie Health & Wellness (H&W) negli alimenti conservati, sui fattori che guidano queste ca-
tegorie e su come queste tendenze possono influire sull’industria di trasformazione del pomodoro.
Smith ha iniziato la relazione prendendo come esempio prodotti a base di pomodoro della cate-
goria H&W, quali salsa di pomodoro fortificata (FF= “fortified/ functional”, prodotto con aggiunta
di ingredienti salutari, per esempio omega 3); succo di pomodoro 100%, naturalmente sano, (NH=
“naturally healthy”, alimenti che contengono naturalmente una sostanza che migliora il fatto-
re H&W); tomato ketchup BFY (“better for you” alimenti nei quali sono stati attivamente ridotti de-
gli ingredienti ritenuti meno salutari, come ad esempio zuccheri, grassi, sale, carboidrati); toma-
to ketchup “organic” (biologico, inteso come alimento sottoposto a trattamento minimo, senza
ingredienti artificiali, senza OGM, certificato); salsa di pomodoro FI (“food intolerance”, destina-
ta a persone con allergie/intolleranze alimentari). Il 90% del valore H&W è concentrato in tre cate-
gorie: alimenti FF, che costituiscono la parte più significativa e si prevede proseguiranno questo
trend fino al 2020; alimenti NH (tendenza in crescita); alimenti BFY, che stanno perdendo quota in
quanto i consumatori tendono a percepirli come “artificiali” in confronto agli standard. Gli alimen-
ti FI sono invece in crescita in quanto si assiste ad un aumento delle allergie/intolleranze alimentari.
La spesa media pro capite nelle categorie H&W nel 2015 è stata di 59.8 USD, il che signifi-
ca, ad esempio, circa 300 USD per gli USA contro i 7 dell’India. Per quanto riguarda il con-
sumo globale di questi prodotti, i principali mercati in termini di valore sono USA, Cina e UK.
Gli USA rappresentano circa un quarto della domanda globale, seguiti dalla Cina al 15%.
L’elevata spesa pro capite giustifica l’investimento delle aziende in R&D nella categoria H&W e il fre-
quente lancio di nuovi prodotti. Le previsioni di crescita più rapida vengono però dalle regioni in via di
sviluppo, mentre nei mercati già sviluppati sarà l’innovazione a guidare il mercato. La crescita in questi
mercati, risultato di più alti livelli di reddito disponibile e di una maggiore consapevolezza degli stili di

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EVENTI

vita sani, porterà alla crescita di categorie come gli alimenti FF e biologici, con focus sulla gestione
dell’obesità.
Le tendenze H&W si concentrano essenzialmente su riformulazione (rendere i prodotti migliori per il
consumatore dal punto di vista H&W, senza che questi ne sia necessariamente a conoscenza e sen-
za compromettere il sapore), re-marketing (un marketing intelligente che promuove gli aspetti na-
turali del prodotto ed evita l’uso di termini quali “dieta” o “dietetico”, che potrebbero indurre il con-
sumatore a pensare che al prodotto vengano tolte calorie a spese di qualcos’altro), etichettatura.
Il problema del diabete, il cui aumento è proporzionale all’espandersi del girovita a libello globale,
è legato sia ad abitudini negative nel consumo di alimenti e bevande, sia a stili di vita frenetici, con
bassi livelli di attività fisica. I governi si stanno impegnando ad adottare provvedimenti contro gli ali-
menti e le bevande nemici della salute e a promuovere programmi che incentivino stili di vita salutari.
Per quanto riguarda la richiesta di alimenti naturalmente sani, sia i governi sia i consumatori possono
fare la loro parte creando un circolo virtuoso. Per esempio, nel momento in cui i consumatori diven-
tano consapevoli della presenza di ingredienti artificiali, possono organizzarsi e chiedere alle autorità
governative di bandirli. Dall’altra parte, a fronte di un aumento nei tassi di obesità e diabete, I governi
possono intraprendere azioni volte a regolamentare il contenuto di grassi e zuccheri negli alimenti, il
che a sua volta rende il consumatore più consapevole di cosa significhi un’alimentazione amica della
salute.
Le iniziative governative volte a ridurre grassi, zucchero e sodio possono obbligare i produttori a ta-
gliare queste componenti poco sane e/o il valore calorico dei prodotti. Tuttavia, questo può creare
problemi alle aziende. I BFY spesso contengono ingredienti nuovi e/o artificiali in sostituzione degli in-
gredienti non salutari. I consumatori possono essere delusi e non apprezzare I nuovi sapori o la nuova
consistenza di un prodotto, il che può indurre i produttori a riportare i propri prodotti alla formulazione
originale.
L’aumento delle allergie/intolleranze alimentari guida invece le vendite di prodotti senza glutine, senza
lattosio, specifici per diabetici. L’aumentata consapevolezza dei consumatori nei confronti di queste
problematiche ha portato ad una maggiore domanda di prodotti specifici per gestirle. Al segmento
di popolazione con comprovate allergie/intolleranze si aggiunge poi una fetta di consumatori che
sceglie volontariamente di adottare una dieta priva di glutine e/o lattosio ad esempio a scopo di pre-
venzione, per alleviare generici disturbi gastrointestinali o come aiuto per controllare il peso corporeo.
La generazione dei millenial e dei baby boomer rappresenta metà della popolazione globale.
Fra le abitudini alimentari dei millenial, quella di “mangiucchiare” è molto comune ed è dovuta prin-
cipalmente a stili di vita frenetici, a lunghe ore lavorative e a una vita sociale intensa. Questa genera-
zione risulta anche aperta ad esperienze nuove in campo alimentare, e si presta volentieri all’esplora-
zione di alimenti innovativi, naturali, prodotti esotici, superfood.
Per quanto riguarda invece la popolazione anziana, spesso afflitta da problemi cronici di salute, la
nutrizione è, o dovrebbe essere, una componente molto importante. L’anziano tende a ricercare ali-
menti appetitosi, gradevoli al palato e nello stesso tempo facili da deglutire e digerire, ricchi di fibre
e di proteine, atti a prevenire la perdita di massa e la forza muscolare. Fra I prodotti anti-aging di re-
cente ingresso sul mercato ricordiamo per esempio uno iogurt con aggiunta di calcio e vitamina D.
Questo prodotto non è esplicitamente indirizzato alla popolazione anziana, ma è commercializzato
per proteggere la perdita di massa ossea solitamente associata all’età. Vi sono poi prodotti studiati
per preservare la salute cardiovascolare, cerebrale, il controllo del peso… Fattore non trascurabile, la
popolazione anziana dispone mediamente di un reddito più alto rispetto alla popolazione giovane,
che le consente di acquistare prodotti più costosi quali sono gli alimenti HW, e in particolare quelli bio-
logici. In generale, comunque, dal momento che il prezzo medio per alimenti H&W è spesso superiore
a quello degli alimenti non H&W, livelli di reddito più elevate dovrebbero aiutare a sostenere le vendite
di questi prodotti. Questo è dimostrato dal rallentamento delle vendite di H&W durante la recessione
globale 2008-2010.
Anche i millenial comunque crescono, il che significa che in futuro le loro abitudini alimentari potranno
cambiare, le vite diventare più strutturate e l’abitudine di mangiucchiare potrebbe contestualmente
perdersi. I produttori potrebbero di conseguenza focalizzarsi su FF (anti-aging, salute delle ossa e delle
articolazioni), NH e “stealth reduction” (riduzione “furtiva” di alcuni ingredienti).
La domanda di alimenti H&W è ampiamente confinata ai canali di vendita al dettaglio (generalmen-
te i consumatori si preoccupano meno di controllare i livelli di informazioni nutrizionali quando pranza-

84 INDUSTRIA CONSERVE, N. 2, anno 91, 2016
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