Vita nuova - audiobookgratis.it

Pagina creata da Andrea Giordano
 
CONTINUA A LEGGERE
Vita nuova - audiobookgratis.it
Vita nuova
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Vita nova è la prima opera di attribuzione certa di Dante
                                                                                  Vita nova
Alighieri, scritta tra il 1292 e il 1294. Si tratta di un
prosimetro nel quale sono inserite 31 liriche (25 sonetti, 1         Titolo originale Vita nova
ballata, 5 canzoni) in una cornice narrativa di 42 capitoli.

Indice
Datazione
Strutture e temi
    Il titolo
    Rime
Fonti e modelli
Controversie sull'Interpretazione
   Significato allegorico
Rapporto tra la Vita nuova e il Convivio e la tesi
della doppia redazione
                                                                      Dante e Beatrice, disegno di Ezio
Note
                                                                                 Anichini
Bibliografia
                                                                              Autore Dante Alighieri
    Edizioni
    Saggi                                                            1ª ed. originale tra il 1292 e il 1294

Voci correlate                                                                Genere autobiografia in
                                                                                     prosimetro
Altri progetti
                                                                    Lingua originale italiano
Collegamenti esterni

Datazione
Non si conoscono con precisione gli anni di composizione della Vita nova, nonostante sia stata
presumibilmente allestita tra il 1292 e il 1293. Lo stesso Dante, però, ci testimonia che il testo più antico
risale al 1283, quando egli aveva diciotto anni, e che il più tardo risale al giugno del 1291, anniversario
della morte di Beatrice. Altri sonetti sono probabilmente assegnabili al 1293 (in ogni caso le poesie non
possono essere datate oltre il 1295): si può dunque ipotizzare con relativa certezza che le diverse
componenti dell'opera siano frutto del lavoro di circa un decennio, culminato nella stesura vera e propria
dell'opera in questione. Il testo che ne risulta è quindi una sorta di assemblaggio delle diverse poesie scritte
in varie fasi della vita di Dante - alcune delle quali però sono state composte di certo contemporaneamente
al testo in prosa - e che vengono così riunite in una sola opera (appunto la Vita Nova) a partire dal 1290,
anno di morte di Beatrice.
Vita nuova - audiobookgratis.it
Strutture e temi

      «In quella parte del libro della mia memoria dinanzi
      alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una
      rubrica la quale dice Incipit Vita Nova. Sotto la
      quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio
      intendimento d'asemplare in questo libello, e se
      non tutte, almeno la loro sentenzia.»

      (Dante Alighieri, Vita Nuova, I 1)

La Vita nuova, nell'edizione critica curata da Michele Barbi per la
Società Dantesca Italiana nel 1907 e rivista nel 1932, si basa su
circa quaranta manoscritti. Oltre a quelli principali, nel XX secolo,
sono stati ritrovati altre parti del testo, come il Frammento
Trespiano (Ca); nell'insieme, l'opera risulta composta da 42 capitoli        Frammento Trespiano, Firenze,
e 31 liriche[1]. La recente edizione critica dell'opera curata da            Carmelo Santa Maria degli Angeli e
Stefano Carrai - che attinge in particolare al manoscritto Chigiano          S. Maria Maddalena de' Pazzi
L.VIII. 305, il più antico di tutti, risalente alla metà del Trecento -
propone invece una suddivisione diversa, in 31 capitoli,
corrispondenti esattamente al numero delle liriche (cfr. Dante
Alighieri, Vita Nova, revisione del testo e commento di Stefano
Carrai; 9ª ediz. BUR Classici, Rizzoli, Milano, 2019).

La composizione, sotto il profilo dei contenuti, si apre con un
brevissimo proemio. In esso Dante sviluppa il concetto di memoria
(il libro della memoria) in quanto magazzino di ricordi che
permette di ricostruire la realtà non in ogni suo dettaglio, ma con
una visione di insieme, ricordando cioè l'avvenimento generale.              Henry Holiday, Dante incontra
                                                                             Beatrice al ponte Santa Trinita, 1883
Dante narra di incontrare per la prima volta Beatrice quand'egli
aveva appena nove anni e nove mesi e lei nove anni e tre mesi (il
numero nove, evidente richiamo alla Trinità appare diverse volte nell'opera: rappresenta il miracolo),

L'opera è suddivisa in 3 fasi.

una prima fase in cui Beatrice gli concede il saluto, fonte di beatitudine e salvezza ( dal latino salutem).

Tuttavia a causa dei rituali dell'amor cortese, si sforza di tenere nascosta l'identità dell'amata, perciò finge di
rivolgere il suo amore ad altre donne definite "dello schermo", in tal modo protegge il suo amore dai
"malparlieri", la finzione suscita le chiacchiere della gente, e ciò provoca lo sdegno di Beatrice la quale
nega il saluto a Dante.

Suddetto a seguito della privazione del saluto della sua donna entra in un periodo di sofferenza (utilizzando
il modello della poesia di imitazione Cavalcantiana,imperniata sull'analisi dei tormenti provocati
sull'amore.); però Dante si accorge che il fine dell'amore non è più il saluto della donna, ma è la lode alla
gentilissima.

Ergo la seconda fase è l'amore fine a se stesso.

una terza fase in cui Beatrice muore e il rapporto non è più tra il poeta e la donna amata, ma tra il poeta e
l'anima della donna amata.
Da qui inizia la "tirannia di Amore" che egli stesso indica come causa dei suoi comportamenti. Rivedrà poi
la sua "musa" all'età di diciotto anni (1283) e dopo aver sognato il dio Amore mentre tiene in braccio
Beatrice che piangendo mangia il suo cuore, compone una lirica in cui chiede ai poeti la spiegazione di tale
sogno allegorico. La risposta più puntuale, anche in vista degli sviluppi futuri, gli viene dal suo "primo
amico" Guido Cavalcanti, il quale vede nel sogno un presagio di morte per la donna di Dante. Per non
compromettere Beatrice, il poeta finge di corteggiare altre due donne dette dello "schermo"[2] indicategli da
Amore, e soprattutto dedica a loro i suoi componimenti. Beatrice, venuta a conoscenza delle "noie" (il
termine è variamente interpretato) arrecate dal Poeta a queste dame, non gli concede più il suo saluto
salvifico. A questo punto ha inizio la seconda parte del prosimetro in cui Dante si prefigge di lodare la sua
donna. In questa parte spicca il famoso sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare.

Morta Beatrice nel 1290, e conclusasi la seconda parte, dopo un
periodo di disperazione, di cui non si forniscono numerosi dettagli,
il poeta è attratto dallo sguardo di una "donna gentile".

                                          Ben         presto      Dante
                                          comprende che l'interesse
                                          per questa nuova donna va
                                          allontanato e soffocato,
                                          poiché solo attraverso
                                          l'amore per Beatrice potrà        La Badia Fiorentina, luogo di incontro
                                          raggiungere        Dio.     Ad    di Dante con Beatrice
                                          aiutarlo in questa riflessione
 Dante Gabriele Rossetti, Il sogno di     è il passaggio in Firenze di
 Dante al momento della morte di          alcuni pellegrini diretti a Roma, che simboleggiano il pellegrinaggio
 Beatrice, 1871                           intrapreso da ogni uomo verso la gloria dei cieli. Una visione gli
                                          mostra Beatrice nella gloria dei cieli e il poeta decide di non
                                          scrivere più di lei prima di esser divenuto in grado di parlarne più
degnamente, ovvero di dirne "ciò che mai non fue detto d'alcuna". L'ultimo capitolo, in cui questa necessità
è esposta, viene considerato una prefigurazione della Commedia. Beatrice è una figura angelica, circonfusa
di un'aura di sacralità, che dalla sua prima apparizione avvince Dante e lo purifica, elevandone i sentimenti,
riuscendo a riportarlo allo stesso livello di salute spirituale anche dopo morta, mantenendovelo per sempre:
la sua funzione supera perciò la breve esperienza d'amore caratteristica degli altri poeti dello stilnovo, per
diventare fondamento di eterna salvezza.

I capitoli in prosa rappresentano da un lato la narrazione vera e propria e dall'altro servono da spiegazione
dei componimenti lirici. Le liriche furono scelte fra quelle che Dante aveva composto (a partire dal 1283) in
onore di diverse figure femminili e, soprattutto, per la stessa Beatrice; in seguito ne vennero composte altre
insieme alle parti in prosa.

Natalino Sapegno scrive:[3]"Oltre gli esempi, non rari nella letteratura medievale da Boezio in poi, di opere
miste di prosa e versi, le vida e le razó compilate in margine ai testi poetici provenzali costituiscono un
modello più vicino e pertinente di questo narrare dantesco; salvo che qui la materia è autobiografica, sentita
liricamente e non in forma aneddotica, e la struttura del racconto di gran lunga più organica e tutta ordinata
secondo un concetto personale. Inoltre a ogni lirica segue o precede una "divisione", svolta secondo i
procedimenti dell'esegesi medievale, e specialmente di quella applicata alle Sacre Scritture."

Il titolo Vita Nuova significa 'vita rinnovata e purificata dall'amore'.[4]

Nella struttura dell'opera, oltre ovviamente ad essere evidenti le tematiche tipiche dei poeti del dolce stil
novo (Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti ecc.) si ravvisano anche gli influssi della lirica provenzale, ad
esempio nel capitolo V, dedicato alla cosiddetta "donna dello schermo" (con un chiaro riferimento al
senhal) ma anche nel "sirventese sui nomi di belle donne" (cap. VI), dato che il sirventese era un
componimento celebrativo tipico appunto della lirica trobadorica. Così pure il tema del "cuore mangiato" si
rifà con evidenza al Compianto in morte di ser Blacatz di Sordello da Goito. L'influenza, in ogni caso, è
non solo strutturale o concettuale ma anche testuale: si pensi per es. al sonetto Tutti li miei penser parlan
d'amore (cap. XIII), dove il primo verso ricalca l'incipit della canzone di Peire Vidal Tuit mei consir son
d'amor e de chan.

Il titolo

Il titolo ha diversi significati, in primo luogo indica la vita giovanile.
A questo si aggiunge però il significato più profondo di una vita
rinnovata dalla presenza miracolosa di Beatrice e dell'amore. Né si
può escludere che Dante abbia voluto alludere alla novità e
all'originalità dell'opera. Di recente, dopo la nuova edizione a cura
di Guglielmo Gorni, che riproponeva la valenza del titolo "vita
rinnovata dall'amore", è stato segnalato da Alberto Casadei[5] che
"vita nova" è sintagma presente in Agostino, Tommaso e altri padri
della Chiesa, e l'espressione "incipit vita nova" può rinviare a una
forma di iniziazione spirituale (battesimo per Spirito Santo), che il
protagonista riceve attraverso l'incontro con Beatrice, anche se di
ciò si renderà conto solo al termine dell'opera.

Rime
                                                                             "Incipit vita nova", 1903, olio su tela
Di seguito è riportato l'elenco delle 31 liriche inserite nella Vita         del pittore tortonese Cesare
Nuova, con riferimento al capitolo[6] in cui esse sono contenute e al        Saccaggi
tipo di componimento[7].

 1. A ciascun'alma presa e gentil core (III - 1, sonetto)
 2. O voi che per la via d'Amor passate (VII - 2, sonetto rinterzato)
 3. Piangete, amanti, poi che piange Amore (VIII - 3, sonetto) 3/B.Morte villana, di pietà nemica
    (VIII - 3, sonetto rinterzato)
 4. Cavalcando l'altr'ier per un cammino (IX - 4, sonetto)
 5. Ballata, i' voi che tu ritrovi Amore (XII - 5, ballata)
 6. Tutti li miei penser parlan d'Amore (XIII - 6, sonetto)
 7. Con l'altre donne mia vista gabbate (XIV - 7, sonetto)
 8. Ciò che m'incontra, ne la mente more (XV - 8, sonetto)
 9. Spesse fiate vegnonmi a la mente (XVI - 9, sonetto)
10. Donne ch'avete intelletto d'amore (XIX - 10, canzone)
11. Amore e 'l cor gentil sono una cosa (XX - 11, sonetto)
12. Ne li occhi porta la mia donna Amore (XXI - 12, sonetto)
13. Voi che portate la sembianza umile (XXII - 13, sonetto)
14. Se' tu colui c'hai trattato sovente (XXII - 13, sonetto)
15. Donna pietosa e di novella etate (XIII - 14, canzone)
16. Io mi senti' svegliar dentro a lo core (XXIV - 15, sonetto)
17. Tanto gentile e tanto onesta pare (XXVI - 17, sonetto)
18. Vede perfettamente onne salute (XXVI - 17, sonetto)
19. Sì lungiamente m'ha tenuto Amore (XXVII - 18, canzone)
20. Li occhi dolenti per pietà del core (XXXI - 20, canzone)
21. Venite a intender li sospiri miei (XXXII - 21, sonetto)
22. Quantunque volte, lasso!, mi rimembra (XXXIII - 22, canzone)
23. Era venuta ne la mente mia (XXXIV - 23, sonetto con due cominciamenti)
24. Videro li occhi miei quanta pietate (XXXV - 24, sonetto)
25. Color d'amore e di pietà sembianti (XXXVI - 25, sonetto)
26. L'amaro lagrimar che voi faceste (XXXVII - 26, sonetto)
27. Gentil pensero che parla di vui (XXXVIII - 27, sonetto)
28. Lasso! per forza di molti sospiri (XXXIX - 28, sonetto)
29. Deh peregrini che pensosi andate (XL - 29, sonetto)
30. Oltre la spera che più larga gira (XLI - 30, sonetto)

Fonti e modelli
La critica ha individuato un certo numero di fonti e modelli a cui Dante si è più o meno palesemente
ispirato per la composizione della Vita Nuova.
Nel libello di Dante si può ben evidenziare il sincretismo culturale dell'autore, in quanto vi si rielabora
l'eredità della civiltà classica e cortese per dare una valorizzazione filosofica e formale della civiltà religiosa;
egli inoltre tende ad una valorizzazione etica e spirituale degli scrittori antichi e moderni, adottando un
punto di vista pienamente cristiano.

    De consolatione philosophiae di Boezio
    Bibbia, Vangeli e vite mediolatine di santi
    vidas e razos provenzali
    La Rettorica di Brunetto Latini
    Confessioni di Sant'Agostino
    Laelius de amicitia di Cicerone
    Guido Cavalcanti
    Guido Guinizzelli

Controversie sull'Interpretazione
Nel primo capitolo Dante afferma che è suo proponimento quello di trascrivere (assemplare) le parole
(probabilmente le rime) di una rubrica intitolata: Incipit Vita Nova. L'interpretazione dell'opera risulta,
tuttavia, estremamente controversa. Sebbene, ad oggi, la critica sembra aver scartato l'ipotesi di
un'interpretazione di tipo "mistico-esoterica"[8], il dibattito fra chi concentri l'attenzione sul carattere
biografico del testo e chi ne dia un significato più "laico" (per quanto in tutta l'opera permanga una
fondamentale influenza religiosa) è lontano dall'essere risolto.[9]

Tenendo in considerazione il clima culturale nel quale l'opera viene sviluppata, non sarebbe errato ritenere
che lo scopo sia quello di superare la concezione di amore cortese frutto della tradizione di Cavalcanti e
Guinizzelli.[10] Per far ciò, Dante sceglie dunque una via peculiare per ricercare una forma di amore che
possa sì ritenersi paradigmatica e razionale, ma che possa, allo stesso tempo, essere inserita in uno sfondo
reale.[11] Dante riesce così a riconciliare magistralmente la ricerca di quel "bandolo della matassa" che viene
più volte sottolineato dalla poesia cortese del tempo (ossia il duro scontro tra religione ed amore,
evidenziato perfino dal Guinizzelli nelle ultime strofe del suo 'Al cor gentil rempaira sempre amore') e
l'immissione di tale concezione in un quadro che risulti semplice e di facile empatia, attraverso il racconto
della sua storia. Attraverso il racconto di cenni possibilmente autobiografici, Dante sviluppa il suo
personaggio[12], quello di Beatrice, che assume sia carattere ideale, come ispirazione, sia reale, dato che il
suo incontro con il poeta è narrato proprio nella Vita Nuova[13] e, infine, si narra anche lo sviluppo delle
liriche e dello stile poetico di Dante[14], ponendo i semi per quella che sarà poi la sua opera più famosa, la
Commedia.

Significato allegorico

Mantenendo un'interpretazione allegorica, l'opera può essere divisa in tre parti principali: la prima, in cui
Dante prova verso Beatrice un amore di tipo cortese ed ancora fortemente legato alle concezioni del Dolce
Stil Novo; la seconda, nella quale, con la morte di Beatrice, Dante sembra mantenere un tema poetico di
cavalcantiana memoria, che si concentra completamente sull'annullamento della personalità dell'amato e
nella descrizione dell'amore come forza irrazionale e distruttrice (si veda 'Voi che per li occhi mi passaste 'l
core'); la terza, in cui Dante si distacca dalla visione stilnovista dell'amore, preferendone una tutta nuova,
figlia di un "intelligenza nova" che eleva la donna a tramite bipartisan tra Dio e il poeta.[15]

La prima parte rappresenta dunque il primo stadio dell'amore, secondo la visione dantesca: un amore, come
già detto, di tipo stilnovistico, che "a nullo amato amar perdona" ed è ricambiato dal "saluto" che Beatrice
rivolge al poeta.[16]

Dante infrange presto questo schema, liberandosi dalle catene dello stile cortese, narrando della negazione
di quel saluto dell'amata che aveva così senso di salvezza ("salutem"). Lo spiacevole episodio avviene
poiché Dante perpetua la convinzione d'aver instaurato rapporti con una "donna-schermo", ovvero una di
quelle ragazze che il poeta fingeva d'apprezzare per non rovinare la reputazione dell'amata Beatrice.[17] Qui,
l'autore subisce l'influenza di Cavalcanti, che narra di un amore irrazionale, che annulla la forza dell'amato e
"desta la mente che dormia", fonte di disperazione.[18] Dante capisce allora che l'amore verso Beatrice non
può arrivare dal suo saluto, ma deve derivare da qualcosa che non gli "puote venir meno": inizia così la
sezione dedicata alla lode della "gentilissima", nel quale l'amore diviene fine a sé stesso, in quanto riposto
soltanto nella contemplazione dell'amata. L'amore assume quindi senso di "caritas" (benevolenza, affetto),
slegato da qualsiasi forma di ricompensa.[19] Come sottolineato da Charles Singleton, questa forma d'amore
si ricollega inequivocabilmente all'amore tra Dio e i beati in cielo, che non mira a ricompense materiali e
che è finalizzato al solo amore e alla contemplazione di Dio.[20] Dante risolve così, in un unico colpo, tutto
il dramma dell'inconciliabilità tra amore e religione: la donna non è più amata né per un ricambio né perché
creatura terrena, bensì l'amore è dipinto come quella forza capace di innalzare l'animo fino alla
contemplazione del Cielo, riunificando l'amore per l'amata con quello verso Dio. L'amore è così la forza
che muove tutto l'universo, che riconcilia l'uomo con Dio per mezzo della donna gentile. I canoni dello
Stilnovismo sono così abbracciati e superati: la donna, che "ingentilisce" e ispira il poeta, considerata come
dono di Dio in un'discensione d'amore (Dio → donna → poeta) si contrappone allo stesso amore verso Dio
(poeta → donna o poeta → Dio?), tema che costringe Cavalcanti e Guinizzelli a ricorrere ad artifici retorici,
descrivendo la donna quasi come fosse un angelo. In Dante, invece, questi artifici sono letterari: la donna
riconcilia Dio e poeta (poeta → donna e quindi Dio), posta "Oltre la spera che più larga gira".

L'ultima parte, con la morte della "gentilissima", già preannunciata in tutta l'opera, riporta l'amore di Dante
ad una dimensione terrena tramite il dolore, quasi "risvegliandolo", come avrebbe detto lo stesso Cavalcanti
e ponendo in lui un dramma a cui non aveva mai prestato attenzione: la contrapposizione tra amore
spirituale e amore terreno, che potrà essere risolta solo da un intervento celeste e da una nuova forma di
poetare, preannunciando la sua futura opera, ossia la Commedia.[21]

Rapporto tra la Vita nuova e il Convivio e la tesi della doppia
redazione
Nel Convivio (II, ii, 1 sgg.) Dante si riallaccia esplicitamente al finale della Vita nuova, parlando della
"donna gentile" come di un'allegoria. Di lei Dante parla anche nelle due canzoni commentate nei capitoli II
e III, Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete e Amor che ne la mente mi ragiona. Siccome però nella Vita
nuova il personaggio sembra essere una donna in carne e ossa, e Dante l'abbandona per tornare a Beatrice
(definendo l'amore per la donna gentile "avversario de la ragione"[22] e "desiderio malvagio e vana
tentazione"[23]), mentre nel Convivio invece la donna gentile è celebrata come il nuovo amore, proprio
perché allegorico, la critica ha cercato di spiegare la contraddizione. In particolare, Maria Corti[24] elenca le
tre interpretazioni alternative della critica sul carattere reale o allegorico della "donna gentile":

 1. La donna gentile è reale sia nella Vita Nuova che nelle canzoni del Convivio;
 2. La donna gentile è reale nella Vita Nuova, allegorica nelle canzoni;
 3. La donna gentile è allegorica sia nella Vita Nuova che nelle canzoni.

La Corti propende per la terza ipotesi, ritenendo che gli ultimi capitoli della Vita Nuova, quelli in cui Dante
ritorna a Beatrice, siano stati aggiunti successivamente da Dante: la primigenia Vita Nuova, quindi, si
sarebbe chiusa con il trionfo della donna gentile, in perfetta coerenza con il Convivio. Questa tesi risale a
Luigi Pietrobono[25][26][27][28], e poi anche a Bruno Nardi.[29] Pietrobono, però, a differenza di Nardi, è
convinto che la donna gentile sia una donna reale, reinterpretata come allegoria della Filosofia solo più
tardi, al tempo del Convivio (e in origine anche le due canzoni del Convivio non sarebbero state
allegoriche), mentre in seguito, una volta abbandonato il progetto dell'opera filosofica, Dante avrebbe
riscritto il finale della Vita nuova, sonetto Oltre la spera che più larga gira compreso, connotando
negativamente la "donna gentile" (cosa impossibile se consideriamo la data avanzata da Pietrobono, il
1312, che è l'anno della morte di Cecco Angiolieri, il quale aveva letto e mal compreso il sonetto); invece
Nardi sostiene l'originario carattere allegorico della "donna gentile".

Note
 1. ^ Riguardo al Frammento Trespiano confronta Chiara Vasciaveo - Valentina Loiodice:
    Dante, Il Bifoglio della "Vita Nuova" (Frammento Trespiano 1325-1350) nel Carmelo di S.
    Maria degli Angeli e S. Maria Maddalena de' Pazzi in Firenze. in Vivens Homo, 28/2 (2017),
    321–334. Nella recente edizione curata da Guglielmo Gorni per i tipi dell'Einaudi, alla
    divisione in capitoli dell'edizione Barbi, che a loro volta derivano dalla divisione adottata
    nelle edizioni tardoottocentesche, si sostituisce una scansione in 31 "paragrafi", 31 come il
    numero dei componimenti inclusi nella Vita Nuova, anzi della Vita nova, in quanto Gorni ha
    preferito adottare l'intitolazione alla latina, peraltro presente nell'incipit dell'opera stessa. Per
    informazioni più dettagliate, si vedano l'Introduzione all'edizione Gorni, nonché i lavori
    preparatori e di corredo che Gorni ha racchiuso nel volume Dante prima della Commedia,
    Cadmo, Firenze 2001, capp. IV, V, VI, VII.
 2. ^ Le donne dello schermo sono come il senhal dei trovatori provenzali.
 3. ^ Storia letteraria del Trecento, Ricciardi, Milano, Napoli, 1963, pp. 49 e sgg.
 4. ^ Aldo Giudice, Giovani Bruni, Problemi e scrittori della letteratura italiana, ed. Paravia,
    Torino, 1978, tomo primo, pag. 226.
 5. ^ Alberto Casadei, Incipit vita nova, in «Nuova Rivista di Letteratura Italiana», a. XIII 2010, n.
    1-2, pp. 11-18.
 6. ^ In numero romano secondo la divisione Barbi, in numero arabo secondo la divisione
    Gorni.
 7. ^ Rossi 1999, tavola di pp. 238-9.
 8. ^ "È merito della critica degli ultimi decenni l'aver debellato le pretese positivistiche di
    riscontri puntuali fra il libro e la biografia esterna di D., i modi di lettura decadentistica e
    preraffaellita e le interpretazioni esoteriche, intese a ricercare nel libro messaggi settari e
    iniziatici.", su treccani.it.
9. ^ "L'interpretazione della Vita N. è tuttora controversa. [...] La disputa è oggi essenzialmente
    fra chi pone l'accento sul carattere mistico-agiografico di esso e chi ne privilegia il carattere ‛
    laico' [...], insistendo su un conclusivo significato letterario e poetico.", su treccani.it.
10. ^ "Scopo della Vita N. era giungere a una definizione dell'amore che superasse la
    descrittiva psicologistica di ascendenza ovidiana e anche le formulazioni dottrinali dei due
    Guidi, per enuclearne il carattere di moto spiritale (Pg XVIII 32) beatificante, di conoscenza
    che si fa vita e si sublima nella gioia del donarsi.", su treccani.it.
11. ^ Non occorre pertanto ricercare nella Vita N. l'allegoria di un itinerario mistico o messaggi
    iniziatici, quando tutta la vicenda si svolge in un tempo che è misura di movimenti umani e la
    realtà dell'opera sono proprio le parole in cui è scritta, col loro spazio di risonanza che, per
    un uomo del Medioevo, tende sempre a essere terreno e metafisico., su treccani.it.
12. ^ "Dalla storia effigiata nel libro, dalla sua scansione e dal suo concrescere nel tempo e
    nello spazio, nasce il personaggio di D.", su treccani.it.
13. ^ "Allo stesso modo, in una storia e in un destino si definisce il personaggio di Beatrice,
    simbolo delle più alte aspirazioni dell'animo del poeta, ma anche persona incontrata e
    amata al tempo della giovinezz [...]", su treccani.it.
14. ^ "[...] e in una storia, infine, nelle svolte di un cammino progressivo, si definisce anche il
    terzo personaggio del libro: le liriche, cioè la poesia di Dante.", su treccani.it.
15. ^ "La successione delle liriche delinea una storia della poesia dantesca, dal primo momento
    curiale e guittoniano, al dialogo col Cavalcanti, all'originalità dello stilo de la loda.", su
    treccani.it.
16. ^ "Fino al cap. XI, la vicenda ripercorre le tappe progressive di un'iniziazione ‛ cortese ',
    come conquista di una ‛ gentilezza ' che è, insieme, del costume e del ‛ dire '; dal sogno del
    cap. III (dopo il primo saluto di Beatrice, a nove anni dal primo incontro), raccontato nel
    sonetto A ciascun'alma, [...]", su treccani.it.
17. ^ "Questa fase si conclude col cap. X (il saluto di Beatrice negato, in seguito alle voci che
    infamavano D. come noioso, cioè privo di ‛ cortesia ', per il rapporto instaurato con la
    seconda donna-schermo);", su treccani.it.
18. ^ Il cap. XI, presentato come digressione, intorno agli effetti del saluto di Beatrice, riprende la
    tematica cavalcantiana dei capitoli II e III (la mitologia di ‛ spiriti ' e ‛ spiritelli ', l'amore come
    excessus mentis e sconvolgimento delle potenze vitali), come pure il colloquio simbolico-
    allusivo con Amore (cap. XII)., su treccani.it.
19. ^ "La matera nuova e più nobile che la passata è presentata nel cap. XVII come
    superamento della crisi contenutistica ed espressiva attestata dagli ultimi sonetti
    (credendomi tacere e non dire più, XVII 1). Attraverso il vaghissimo colloquio con le donne
    che hanno intelletto d'amore e che divengono d'ora innanzi le destinatarie del messaggio
    poetico (XVIII), viene enunciata la nuova invenzione lirica: la beatitudine del poeta, quella
    che non gli può venir meno, sta nelle parole che lodano la sua donna. È il passaggio,
    sottolineato da numerosi interpreti, dall'amore alla caritas: all'amore della persona amata per
    ciò che è, non per ciò che può donare all'amato.", su treccani.it.
20. ^ "Il Singleton insiste invece soprattutto sulla simbologia cristologica, largamente
    riscontrabile negli eventi in vita e in morte di Beatrice, [...]. Modellando il proprio amore sulla
    charitas, Dante risolverebbe il conflitto fra l'amore per una donna e quello per Dio, senza
    dover rinunciare né all'uno né all'altro, ma mantenendoli entrambi in un'unica ‛ teoria '
    dell'amore.", su treccani.it.
21. ^ "L'ultimo sonetto, Oltre la spera che più larga gira (XL 10-12), mentre accosta Beatrice a
    uno sfondo di eternità celeste, contiene anche l'ammissione dell'impossibilità di un colloquio
    attuale con le sustanze separate da materia (Cv II IV 2), e quindi di un'intelligenza d'amore
    non più sostenuta dalla conoscenza sensibile.", su treccani.it.
22. ^ Vita nuova, XXXIX, 1.
23. ^ Vita nuova, XXXIX, 6.
24. ^ Corti.
25. ^ Luigi Pietrobono, Di un probabile rifacimento della Vita Nuova, in Il poema sacro. Saggio
    d’una interpretazione generale della Divina Commedia, I, Bologna, Zanichelli, 1915,
    pp. 100-109.
26. ^ Luigi Pietrobono, Le somiglianze tra la Vita Nuova il Convivio e il Canzoniere, in Il poema
    sacro. Saggio d’una interpretazione generale della Divina Commedia, I, Bologna, Zanichelli,
    1915, pp. 109-124.
27. ^ Luigi Pietrobono, Il rifacimento della Vita Nuova e le due fasi del pensiero dantesco, in
    Saggi danteschi, 2ª ed., Torino, SEI, 1954 [1936], pp. 25-98.
28. ^ Luigi Pietrobono, La Vita Nuova, in Saggi danteschi, 2ª ed., Torino, SEI, 1954 [1936],
    pp. 1-24.
29. ^ Bruno Nardi, Dante e Guido Cavalcanti, in Giornale storico della letteratura italiana,
    CXXXIX, 428, 1962, pp. 481-512. Ora in Bruno Nardi, Saggi e note di critica dantesca,
    Milano-Napoli, Ricciardi, 1966, pp. 190-219.

Bibliografia

Edizioni
    Dante Alighieri, Vita Nova, a cura di E. Moore, Oxford, Stamperia dell'Università, 1894.
    Dante Alighieri, La Vita Nuova, edizione critica per cura di Michele Barbi, Firenze,
    Bemporad & Figlio, 1932.
    Dante Alighieri, Vita Nova. A cura di Guglielmo Gorni, Collana Nuova raccolta di classici
    italiani annotati, Torino, Einaudi, 1996, pp. XLVIII-390; ed. bilingue Vie nouvelle, a cura di J.-
    Ch. Vegliante, Paris, Class. Garnier, 2011; nuova ed. rivista da Guglielmo Gorni in Dante
    Alighieri, Opere, a cura di Marco Santagata, vol. I, Collana i Meridiani, Milano, Mondadori,
    2011.
    Dante Alighieri, Vita Nova, a cura di Luca Carlo Rossi, Milano, Oscar Mondadori, Arnoldo
    Mondadori Editore, 1999.
    Dante Alighieri, Vita nova, a cura di Stefano Carrai, Milano, BUR, 2009.
    Dante Alighieri, Vita nuova, a cura di Donato Pirovano, in Dante Alighieri, Vita nuova -
    Rime, A cura di Donato Pirovano e Marco Grimaldi, Introduzione di Enrico Malato (2 tomi: I.
    Vita nuova; Le Rime della ‘Vita nuova’ e altre Rime del tempo della ‘Vita nuova’; II. Le Rime
    della maturità e dell'esilio), Roma, Salerno Editrice, 2015, pp. 1–289 (NECOD: Nuova
    Edizione Commentata delle Opere di Dante).

Saggi
    Maria Simonelli, «Donna pietosa» e «Donna gentile» fra Vita Nuova e Convivio, in Atti del
    Convegno di studi su aspetti e problemi della critica dantesca a cura della «Lectura Dantis
    Internazionale» e della Società Dante Alighieri, Pisa e Castello di Poppi, 7-10 ottobre 1965,
    Roma, De Luca, 1967, pp. 146-159.
    Selene Sarteschi, Ancora a proposito della doppia redazione della «Vita Nuova», in Studi
    danteschi, LXII, 1990, pp. 249-288.
    Maria Corti, Quel rompicapo del finale della Vita nuova, in Scritti su Cavalcanti e Dante,
    Einaudi, 2003, pp. 167-175.
    Domenico De Robertis, Il libro della Vita Nuova e il libro del Convivio, in Studi urbinati, XXV,
    2, 1951, pp. 5-27.
    Domenico De Robertis, Il libro della "Vita nuova, 2ª ed., Firenze, Sansoni, 1970 [1961].
Mario Marti, Vita e morte della presunta doppia redazione della Vita Nuova, in Rivista di
    Cultura Classica e Medievale, VII, 1-3 (Studi in onore di Alberto Schiaffini, in due volumi),
    1965, pp. 657-667 (volume secondo).
    Enrico Fenzi, "Constanzia de la ragione" e "malvagio desiderio" (V. N., XXXIX, 2): Dante e
    la donna pietosa, in Vincent Moleta (a cura di), La gloriosa donna de la mente. A
    Commentary on the Vita Nuova, Firenze-Perth, Olschki-The University of Western Australia,
    1994, pp. 195-224, ISBN 9788822242006.
    Marziano Guglielminetti, Memoria e scrittura. L'autobiografia da Dante a Cellini, Torino,
    Einaudi, 1977, ISBN 9788806191900.
    Stefano Carrai, Dante elegiaco. Una chiave di lettura per la "Vita nova", Firenze, Olschki,
    2006 ISBN 978-88-222-5517-4
    Saverio Bellomo, Filologia e critica dantesca, Brescia, La scuola, 2008, pp. 43–69.
    Alberto Casadei, Incipit Vita nova, in Dante oltre la Commedia, Bologna, il Mulino, 2013.

Voci correlate
    Beatrice Portinari
    Beata Beatrix

Altri progetti
        Wikisource contiene il testo completo di o su Vita Nuova
        Wikiquote contiene citazioni da Vita Nuova
      Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene
    immagini o altri file su Vita Nuova (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Vita_N
    uova?uselang=it)

Collegamenti esterni
    Audiolettura dell'opera, su classicistranieri.com. URL consultato il 23 novembre 2011 (archiviato
    dall'url originale il 26 aprile 2017).
                        VIAF (EN ) 175488729 (https://viaf.org/viaf/175488729) · LCCN (EN ) n87122455 (htt
     Controllo di       p://id.loc.gov/authorities/names/n87122455) · GND (DE) 4131956-4 (https://d-nb.inf
      autorità          o/gnd/4131956-4) · BNF (FR ) cb11944701x (https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb1
                        1944701x) (data) (https://data.bnf.fr/ark:/12148/cb11944701x)

Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Vita_nuova&oldid=125889621"

Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 24 feb 2022 alle 17:45.

Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono
applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli.
Puoi anche leggere