Vighizzolo D'Este - 17 luglio 2021 Individuato crash del Messerschmitt Bf 109 G 10/R3 Sergente Maggiore Pilota Carlo Cavagliano 2 Gruppo Autonomo ...
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AEREI PERDUTI POLESINE APS www.facebook.com/aereiperdutipolesine/www.aereiperduti.net Sede Operativa "Aeroporto Prati Vecchi di Aguscello" Ferrara Sede Legale Via Santa Caterina 7 - 45100 Rovigo Vighizzolo D’Este - 17 luglio 2021 Individuato crash del Messerschmitt Bf 109 G 10/R3 Sergente Maggiore Pilota Carlo Cavagliano 2° Gruppo Autonomo Caccia - Aeronautica Nazionale Repubblicana DI ELENA ZAULI DELLE PIETRE e LUCA MILAN È tra le bionde stoppie del grano da poco trebbiato che si chiude un altro capitolo della storia dell’ANR (AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA), in particolare del 2° Gruppo Caccia. Dopo 76 anni è giunto il momento di riportare alla memoria quanto accadde quel lunedì del 12 febbraio 1945 nei cieli del padovano. La settimana scorsa, esattamente sabato 17 luglio, l’Associazione Aerei Perduti ha individuato il luogo di caduta di uno degli aerei protagonisti di quel famigerato giorno in cui gli assi italiani tentarono di ostacolare 18 B-25 Mitchell USAAF (UNITED STATES ARMY AIR FORCE) del 310th BG, nello specifico appartenenti al 380th, 381th e 428th Bomber Squadron. Decollati da Grisonaccia, in Corsica, i bombardieri medi statunitensi erano diretti a colpire lo zuccherificio di Legnago, convertito dai tedeschi a raffineria per carburanti sintetici. A tentare di ostacolare l’ennesima missione alleata, nonostante oramai si fosse consapevoli della supremazia che essa aveva sui cieli d’Europa, furono 22 Messerschmitt Bf 109 “Gustav”, dell’ANR, pilotati quindi da piloti italiani. La formazione era così ripartita: 7 caccia delle 4° Sq. “Caneppele - Gigi Tre Osei”, 7 della 3° Sq. “Diavoli Rossi”, 6 della 6° Sq. “Gamba di Ferro” oltre al Gustav del Nucleo Comando (NC) pilotato dal Magg. Carlo Miani comandante di gruppo. Alle ore 13.45 decollarono da Aviano ed Osoppo per intercettare le formazioni alleate segnalate tra Mantova e Padova. A coordinare la formazione, assieme a Magg. Miani, il carismatico Capitano Ugo Drago. Tra i caccia dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, volava quello pilotato dal Sergente Maggiore Carlo Cavagliano. È costui il protagonista delle ricerche e dello studio che ha impegnato in questi mesi l’Ass. Aerei Perduti. Infatti, sono proprio i resti del suo aereo quelli ritrovati pochi giorni fa in prossimità del paese di Vighizzolo d’Este, ai confini con il comune di Carceri, nella bassa padovana. Per ricostruire gli eventi di quel giorno ci affidiamo alle memorie stesse di Cavagliano che, nel suo diario, ha descritto dettagliatamente i momenti drammatici di quel 12 febbraio (nel diario un grossolano errore di stesura riconduce l’evento al 12 dicembre 1945!). Così il pilota novarese racconta: “Alle ore 13.45 al decollo dall’aeroporto di Aviano, per la solita caccia libera, noi della Gigi Tre Osei eravamo in 7 e […] il sottoscritto doveva essere il I° gregario in ala destra del Cap. Drago e il Serg. Magg. Baldi 2° gregario, ma a causa di un mio leggero ritardo nel mettere in moto il mio Gustav, Baldi serrò sotto a Drago e al decollo mi trovai come 2° gregario al posto di Baldi, era il destino che aveva voluto questo e per me fu determinante. Arrivati al momento dell’attacco dei Mitchell noi della Gigi Tre Osei (…) ci ponemmo in testa, ci disponemmo in ala destra un po’ defilati, effettuando il primo attacco quasi frontale ai 9 Mitchell della formazione più alta, alla prima raffica ci passammo sopra pelandoli e poi allontanati di quel tanto di essere fuori del loro tiro utile, delle loro torrette con mitraglie abbinate, con una unica manovra armonica, facendo un rovesciamento a sinistra, il Cap. Draghi, il Serg. Magg. Baldi e il sottoscritto ci trovammo ad attaccare di coda, gli ultimi tre B/25 Mitchell della formazione di 9 (3x3) più bassa. Mentre stavamo compiendo il rovesciamento a sinistra, l’Ufficio Operativo ci comunicava dell’arrivo nel cielo del combattimento dei caccia Thunderbolt e contemporaneamente, noi tre sopracitati ci stavamo disponendo in linea di attacco, portandoci nel collimatore il Mitchell prescelto, e in quel momento dalla formazione intermedia di altri 9 (3x3) B/25 Mitchell, più alta di noi un centinaio di metri sulla nostra destra, arrivò una sventagliata di mitraglia e il mio Gustav veniva colpito in pieno nel motore e nel cruscotto e l’ultimo colpo mi scoppiò in mezzo alle gambe nel blocco del cannoncino da 20 mm. improvvisamente tutta la mia cabina di pilotaggio venne coperta da spruzzato di olio e all’interno il diffondersi di un fumo acre e nero, contemporaneamente guardandomi di lato a sinistra, mi vidi un Mitchell di fianco, d’istinto feci un rovesciamento veloce a destra, andando in affondata, non avevo nessuna probabilità di portare a terra il mio Gustav, il motore bruciando per la perdita completa di olio e acqua del
raffreddamento, riportandomi in linea di volo dopo una lunga affondata, decisi di buttarmi con il paracadute e dato che era la prima volta, decisi di seguire le modalità di lancio del prontuario tedesco. Mi slegai togliendomi le bretelle, infossandole ai lati perché non mi procurassero fastidi al momento di uscire, nel frattempo, avevo aperto i finestrini laterali, avevo chiuso motore e abbassato il contatto, staccato l'interruttore generale, indi abbassandomi molto in avanti, tirando i due ganci appositi, feci volare via il tettuccio della cabina e portai il Gustav in perfetta verticale e arrivato alla totale perdita di velocità, lo feci scampanare in avanti e nell'attimo che ero in linea di volo, nell'alzarmi in piedi e saltare verso l'alto tentai di uscire nel vuoto, purtroppo avevo commesso la corbelleria di non essermi liberato del caschetto, cosi che al momento che stavo buttando verso l'alto, ricevetti una strattonata verso destra e riportato verso il basso, mezzo dentro e mezzo fuori, con il Gustav ormai in assetto di picchiata iniziando a prendere velocità, ebbi la fortuna di agganciare con il piede destro la cloche e con una strattonata tirarla verso il sottoscritto e per l'ultima volta il mio 12 nero mi ubbidì nel tornare in linea di volo e io di nuovo seduto e levatomi il caschetto collegato con un cavetto elettrico con spina alla radio di bordo, dono di ché mi rovesciai e spinsi la cloche in avanti e venni proiettato fuori come una bomba, contai sino a cinque e tirai l'anello di apertura del paracadute, che mi rimase in mano, un attimo, un discreto colpetto agli inguini e in mezzo alla schiena e mi trovai seduto con l'ombrellone aperto sopra la testa, ero molto basso, meno di cento metri da terra, quel sistema di lancio era tutto mio personale e comunque aveva funzionato. […] Venni recuperato da un Capitano tedesco dislocato con altri suoi collaboratori al paese di Carceri in provincia di Este, località dove ero piovuto dal cielo. Il giorno dopo rientravo a Pordenone, incolume. Il risultato di quel combattimento fu duro, negativo, perché sebbene il Cap. Drago avesse abbattuto un Mitchell B25, in tre di noi eravamo stati abbattuti, il sottoscritto, il Serg. Magg. Bianchini colpito pure lui pesantemente atterrava senza carrello sul campo di Bovolone, incolume, l'unica vittima il Ten. Bonara che colpito ripetutamente decideva buttarsi con il paracadute troppo tardi, contemporaneamente alla apertura del paracadute toccò terra violentemente, decedendo sul colpo. Per me il 12 di febbraio 1945 non verrà mai dimenticato perché troppe volte in quel giorno, la mia pellaccia è stata in bilico ma benignamente la mano protettiva del mio santo custode è intervenuta nel momento giusto, dandomi le vie di scampo a salvaguardare questa mia vita travagliata, però il mio lucignolo brillava ancora, viceversa per il povero Ten. Bonara si era spento”. La reazione dei bombardieri americani fu molto intensa e precisa. Infatti, oltre al Me 109 di Cavagliano, essi riuscirono ad abbattere altri 2 velivoli e a danneggiarne 4. Emblematico, a dimostrazione del coraggio e della determinazione dei piloti italiani, oltre alla consapevolezza di trovarsi davanti ad un disparità numerica imbarazzante se non drammatica, è il rapporto redatto dagli equipaggi dei B-25 dopo essere rientrati dalla missione: “[…]12/15 Me-109 e Fw-1901 hanno attaccato il secondo box della formazione. Gli aerei nemici che volavano a scaglioni di 4 hanno effettuato tre attacchi aggressivi dalle ore 5/7 (Settore posteriore), arrivando dal basso fino a 200 yards (190 m N.d.A). Nessuna perdita. 6 B-25 colpiti da fuoco di mitragliatrice di cannone”. (Relazione tratta dal rapporto del 428 Bomber Squadron). Il S/Sgt Artur S Clypool, mitragliere di coda di un B-25 del 380th Bomber Squadron, supportato dal collega S/Sgt Emil M. Strabac, così descrive il combattimento: “[…] Avevamo appena sganciato le bombe quando i Messerschmitt fecero la loro comparsa, sono arrivati dalle ore 7 (dietro a sinistra) e leggermente più in alto, hanno attaccato dalle ore 5,6,7 (quadrante posteriore della formazione N.d.A) - dritti verso di noi senza interrompere l’attacco fino a meno di 50 yards (45 m). Volavano a formazioni in ala di 3 o 4, molto strette e ordinate. Quei 109 erano gli aerei più abili che abbia mai visto, erano colorati in una sorta di grigio chiaro. Al loro terzo passaggio, ho mirato un Messerschmitt che puntava contro di me e gli ho sparato quattro raffiche, alla quarta ho visto un pezzo della cappottatura strapparsi dal suo aereo, la fuoriuscita di una sottile scia di fumo, poi eseguire un rovesciamento verso destra e puntare verso il terreno. […]Il nostro aereo è stato colpita gravemente, ogni serbatoio carburante era forato, due raffiche di cannone da 20 mm erano esplose nell'ala, una a ciascun lato della fusoliera, abbiamo dovuto tagliare il motore sinistro perché una linea dell'olio era stata recisa, stavamo perdendo 1 In realtà non erano presenti Fw-190: spesso, gli aviatori americani dichiaravano di averne visti, ma si trattava di un errore di identificazione.
quota, il nostro sistema idraulico è stato abbattuto e avevamo un ferito a bordo (s/Sgt S.M. Martison), dopo che il Messerschmitt se ne era andato, stavamo ancora sudando. Alla fine abbiamo raggiunto la nostra base e quando abbiamo iniziato a contare i buchi sul nostro aereo siamo arrivati a 400 e abbiamo smesso, scommetto che erano un migliaio”. Un commento appropriato all'evento della giornata si trova nel diario del Ten. Di Santo: ”Un vero disastro...... Davvero scoraggiante!”. (Fonte: Nick Beale, F. D'Amico, Gabriele Valentini, Air War Italy 1943/1945, Airlife Publishing Ltd, 1996) La missione dei B-25 del 310th BG del 12 febbraio 1945 non prevedeva scorta: l’unica unità di caccia operante sul nord Italia quel giorno, secondo la Combat Chronology, era il 57th Fighter Group, basato a Grosseto e dotato di P-47 “Thunderbolt”; i FS 65th e 66th, di questo group erano però impegnati in attacchi su vie di comunicazioni sul nord est della pianura padana. Stando al diario di Cavagliano, risulta che –mentre scendeva col paracadute- fu mitragliato da caccia americani. Non essendoci un riscontro al momento nei diari operativi, si presume che il controllo di missione, resosi conto dell’attacco subito dalla formazione dei B-25, dirottò qualche sezione dei caccia in soccorso del 310th BG. Probabilmente è stato uno dei piloti di questi P-47 l’autore dell’improvvido attacco al povero Cavagliano, mentre scendeva a terra inerme appeso al suo paracadute. A guidarci nelle ricerche dell’aereo di Cavagliano sono stati i ricordi straordinari del compianto Bruno Baratella classe 1933: nonostante sia deceduto qualche anno fa, le sue memorie non sono andate perdute perché raccolte e salvaguardate dal signor Sergio Martinello, nostro mentore e splendida guida locale. Bruno aveva visto l'aereo dopo essere precipitato e aveva raccontato con dovizia di particolari che era caduto davanti alla Casa di Romano Bernardi, ricordando con nitidezza che l’aereo era tedesco, ma il pilota “el gera fasista”! E’ proprio attraverso queste persone che, sotto un cielo plumbeo di un sabato di mezza estate, ecco riaffiorare dalla terra, sempre abile e gelosa custode, i frammenti che denunciano il punto di caduta del Messerschmitt WrkN4913202 di Cavagliano. Un’emozione grande quella che ha attraversato i ricercatori e storici dell’Associazione Aerei Perduti mentre dalla terra recuperavano le vestigia di quegli ultimi, disperati giorni di guerra, nel dramma vissuto dall’ANR. Il nostro più doveroso ringraziamento va al Sig. Martinello che ci ha trasmesso il racconto di Bruno e accompagnato nella nostra ricerca, al testimone il Sig. Diego Paluan che rammenta come nel primo dopoguerra, nell’Istituto Tecnico da lui frequentato in Este, pezzi di questo Bf 109 fossero utilizzati per la didattica, alla gentilissima Sig.ra Silvana Muraro –proprietaria del terreno presso il quale è precipitato il caccia- che ha dimostrato sensibilità e disponibilità ad accoglierci, nonché al Prof. Urbano Roveron di Ponso che ha collaborato attivamente e contribuito al successo di questa ricerca. Del velivolo nulla è finito nel sottosuolo: probabilmente l’impatto è stato a velocità ridotta e con basso angolo di rampa, pertanto null’altro c’è da recuperare se non la memoria di questi tristi avvenimenti affinché non vengano dimenticati. Bf 109-G10/R3 Black 12 WrkN491320 (Fonte: http://www.luftwaffephotos.com) 2 Gregory Alegi, AlI Straniere in Italia 1 – Messerschmitt Bf 109, Ed. La Bancarella Aeronautica, 2002
CARLO CAVAGLIANO – BIOGRAFIA Nato a Vignale (Novara) il 16 settembre 1916, nel 1933, a 17 anni, ottiene il brevetto di volo a vela di 1° grado con aliante Zoegling e in seguito di 2° grado con il modello Allievo Cantù. E' ammesso in Aeronautica e nel settembre 1936, in qualità di allievo Sergente Pilota, entra nella Scuola di Pilotaggio di Falconara Marittima dove ottiene il passaggio sul Caproni Ca.100 il 22 gennaio 1937. Cavagliano passa in seguito alla Scuola di 2° grado alla Malpensa, dove ottiene l'abilitazione al Breda Ba.25, al Ba.27 ed al FIAT CR.20, quest'ultimo il 22 agosto 1937. Nominato Sergente Pilota di complemento il 13 novembre dello stesso anno, viene assegnato alla 151°Squadriglia del 6° Stormo dislocato a Campoformido (UD). In tale sede, tra l'ottobre 1937 ed il settembre 1938 ottiene il passaggio su FIAT CR.ASSO, IMAM Ro.41, FIAT CR.30 e CR.32 (quest'ultimo il 13 settembre, a pochi giorni dal suo 22° compleanno). Posto in congedo nella seconda metà di ottobre a causa di problemi personali, resta tuttavia a disposizione dell'Aeronautica come personale di pronto impiego. Richiamato nel giugno 1940 a causa dello scoppio della guerra, viene assegnato all'Aeronautica della Libia nella sede di Tripoli. Qui inizia una lunga serie di peripezie che, pur continuando a tenerlo lontano dai reparti di volo, lo vedono operativo presso il Comando Servizi del Settore Est, poi tra gli addetti alla rimessa in opera nel campo di Gambut, prendendo parte alla prima ritirata sul fronte libico del dicembre 1940. Assegnato in seguito all'Ufficio Cifra della 5° Squadra Aerea, opera in diverse località e subisce la seconda offensiva inglese del dicembre 1941, portando in salvo in tale circostanza un Caproni Ca.164 da collegamento. Finalmente le sue ripetute richieste di assegnazione ai reparti di volo hanno successo e nei primi mesi del 1942 rientra in Italia, assegnato alla Scuola Caccia di Gorizia, per effettuare la ripresa voli. Tra il febbraio ed il luglio di quell'anno, effettua la ripresa voli con il CR.32, il passaggio sul CR.42, il Nardi FN.305, il FIAT G.50 ed il Macchi C.200. Nel luglio del 1942 viene assegnato alla 153° Squadriglia del 3° Gruppo Autonomo CT in quel momento basato a Ciampino Sud, in attesa di essere riequipaggiato con i Macchi C.200. Opera con tale reparto ininterrottamente sino all' 8 settembre 1943, prima a Reggio Calabria e Chinisia con il compito di scorte convogli, poi, dal maggio 1943, dopo il riequipaggiamento con il Messerschmitt Bf 109, sul campo di Comiso, sino allo sbarco alleato in Sicilia. Dopo l'armistizio, decide di aderire alla costituenda Aeronautica Nazionale Repubblicana entrando nel 2° Gruppo Caccia ed effettuando la ripresa voli a Bresso, con un CR.42, il 21 febbraio 1944. Inserito nella 1° Squadriglia "Gigi tre Osei", effettua il passaggio sul FIAT G.55 l'8 marzo e diviene in seguito gregario fisso del ten. Ugo Drago, comandante della 1° Squadriglia. Opera ininterrottamente nel reparto sino alla fine della guerra, risultando tra i primi a compiere i voli con il Messerschmitt Bf 109 nel giugno 1944, al momento del riequipaggiamento del 2° Gruppo. Effettua 14 combattimenti nei quali dichiara di aver abbattuto due aerei e di averne danneggiati diversi altri. Viene abbattuto il 12 febbraio 1945, riuscendo a lanciarsi con il paracadute. Rientrato immediatamente in servizio sopravvivrà indenne al tragico combattimento del 2 aprile successivo. Il suo ultimo volo avviene il 24 aprile 1945, trasportando uno dei velivoli superstiti del reparto da Villafranca a Orio al Serio. Dalla fine della guerra non ha più avuto niente a che fare con L'Aeronautica ed il volo, anche se quest'ultimo rimase una delle sue più grandi passioni. Sposato sin dal periodo bellico con Angela e padre di tre figli (Antonio, Gianluca e Donatella) è scomparso a Milano il 30 agosto 1995. (Fonte: Ferdinando D’amico e Gabriele Valentini “L’è Buna storia di un pilota normale”, JP4, Settembre 1997)
Il DOR del 310th BG USAAF che registra la missione di quel giorno e nel quale sono comunicati gli abbattimenti dei caccia italiani da parte dei mitraglieri dei B-25. (Fonte http://57thbombwing.com/) Formazione di B-25 Mitchell del 310th BG USAAF in volo sulla Pianura Padana, simile a quella attaccata da Carlo Cavagliano e la sua squadriglia. (Fonte http://57thbombwing.com/)
“COMBAT BOX formazione da combattimento dei gruppi di bombardieri USAAF, formazione che garantisce copertura reciproca da parte delle postazioni difensive di ogni velivolo dagli attacchi della caccia nemica. Il 12 febbraio 1945, Cavagliano e i suoi compagni attaccando la “Combat Box” di 18 B-25: hanno dovuto affrontare il fuoco di 126 Browning 0,50 brandeggiabili. Uno degli Schemi di attacco alle “Boxes” messi a punto dalle Jagdstaffein della Luftwaffe e adottati dai cacciatori ANR: è evidente l’attacco dai settori posteriori, ore 5,6,7, come descritto dai mitraglieri dei B-25 nel loro racconto.
Resoconto dei colpi a segno dal 381th e 428th BS il 12 febbraio 1945. Il target fu quasi completamente distrutto assieme alla viabilità circostante. I B-25 erano dotati di apparati radar per bombardamento in assenza di contatto visivo con l’obiettivo (special equipment) (Fonte http://57thbombwing.com/)
P47-D del 57th Fighter group In volo sulla pianura padana (Fonte: http://www.57thfightergroup.org) Gli storici e i ricercatori di Aerei Perduti Polesine con gli amici locali che ci hanno accompagnato nella ricerca. Fonti: Marco Cavagliano: “i Messerschmitt del Comandante Drago”, Eclettica,, 2016 Ferdinando D’amico e Gabriele Valentini “L’è Bun, ovvero storie di un pilota normale”, JP4, 1997 N. Beale, F. D’amico e G. Valentini “Air War Italy 1943/1945”, Airlife Publishing Ltd 1996 Gregory Alegi, Ali Straniere in Italia 1 – Messerschmitt Bf 109, Ed. La Bancarella Aeronautica, 2002 Paolo Pesaresi (a cura di), “Cuore Patria Volo, storie vissute di piloti e aerei”, Autopubblicato, 2020 AaVv, “Aerei nella storia”, periodico, Deltaeditrice. http://www.eaf51.org http://www.57thfightergroup.org http://57thbombwing.com http://www.luftwaffephotos.com
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