EDISON S.p.A. IMPIANTO MEDIA VALTELLINA - UTILIZZAZIONE IDROELETTRICA DELL'ADDA

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IMPIANTO
                        MEDIA VALTELLINA          B99/42/040

                       EDISON S.p.A.
               UTILIZZAZIONE IDROELETTRICA DELL’ADDA

              IMPIANTO MEDIA VALTELLINA

                     PROGETTO DI MASSIMA

GENOVA, marzo 2015
EDISON S.p.A. IMPIANTO MEDIA VALTELLINA - UTILIZZAZIONE IDROELETTRICA DELL'ADDA
1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DELL’AREA DI STUDIO
L’area oggetto del presente studio è ubicata nel Nord Italia, lungo l’arco alpino e
più precisamente si trova in Valtellina (SO), una vallata ad andamento ovest-est
lunga 120 km che si sviluppa per un’area di 3212 km2, lungo la quale si immettono
diverse valli laterali, talvolta mediante conoidi di notevoli dimensioni.
L’area in oggetto è rappresentata nella seguente cartografia: – Sezioni della Carta
Tecnica Regionale scala 1:10.000 e omonime sezioni della cartografia elaborata
dalla Comunità Montana Valtellina di Tirano(D2b4 - Grosotto ovest, D2b5 - Lovero,
D2c5 - Mazzo di Valtellina).

2. ASSETTO TETTONICO-STRUTTURALE
La Valtellina è impostata sulla Linea Insubrica (Fig. 2.1), caratterizzata da un
sistema di faglie che segnano la saldatura tra la Placca Indo-Europea e la Placca
Adriatica. Tale linea separa quindi le Alpi Centro-orientali (Alpi Retiche occidentali)
dalle Alpi Sud-orientali (Alpi e Prealpi Bergamasche e Alpi Orobie).

Fig. 2.1: (“Large sackung along major tectonic features in Central Italian Alps” [C. Ambrosi, G. B.
Crosta, 2006])

La Valtellina presenta inoltre un’altra linea tettonica di importanza regionale: la
Linea del Mortirolo.
Tali linee non sono costituiti da un’unica superficie di movimento, ma da un denso
fascio di piani di movimento subparalleli, orientati grosso modo in direzione est-
ovest, che delimitano una zona in cui le rocce hanno subito una frantumazione
molto spinta. Tali linee sono inoltre evidenziate da una fascia subverticale di
miloniti con scarse cataclasiti potente circa 1 km , spesso caratterizzate, oltre che
da tessitura cataclastica, dalla presenza di livelli (talora molto sottili) di miloniti
grafitiche di colore nero, a grana molto fine ed untuose al tatto.
Linee secondarie, interessano, le rocce ai due lati dei lineamenti.

 2   DOTT. GEOL. SIMONA FUIANO – n. 447 Ordine Regionale Geologi della Liguria
     Salita S. Brigida 29 - 16126 Genova cell: 3384683844 – mail: simonafuiano@hotmail.com
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Attualmente sono in atto processi di deformazione gravitativa profonda.
Consistono in movimenti del versante profondi ed arealmente estesi, che si
verificano su diversi piani. Essi danno luogo ad evidenze morfologiche (ad
esempio: presenza di doppie creste, scarpate e contropendenze) e in alcuni casi
possono evolvere in frane vere e proprie.
Le deformazioni interessano sia l’ammasso roccioso che i depositi glaciali a diverse
profondità.

Alle DGPV è probabilmente da ascrivere l’intensità dei processi gravitativi
superficiali, che determinano scollamenti e colamenti della copertura quaternaria
sul substrato. L’intensità e la pervasività delle manifestazioni legate alle DGPV
costituiscono il tratto più caratteristico dell’evoluzione attuale dei versanti di
quest’area. Le cause dell’intensità di tali fenomeni sono sia di natura litologica che,
soprattutto, tettonico-strutturale, in quanto le strutture del lineamento Insubrico e
della Linea del Mortirolo, attraversano la Valtellina proprio in tale area.

In figura 2.2 è rappresentata la grossa DGPV che interessa l’intera sponda
orientale della Valchiosa fino al Monte Varadega coprendo un’area maggiore di
30km2. Essa è quindi ubicata nella zona sud-est della Valtellina, tra Tirano e
Grosio, lungo la linea Insubrica.
E’ stata proprio la presenza di tale estesa deformazione gravitativa insieme alle
due linee tettoniche di importanza regionale a far preferire il posizionamento della
galleria di derivazione in destra idrografica.

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Figura 2.2: Mappa tettonica e geologica con evidenziate: Linea Insubrica (o del Tonale), Linea del
Mortirolo ed i maggiori movimenti gravitazionali [C. Ambrosi, G. B. Crosta, 2006])

La zona di interesse (ricadente nel riquadro rosso in figura 2.1) occupa il settore
centro-orientale della Linea Insubrica ed è racchiusa nel complesso delle Austridi o
Austroalpino e più precisamente del Sistema di Languard-Tonale (Austroalpino
Superiore), (G. Bonsignore, A. Montrasio, U. Ragni, 1971).
L’edificio strutturale Austroalpino è schematicamente definito da un’ampia
“anticlinale valtellinese”, diretta all’incirca ONO-ESE e pressoché parallela alla
Linea del Tonale. Sul versante sinistro della Valtellina – fianco meridionale della
piega - prevalgono immersioni a S e a SSE, con valori di inclinazione molto
accentuati; sul versante destro valtellinese prevalgono, invece, giaciture verso N e
NNO – fianco settentrionale della piega-. Questa struttura d’insieme è, in realtà,
mascherata quasi ovunque da un disturbo locale e da numerose complicazioni.

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Il sistema di Languard-Tonale (Bonsignore, U. Ragni, 1971) è rappresentato dal
Cristallino di Tirano (schema tettonico in figura 2.3), a sua volta suddiviso in
Cristallino del Tonale (Formazione della Punta di Pietra Rossa) e Cristallino di
Languard (Anfiboliti gabbriche del Motto della Scala, Gneiss del Monte Tonale,
Micascisti della Cima Rovaia).
Le formazioni appena nominate verranno discusse nel paragrafo seguente.

Figura 2.3: Schema tettonico e geologico [Schema tettonico contenuto nel Foglio Gelogico 19 di
Tirano della Carta Geologica d’Italia, scala 1:100000]

I due principali elementi di tale sistema (Cristallino di Languard e Cristallino del
Tonale) sono separati da un lineamento secondario, la Linea del Mortirolo (figura
2.4).
Tale linea, che decorre in direzione grosso modo est-ovest, corrisponde ad una
fascia milonitico-cataclastica che si sviluppa, alcuni chilometri a nord dell’Insubrica,
dalla Valmalenco sino a poco ad est del Passo da cui prende il nome.

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Figura 2.4: Mappa tettonica e geologica delle Media Valtellina; sono evidenziate: Linea Insubrica (o
del Tonale), Linea del Mortirolo ed i maggiori movimenti gravitazionali, contrassegnati da un
numero e da una stella. (“Large sackung along major tectonic features in Central Italian Alps” [C.
Ambrosi, G. B. Crosta, 2006])

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO
La bibliografia geologica riguardante l’area è compresa nel Foglio Geologico di
“Tirano” facente parte della Carta Geologica d’Italia, scala 1:100000. Nello stralcio
riportato nella figura 3.1 sottostante è stato evidenziato un riquadro rosso
raffigurante la zona di interesse.

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LEGENDA

Figura 3.1: Stralcio del Foglio Geologico 19 di Tirano (Carta Geologica d’Italia, scala 1:100000); il
riquadro rosso evidenzia l’area del tracciato.

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3.1 Substrato roccioso
Le rocce che costituiscono l’ossatura della media-alta Valtellina sono costituite
principalmente da rocce metamorfiche e intrusive organizzate in grandi falde
sovrascorse, dislocate da importanti lineamenti tettonici di carattere regionale
orientati all’incirca in direzione E-W.
Le unità affioranti nell’area interessata dall’impianto in oggetto sono rappresentate
dai litotipi appartenenti alle masse intrusive dell’Alta Valtellina, alla Formazione
degli Gneiss del Monte Tonale e alla formazione della Punta di Pietra Rossa.

Gabbro del Monte Masuccio
Il massiccio intrusivo è costituito prevalentemente da rocce femiche di tipo
gabbrico fino a gabbrodioritico; le facies più acide si riscontrano nelle zone
marginali del plutone e come locali differenziazioni. Il litotipo più comune è
rappresentato da gabbro anfibolitico di colore grigio verde scuro con patine di
alterazione rossastra a grana grossolana per la presenza di macrocristalli
feldspatici e di anfibolo. Le facies dioritiche sono diffuse ai margini dell’ammasso
nucleare gabbrico. La loro tessitura, in genere massiccia, appare localmente
laminata con fratturazione secondo i vari sistemi di diaclasi. Sono frequenti le
differenziazioni di tipo acido e basico e sono molto diffusi gli interclusi autigeni
(scisti della Formazione della Punta di Pietra Rossa e di Gneiss del M. Tonale).

Gneiss del Monte Tonale
Si tratta di gneiss e micascisti a due miche, in prevalenza biotitici, sillimanitici e
granatiferi iniettati da lenticelle quarzoso-feldspatiche a due miche o
prevalentemente biotitici con intercalazioni di calcari cristallini più o meno
dolomitici, di anfiboliti gneissiche e filoni aplitici. Tra i due tipi di rocce non
esistono sostanziali differenze (sebbene gli gneiss siano in media più ricchi di
quarzo e feldspato ed i micascisti di miche), se non il tipo di fratturazione:
grossolana in lastre e cubetti nei primi e sottile e a scaglie nei secondi. Questa
caratteristica determina anche una maggiore alterabilità di questi ultimi.
Gli Gneiss del Monte Tonale sono inoltre ovunque interessati da intercalazioni
lenticolari di anfiboliti e anfiboliti gneissiche (rocce massive a grana media, di
colore grigio verde, prive di piani di debolezza e quindi poco alterabili), spesso
intimamente associate a calcari, calcari dolomitici e calcefiri (litotipi chiari, a grana
fine, massivi, ma fragili e quindi molto fratturati, mediamente alterabili); più rare
risultano le quarziti micacee (rocce dure, massive, a grana media, di colore chiaro,
poco fratturate e alterate).
L’orientazione di tali inclusioni è E-W come anche la direzione degli strati e delle
zone cataclasate che seguono l’andamento della Linea del Tonale.

Formazione della Punta di Pietra Rossa
Tale formazione raggruppa una vasta gamma di rocce che rispecchiano condizioni
di diverso ambiente metamorfico. Il litotipo medio prevalente è rappresentato da
micascisti filladici prevalentemente muscovitico-cloritici e da gneiss minuti
biotitico-anfibolici, con sporadiche intercalazioni lenticolari di quarziti e scisti
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anfibolici. All’interno di questa formazione si possono distinguere i seguenti
membri:

     -     Membro degli gneiss occhiadini del Dosso Cornin (affioranti in prossimità
           del Dosso Cornin): caratterizzato da rocce feldspatiche presenti sotto forma
           di ammassi stratoidi smembrati durante le fasi tettoniche; si tratta di gneiss
           occhiadini a due miche a tessitura relativamente omogenea. Il limite con gli
           scisti incassanti avviene attraverso transizione di termini più o meno
           feldspatici; localmente il limite è mascherato da effetti di cataclasi o di
           laminazione.

     -     Membro delle Filladi di Grosotto: Unità costituita da filladi quarzifere che
           costituiscono la base stratigrafica della Formazione della Punta di Pietra
           Rossa; sono presenti alcuni affioramenti alla base del versante in località
           Vervio.

Il tracciato in oggetto è caratterizzato nella parte iniziale, in corrispondenza
dell’opera di presa, fino a cima Forcoletta (da 0 km a circa 4 km) dagli Gneiss del
M. Tonale. Il tratto che passa a valle del Dosso Cornin fino a Cima Campiano (dal
km 4 al km 6) è caratterizzato dalla presenza dei litotipi appartenenti alla
Formazione della Punta di Pietra Rossa, in alternanza micascisti e gneiss occhiadini
del Membro del Dosso Cornin. Nel tratto che passa a valle della Cima Campiano
fino a Monte Masuccio (dal km 6 al km 8) attraversa la Formazione di Punta della
Pietra Rossa (micascisti e Gneiss occhiadini) in alternanza con i Gabbri del Monte
Masuccio. Da questo punto fino all’opera di restituzione (km 8 – km 10), si
alternano i litotipi della Formazione di Punta della Pietra Rossa con anche la
presenza del Membro delle Filladi di Grosotto.

3.2 Depositi quaternari
Nell’area in oggetto sono presenti estese aree caratterizzate dalla presenza di
corpi detritici eluvio-colluviali costituiti prevalentemente da depositi di conoide,
depositi morenici e subordinatamente da depositi alluvionali.

Depositi glaciali
In Valtellina i depositi morenici ricoprono aree molto estese; tali placche,
rappresentano i relitti della coltre morenica würmiana del “ghiacciaio abduano” e si
estendono fino a oltre 2000 m di altitudine. Verso l'alto questi depositi del
ghiacciaio principale si estendono nei cordoni morenici dei ghiacciai che
occupavano le valli secondarie.
Sono prevalentemente costituiti da depositi morenici eterogenei costituiti da
trovanti, ciottoli e massi immersi in una matrice limoso-sabbiosa; spesso sono
presenti grandi massi erratici.

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Detriti di falda, coni di detrito e materiali di frana
Sono prodotti della disgregazione meccanica delle rocce, si concentrano in
particolar modo alla base dei versanti più ripidi e quindi, di regola, sulle pendici dei
massicci montuosi più elevati. Questi depositi sono spesso legati a fattori litologici
e tettonici. Le rocce più soggette ai fenomeni franosi sono le rocce eruttive,
gneissiche e calcareo-dolomitiche, soprattutto in relazione alle azioni tettoniche più
o meno intense subite. Nello specifico si distinguono:

      Detrito di falda
      Si tratta di depositi costituiti da ciottoli e blocchi eterometrici e spigolosi,
      caratterizzati da una selezione granulometrica gravitativa con i materiali più
      grossolani alla base; generalmente una falda di detrito è formata da più coni
      detritici coalescenti.

      Depositi di conoide
      Allo sbocco delle principali incisioni vallive sono presenti diversi conoidi, in
      genere ben sviluppati; si tratta di depositi costituiti da sedimenti per lo più
      clastici in matrice fine (limo e sabbia), caratterizzati da repentine variazioni
      granulometriche sia laterali che verticali.

      Accumulo di frana
      Identifica l’accumulo di materiale sia roccioso che sciolto crollato/franato in
      epoche pregresse (paleofrana); attualmente tali depositi sono completamente
      vegetati e stabilizzati.

Depositi alluvionali
Sono costituiti da materiale depositato dal Fiume Adda che in occasione di eventi
di piena può essere rimaneggiato e trasportato. Lungo il fondovalle si riconoscono
depositi alluvionali antichi e depositi alluvionali recenti e attuali che, dal punto di
vista     litologico,   non     presentano       alcuna      differenza      sostanziale;
granulometricamente essi sono costituiti da lenti di ghiaie più o meno grossolane e
ciottoli con sabbia. La distinzione tra i due tipi di depositi alluvionali è basata
esclusivamente sulla presenza di terrazzi fluviali sui due lati della valle.

4. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO
La maggior parte delle informazioni presenti in questo capitolo sono tratte da: R.
Pozzi, G. Bollettinari, A. Clerici - Studio Geomorfologico e Geologico applicato
dell'Alta Valtellina - Quaderni AEM, dalle note alla Carta Geologica d'Italia e dai
contenuti di precedenti studi.

I caratteri geomorfologici dell’area in esame sono tipici di valle glaciale e i processi
del glacialismo sono nettamente dominanti sugli altri.
Il glacialismo ha agito con processi erosivi tipici dell’ambiente periglaciale quali
crioclastismo, soprattutto alle quote più elevate, e creep, insieme ai processi legati
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alle acque di scorrimento superficiale quali incisione delle soglie rocciose ed
erosione di fondo in concomitanza al trasporto dei materiali di copertura; sono
presenti aree interessate da accumuli e cordoni morenici. Nei versanti si
riconoscono tipiche forme di origine periglaciale quali nivomorene e rock glacier:
depositi di forma allungata o a festoni con superficie caratterizzata da ondulazioni
e contropendenze arcuate che testimoniano un movimento di tipo lento, dovuto
allo scioglimento del ghiaccio contenuto entro i detriti, che ne determina la
mobilizzazione.
Lungo i versanti più acclivi sono presenti solchi di ruscellamento concentrato,
localmente associati a piccole scarpate di degradazione.
L’ambiente d’alta montagna e glaciale su un substrato prevalentemente
metamorfico da origine a coperture detritiche di differente genesi che localmente
possono presentare spessori notevoli.
La morfologia del fondovalle è dettata dall'attività fluviale dell'Adda, che si
manifesta innanzitutto con il colmamento della conca glaciale da parte dei depositi
alluvionali di fondovalle e poi con l'azione erosiva dello stesso fiume che negli anni
ha dato origine ad alvei diversi e ha creato vari ordini di terrazzi fluviali.

Dissesti
Per quanto riguarda le situazioni di dissesto note in cartografia (Iffi – Inventario
Fenomeni Franosi Italiani), nell’area in oggetto sono localmente presenti zone, in
tratti di versante caratterizzati da roccia affiorante e da elevata acclività, soggette
a frane o crolli prevalentemente superficiali. Tali aree sono riconoscibili localmente
lungo il tracciato soprattutto in prossimità dei versanti più acclivi.
In sponda destra orografica del Torrente Roasco Occidentale, poco più a monte
della sua confluenza nel Torrente Roasco, il versante è interessato dalla presenza
di una deformazioni gravitativa profonda di versante (DGPV). Il tracciato in
progetto ne attraverserebbe la porzione orientale.
L’attraversamento avverrà perpendicolarmente alla morfologia in esame, in
profondità dunque non si risentiranno gli effetti delle deformazioni superficiali.

Sono presenti lungo il tracciato alcuni movimenti gravitativi di scivolamento e di
scorrimento traslazionale, coinvolgenti principalmente i depositi superficiali,
prevalentemente relitti e solo in alcune zone quiescenti.
Le situazioni di dissesto riscontrate maggiormente sono legate prevalentemente
alla presenza di fenomeni di trasporto in massa per rimobilizzazione dei depositi di
copertura in occasione di eventi meteorici cospicui ed eventualmente distacchi di
piccoli blocchi rocciosi del substrato affiorante in parte alterato per azione degli
agenti atmosferici (prevalentemente alterazione meccanica di acqua e ghiaccio).
In figura 4.1 è riportata la cartografia “Iffi” con la delimitazione dei vari movimenti
gravitativi.

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Sistema informativo Regionale Valanghe
Sul territorio analizzato sono riconoscibili alcuni lembi di valanghe localizzate e
alcune fotointerpretate come individuate dal "Sistema Informativo Regionale
Valanghe" (S.I.R.VAL.), realizzato dalla Regione Lombardia e cartograficamente
restituito alla scala 1:25.000 visibile in figura 4.2.

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Figura 4.1: Stralcio cartografia Progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi Italiani).

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Figura 4.2: Stralcio cartografia "Sistema Informativo Regionale Valanghe" (S.I.R.VAL.)
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5. INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO
Il fondovalle del territorio comunale in esame è caratterizzato dalla presenza dei
depositi alluvionali del fiume Adda e dei suoi affluenti minori i quali, scendendo dai
versanti montuosi circostanti, hanno edificato ampie conoidi.
L’acquifero principale, a maggiore produttività, corrisponde alla falda di subalveo
dellʼAdda; lungo la fascia di raccordo tra il fondovalle e i fianchi vallivi, la presenza
di orizzonti ghiaiosi a buona-elevata permeabilità e di spessore plurimetrico,
possono favorire la circolazione idrica sotterranea, andando così a costituire un
potenziale serbatoio idrico, eventualmente collegato con il materasso alluvionale
dellʼAdda.
Per quanto riguarda i versanti il reticolo idrografico è caratterizzato dalla presenza
di corsi d'acqua appartenenti al reticolo che presentano un alveo inciso e ben
delimitato e che possono dar luogo a fenomeni di trasporto solido. Il loro
andamento è prevalentemente NW-SE e sono tutti immissari del Fiume Adda.
I versanti che bordano la valle, sono caratterizzati dalla presenza di rocce
metamorfiche e intrusive, aventi una permeabilità primaria – per porosità –
bassissima o nulla. Allʼinterno di tali ammassi rocciosi la circolazione idrica
sotterranea può essere significativa in presenza di zone fratturate e/o di elementi
tettonici (faglie).

6. CARATTERISTICHE GEOMECCANICHE DEL SUBSTRATO ROCCIOSO
Le proprietà geomeccaniche del substrato roccioso dipendono principalmente dalla
composizione mineralogica, dallo stato di alterazione e dalla presenza di superfici
di discontinuità (piani di scistosità, fratture e stratificazione).
Le rocce che costituiscono il substrato dei versanti in oggetto presentano in
generale caratteristiche geomeccaniche da discrete a buone che passano
rapidamente a scadenti in corrispondenza delle bancate di micascisti
particolarmente ricche in miche, quindi molto foliati, o in presenza di discontinuità
tettoniche che riducono la roccia intatta in un ammasso cataclasato o incoerente.
Per quanto riguarda l’analisi delle caratteristiche geomeccaniche del substrato
roccioso in questa fase di progettazione si riportano gli studi eseguiti in
precedenza effettuati sulle litologie in oggetto (piano di Governo del territorio
Comune di Lovero Maggio 2012).
Per la caratterizzazione geomeccanica del substrato roccioso, utilizzando dati
acquisiti durante il rilevamento geologico è stato utilizzata la metodologia proposta
dalla I.R.S.M. (International Society for Rock Mechanics) denominata B.G.D. (Basic
Geotechnical Description of Rock Masses, 1980) che fornisce un’indicazione di
massima sul comportamento meccanico dell’ammasso roccioso. Nell’utilizzare tale
classificazione sono state prese in esame le litologie presenti lungo il tracciato:
     gneiss;
     micascisti;
     filladi;
     gabbro.

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Si riportano nella seguente tabella i principali parametri definiti dalla B.G.D. per
ciascun litotipo che consentono di caratterizzare meccanicamente l’ammasso
roccioso:

Figura 6.1: parametri definiti dalla B.G.D. - piano di Governo del territorio Comune di Lovero -
Maggio 2012

7. ANALISI DEL RISCHIO SISMICO
7.1 Sismicità storica e recente
E’ stata consultata la banca dati dell'Istituto Nazionale Di Geofisica e Vulcanologia
(“Catalogo Parametrico dei terremoti italiani nel periodo dal 217 a.C. al 2004”
2004) e del Centro Geofisico Prealpino di Varese. Dalla consultazione dei suddetti
database, non risultano specifiche segnalazioni di eventi sismici con epicentro

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all'interno del territorio in oggetto; nell’anno 1180 è avvenuto un evento sismico di
debole intensità lungo il fondo della Valtellina, i cui massimi effetti si sono
registrati ad alcune decine di chilometri dall'ambito territoriale in esame (Sondrio);
un secondo evento – comunque poco rilevante – è stato registrato a Livigno nel
dicembre 2008. A fronte di tale distribuzione dei terremoti storici e recenti, si
evidenzia che il territorio è caratterizzato da una bassa potenzialità sismica, il cui
aspetto principale risulta legato agli effetti prodotti da eventi sismici avvenuti in
zone epicentrali esterne al territorio in esame.

Figura 7.1: Dati estratti dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, versione 2004 (CPTI04)
INGV, Bologna

7.2 Classificazione sismica del territorio comunale
Con lʼOrdinanza del Consiglio dei Ministri n° 3274 del 20/03/2003 “Primi elementi
in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e
di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” viene definita la nuova
classificazione sismica del territorio nazionale, precedentemente stabilita dal D.M.
5 marzo 1984; tale ordinanza è in vigore dal 23 ottobre 2005 e la Regione
Lombardia ha preso atto di tale classificazione con d.g.r. del 7/11/2003 n. 14964.

17   DOTT. GEOL. SIMONA FUIANO – n. 447 Ordine Regionale Geologi della Liguria
     Salita S. Brigida 29 - 16126 Genova cell: 3384683844 – mail: simonafuiano@hotmail.com
In base alla suddetta Ordinanza, i territori comunali che interessano il tracciato
(Grosio, Grosotto, Mazzo di Valtellina, Lovero e Vervio) ricadono tutti nella zona
sismica 4 (zona a bassa sismicità).

                                                             Il tecnico
                                                     Dott. Geol. Simona Fuiano

Bibliografia:
          CAVALLIN , C. BARONI , A. BINI , A. CARTON , M. MARCHETTI, G. OROMBELLI, M.
           PELFINI & A. ZANCHI. - GEOMORPHOLOGY OF THE CENTRAL AND SOUTHERN ALPS -
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          AMBROSI , G.B. CROSTA - LARGE SACKUNG ALONG MAJOR TECTONIC FEATURES IN THE
          CENTRAL ITALIAN ALPS - ENGINEERING GEOLOGY 83 (2006) 183 – 200

          COMUNE DI GROSOTTO - COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL
           PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO d.g.r. 9/2616 del 30 novembre 2011

          COMUNE DI LOVERO - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMPONENTE GEOLOGICA,
           IDROGEOLOGICA E SISMICA AGGIORNAMENTO DELLO STUDIO GEOLOGICO COMUNALE
          AI SENSI DELLA L.R. 12/2005 maggio 2012

          COMUNE DI MAZZO DI VALTELLINA - COMPONENTE GEOLOGICA,IDROGEOLOGICA E
           SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO d.g.r. 8/1566 del 22 dicembre 2005

          G. BELTRAMI, A. BIANCHI, G. BONSIGNORE, E. CALLEGARI, P. CIISATI, R. CRESPI, I.
           DIENI, M. GNACCOLNI, G. LIBORIO, A. MONTRASIO, A. MOTTANA, U. RAGNI, G.
           SCHIAVINATO, B. ZANETTIN. - NOTE ILLUSTRATIVE DELLA CARTA GEOLOGICA
           D'ITALIALIA ALLA SCALA 1 : 100.000 - FOGLIO 19 T I R A N 0

          R. POZZI, G. BOLLETTINARI, A. CLERICI - STUDIO GEOMORFOLOGICO E GEOLOGICO
           APPLICATO DELL'ALTA VALTELLINA

          CARTOGRAFIA SIRVAL (SISTEMA INFORMATIVO REGIONALE VALANGHE) DELLA REGIONE
           LOMBARDIA

          CARTOGRAFIA IFFIL (INVENTARIO FENOMENI FRANOSI ITALIANI) DELLA REGIONE
           LOMBARDIA

          CARTOGRAFIA GFMAPLET PROVINCIA DI SONDRIO

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