VACCINI: CIRIELLI (FDI), DE LUCA CI ATTACCA? E' IN DIFFICOLTÀ

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VACCINI: CIRIELLI (FDI), DE LUCA CI ATTACCA? E' IN DIFFICOLTÀ
Vaccini: Cirielli (FdI), De
Luca  ci   attacca?  E’  in
difficoltà
“De Luca invece di criticare Fratelli d’Italia dovrebbe
chiedere scusa ai campani per i suoi disastri nella gestione
dell’emergenza Covid-19. Non c’e’ niente da fare: quando e’ in
difficolta’, il governatore della Campania deve per forza
trovare un nemico da attaccare ed oggi tocca a noi”. Lo
dichiara il Questore della Camera e deputato campano di FdI
Edmondo Cirielli: “Sono sotto gli occhi di tutti, pero’, gli
enormi ritardi sul tracciamento per i contagiati; per la
somministrazione dei vaccini; l’assenza di adeguati servizi di
assistenza domiciliare per anziani e disabili; per il
monitoraggio e controllo delle Rsa e degli ospedali dove si
sono contagiati e sono morti centinaia di anziani; la
permanente carenza di personale all’interno degli ospedali che
continua a gravare sul lavoro di medici, paramedici e
infermieri. Per non parlare – aggiunge Cirielli – delle
restrizioni speciali da lui volute appositamente per la
Campania, che limitano in piena estate la liberta’ dei
cittadini solo per attirare su di se’ l’attenzione dei mass
media nazionali. E come dimenticare le inchieste della Corte
dei Conti e delle Procure, che paventano danni erariali per
milioni e milioni di euro, sui rimborsi elargiti dalla Regione
alle cliniche private durante la pandemia e sulla
realizzazione dei Covid Hospital di Napoli, Salerno e Caserta.
Insomma, De Luca farebbe meglio a tacere. Fratelli d’Italia –
conclude Cirielli – continuera’ a fare il suo dovere
segnalando le tante storture di questa maggioranza minestrone
che sostiene il Governo Draghi e che il governatore della
Campania appoggia insieme al suo partito”.
Crescent,         Cammarota:
‘Rispetto per la sentenza.
Resta      vulnus      sulla
partecipazione popolare.

‘La Corte d’Appello è stata chiara, la legge si rispetta, così
come le sentenze’. Così l’avvocato Antonio Cammarota,
presidente della commissione trasparenza e candidato sindaco
de ‘La nostra libertà’ rispetto all’assoluzione pronunciata
dalla Corte d’Appello in merito al processo ‘Crescent’. “Resta
un vulnus di carattere politico e istituzionale. Una
trasformazione così radicale del territorio necessitava di un
coinvolgimento dei cittadini attraverso strumenti di
partecipazione, quali un referendum”, prosegue Cammarota. ‘Lo
proposi per quanto riguarda l’intervento di riqualificazione
con la creazione di parcheggi nella zona di Piazza della
Concordia e ancora di più era indispensabile per un’opera come
il Crescent che ha cambiato la fisionomia della città’. ‘Mai
più scelte urbanistiche senza l’avallo del consenso popolare’,
conclude Cammarota.

Digitalizzazione e burocrazia
più snella: la ricetta delle
microimprese per la ripresa
Burocrazia, digitalizzazione, riforma fiscale: parola
all’Italia che guarda al futuro. La strada per uscire dalla
crisi dovuta al Coronavirus passa difatti per una burocrazia
più snella per l’87% delle microimprese, secondo una ricerca
di Fatture in Cloud del gruppo TeamSystem effettuata in
collaborazione con Kantar. Lo studio di Fatture in Cloud, che
si può consultare qui e che è stato tradotto in una
infografica, ha analizzato l’impatto della pandemia sulle
imprese italiane, con uno sguardo al futuro e alla possibile
ripresa.

Fotografia della situazione attuale: il 57% degli intervistati
ha avuto ricadute sul fatturato dopo un anno di restrizioni e
limitazioni di vario genere; la metà attende ancora sviluppi
prima di implementare nuove strategie. C’è inoltre una diffusa
preoccupazione sul proficuo utilizzo degli aiuti legati al
Recovery Fund: il 91% degli intervistati sostiene che si
tratti di un’opportunità che, se non sfruttata in modo
adeguato, potrebbe gravemente compromettere le possibilità di
rilancio del Paese. Temi caldi della ripresa: non solo
burocrazia più veloce, il 48% del panel richiede anche una
riforma fiscale, mentre non sembra prioritaria in agenda una
possibile riduzione dei tempi della giustizia.

Se nel merito della digitalizzazione una microimpresa su tre
ritiene di essere ancora ad un livello basico, c’è anche un
forte divario in termini di sostenibilità ambientale tra
l’impegno personale (il 65% ritiene di essere estremamente
impegnato) e quello professionale (solo il 38% sul posto di
lavoro mantiene lo stesso livello di attenzione).

“Il manifesto delle imprese per la ripartenza è chiaro ed
evidenzia gli elementi che per anni hanno rappresentato un
fardello per la crescita delle micro imprese”, ha dichiarato
Daniele Ratti, CEO e founder di Fatture in Cloud. “La
trasformazione digitale in atto può essere un importante
abilitatore del cambiamento, l’obiettivo è chiaro:
semplificare la vita di milioni di micro imprenditori e liberi
professionisti italiani”.

Proprio per favorire la digitalizzazione delle microimprese e
sottolineare l’importanza di un cambiamento nell’ottica della
ripresa post-Covid 19, Fatture in Cloud propone un fitto
calendario di interventi di figure di primo piano nel mondo
digital sui propri canali YouTube.

Dal noto autore, presentatore e creator Rudy Bandiera
all’attivista e manager Elisa Serafini, fino ad una figura di
spicco del Facebook Marketing come Veronica Gentili, ecco
tutte le date da segnare sul calendario:
Rudy Bandiera – 21 luglio
Veronica Gentili – 22 luglio
Ruben Santopietro – 23 luglio
Martina Maccherone – 26 luglio
Elisa Serafini – 28 luglio
Raffaele Gaito – 30 luglio

“La camorra va affrontata con
la repressione, la povertà
non può e non deve essere un
alibi”
Il taglio del nastro di #Giffoni50Plus è stato affidato, come
annunciato nei giorni scorsi, ieri mattina, al presidente
della Regione Campania Vincenzo De Luca che davanti ad una
nutrita rappresentanza di autorità, a partire dai sindaci dei
Comuni del comprensorio non ha voluto rinunciare a dare il suo
personale saluto e il suo personale augurio alla kermesse. A
seguire nella Sala Truffaut l’incontro con i giurati e con i
ragazzi della sezione Impact! “Abbiamo visto queste belle
immagini del festival ai tempi in cui ci si poteva
abbracciare. Oggi -sottolinea De Luca- questo non è possibile
ma non dobbiamo scoraggiarci né abbassare la guardia. Siamo in
Italia l’unica regione in cui resta l’obbligo di indossare la
mascherina anche all’esterno. Non è un martirio ma un aiuto
importante ad impedire il contagio”. “La libertà -chiude il
cerchio il governatore- non può esistere se scollegata al
principio di responsabilità. Una democrazia che non tenga
insieme libertà e responsabilità è destinata a morire. Abbiamo
bisogno di una grande presa di coscienza e di completare il
ciclo di vaccinazione. In questa ultima parte di luglio ed
inizio agosto completeremo per poi avviare una campagna di
massa nel mese di settembre. E’ la precondizione per riaprire
le scuole in presenza”. De Luca alza il tiro e va all’attacco:
“La Campania ha ricevuto meno vaccini di tutte le altre
regioni. E’ uno scandalo nazionale. Sono l’unico che ha
combattuto per superare questa vergogna. Sicuramente è anche
colpa del Sud per gli esempi storici di cattiva
amministrazione ma è altrettanto vero che oggi non ci sono
spinte ideali tali da reggere la battaglia per superare il
divario tra nord e sud, non solo in campo sanitario”. Il
governatore della Campania tira in ballo i fondi europei:
“Abbiamo fatto una battaglia per una distribuzione piu equa.
Qualche riscontro positivo c’è stato ma non nei termini
necessari. Nel dopoguerra la questione meridionale è stato un
tema che accomunava tutti i partiti. Tutto questo oggi non c’è
più”. Il governatore della Regione Campania definisce la
digitalizzazione una chimera a causa del non avvenuto ricambio
generazionale negli enti pubblici e parla del reddito di
cittadinanza come di uno strumento che “se per un verso è
doveroso, per un altro verso rappresenta una misura disastrosa
perché ogni contributo dello Stato va legato alla
disponibilità a lavorare o a fare formazione”. Questo dovete
del fare non riguarda solo i cittadini. “Abbiamo, purtroppo,
una pubblica amministrazione a misura del non fare”. Sul punto
rilancia: “Avevo immaginato una grande progetto che si chiama
Rosa per mettere insieme Roma, Napoli e Salerno. In questa
fascia di territorio si concentra la metà delle risorse
storiche ed artistiche del mondo. Avremmo avuto bisogno di
capacità inventiva per far crescere il reddito italiano ma non
abbiamo spinta ideale in questo senso. Lo stesso vale per
l’emigrazione giovanile che si contrasta realizzando
investimenti. Il concorsone si è scontrato con livelli
inimmaginabili di ottusità burocratica. Abbiamo realizzato la
formazione per questi giovani a spese della Regione e ora
andranno a lavorare in duecentocinquanta Comuni della
Campania. Rifaremo un secondo concorso regionale perché
dobbiamo ringiovanire la pubblica amministrazione”. Il
presidente della Regione spiega che “l’ambiente è un obiettivo
strategico. Vogliamo fare della Campania la Regione più verde
d’Italia. Sembra impossibile ma possiamo farcela. Abbiamo un
problema legato all’abusivismo. Su questo l’ideologizzazione
del problema non aiuta”. Dal pollice verde a quello fumante.
“La camorra la dobbiamo affrontare in due modi. Da un lato
affermando la cultura delle regole e dall’altro la cultura
dello Stato e della repressione, parola che uso senza alcun
imbarazzo. La povertà su questo fronte non può essere un
alibi. So bene che chi nasce in quartieri a rischio può già
essere condannato. In questo caso bisogna intervenire con un
programma specifico che spezzi la catena della vendetta che
spesso alimenta il proliferare della delinquenza. Fatto il
lavoro di recupero sociale, si arriva poi al punto in cui lo
Stato deve fare la sua parte”. De Luca si rivolge direttamente
ai giurati presenti nella sala Truffaut. “Nel passato ho
distinto due concetti: la camorra ed il camorrismo che è l’uso
violento delle immagini e delle parole. Ogni volta che
scrivete qualcosa o lanciate un’immagine sui social, sappiate
che dietro c’è un essere umano che va protetto nella sua
dignità. valore di uno Stato è legato al valore degli
individui che lo compongono. Dovete decidere con coscienza. Se
vi trovate in gruppo, non vi fate condizionare. La logica del
gruppo non ci deve spingere verso la stupidità”. “La pandemia
-ha concluso il presidente della Regione Campania Vincenzo De
Luca – ci ha fatto riscoprire una gerarchia dei valori e dato
una grande lezione. I beni considerati normali sono cose
fondamentali per la nostra vita. Dobbiamo avere rigore e senso
di responsabilità per tornare davvero alla gioia di vivere di
un tempo, ad un sistema di relazioni degno degli esseri umani
senza doversi proteggere da un saluto o da un abbraccio”

m.g.

Laura Patrizia Cagnazzo: “A
scuola in presenza? E’ presto
per   dirlo,   dipende    dai
contagi”
di Monica De Santis

“Il quesito che tutti, in questi giorni, si stanno ponendo, è
se a scuola si torna in presenza e come si tornerà”. Laura
Patrizia Cagnazzo, Vice Presidente AssoMiMe aps est
(Associazione   Mezzogiorno-Italia-    Mediterraneo-Europa),
Delegata alla Scuola & Formazione, cerca di rispondere ad un
quesito, che come lo scorso anno è stato posto e viene posto,
da migliaia di genitori e di studenti. Un quesito, che come
spiega la Cagnazzo non ha ancora risposta. Colpa di tanti
fattori, ma anche e soprattutto dei contagi che invece di
scendere sono tornati, nelle ultime settimane, a salire.
“Purtroppo le incognite sono davvero molte. E prima di
decidere se si potrà tornare in presenza oppure no, credo che
il Cts, stia analizzando tutte le situazioni. A partire dai
vaccini a docenti e personale scolastico, i vaccini per gli
studenti, la curva dei contagi e l’effettiva pericolosità
della nuova variante Delta. – prosegue la Cagnazzo – Oggi
registriamo ancora una buona parte di docenti, che non si è
vaccinata e che probabilmente non si vuole vaccinare. Abbiamo
iniziato troppo tardi la vaccinazione degli over 16. Dunque su
questo punto siamo ancora indietro, nonostante il generale,
delegato al Covid, ha promesso che in poco tempo dovrebbero
essere attivate le procedure per accelerare, proprio, la
campagna di vaccinazione per i più giovani. Anche se,
onestamente, vedo che c’è molta resistenza da parte dei
genitori a far fare il vaccino ai figli. Senza contare che non
ci sono vaccini per i più piccoli, quindi comunque avremo una
parte, molto consistente di studenti, che non avrà nessuna
protezione, quindi difficile parlare veramente di scuola in
sicurezza”. Dunque secondo la Cagnazzo si ritornerà a scuola
quando si potrà o meglio “Quando il Cts detterà le nuove linee
guida per il rientro in classe in sicurezza al Ministero della
Salute e questo a sua volta lo diffonderà al Miur. Quindi
attualmente, stiamo vivendo ancora in un periodo di grande
incertezza, lo scorso anno di questi tempi eravamo a scuola
con il metro in mano a misurare la distanza di un metro tra
banco e banco. Poi con la variante inglese ci è stato detto di
aumentare il distanziamento a due metri, ora sentiamo che
questa nuova variante è molto più aggressiva e che bastano 15
secondi a contatto con un contagiato per prendere il virus,
quindi neanche il distanziamento previsto fino allo scorso
mese di giugno sembrerebbe non sufficiente. Credo che adesso,
sia davvero il caso di non fare previsioni e di attendere,
anche se capisco bene che sono tante le persone che vorrebbero
una risposta immediata. Certo è, su questo sono un po’
critica, l’investimento fatto con il piano scuola poteva
essere gestito diversamente, era preferibile prevedere
l’acquisto di sanificatori per l’aria che consentisse a tutte
le scuole di poter far lezione nei mesi invernali senza dover
tenere le finestre aperte. Perchè questo sarà un altro vero
problema. Insomma, in sincerità, credo che avremo un altro
autunno molto caldo, dal punto di vista scolastico. Ciò che mi
auguro è che si riveda in primis la metodologia d’insegnamento
qualora si dovesse continuare ad utilizzare la Dad, perchè,
come dimostrato dalle ultime prove invalsi il livello
d’istruzione dei nostri ragazzi, e non parlo del Sud d’Italia,
ma di tutti gli studenti italiani è sceso di molto, questo a
dimostrazione che la dad da un lato ci ha dato la possibilità
di proseguire le lezioni ed il nostro programma, ma non ci ha
permesso di coltivare al meglio la preparazione dei nostri
ragazzi. Quindi il tutto deve essere rivisto, bisogna
prevedere un programma di studi che possa essere efficace
anche con la didattica a distanza o mista”

I migliori smartphone a basso
costo del 2021
Non solo Apple o Samsung. Il mercato degli smartphone ha
subito negli ultimi anni un notevole scossone: sono infatti
ormai sempre di più gli utenti che ricercano la qualità nei
device di fascia medio-bassa, per provare a risparmiare
centinaia di euro, senza però rinunciare a tutte le
funzionalità di cui non si può ormai più fare a meno. In
questo articolo cercheremo dunque di fornire alcune
indicazioni utili su quelli che sono attualmente i migliori
smartphone a basso costo, stando alle prime stime di mercato
del 2021. Partiamo innanzitutto con una premessa, sono
fondamentalmente tre le multinazionali che si contendono allo
stato attuale questa fascia di mercato: Xiaomi, Oppo e Realme.
Xiaomi
Partiamo proprio dalla prima: una multinazionale cinese che si
è ormai imposta nel campo dell’elettronica con ottimi
risultati. Quest’anno si è aperto all’insegna dello Xiaomi
Poco X3 NFC, che si colloca in quella fascia di prezzo medio-
bassa. Ha un display da 6.67 pollici con una risoluzione di
1080×2400 pixel; lo schermo è dunque davvero molto grande e
nitido. Un altro punto di forza di questo smartphone è la
durata della batteria da 5.150 mAh, che consentono al device
di rimanere acceso fino a due giorni, se utilizzato in maniera
moderata. Unico aspetto negativo di questo cellulare sono
purtroppo le fotografie, che non rispecchiano gli standard dei
competitor. Il prezzo varia dai 160 euro ai 210 euro circa, a
seconda dello store in cui si acquista.

Oppo
Cinese anche la multinazionale Oppo, ancora poco conosciuta ma
che si sta facendo strada nel mondo degli smartphone di fascia
bassa. Tra quelli più recenti segnaliamo l’Oppo A5, con un
display da 6.5 pollici e una risoluzione da 720×1600 pixel.
Anche in questo caso si riscontra una qualità delle foto non
particolarmente ottimale, nonostante sia dotato di ben quattro
fotocamere posteriori. La durata della batteria è invece di
5.000 mAh. Il prezzo, anche in questo caso, dipende dagli
store, ma oscilla comunque tra i 150 euro e i 170 euro. Un
vero e proprio affare.
Realme
E rimaniamo sempre in Cina, con l’azienda di Shenzhen, nel
Guangdong, specializzata proprio nella produzione di
smartphone. Uno dei device con un eccellente rapporto qualità-
prezzo è ad esempio il Realme 8 Pro. Leggermente più piccolo
del predecessore, ha un display Super Amoled da 6.4 pollici.
Con la luce giusta riesce anche a garantire una qualità delle
foto davvero ottimale e il punto di forza è indubbiamente
rappresentato dalla carica rapida e, quindi, dalla
considerevole autonomia della batteria. Non supporta il 5G e
forse questo rappresenta l’unico aspetto negativo di uno
smartphone che ha davvero ben poco da invidiare ai suoi
avversari. Il prezzo in questo caso oscilla tra i 220 euro e i
270 euro.

Perché scegliere                    un     device         di
fascia bassa
Il punto di forza di questi dispositivi è che, nonostante il
prezzo veramente molto basso rispetto alle multinazionali che
dominano il mercato, come Apple, Samsung e Huawei, le
caratteristiche tecniche e le prestazioni sono di tutto
rispetto e in alcuni casi davvero sorprendenti. Sono in grado
di realizzare foto e video di alta qualità e di reggere
qualunque tipo di applicazione: dalla messaggistica ai social
network, passando per i videogiochi, siano essi di saghe,
sport, carte, scacchi o persino slot online.

Smartphone sui 100 euro
Ma ci sono dispositivi che vengono immessi sul mercato con una
valutazione ancora molto più bassa. Parliamo ad esempio
dell’Alcatel, nella versione 1S, che supera di poco i 100
euro; con uno schermo da 6.52 pollici, 3GB di RAM e tre
fotocamere posteriori. A circa 130 euro si può trovare anche
il Poco M3, che presenta un monitor FullHD+ da 6,53 pollici,
una RAM da 4GB e una memoria interna espandibile fino a 128
GB. Siamo intorno ai 120/130 euro, invece, con il Motorola
Moto E7 che, nonostante il prezzo davvero basso, presenta
specifiche tecniche di tutto rispetto. La batteria da 5.000
mAh, ad esempio, o la fotocamera posteriore con una
risoluzione da 48 megapixel.

Insomma, è sufficiente saper fare una rapida ricerca per
trovare esattamente ciò che soddisfa le proprie esigenze,
senza per forza spendere centinaia di euro (e in alcuni casi
anche sopra le migliaia) per l’acquisto di smartphone che
sicuramente presentano caratteristiche oltre la media, ma che
spesso e volentieri non vengono neppure utilizzate e sfruttate
al massimo del loro potenziale.

Come, dove, perché lottare
per i diritti umani
Oggi alle ore 18,00 nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città,
si terrà la Lectio Magistralis del Prof.James Cavallaro dal
titolo “Qui, Ovunque. Come, dove, perché lottare per i diritti
umani”. Con questo evento la città di Salerno sarà al centro
di   un’azione     internazionale,      interaccademica      e
interdisciplinare sul tema dei diritti umani. Da luglio 2021 a
giugno 2022, ogni due mesi, arriveranno in città prestigiosi
protagonisti della lotta per i diritti e la giustizia nel
mondo che interagiranno con l’Osservatorio Internazionale dei
Diritti di recente insediatosi a Salerno, da Amartya Sen a
Philip Alston, da Mireille Fanon, Juan Mendez e Samuel Myon, a
Martha C. Nussbaum, Vandana Shiva e James Cavallaro. Il primo
ospite sarà James Cavallaro, professore di diritto e fondatore
e direttore della International Human Rights and Conflict
Resolution Clinic presso la Mills Legal Clinic della Standford
Law School negli Stati Uniti. Nel 2018 Cavallaro assieme ad
altri nomi prestigiosi hanno fondato l’University Network for
Human Rights, un’organizzazione che si impegna nel coinvolgere
studenti universitari e laureati e le loro università nel
lavoro sui diritti umani negli Stati Uniti e in tutto il
mondo. Cavallaro è stato commissario (2014-2017) e presidente
(2016-2017) della Commissione interamericana per i diritti
umani. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Salerno, è
organizzata da tre organismi multidisciplinari territoriali e
internazionali che si occupano di sostenere lo sviluppo umano
e collaborano con il Prof. Cavallaro: Consiglio Europeo
Sviluppo Umano, SlideWorld e Iusta Mundi. James Cavallaro sarà
accompagnato da Jania Saldanha, professore emerito di diritto
costituzionale all’Università federale del Rio Grande do Sul e
membro di Giusta Mundi.

L’Università di Salerno sale
in seconda posizione tra i
“grandi Atenei italiani”
di Monica De Santis

L’Università degli Studi di Salerno scala 6 posizioni e sale
al 2° posto tra i “grandi Atenei”. Seconda in Italia per la
comunicazione e terza per borse e contributi agli studenti. E’
quanto emerge dalla classifica Censis sulle Università
d’Italia per l’anno 2021-2022 (XXI edizione), dove l’Ateneo
salernitano è stabilmente annoverato nel gruppo dei “grandi
Atenei” (da 20.000 a 40.000 iscritti). Tra i mega atenei
statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime quattro
posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l’Università
di Bologna, prima con un punteggio pari a 91,8, inseguita
dall’Università di Padova, con un punteggio pari a 88,7.
Seguono, La Sapienza di Roma, che con 85,5 punti sale al terzo
posto, e l’Università di Firenze, al quarto posto. Stabile in
quinta posizione l’Università di Pisa, cui segue Università di
Torino, Al settimo posto si colloca una new entry:
l’Università di Palermo, passata dai grandi ai mega atenei
statali, che con 82,7 di punteggio totale si posiziona prima
della Statale di Milano (81,8). Ultima tra i mega atenei
statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta
dall’Università di Bari in penultima posizione. L’Università
di Perugia mantiene la posizione di vertice della classifica
dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti). Sale,
come detto, di ben sei posizioni l’Università di Salerno, che
passa dall’ottavo al secondo posto (91,8), incrementando di 17
punti l’indicatore relativo alle borse e altri servizi in
favore degli studenti, di 5 quello dell’occupabilità, di 4
quello della comunicazione e dei servizi digitali e di 2
quello dell’internazionalizzazione (stabile resta il valore
dell’indicatore delle strutture e si riduce di un’unità quello
dei servizi). Considerando la media della famiglia dei sei
indicatori, UNISA si posiziona al 9° posto in Italia, e
registra la crescita maggiore sulla voce “Borse e altri
contributi agli studenti”, che gli consente di attestarsi al
2° posto tra gli Atenei dello stesso gruppo e al 3° posto tra
gli Atenei nazionali. Anche sull’indicatore “Comunicazione e
Servizi digitali” UNISA ottiene il punteggio di 108/110,
posizionandosi per questo valore al 1° posto tra i grandi
Atenei (a pari merito con Perugia) e al 2° posto tra le
Università d’Italia, subito dopo l’Ateneo di Camerino. Bene
anche sull’indicatore “Servizi” (mense e residenze), che
permette all’Ateneo di guadagnare la 2a posizione tra i grandi
Atenei (terzo posto lo scorso anno), e la 10a a livello
nazionale, confermando così l’attenzione alla varietà e alla
specificità di servizi offerti dai campus Unisa agli studenti
e alla comunità. Ma tornando alla classifica arretra di una
posizione l’Università di Pavia (91,2), che scende in terza
posizione. Stabile al quarto posto l’Università della
Calabria, a cui segue l’Università di Venezia Ca’ Foscari, che
quest’anno compie un salto dimensionale che dai medi la porta
al quinto posto tra i grandi atenei statali. Retrocede in
sesta posizione, perdendo tre posizioni, l’Università di
Parma, seguita dall’Università Milano Bicocca in settima
posizione con un punteggio di 88,0. A pari merito, all’ottavo
posto l’Università di Cagliari e l’Università di Modena e
Reggio Emilia. Al nono posto, risalendo di due posizioni,
troviamo l’Università di Verona. Altro nuovo ingresso tra i
grandi atenei statali è rappresentato dall’Università di
Bergamo, che si colloca in tredicesima posizione. Chiudono La
classifica dei grandi atenei statali, l’Università di Messina,
di Chieti e Pescara e di Catania. Anche quest’anno è
l’Università di Trento a guidare La classifica dei medi atenei
statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio
complessivo pari a 97,3. Con un punteggio complessivo di 94
punti, l’Università di Siena scala una posizione e si colloca
al secondo posto, scavalcando l’Università di Sassari che
retrocede in terza, a pari merito con l’Università di Udine,
che guadagna tre posizioni, grazie soprattutto ai 18 punti
guadagnati per l’indicatore comunicazione e servizi digitali.
Entrambe raggiungono un punteggio complessivo pari a 92,8. La
quarta posizione è mantenuta dall’altro ateneo friulano,
l’Università di Trieste, che resta quarto in classifica
(punteggio complessivo 92,0). Altrettanto stabile, in quinta
posizione, è l’Università Politecnica delle Marche, sommando
un punteggio pari a 91,3. Sale, invece di tre posizioni
l’Università del Salento che grazie alla crescita degli
indicatori servizi, internazionalizzazione e occupabilità è
sesta in graduatoria (punteggio complessivo 87,7). Quest’anno
La classifica dei medi atenei statali ospita, inoltre, due
nuovi atenei provenienti dal gruppo di piccoli atenei statali.
Sono l’Università di Foggia e l’Università dell’Insubria, che
si posizionano al decimo e all’undicesimo posto
(rispettivamente con 82,2 e 82,0 di punteggio complessivo).
Chiudono il ranking, all’ultimo, penultimo e terzultimo posto,
l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università degli Studi
Magna Graecia di Catanzaro e l’Università dell’Aquila. Nella
classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti)
difende La sua prima posizione l’Università di Camerino, con
un punteggio complessivo pari a 98,2, seguita da un altro
ateneo marchigiano, l’Università di Macerata, che totalizza
86,5 e che per classe dimensionale non si colloca più tra i
medi atenei statali. Scalano La classifica due atenei laziali,
l’Università di Cassino (84,7) e l’Università della Tuscia
(84,3) e un ateneo campano, l’Università del Sannio (84,0)
che, grazie alle posizioni guadagnate, si collocano al terzo,
quarto e quinto posto della classifica, riportando un
incremento pressoché trasversale in tutte le famiglie di
indicatori. Diversamente perdono posizioni l’Università
Mediterranea di Reggio Calabria (83,7), l’Università di Teramo
(83,5) e l’Università della Basilicata (81,0), che occupano La
sesta, La settima e l’ottava posizione. Chiude La classifica
dei piccoli atenei statali l’Università del Molise.La speciale
classifica dei Politecnici, guidata anche quest’anno dal
Politecnico di Milano (con un punteggio di 93,3 punti), vede
al secondo posto lo Iuav di Venezia (90,3 punti), e al terzo
(ma quasi a pari merito) il Politecnico di Torino (90,2),
seguito dal Politecnico di Bari, che chiude La classifica. Tra
i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti) è in prima
posizione anche quest’anno l’Università Bocconi (96,2),
seguita dall’Università Cattolica (80,2). Tra i medi (da 5.000
a 10.000 iscritti) è La Luiss a collocarsi in prima posizione,
con un punteggio pari a 94,2, seguita dalla Lumsa (85,8). Tra
i piccoli (fino a 5.000 iscritti) La Libera Università di
Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (con
un punteggio di 101,0), seguita in seconda posizione
dall’Università di Roma Europea (91,2). Chiude La graduatoria
l’Università Lum Jean Monnet (75,0), in ultima posizione,
preceduta dall’Università di Enna Kore (76,2).

De Luca: “Oltre un miliardo
di euro d’investimento per le
infrastrutture salernitane”
di Monica De Santis

Investimenti nell’aree portuali, l’aeroporto Salerno Costa
D’Amalfi, il nuovo ospedale, il palazzetto dello sport, la
scuola e i vaccini, sono questi gli argomenti di cui ha
parlato il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, prima
di salire sul palco del Sea Sun, sabato sera a Salerno,
all’Arena del Mare. De Luca ha voluto in primis parlare degli
investimenti previsti in tutta la Regione per i prossimi mesi
e per il prossimo anno e mezzo… “Investimenti che sono in atto
per le infrastrutture in modo particolare per quelle portuali
ma non soltanto per quelle portuali. – spiega il Governatore –
Abbiamo in atto un grande progetto che riguarda il porto di
Napoli con un investimento di 100 milioni di euro, e poi il
porto di Salerno con 60 milioni di euro d’investimento che
serviranno per il dragaggio e per l’imboccatura del Porto.
Dunque fra investimenti nei porti, investimenti per
l’aeroporto nell’ambito del sistema regionale unico
Capodichino Salerno, investimenti per le infrastrutture
ferroviarie e viarie, credo che investiamo nei prossimi mesi e
nel prossimo anno e mezzo 5 miliardi di euro come Regione
Campania. Di questi un miliardo di euro sono destinati a
Salerno e provincia. A questi aggiungiamo poi nche altri
investimenti non connessi con l’economia del mare. Parte a
breve il nuovo ospedale Ruggi d’Aragona, con un investimento
di 400 milioni di euro e poi il nuovo palazzetto dello sport,
partono le grandi infrastrutture di collegamento con l’area
autostradale a nord. Insomma si apre uno scenario interessante
da un punto di vista del lavoro nei cantieri. Ovviamente per
fare tutto questo dobbiamo uscire dal calvario Covid
altrimenti rischiamo di non cogliere tutte le potenzialità che
sono davanti a noi. E da questo punto di vista asistiamo, a
fronte di uno sforzo enorme fatto dalla Regione, per
raggiungere, entro la fine del mese la cifra di 3 milioni di
cittadini vaccinati con la doppia dose e 6 milioni con una
sola dose. Ribadisco però che a fronte di questo sforzo se non
c’è senso di responsabilità, se il Governo non prende
decisioni chiare noi rischiamo di trovarci presto nella terza
ondata Covid e quindi rischiamo di vanificare le possibilità
di sviluppo che sono tutte davanti a noi” E’ davvero concreto
il rischio di entrare in zona gialla? “Il problema non è la
zona gialla ma il numero dei positivi che abbiamo. Sappiamo
tutti che la moltiplicazione dei contaggi va avanti in maniera
geometrica, facciamo solo questo paragone, a luglio dello
scorso anno, nello stesso periodo, non avevamo neanche un
positivo, oggi ne abbiamo 230. Ora fortunatamente non abbiamo
ricadute sugli ospedali o sulle terapie intensive, sia perché
c’è stata la campagna di vaccinazione, sia perché la
popolazione anziana è stata in larga misura vaccinata. Ma è
chiaro che dobbiamo fare un doppio lavoro per stare
tranquilli. E il primo lavoro da fare è sugli studenti se a
ettembre vogliamo aprire le scuole La Campania è la prima
Regione d’Italia per l’immunizzazione del personale
scolastico, oltre il 90%. Ma dobbiamo vaccinare gli studenti
se vogliamo stare tranquilli. Poi dobbiamo recuperare quella
parte di sessantenni, settantenni, ma anche cinquantenni, che
hanno fatto come Salvini, cioè hanno fatto idiozie,
immaginando di essere più furbi degli altri e non hanno capito
che con la variante Delta che è più aggressiva bisogna stare
attenti. Mi auguro che le persone ritornino ad avere senso di
responsabilità e che il governo si decida ad assumere
comportamenti seri e corretti diversamente da quello che è
accaduto nei mesi passati. Ricordo che la regione Campania ha
la più alta densità abitativa d’Italia e nell’area
Metropolitana di Napoli, d’Europa. Un Governo serio avrebbe
inviato i vacini prima di tutto in Campania e incredibilmente
ancora nel mese di maggio e di giugno noi eravamo l’ultima
regione d’Italia nella fornitura di vaccini. Una vergogna, uno
scandalo mi sono perfino stancato di dirlo, ma è evidente che
una cosa del genere ci penalizza In ogni caso andiamo avanti
facciamo il nostro lavoro e guardiamo se è possibile e se ci
lasciano lavorare in pace a questo grandissimo programma di
sviluppo” E’ preoccupato per la fornitura dei vaccini? “Noi
abbiamo avuto un ritardo nelle forniture a luglio, al di là
delle cose sgangherate che dice il commissario Covid. Nel mese
di luglio, infatti, 80% delle somministrazioni erano dedicate
alle seconde dosi proprio perché mancavano i vaccini. Ora li
stanno inviando e infatti venerdì abbiamo avuto 6000 nuovi
vaccinazioni ma tutto il resto dei vaccini è stato destinato
alle seconde dosi. Faremo l’impossibile con le risorse che
abbiamo a nostra disposizione, credo che già abbiamo avuto ad
oggi risultati straordinari e dobbiamo proseguire così”. Ma
come si può fare a convincere i 70enni, 60enni e 50enni che
non si sono vaccinati, l’Asl sta telefonando, ma forse non
basta? “Purtroppo non possiamo mandare i Carabinieri o
chiamare Marines. C’è un altra forza armata che è l’esercito
israeliano. Quelli sono precisi quando vanno, non sbagliano.
Ma siamo in Italia è più che fare una campagna di persuasione
più che far vedere i numeri che abbiamo, più che spiegare che
l’aggressività di questa variante Delta è enorme è del 60%
superiore a quella del virus precedente, più che fare questo
non possiamo. Nei giorni scorsi ho avuto una riunione con la
conferenza episcopale della Campania, ho chiesto ai vescovi di
darci una mano per sensibilizzare le famiglie, le persone.
Faremo tutto quello che è umanamente possibile e anche
qualcosa di più, ma alla stupidità poi non c’è rimedio.
Venendo qui oggi, verso l’Arena del Mare, e questa è un’altra
perla del Governo nazionale, in Campania sapete che l’uso
della mascherina è obbligatorio, ho visto tanta gente e tanti
ragazzi che si divertono senza mascherina. Una delle cose più
stupide che potesse fare il Governo, quello di eliminare
l’obbligatorietà della mascherina. Ma come si può alla vigilia
della diffusione di un’altra variante, togliere di mezzo un
obbligo che non è un calvario per nessuno, solo un piccolo
fastidio, ma a fronte di questo piccolo fastidio hai una
grande protezione al contagio. Ma per dare retta alle scemenze
di Salvini abbiamo tolto una protezione per tutto il popolo
italiano, in nome della libertà. Mi chiedo quando abbiamo
deciso che era obbligatoria la cintura di sicurezza in
macchina abbiamo tolto la libertà? Quando diciamo che è
obbligatorio mettere il casco togliamo la libertà? Qualcuno
dirà ma in questo caso voi ci iniettate il vaccino. E sì,
quando diciamo che è obbligatorio per iscriversi all’asilo e
alle elementari farsi il vaccino non è un atto di
obbligatorieta che si dà alle famiglie, ma un atto di
protezione per la salute di tutti quanti perché se in una
classe c’è un bambino immunodepresso, un bambino che ha un
problema di leucemia, se nella classe ci sono compagni non
vaccinati, quel bambino muore. Ci vuole tanto a spiegare
queste cose? Però siccome bisognava fare un po’ di demagogia,
togliamo la mascherina e divertiamoci tutti quanti, intanto
siamo arrivati a 3000 positivi e ripeto l’onda di contagio non
si ferma continua se non stiamo attenti”. Il Governatore della
Sicilia ha emesso un’ordinanza nella quale i dipendenti
pubblici non vaccinati devono essere trasferiti a mansioni
lavorative che non comportino rapporti con il pubblico. E’
fattibile anche in Campania? “Non conosco l’ordinanza del
collega della Sicilia, ed i suoi contenuti, Noi abbiamo dato
priorità al personale scolastico, ottenendo un risultato
davvero straordinario, poi abbiamo dato priorità al personale
del trasporto pubblico e privato. Questo l’abbiamo fatto
contravvenendo alle disposizioni del Generale che va girando
per l’Italia a fare non so che cosa. Poi abbiamo ovviamente
completato la vaccinazione nelle aree turistiche, negli
alberghi, nei luoghi di accoglienza, in buona sostanza il
grosso del lavoro è stato fatto. Abbiamo dato priorità ai
dipendenti delle poste, dei comuni a prescindere dalle fasce
di età. Bisogna a questo punto non intervenire su categorie ma
intervenire su quella percentuale di cittadini 10 – 15% che ha
deciso di scegliere la strada dell’eutanasia come Salvini”.

Analizzati 29 fiumi campani,
di questi 17 sono risultati
inquinati
di Monica De Santis

Sono 17 i punti risultati fortemente inquinati o inquinati in
Campania, dieci di questi riguardano le foci dei fiumi. E’
quanto emerge dal report di Legambiente su 29 punti analizzati
dai volontari di Goletta Verde,lungo le coste della Campania,
16 foci di fiumi e 13 punti a mare. Solo 12 punti campionati
rientrano nei parametri di legge. I monitoraggi lungo le coste
che Goletta Verde effettua vanno ad integrare il lavoro svolto
dalle autorità competenti. Le analisi di Goletta Verde hanno
un altro obiettivo: andare ad individuare le criticità dovute
ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come
foci, canali e corsi d’acqua che sono il principale veicolo
con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione
arriva in mare. Le analisi, eseguite da laboratori sul
territorio campano rivelano che, negli anni, i punti critici,
soprattutto nelle foci dei fiumi, sono spesso gli stessi, e
questo indica che poco è stato fatto per migliorare la
depurazione. La presenza di batteri di origine fecale è un
marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente
depurazione. I punti fortemente inquinati riguardano 10 foci
dei fiumi la foce del Fiumarella a Mondragone (Caserta), la
foce Regi Lagni e la foce del Lago Patria a Castel Volturno
(Caserta), il canale Licola a Pozzuoli (Napoli), la foce del
Sarno tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia (Napoli),
la foce del Reginna Minor a Minori (Salerno), la foce del
fiume Piacentino tra Salerno e Pontecagnano Faiano (Salerno),
la foce del Tusciano tra Pontecagnano Faiano e Battipaglia
(Salerno), il canale di scarico a Marina di Eboli (Salerno) e
la foce del Solofrone tra Capaccio e Agropoli (Salerno). I 2
punti a mare risultati fortemente inquinati sono la spiaggia a
sinistra della foce dell’Alveo Volla a S. Giovanni a Teduccio
a Napoli e il tratto di mare di fronte al Lagno Vesuviano ad
Ercolano. Tra i punti risultati inquinati ci sono la foce del
Savone a Mondragone (Caserta), il tratto di mare di fronte
alla foce del Rivolo Neffola a Sorrento (Napoli), la foce del
torrente Asa a Pontecagnano Faiano (Salerno), la foce del Rio
presso via Posidonia a Capaccio (Salerno) e la spiaggia fronte
Rio Arena tra Castellabate e Montecorice(Salerno) .“Ancora una
volta ci troviamo di fronte ad una situazione preoccupante,
anche se, purtroppo, non ci coglie di sorpresa – dichiara
Mariateresa Imparato, Presidente Legambiente Campania”. A
Salerno i punti fortemente inquinati sono la foce Reginna
Minor sul lungomare a Minori, la foce del fiume Piacentino tra
Salerno e Pontecagnano Faiano, la foce del Tusciano tra
Pontecagnano Faiano e Battipaglia, il canale di scarico a
Marina di Eboli e il Solofrone tra Capaccio e Agropoli. La
foce del torrente Asa a Pontecagnano Faiano, la foce del Rio
presso via Posidonia a Capaccio e la spiaggia di fronte al Rio
Arena tra Castellabate e Montecorice, sono risultati
inquinati. Entro i limiti di legge la spiaggia di fronte al
Rio Caca Fave a Villammare a Vibonati, il mare di fronte alla
foce del Rio presso la spiaggia a Caprioli a Centola, la foce
del fiume Testene ad Agropoli, la foce Capo di Fiume a Torre
di Paestum Licinella a Capaccio, la spiaggia presso via
Mantegna e la foce del fiume Irno sul lungomare Clemente
Tafuri a Salerno.Solo in 3 dei 17 punti risultati oltre i
limiti di legge i tecnici volontari della Goletta verde hanno
trovato il cartello con un divieto di balneazione mentre solo
in 3 dei 29 punti monitorati era presente il cartello
informativo sulla qualità delle acque, obbligatorio per legge
da diversi anni.Continua la disattenzione e disinformazione
nei confronti dei cittadini e delle cittadine da parte delle
istituzioni anche perché 9 dei punti risultati oltre i limiti
di legge non vengono campionati dalle autorità competenti,
risultando quindi dei tratti di costa abbandonati, e 7 dei
punti sempre oltre i limiti risultano addirittura balneabili,
nonostante spesso ci si imbatta in corsi d’acqua inquinati che
attraversano spiagge potenzialmente fruibili dai bagnanti
ignari del pericolo.“Da 35 anni Goletta Verde fornisce
un’istantanea puntuale per mettere in evidenza le criticità e
la poca attenzione posta sulla tematica della mancata
depurazione dei reflui. Il trattamento delle acque reflue è un
passaggio fondamentale per assicurare la salute e la
protezione dell’ambiente, ed è uno degli strumenti attraverso
il quale attuare una gestione razionale e sostenibile delle
risorse idriche – dichiara Katiuscia Eroe, Portavoce di
Goletta verde. Non dimentichiamo che due delle quattro
procedure di infrazione europee si sono tramutate in condanne
e che ora stiamo pagando multe salatissime per il mancato
adeguamento alla direttiva europea sui reflui, risorse che si
potrebbero usare per l’efficentamento dei sistemi depurativi e
per mettere in campo azioni risolutive per la drammatica
situazione degli scarichi abusivi”. Anche quest’anno il
Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento
degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva
di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il Conou garantisce la
raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su
tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Campania il
Consorzio ha recuperato 9.877 tonnellate di questo rifiuto
pericoloso per la salute e per l’ambiente, 5.556 tonnellate
solo nella provincia di Napoli. L’olio usato – che si recupera
alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari
industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei
mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito
correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se
versati in acqua inquinano una superficie grande come sei
piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante
risorsa perché grazie alla filiera del Consorzio, può essere
rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia
circolare: il 98,8% dell’olio raccolto viene classificato come
idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi
lubrificanti. Un dato che fa dell’Italia il Paese leader in
Europa. “Continuare il nostro impegno nella tutela
dell’ecosistema, compresa la preservazione dello stato di
salute delle acque, rappresenta per il Conou e la sua Filiera
un imperativo quotidiano che sposa appieno la mission
ambientale del Consorzio”, spiega il Responsabile Conou
Coordinamento Area Nord Ovest, Maurizio Arcidiacono. “Oggi
siamo chiamati tutti, senza indugio, a fare in modo che la
natura e le sue ricchezze restino un bene comune disponibile
per le future generazioni; questo si chiama sostenibilità”. Il
Consorzio non solo evita la dispersione nell’ambiente del
lubrificante usato, cioè un rifiuto pericoloso, ma al 100% lo
rigenera dandogli nuova vita; e questo si chiama Economia
Circolare realizzata. Dal 1984 il Conou ha raccolto oltre 6
milioni di tonnellate di olio lubrificante usato: il 99% degli
oli usati sono oggi avviati a rigenerazione, un risultato che
fa del Consorzio una Eccellenza in Europa”
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