UNA SANA ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA E IN ALLATTAMENTO
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Costantino Di Carlo , Giuseppina Iannotti UNA SANA ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA E IN ALLATTAMENTO PREMESSA Le abitudini alimentari hanno subito profonde modificazioni nel tempo e, a partire dagli anni Cinquanta, l’alimentazione è diventata via via più ricca sul piano nutrizionale. Oggi ha acquisito aspetti così complessi che la scelta di un alimento al posto di un altro diventa senz'altro un atto che possiamo definire culturale. Il comportamento alimentare non può affidarsi più a criteri puramente istintivi, stagionali e geografici, come in passato, soprattutto per il fatto che oggi disponiamo di una enorme varietà di alimenti in tutti i mesi dell'anno ed abbiamo, inoltre, ampliato in modo imponente le conoscenze sulla loro composizione ed il loro coinvolgimento causale in problemi di fisiopatologia umana. Siamo quindi in grado di mettere in relazione a comportamenti alimentari errati malattie oggi molto diffuse quali obesità, ipertensione, aterosclerosi, diabete ed altre. L'educazione alimentare, quindi, costituisce un momento necessario di formazione culturale dato che il comportamento alimentare è presupposto da un lato di salute e dall'altro può essere causa diretta e sufficiente di malattia. La nutrizione materna ha un ruolo fondamentale sia sul corso, sia sull'esisto della gravidanza. Un buono stato di nutrizione della madre ancor prima dell'inizio della gravidanza, nonché una corretta e adeguata alimentazione prima e durante il periodo gestazionale, sono condizioni essenziali per la prevenzione di una gran parte delle patologie. CONSIGLI DIETETICI 1
Di seguito sono elencate alcune delle più frequenti domande che una donna si pone nel corso della gravidanza e dell’allattamento riguardo l’alimentazione. Ad ogni domanda fa seguito una breve risposta e nei riquadri sottostanti sono riportati degli approfondimenti su alcuni argomenti. 1. È vero che in gravidanza bisogna mangiare per due? Assolutamente no! Durante la gravidanza il fabbisogno calorico va incrementato di circa 300 Kcal al giorno. Considerando che 300 Kcal equivalgono a circa 90 grammi di pane al giorno in più, la gestante non dovrebbe preoccuparsi eccessivamente dell'apporto calorico, ma concentrarsi sulla qualità dei cibi consumati. Inoltre, l'incremento dell’apporto calorico dipende soprattutto dalle condizioni della madre all'inizio della gravidanza: ad una gestante normopeso si raccomanderà l’ incremento calorico di 300Kcal al giorno mentre alla madre sottopeso si raccomanderà un introito calorico superiore così come alla donna in dolce attesa in sovrappeso, avendo già le scorte di nutrienti per l'ultimo periodo di gravidanza ed il successivo allattamento, l'incremento calorico dovrà essere modesto o anche nullo. Il fabbisogno calorico in gravidanza va determinato individualmente e va definito in base all’indice di massa corporea prima della gravidanza (peso pregravidico/altezza al quadrato) e all’attività fisica svolta dalla gestante. 2. Quale alimento mi consiglia di assumere per calmare la fame che solitamente avverto prima dei pasti? Un alimento ideale che può essere consumato all’inizio di un pasto è la frutta. La frutta è un alimento ricco in fibre solubili che conferiscono un notevole senso di sazietà. 3. Un’alimentazione corretta in gravidanza prevede il consumo di quali alimenti? 2
Non esistono alimenti da preferire ad altri. L’alimentazione deve essere quanto più possibile varia. Durante la gravidanza è fondamentale assumere un adeguato apporto proteico, in particolare è importante l’assunzione di alimenti contenenti proteine ad elevato valore biologico quali carne, uova, pesce e formaggi. Inoltre, per un adeguato apporto di vitamine, sali minerali e fibre, bisogna assumere quotidianamente frutta e verdura, almeno 3-5 porzioni. 4. In gravidanza quali alimenti devono essere consumati con moderazione? Bisogna, in primo luogo, limitare il consumo di zuccheri solubili contenuti in alimenti quali dolci, succhi di frutta, bevande zuccherate. Inoltre, bisogna limitare il consumo di alimenti ricchi in grassi quali, ad esempio, formaggi stagionati, burro, lardo, pancetta. Gli zuccheri solubili a differenza di quelli complessi presenti soprattutto nei cereali, legumi e patate, determinano un senso di sazietà più breve costringendoci cosi a mangiare di più. ALIMENTI CON MAGGIOR CONTENUTO DI ZUCCHERI SOLUBILI: Zucchero, miele, caramelle, canditi, gomme da masticare, marmellate, creme spalmabili, pasta di mandorla, torrone, cioccolata, merendine, crostate, biscotti, gelati, succhi di frutta, bevande zuccherate (coca cola, aranciata) , liquori da dessert Un eccessivo consumo di grassi determina: aumento di peso, obesità, aumento dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue con aumentato rischio di malattie cardiovascolari. ALIMENTI RICCHI IN GRASSI: carni:insaccati, brodo di carne, gallina, quaglia, agnello, anatra, oca, pollo con pelle, capocollo, ciccioli, cotechino, pancetta, salsiccia, hamburger, wurstel, zampone; formaggi:mascarpone, provolone, pecorino, groviera, parmigiano reggiano, caciocavallo, robiola, emmental, panna; dolci: cornetti, biscotti, panettone, pasticcini, gelati, caramelle tipo mou, cioccolata, torrone, creme spalmabili, merendine, crostata; condimenti: oli, lardo, strutto, burro, margarina, maionese 3
5. È possibile utilizzare l’olio per il condimento degli alimenti? Si, la preferenza va data all’olio extravergine d’oliva. Numerosi studi hanno dimostrato che l'olio d'oliva riduce le lipoproteine LDL (Low Density Lipoproteine) e VLDL (Very Low Density Lipoproteine), che provocano depositi di colesterolo "cattivo" sulle pareti delle arterie minacciandone drammaticamente l'integrità, e potenzia invece il fattore HDL, il "colesterolo buono" che rimuove il colesterolo dalle pareti delle arterie e lo riporta al fegato dove contribuisce alla formazione della bile la cui funzione, nella digestione, è proprio quella di emulsionare i grassi. Tutto ciò è possibile grazie alla composizione dell'olio di oliva ed in particolare a quel 70- 80% di acido oleico (acido grasso monoinsaturo) che lo rende il più raccomandabile dei condimenti. Nell’olio di semi, invece, prevalgono gli acidi grassi polinsaturi, in particolare l’acido linoleico. Inoltre, nell’olio extravergine d’oliva è presente una frazione non lipidica, detta insaponificabile, che comprende altre sostanze fra cui vitamine, idrocarburi, steroli, alcoli, polifenoli e tocoferolo, importanti sia da un punto di vista organolettico (perché influenzano il colore, il profumo e il sapore) che chimico (in quanto conferiscono la proprietà di resistere bene all’ossidazione anche ad alte temperature). L’olio di semi, invece, va facilmente incontro a ossidazione sia perché è particolarmente reattivo per la presenza dei doppi legami degli acidi grassi polinsaturi, sia perché subisce numerosi trattamenti chimico-fisici previsti per la rettificazione. OLII CONSIGLIATI Abbassano il tasso di colesterolo e migliorano il tasso di HDL: Olio d'oliva 77% di grassi insaturi Olio di arachidi 56% di grassi insaturi DA USARE CON CAUTELA Pur facendo diminuire il tasso di colesterolo, abbassano anche l'HDL: Olio di soia 64% di grassi polinsaturi Olio di semi di girasole 64-70% di grassi polinsaturi Olio di semi di mais 60% di grassi polinsaturi SCONSIGLIABILI Fanno aumentare soprattutto LDL e VLDL: Olio di cocco 91% di grassi saturi Olio di palma 83 % di grassi saturi Burro 65% di grassi saturi Strutto di maiale 42% di grassi saturi Margarina 33,8-71,5% di grassi saturi La margarina fu inventata nel 1869 dal chimico- farmacista francese Hippolyte Mège- Muories in risposta a un concorso indetto dall’Accademia delle Scienze francese su 4
indicazione di Napoleone III, che voleva rifornire la Marina con un sostituto economico del burro che potesse essere conservato per lungo tempo senza irrancidire. Il problema fu risolto miscelando latte e sego (grasso bovino) con cui si ottenne un prodotto simile al burro per consistenza e colore. Le crisi alimentari legate alle guerre mondiali, favorirono la diffusione e l'affinamento delle tecniche di preparazione delle margarine in Europa e negli Stati Uniti. La margarina viene prodotta aggiungendo atomi di idrogeno alle molecole dei grassi per renderle più saturate, elevando il punto di fusione del grasso, in modo che rimanga solido a temperatura ambiente. Questo processo è chiamato "idrogenazione" . Oggi l'impiego dei grassi animali é limitato alla produzione delle margarine destinate all'industria pasticciera, mentre le margarine destinate al consumo domestico sono ottenute preferenzialmente da oli, da soli o in combinazione. Gli oli maggiormente utilizzati sono quelli di cocco, di palma, di mais, di girasole, di soia e di arachide, i quali vengono resi solidi o semisolidi attraverso l'idrogenazione. Questo processo trasforma i doppi legami che caratterizzano gli acidi grassi polinsaturi presenti negli oli in legami semplici (presenti invece negli acidi grassi saturi) facendo solidificare l'olio. I grassi vengono quindi emulsionati con l'acqua, in modo da ottenere un prodotto stabile e omogeneo. Le margarine che si ottengono hanno quantità di materia grassa non inferiori all'80 % e possono contenere, oltre a sale, emulsionanti, coloranti, aromatizzanti e antiossidanti. L'idrogenazione degli oli trasforma alcuni acidi grassi insaturi cis in acidi grassi trans, che recenti studi hanno evidenziato che innalzano il livello di colesterolo e sono tra i responsabili di un maggior rischio di malattie cardiache. Gli acidi grassi trans sono acidi grassi polinsaturi ma metabolicamente si comportano come acidi grassi saturi. Per inibizione competitiva bloccano gli enzimi capaci di trasformare gli acidi grassi essenziali (ac. linoleico e a-linolenico) nei loro derivati più importanti, particolarmente utili al lattante nel 1° trimestre di vita per le sue funzioni cerebrali e visive. A differenza di alcuni anni fa, in cui si riteneva la placenta una valida barriera al passaggio di trans, oggi si sa che la loro concentrazione nel feto, come nel latte materno, dipende dalla composizione della dieta materna. Quindi, appare prudente evitare alimenti ricchi di trans durante la gravidanza, l'allattamento e l'infanzia per il loro effetto dannoso sul feto, sul lattante e sul bambino. 6. Cos’è l’indice glicemico degli alimenti? L'indice glicemico (IG) di un alimento rappresenta la velocità con cui aumenta la glicemia (e cioè la concentrazione di glucosio nel sangue) in seguito all'assunzione di quell'alimento. L'indice è espresso in termini percentuali rispetto alla velocità con cui la glicemia aumenta in seguito all'assunzione di un alimento di riferimento (che ha indice glicemico 100): un indice glicemico di 50 vuol dire che l'alimento innalza la glicemia con una velocità che è pari alla metà di quella dell'alimento di riferimento. Gli alimenti contenenti carboidrati che vengono digeriti rapidamente hanno un alto IG (indice glicemico). Al contrario gli alimenti in cui sono presenti carboidrati che vengono digeriti lentamente determinano un rilascio graduale dello zucchero (glucosio) nel circolo sanguigno e quindi hanno un basso IG. Un valore elevato dell’IG è uguale o superiore a 70. Un valore medio si aggira tra 56 e 69. Un valore basso è uguale o inferiore a 55. 5
Indice Glicemico di alcuni alimenti 20-40 80-100 Yogurt scremato 20 Riso integrale 81 Fagioli di Soia in scatola 21 Riso bianco 83 Crusca di riso 27 Zuppa di piselli 86 Fruttosio 32 Gelato 87 Fagioli marroni 36 Patate confezionate 87 Latte intero 40 Pane di segale 92 Maccheroni al formaggio 92 40-80 Saccarosio, zucchero di canna 92 Fagioli secchi 41 Timballo 93 Lenticchie comuni 42 Cocomero 93 Latte di Soia 45 Gnocchi 95 Albicocca 46 Cornetti 96 Latte scremato 47 Fanta 97 Cioccolato al latte senza zucchero 50 Frittella 98 Vermicelli 51 Biscotti di frumento 100 Yogurt intero 53 Puré di patate 100 Pere fresche 54 Carote 100 Mela 54 Maccheroni 65 Linguine 65 oltre 100 Riso istantaneo bollito per 1 min 66 Crackers 102 Lattosio 66 Melone 103 Pan di Spagna 66 Panino 104 Uva 67 Miele 104 Pesche in scatola 68 Corn chips 105 Riso parboiled 69 Panino ripieno 106 Piselli verdi 69 Patate fritte 107 Succo di pompelmo 71 Zucca 107 Cioccolato 71 Cialde 109 Tortellini al formaggio 75 Galletta tipo colazione 113 Kiwi 77 Ciambella salata 116 Special K Kellogs 78 Patate al forno 121 Banana 78 Patatine fritte croccanti 124 Cereali dolci 78 Riso bianco, basso amido 126 Spaghetti 79 Riso soffiato 128 Biscotti da tè 79 Glucosio 137 Patate comuni bianche bollite 80 Tavolette di glucosio 146 L’IG di un alimento non può essere semplicemente prestabilito dalla sua composizione chimica oppure essere relazionato all’IG di altri alimenti. Il carico glicemico ( GL ) è un indice che oltre a rappresentare la qualità dei carboidrati (IG) considera anche la loro quantità. Quindi un etto di pasta che contiene circa 74 grammi di carboidrati a medio indice glicemico aumenterà di più la glicemia rispetto ad una banana che ha un indice glicemico più elevato ma che contiene meno carboidrati. Il carico glicemico si ottiene moltiplicando la quantità di carboidrati espressa in grammi per l'indice glicemico. Fattori che influenzano l’IG di un alimento: • Lo stato fisico dell’amido. Negli alimenti crudi gli amidi sono presenti sotto forma di granuli compatti e solidi non facilmente digeribili. Con la cottura i granuli di amido si gonfiano e la liberazione delle loro molecole facilita la digestione. Gli alimenti amidacei quando gelatinizzati presentano un valore elevato di IG. Invece, alcuni alimenti, come ad esempio i biscotti, contengono zuccheri, grassi e una piccola quantità di acqua che determinano una minore gelatinizzazione degli amidi, pertanto soltanto la metà circa dei granuli verrà completamente gelatinizzata. Per 6
questa ragione i biscotti presentano tendenzialmente un valore di IG intermedio. • La dimensione dei granuli di amido. Maggiore è la dimensione dei granuli, minore sarà l’IG. • La proporzione di amilosio e di amilopectina negli amidi. Gli alimenti amidacei che contengono piccole quantità di amilosio e molta amilopectina hanno un valore elevato di IG, ad esempio il riso brillato e la farina di frumento semintegrale o bianca. I cibi in cui l’amilosio è contenuto in maggiore proporzione rispetto all’amilopectina hanno un valore più basso di IG, ad esempio i legumi. • La presenza dello zucchero. Il comune zucchero da tavola ha un IG compreso tra 60 e 65. questo valore moderatamente basso è dovuto alla sua composizione chimica (una molecola di glucosio e una di fruttosio). Il fruttosio, dopo essere stato rapidamente assorbito dalla mucosa intestinale, arriva al fegato dove, attraverso processi ossidativi, viene trasformato in energia. Di conseguenza la risposta glicemica al fruttosio puro è molto bassa (IG=19). Molti alimenti in cui sono presenti elevate quantità di zucchero hanno un IG di circa 60, che corrisponde al valore medio tra l’IG del glucosio (=100) e quello del fruttosio (=19). Cosi, contrariamente a quanto può sembrare, molti cibi che contengono zuccheri semplici non determinano un innalzamento glicemico superiore a quello provocato da alimenti amidacei più complessi come il pane. Il pane bianco ha mediamente un IG di circa 70. • La presenza delle fibre. L’influenza delle fibre sull’IG di un alimento dipende dal tipo e dal grado di viscosità delle fibre stesse. Quelle del frumento macinato finemente, come quelle del pane integrale, non influenzano la digestione degli amidi e conseguentemente la risposta glicemica. Allo stesso modo, qualunque prodotto preparato con farina integrale avrà un IG simile a uno composto esclusivamente di farina bianca. Le fibre viscose (la fibre solubili) aumentano la viscosità e la densità del bolo alimentare durante il suo lungo percorso nel canale digerente, limitando la penetrazione degli enzimi digestivi all’interno. Quindi la digestione avverrà più lentamente e di conseguenza la risposta glicemica sarà più bassa. I legumi ed alcuni tipi di cereali, come l’avena, hanno un elevato contenuto di fibre viscose e quindi un basso IG. • L’acidità. Rallenta lo svuotamento gastrico e la successiva immissione del bolo alimentare nel duodeno. In particolare, il succo di limone, accompagnando diversi cibi durante un pasto, provoca diminuzione dell’IG totale delle differenti preparazioni alimentari. 7. Qual è l’importanza dell’indice glicemico? Consumare molti alimenti ad alto carico glicemico aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e molti altri fenomeni patologici. Al contrario, i cibi a basso carico glicemico possono prevenire l’obesità, il diabete, la resistenza all’insulina e la comparsa di ipoglicemia. 7
L'assunzione di alimenti ad elevato indice e carico glicemico causa un brusco aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Poiché la glicemia deve rimanere entro un range di valori costante (fra 70 e 120 mg/dl), al picco glicemico segue un rapido rilascio di insulina. Quest'ormone prodotto dal pancreas facilita il passaggio del glucosio dal circolo sanguigno alle cellule dei tessuti, influenzandone il metabolismo. Tuttavia, le cellule non sono in grado di metabolizzare grossi quantitativi di glucosio in tempi rapidi; per questo motivo gli zuccheri in eccesso vengono depositati sottoforma di riserve glucidiche (glicogeno) o lipidiche (aumento del tessuto adiposo). Inoltre, un eccesso di insulina causa un brusco calo della glicemia. Dato che tale parametro deve rimanere costante per soddisfare i fabbisogni energetici dei vari organi (in particolare del cervello), questa repentina diminuzione viene interpretata come un segnale di stress. I centri ipotalamici captano la necessita di zucchero ed elaborano una serie di segnali che stimolano il senso della fame. Se l'individuo, preso dall'appetito, assume nuovamente alimenti ad alto indice e carico glicemico il processo riprende dall'inizio, entrando in un circolo vizioso molto dannoso per la salute. 8. Quali alimenti mi consiglia di assumere per migliorare la stitichezza? Gli alimenti a maggior contenuto di fibra alimentare come la crusca (44% di fibre), i legumi freschi o secchi (fagioli, lenticchie e piselli contengono dal 10 al 25% di fibre), la frutta secca (fichi secchi, uvetta, prugne secche contengono dal 10 al 15% di fibre), la frutta fresca (ciliegie, mele, pere, pesche, arance contengono il 2% di fibre), il pane e la pasta integrale (10%) e la verdura fresca o cotta (carote, spinaci, sedano, pomodorini, peperoni, finocchi che contengono il 2-3% di fibre). Con il termine fibra alimentare si intende un insieme di composti di origine vegetale resistenti all’idrolisi degli enzimi digestivi e all’assorbimento. Le fibre solubili (pectina, galattomannani, gomme, mucillagini) aumentano il tempo di svuotamento gastrico, assorbono acqua e formano sostanze viscose che inglobano carboidrati e lipidi rallentando in questo modo il loro assorbimento. Le fibre idrosolubili arrivate nel colon subiscono un processo di fermentazione da parte dei ceppi batterici con produzione di acidi grassi a corta catena (acido acetico, acido butirrico, acido propionico) che migliorano la stato trofico dell’epitelio colico, riducono il PH intestinale riattivando, con entrambi i meccanismi l’attività segmentaria motoria del colon. 8
9. Cosa sono gli omega 3? In quali alimenti sono normalmente presenti? Gli omega 3 sono acidi grassi essenziali, cioè non prodotti dall’organismo umano ma che devono essere introdotti con l’alimentazione. Gli alimenti che li contengono sono: diverse varietà di pesci (aringa, salmone, sgombro, pesce spada, acciuga, trota), olii di origine vegetale (soia, girasole, oliva, lino), noci e legumi. Gli omega 3 sono acidi grassi polinsaturi e i principali sono : l'acido α-linolenico o ω3α, l'acido eicosapentaenoico e l'acido docosaesaenoico. Gli acidi grassi essenziali (omega 3 ed omega 6) sono indispensabili per un normale accrescimento del feto e del neonato, per lo sviluppo e la funzione neurologica, per l’apprendimento e il comportamento. Per garantire uno sviluppo normale del sistema nervoso è indispensabile garantire un adeguato apporto d’omega 3, soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza, ma anche durante l’allattamento. L’apporto di omega 6 ed omega 3 dovrebbe corrispondere, come per la donna non gravida, rispettivamente al 2% e allo 0,5% dell’energia totale giornaliera. 10. In gravidanza perché è importante assumere calcio? Come posso garantirmi un’adeguata assunzione di calcio? La gravidanza comporta necessità decisamente superiori per quanto riguarda il fabbisogno di calcio. E’ stato calcolato che nel 3° trimestre circa 200-330 mg passano ogni giorno nello scheletro del feto: se non è l’alimentazione materna a fornirli, saranno le ossa della madre a privarsene, decalcificandosi. Anche durante l’allattamento, il fabbisogno di calcio aumenta: per prevenire l’impoverimento del patrimonio materno viene consigliato un aumento quotidiano dell’assunzione di calcio di 200-400 mg al giorno (circa 1200mg di calcio al giorno). L’apporto può essere facilmente soddisfatto con la dieta consumando giornalmente latte o yogurt e 2-3 volte alla settimana formaggi. 11. Perché in gravidanza bisogna far uso di supplementi vitaminici e di ferro? La gravidanza comporta aumentato fabbisogno di vitamine e ferro. Con la sola alimentazione, solitamente, non si raggiungono i quantitativi consigliati. Tenuto conto che la carenza di vitamine e di ferro può avere serie conseguenze sullo sviluppo del feto e che, viceversa, una integrazione oculata è praticamente priva di rischi, si consiglia normalmente una supplementazione di vitamine e di ferro che ne favorisca il deposito, utile sia per il periodo gravidico che per il post-partum 9
Le donne in gravidanza dovrebbero essere incoraggiate a consumare alimenti ricchi di ferro, quali carne magra, pesce, pollame, frutta a guscio e cereali arricchiti. La biodisponibilità del ferro è più elevata quando venga assunto con la carne o contemporaneamente a frutta ricca di acido ascorbico. Le linee guida consigliano un apporto di 30 mg di ferro durante la gestazione. Assai consigliabile la contemporanea assunzione di alimenti ricchi di Vitamina C e acido citrico per l’incremento dell’assorbimento del ferro da essi indotta. 12. Cos’è l’acido folico? Perché è cosi importante assumerlo in gravidanza? L’acido folico è una vitamina. Le linee guida nazionali ed internazionali consigliano in gravidanza un apporto giornaliero di acido folico corrispondente a 400 mcg (si suggerisce cioè un raddoppio dell’apporto rispetto alle donne in normali condizioni fisiologiche). Per prevenire i difetti del tubo neurale (spina bifida ed anencefalia), una patologia che è stata associata alla carenza di folati, la donna in gravidanza può consumare in aggiunta alla normale dieta, alimenti arricchiti o supplementi dietetici contenenti folati opportunamente studiati. Anche nel caso dell’allattamento si consiglia un apporto giornaliero superiore alla norma, ovvero di 350 mcg/die. 13. In quali alimenti è presente l’acido folico? L’apporto di questa vitamina in gravidanza può essere soddisfatto completamente con una corretta alimentazione? Le principali fonti alimentari di folati sono i vegetali a foglia larga(insalata, asparagi, spinaci, broccoli), il fegato, gli agrumi, i legumi, il pane integrale, i cereali integrali, le banane, il lievito, il melone, le uova, le patate. Per garantire un sufficiente apporto di acido folico all’organismo non basta scegliere gli alimenti giusti, bisogna tenere presente che questa vitamina è poco stabile se sottoposta a elevate fonti di calore (il suo valore viene distrutto con la cottura) e alla luce (i cibi che la contengono vanno conservati in modo che non siano esposti direttamente ai raggi solari) pertanto è consigliato far uso di supplementi di questa vitamina. 10
14. In gravidanza il caffè può essere assunto? L’assunzione di caffè deve essere moderata cioè massimo tre tazzine di caffè al giorno. La caffeina, contenuta nel caffè, passa liberamente attraverso la placenta ed il feto la metabolizza con difficoltà. 15. É vero che in gravidanza possono essere assunti con moderazione vino o birra, mentre sono da evitare i superalcolici? L’alcol assunto durante la gravidanza può produrre un ampio spettro di difetti che vanno dall’aborto spontaneo a gravi effetti sul comportamento in assenza di anomalie fisiche. Quindi durante la gravidanza l’alcol non deve essere assunto. La sindrome alcolico fetale (Fetal alcohol sindrome, Fas) è la più grave delle patologie del feto indotte dal consumo di alcol durante la gravidanza. A parità di statura, il corpo delle donne contiene una minore percentuale di acqua rispetto agli uomini, per cui, dopo aver bevuto un uguale quantitativo di una bevanda alcolica la concentrazione di alcol nel sangue delle donne è maggiore rispetto a quella degli uomini. I tempi di eliminazione dell’alcol, già lunghi nella donna, sono per il feto ancora più dilatati. Se una donna incinta consuma bevande alcoliche, l’alcol e, soprattutto, l’acetaldeide (prodotto della metabolizzazione dell’alcol) giunge direttamente nel sangue del nascituro attraverso la placenta. Il feto non essendo in grado di metabolizzare l’alcol come un adulto, viene di conseguenza esposto più a lungo ai suoi effetti nocivi. La probabilità di danneggiare il feto aumenta proporzionalmente al consumo di alcol da parte della madre: ad alto rischio sono i bambini la cui madre ha consumato almeno 80 grammi di alcol puro al giorno. Tuttavia anche l’assunzione abbondante, ma sporadica, di alcol rappresenta un pericolo per lo sviluppo del feto, poiché il consumo di alcol può influire sul suo sviluppo in 11
ogni momento della gravidanza. Ecco alcuni esempi: le dismorfologie facciali e i problemi cerebrali si devono all’esposizione all’alcol durante il primo trimestre di gravidanza il deficit di crescita è legato all’esposizione durante la seconda metà della gestazione l’alterato sviluppo del cranio è dovuto all’effetto dell’alcol nella quarta settimana di gravidanza difetti congeniti più gravi di norma subentrano nei primi tre mesi di gravidanza, periodo in cui si sviluppano gli organi del bambino e durante il quale spesso le donne sono ancora inconsapevoli del proprio stato. 16. Cosa comporta la toxoplasmosi? Se si ha diagnosi negativa al toxo test come posso proteggermi? La toxoplasmosi determina danni al feto e le conseguenze possono essere l’aborto, la morte del feto in utero o poco dopo la nascita. Le strategie di prevenzione per evitare il contagio sono: lavarsi bene le mani, lavare molto bene frutta e verdura, mangiare carne ben cotta, nel caso di insaccati evitare quelli artigianali, indossare guanti se si maneggia la carne cruda e le verdure, se si viene a contatto con le feci dei gatti e di altri animali domestici. 17. Un’alimentazione scorretta può causare la gestosi? Una errata alimentazione non può essere considerata la causa della gestosi ma l’obesità o gli squilibri nutrizionali che ne derivano sono sicuramente riconosciuti come fattori che favoriscono la malattia. 18. Cosa sono gli alimenti funzionali? Gli alimenti funzionali sono alimenti freschi o trasformati che hanno proprietà benefiche sulla salute indipendentemente dal loro valore nutrizionale. Esempi di alimenti funzionali: lo yogurt, il pomodoro, l’aglio, i legumi, il salmone. 12
19. É possibile fare sport in gravidanza? Una donna abituata a fare sport nella vita può tranquillamente continuare durante la gravidanza ma in misura ridotta, chi, invece, ha sempre condotto una vita sedentaria non dovrebbe intraprendere da zero qualsiasi attività sportiva. 20. Quale è lo sport più indicato in gravidanza? Lo sport più indicato è il nuoto. Il nuoto, a differenza di tutti gli altri sport, svolgendosi in acqua, è di tipo antigravitazionale, quindi,l’aumento della massa corporea non rappresenta assolutamente un problema. Non vi sono dati che indichino se l’attività fisica rappresenti un vantaggio o una controindicazione relativamente allo sviluppo del feto e successivamente al travaglio e al parto. Quello che c’è di certo, invece, è che un’attività fisica svolta in maniera corretta, aiuta a controllare il naturale aumento della massa corporea, mantiene una buona funzionalità cardiovascolare e dona una piacevole sensazione di benessere. Perciò, anche, se gli studi non lo dimostrano direttamente, è ovvio che se le dirette interessate si sentono in forma, sia fisicamente che mentalmente, il feto non potrà che trarne benefici. Le attività consigliate sono quelle di tipo aerobico (ginnastica aerobica, ciclismo, passeggiate a passo svelto, nuoto). 21. É consigliato l’uso dei dolcificanti in gravidanza? I dolcificanti sono sconsigliati in gravidanza, allattamento e nei bambini piccoli, in quanto studi hanno dimostrato un aumento dell’incidenza del cancro e di reazioni allergiche Alcuni alimenti contenenti dolcificanti di sintesi sono: coca cola zero, dessert al cioccolato, caramelle balsamiche. 13
22. É vero che alcuni alimenti possono alterare il gusto del latte o causare al lattante piccoli disturbi o reazioni allergiche? Si, questi alimenti sono quelli appartenenti alla categoria “alimenti da evitare”. Alimenti da evitare Cavoli, cavolfiori, broccoli, cardi,asparagi, verza, cicoria, rape, radicchio, carciofi, pomodori acerbi, patate inverdite, funghi, aglio crudo, cipolla cruda, porro, erba cipollina, peperoni. Selvaggina, cacciagione, carni conservate, insaccati, wurstel, zampone, cotenna, bovino con gelatina in scatola. Camerbert, gorgonzola, pecorino, brie, provola affumicata. Strutto,lardo, panna, maionese, insalata russa, dado da brodo, ketchup, noce moscata, curry, peperoncino. Molluschi, polpa di granchio, acciughe salate, acciughe sott'olio. Castagne, frutta secca, legumi poco cotti, fragole, ciliegie,pesche,uva, albicocche Alcolici. 23. É vero che durante l’allattamento bisogna aumentare l’apporto calorico? Si, l’incremento calorico è maggiore di quello richiesto in gravidanza( circa 500Kcal al giorno) ma le raccomandazioni nutrizionali sono quelle indicate in gravidanza. 24.La birra può favorire la produzione del latte materno? Assolutamente no! La birra è una bevanda alcolica che va evitata durante l’allattamento, in quanto può causare danni al bambino. 14
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