Un ponte tra generazioni - L'esperienza dei Tutor Over 60 del progetto "Laboratorio Sud" - Credito Cooperativo
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Fondazione Tertio Millennio «Sei conscio che non cambi l’Italia, ma che quello che fai serve a gettare un seme Un ponte e il progetto che sostieni diventa qualcosa in cui credi, perfino uno scopo di vita, tra generazioni Quaderni della Fondazione non un passatempo». L’esperienza dei Tutor Over 60 del progetto Un ponte tra generazioni “Laboratorio Sud” Ecra Ecra
€ 6, 80 (i. i.)
Un ponte tra generazioni L’esperienza Quaderni della Fondazione dei Tutor Over 60 del progetto “Laboratorio Sud” Testi di Laura Badaracchi Ecra
Indice Presentazione Il paradosso del poter dare, ma del non poter dire di Marco Reggio 5 Giovani senza passato e futuro? Fondazione Tertio Millennio-Onlus La “rent generation” 9 Via Lucrezia Romana, 41/47 00178 Roma Il progetto “Laboratorio Sud” 19 www.creditocooperativo.it E-mail: tmillennio@federcasse.bcc.it La parola ai giovani 37 I “Quaderni della Fondazione” sono a cura di Marco Reggio Risorsa terza e quarta età 49 Titoli già pubblicati: Appendice 57 Finanza per la felicità. La lezione del microcredito (2005) Finanza per la legalità. Il caso Calabria: cooperazione leva del riscatto sociale (2006) Combattere l’usura. Il dibattito nella Chiesa dalle origini al XVIII secolo (2007) Giovani al Sud: restare per cambiare. Esperienze nate dal Laboratorio Sud (2008) Natura e Creato. La sfida ambientale per le BCC (2010) 3
Presentazione Il paradosso del poter dare, ma del non poter dire di Marco Reggio Segretario generale Fondazione Tertio Millennio-Onlus N ell’epoca di Internet, dei social network, della telefonia mobile, sembra pre- valere la velocità della trasmissione del pensiero piuttosto che un suo approfondimento, fenomeno al quale si accompagna la necessaria, forse esasperata, sintesi dell’espressione verbale (ne sono un esempio gli sms contratti all’inverosimile degli adolescenti) per un risultato che condiziona pesantemente i metodi tradizio- nali di studio, approfondimento e confronto. Un dato, questo, analizzato da tempo dai sociologi e dagli esperti di comunica- zione, ma che lascia in sospeso una domanda: una simile trasformazione aiuta o, al contrario, soffoca la necessaria trasmissione delle conoscenze che permettono ad una società complessa di crescere e svilupparsi? Ed ancora, il progressivo invecchiamento della popolazione – tecnicamente più svantaggiata rispetto all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici – non rischia di segnare a sua volta un solco sempre più profondo, forse incolmabile, tra le vecchie e le nuove generazioni incapaci – alla fine – di incontrarsi e di parlarsi? Probabilmente a queste domande si potrà dare una risposta nel tempo, non certo a breve. Ma già da oggi si possono notare trasformazioni significative nella vita sociale determinate sia dalla forte accelerazione dei nuovi meccanismi di trasmis- sione del sapere, sia dalla presenza di un sempre maggior numero di persone che, non più lavoratori attivi ma ancora validi e ricchi di conoscenze e di energie, vivo- no sulla loro pelle il paradosso di una insoddisfazione latente: quella di poter dare ma di non poter dire, di entrare in una sorta di limbo, di zona grigia che rappresen- ta – quella sì – l’anticamera del tradizionale “pensionamento”, dell’essere tagliati fuori da un flusso di crescita che loro stessi hanno contribuito a costruire. E questo, oltre ad essere un problema sociale, rappresenta – per l’Italia di oggi – un lusso che forse non ci si può permettere. Posto che l’intero sistema si basa su un equilibrio difficile, ma essenziale, tra giovane e non più giovane, tra chi insegna e chi impara, tra lavoratori attivi e pensionati in un bilanciamento finalizzato alla trasmissione del sapere, delle arti, dei mestieri, degli stessi meccanismi del welfare, come in una sorta di moto perpetuo e circolare, perfetto nella sua semplicità. Il grande filosofo Norberto Bobbio, in una sua indimenticabile lectio magistralis 5
Un ponte tra generazioni Presentazione in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Politiche Intervenendo con proposte concrete in settori quali il lavoro, l’assistenza sanitaria, i dell’Università di Sassari, ebbe a dire: “L’emarginazione dei vecchi in un’età in cui il servizi sociali, l’istruzione per gli adulti, il volontariato, gli alloggi, i servizi infor- corso storico è sempre più accelerato, è un dato di fatto, che è impossibile ignorare. mativi ed i trasporti. Nelle società tradizionali statiche che si evolvono lentamente, il vecchio racchiude in se Il libretto che avete tra le mani, il sesto titolo della collana “I Quaderni della stesso il patrimonio culturale della comunità, in modo eminente rispetto a tutti gli altri Fondazione Tertio Millennio”, la Onlus del Credito Cooperativo italiano, vuole allo- membri di essa. Il vecchio sa per esperienza quello che gli altri non sanno ancora e ra, in particolare, presentare il senso dell’esperienza originale dei Tutor applicati al hanno bisogno di imparare da lui, sia nella sfera etica, sia in quella del costume, sia in progetto “Laboratorio Sud” con il quale la Fondazione stessa sostiene ed accompagna quella delle tecniche di sopravvivenza. Non solo non cambiano le regole fondamentali lo sviluppo di imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno. Il progetto, nato nel 2003, che reggono la vita del gruppo, riguardanti la famiglia, il lavoro, i momenti ludici, la gua- ad oggi ha sostenuto 35 iniziative giovanili di impresa erogando importanti contri- rigione delle malattie, l’atteggiamento rispetto al mondo di là, il rapporto con gli altri buti a fondo perduto per le fasi di start up e mettendo a disposizione dei giovani per- gruppi, ma non cambiano neppure e si tramandano di padre in figlio le abilità. sone in grado di percorrere un pezzo di strada insieme, magari quella iniziale, la più Nelle società evolute il mutamento sempre più rapido sia dei costumi sia delle arti difficile. ha capovolto invece il rapporto tra chi sa e chi non sa. Il vecchio diventa sempre più I Tutor sono dei consulenti esperti, in grado di affiancare i giovani cooperatori colui che non sa rispetto ai giovani che sanno, e sanno, tra l’altro, anche perché hanno nella complessa fase di avvio dell’impresa, nella redazione di piani industriali come maggiore facilità di apprendimento”. anche nello sviluppo nelle relazioni con enti locali ed istituzioni. Dei Tutor, una Oggi questo forse non è sempre vero, proprio grazie ai mezzi di comunicazione buona parte sono proprio personale oggi a riposo di Banche di Credito Cooperativo sviluppatisi esponenzialmente negli ultimi anni. A meno di non confondere il “sape- o di enti e società del Credito Cooperativo. Che hanno accettato di scommettere nuo- re” con l’accumulazione di nozioni tecniche – rischio sempre in agguato – mentre vamente su se stessi e di mettere tanta e qualificata esperienza ancora al servizio invece il nostro approfondimento vorrebbe mettere l’accento sul sapere come antido- della cooperazione, sia pure sotto forma diversa. Rimettendosi in gioco e dimostran- to all’impoverimento di una nazione, posto che il sistema scolastico appare sempre più do a se stessi, e non solo, che fuori dal lavoro attivo hanno ancora una utilità socia- indebolito, la ricerca scientifica assorbe risorse infinitesimali non confrontabili con le elevatissima e tanta conoscenza da trasmettere. quelle degli altri Paesi e che – da ultimo – le trasformazioni del mercato del lavoro Si sono così anche sviluppate, negli anni, storie personali e vere e proprie amici- disegnano in prospettiva un Paese più fragile e povero, dove i giovani di oggi, un zie che, in molti casi, hanno permesso di andare al di là degli stereotipi, sempre in domani pensionati, non avranno probabilmente un reddito sufficiente a vivere agguato, tra un Nord efficiente (il primo nucleo dei Tutor è stato difatti costituito da dignitosamente. A meno di consumare il risparmio accumulato dalle generazioni ex personale direttivo della Federazione Veneta delle BCC associato nell’Asdir) ed un precedenti, come già sta accadendo. Sud che sembra più lento nel reagire agli stimoli: mentre proprio l’esperienza del Questo è il quadro, non proprio esaltante, che si ha di fronte. E sul quale il “Laboratorio Sud” – e questo mettere a contatto persone di età, di provenienza e di Credito Cooperativo italiano, strutturalmente attento alle trasformazioni sociali sensibilità differenti – ha dimostrato come invece nel Mezzogiorno esista una gran- profonde, ha provato ad intervenire. Nel tentativo, ancora una volta, di “sperimen- de tensione morale, una voglia di cambiamento, una energia pulita incarnata da tare”. Cosa? La possibilità di impiegare a fini di sviluppo culturale, sociale ed econo- tantissimi giovani pieni di valori e di tenacia da essere, a sua volta, una ricchezza mico la grande esperienza accumulata sul campo da persone, professionisti, che nuova per tutto il Paese. Utile, alla fine, anche agli stessi Tutor partiti per aiutare e hanno speso anni al servizio delle banche del territorio, che hanno ancora energie tornati a casa, a loro volta, più ricchi in un rapporto di feconda reciprocità. sufficienti a trasmettere conoscenze, a consolidare quel ponte tra generazioni che – Proprio in queste speciali relazioni tra i giovani del Sud e i loro particolari maestri abbiamo visto – è essenziale alla tenuta del nostro tessuto sociale. si è potuta sperimentare una nuova possibilità di trasmettere conoscenza. Riscoprendo A rendere attuale questa scelta di campo, anche il dato significativo della pro- il valore della prossimità, dell’attenzione e del rispetto reciproco, consapevoli che è pro- clamazione, da parte del Parlamento Europeo, del 2012 quale “Anno Europeo dell’in- prio dalla cura di queste relazioni che si può e si deve ricucire anche un tessuto sociale vecchiamento attivo e della Solidarietà tra generazioni”. Una sfida, anche per i respon- pericolosamente sfilacciato ed incapace di trattenere la propria memoria storica. sabili politici, al fine di migliorare le possibilità di invecchiare restando attivi. In un recente intervento ad un Convegno all’Università di Bologna, la scrittrice 6 7
Un ponte tra generazioni Barbara Spinelli, intervenendo sul tema del passaggio tra le generazioni, ha parago- Capitolo 1 nato questa necessaria esperienza di contatto tra giovani ed anziani alla corsa a Giovani senza passato e futuro? staffetta. “Ciascun concorrente – ha detto – deve percorrere una frazione e trasmet- La “rent generation” tere un bastoncino al subentrante. Non a caso il bastoncino si chiama testimone. La regola vieta di lanciare al compagno il testimone nelle zone di passaggio e fissa rego- le precise sulla sua caduta (se cade può raccoglierlo solo chi l’ha perduto, l’incapace di tramandare). Anche nel passaggio tra generazioni è così: la consegna del testimone avviene in seguito a tocco, con la mano, del corpo del concorrente in partenza da parte del concorrente in arrivo. Il testimone è l’eredità: è quello che lasciamo all’al- tro perché cominci la sua corsa”. S enza passato, né futuro: i giovani del terzo millennio non attraversano un periodo facile, per il loro inserimento sociale e la costruzione progettuale di un avvenire nel nostro Paese. Sembra che i titoli di studio raggiunti o l’esperienza lavo- Infine, un dato che può interessare anche l’attività tipica di una BCC in quanto rativa accumulata – in una parola, la meritocrazia – non bastino, talvolta, a sfondare il banca locale: questo Quaderno, come leggerete, vuole essere non solo una raccolta muro di gomma della mentalità della “raccomandazione”. E soprattutto a superare la di testimonianze, ma anche una lente di ingrandimento su un fenomeno sociale fase di stallo, in ambito produttivo, in cui siamo ancora impantanati. Lo ha fatto notare imponente come quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Grazie il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Mai come in questi momenti gli all’aiuto di Laura Badaracchi, giornalista professionista che ha collaborato nella imprenditori si sentono soli». Ma se un clima nebuloso avvolge le aziende, i suoi effetti redazione dei diversi capitoli, abbiamo voluto offrire anche uno spaccato sociale su si espandono a intere famiglie. E a farne le spese sembrano soprattutto giovani e donne. questo fenomeno, citando fonti specializzate ed esempi virtuosi di come, sul territo- La crisi economica che ha colpito non solo il nostro Paese fa registrare, tra i suoi effetti rio da Nord a Sud, si possa oggi favorire un invecchiamento di qualità. Conoscere la a cascata, anche una disoccupazione crescente tra chi appartiene alla fascia d’età fra i 15 realtà, ancora una volta, può aiutare le nostre BCC a rispondere sempre meglio alle e i 24 anni: lo snocciolano i recenti dati Istat, che stima un trend negativo, purtroppo. nuove esigenze che si presentano, accompagnando i territori verso una crescita di A marzo 2011 la disoccupazione giovanile era cresciuta di 0,3 punti percentuali su base qualità, nel nome del loro essere comunità di persone. mensile, passando al 28,6 per cento, mentre l’indice aumenta dell’1,3 per cento su base annua. Cifre preoccupanti, che fanno temere per le nuove generazioni un futuro incer- to, quantomeno segnato pesantemente dalla critica congiuntura economica. Già lo scor- so anno la sociologa Chiara Saraceno evidenziava: «In un Paese in cui periodicamente si accusano i giovani di adagiarsi nel comfort familiare, una intera generazione di giovani sembra congelata in una dipendenza economica che ne vincola ogni autonomia pro- gettuale e di vita a causa del combinarsi degli effetti di un mercato del lavoro segmen- tato anche su basi generazionali e di un sistema di ammortizzatori sociali che riproduce questa stessa segmentazione»1. Non solo: la dipendenza dalla famiglia di origine, a motivo dell’impossibilità di un’autonomia economica «si acuisce in un contesto di forti disuguaglianze sociali tra giovani per nulla scalfite dalle politiche formative. Mentre i giovani laureati italiani hanno salari di ingresso molto più bassi dei loro coetanei europei ed anche forme di protezione dalla perdita del lavoro molto più ridotte, l’Italia è uno dei Paesi europei in cui la percentuale di giovani tra i 18 e 29 che non è né in formazione né nel lavoro è tra 1 C. Saraceno, “I giovani lasciati soli”, in La Repubblica, 27 maggio 2010. 8 9
Un ponte tra generazioni 1. Giovani senza passato e futuro? le più alte in Europa, 21,2%. Detiene anche il non invidiabile primato nella percentuale «Con la globalizzazione, l’industria non ha più posti da offrire ai giovani: i trentenni di chi lascia la scuola presto, senza aver conseguito un diploma di scuola superiore, devono inventarsi un’altra economia. Che bisogno c’è di possedere tutti auto, casa, giar- 19,2%»2. dino? Mettiamo in condivisione i beni e manterremo un livello di benessere alto anche Secondo Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl «sono due le linee con redditi più bassi» suggerisce l’economista Loretta Napoleoni6. Una fantasia utopisti- di frattura sociale: una crescente separazione tra scuola e lavoro e, nell’ultimo periodo, ca, o forse il suggerimento a potenziare una mentalità di cooperazione e di condivisio- un vero e proprio blocco dell’accesso al lavoro, determinato dal protrarsi della crisi eco- ne che può diventare la chiave di volta per uscire dall’empasse? nomica. A tale grave situazione bisogna rispondere in modo univoco e coordinato con Non è questa la sede per un’analisi sociologica approfondita del fenomeno, che pre- un solo obiettivo: riaprire le porte del lavoro ai giovani». Come affrontare l’emergenza? senta anche casi particolarmente originali, come quello di Simone Perotti7. La quarta di «Potenziare l’apprendistato, in particolare quello professionalizzante, che deve diventa- copertina del suo libro, edito da Chiarelettere e intitolato in modo eloquente Adesso re canale di accesso preferenziale al lavoro, un vero e proprio “contratto di primo lavo- basta, recita: «Cambiare vita da soli sembra una scelta troppo faticosa. Addirittura ro”, irrobustendone le incentivazioni; per le aree territoriali a maggiore disoccupazione, impossibile. Invece no. Il downshifting (“scalare marcia, rallentare il ritmo”. Ma anche come il Mezzogiorno, concentrazione delle risorse disponibili sul credito d’imposta per “scivolare verso il basso”) è un fenomeno sociale che interessa milioni di persone nel nuove assunzioni e stimolo degli investimenti in innovazione e ricerca per promuovere mondo, complice anche la crisi. Ma non si tratta solo di ridurre il salario per avere più opportunità di lavoro qualificato per giovani diplomati e laureati. Vanno poi regolati tempo libero. Simone Perotti propone qui un cambio di vita netto, verso se stessi, il meglio, combattendo gli abusi, gli stage e i tirocini»3. mondo che ci circonda, le abitudini, gli obblighi, il consumo. [...] L’insicurezza econo- Concorda il segretario confederale dell’Ugl, Nazzareno Mollicone: «Sono urgenti mica cui andiamo incontro è anche un’occasione per ripensarci». Le sue riflessioni e la misure d’intervento mirate a rimuovere i “colli di bottiglia” che impediscono le assun- sua esperienza affascinano, se il volume (uscito nel 2009) è un bestseller arrivato all’un- zioni, prestando particolare attenzione soprattutto alla difficile condizione dei giovani dicesima edizione. attraverso il rilancio dell’apprendistato professionalizzante, da tempo molto carente, Altri giovani “preferiscono” o scelgono deliberatamente di emigrare all’estero, come strumento prioritario di inserimento nel mondo del lavoro»4. «armati di testa, voglia di fare, e tanta grinta» recita “Cervelli in fuga”8, il sito dei giovani Nelle regioni del Sud, poi, la situazione appare ancora più grave. E tuttavia la crisi di professionisti italiani a Londra e New York «per parlare di Italia in modo apolitico, futuro che incombe sui giovani non attiene “soltanto” alla sfera occupazionale, che a costruttivo e divertente». Un utente annota: «Sono un “vecchietto” di 40 anni e sono cascata porta con sé la precarietà degli affetti, dell’acquisto di una casa, del progettare veramente stufo di vivere e soprattutto lavorare in Italia... Sono ingegnere civile e da qui la costruzione di una famiglia e la nascita di figli. Su una popolazione lavorativa in Italia a settembre frequenterò un Executive Master in Project Management con la speranza di 20 milioni, dai 3 ai 5 milioni sono precari con contratti a tempo determinato senza poi di poter partire... Sono ancora in tempo?». diritti e senza organizzazioni che li rappresentino in modo ufficiale. «L’Istat di recente ha Tra i post, anche un’amara rielaborazione del Giuramento di Ippocrate, ad opera di contato i contratti “atipici”, che ormai coprono il 18 per cento del mercato del lavoro e un ricercatore precario, che offre numerosi spunti di riflessione sia a giovani che ad sono la norma nelle professioni intellettuali e tra i nuovi assunti: 4.145.113 persone, con adulti: «Giuro di investire tempo, denaro, risorse ed energie nella formazione universi- età per lo più dai venti ai quarant’anni, sbarcano il lunario con i 1.000 euro della paga taria senza chiedere nulla in cambio: né denaro, né contratti, né un impiego stabile. media di un cocopro o di un contratto a termine»5. […] Giuro di passare la domenica e il giorno di Natale nei laboratori vuoti, perché qual- Persone che non possono assaporare il beneficio della stabilità, materiale e psicolo- cuno deve seguire le ricerche. Giuro di partecipare a ogni bando e concorso, sperando gica. Non a caso un neologismo ad effetto ha parlato di loro come la “Rent generation” (la generazione in affitto). 6 Ibidem. 7 Ha lavorato per quasi vent’anni nel settore della comunicazione, poi ha lasciato soldi e carriera e si è trasferito in Liguria, nell’entroterra spezzino, per dedicarsi esclusivamente a scrivere e navigare. Oggi 2 Ibidem. trascorre circa quattro mesi l’anno in mare. Per vivere trasferisce imbarcazioni, fa lo skipper e l’istrut- 3 In AgenParl, 29 aprile 2011. tore di vela, ma svolge anche lavori di ogni genere, vende le sue sculture e i suoi pesci, visibili sul sito 4 In Agenzia Redattore Sociale, 29 aprile 2011. www.simoneperotti.com. 5 E. Lucchini, “Ecco l’identikit del nuovo disoccupato”, in Io donna, 22-28 gennaio 2011. 8 www.cervelliinfuga.com. 10 11
Un ponte tra generazioni 1. Giovani senza passato e futuro? in un assegno di ricerca o in una borsa di studio. Giuro di non farmi una famiglia né dere consigli, con cui confrontarsi e anche scontrarsi, tuttavia distinguendo i ruoli e pro- avere figli; giuro di non prendere mai in affitto un appartamento quando posso accon- teggendoli da derive giovanilistiche da parte di ultracinquantenni o ultrasessantenni che tentarmi di una stanza doppia. Giuro di non sperare più nel futuro e soprattutto giuro non accettano il tempo che passa e non assumono le responsabilità di “traghettare” i che faccio questo lavoro solo per amore». figli verso il domani. D’altra parte, però, se «i giovani hanno bisogno di adulti che trasmettano loro La ricchezza dello scambio intergenerazionale modelli di riferimento, integrando ed arricchendo le relazioni affettive ed educative» è altrettanto vero che «oggi gli anziani sembrano spiazzati da una società in rapido muta- In momenti di passaggio, come quello che stiamo vivendo, ci si deve ancorare a qual- mento e che richiede nuove competenze. Chi ha vissuto più a lungo porta con sé un cosa di solido, che non sprofondi nelle sabbie mobili dell’incertezza. Valori, esperienze, “dono” che nessuno sembra voler ricevere e a cui forse anche gli stessi adulti credono ricordi, testimonianze di difficoltà superate diventano preziose, se non presentate con poco. Gli adulti sono chiamati ad un arduo compito educativo: incrementare il dialogo un eccessivo tono nostalgico, ma con il loro peso intrinseco di vita vissuta, e riuscita. Al intergenerazionale, affrontare in modo costruttivo i conflitti, offrire sostegno nei contrario, appiattire o addirittura annullare lo scambio tra generazioni risulta deleterio momenti di difficoltà»11. se si vogliono gettare le basi per un futuro di speranze condivise. Insomma, alla base dello scambio tra generazioni risiede un problema educativo e Gli adulti e gli anziani, dunque, sono chiamati a riappropriarsi del loro ruolo di padri formativo di vaste proporzioni. Un nodo ineludibile, se non si vuole fare terra bruciata e nonni, per trasmettere ai giovani quelle competenze e quel know how acquisito in delle conquiste già raggiunte e, da parte dei giovani, di un entusiasmo e una creatività anni di lavoro, di confronto con le problematiche economiche e politiche: «La demo- con cui contagiare chi è più in avanti con gli anni. Trattandosi di una relazione non a crazia non possiamo considerarla alla stregua di una eredità da trasformare in rendita senso unico, i ragazzi non devono sentirsi vasi da riempire o, comunque, in diritto di senza nessun investimento. [...] Partire da un impegno in prima persona di ognuno, ricevere e basta: hanno a loro volta molto da condividere, da mettere in campo per gio- nella semplicità o complessità delle nostre professionalità o responsabilità, prendendo carsi in un rapporto paritario. E diventare vasi comunicanti – secondo il principio fisico in mano quella vanga che ci fa lavorare con fatica, che ci richiede tempo, che non dà per cui un liquido contenuto in due contenitori comunicanti tra loro raggiunge lo stes- risultati immediati ma che è l’unico presupposto efficace per un raccolto abbondante di so livello – creando un circuito virtuoso di buone pratiche, tutto da sperimentare. democrazia e pace»9. Sogno siderale o realtà concreta? «Tutto questo sarà possibile solo attraverso uno Trasmissione di competenze e memorie scambio intergenerazionale autentico in cui l’esperienza di vita personale, di impegno pubblico e sociale venga trasmessa in modo appassionato ai più giovani, che spesso Non mancano nel nostro Paese esperienze sul campo che testimoniano la trasmissione diventano invece solo il target dei settori commeciali e di marketing che vedono in que- concreta di competenze e memorie tra generazioni. Non solo perché «necessità fa virtù» sto tipo di utenza la chiave per poter espandere i propri interessi. È l’autenticità del rap- come recita un proverbio che si addice allo “scambio” tra anziani e studenti fuori sede: porto che rende efficace il messaggio». E i giovani italiani «chiedono di essere interpel- i primi affittano una stanza della loro casa e integrano la pensione, i secondi hanno la lati per avanzare idee, contributi, preoccupazioni ed interessi che li riguardano. Scambio possibilità di prezzi calmierati per un alloggio. Ma l’esperienza, anche in tempi di crisi interenerazionale significa ascoltare queste voci e non farle diventare solo dichiarazioni economica, insegna che i vantaggi di questo accordo non si fermano all’aspetto finan- solenni»10. ziario. Tra gli esponenti della terza età e i giovani universitari, infatti, spesso si instaura Per ridare prospettive alle nuove generazioni, quindi, è necessario che le età ana- un dialogo che diventa uno stimolo per entrambi e un modo per connettere ricordi del grafiche corrispondano a quelle psicologiche, per così dire: i giovani si aspettano di tro- passato a saperi del presente. vare tra gli adulti figure di riferimento, per lo spessore culturale e valoriale, a cui chie- Lo dicono i dati del progetto “Prendi in casa uno studente”, promosso dall’associa- 9 A. Cesari, “Europa dello scambio intergenerazionale”, in Educazione&Scuola, 4 giugno 2009 (su 11 Lo sostiene il professor Domenico Simeone, docente di pedagogia generale all’Istituto teologico www.edscuola.it). marchigiano (sede di Fermo), nella relazione tenuta a Collevalenza (Perugia) il 27 gennaio 2008, sul 10 Ibidem. tema “La comunicazione tra genitori e figli”. 12 13
Un ponte tra generazioni 1. Giovani senza passato e futuro? zione MeglioMilano in collaborazione con la Provincia del capoluogo lombardo. dall’Ardsu (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) di Firenze all’anziano «L’esperienza è nata da un’analisi del contesto milanese, che registra oltre 40.000 stu- candidato al progetto “Abitare insieme”: un autentico invito a trasformare il quotidiano in denti, tra fuori sede e pendolari, iscritti all’Università, molti dei quali vivrebbero a una semplice «scuola di vita», in un’occasione di relazione e di confronto generazionale che Milano ma non possono affrontare i canoni del libero mercato. Sono inoltre 280.000 le migliora senza dubbio la qualità dell’esistenza delle persone coinvolte13. persone anziane che vivono a Milano, in molti casi da sole» spiegano gli organizzatori, che non hanno fatto “altro” che incrociare i bisogni, intercettare necessità e implemen- Vasi comunicanti di saperi tare anche un contatto intergenerazionale12. Dal 2004, su oltre 240 convivenze avviate, ne sono state interrotte soltanto 6 per incompatibilità. Le coppie sono formate soprat- I saperi, dunque, si possono comunicare in tanti modi: sotto lo stesso tetto per un tutto da donne (91% dei casi): 73 anni l’età media dell’ospitante, 22 della studentessa. periodo, durante incontri in una biblioteca o in un archivio storico, in un gruppo o in Entrambe si incontrano per il pasto serale, preparato e consumato insieme; altri una cooperativa. E in alcuni luoghi storici che sono diventati sacrari a cielo aperto, come momenti di condivisione sono le uscite per cinema o mostre e incontri con i rispettivi le Fosse Ardeatine, a Roma. Racconta Rosina Stame, dal 2007 presidente dell’Anfim familiari. (Associazione nazionale famiglie italiane dei martiri caduti per la libertà della patria), «Un progetto che mi ha fatto pensare a come poter affrontare la nuova esperienza che per anni ha accompagnato come volontaria le scolaresche alla scoperta del a Milano, a come studiare in modo tranquillo… Mi aspettavo di trovare una persona Mausoleo, luogo dell’eccidio nazista del ’44 dov’è sepolto suo padre. adulta con cui confrontarmi e ho trovato una signora con cui ho avuto discussioni Nicola Ugo Stame, tenore, sergente maggiore motorista dell’Aeronautica e partigia- costruttive» riferisce una studentessa. Le fa eco un’altra universitaria, alloggiata da una no, venne giustiziato con un colpo alla nuca e le mani legate dietro la schiena, a soli 36 signora anziana: «Mi sono trovata benissimo da subito, ci siamo piaciute… È stato anni; è una delle 335 vittime, tra cui 75 ebrei. Rosina, insegnante in pensione, conosce meglio rispetto ad altre convivenze con ragazzi… Così ho studiato e in tre anni mi sono tutte le loro storie e le ha raccontate a ragazzi pieni di stupore. «Sentiamo come un laureata». E un altro studente afferma: «Ho imparato che si può convivere anche con dovere e una missione trasmettere l’esempio dei nostri martiri ai giovani. Diversi mem- persone molto diverse da noi, nel rispetto». bri dell’Anfim accompagnano visitatori e alunni all’interno del Sacrario, rispondendo In Veneto, per la precisione a Padova, si sono mobilitati l’Asu (Associazione studen- alle loro domande; i ragazzi si mostrano attenti, meravigliati e incuriositi», riferisce, pre- ti universitari) insieme al Sindacato pensionati italiani, al Comune, all’Auser e alla coo- cisando: «Editiamo libri, promuoviamo incontri, siamo invitati a convegni: vogliamo perativa AltreStrade, per l’iniziativa di ospitalità anziani-studenti “Non più da soli”, rite- continuare a seminare fra le nuove generazioni. Per non dimenticare». nendo che «i contrasti generazionali di cui si discute sulla stampa sono, in realtà, il frut- L’importanza della memoria storica, dunque. È solo un esempio di quante ricchez- to di una non abbastanza approfondita riflessione e che, al contrario, terza età e giova- ze inestimabili nei bauli dei ricordi possono divenire un’ermeneutica del presente per i ne generazione hanno il desiderio e la volontà (ma non lo spazio) di incontrarsi e comu- giovani che non hanno vissuto determinati fatti. Ma conoscere il passato significa pure nicare». allenarsi culturalmente, riappropriarsi delle proprie radici territoriali e nazionali, fare i Negli anni il progetto è stato ribattezzato significativamente “GenerAzioni insieme”. conti con vicende che forse intimoriscono o restano irrisolte nonostante il trascorrere E la Mutua studentesca ha “esportato” l’idea anche a Siena, Roma, Bologna e Catania; a degli anni. Trieste il servizio, patrocinato dagli Enti locali, ha previsto inoltre la supervisione di uno Forse il nocciolo della questione sta proprio nel trovare occasioni, modalità e tempo psicologo. – ormai una “merce”, visto l’affastellarsi d’impegni che sembra schiacciare i momenti «Credi di poter entrare a far parte del mondo studentesco magari permettendo al dedicati al dialogo reciproco, non virtuale ma reale – perché i vasi delle generazioni ragazzo di ricevere ospiti per studiare? Pensi di essere in grado di supportare con la tua comunichino tra loro. Gli anziani lo sanno: nel secolo scorso ci si ritrovava seduti alla esperienza l’importante preparazione dello studente per renderlo in grado di affrontare stessa tavola almeno per cena, oppure davanti al camino; c’erano ritualità domestiche così gli svariati problemi che gli si presenteranno in futuro?». Queste le domande poste oggi quasi scomparse ma non sostituite da altre. Le parole sfuggono, per lasciar spazio 13 12 Il video Poli opposti (www.meglio.milano.it/poli_opposti.html) racconta questa esperienza attraver- Cfr. Laura Badaracchi: “Anziani e studenti: saperi a confronto”, scritto il 30 marzo 2010 sul sito so diverse voci. www.centromaderna.it. 14 15
Un ponte tra generazioni 1. Giovani senza passato e futuro? alla tv, alla posta elettronica, ai cellulari e ai palmari. Questioni che riguardano tutti, nessuno escluso. Si può cominciare dai piccoli passi Don Armando Matteo, assistente nazionale della Fuci (Federazione Universitari a sciogliere la matassa. Creando occasioni ad hoc per una comunicazione autentica tra Cattolici Italiani) ha approfondito la questione, chiedendosi «quale cura si esprime generazioni negli ambienti in cui ci si trova a vivere e nell’infinita gamma delle relazio- attualmente nei confronti dei giovani? L’impressione generale è quella di una società ni, esprimendo con le sfumature caratteristiche di ogni persona il desiderio di trovare che nutre ambivalenti sentimenti nei loro riguardi. Da una parte chiunque si rende punti d’incontro, di costruire ponti e gettare ancore in porti sicuri. conto delle difficoltà che le nuove generazioni riscontrano nel trovare un lavoro, un’a- bitazione, un ambiente per mettere serenamente al mondo figli e per condurre un’esi- stenza sottratta alla frenesia e alla pazza corsa delle nostre metropoli postmoderne». Tuttavia, insiste Matteo «le concrete iniziative a vantaggio dei giovani non sembrano appropriate alle loro oggettive difficoltà. In questo settore ci si muove con inusuale lentez- za e la strategia adottata, alla fine, risulta quella di “parcheggiare” i giovani in particolari “non luoghi” quali l’università, con percorsi formativi smisurati tra lauree brevi, lauree magistrali e master (spesso inutili), le mille forme del precariato, l’infinito periodo del fidanzamento (spesso e paradossalmente destinato a durare più a lungo del matrimonio, quando ovviamente ci sono le forze e la pazienza per giungere a tale evento) e l’impossi- bilità di assumere ruoli di qualche responsabilità nella gestione della cosa pubblica». Un’analisi impietosa, certo, che se possibile affonda il coltello ancora più a fondo, per individuare le cause dello scenario presentato: il sacerdote, infatti, è convinto che questa situazione tradisca «una forma di particolare risentimento nei confronti dei gio- vani. In una società, infatti, dove è un must sentirsi e mostrarsi (spesso ad ogni costo e ancora più spesso senza alcun senso di misura) “giovani”, coloro che giovani lo sono davvero, per ragioni anagrafiche, creano fastidio, imbarazzo. Questi ultimi, infatti, con la loro pura presenza testimoniano che non tutti sono giovani ed è per questo che attira- no su di sé il risentimento collettivo, che produce una bassa qualità di attenzione nei loro confronti, mancando di predisporre le condizioni per un loro autentico sviluppo sui diversi livelli che caratterizzano l’esperienza umana». In sostanza, vasi comunicanti non significa contenitori identici: lapalissiano. Ed è noto che per riconoscere la propria identità bisogna differenziarsi dall’altro, scoprire la personale peculiarità che contraddistingue ognuno di noi. A questo proposito, secondo Matteo «emerge la seria incompetenza dell’attuale società a ridefinire i rapporti tra le generazioni, le quali hanno subìto un processo di trasformazione di portata straordina- ria e di incredibile velocità, e non è certo facile prevedere come si svilupperà un tale stato di cose. Di sicuro, da questo dipenderà molto del futuro della civiltà occidentale. Del resto, le attuali strumentazioni concettuali non sempre riescono a tenere il ritmo della rapidità con cui si ridefinisce il volto della stessa società»14. 13 Cfr. Laura Badaracchi: “Anziani e studenti: saperi a confronto”, scritto il 30 marzo 2010 sul sito www.centromaderna.it. 16 17
Un ponte tra generazioni Capitolo 2 Il progetto “Laboratorio Sud” H a già compiuto 8 anni e continua a consolidarsi nei territori dov’è stato lan- ciato. Avviato nel 2003, il progetto “Laboratorio Sud” è finalizzato alla «valo- rizzazione di iniziative di job creation nel Mezzogiorno» come recita lo statuto della Fondazione Tertio Millennio, che si propone di promuovere e inserire nel mondo del lavoro giovani in situazioni di svantaggio sociale, occupazionale, economico. L’iniziativa si sviluppa grazie a relazioni con le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (BCC) del territorio, oltre che con diocesi, associazioni e organizzazioni di “area”. Un elemento caratterizzante del programma, infatti, è la collaborazione con il “Progetto Policoro” della Conferenza Episcopale Italiana1, che vede diverse diocesi del Sud protagoniste nell’attivare imprese giovanili, la maggior parte in forma cooperativa. Queste ultime, pertanto, possono contare su un significativo avvio di carattere valoriale e dell’assistenza diretta dei diversi “animatori di comunità”. Il progetto si articola in diverse fasi: anzitutto, l’individuazione di “buone esperien- ze” di imprenditorialità giovanile nelle regioni meridionali che hanno come obiettivo la creazione di nuova occupazione; successivamente, la ricerca di una BCC sensibile a que- sto tema, capace di sostenere e promuovere un progetto di particolare valore sociale; in terza battuta, la messa a disposizione da parte della Fondazione di somme a fondo perduto per l’acquisto di beni strumentali, al fine di dare – nell’immediato – “gambe stabili” ai vari progetti; infine, la messa a disposizione, gratuitamente, di un Tutor (manager) con funzioni di consulenza ed affiancamento, consapevoli dell’importanza della formazione e dell’assistenza continua. Nell’ambito del “Laboratorio Sud”, la Fondazione eroga contributi a fondo perduto – destinati all’acquisto di beni strumentali – alle imprese giovanili che ne fanno richie- sta presentando un progetto di sviluppo alla BCC territorialmente competente. Pertanto il contributo non può essere destinato a spese di consumo o a costi di gestione e deve essere, naturalmente, puntualmente rendicontato inviando copia delle fatture di spesa in relazione ai costi previsti nel progetto iniziale. 1 www.progettopolicoro.it. 18 19
Un ponte tra generazioni 2. Il progetto “Laboratorio Sud” Dal 2003 al 2010: un bilancio in fieri Cooperativo (a breve è prevista la nascita di una vera e propria “Associazione dei Tutor” con propria vita giuridica e organizzativa) o all’interno della BCC locale, che ha accolto In otto anni il progetto “Laboratorio Sud” ha sostenuto e affiancato 35 progetti di altret- e presentato il progetto; si tratta di figure che incarnano un elemento di originalità tante cooperative giovanili, erogando contributi per quasi 600mila euro. Non solo: ha peculiare del “Laboratorio Sud”, in grado di fornire quel quid di tipo professionale e creato occupazione aggiuntiva e – soprattutto – innescato processi virtuosi di crescita umano che spesso è la prima molla capace di innescare processi virtuosi di sviluppo. Si individuale e collettiva. Sono 7 i Tutor “over 60”, personale direttivo in quiescenza di differenziano in due tipologie: i Tutor radicati sul territorio e quelli provenienti da regio- BCC, Federazioni Locali o di enti e società del sistema Credito Cooperativo oggetto del- ni del Nord, costituito da ex dirigenti del Credito Cooperativo oggi in pensione (non a l’approfondimento di questo Quaderno; 17 invece i manager delle BCC locali che caso erano stati chiamati, in un primo momento, “Manager Oltre Frontiera”; di loro par- affiancano i giovani. leremo diffusamente in questo capitolo per evidenziare l’arricchimento insito in questo Attualmente le BCC attive come partner del progetto “Laboratorio Sud” sono 14: confronto di mentalità, modus operandi, contesti sociali di appartenenza). BCC dei Due Mari di Calabria (Cs), BCC di Battipaglia (Sa), BCC di Cassano delle Murge Indubbiamente quella dei Tutor rappresenta un’esperienza unica nel panorama ita- (Ba), BCC di Cittanova (Rc), BCC di San Marzano di San Giuseppe (Ta), BCC di liano ed in particolare in quello bancario. Non soltanto per il valore di crescita sociale Montepaone (Cz), BCC di Mediocrati (Cs), BCC Giuseppe Toniolo di San Cataldo (Cl), ed economica dei territori, ma per la capacità di generare «la partecipazione intesa BCC dei Castelli e degli Iblei (Cl), BCC della Valle del Trigno (Ch), BCC della Sila Piccola anche come offerta di opportunità, di integrazione, di sviluppo. A cominciare dalle Taverna (Cz), BCC di Sassano (Sa), BCC di Mussomeli (Cl), BCC di Napoli. nostre comunità»3. Inoltre dal 2009 Fondosviluppo2 è partner della Fondazione Tertio Millennio per il Dal rapporto fra i Tutor e i giovani da loro seguiti passo passo nell’avvio e nel con- progetto “Laboratorio Sud”: condividendo i criteri di fondo e l’importanza innovativa solidamento dei progetti, infatti, scaturiscono quasi naturalmente altre relazioni positi- del programma, nella volontà di rafforzare la “rete” di soggetti attivi sul territorio in una ve: con i parenti e gli amici dei lavoratori interessati, con le istituzioni locali, con la gente logica sussidiaria, Fondosviluppo si è resa disponibile a sostenere con propri finanzia- del paese. Insomma, la loro interazione – a distanza e durante le visite sul posto – crea menti agevolati la capitalizzazione delle cooperative che ottengono il beneficio del con- punti interrogativi, suscita reazioni, invita qualche gruppo all’emulazione positiva. tributo della Fondazione. Semina nel tessuto sociale modelli di piccola imprenditoria possibile, ma non “impor- tata”: semmai, emergono risorse ed energie nascoste o sepolte da scoraggiamento, fal- I Tutor, manager oltre frontiera limenti, scarsa esperienza. Funziona soprattutto l’anello di congiunzione tra cultura e tradizioni del posto e stra- Insieme a contributi a fondo perduto, come abbiamo detto finalizzati all’acquisto di beni tegie di marketing: quella rielaborazione condivisa che fa incontrare la domanda e l’offer- strumentali, la Fondazione Tertio Millennio mette allora gratuitamente a disposizione ta, ma anche mentalità diverse e retroterra culturali lontani geograficamente. Per questo l’a- delle imprese giovanili del Sud un Tutor con l’incarico di offrire consulenza e affianca- ver definito, in avvio, i Tutor “Manager Oltre Frontiera” non era altro che il tentativo di mento al progetto di sviluppo sostenuto per almeno tre anni dall’erogazione del con- confermarne la “vocazione” a gettare ponti, a rimettersi in gioco in forma diversa. tributo. Il successo dell’iniziativa viene proprio dal poter condividere – senza paternalismo ma I Tutor sono individuati nell’ambito di un apposito “Albo” di ex dirigenti del Credito con estrema professionalità – il know how acquisito in decenni di lavoro, superando qual- che pregiudizio iniziale e alcune titubanze sulla possibile riuscita dell’operazione. 2 Secondo quanto emerge dai loro racconti, relazionalità a 360 gradi, competenze da Si tratta del Fondo per lo sviluppo della cooperazione costituito ai sensi della legge 59/92, promosso dalla Confcooperative. L’intervento di Fondosviluppo è possibile in qualità di socio sovventore/finan- condividere, inculturazione nel tessuto sociale, affiancamento discreto sembrano le ziatore oppure attraverso il concorso nell’abbattimento dell’interesse applicato da una BCC su un pro- parole chiave per avviare e portare a termine questa esperienza con risultati positivi. prio finanziamento concesso a titolo di capitalizzazione (fino al limite massimo dell’1 per cento). Al Sempre in un’ottica di reciprocità: testimoniano di aver ricevuto molto da questa colla- fine di accedere ai finanziamenti ulteriori di Fondosviluppo a sostegno della capitalizzazione, è suffi- ciente che la cooperativa esprima il proprio interesse all’operazione quando compila la domanda di contributo alla Fondazione Tertio Millennio. Per ulteriori informazioni, ci si può rivolgere alla 3 Fondazione stessa o telefonare al numero 06/4807081, e-mail fondosviluppo@confcooperative.it. M. Reggio, Game Over. Play Again, Ecra, Roma 2011, p. 125. 20 21
Un ponte tra generazioni 2. Il progetto “Laboratorio Sud” borazione, di essere rimasti in qualche modo spiazzati dalla vivacità e dalla voglia di met- In pensione dal 2000 per sua scelta, dopo 35 anni di servizio, Margherita resta sem- tersi in gioco da parte dei numerosi giovani incontrati, tanto da considerare questa pre in contatto con la Federazione veneta delle BCC, ma anche con la sede centrale di esperienza una sorpresa inaspettata. Roma. Quando nasce la Fondazione Tertio Millennio, alcuni dirigenti le chiedono «di dare una mano per il Mezzogiorno: ho risposto se loro ritenevano che potessi farlo e ho Voci e storie accettato, pensando che fosse comunque un’esperienza. Mi sono detta: provo e vedo se so farlo; negli anni in BCC ho sempre avuto contatti con il territorio, con i giovani, con Margherita Degan e Renato Cecchetto attività sociali e, da pensionata, mi sono impegnata anche a livello comunale». Così nel 2004 inizia la sua “avventura” come Tutor della cooperativa “Proxima” di È cresciuta nel profondo Nord-Est, l’unica donna settentrionale che – finora – ha accet- Ragusa. tato la proposta di diventare manager di un progetto targato “Laboratorio Sud”. «La mia esperienza mi ha insegnato che è fondamentale guardare in faccia le perso- Margherita Degan, 66 anni, ha alle spalle una lunga esperienza come vicedirettore della ne, l’espressione degli occhi e della bocca. Mi piace basare un rapporto sulla lealtà, con BCC di Cartura, in provincia di Padova: un autentico «centro vitale» della comunità in serietà reciproca» chiarisce senza mezzi termini. Dalla conoscenza reciproca Margherita cui è nata e cresciuta, dal 1959 in poi, «costantemente a fianco della gente che ha forte- si rende conto che la cooperativa è ben avviata «dal punto di vista contabile, fiscale, mente creduto in questa iniziativa», testimonia. Un radicamento solido al territorio, in amministrativo: hanno un’assistenza in questo ambito, quindi necessitano più che altro un paese di circa 5 mila abitanti con origini antichissime: la sua fondazione, infatti, risa- di supporto». Questa è la prima bella sorpresa per lei, oltre al fatto di comprendere che le al I secolo, per iniziativa dei romani. i giovani vogliono discutere insieme i progetti in cantiere: un modo per mettere in Margherita ha quasi gettato le fondamenta della BCC di Cartura, alla quale resta campo l’esperienza acquisita in tanti anni di lavoro, consigliare se fare o meno un inve- profondamente legata: «Sono stata assunta il 1° luglio 1966, avevo il numero 1 di matri- stimento, in quale direzione puntare per poter ottenere risultati positivi in futuro. cola» ricorda. Appena diciannovenne, si era “fatta le ossa” presso il Credito popolare Nell’ambito del Progetto Policoro, la cooperativa “Proxima” ha aperto un Centro di veneto: «Lavoravo in una stanza piccola, indossando un grembiule nero; non mi era accoglienza e assistenza per donne straniere e minori in difficoltà, con l’appoggio della concesso di stare allo sportello» racconta. Ma in quegli anni arriva un collaboratore, che Conferenza Episcopale Italiana e della Banca di Credito Cooperativo dei Castelli e degli diventerà poi direttore della BCC nel ’68; due anni prima la giovane impiegata lo segue. Iblei (Ragusa). La cooperativa «ha dimostrato di conoscere i principi della Fondazione E impara i segreti del mestiere, compilando a mano libri contabili e piani di ammorta- Tertio Millennio e di apprezzarne la validità. L’aspetto che mi colpisce positivamente è mento: una bella palestra per mettere in pratica i suoi studi di ragioneria. proprio l’investimento sulle strutture delle cooperative, perché possano svilupparsi nel Successivamente accede anche al servizio allo sportello; intanto la Banca comincia a cre- lungo periodo e dare la possibilità ai giovani di inseririsi nella vita sociale con un posto scere: nel ’73 arriva un nuovo dipendente e Degan viene promossa a vicedirettore, cari- di lavoro – evidenzia Margherita –. Quindi non è evidente soltanto il riscontro econo- ca che ricoprirà fino al 2000, assumendo i ruoli di responsabile del personale, del com- mico, ma quello esistenziale, che tocca il loro avvenire». parto amministrativo e contabile, con un’ampia esperienza nella stesura dei bilanci e Dopo questo primo “battesimo del fuoco”, Degan si è occupata poi della coopera- nella programmazione di consigli, comitati e assemblee. tiva “Aksara”, costola della Proxima impegnata nella gestione di un asilo nido per i bimbi «Lavoravamo tutti moltissimo, facendo sacrifici e rinunce. E per una donna era più delle donne straniere accolte. Così il progetto ha sostenuto l’acquisto di giochi e posa- difficile affermarsi in questo ambiente: era una mentalità diffusa, quella di ritenere che te, culle e fasciatoi, pc e proiettore, con un ulteriore contributo della diocesi di Ragusa: le donne potessero fare le telefoniste o le segretarie del direttore, ma non avere ruoli dettagli importanti per comprendere quante vite circolino attorno a tali iniziative, che di responsabilità. Io, da parte mia, continuavo a leggere, studiare e ad aggiornarmi, generano occupazione non solo all’interno delle cooperative, ma anche sul territorio, anche se per alcuni colleghi accettare disposizioni da me equivaleva quasi a mettere due con assunzione di personale esterno. «Si è innescato un meccanismo virtuoso»: così lo dita negli occhi..!» scherza, sottolineando: «Noi venete siamo tenaci: facciamo di neces- definisce Margherita Degan, a cui piace inquadrare il suo ruolo di Tutor ben lontano da sità virtù, come dice il proverbio. Allo stesso tempo, non si può pensare che gli altri ti quello di un presunto «controllore»: si tratta piuttosto di «affiancamento e consulenza, legittimino nel ruolo solo se sei avvenente: bisogna mettere impegno e passione nel oltre all’aiuto sia dal punto di vista economico sia progettuale fornito dalla Fondazione proprio lavoro ed è l’unica strada per far apprezzare la propria professionalità». a diversi livelli». 22 23
Un ponte tra generazioni 2. Il progetto “Laboratorio Sud” In questo incontro si sono capovolte un po’ le mentalità reciproche: la Tutor ha invi- lui veneto, con una lunga esperienza da dirigente nella BCC Euganea di Ospedaletto tato i giovani a «uscire da un certo circolo vizioso» dettato dallo scoraggiamento e dalle Euganeo; nel 2001 ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica la Stella al merito del scarse opportunità offerte dal tessuto sociale. «Li ho spinti a scuotersi, a distanziarsi lavoro, un’onorificenza prestigiosa. come forma mentis dal contesto e dal modo di pensare il pubblico e il privato, a impa- «All’inizio – dice Cecchetto – ho pensato che i ragazzi della cooperativa, che la rare ad essere regolari nelle fatture, nei documenti amministrativi che non possono Fondazione mi aveva chiesto di seguire volessero ottenere i contributi a fondo perduto essere approssimativi». Uno stile improntato alla trasparenza e alla legalità «senza con- per fare qualcosa che a loro piaceva, ma che non aveva la possibilità di svilupparsi e cessioni all’ambiguità». La risposta è stata unanime: «Ho trovato disponibilità da parte ampliarsi. Questa cooperativa si occupa di produzione audio e video, arrangiamenti, loro e sono rimasta soddisfatta nel dare un nuovo modo di concepire le cose da fare; a realizzazione di spot e jingle pubblicitari; hanno già ultimato le colonne sonore di due volte respirano un clima non positivo, ma non è colpa loro» osserva Margherita, rimasta cortometraggi, messo in scena un’opera teatrale al Piccolo teatro instabile Ibleo della affascinata dalla bellezza di Ragusa, anche se la strada che la collega a Catania andrebbe loro città: uno spettacolo musicale da portare nelle scuole. Sono giovani bravi, ben potenziata per renderla meno isolata dal resto della regione. motivati. E sono stati capaci di inventarsi un lavoro originale, sfruttando in questo senso Anche le arterie della viabilità possono difatti contribuire a un confronto più aper- uno spazio da riempire a favore di tutta la comunità”. Sullo specifico impegno della to, a scardinare chiusure: «Se i giovani non guardano al futuro corrono il rischio di resta- Fondazione, secondo Cecchetto «i contributi a fondo perduto sono positivi per far par- re voltati indietro, come la faccia di Giano. Restano radicate le loro resistenze a livello tire un’attività, anche se poi la rete di sostegno dovrebbe essere in grado di intervenire culturale, di mentalità». con prestiti a interessi bassissimi». Eppure, nonostante le difficoltà «la mia presenza è stata ben accolta dai giovani che hanno ben compreso l’impulso che ho voluto dar loro. E io ho ricevuto molto: mi Vincenzo Lobascio hanno dimostrato quanta voglia ci sia di cambiare, nonostante debbano fare continua- mente i conti con un contesto culturale complesso, con il quale vogliono confrontarsi La natura è una sua passione: dopo esser andato in pensione, nel 2006, Vincenzo apertamente, con dignità e voglia di crescere». Lobascio si è trasferito a Velletri, sui Castelli Romani, dove può finalmente dedicarsi al Nonostante vivano in un lembo di Sicilia distante dai grandi centri urbani e da vie di giardino e all’orto, a cui si affiancano anche alberi da frutto. Romano, classe 1947, in comunicazione efficienti, questi giovani sono una ricchezza per il territorio e lo sono tanti anni di esperienza professionale ha maturato una forte adesione ai valori coopera- diventati grazie soprattutto a loro stessi: «Sono ben preparati, colti, conoscono lingue, tivi, radicati in 25 anni di impegno in Banca Agrileasing, la società di leasing del sistema hanno tante esperienze alle spalle; però manca il lavoro». In uno scenario simile, risul- del Credito Cooperativo presso la quale è arrivato a ricoprire la carica di vicedirettore ta fondamentale fare rete: «Si possono collegare fra loro esperienze simili» suggerisce generale. Degan, per scambiarsi opinioni, confrontarsi sul know-how, supportarsi con pareri e Una vita di lavoro spesa con impegno per i valori del Credito Cooperativo: «Ero consigli. Il Ragusano, ad esempio, sembra una zona ricchissima di cooperative «espres- entrato in Agrileasing con il numero di matricola 28» ricorda, convinto che allora come sione di una cultura del territorio». Con questo humus, potrebbe diventare più facile oggi «l’idea che qualcuno appoggi chi vuole intraprendere un’iniziativa e avviare un’im- «dialogare con le BCC locali e coinvolgere le filiali» per creare sinergie positive. presa, aiuti ad entrare nelle banche e negli uffici pubblici, fornisca assistenza gestiona- Certo, costruire una relazione di fiducia richiede attenzioni: «Bisogna essere delica- le, trovo sia la strada maestra. Perché non si nasce imprenditori. E il mercato odierno è ti, non invadenti, usare una certa cautela, non insistere troppo. Ricordando che noi complicato, impone scelte precise e veloci». siamo il passato e questi giovani il futuro, anche se in una fase ancora embrionale». In Con questa convinzione ha accettato volentieri di seguire come Tutor “Valle del questo scenario, risulta strategico «costruire una rete territoriale fra le cooperative e le Marro”, cooperativa agricola che a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, coltiva BCC, sia a livello provinciale che regionale, per poi attraversare lo Stretto – per quanto terreni confiscati alla ‘ndrangheta. riguarda la Sicilia – e continuare a generare posti di lavoro. Mi piacerebbe che queste «L’impatto è stato subito buono – racconta –. Ho trovato giovani molto aperti, che cooperative creassero davvero tanta occupazione stabile, cultura, contatti». fanno crollare rapidamente tutti quei tristi stereotipi che a volte si hanno nei confronti A coadiuvare Margherita Degan in questa esperienza siciliana, applicato in modo dei ragazzi del Sud”. Ci siamo affezionati l’uno all’altro e se un giorno la Fondazione particolare alla cooperativa “Shine Records” di Ragusa, anche Renato Cecchetto, pure Tertio Millennio dovesse lasciarli, io continuerò personalmente a seguirli» assicura. 24 25
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