Trieste: Propeller d'Oro a Fincantieri - Messaggero Marittimo

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25 Maggio 2020 -

Trieste: Propeller d’Oro a Fincantieri

  TRIESTE – Una frecciata a chi si ricorda di Fincantieri solo in occasione
di aspetti negativi, il futuro in Cina e un appello per sostenere i corsi di
laurea in Ingegneria navale.
E’ stata una partecipazione sentita, quella che ha visto l’altra sera
protagonista, al Propeller Club di Trieste, Giuseppe Bono, amministratore
delegato di Fincantieri. Il manager era stato invitato per ritirare il
“Premio Propeller d’Oro 2016”, attribuito appunto a Fincantieri.
«E’ una delle prime cerimonie alle quali partecipo, sono sempre stato in
disparte, ma ho voluto accettare perché finalmente qualcuno in regione si
accorge che c’è Fincantieri non soltanto quando si parla di amianto o di
processi». Queste le parole di Bono commentando con estremo piacere
l’attribuzione del premio alla società che, alla sua guida, ha costruito ben
56 navi, passando da un solo cliente ad essere il riferimento delle maggiori
compagnie di navigazione, soprattutto per quanto riguarda le navi da
crociera. Il tutto dopo avere ristrutturato un’azienda che, all’epoca, era
completamente nelle mani dello Stato.
«Quando sono arrivato l’azienda era sull’orlo di un destino incerto. Oggi mi
fa piacere che in regione qualcuno si ricordi di questa realtà, che abbiamo
fortemente voluto mantenere a Trieste. Credo che abbiamo la capacità e la
forza per affrontare il futuro – ha proseguito Bono – in una città che ha
delle eccellenze mondiali. Svegliamoci tutti, questo Paese ha bisogno di
tutti».
«Per quanto riguarda le prospettive, vorrei innanzitutto fare un appello: ci
sono tre facoltà di ingegneria navale in Italia. Stanno scomparendo, perché
mi dicono che bisogna attribuire un determinato numero di professori. Questo
è un Paese distratto, credo invece che questo settore possa dare più di
qualcosa. Come facciamo a costruire le navi se non abbiamo gli ingegneri
navali? Negli ultimi due anni abbiamo assunto più di 500 ragazzi – ha
concluso Bono – e le ultime consegne vanno al 2027, non credo ci siano
società con queste caratteristiche. Ci stiamo imbarcando in una grande
avventura in Cina, ma bisogna che le teste intelligenti vengano coltivate nel
nostro Paese. Una nave costa circa un miliardo di euro, non c’è al mondo un
oggetto che costi tanto».
Al momento della premiazione, il presidente del Propeller Club di Trieste,

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Fabrizio Zerbini si è detto «particolarmente felice di poter consegnare
questo premio a Fincantieri, un’eccellenza a livello mondiale nel campo della
cantieristica navale e, particolarmente, nella costruzione di grandi navi
passeggeri. Il suo forte radicamento sul territorio, del quale ha contribuito
alla maggiore conoscenza a livello internazionale hanno perfettamente fatto
identificare nella società premiata la mia proposta, condivisa all’unanimità
da tutti i componenti del Consiglio direttivo del nostro Club».
Nella serata dell’ultima conviviale del 2016, sono anche stati consegnati gli
attestati di soci onorari al neo presidente dell’Autorità di Sistema portuale
dell’Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, al segretario generale della
stessa Authority, Mario Sommariva, e al comandante della Capitaneria di Porto
di Trieste, C. V. Luca Sancilio.

Al Propeller di Trieste «investimenti
e flessibilità»

TRIESTE – «Sì, a Trieste vale la pena investire. Per farlo però c’è necessità
anche di chiarezza della burocrazia: ci deve essere un’Autorità sovraordinata
alle altre, che non può essere che l’AdSP, per coordinare le altre ed attuare
quanto necessario al sostegno ed allo sviluppo dei traffici. Altrettanto è
necessaria la collaborazione e la determinazione di tutte le categorie
portuali che devono lavorare sinergicamente per mantenere qualità,
affidabilità e competitività delle attività offerte dal Porto di Trieste
tramite i suoi operatori». Queste le conclusioni tratte dal presidente del
Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, al termine della serata
conviviale che ha visto, venerdì scorso fino a tarda sera, svilupparsi un
interessante dibattito su Egitto, Turchia, Israele ed i traffici con
l’Adriatico, in relazione alla situazione di instabilità socio-economica in
Medio Oriente.
La serata è stata aperta da un’esemplare sintesi del professor Stefano
Pilotto (docente di Storia delle relazioni internazionali al MIB di Trieste),
che ha ripercorso i tratti della crisi economica globale «nata in Usa e

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esportata in Europa», spiegando le «primavere arabe» e definendo un quadro
desolante delle sofferenze europee e dell’impasse nel processo di
integrazione. «Il porto di Trieste ha un Piano di sviluppo con nuovi spazi a
disposizione. Ma ne varrà la pena, ci saranno nuovi traffici? » ha chiesto in
modo provocatorio il professor Pilotto, secondo il quale il Medio Oriente
sarà strategico in questa fase di sviluppo.
Le risposte, oltre che dalle conclusioni del presidente Zerbini, sono
arrivate dal segretario generale dell’Autorità di sistema portuale
dell’Adriatico Orientale (ex Autorità portuale di Trieste), Mario Sommariva.
«La situazione, con la crisi della democrazia stessa come rappresentanza e
gestione del potere politico, è terribile, ma il porto di Trieste – ha
spiegato Sommariva – può giocarsi molte carte in prospettiva, tra le quali
quella dell’internazionalità, della polifunzionalità di traffico e della
complementarietà con Monfalcone».
In precedenza erano intervenuti, portando casi specifici riferiti alle
aziende, Sabrina Falceri (responsabile linea traffici IntraMediterraneo di
Evergreen), Francesco Parisi (presidente EMT) e Stefano Visintin (presidente
Associazione Spedizionieri Fvg).
«In Egitto il crollo dei traffici è iniziato dal 2011 e il raddoppio del
canale di Suez – ha spiegato Falceri – non ha portato i risultati sperati. In
Turchia pare che il tentato golpe non abbia portato conseguenze, il Libano,
invece, convive da lunghi anni con una situazione di guerra, ma è riuscito a
rafforzare il “canale Beirut” verso la Siria, che ha azzerato le importazioni
attraverso i suoi porti. La Libia, infine, ha registrato un calo di traffico
fortissimo per Evergreen, ma ci sono enormi potenzialità».
Di alternanza tra crescita e calo ha parlato invece Francesco Parisi: «Per
noi l’attività di spedizione verso il Mediterraneo orientale è sempre stata
importante. Paradossalmente si è rivelata una delle più stabili nel corso dei
decenni. C’è preoccupazione per l’instabilità politica della Turchia, ma sono
più preoccupato per instabilità dell’Italia, e credo sia prematuro valutare
oggi conseguenze del tentativo di golpe. Al momento non ci sono segnali di
flessione. Per quanto riguarda la Siria, è cinico parlarne adesso, ma si
attende un impatto dall’opera di ricostruzione».
«Non sempre i punti di forza del porto di Trieste possono essere sfruttati
per implementare i traffici di merci varie ma vanno sviluppate idee
imprenditoriali nuove, per portare nuovi traffici – ha detto Visintin – e non
portarsi via l’un l’altro ciò che già esiste».
In chiusura, il presidente Zerbini ha posto l’accento sulle nuove possibilità

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offerte dall’integrazione del porto di Monfalcone nel quale, onde dare
programmazione e garanzia d’ormeggio alle navi di linea, dovrà essere
attivata la figura e l’attività del terminalista, concessionario e gestore di
aree di piazzale e di banchina, oggi totalmente assente, seppure previsto, da
tempo, dalla normativa.

Zerbini confermato presidente
Propeller Club Trieste

TRIESTE – Il nuovo Consiglio direttivo del Propeller Club di Trieste,
riunitosi per la prima volta nei giorni scorsi, ha confermato il capitano
Fabrizio Zerbini alla guida della sezione locale dell’associazione.
Del Consiglio direttivo, che resterà in carica per tre anni, fanno parte,
oltre allo stesso Zerbini, i due vice presidenti Paola Bardi ed Alberto
Pasino, il tesoriere Massimo Babich, il segretario Maria Braini ed i
consiglieri Sergio Beltramini, Giovanni De Palo, Matteo Slocovich, Diego
Stinco, Lara Tironi, Fabrizio Umek e Marco Zollia.
Come da tradizione si tratta di operatori del settore dell’economia e dei
traffici marittimi/portuali o di professionisti con forti legami nel medesimo
settore, che si impegnano a portare avanti la mission del Club legata,
preminentemente ma non solo, alle iniziative per favorire il
miglioramento/razionalizzazione delle infrastrutture viarie, ferroviarie e
portuali, l’incremento dei traffici commerciali/portuali, l’aumento delle
ricadute economiche ed occupazionali sul territorio ed anche la crescita
della conoscenza, del legame e della vicinanza tra il porto e la sua città e
la città ed il suo porto.
Negli ultimi anni il Propeller Club ha confermato il suo ruolo di attrattore
per i dibattiti su tematiche di attualità, di storia e di tecnica su
argomenti legati all’economia del mare e del porto di Trieste in particolare.
Un ruolo che il confermato presidente ed il Consiglio direttivo vogliono
ulteriormente sviluppare nel corso del mandato appena iniziato.
«Ringrazio tutti i soci ed il Consiglio direttivo per la fiducia nuovamente

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accordatami – ha dichiarato Zerbini – e continueremo nel nostro impegno per
la crescita del numero dei soci e del rilievo del Club nel contesto del
tessuto economico e portuale di Trieste».

Record di movimentazioni al Molo VII

                          Lavoro portuale a banchina

TRIESTE – In questi giorni il Trieste Marine Terminal ha visto un consistente
aumento del traffico.
La società che gestisce il settore contenitori al Molo VII di Trieste, ha
infatti registrato il record di movimentazioni e la partenza di nuovi treni
verso l’Est, reagendo però positivamente allo stress test al quale è stato
sottoposto il terminal triestino.
Anche in conseguenza dello sciopero allo scalo di Capodistria, il terminal ha
dovuto affrontare un picco di traffico che ne ha messo alla prova strutture e
maestranze.
Una prova superata brillantemente con un nuovo record di movimentazioni su
nave singola che ha raggiunto la cifra di 4.000 container (il precedente si
fermava a 2600). Il picco improvviso di traffico ha generato anche la
necessità di creare nuovi treni per le destinazioni della merce, facendo così
aumentare da tre a cinque i convogli che in settimana sono partiti per la
destinazione ungherese di Budapest.
Una nuova traccia verso la Repubblica Slovacca è stata invece creata ad hoc
in tempo record, proprio per smaltire i contenitori diretti alla nuova
destinazione.
«Nessuno ruba i traffici ai vicini e nessuno sciaccallaggio come abbiamo
dichiarato alla stampa slovena, per lo sciopero di Capodistria» ha commentato
il commissario dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino. Desidero solo
ringraziare le nostre maestranze per aver lavorato con professionalità e
rapidità in una situazione potenzialmente critica, che se non gestita
adeguatamente, avrebbe bloccato per assurdo anche l’operatività del nostro
scalo. Il porto di Trieste ha dato una prova eccellente, segno che

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l’organizzazione del lavoro funziona e questi risultati lo dimostrano» ha
concluso D’Agostino.
Il presidente di Trieste Marine Terminal, Fabrizio Zerbini, ha sottolineato
che «La concentrazione di traffico è stata debitamente gestita anche grazie
alle capacità ed alla disponibilità di tutto il personale di Tmt, Deltauno e
Minerva Servizi».

Trieste sviluppa traffico merci via
treno

  TRIESTE – Il porto di Trieste investe in maniera pesante sullo sviluppo
dei collegamenti ferroviari, per crescere nei mercati di riferimento del Sud
e dell’Est Europa. Di ferrovia e di treni si è parlato al Propeller Club di
Trieste dove, per la prima volta, sedevano allo stesso tavolo i
rappresentanti di Autorità portuale e di Rete ferroviaria italiana (Rfi)
grazie ad un dialogo riavviato con forza nell’ultimo anno.
Non a caso il ministro Graziano Delrio, in una recente intervista alla
stampa, ha sottolineato come il Governo intenda puntare su Trieste e Genova
come hub logisticoportuali in riferimento dei rispettivi mercati. «Trieste è
l’unico porto italiano con servizi intermodali che vanno oltreconfine – ha
spiegato il commissario dell’Authority, Zeno D’Agostino -, e nel 2016
puntiamo a diventare il primo porto ferroviario d’Italia (oggi è La Spezia,
ndr). Perchè proprio la ferrovia è elemento strategico di Trieste, oltre ai
fondali naturali di 18 metri ed al Porto Franco».
A confermare l’impegno di Rfi sullo scalo regionale del Friuli Venezia Giulia
è stata Rosa Frignola, direttore commerciale dell’Asse orizzontale per la
società proprietaria dell’infrastruttura. Frignola ha spiegato, in sintesi,
le strategie nazionali per quanto relativo alle merci, dove si intendono
potenziare le linee di valico ma anche quelle delle infrastrutture portuali.
«Stiamo potenziando la linea Trieste-Tarvisio e stiamo lavorando in questo
senso anche per potenziare la direttrice Torino-Trieste. Per il porto di
Trieste – ha detto l’ingegner Frignola – si sta rileggendo l’intero Piano del

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ferro, in modo tale da modificare il fascio dei binari di arrivi e partenze e
di quelli che vanno ai moli principali, per garantire una movimentazione
separata ai vari terminal». Ha anche confermato che Rfi ha avuto un
finanziamento pubblico di 50 milioni di euro per un intervento che
ridisegnerà il layout della parte di sedime ferroviario nel porto di Trieste
appartenente a Rete ferroviaria italiana.
L’ingegner Roberto Carollo, consulente per conto dell’Autorità portuale, ha
illustrato le linee di intervento, in parte già iniziato, da parte
dell’Autorità portuale triestina per la manutenzione straordinaria e
l’automazione degli scambi ferroviari nella parte di sedime di pertinenza
della stessa Authority. Inoltre, ha illustrato le linee guida ma non i
dettagli, ancora in attesa di approvazione ufficiale, del piano d’incremento
della capacità ferroviaria sempre a cura e nel sedime di Apt.
Nel frattempo è entrata a regime l’unificazione della manovra ferroviaria
all’interno dello scalo, che nel giro di un anno ha notevolmente abbassato i
costi ed aumentato l’efficienza della stessa ed incrementando in maniera
evidente la competitività dell’intero porto.
«Il nostro futuro – ha anticipato l’amministratore di Adriafer (la società
controllata dall’Autorità portuale che si occupa delle manovre ferroviarie
portuali), Giuseppe Casini – prevede investimenti sui locomotori, un aumento
del capitale sociale, l’apertura di un nuovo varco ferroviario e l’estensione
della manovra all’autoporto di Fernetti. E ci impegneremo per ridurre
ulteriormente i costi e le tariffe».
Presente all’incontro anche il sindaco di Trieste Roberto Cosolini, che ha
sottolineato come le dichiarazioni del ministro Delrio siano il risultato di
un gioco di squadra che vede partecipi la Regione, il Comune, la Provincia,
l’Autorità portuale e gli stessi operatori portuali.
Al termine dell’incontro gli interventi degli operatori, ad iniziare da
quello di Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller Club di Trieste, ma
soprattutto presidente di Trieste Marine Terminal, la società che gestisce il
Molo VII, terminal container dello scalo. Zerbini, dopo aver ricordato i
miglioramenti anche del layout ferroviario messo in atto negli anni scorsi al
Molo VII (oggi ha una capacità di 11.000 treni l’anno), ha ribadito le grandi
possibilità di crescita per il terminal contenitori, anche grazie agli
investimenti sulle gru che sono già oggi e diventeranno ulteriormente quelle
di maggiore capacità dei porti dell’Adriatico (oggi 20 file in larghezza e 7
tiri in coperta con già avviato l’upgrading di tre gru che avranno capacità
di 21 file in larghezza ed 8 tiri in coperta).

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«Il punto di forza di Trieste sono i collegamenti ferroviari: nel raggio di
5-600 chilometri – ha ricordato il presidente Zerbini – sono comprese tante
destinazioni del Sud ed Est Europa. “Tmt”, inoltre, è pronta ad investire 188
milioni di euro, 90 nella prima fase, per allungare ed allargare il Molo VII
ed attrezzarlo debitamente con nuovo equipment».
Prima di Zerbini erano intervenuti Paolo Spada, ad di Samer Seaports &
Terminals e Francesco Parisi, presidente di Emt. In entrambi i casi si tratta
di società operative nel traffico ro-ro dell’Autostrada del mare con la
Turchia. Spada ha illustrato il progetto di ampliamento del terminal in
concessione per trasferire su rotaia un numero sempre maggiore di camion,
mentre Parisi ha ribadito la crescita dei traffici ferroviari a Trieste e le
notevoli potenzialità ancora da sviluppare. Entrambi hanno evidenziato anche
le ulteriori e rilevanti opportunità di crescita dei traffici collegati
all’Autostrada del mare che unisce Trieste con la Turchia e che comporterà
altro traffico movimentato anche via ferrovia e per il quale l’infrastruttura
ferroviaria del porto di Trieste è pronta.

Seehofer (Baviera) privilegia porto
Trieste

  TRIESTE – Il porto di Trieste quale scalo privilegiato per la Baviera e un
“modello Friuli Venezia Giulia” che, per dinamismo e innovazione, rappresenta
il partner ideale con cui avviare una collaborazione nei campi dell’economia,
della formazione, dei trasporti e della valorizzazione dei prodotti tipici.
Queste le parole del presidente della Baviera, Horst Seehofer, a commento
dell’intesa siglata a Trieste che unisce il Land tedesco e la Regione Friuli
Venezia Giulia. Il massimo esponente del governo bavarese ha inoltre
dichiarato di essere rimasto particolarmente impressionato «dalla capacità di
agire e dalla ricchezza di idee» che l’Amministrazione regionale del Friuli
Venezia Giulia ha messo in campo nel corso degli incontri preparatori
all’accordo.
Dal canto suo, la presidente Serracchiani ha voluto rimarcare come, in un

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contesto in cui il concetto di Europa sta attraversando un momento di
difficoltà, gli stati e le regioni dell’Unione non si devono far fermare
dalle crisi in atto. Ma la presidente ha voluto anche sottolineare come
l’intesa di oggi non rappresenti una prima tappa iniziale, o un punto di
arrivo, ma una sorta di road map, con l’auspicio che in futuro il rapporto di
collaborazione possa estendersi anche ad altre aree tematiche.
Il presidente bavarese ha voluto porre anche l’accento su uno dei principi
alla base dell’accordo: il poter imparare gli uni dagli altri. Ma quella
sottoscritta a Trieste è anche un’intesa la cui concretezza dimostra la sua
importanza nell’ottica di quello che potrà essere il futuro dei due
territori, in quanto «la Baviera – ha detto il presidente Seehofer – è uno
Stato esportatore e per questo deve individuare una partnership portuale che
sia la più favorevole e, in questo senso, ogni altro scalo potrebbe finire in
secondo piano rispetto a quello di Trieste».
Sempre sul tema dei trasporti la presidente Serracchiani ha ricordato la
determinazione con la quale la Regione ha lavorato per la competitività del
porto di Trieste, «al quale anche oggi è stato riconosciuto il suo ruolo
strategico».
Un giudizio molto positivo è stato espresso al termine della visita compiuta
nello scalo triestino dal presidente della Baviera con Serracchiani,
accompagnati dal commissario del porto Zeno D’Agostino e presente anche
l’assessore regionale alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro.
«L’impressione è fantastica, le dimensioni sono veramente incredibili e noto
la perfezione che regna qui e l’impegno della presidente della Regione», ha
osservato al termine Seehofer, che a bordo del “Delfino Verde” è stato
ragguagliato dal commissario D’Agostino e da alcuni dei principali operatori
portuali su caratteristiche e i vantaggi competitivi dello scalo.
La presidente della Regione ha evidenziato come si colgano ora i frutti del
primo incontro tenutosi a Monaco un anno fa dal quale è scaturita la firma
dell’intesa su trasporti, competitività e formazione siglata a Trieste tra il
Friuli Venezia Giulia e la Baviera.
Durante la visita a Seehofer sono state illustrate in particolare le attività
del porto che interessano la multimodalità, con specifico riferimento ai
terminal dedicati ai traghetti turchi e al terminal contenitori. Il
presidente del Land bavarese e la presidente della Regione hanno potuto
osservare le movimentazioni in corso sulla banchina del Molo VII su una nave
da 12mila teu. Il terminal contenitori, anch’esso a forte vocazione
ferroviaria, è in procinto di essere ampliato per 200 metri in lunghezza e

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400 in larghezza e punta, come ha spiegato il presidente di Trieste Marine
Terminal, Fabrizio Zerbini, a conseguire l’obiettivo di 1,2 milioni di teu.
Seehofer si è soffermato, infine, sull’illustrazione dell’attività del
terminal Siot-Gruppo Tal, il cui oleodotto copre l’intero fabbisogno
petrolifero del sud della Germania. «La Baviera inizia qui» ha riconosciuto
il presidente, osservando che se il Land «mezzo secolo fa era ancora uno
stato agricolo e nel frattempo siamo diventati una regione industriale, tutto
questo è iniziato grazie alla pipeline che parte da Trieste».

Propeller Trieste sull’economia cinese

TRIESTE – Non ci sono risposte sicure, ma possiamo avvicinarci a scenari
plausibili. Dipende da noi sfruttare l’economia cinese come un’opportunità e
non pensare, invece, che sia un pericolo. Questa la sintesi di quanto
dibattuto alla conviviale del Propeller Club di Trieste che aveva per titolo:
“La Cina rallenta la crescita – quali le ricadute sull’economia, sui traffici
internazionali e su quelli dei porti del Mediterraneo”?
La serata ha visto gli interventi di grandi esperti dell’argomento; hanno
infatti portato la loro esperienza Romeo Orlandi, vicepresidente di
Osservatorio Asia e docente all’Università di Bologna, Marco Spinedi,
presidente dell’Interporto di Bologna e membro del comitato scientifico di
Osservatorio Asia, Pierluigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e
l’avvocato Alberto Pasino associato dello Studio Zunarelli di Bologna.
«L’emersione della Cina ha fatto bene ad alcuni Paesi europei ed è stata
subìta da altri – ha spiegato il professor Orlandi -. Una crescita del Pil al
6,9% come quella attuale può significare che una crescita percentuale a due
cifre di sviluppo su base annua è arrivata alla fine e che si è creata, ed è
un passo importante e positivo, una stabilizzazione. Un modello quantitativo,
che ha fatto della Cina la “fabbrica del mondo”». Sempre secondo Orlandi
esistono due scenari possibili: la riduzione della differenze tra noi e i
Paesi emergenti senza che si abbassi il nostro benessere, oppure una crescita
dei Paesi emergenti a scapito della nostra economia. Per questo motivo la
Cina rappresenta contemporaneamente un pericolo ed un’opportunità.

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La relazione del professor Spinedi è stata invece un mix di pessimismo e di
vantaggi da poter utilizzare. «Il Sud Italia sta diventando un deserto, non
si fanno più figli e la saturazione dei consumi nei nostri mercati sta
portando alla modifica dei servizi. Dobbiamo esportare il know how della
logistica – ha affermato Spinedi – e in questo contesto l’Adriatico
rappresenta un’opportunità, ma bisogna organizzarsi in maniera diversa».
La lunga esperienza imprenditoriale del presidente di Italia Marittima,
Pierluigi Maneschi, ha attratto in maniera particolare l’attenzione della
platea soprattutto nella descrizione delle caratteristiche salienti del
popolo cinese. «E’ difficile trovare le risposte, la Cina rimane un mistero,
un Paese moderno dal punto di vista infrastrutturale e arcaico dal punto di
vista della governance. L’Italia è rimasta esclusa dal rapporto privilegiato
che la Cina ha con certi Paesi – ha spiegato Maneschi – e che avevamo anche
noi fino ai primi anni ’90. Va detto che fino a qualche tempo fa in Cina
c’era la gente che moriva di fame, oggi non è più così, nonostante le
disuguaglianze. Cresce il Pil e aumenta il benessere; non abbiamo diritto di
giudicarli perché noi non siamo stati capaci di fare questo. Noi siamo
cresciuti facendo debiti».
A chiudere la serata l’intervento del giurista Alberto Pasino, che ha
ripercorso la storia recente della Cina, ricordando gli strumenti messi a
disposizione degli imprenditori per lo sviluppo, come le Zone economiche
speciali. «Oggi siamo di fronte ad una nuova fase e più di qualche
amministratore locale in Cina dovrà decidere – ha concluso Pasino – se
applicare ciò che è necessario essere fatto o fare scappare gli investitori».
La serata si è conclusa con l’intervento del presidente del Propeller Club di
Trieste, Fabrizio Zerbini, che ha così definito l’incontro: «Questa è stata
una grande occasione per ascoltare tesi ed informazioni che non si conoscono,
su un tema che in realtà influenza la nostra vita quotidiana e non solo i
settori della logistica e del traffico commerciale».

Porto di Trieste incontra imprese del

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Friuli

TRIESTE – «Il porto di Trieste si presenta finalmente agli imprenditori del
Friuli. Il nostro scalo è uno degli asset strategici su cui puntare per il
rilancio del territorio regionale. Solo una connessione efficiente tra le
infrastrutture a mare e a terra può portare ricadute economiche importanti
per le realtà produttive che vi sono insediate e con cui noi dobbiamo
dialogare maggiormente. Dopo la presentazione che abbiamo fatto di recente a
Pordenone, diventa quindi fondamentale l’incontro che faremo a Udine.
Cervignano, Gorizia, Pordenone e Fernetti possono essere parte di una
piattaforma logistica integrata con il porto di Trieste, a vantaggio
dell’economia e soprattutto dell’industria della Regione Friuli Venezia
Giulia», ha dichiarato il commissario dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno
D’Agostino.
Per presentare le opportunità di sviluppo e di incremento competitivo che
l’infrastruttura può assicurare all’economia della regione Friuli Venezia
Giulia e dell’intero arco dell’Alto Adriatico, è in programma un incontro
operativo che si terrà nella Sala Valduga della Camera di commercio di Udine
martedì 22 Marzo alle 10.30, e che vedrà la presenza, oltre che del
presidente camerale Giovanni Da Pozzo e dei sindaci di Udine e Trieste Furio
Honsell e Roberto Cosolini, anche della presidente della Regione Debora
Serracchiani, oltre al commissario Zeno D’Agostino.
«Questi incontri dimostrano quanto Trieste possa e debba essere una risorsa
fondamentale per la crescita dell’intera regione» ha affermato il sindaco di
Trieste Roberto Cosolini. «Mette a disposizione, infatti, infrastrutture e
risorse preziose. E può essere, anche, punto di riferimento per tutta questa
parte d’Europa. Non si capisce, quindi, per quale ragione nessuno ci abbia
pensato prima di noi preferendo, invece, crogiolarsi nel provincialismo e
nell’isolamento. Con la presidente Serracchiani e con Zeno D’Agostino stiamo
perseguendo in modo convinto questa vocazione» ha concluso.
L’incontro di Udine avrà carattere prettamente operativo, perché saranno
illustrate le nuove possibilità che il porto offre alle imprese locali in
termini di nuovi servizi intermodali, di condizioni tariffarie e di possibili
sviluppi di nuove attività anche in regime di punto franco.
Dopo gli interventi dei rappresentanti istituzionali, in scaletta ci saranno
infatti anche le testimonianze dirette di Francesco S. Parisi, presidente

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della Francesco Parisi Casa di Spedizioni spa, Enrico Samer, presidente di
Samer & Co. Shipping spa, Fabrizio Zerbini, presidente di Trieste Marine
Terminal spa e Fulvio Tomasin, presidente dell’Interporto Cervignano del
Friuli spa. Dopo la discussione e le conclusioni, le aziende interessate
potranno incontrare i responsabili delle varie realtà che lavorano
all’interno del porto di Trieste per conoscere le condizioni di utilizzo dei
servizi offerti.

Trieste punto di riferimento per
l’Iran

            Zeno D’Agostino e Reza Masrour firmatari dell’accordo

TRIESTE – Continuano “spediti” i rapporti commerciali tra lo scalo triestino
e l’Iran. Lo ha sottolineato il commissario dell’Autorità portuale, Zeno
D’Agostino, in occasione del convegno “Trieste, port of opportunities”,
svoltosi nel capoluogo giuliano.
L’evento che ha visto la partecipazione di una nutrita delegazione iraniana,
rappresentanti delle istituzioni pubbliche e aziende locali, è stato
occasione per firmare un nuovo accordo tra il porto di Trieste e l’Alto
Consiglio che gestisce le sette Zone Franche della Repubblica Islamica
dell’Iran, dopo i primi tre accordi sottoscritti di recente con la compagnia
di bandiera Irisl (Islamic Republic of Iran Shipping Lines) e la Port &
Maritime Organization (ente governativo con compiti di coordinamento sulla
gestione dei porti iraniani).
«Trieste in questo momento è il punto di riferimento in Italia per l’Iran dal
punto di vista commerciale, finanziario, logistico e portuale», ha affermato
D’Agostino.
L’accordo si pone l’obiettivo di rafforzare gli scambi commerciali tra lo
scalo giuliano ed i porti iraniani, grazie ai vantaggi fiscali derivanti dal
regime giuridico del Porto Franco di Trieste. Fondamentali ai fini del

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Memorandum, saranno anche lo scambio di best practice e dati rilevanti in
merito alle diverse politiche di gestione delle Free Zone nei due Paesi.
E proprio su quest’ultimo punto D’agostino ha rilevato che «la firma di
questo accordo sancisce la volontà e la capacità del nostro porto di
coinvolgere soggetti internazionali nelle attività di rilancio del Punto
Franco di Trieste. Nella strategia di sviluppo delle nostre attività dei
punti franchi c’è bisogno di creare una partnership internazionale con un
soggetto che abbia esperienza di livello nel settore». «L’accordo – ha
concluso D’Agostino – è il primo atto per la costituzione di un network
internazionale delle Zone Franche, dove Trieste può diventare il riferimento
a livello europeo».
Unite le associazioni di categoria che rappresentano lo scalo giuliano, nel
sottolineare l’importanza delle nuove opportunità commerciali che si possono
aprire per il porto, grazie a questi primi accordi promossi dall’Authority e
dalla Regione.
Per Fabrizio Zerbini, presidente dell’Associazione nazionale terminalisti
portuali Fvg, «grazie al lavoro portato avanti in questi mesi dalle
istituzioni, in particolare dalla Regione Friuli Venezia Giulia e
dall’Autorità portuale di Trieste, è stata avviata una collaborazione
concreta tra lo scalo triestino e l’Iran. Ora si aprono nuove prospettive per
i traffici, oltre che per i contenitori, per l’impiantistica, il ro-ro e il
petrolio».
Da parte sua, Stefano Visintin, presidente dell’Associazione spedizionieri,
ha sottolineato: «Confidiamo che venga riconosciuto dai partner iraniani il
ruolo di Trieste quale porta d’Europa, non solo per i prodotti petroliferi,
ma anche per le merci varie, sia containerizzate che alla rinfusa. Oltre
all’accordo siglato oggi, ritengo di fondamentale importanza quello con
l’Irisl, soprattutto perché molte delle forniture destinate al mercato
persiano prevedono una resa franco fabbrica. Questo significa che è il
compratore iraniano a dover scegliere il vettore e prevedibilmente preferirà
la propria compagnia di bandiera a parità di condizioni economiche. Sta ora a
noi offrire alla compagnia iraniana una banchina sicura ed adeguatamente
attrezzata, dove possa finalmente diventare tangibile una delle peculiari
convenienze del regime di porto franco, che permetterebbe alle merci
provenienti dall’Iran destinati a paesi extracomunitari e viceversa di essere
liberamente sbarcate ed imbarcate».
«I traffici e relazioni commerciali tra l’Iran e il porto di Trieste – ha
affermato Pietro Busan, a capo dell’Associazione agenti marittimi – potranno

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svilupparsi solo se tutte le componenti e potenzialità portuali verranno
sfruttare al massimo della capacità con il pieno supporto di una logistica
integrata con connessioni snelle retroporto / banchine, garantendo aree in
zone franche per la possibile manipolazione, montaggio e riassemblaggio di
macchinari, strutture ed impiantistica in genere, equipment di cui l’Iran
potrebbe aver bisogno in un quadro di riammodernamento dei propri impianti
petrolchimici e delle proprie strutture industriali legate all’estrazione
mineraria. Potremmo così recuperare quel traffico break-bulk che abbiamo
progressivamente perduto, attirando anche i grossi gruppi industriali della
nostra regione che troverebbero finalmente in Trieste il loro sbocco naturale
sul mare».

Porto di Trieste si presenta al Nord
Est

PORDENONE – Il porto di Trieste ospite dell’Unione degli Industriali di
Pordenone, si é presentato ieri alle realtà industriali del Nord Est.
L’incontro ha avuto lo scopo di far conoscere le opportunità che lo scalo
giuliano può offrire alle realtà imprenditoriali in termini di nuovi servizi
intermodali, di condizioni tariffarie e di possibili sviluppi di nuove
attività grazie al regime di Punto Franco.
I lavori sono stati aperti dal presidente di Unindustria Michelangelo
Agrusti, e dai sindaci di Pordenone e Trieste Claudio Pedrotti e Roberto
Cosolini. La sessione sul porto di Trieste è stata introdotta dal commissario
Zeno D’Agostino che ha fornito un inquadramento generale sui punti di forza
dello scalo. A seguire le testimonianze degli operatori Francesco Parisi,
Enrico Samer e Marco Zollia.
Per il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, si è trattato di «una iniziativa
particolarmente significativa, che ci consente di presentare il porto di
Trieste e Porto Vecchio a una qualificata platea di industriali del Nordest.
Trieste, con le proprie infrastrutture e i propri servizi, può e vuole essere
un motore di sviluppo economico di area vasta e di ciò gli imprenditori della

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regione ne sono consapevoli, così superiamo definitivamente inutili steccati
e logiche di separatezza che hanno profondamente penalizzato, per tanti anni,
tutta la nostra comunità. Città e porto stanno accettando fino in fondo
questa sfida e questo è sicuramente un punto di svolta importante. Il porto é
parte integrante di una città che sta scommettendo fortemente sul mare a
tutti i livelli».
Il commissario straordinario dell’Autorità portuale triestina, Zeno
D’Agostino, ha invece sottolineato che «Oggi buona parte dei traffici del
porto di Trieste è estero su estero. Questo dato positivo però fa riflettere
sul fatto che ad oggi il porto non ha sviluppato appieno le sue potenzialità
a servizio della manifattura del Nord Est. Grazie agli ottimi collegamenti
ferroviari e stradali, il porto è perfettamente collegato alla rete logistica
del Friuli Venezia Giulia. Fernetti, Cervignano, Gorizia e Pordenone possono
essere piattaforme logistiche integrate con il porto di Trieste. Solo una
connessione efficiente tra le infrastrutture a mare e a terra può portare dei
vantaggi per il territorio e delle ricadute economiche per le realtà
produttive che vi sono insediate e con cui dobbiamo dialogare maggiormente.
In questo contesto, Pordenone, città ponte tra Friuli Venezia Giulia e
Veneto, diventa il luogo ideale da cui partire per raccontare come stiamo
lavorando a Trieste».
Per Francesco Parisi, presidente della Francesco Parisi Casa di Spedizioni
Spa, è «Bene andare a Monaco, Vienna, Praga e Istanbul, ma ancora più
importanti sono i nostri vicini. Consideriamo molto positivamente
l’iniziativa di Apt di presentare le novità che riguardano il porto alle
imprese della regione. Un porto più efficiente è un importante elemento di
competitività anche per le imprese del territorio più vicino e così pure il
porto può e deve beneficiare anche di un’accresciuta attenzione da parte di
questi operatori. Farsi conoscere meglio dai clienti è indispensabile».
Secondo il presidente della Samer & Co. Shipping Spa «I margini di crescita
del porto di Trieste sono notevoli e per certi versi ancora tutti da
esplorare. In questi anni abbiamo lavorato duramente per rinforzare e
consolidare alcune importanti linee commerciali, l’obiettivo nell’immediato
futuro dovrà essere quello di estendere ulteriormente i nostri traffici.
Diventa quindi fondamentale ragionare come entità unica, il porto di Trieste
può e deve presentarsi sul mercato più coeso possibile. L’incontro di
Pordenone, con le realtà industriali del Nordest, diventa occasione per
esporre le enormi potenzialità che offrono le nostre strutture. Che negli
anni sono migliorate tantissimo sotto il piano logistico, e offrono servizi

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di altissimo livello».
Infine, è intervenuto Fabrizio Zerbini, amministratore delegato di To Delta e
presidente di Trieste Marine Terminal Spa: «Siamo fortemente convinti che il
porto di Trieste sia un’opportunità di sviluppo per l’intera regione. Il
tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia può sfruttare questa opportunità
iniziando da una reciproca conoscenza e questo appuntamento consentirà di
dare inizio ad una nuova fase».

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