Relazione del Rettore Francesco Profumo - Inaugurazione dell'Anno Accademico 2007-2008 - Relazione del Rettore Francesco Profumo

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Relazione del Rettore Francesco Profumo - Inaugurazione dell'Anno Accademico 2007-2008 - Relazione del Rettore Francesco Profumo
Inaugurazione dell’Anno Accademico 2007-2008 – Relazione del Rettore Francesco Profumo

                    Relazione del Rettore Francesco Profumo

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Inaugurazione dell’Anno Accademico 2007-2008 – Relazione del Rettore Francesco Profumo

Ministro Mussi, prof. Heeger, Autorità, Magnifici Rettori, colleghi, collaboratori, studenti,
signore e signori, benvenuti all’inaugurazione dell’anno accademico 2007-2008 del
Politecnico di Torino.

L’anno accademico 2007/2008 può rappresentare per l’Università italiana il punto di svolta
di un lungo e difficile percorso, nel quale si sono dispiegate importanti istanze politiche,
sociali, industriali e scientifiche. Oggi queste istanze costituiscono una straordinaria riserva
di energia per la costruzione di un progetto mirato a restituire la nostra Accademia al ruolo
ed al prestigio che ad essa competono.
L’autonomia incompiuta, un eccessivo dibattito sull’origine e la natura dei propri mali, una
oggettiva carenza di risorse, la difficoltà di allocarle, il faticoso processo di devoluzione
delle competenze, un insoddisfacente confronto internazionale e, non ultimo, un grande
carico di aspettative che tutto il paese ha affidato al sistema universitario: questo è ciò che
mostra uno sguardo al recente passato.

Tuttavia, nonostante le oggettive difficoltà, noi riteniamo che vi sia un’alternativa credibile
alla rinuncia ad ogni speranza di riforma endogena del sistema. La praticabilità di questa
alternativa risiede nella forza con cui la politica ed il sistema universitario sapranno
mettere in atto una semplice e rigorosa riprogettazione del sistema di incentivi che regola il
comportamento dei singoli attori. Non vi è ragione per ritenere che l’efficienza allocativa
nella distribuzione delle risorse non debba dipendere, anche per il sistema della ricerca e
della didattica, dalla scelta di meccanismi ispirati ad una nitida visione del ruolo
dell’Università nello sviluppo del paese. E’ evidente che l’efficienza allocativa non può che
accompagnarsi alla riscoperta della competizione e del merito quali elementi costitutivi del
nostro sistema. Affinché ciò avvenga, il sistema universitario deve affrontare urgentemente
il nodo di un corretto e più equilibrato rapporto tra le forze della competizione e del
mercato e le grandi scelte di pianificazione pubblica. Non le prime né le seconde
assicurano da sole equità ed efficienza al nostro sistema, bensì la loro equilibrata
coesistenza.

Competizione e merito prosperano dove vi è un equo spazio di agone, un level playing
field in cui tutti condividano le stesse opportunità e gli stessi rischi. Anche nel contesto
universitario, l’obiettivo di uno spazio di competizione equo si raggiunge attraverso quattro
azioni: la definizione di chiare regole del gioco, la riduzione delle asimmetrie informative,
l’eliminazione delle barriere strutturali e la protezione dei soggetti deboli.
La definizione di regole chiare è il primo ineludibile passaggio. Il principio per cui ciascuno
dovrebbe subire le conseguenze delle proprie azioni, e solo di quelle, rappresenta
l’elemento fondante di un corretto meccanismo di distribuzione delle risorse. Ancora oggi,
la distribuzione delle risorse avviene sulla base di criteri storici che generano importanti
distorsioni allocative. E’ chiaro che gli stanziamenti del Fondo di Finanziamento Ordinario
non possono prescindere dalla dinamica strutturale di alcune grandi voci di spesa degli
Atenei, ma è altrettanto evidente quanto sia necessario che ciò avvenga all’interno del
rispetto non solo dei vincoli di bilancio ma anche dei principi che regolano le politiche di
indebitamento degli Atenei e la programmazione del reclutamento e delle carriere.

Il secondo pilastro di uno spazio di confronto equo è la riduzione delle asimmetrie
informative. L’opacità delle informazioni e la difficoltà a identificare e riconoscere il merito
sono l’humus nel quale prosperano i comportamenti opportunistici, le scelte
personalistiche, l’assenza di motivazioni. Per questo il sistema universitario deve vincere
la propria avversione alla valutazione e deve aprirsi alla costruzione di basi informative
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Inaugurazione dell’Anno Accademico 2007-2008 – Relazione del Rettore Francesco Profumo

serie, ampie e consistenti e di metodologie adeguate alla complessità del sistema. Ma,
soprattutto, deve disporsi ad accettare le conseguenze che da ciò derivano, nella certezza
che saranno positive per chi lo merita. La sfida della valutazione non è solo culturale.
Valutazione e merito produrranno i loro effetti solo se sapremo progettare un sistema
adeguato, nel quale non vi sia soluzione di continuità nei criteri di valutazione tra le macro
scelte di politica della ricerca e della didattica e le micro decisioni che regolano ogni giorno
la vita dei nostri ricercatori. La diffusione capillare dell’abitudine alla valutazione e della
cultura dell’accountability è una responsabilità che lega Lei, Signor Ministro, i Rettori degli
Atenei e tutti coloro che vivono e lavorano nelle università italiane.

Il terzo elemento di uno spazio di competizione equo è la rimozione delle barriere
strutturali che ostacolano la libera circolazione del merito. Le condizioni infrastrutturali di
molti Atenei italiani sono oggi tali da complicare in modo rilevante il processo di
competizione per le risorse, per l’attrazione degli studenti e dei ricercatori. Le politiche di
qualità e di specializzazione nella didattica e nella ricerca si infrangono spesso contro le
barriere che limitano la circolazione dei talenti e l’attrattività degli Atenei. Due sono le
condizioni necessarie perchè gli Atenei possano fare fronte a questo problema. Da un lato,
la possibilità di programmare i propri investimenti in conto capitale su un orizzonte
pluriennale, dall’altro un ingente sforzo di ingegneria amministrativa che consenta un
rapporto proficuo e sinergico con i capitali pubblici e privati che vogliano accompagnare, in
logica di sussidiarietà, i grandi investimenti per la ricerca e la didattica.

Infine, il quarto ed ultimo elemento, la protezione dei soggetti deboli. Questo è
probabilmente il più importante perché condizione imprescindibile per la sostenibilità di un
serio processo competitivo. Non vi è vera competizione senza vincitori e vinti, senza
selezione e scelta. Tuttavia, nessuna competizione è né sostenibile né virtuosa se non si
accompagna all’attenzione verso i soggetti deboli, coloro i quali non solo per ragioni di
equità, ma anche di attenzione ai nostri obiettivi di crescita, non possono essere lasciati ai
margini di un progetto collettivo. Mi riferisco alla necessità di rafforzare le politiche per il
diritto allo studio, qualificandole ed ampliandone lo spettro di intervento, includendo, ad
esempio, il diritto alla mobilità come diritto fondamentale degli studenti. Mi auguro in
questo senso, Signor Ministro, che tra i diritti venga incluso anche quello alla formazione di
terzo livello che è oggi di fatto preclusa a molti giovani meritevoli in ragione
dell’inconsistenza delle borse di studio e dell’assenza di un vero mercato delle opportunità
al termine dei loro studi. Mi riferisco inoltre anche alla necessità di porre attenzione a
diverse categorie di soggetti deboli, come le aree culturali e i dominii scientifici che non
possono essere esposti a processi di forte selezione senza esserne danneggiati, ma dei
quali non può privarsi una equilibrata ed organica crescita del nostro sapere. Infine, la
nuova centralità delle Università nei processi di crescita territoriale richiede una specifica
attenzione alle disparità di condizioni locali di cui ancora oggi soffre il nostro paese. In
questo senso, la tutela dei soggetti deboli va estesa a quelle realtà nelle quali il sistema
universitario deve esercitare una capacità di propulsione alla crescita e può svolgere un
ruolo fondamentale nella perequazione di un sistema di opportunità per le ragazze ed i
ragazzi del nostro paese.

Questa è la visione che ha ispirato la politica dell’Ateneo in questo biennio e che ha
trovato compimento nell’elaborazione del Piano Strategico del Politecnico di Torino. Con il
Piano Strategico, approvato nel giugno scorso, il Politecnico ha intrapreso un percorso
ambizioso e difficile, nella convinzione che una radicale riforma del sistema formativo e
della ricerca sia necessaria per dare vita a un nuovo modello di società fondato sulla
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conoscenza. Si compie quindi con il Piano Strategico il grande disegno che lanciammo
nell’autunno del 2005: produrre conoscenza e talenti per il mondo in cambiamento. Con un
grande obiettivo: essere un’università internazionale per il territorio, che sa coniugare
radicamento locale e spirito di servizio al sistema regionale e nazionale con la capacità di
essere un grande attrattore di ingegni ed un luogo di integrazione sociale.

La costruzione del Piano Strategico è stata anche e soprattutto un grande processo di
partecipazione e discussione, occasione di confronto interna ed esterna al Politecnico, che
ha permesso di dare voce a tutte le componenti dell’Ateneo, soprattutto ai più giovani, per
costruire un quadro di riferimento e un patrimonio di valori solido e condiviso. A tutte le
persone che si sono impegnate per rendere possibile questo processo, va innanzitutto il
mio ringraziamento.

Siamo tuttavia consapevoli che il compimento di un percorso così ambizioso necessita di
un forte sostegno a livello locale, regionale e nazionale. Questa è la direzione intrapresa
nel territorio piemontese, dove, grazie ad una elevata sinergia istituzionale, è cresciuto un
modello di sviluppo condiviso, che ha messo al centro delle politiche pubbliche la
necessità di investire nelle formazione delle risorse umane, nella ricerca e
nell’innovazione.
In primo luogo, la legge regionale sulla ricerca e l’innovazione del gennaio 2006 ha posto
le basi con cui questa Regione ha interpretato, a mio parere nel miglior modo possibile, il
mandato assegnatole dalla devoluzione delle competenze sancita con la riforma del Titolo
V della Costituzione. Le linee guida ed il piano triennale della ricerca che ne sono seguiti
hanno definito il contesto nel quale si sono sviluppate due grandi riforme strutturali
dell’azione politica nel settore dell’Università e della ricerca. Innanzitutto si è realizzata la
convergenza, su un unico asse, delle politiche industriali, dell’innovazione, della ricerca e
della formazione. Inoltre, l’azione politica della Regione ha restituito centralità alle risorse
umane, dopo una lunga stagione nella quale l’investimento è stato rivolto quasi
unicamente alle infrastrutture materiali. A questo proposito voglio sottolineare l’importanza
strategica della costituzione del Sistema degli Atenei Piemontesi, da ampliare ed
estendere anche ai processi amministrativi, per lo sviluppo del quale sono stati firmati due
importanti accordi nell’estate 2007. Mi riferisco al protocollo di intesa con il Ministero
dell’Università e della Ricerca di giugno 2007, per la valorizzazione e lo sviluppo del
sistema universitario e della ricerca piemontese per un valore di 70 milioni di euro nel
triennio 2007-2009 e all’Accordo Regione – Atenei di luglio 2007, per lo sviluppo del
capitale umano impegnato nella ricerca, attraverso il contrasto al brain drain, la
promozione del rientro dall’estero dei ricercatori italiani, l’attrazione di giovani ricercatori e
di visiting professor italiani o stranieri.

E’ nostra intenzione impegnarci direttamente affinché il prossimo passo sia rivolto alla
sperimentazione di nuovi modelli di governance per gli Atenei, che consentano di
avvicinare il momento della progettazione didattica e l’elaborazione di indirizzi per la
ricerca scientifica, garantendo alle singole strutture la capacità di sviluppare proprie
politiche di formazione e ricerca, coerenti con quelle dell’Ateneo, aumentando al tempo
stesso l’autonomia gestionale e amministrativa e migliorando le forme di valutazione
dell’efficienza e dei risultati di gestione.
In secondo luogo, la Regione Piemonte, la Provincia e soprattutto la Città di Torino hanno
sostenuto con costanza e impegno negli ultimi anni gli sforzi edilizi compiuti dagli Atenei
torinesi, mostrando di condividere un modello di sviluppo che restituisce centralità agli
insediamenti universitari. Siamo consapevoli che il progetto della Cittadella Politecnica,
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principale investimento infrastrutturale dell’Ateneo, è stato reso possibile grazie a questa
collaborazione. Per questa ragione, il nostro ringraziamento più sincero si accompagna
alla certezza che la capacità di dialogo instaurata ci consentirà di guardare con serenità e
lungimiranza agli sviluppi futuri del progetto edilizio del Politecnico, nell’area della
Cittadella come lungo l’asse del Po. La concentrazione nella Spina 2 di attività di ricerca,
formazione e culturali nell’arte contemporanea, che in questi ultimi giorni ha fatto un
concreto passo avanti grazie alla disponibilità della Fondazione CRT, ci spinge a investire
sempre di più nella Cittadella, per contribuire alla costruzione di una nuova centralità
urbana, luogo di integrazione sociale, trasferimento della conoscenza, riqualificazione,
cultura e qualità della vita, in piena sinergia con le istituzioni locali. Con questo voglio
ricordare la dimensione collettiva del nostro progetto di innovazione, nella quale
l’attrattività di questi spazi, di questa città, di questo territorio, svolge il fondamentale ruolo
propulsivo.

Infine, desidero esprimere un sincero ringraziamento alla Compagnia di San Paolo e alla
Fondazione CRT per il costante supporto allo sviluppo del Politecnico, in particolare per
l’adesione e il sostegno ai progetti di internazionalizzazione e di attrazione delle risorse
umane.
Il cambiamento del Politecnico è in atto: molte azioni concrete sono già state avviate per
realizzare le linee del piano strategico. Per quanto riguarda la ricerca, il Politecnico
consegue risultati importanti in relazione al quadro nazionale e comunitario: attualmente
sono attivi 14 accordi di partnership e 590 contratti di ricerca e consulenza per complessivi
16 milioni di euro. Quest’anno il Politecnico ha ottenuto nel Bando Regionale 2006 per la
ricerca e lo sviluppo precompetitivo il finanziamento di 32 progetti di ricerca nelle aree
strategiche aerospazio, agroalimentare, biotecnologie e scienze della vita, nanotecnologie
e nanoscienze, energia, mobilità sostenibile e infomobilità, per un totale superiore ai 17
mln di euro.

Una politica della ricerca fondata sull’uso strategico delle risorse, capace di investire sui
settori prioritari da valorizzare e allo stesso tempo stimolare una continua ricerca curiosity
driven, richiede un forte investimento nel capitale umano. Per questa ragione l’Ateneo ha
avviato, con il sostegno della Regione Piemonte, diverse azioni per l’incentivazione della
progettualità dei giovani ricercatori, mediante l’incremento di alleanze strategiche con
Atenei di prestigio e con industrie italiane e internazionali per il passaggio da una ricerca
su commissione a una ricerca “in partnership”. A partire da quest’anno saranno disponibili
più di 150 nuovi assegni, destinati a altrettanti giovani e brillanti ricercatori stranieri e
italiani. A questo scopo è stata aperta una Call per Visiting Professor e per Fellowships
per ricercatori italiani e stranieri, co-finanziata dalla Regione e da un Fondo di Ateneo, che
ha già ricevuto circa 1000 domande di cui l’80% internazionali, provenienti da 69 diversi
paesi: innanzitutto Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, India e Cina.

L’anno accademico 2007/2008 vedrà la presenza al Politecnico di quasi 27.000
studenti. Le immatricolazioni stanno progredendo verso quota 4.800, con un
incremento del 15% rispetto all’anno scorso, gli studenti stranieri sono passati da
1400 a 2000, grazie anche al supporto dell’ente per il diritto allo studio e alle nuove
opportunità offerte dall’uso delle infrastrutture olimpiche. Tra i risultati più
significativi di quest’anno vorrei ricordare il consolidamento della Scuola di
Dottorato, che conta 650 dottorandi, di cui il 15% stranieri, con più del 50% delle
borse finanziate da Enti esterni e il rafforzamento dell’Alta Scuola Politecnica, con il
Politecnico di Milano, che quest’anno ha laureato i primi studenti e della Scuola
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Interpolitecnica di dottorato, gestita dai tre Politecnici italiani – Torino, Bari e Milano
–. Per incentivare la formazione di terzo livello, anello delicato della catena di
crescita professionale e accademica di ogni giovane, il Politecnico ha stabilito da
quest’anno accademico l’incremento delle borse di studio in base al merito e alla
valutazione, l’istituzione di borse per attività di Teaching e Research Assistantship,
il rafforzamento dello sbocco del dottorato verso realtà industriali e professionali.
Inoltre, è stato avviato il processo di razionalizzazione e qualificazione dell’offerta
formativa, attraverso l’approvazione della programmazione triennale per la didattica
e la ricerca, delle soglie di accesso per le Lauree Magistrali e per l’organizzazione
dei corsi, nonostante una riprogettazione complessiva sia incompatibile con l’avvio
immediato della riforma del DM 270 che il Politecnico, con responsabilità, si
appresta a realizzare, con un percorso meditato, per l’anno 2009-10.

Infine sempre maggiore attenzione verrà posta allo sviluppo delle attività di life long
learning, da tempo previste nelle strategie europee e destinate a divenire, nella
nuova programmazione 2007-2013, un compito istituzionale delle Università, a
completamento della propria missione di formazione, ricerca e sostegno allo
sviluppo e alla qualificazione dei territori.
La Cittadella Politecnica, principale progetto infrastrutturale dell’Ateneo, sta
diventando un Campus universitario moderno, dove trovano spazio
l’apprendimento e la ricerca accademica, ma anche l'attrazione di investimenti sulla
ricerca da parte di PMI e grandi aziende multinazionali; il trasferimento della
conoscenza; i servizi al territorio, l’integrazione sociale e studentesca e la
riqualificazione urbana. Tra le numerose azioni che hanno segnato il progetto nel
2007, vorrei ricordare la firma di nuovi e importanti accordi di partnership per la
ricerca e la formazione nella Cittadella: in particolare vorrei sottolineare il ruolo
strategico dello sviluppo della storica collaborazione con Fiat nella formazione,
nella ricerca e nelle attività di servizio, che presto si concretizzerà in un importante
accordo di partenariato complessivo, e del nuovo accordo con Pirelli Tyre, che
verrà siglato proprio oggi, durante la cerimonia.
Inoltre sono stati scelti i nuovi centri di ricerca che si insedieranno nella Cittadella
per svolgere attività con il Politecnico, affiancandosi a General Motors, che sarà
operativo dal 2008 nello sviluppo di ricerca congiunta sui motori diesel ad alto
rendimento e basso impatto ambientale. Una selezione internazionale ha visto la
formulazione di 89 manifestazioni di interesse e la scelta finale di 7 aziende, di cui 4
internazionali (Indesit, Jac, Microsoft, Vishay Semiconductor) e 3 italiane (Asja
Ambiente, Intelligence Focus, Metecno), nei settori delle energie rinnovabili, nelle
telecomunicazioni, nell’automotive, nell’edilizia e nelle applicazioni elettroniche. Il
grande interesse internazionale è un chiaro segno delle potenzialità di sviluppo del
modello Cittadella Politecnica, che integra attività di ricerca, formazione,
trasferimento della conoscenza, servizi al territorio e imprenditorialità, a cui nel
futuro auspichiamo di poter dare continuità attraverso l’attrazione di altri centri.
Abbiamo già specifiche richieste di partnership da numerose aziende, tra cui Reply
e Oracle, aziende leader nel settore informatico, Telecom e Magneti Marelli, con una
necessità stimata di spazi nell’area della Cittadella di circa 30.000 mq. Siamo certi
che la positiva collaborazione già avviata con la Città di Torino ci consentirà presto
di dare risposta a queste manifestazioni di interesse e di ampliare così l’attività di
ricerca e formazione dell’Ateneo.
Oltre alle ricadute sul fronte della ricerca, vorrei sottolineare che gli sforzi compiuti
sinora permetteranno la creazione complessivamente di circa 1300 nuovi posti di
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lavoro per giovani ricercatori, che troveranno occasioni di crescita professionale e
di sviluppo delle proprie capacità. Inoltre, nell’ambito della nuova sede
dell’incubatore nella Cittadella, è stato attivato a febbraio 2007 il polo per il capitale
di rischio con l’insediamento di 14 fondi nazionali e internazionali, che
rappresentano complessivamente capitali per circa 1 miliardo di Euro e che nei
prossimi anni selezioneranno i migliori progetti ad alto contenuto tecnologico e di
innovazione da finanziare.

In parallelo, in sinergia con gli enti locali e con Torino Nuova Economia, sono state
avviate le prime azioni operative per la trasformazione dell’area di Mirafiori, uno dei
motori strategici del rinnovamento della Torino post-olimpica, dove sarà insediato il
Centro del Design. Sono stati inoltre stati completati parte dei lavori di restauro del
Castello del Valentino, destinato a divenire sede di rappresentanza dell’Ateneo,
aperta alla città e al territorio e ad accogliere attività didattiche specialistiche.

A livello regionale l’Ateneo è organizzato in cinque Campus decentrati (Alessandria,
Biella, Ivrea-Verrès, Mondovì e Vercelli). Nel 2007 è stato firmato l’accordo con la
Regione Valle d’Aosta e l’Università della Valle d’Aosta, che ringraziamo per
l’adesione e la collaborazione, per l’insediamento di Verrès, destinato a divenire una
nuova Cittadella Politecnica. In prospettiva i poli regionali devono divenire “poli
plurifunzionali”, orientati alla didattica, anche non istituzionale e ad attività di
trasferimento tecnologico e di servizio al territorio, fortemente integrati con il
contesto locale, anche mediante specifiche attività di ricerca e formazione
permanente e continua.

L’internazionalizzazione dell’Ateneo è in costante crescita: nell’ultima classifica
mondiale delle università tecniche, stilata dalla Jao Tong University di Shanghai, il
Politecnico di Torino si è posizionato al 7° posto in Europa, come prima università
tecnica italiana. La presenza degli studenti stranieri è in costante aumento:
quest’anno l’incidenza degli stranieri sul totale degli iscritti al 1° anno ha raggiunto
il 10%, rispetto a una media nazionale del 2%. Nel 2007 inoltre è stato avviato un
progetto con il governo del Pakistan per la creazione di un campus a Karachi,
guidato dal Politecnico in sinergia con un consorzio di università italiane e
internazionali; sono stati istituiti i primi due corsi di laurea congiunti nell’ambito del
progetto del Campus Italo-Cinese, avviato nel 2006 con la Tongji University di
Shanghai e il Politecnico di Milano; è stato creato un nuovo Servizio per
l’Internazionalizzazione, in modo da offrire un insieme di servizi integrati e
coordinati, tra cui un info point per gli studenti stranieri, mediatori culturali per le
diverse aree geografiche di provenienza, progetti di accoglienza, culturali e di
socializzazione, supporto per le questioni amministrative e burocratiche; sono
cresciuti in modo importante i corsi in lingua inglese, sia per gli stranieri, sia per gli
studenti italiani; è stato avviato un programma di internazionalizzazione anche nelle
sedi regionali, attraverso l’attivazione delle borse di studio per studenti stranieri,
per le quali è mio desiderio ringraziare le Fondazioni di Cuneo, Alessandria, Biella e
Vercelli che hanno aderito e supportato il progetto del Politecnico.

Lo sviluppo di una cultura compiutamente internazionale richiede tuttavia anche
una maggiore apertura delle strutture e la crescita della propensione alla mobilità di
docenti e ricercatori. Per questa ragione, l’Ateneo ha avviato nel 2007 politiche per

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l’attrazione di stranieri nella struttura amministrativa e nella Faculty, in modo da
innescare effetti di innovazione per la gestione dell’Ateneo.
Infine, il processo di sviluppo dell’Ateneo dipende in primo luogo dal livello di
qualificazione delle persone che operano al suo interno, siano essi studenti,
docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo. La valorizzazione, il
rinnovo, il riconoscimento e l’incremento del merito, la valutazione del capitale
umano, sono le misure su cui si fonda il futuro dell’Ateneo. Nel corso del 2007 sono
state avviate numerose azioni in questa prospettiva, nella direzione di favorire il
ringiovanimento del corpo docente, il ricambio e l’incremento dell’energia
potenziale, tra cui l’attivazione di 83 nuove posizioni da ricercatore, alcune
finanziate da enti esterni e altre attraverso il piano di collaborazione generazionale,
l’avvio dell’accelerazione di carriera dei docenti interni, con revisione internazionale
dei curricula, la chiamata di 38 idonei e la previsione di 18 posizioni di I e II fascia,
l’attivazione di due Call di Ateneo per le Chiamate dirette e di Chiara fama, ed infine
la promozione di posizioni tenure track e di double-appointment per docenti di
riconosciuta eccellenza scientifica, in ruolo presso università non italiane.

Inoltre, è stato avviato un ampio processo di miglioramento dell’organizzazione
interna dell’Ateneo, per adeguare la struttura amministrativa alle nuove esigenze e
per favorire una migliore gestione delle risorse in relazione all’attuazione del Piano
Strategico. Un ateneo competitivo e internazionale ha bisogno di
un’amministrazione leggera, che non fissi regole invasive, ma promuova e liberi le
energie, creando opportunità anziché imponendo vincoli. In questa direzione si è
mosso l’apparato tecnico-amministrativo, valorizzando le responsabilità di ognuno,
favorendo il decentramento, supportato da sistemi informativi adeguati e
perseguendo la distinzione tra attività di indirizzo e attività di gestione, per restituire
alle strutture dedicate alla ricerca e alla didattica il gusto del confronto e della
progettualità, senza preoccupazioni di tipo amministrativo. Il processo non è
concluso e investiremo ancora, per cui esprimo il mio sincero ringraziamento al
personale nella sua totalità, per l’entusiasmo e la dedizione con cui ha vissuto e
vive questo periodo di trasformazione dell’Ateneo.

La consapevolezza di aver già saputo tradurre gli indirizzi del piano strategico in concrete
azioni rappresenta motivo di orgoglio per tutti noi ed incoraggiamento verso i prossimi
passi. Tuttavia, la nota di ottimismo sulla capacità del sistema accademico italiano di
avviare e sostenere un percorso di crescita e rinnovamento, con cui ho aperto questa
relazione trova ragione in una diversa e più importante considerazione.

La visione che abbiamo espresso con il piano strategico si è collocata su uno sfondo di
perfetta sintonia con i più recenti indirizzi di politica regionale e nazionale. Da ciò traiamo
indicazioni di grande ottimismo per il nostro Ateneo e per il sistema universitario in
generale. In particolare, il Patto per l’Università e la Ricerca siglato dai Ministri Mussi e
Padoa-Schioppa rappresenta un punto di svolta decisivo sulla strada di una corretta e
rigorosa coesistenza tra politiche di sviluppo e politiche delle risorse. Gli impegni che il
Governo ha assunto sia con il Documento di programmazione economica e finanziaria
2008 sia con il Patto, rappresentano gli elementi fondamentali perché la pianificazione
strategica dei singoli Atenei possa trovare concreta realizzazione. La visione espressa
dalla Commissione Muraro disegna e definisce su scala nazionale ciò che il Politecnico di
Torino ha inteso sperimentare localmente. Non a caso, il principio del rispetto di regole
uguali per tutti, la rigorosa adesione alla pratica sistematica della valutazione, la riscoperta
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di una visione pluriennale nella pianificazione degli investimenti, la tutela dei diritti
fondamentali degli studenti costituiscono un denominatore comune che è motivo d’orgoglio
e insieme fonte di grandi aspettative per il ruolo guida che il nostro Ateneo si candida a
sostenere nel sistema nazionale nel prossimo futuro. Signor Ministro, in questo quadro di
attenzione del suo dicastero per i problemi dell’Università, l’insieme dei provvedimenti
contenuti nella Finanziaria 2008 desta un complesso di speranze e di preoccupazioni.
Oltre all’assenza, almeno per ora ci auguriamo, di interventi normativi e misure volte a
sbloccare i concorsi universitari, l’aumento effettivo dello stanziamento a favore
dell’Università appare largamente insufficiente alle necessità previste. La quota libera dei
fondi per il finanziamento delle nuove iniziative individuate dalla Commissione Muraro è
oggettivamente ridotta. Ci appelliamo a lei Signor Ministro perché difenda queste risorse
per poter sperimentare sul loro utilizzo le nuove regole che renderanno più moderno il
nostro sistema universitario. Da parte nostra, saremo al suo fianco lungo una strada di
responsabilità congiunta, offrendole progetti ispirati ad una seria e concreta logica di
programmazione.

Tra le note positive, sono lieto di poter citare l’aumento del credito d’imposta per le
aziende che attivano contratti di ricerca con le università. Noi crediamo che la restituzione
del Paese alla comunità cui appartiene, quella delle più grandi nazioni industrializzate,
passi in primo luogo attraverso una crescita congiunta della spesa pubblica e privata in
ricerca e sviluppo. Ci offriamo quindi al sistema delle imprese e alle associazioni che lo
rappresentano, prima fra tutte Confindustria, per un progetto comune, che aiuti le imprese
italiane a riscoprire il piacere dell’innovazione, la voglia di crescere e la serenità di
rischiare.

Non possiamo inoltre dimenticare che il grande progetto di innovazione collettiva che
lanciammo con l’inaugurazione dell’anno accademico 2005-06, è stato raccolto e reso
possibile soprattutto grazie alla sintonia e all’alleanza stretta tra tutti gli Atenei del
Piemonte e le istituzioni del territorio.

In particolare, Signor Ministro, l’investimento della Regione Piemonte ha consentito agli
Atenei di avviare politiche di riforma interna che altrimenti non sarebbero state neppure
immaginabili. Le risorse provenienti dal Governo Regionale sono state non solo aggiuntive
rispetto a quelle provenienti dal governo centrale, ma anche qualitativamente differenti, in
quanto capaci di aggirare le rigidità che condizionano le scelte allocative compiute sul
Fondo di Funzionamento Ordinario. Penso ad esempio agli assegni di ricerca aggiuntivi,
con cui gli Atenei Piemontesi hanno potuto mettere in atto politiche di attrazione di
ricercatori e studenti meritevoli, e al finanziamento dei grandi progetti su tematiche di
frontiera. Ma penso, soprattutto, al messaggio di innovazione e riforma, anche culturale,
che la Regione è stata capace di veicolare all’interno degli Atenei con le proprie politiche
di finanziamento: l’introduzione di criteri di valutazione basati sulle migliori pratiche della
comunità scientifica internazionale, il sostegno a progetti presentati da giovani ricercatori
anche non strutturati, l’incentivo alla cooperazione stretta tra ricercatori universitari ed
imprese del territorio, il riconoscimento della mobilità, anche tra università e impresa,
come valore positivo. Credo sia giusto quindi che in questa sede io mi faccia portatore di
uno speciale ringraziamento all’Assessore Bairati da parte dei molti giovanissimi ricercatori
che grazie a queste risorse hanno potuto intraprendere percorsi di affrancamento ed
indipendenza dalle gerarchie consolidate, imponendo la propria individualità scientifica. Il
rimescolamento dei ruoli e dei rapporti di potere che ne seguirà sarà, ne sono certo,
l’ingrediente fondamentale per la riforma strutturale del nostro Ateneo.
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Inaugurazione dell’Anno Accademico 2007-2008 – Relazione del Rettore Francesco Profumo

Con l’inaugurazione dell’anno accademico 2005-6 lanciammo il grande progetto di
alleanza con le Istituzioni del territorio, offrendo il nostro Ateneo come motore centrale del
processo di riappropriazione dell’orgoglio tecnologico di questa città e di questa Regione.
Il 2006-7 è stato l’anno che ha segnato la svolta nel processo di internazionalizzazione
dell’Ateneo, restituendo ad esso la dimensione e la reputazione che ad esso competono
nel mondo. Oggi, giorno in cui ho l’onore di inaugurare l’anno accademico 2007-8, ormai
certi di avere al nostro fianco le Istituzioni, ci sentiamo abbastanza forti per lanciare una
nuova grande sfida al mondo in cambiamento.

Il 21° secolo ha posto l’Europa e il mondo intero di fronte a nuove e complesse prove: la
crescita della società della conoscenza, il progresso tecnologico, la necessità di una
nuova politica energetica, l’urgenza di preservare le risorse e l’ecosistema ambientale del
pianeta, l’avvio di una nuova fase dell’integrazione europea. Come 50 anni fa, quando
l’Unione Europea nacque con lo sviluppo di una politica energetica comune tra le nazioni,
così oggi l’energia torna ad essere centrale nel futuro dell’Europa e del mondo intero.
Siamo convinti che solo attraverso una corale mobilitazione delle risorse sociali,
economiche, politiche e scientifiche di ogni paese, sarà possibile raggiungere l’ambizioso
obiettivo di produrre il 20% dell’energia europea attraverso l’uso di fonti rinnovabili entro il
2020.

Sappiamo con certezza che la convergenza di due grandi traiettorie innovative, quella
delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e quella delle nuove fonti di
approvvigionamento energetico, produrranno un’accelerazione nei tassi di progresso della
nostra economia e della nostra società che non ha precedenti nella storia del mondo
industrializzato. Nulla sappiamo però dei modi con cui ciò avverrà, né possiamo prevedere
quali forme prenderanno i trade-off con cui dovremo misurarci.

La rottura del paradigma tecnologico nelle forme di produzione ed immagazzinamento
dell’energia produrrà effetti che sono destinati a pervadere prodotti, processi e servizi in
settori industriali molto diversi e centrali alla nostra economia. In questa città il pensiero si
indirizza naturalmente all’industria dell’automobile e più in generale a quella dei trasporti,
nella quale l’emersione di un nuovo dominant design nell’utilizzo dell’energia costituirà un
passaggio di completa ridefinizione degli assetti industriali e di mercato, delle gerarchie di
competitività e della capacità innovativa di imprese e di interi paesi. Posizioni di leadership
tecnologica consolidate e difese faticosamente negli anni possono essere messe a
repentaglio in tempi brevissimi. Solo la capacità di anticipare l’evoluzione di queste
traiettorie, presidiando ogni possibile fonte di generazione del sapere e della conoscenza,
potrà consentirci di mantenere le capacità distintive che necessitano per riportare grandi e
medie imprese del nostro paese al centro delle industrie strategiche del prossimo futuro.

L’intuizione di politica industriale, che rappresentammo due anni fa in occasione
dell’inaugurazione dell’anno accademico, prende oggi forma e concretezza. Dicemmo
allora che vi era un solo euro disponibile e che quel solo euro avrebbe dovuto bastarci per
fare, insieme, politiche di efficienza e politiche di sviluppo. La sfida energetica rappresenta
il primo grande banco di prova ma anche la prima grande occasione per inaugurare un
nuovo modello di politica dell’innovazione, al servizio nel contempo dell’efficienza di breve
periodo e della crescita di medio. La riduzione dei costi energetici per le nostre imprese,
ma anche per i grandi edifici pubblici, per le università, per le scuole, per gli ospedali, sono
di per sé obiettivi di straordinaria rilevanza. Ma questi devono accompagnarsi e coniugarsi,
senza risorse aggiuntive, alla generazione di nuove opportunità di sviluppo per industrie e
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Inaugurazione dell’Anno Accademico 2007-2008 – Relazione del Rettore Francesco Profumo

filiere nascenti. Una politica energetica, in conclusione, non solo attenta ai prezzi,
all’utilizzo razionale delle risorse ed all’impatto sull’ambiente e la qualità della vita di tutti
noi, ma anche motore primo dei processi di sviluppo nel nostro prossimo futuro.

Nuovi saperi, nuove tecnologie, nuova etica, nuovi diritti, nuove emergenze, nuove
relazioni tra culture, discipline e persone: come sempre, con rinnovato entusiasmo, il
Politecnico di Torino non si sottrae alla propria missione di produrre conoscenza e talenti.
Per questa ragione raccogliamo oggi le nostre miglior risorse attorno a cinque grandi sfide:
Energy and Environment, Economy and Ethics, in Europe. Le 5E che disegneranno il
futuro di noi tutti. Vi ringraziamo dell’onore che avete voluto farci presenziando al primo
giorno dell’anno accademico 2007-2008, il centounesimo dall’istituzione del Politecnico di
Torino ed il 148° dalla Fondazione della “Scuola d’Applicazione per gli Ingegneri”, che
dichiaro aperto.

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