The day after - L'editoriale di Raffaello Castellano - Smart ...

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The day after – L’editoriale di Raffaello
Castellano

  Cosa succederà in questo 2021 appena cominciato?

  Riusciremo a riprenderci fisicamente, socialmente ed economicamente da questa
  pandemia da Covid-19 che ha caratterizzato l’anno passato e, così sembra, inciderà
  profondamente anche in questo 2021?

  Sinceramente non so cosa rispondere a queste domande, sia perché, come la
  maggioranza delle persone, in questo momento storico sto navigando a vista, sia perché
  c’è poca voglia ed ancor meno possibilità di investire e scommettere sul nostro futuro.

  Le notizie sul fronte interno, per non parlare di quello internazionale, non sono per
  niente incoraggianti.

Infatti, mentre scrivo questo editoriale (29 gennaio), il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella ha appena conferito il mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico
per verificare la possibilità di formare un governo sostenuto dalla stessa maggioranza che
appoggiava il Conte bis.

Il responsabile dell’ennesima crisi di Governo scoppiata lo scorso 13 gennaio, il senatore, nonché
leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nel frattempo, ha “condotto” un’imbarazzante intervista
televisiva (sì, avete letto bene!) con il principe ereditario Mohammed Bin Salman (noto con
l’acronimo Mbs), a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita. Totalmente dimentico, o forse
volontariamente distratto, l’ex presidente del Consiglio ed ex Sindaco di Firenze ha evitato domande
scomode su uno dei regimi attualmente – stando a quanto afferma Amnesty International – più
brutali del Pianeta per quanto riguarda la gestione del dissenso interno e la condizione femminile,
tessendo altresì gli elogi del principe ereditario e della monarchia che governa il ricchissimo Paese
mediorientale.
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Nello sforzo di compiacere il suo interlocutore, Matteo Renzi si è lasciato andare perfino ad
improbabili paragoni fra il “Rinascimento” fiorentino ed italiano e “Vision 2030”, il piano di
rinnovamento strategico dell’Arabia Saudita da molti ribattezzato come “The Neo-Renaissance”,
ovvero il nuovo Rinascimento.

Come se non bastasse, i numeri della pandemia da Covid-19 sono ancora spaventosi, sia per noi
che per il resto del mondo. Il bollettino di venerdì 29 gennaio del Ministero della salute ci dice che ci
sono stati 13.574 nuovi casi di coronavirus e 477 morti, che portano il conteggio complessivo a
87.858 deceduti dall’inizio della pandemia, esattamente un anno fa.

L’unica – reale – speranza sembra quella legata ai vaccini: ​ l’Agenzia Europea per i Medicinali ha
autorizzato il vaccino di AstraZeneca. In serata anche la Commissione Europea ne ha dato il via
libera, e con questo diventano 3 i vaccini attualmente distribuiti in Europa ed Italia, anche se
non sono mancati, pure in questo caso, ritardi, omissioni e faccende poco chiare sui rapporti fra le
case farmaceutiche e alcune nazioni.

                     Scopri il nuovo numero: The day after
     Dopo un 2020 così pesante sotto tutti i punti di vista, il 2021 deve rappresentare, per
                             tutti noi, l’alba di un nuovo inizio.

Insomma c’è poco da stare allegri e speranzosi. Eppure voi lettori avete imparato in questi oltre 7
anni di pubblicazione che il nostro magazine è ostinatamente ottimista, con la voglia, anzi il
desiderio, di essere un mensile positivo e connaturato profondamente allo spirito che ci ha fatto
nascere e alla nostra linea editoriale. Ogni mese, testardamente controcorrente rispetto al
pessimismo dilagante, cerchiamo di offrirvi articoli “verticali” su marketing, economia e
comunicazione insieme alle sue rubriche “trasversali” di cinema, musica ed arte, che cercano di
offrirvi una “lettura” della realtà che sia allo stesso tempo laterale, creativa e fresca.

A tal proposito, credo che a salvare questo inizio anno, almeno per chi scrive, sarà la creatività e
genialità di quegli artisti che, chiamati di mese in mese ad illustrare la nostra Copertina d’Artista,
riescono a strapparmi sempre un sorriso, una riflessione e una profonda ammirazione.
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numero di Smart Marketing, realizzata da Giulio Giancaspro.

Prendete, ad esempio, l’artista di questo 81° numero dal titolo “The day after”, Giulio
Giancaspro, che ha realizzato una copertina eccezionale con rimandi pop, richiami all’arte
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cinematografica e omaggi a grandi autori dell’arte moderna e contemporanea come Edward
Hopper e Norman Rockwell.

La sua opera emana ottimismo ed ironia, ed anche se l’artista cerca di strapparci un sorriso, allo
stesso modo ci invita alla riflessione: la sua opera è piena di messaggi che si reggono in un perfetto
equilibrio e parlano direttamente alla parte più profonda ed emotiva di noi, così come a quella più
razionale.

Questo il potere dell’arte, una singola immagine ci dice molte più cose – più precisamente, più
velocemente, più compiutamente – di qualsiasi articolo o dotto trattato. Vi confesso la mia invidia: io
scrivo e sono giornalista proprio perché non sono in grado di dipingere e/o scolpire.

Con questa Copertina d’Artista celebriamo un piccolo grande compleanno: sono 6 anni che
pubblichiamo le nostre copertine artistiche, abbiamo cominciato il 26 gennaio 2015, proprio
con Giulio Giancaspro che, quell’anno, inaugurò questa rubrica con un lavoro che sintetizzava
perfettamente i temi della Shoah e quelli dell’attentato in Francia alla sede di Charlie Hebdo. Sua
anche la bellissima copertina che celebrava i 50 numeri del nostro magazine.

Insomma, Giulio Giancaspro ha scandito alcuni dei passaggi più importanti del nostro mensile e mi
è sembrata la persona giusta a cui rivolgermi per questo nuovo numero, che cerca di immaginare un
futuro “nuovo” – un The day after – dopo un 2020 da dimenticare.

Insomma, chi meglio di un artista e della sua arte per parlarci di un vero Rinascimento?

Nessuno, con buona pace di Matteo Renzi!

Buon 2021 e buona lettura a tutti voi.

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Vip e social media: gli epic fail che hanno
fatto scuola

Tutti i personaggi famosi scelgono ormai di essere presenti
sui canali social, ma quali sono gli epic fail dei vip che
hanno fatto scuola?
Una curata presenza sui social media è oggi non solo per le aziende, ma anche per i vip il modo
migliore per creare una community di fan affezionati. In più i personaggi della moda, dello
spettacolo e della politica possono nutrire la loro immagine pubblica, monitorare le conversazioni
che riguardano loro e soprattutto rendersi visibili in un contesto sempre più affollato.

Alcune star e personaggi famosi gestiscono da sé la pagina Facebook o l’account Twitter, molti si
affidano, invece, a un social media manager professionista: eppure molto spesso tutto questo non
basta a salvaguardarsi da errori o strafalcioni.

Sempre più spesso gli utenti social più attenti noteranno opinioni che non hanno davvero nulla
di politically correct o addirittura estremi di reato, condivisione di bufale e commenti che
sarebbero dovuti restare nascosti agli occhi dei più. In questo post voglio fare una rapida
carrellata degli epic fail dei vip sui social media: casi famosi, che dovrebbero fare scuola e
essere presi a modello per insegnare come non si sta sui social media.

Perché la star si affida al social media manager
Come si diceva, i personaggi famosi hanno oggi un ampio staff di social media manager che
gestiscono la loro presenza digitale, soprattutto se la community che si è creata nel tempo è
molto ampia o quando non ci si può davvero permettere una caduta di stile in ambito digital.

Sicuramente lo staff si occupa di pianificare i post, creare il calendario editoriale e pubblicare testi e
immagini sui social, ma il vip ha la libertà di creare e condividere contenuti personali e occasionali.
Oggi molti profili di star e personaggi pubblici mostrano chi ha creato il contenuto, se i
membri dello staff o la star in persona anche se la responsabilità degli epic fail cade sempre sul vip.

Attenzione a pubblicare sui social i retroscena
Molti epic fail sono causati dalla pubblicazione di retroscena che svelano le dinamiche alla base
della divulgazione dei contenuti. Ricorderete Gianni Morandi immortalato in un selfie, poi apparso
online, con le indicazioni dell’orario di pubblicazione: né scaturì una lunga polemica…

In un epic fail simile è caduto Matteo Renzi con la pagina Facebook che divulgava un album
dell’allora Premier con l’invito di non condividere uno scatto fatto in una visita istituzionale ad
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Alessandria perché ritraeva un disabile, tema rilevante dell’agenda pubblica.
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Tutte le gaffe della politica sui social media
Rimanendo in ambito politico tutti noi avremo letto i congiuntivi traballanti di Luigi di Maio e le
gaffe raccolte in un catalogo di meme dedicate a Virginia Raggi: politica e social media significa
rapporto complesso e necessità di un lavoro serio per non cadere in epic fail che possono rovinare
davvero la reputazione dei personaggi pubblici.

Basti pensare ai tweet “particolari” del presidente americano Donald Trump o al caso in cui
bloccò l’account di Stephen King generando una successiva gara di solidarietà tra gli scrittori,
con tra i protagonisti anche la creatrice di Harry Potter J.K. Rowling.

Epic fail e vip: le conseguenze reali di post pubblicati senza
attenzione
Gli epic fail sui social media a volte non si limitano a provocare l’ilarità generale o una caduta di stile
per il vip. Pensiamo al caso del rapper 50 Cent convocato dai giudici per foto in cui era ritratto con
mazzette di dollari anche se aveva da poco dichiarato la bancarotta. Immediatamente la star spiegò
che si trattava di soldi falsi.
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Non di altrettanto semplice soluzione fu, invece, il caso di Austin Butler e Vanessa Hudgens che
si giurarono amore a Sedona, località protetta dell’Arizona.
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Anche immagini “sbagliate” postate sui social possono causare gaffe e cadute d’immagini ai vip:
ricorderete il tweet di Madonna con una didascalia che scherzava col vizio del fumo e con il
giocare con il fuoco. La foto associata era quella, infatti, di Paola Barale come segnalato da
una fan attenta.
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Quando i brand cadono nell’epic fail: i casi di Dolce e
Gabbana
Anche i brand non sono immuni dagli epic fail con conseguenze importanti in termini di vendite
e credibilità: Dolce e Gabbana sembra proprio affezionato alle gaffe sui social media.
In passato aveva fatto scuola con un caso sulla fecondazione artificiale e il ricordo a madri
surrogate per le coppie omosessuali scrivendo sui social «Non mi convincono i figli della chimica, i
bambini sintetici, uteri in affitto, semi scelti da un catalogo» e attirando l’attenzione di Elton John
con una vera e propria guerra al brand al grido di #BoycottDolceGabbana.
Un hashtag poi trasformato in slogan dallo stesso brand per rispondere alle accuse e trasformando
l’epic fail in un’operazione strategica facendolo diventare elemento di riconoscibilità online.

Ultima gaffe del brand lo spot di quest’anno che riprende per 40 secondi una modella
cinese che tenta di mangiare una pizza con le bacchette: ritenuto un’offesa al popolo cinese e tra
mille polemiche ha portato alla cancellazione della sfilata prevista a Shanghai il 21 novembre scorso.

È comunque ormai noto come Stefano Gabbana sui social non risparmi a nessuno la propria
opinione, dall’abito da sposa di Chiara Ferragni definito pubblicamente “cheap” all’aspetto fisico di
Selena Gomez ritenuta addirittura “brutta” su Instagram.
I casi che si possono trovare online sono comunque davvero tanti: eppure bastano pochi
accorgimenti per evitare che il post sui social del vip o del personaggio pubblico diventi un epic
fail.

■   Fare un doppio check prima di pubblicare ogni contenuto sui social, nelle grandi community
    bastano pochi secondi per creare un danno irrimediabile
■   Fare attenzione all’account da cui si sta pubblicando il post e controllare se è quello
    personale o quello del vip, del personaggio pubblico o del brand
■   Fare attenzione all’ortografia e alla superficialità

Augurandovi buona fine dell’anno, attendiamo di vedere quali saranno gli epic fail che faranno
scuola nel 2019!

Fake Politics – L’editoriale di Raffaello
Castellano
Ci siamo! Puntuale come un orologio svizzero, arriva il più
classico degli appuntamenti italiani. No, non si tratta del
Festival di Sanremo, né dei festeggiamenti di Carnevale o
Pasqua. Non si tratta neanche dell’eventuale partita di calcio
per il qualsivoglia trofeo, no, il più classico degli appuntamenti
italiani è la tornata elettorale dell’anno. Che, come l’equinozio
di primavera, addirittura prima dello stesso, colpirà il nostro
Paese il 4 Marzo 2018.

Gli Italiani sono chiamati alle urne per eleggere il prossimo esecutivo ed il premier, scegliendo fra
una rosa molto ampia di partiti e movimenti. I partiti che però concentreranno maggiormente i voti
sono cinque. Per il centrodestra Forza Italia e Lega, rispettivamente guidati dal redivivo Silvio
Berlusconi e da Matteo Salvini. Per il centro sinistra ci sarà in campo il PD, guidato da Matteo Renzi,
per la sinistra Liberi e Uguali, guidato da Pietro Grasso ed infine il Movimento 5 Stelle, che vede
Luigi Di Maio come candidato premier.

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hieramenti non hanno parlato quasi per nulla dei programmi, ma si sono lanciati a piè pari nella più
becera e volgare campagna elettorale di sempre, condita dalle solite promesse elettorali
irrealizzabili e da litigi e insulti reciproci, “rigorosamente” a favore di telecamere e microfoni, per
fomentare il proprio elettorato e inasprire e radicalizzare sempre più il confronto politico.

Tutto, dal salotto televisivo, alla pagina Facebook, alla trasmissione radiofonica, al palco elettorale, è
diventato una pubblica piazza, delle più rozze, dove vomitare le proprie sentenze e parlare del
pessimo lavoro fatto dalla controparte politica.

Come avviene, ahimè, molto spesso, ultimamente la guerra si è spostata sul terreno dei social che,
anche in questa occasione, dimostrano quanto la rete sia necessaria per radicalizzare lo scontro, ma
pure quanto la stessa sia diventata strategica ai fini del consenso e della vittoria politica.

I tormentoni non sono mancati neanche questa volta, autentici o falsi che fossero; nella prima
categoria dobbiamo annoverare per lo meno la riscrittura del “contratto con gli Italiani” che
Berlusconi ha officiato durante la trasmissione di Porta a Porta, creando un cortocircuito e deja vu
mediatico con la stessa scena avvenuta nel lontano 2001: stesso conduttore, Bruno Vespa, stessa
inquadratura, quasi lo stesso Berlusconi, che però nel 2001 aveva non solo meno chili ma pure meno
capelli. Il video caricato su You Tube è diventato virale.

Se si può, ancora più sorprendente è il concorso social lanciato dal candidato premier della Lega:
“Vinci Salvini”, questo il nome, permette a chi partecipa, a fronte di un cospicuo numero di like, di
scorrere la classifica e di aggiudicarsi una telefonata con Matteo Salvini e una foto con lo stesso da
postare sui social.

Ed ancora, spostandoci dalla destra alla sinistra, gli spot elettorali del PD, prodotti di qualità
professionale, con una scrittura quasi cinematografica, che presentano la famiglia tipo italiana, due
adulti e due ragazzi, intenti in auto a parlare di politica e decisione di voto. Il capofamiglia, disilluso,
afferma che no, non voterà il PD questa volta ed i figli gli ricordano punto per punto le presunte o
vere conquiste della legislatura uscente, con un cammeo finale di Matteo Renzi, che a cavallo di una
bici al semaforo esorta il capofamiglia dicendogli “Pensaci”, che poi è il titolo degli stessi spot.
Peccato che i vertici del PD che hanno commissionato lo spot non abbiano fatto bene i compiti: la
famiglia ritratta, padre, madre, figlia e figlio, era attuale fino alla fine degli anni ’80. Come ci ricorda
ogni anno l’ISTAT, in Italia i figli sono diventati un lusso, e quelle famiglie che decidono di averne si
fermano ad uno soltanto.

Infine, all’insegna della par condicio, gli appelli all’onestà del Movimento 5 Stelle, che, non curante
degli scandali, di alcuni suoi amministratori, legati alla questione “Rimborsopoli”, sollevata dalla
trasmissione “Le Iene”, continua a fare le pulci agli altri schieramenti.

Nella seconda categoria, quella dei falsi, da segnalare è la campagna social #AboliamoQualcosa,
nata come risposta della rete al trasversale tormentone politico che ha accompagnato le
dichiarazioni dei politici, presi dalla smania di voler comunque ed a tutti i costi abolire qualcosa.

Insomma, in piena aderenza al gattopardismo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che
tutto cambi”. Quindi abolire qualcosa per dare il senso del cambiamento, abolire qualcosa per
segnare il punto, abolire qualcosa perché distruggere è meglio che creare.

Come chiamare allora questo numero della nostra rivista se non “Fake Politics”, visto che non si
parla più di promesse non mantenute, ma di vere e proprie bufale elettorali? Tutta la campagna
2018 è diventata una battaglia a chi le spara più grosse, con la disaffezione degli elettori che, anche
questo come prassi consolidata, in massa eviteranno di recarsi ai seggi il 4 marzo prossimo.
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laboratori oltre che attraverso la nostra copertina, come al solito affidata alla sensibilità di un
artista.
Questo mese lo scultore Nicola Illuzzi ci sorprende con la sua “Urnal Media”, che in uno
scintillante stile Pop ci mostra quanto i social media non solo dirigano ed influenzino le nostre
preferenze, ma rappresentino pure la deriva finale delle prossime elezioni.

Buona lettura e soprattutto buone elezioni a tutti voi.

                                                                               Raffaello Castellano

Bye bye comunicati stampa. La
comunicazione politica ed istituzionale è
social!

Ivan Zorico (248)

Ormai è fuor di dubbio che i social network hanno stravolto il modo in cui comunicano gli
uomini politici, le amministrazioni pubbliche e le aziende. Non si può forse ancora dire che i
classici e tanto utilizzati comunicati stampa siano morti, ma di certo si può dire che i social, in
qualche maniera, ne hanno depotenziato l’effetto e la loro stessa natura.

La possibilità di essere più immediati e diretti; capire, percepire e registrare quasi istantaneamente
le reazioni dell’opinione pubblica o dei clienti; e poter avere un confronto diretto con tutti gli attori
in campo, hanno fatto in modo che i social network (Facebook e Twitter su tutti) abbiano di gran
lunga superato in efficienza il comunicato stampa tradizionale. Spesso e volentieri, si utilizza Twitter
come mezzo per veicolare flusso sulle pagine profilo di Facebook, piattaforma, quest’ultima molto
più incline alla diffusione di messaggi più cospicui.

L’ultimo recentissimo caso si rifà al messaggio che il Sindaco di Milano – Beppe Sala – ha voluto
destinare ai propri cittadini (e non solo) attraverso il proprio profilo ufficiale di FB nel quale
spiegava le ragioni dell’autosospensione e del successivo auto reintegro alla guida di Palazzo
Marino.

Ma, ovviamente, non è l’unico caso.
Anche l’ormai dimissionario Presidente del Consiglio Matteo Renzi, proprio all’indomani delle sue
dimissioni, ha affidato ad un post su FB la divulgazione di un messaggio accorato e quasi “intimo”
per spiegare ai suoi follower, ed all’Italia intera, come stava vivendo quel passaggio ed infondere un
messaggio di speranza. Il tutto per impostare una sorta di strategia futura.

Si potrebbero fare moltissimi altri esempi a dimostrazione di come aziende, istituzioni e personaggi
pubblici, affrontino oggigiorno il tema della comunicazione esterna.
Il comunicato stampa magari resta ancora una freccia nell’arco degli addetti dell’informazione e
della comunicazione, ma ormai risulta imprescindibile avere una conoscenza, una presenza
ed una strategia comunicativa sui canali social. E soprattutto, monitorarli con attenzione.

È crisi di governo. Le prossime mosse!

Ivan Zorico (248)

Ore  e il Presidente Mattarella darà il via alle consultazioni resesi
indispensabili dopo la vittoria del NO al Referendum Costituzionale del 5 dicembre, che ha
“costretto” Matteo Renzi ad annunciare le sue dimissioni dal governo.

Di certo il Presidente Mattarella vorrà scongiurare il rischio che si vada ad elezioni anticipate con
due leggi elettori diverse – per Camera e Senato – che non garantirebbero, dopo le avvenute
elezioni, una seria governabilità del Paese.
Al momento, 3 sembrano i possibili scenari.

#1 Un governo che comprenda tutte o quasi le forze politiche. Per intenderici, il classico governo “di
scopo”, “di unità nazionale”, o qualcosa del genere.

#2 Andare ad elezioni subito dopo la modifica dell’Italicum da parte della Corte Costituzionale.

#3 Formazione di un governo più istituzionale con una coalizione ampia ed allargata con l’obbiettivo
di lavorare alla scrittura di una nuova legge elettorale.

Comunque nelle prossime ore avremo le idee più chiare.
Questo il Calendario delle Consultazioni pubblicato sul sito del Quirinale:

Giornata di giovedì 8 dicembre 2016, ore 18,00 e a seguire

Presidente del Senato della Repubblica: Sen. Dott. Pietro Grasso;

Presidente della Camera dei Deputati: On. Dott.ssa Laura Boldrini;

Presidente Emerito della Repubblica Sen. Dott. Giorgio Napolitano.

Giornata di venerdì 9 dicembre 2016

Ore 10,00 Gruppo parlamentare Misto del Senato della Repubblica;

Ore 10,20 Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati;

Ore 10,40 Rappresentanza parlamentare della Südtiroler Volkspartei;

Ore 11,00 Rappresentanza parlamentare della minoranza linguistica della Valle d’Aosta;

Ore 11,20 Esponente della componente Alternativa Libera Possibile (AL-P) del Gruppo Misto della
Camera dei Deputati;

Ore 11,40 Esponente della componente UDC del Gruppo parlamentare Misto della Camera dei
Deputati;

Ore 12,00 Esponente della componente Unione Sudamericana Emigrati Italiani (USEI-IDEA) del
Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati;

Ore 12,20 Esponente della componente FARE!-PRI del Gruppo Misto della Camera dei Deputati;

Ore 12,40 Esponente della componente Movimento Partito Pensiero e azione (PPA-Moderati) del
Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati;

Ore 13,00 Esponente della componente Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l’Italia (PLI) del
Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati;

Ore 16,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (FDI)
della Camera dei Deputati;

Ore 16,30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Democrazia Solidale – Centro Democratico
(DeS-CD) della Camera dei Deputati;

Ore 17,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud,
Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Alternativa per l’Italia, Euro-Exit, M.P.L.-Movimento Politico
Libertas) del Senato della Repubblica;

Ore 17,30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Civici e Innovatori (CI) della Camera dei
Deputati;

Ore 18,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Per le Autonomie (SVP-UV-PATT-UPT)-PSI-
MAIE del Senato della Repubblica;

Ore 18,30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Conservatori e Riformisti (CR) del Senato della
Repubblica ed esponente della componente Conservatori e Riformisti (CR) del Gruppo parlamentare
Misto della Camera dei Deputati.

Giornata di sabato 10 dicembre 2016

Ore 10,30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie (LNA) del Senato della
Repubblica e della Camera dei Deputati;

Ore 11,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà
(SI-SEL) della Camera dei Deputati;

Ore 11,30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare ALA – Scelta Civica per la Costituente Liberale
e Popolare del Senato della Repubblica e del Gruppo parlamentare ALA – Scelta Civica per la
Costituente Liberale e Popolare -MAIE della Camera dei Deputati.

Ore 12,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Area Popolare – NCD – Centristi per l’Italia del
Senato della Repubblica e del Gruppo parlamentare Area Popolare – NCD – Centristi per l’Italia della
Camera dei Deputati;

Ore 16,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà XVII
Legislatura del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati;

Ore 17,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle del Senato della
Repubblica e della Camera dei Deputati;

Ore 18,00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Partito Democratico del Senato della
Repubblica e della Camera dei Deputati.

Stravince il NO con quasi il 60% e Matteo
Renzi si dimette dopo 1000 giorni di
governo.

Raffaello Castellano (335)

Con il 59,11% al NO e il 40,89 al SI, si è chiusa questa tormentata ed esacerbata tornata elettorale
sul Referendum Costituzionale. Un’affluenza record: il 69% degli aventi diritto si è recato nei seggi
per votare, anche se non era necessario un quorum, anche se al precedente referendum
costituzionale del 2006, nonostante i due giorni di votazioni, la percentuale dei votanti si era fermata
al 53%. Nella notte il premier Matteo Renzi, che tutto si era giocato sulla vittoria del SI, ha tenuto
una conferenza stampa, durante la quale ha riconosciuto la propria personale sconfitta, ha
annunciato che la propria esperienza di governo finisce qui e che rassegnerà le proprie dimissioni
nelle mani del Capo dello Stato.

Nella conferenza stampa il premier ha pure dichiarato: “questo voto consegna ai leader del fronte
dei NO, oneri ed onori”, facendo intendere che il fronte, molto eterogeneo, del NO dovrà ora
esprimere se non proprio un premier, quanto meno una proposta “condivisa” di governo del Paese.

In apertura Piazza Affari sbanda, ma niente panic selling in avvio (-1,26% a 16.871 punti l’indice
Ftse Mib), alla luce dell’esito del voto e dell’ampio margine con cui la riforma costituzionale è stata
bocciata.

Lo spread Btp/Bund sale a 177 punti base ed anche il tasso del decennale italiano al 2,07%, ai
massimi da fine novembre, contro l’1,91% della chiusura di venerdì.

Fra poche ore il premier, Matteo Renzi, salirà al Quirinale per formalizzare le dimissioni del suo
esecutivo. Questa nuova fase di incertezza politica difficilmente si potrà risolvere, almeno nel breve
termine, anche nel caso auspicato da molti, della rapida formazione di un nuovo governo ad interim.

Di certo preoccupano i sondaggi che dicono che in questo momento, se si andasse alle elezioni
anticipate, il primo partito risulterebbe il Movimento 5 Stelle, che intende promuovere un
referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona euro, anche se i sondaggi dicono che solo il 13%
degli italiani vorrebbe abbandonare la moneta unica. L’ultimo anno, però, ci ha dimostrato, senza
ombra di dubbio, che non c’è da fidarsi molto di quello che dicono i sondaggisti.

Per il banchiere centrale francese e membro della BCE, Francois Villeroy de Galhau, la vittoria del
NO al referendum, peraltro già data per scontata dai mercati, non può essere confrontata con quella
della Brexit nel voto della scorsa estate nel Regno Unito.

Comunque sia, il messaggio degli italiani è stato inequivocabile, non solo per il NO al referendum
costituzionale e a Renzi, ma è stato anche una dichiarazione di partecipazione democratica; è stato
un voler battere i pugni sul tavolo del governo e dei politici. È suonata la sveglia! Ora bisogna non
solo svegliarsi, ma anche lavorare per costruire una proposta di futuro. Per una volta non ce lo
chiede l’Europa, ma ce lo chiedono gli italiani, e forse, anche la Storia.

La politica del 2016: si fa anche a colpi di
Tweet

Cristina Skarabot (55)
Si sente sempre più spesso parlare di Tweetpolitics,
segno che Twitter nonostante la recente crisi che sta
vivendo, sia sempre più usato non solo dalle celebrità
ma anche nella comunicazione politica italiana ed
internazionale e stia diventando il centro del
dibattito pubblico. Possibilità di disintermediazione
che ha portato alla capacità di aggregare
conversazioni, immediatezza del linguaggio e veloce
propagazione dei contenuti ne fanno uno strumento
adatto a quella politica che sempre più usa la Rete al
fianco dei mass media tradizionali.

Twitter dunque come luogo di osservazione della rappresentazione della politica, ruolo di una
narrazione rete-centrica che ha cambiato il rapporto tra politica e cittadini, elemento questo ben
rappresentato dal caso del Movimento 5 Stelle.

Potremmo pensare a Twitter come nicchia evolutiva nel panorama dei mass media, come una
realtà che rende immediatamente visibili a tutti una molteplicità di sfere pubbliche raccontate con
immediatezza grazie all’uso di immagini forti e al linguaggio diretto. Basta un hashtag (pensiamo ai
recenti #bastaunsi e #votono del referendum costituzionale) per raccogliere pensieri che uniscono
la quotidianità del cittadino e la politica dei grandi nomi italiani, consentendo una auto-
rappresentazione della sfera pubblica che non è coinvolta nella mediazione dei mass media.

Proprio in quest’ottica Twitter si fa interessante, al di là del numero di utenti attivi in Italia che sono
oggi quasi 5 milioni. Ma che uso fanno i politici di questo strumento? Oggi Twitter viene utilizzato
per la gestione in prima persona (anche se spesso dietro ogni politico c’è un ufficio comunicazione
che ne segue i profili social) della propria immagine e comunicazione unita alla creazione di una
relazione più diretta e informale con i cittadini.

Con Twitter la comunicazione politica di è evoluta in ottica di fare personal branding grazie ad
hashtag studiati ad hoc: oltre a quelli dedicati al referendum vorrei ricordare i precedenti
#lavoltabuona di Matteo Renzi e #chiedoasilo di Matteo Salvini. Ma è nata anche la possibilità
attraverso questo mezzo di ascoltare le richieste dei cittadini, testare temi elettorali, parlare come
agenzia stampa ai pubblici connessi ai media.
Pensiamo al profilo Twitter del Presidente del Consiglio, aggiornato con anticipazioni politiche e
decisioni e i cui tweet vengono molto spesso ripresi per fare da titoli agli articoli dei principali
quotidiani. Twitter quindi anche come fonte informativa della politica e come cassa di risonanza dei
messaggi proposti dalla televisione. Da notare come sia Matteo Renzi che Matteo Salvini scrivano
dei tweet affermativi (si concludono con un punto esclamativo) per attivare la comunità o lanciano
hashtag studiati per costruire visibilità con strategie tipiche delle celebrità della musica e dello
spettacolo.

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sempre più digitalizzata, con tutti o quasi i rappresentati dei partiti che hanno una presenza su
Twitter più o meno attiva, con i migliori esponenti di questo modo di comunicare da ritrovarsi forse
proprio in Matteo Renzi o Beppe Grillo.

Ma Twitter può rappresentare un efficace strumento per fare politica anche all’interno delle
amministrazioni comunali e regionali, qualora se ne seguano alcune regole di base.

1. Attenzione all’avatar che deve comprendere un’immagine ben leggibile e inconfondibile su tutti
   i profili social.
2. Aggiornamento costante, consiglio che per quanto banale spesso viene trascurato per
   mancanza di tempo portando quindi il profilo a perdere efficienza. Un consiglio in più? Usare i
   tool per la programmazione come Hootsuite.
3. Una voce unica: è importante scrivere tutti i Tweet con lo stesso stile di comunicazione anche se
   nella realtà sono più persone a occuparsi dell’account.
4. Educazione: è vietato nel modo più assoluto essere volgari o postare commenti inappropriati in
   quanto i follower cercano informazione.
5. Sfruttare tutto: Twitter offre molteplici strumenti che vanno al di là del semplice hashtag o
   condivisione di foto e video ed è bene sfruttare tutte le potenzialità offerte dal mezzo variando le
   pubblicazioni e alternando la tipologia del contenuto.

Twitter quindi come risorsa fondamentale per fare politica e comunicare rapidamente ai sostenitori
durante la campagna territoriale. Seguire questi piccoli consigli permetterà al politico di muoversi in
modo sicuro e proficuo e approfittare della sana visibilità che questo social dona naturalmente.
Editoriale Aprile 2015 – Raffaello
Castellano

Raffaello Castellano (335)

  Ci siamo! Fra pochi giorni comincia finalmente l’Expo di
  Milano! Dopo gli scandali, i processi in corso, la
  corruzione, i lavori non completati, la bagarre politica, fra
  poco ci lasceremo tutto questo alle spalle e taglieremo
  insieme al Premier Matteo Renzi, al Sindaco di Milano
  Giuliano Pisapia, al Commissario unico Giuseppe Sala ed
  altre importanti autorità il nastro d’ingresso e finalmente
  sarà tempo di EXPO (come recita il titolone del nostro
  mensile “It’s Time To EXPO”).

  Non possiamo negarlo, anche questa volta l’Italia non si è fatta mancare la
  solita figuraccia internazionale. La corruzione, le mazzette, gli scandali e il
  denaro pubblico sprecato hanno accompagnato questa grande opera pubblica,
  dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, come sia quasi impossibile oramai
  in Italia fare un qualsiasi tipo di appalto operando nella legalità.

  Ma il nostro mensile si ostina imperterrito a voler vedere il bicchiere sempre e
  solamente mezzo pieno e le cifre, i numeri, sono quelli che spesso aiutano quei
  giornalisti un po’ nerd, come noi siamo, a supportare il nostro ottimismo.

È dei giorni scorsi la notizia, sbandierata ai media, che sono stati venduti già 10
milioni di biglietti, quindi, considerando che, come ci dicono le statistiche,
un’EXPO può considerarsi un successo dopo aver staccato i 20 milioni di
biglietti, che siamo a metà del percorso.

Ma non dimentichiamo i numeri intrinseci all’evento stesso:
144 Paesi espositori;

1 milione di metri quadri di superficie espositiva;

5 aree tematiche;

9 cluster (grappoli) tematici;

6 mesi di durata.

Certo, nei prossimi giorni assisteremo alla solita solfa di scoop giornalistici sui
padiglioni non completati, i prezzi esorbitanti dei servizi, i volontari sfruttati,
etc., tutto in linea con la solita commedia all’italiana, dove si scontrano
detrattori e promotori di diversi colori politici che, come al bar dello sport,
discuteranno di quello che si doveva fare,
di come lo si doveva fare, di quello che si è
fatto e di quello che ancora si può fare nei
prossimi sei mesi.

Si sa, in Italia siamo tutti allenatori ed arbitri e siamo maestri nella pratica dello
scaricabarile e nello sport della deresponsabilizzazione.

Insomma, alla fine due sono le strade che si aprono dinnanzi a noi: quella degli
oppositori come i noExpo, tra l’altro attesi a Milano per l’inaugurazione, e quella
dei promotori che, senza dimenticare tutto il negativo che c’è stato, comunque
sperano che l’EXPO sia un’ottima occasione per l’Italia ed una vetrina per il
nostro settore enogastronomico.

Detto questo, permettetemi di dare ancora un po’ di numeri: con il numero che
state sfogliando sul vostro smartphone, sul tablet o sul computer il nostro
mensile compie 1 anno di vita, cosa nient’affatto scontata per un prodotto
editoriale totalmente autogestito e senza introiti pubblicitari. Tutto il successo
lo dobbiamo ai nostri collaboratori Armando, Jessica, Luca, Christian, Diego,
Gianluca, Giovanni, Simona e la new entry Maddalena, che insieme al
sottoscritto e al direttore editoriale Ivan Zorico, hanno prodotto 12 numeri, 140
articoli e contribuito alla diffusione di Smart Marketing.
Inoltre, dal gennaio di quest’anno, con
l’iniziativa “La Copertina D’Artista”, che
fino ad ora ha coinvolto 4 artisti e che a
fine anno confluirà in una mostra ed un
catalogo, dobbiamo ringraziare gli autori
delle quattro copertine: Giulio Giancaspro
(gennaio), Pino Caputi (febbraio),
Francesca Vivacqua (marzo) e Gabriele
Benefico, autore della splendida copertina
di questo mese, nella quale è riuscito,
come solo i veri artisti sanno fare, a sintetizzare le problematiche, le polemiche,
le critiche e le emergenze che l’EXPO dovrà in questi 6 mesi risolvere.

Prima di congedarmi da voi, cari lettori, permettetemi un’ultima analisi per
cercare di riannodare tutti fili dei discorsi di questo editoriale.

Io credo fortemente che il vizio capitale, anzi il peccato originale, di questa
nostra Italia sia la capacità, quasi automatica, che noi Italiani abbiamo nel
deresponsabilizzarci: è sempre colpa di qualcun altro, del Governo, del sindaco,
dei politici, della disoccupazione, degli immigrati, della povertà, della sfortuna,
del traffico, etc., ed allora

L
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p
e
r
t
i
n
a
d
el numero di Aprile 2015 di
Smart Marketing, realizzata
dall’artista Gabriele Benefico.

noi Italiani ci sentiamo “autorizzati” a vendere il voto elettorale, a chiedere
“favori”, a pagare bustarelle, a non impegnarci, a mollare, ad accettare il
compromesso, il broglio, il malaffare, a passare con il rosso, a buttare la
spazzatura in mezzo alla strada, etc.

Noi siamo responsabili, noi dobbiamo essere responsabili, noi dobbiamo
impegnarci, noi dobbiamo informarci, studiare e non chiudere gli occhi su tutte
quelle “cattive abitudini” cui giornalmente assistiamo, nè dobbiamo compiere le
cattive azioni. Solo quando ci impegneremo, quando diverremo responsabili,
quando faremo la nostra parte, quando saremo la rivoluzione che vogliamo
vedere negli altri, solo allora diventeremo “cittadini”, anzi meglio, diventeremo
autentici esseri umani. Perché come ci ricorda il grande scrittore e
drammaturgo inglese Graham Greene “Essere umani è anche un dovere”.

Ed il nostro dovere questa volta è l’EXPO, al quale dobbiamo una seconda
occasione e al quale possiamo contribuire, nel nostro piccolo, comprando il
biglietto e visitandola, non fosse altro che per la possibilità di incontrare culture
e genti da tutto il mondo, conoscerle attraverso il cibo e la loro cultura, e Dio sa
quanto agli Italiani serva quest’esercizio di confronto e questo percorso di
conoscenza, visto il provincialismo che, ahimè, ancora ci portiamo addosso.

                                                              Raffaello Castellano
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