Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
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Stupri Rimini. “E’ stata violenza brutale” restano in carcere i quattro arrestati ROMA – Custodia cautelare in carcere per tutti e quattro gli indagati, tenuti in modo che sia impossibile comunicare tra di loro. E’ questa la decisione del Gip Anna Filocamo del Tribunale per i minorenni di Bologna , che ha sciolto la riserva sui i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e per il nigeriano di 16, accusati in concorso col maggiorenne Guerlin Butungu dei due stupri della notte tra il 25 e il 26 agosto, a Miramare di Rimini. In serata è arrivata la decisione del Gip Vinicio Cantarini , che ha sciolto la riserva sulle richieste della Procura per Guerlin Butungu, congolese di 20 anni assistito dagli avvocati Mario Scarpa e Ilaria Perruzza, che è stato ascoltato per circa un’ora e mezza. Custodia cautelare in carcere anche per il quarto uomo, l’unico maggiorenne e considerato leader del ‘branco’ accusato dei due stupri di Rimini. I due fratelli marocchini di 15 e 17 anni accusati, davanti al
Tribunale per i minorenni di Bologna, del duplice stupro, “Hanno confermato le dichiarazioni precedentemente rese, hanno risposto alle domande dei magistrati, lasciamogli fare il loro lavoro“, si è limitato a dire all’uscita del Centro di Prima Accoglienza del Pratello l’ avvocato Paolo Ghiselli, che assiste entrambi i fratelli. In precedenza avevano negato, in sostanza, di aver materialmente stuprato le due vittime, di averle tenute ferme ma attribuendo lo stupro all’unico maggiorenne del gruppo. Hanno respinto gli addebiti? “Non hanno respinto gli addebiti – ha risposto il difensore – hanno tenuto un atteggiamento collaborativo rispondendo alle domande dei magistrati“. I due minorenni marocchini si erano costituiti sabato alla Stazione dei Carabinieri di Montecchio di Pesaro. L’avvocato Ghiselli ha detto anche che “non ci sono al momento richieste particolari da parte della difesa“, che “non ci sono altre contestazioni” rispetto ai due stupri di Miramare e che c’è “un atteggiamento di riserbo sulla vicenda“. La testimonianza delle vittime – L’incubo è cominciato con uno stentato “where are you from?” pronunciato da un ragazzo che “si è materializzato in maniera fulminea” davanti alla giovane ragazza polacca e al suo amico, seduti su un telo sulla spiaggia, ed è andato avanti per un tempo che alle vittime è apparso lunghissimo, durante il quale gli aggressori hanno picchiato il ragazzo e violentato lei con “brutalità e inutile cattiveria“, come scrive il gip del Tribunale dei minorenni di Bologna nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e per il nigeriano di 16.
“Where are you from?”. A questa domanda, ricostruisce la giovane polacca agli inquirenti, il suo amico risponde “from Poland“. A quel punto – si legge nella deposizione – “l’uomo, sempre in inglese ci ordinava testualmente ‘dateci il portafogli e i telefoni‘” e poi “repentinamente venivamo aggrediti dall’ uomo che avevamo di fronte che subito colpiva” il ragazzo “al volto facendolo cadere a terra mentre dall’oscurità si materializzavano davanti a me prima due persone poi un terzo che mi immobilizzavano, buttandomi a terra, poggiandomi di schiena sulla sabbia e colpendomi con più colpi al volto, alla testa e sul corpo”. La ragazza – che riesce a vedere il suo amico lì vicino, “immobilizzato pure lui sulla sabbia con una persona sopra” – prosegue dunque il suo racconto, che è un racconto di violenze inaudite commesse a turno da tre aggressori che, dice, “mi tenevano per la gola quasi da strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro“. Una violenza “interminabile, durata più di venti minuti”, durante la quale “mi dicevano in inglese ‘I kill you’ e sentivo che il mio amico veniva picchiato brutalmente”. “Stremata“, “senza poter in nessun modo reagire neppure urlando“, “senza forze ed impaurita, ma cosciente“, la ragazza è stata quindi trascinata in acqua e poi di nuovo sulla spiaggia, immobilizzata ed ancora violentata. Quella raccontata dal giovane polacco amico della ragazza stuprata dal branco a Rimini è una “scena agghiacciante“, riferisce il gip del Tribunale per i minorenni nell’ordinanza con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per i tre indagati. “Tre o quattro a turno si intercambiavano tra loro nell’abusare di lei e nell’ immobilizzare me“, ha dichiarato il giovane. E nell’ordinanza il racconto fatto dal magistrato prosegue: “Mentre era immobilizzato a terra tenuto da due persone con il viso sulla sabbia il giovane veniva perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro”. Intanto “sentiva la compagna chiedere aiuto dicendo che la stavano uccidendo e si rendeva conto che ella veniva abusata sessualmente“. “E mentre il giovane polacco veniva picchiato e trattenuto con la forza – prosegue il gip – manifestava segni di sofferenza respiratoria e vomitava”. Il ragazzo ha, inoltre, raccontato di aver detto agli aggressori di essere sofferente di asma e alla sua richiesta di avere un po’ d’acqua uno dei tre minorenni gli ha risposto che poteva offrirgli solo acqua di mare. Terribili i dettagli anche nella denuncia della transessuale peruviana. “Venivo avvicinata da quattro ragazzi – è il racconto della vittima – sicuramente non italiani, due dei quali neri e due bianchi. Uno dei due ragazzi bianchi mi strappava la borsetta, mentre uno dei ragazzi neri mi ha preso per i capelli trascinandomi con forza oltre via Flaminia, dove vi erano dei cespugli rigogliosi. Io cercavo di oppormi ad entrare nel cespuglio, ma uno dei giovani mi colpiva alla
testa con una bottigliata mentre un secondo mi sferrava un violento pugno allo zigomo sinistro. Continuavo ad oppormi ad entrare nel cespuglio ma mentre uno mi minacciava puntandomi il collo della bottiglia alla gola, l’altro, sempre tirandomi, mi trascinava nel cespuglio, oltrepassandolo“. A questo punto la transessuale descrive dettagliatamente agli investigatori la violenza sessuale subita dai quattro che a turno si sono alternati nello stupro e nel tenerla immobilizzata. “Prima di andar via – ha raccontato la vittima – i quattro gettavano a terra la mia borsetta dalla quale avevano preso la somma di 40 euro ed il mio telefono cellulare”. In un secondo momento, la transessuale ha aggiunto che “nelle parti intime” degli aggressori “vi era sabbia, come se fossero stati reduci da una giornata in spiaggia” e che una volta intuito le intenzioni dei quattro non ha più reagito. Il congolese Guerlin Butungu cambia versione, come racconta il suo legale Ilaria Perluzza, “ha risposto alle domande, ha dato una versione dei fatti, non è quella dei minori e delle persone offese”. “Mi riservo di verificare e fare accertamenti e approfondimenti incrociando tutte le dichiarazioni – aggiunge l’avvocato – e attendo l’esito delle verifiche“. Butungu subito dopo l’arresto aveva negato la partecipazione agli stupri dicendo di aver partecipato ad alcune feste in spiaggia, di aver bevuto e poi di essersi addormentato, di essere stato raggiunto solo successivamente dai ragazzini con i quali poi avrebbe fatto ritorno a casa verso Pesaro.
La versione di Butungu, viene smentita però da quella dei tre minori coinvolti e i racconti delle vittime degli stupri, oltre che le immagini di sorveglianza che riprendevano i quattro. Oggi, pur continuando a negare di aver partecipato agli stupri, che sarebbero opera dei tre minorenni, avrebbe detto di aver “soltanto” tenuto fermo il turista polacco, mentre gli altri del branco abusavano sessualmente della donna. Secondo fonti giudiziarie è emerso che durante gli interrogatori dei tre sarebbero emersi dettagli raccapriccianti delle violenze, ma non sarebbero emersi degli evidenti segni di pentimento. La brutale dinamica dei due stupri coinciderebbe in buona parte coi racconti delle vittime. Lo stesso gip del tribunale dei minori ha scritto che i fatti commessi dai minorenni hanno partecipato agli stupri di Rimini sono “espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare ferocia“. Nell’ordinanza con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per i tre indagati, il giudice sottolinea “la spregiudicatezza con cui sono state poste in essere le azioni delittuose“, “la brutalità ed inutile cattiveria” con cui i tre minorenni hanno inflitto “inutili sofferenze alle vittime”. Azioni, scrive il gip, che hanno suscitato “un allarme sociale di proporzioni rare”. Secondo il gip, quindi, i tre per “l’insensibilità dimostrata a fronte delle invocazioni disperate di aiuto delle vittime” sono in grado di commettere “senza alcuna titubanza atti turpi e spregevoli”. Nel raccontare che era il congolese a comandare, infine, conclude il giudice, hanno mostrato “personalità gravemente inconsistenti e incapaci di rendersi conto dell’estrema gravità delle condotte realizzate e, pertanto, altamente esposte al rischio di commettere nuovamente fatti di questo genere”. La Polizia di Stato ha diffuso un video che mostra la ricostruzione degli spostamenti degli autori delle violenze su una turista polacca e una transessuale peruviana a Rimini. La clip documenta i luoghi dove hanno camminato i quattro sospettati degli stupri nella notte tra il 25 e il 26 agosto scorso. La banda è stata arrestata dagli agenti della squadra mobile di Rimini e Pesaro.
Rimini, preso dalla Polizia il quarto uomo della banda degli stupri ROMA – E’ stato arrestato stamattina in stazione a Rimini il quarto uomo, il ventenne congolese Guerlin Butungu (unico incensurato del gruppo) capo della banda accusata di stupro di una ragazza polacca e di una trans peruviana a Rimini. Lo ha reso noto la stessa Polizia sul suo account Twitter. L’uomo è stato rintracciato presso la stazione ferroviaria di Rimini , dove si era nascosto mentre cercava di prendere un treno per far perdere le proprie tracce, dagli agenti della Squadra Mobile e dello Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ed è stato quindi portato in Questura. La caccia all’ultimo componente del gruppo, era iniziata ieri sera dopo la confessione dei primi due che si sono presentati dai Carabinieri ed il fermo del terzo. Il congolese fermato questa mattina, unico maggiorenne dei quattro, risiedeva anche lui nella provincia di Pesaro-Urbino, probabilmente in una struttura di accoglienza. Guerlin Butungu era partito in treno da Pesaro nella notte ed era diretto a Milano. Una tappa prima di espatriare e andare in Francia. Ne sono pressochè certi gli investigatori che lo stavano monitorando, seguendo le celle del suo cellulare. Lo hanno fermato mentre il treno transitava alla stazione di Rimini.
Una volta bloccato il convoglio gli uomini dello Sco e della squadra mobile di Rimini e Pesaro sono saliti e lo hanno trovato in una delle carrozze. Guerlin Butungu ha prima cercato di negare la sua identità, successivamente, il suo coinvolgimento nelle aggressioni e stupri. Il congolese era arrivato in Italia due anni fa, nel 2015, come richiedente asilo per motivi umanitari. Era stato affidato a una cooperativa di Cagli, nel Pesarese e gli era stato concesso un permesso di soggiorno con scadenza nel 2018. Ma da alcuni mesi aveva lasciato la comunità casa Freedom, facendo perdere le proprie tracce. Secondo gli investigatori, sarebbe a capo di un gruppo di minorenni dedito a furti e piccolo spaccio, tra cui i due fratelli marocchini che ieri si sono consegnati ai Carabinieri. La conferma che Butungu era il capo, era arrivata dalla trans peruviana divenuta ormai la teste chiave dell’accusa, poichè che i due fidanzati polacchi sono rientrati in patria. La trans aveva raccontato nei dettagli l’inferno che aveva passato la notte del 25 agosto scorso, quando la banda dei quattro stupratori seriali, dopo avere lasciato le prime due vittime al Bagno 130 di Miramare, si sono diretti verso la strada statale . Il primo a saltarle addosso dopo averla trascinata in un cespuglio, era stato uno dei due fratelli minorenni, che però era stato subito
spinto via con forza da quello in canottiera, ossia Butungu che aveva ordinato “Faccio io”. Un comportamento arrogante che non era piaciuto all’altro , e tra i due c’era stata un acceso diverbio, fino a quando un altro del gruppo era intervenuto e aveva fatto capire al più giovane che non era il momento di litigare, e che doveva farsi da parte riconoscendo l’autorità del più grande. Il capo della banda era un adepto dei “Testimoni di Geova” come si evince da una lettura- analisi della sua pagina Facebook. La svolta si era avuta nel pomeriggio di ieri, quando i più piccoli del gruppo, due fratelli di origini marocchine, già noti nella zona come baby spacciatori e per una serie di piccoli furti, si sono presentati verso le 17 alla caserma dei Carabinieri di Montecchio, in provincia di Pesaro, per confessare. Gli investigatori erano però molto vicini al loro arresto. Infatti secondo quanto lascia trapelare la Questura di Rimini, gli uomini del questore Maurizio Improta stavano intercettando il telefonino di uno dei quattro, in attesa di identificare i componenti dell’intera banda. Agli agenti della Squadra mobile di Rimini, che sin sono allungati sino a Pesaro per riportarli indietro in Questura a Rimini, hanno confessato che ormai avevano capito di non avere scampo e che dopo aver visto le immagini delle telecamere che li ritraevano di spalle hanno deciso di costituirsi. Sono stati loro a confermare i nomi degli altri due appartenenti al gruppo. Il terzo, un congolese di 17 anni, è stato arrestato dallo Sco della Poizia, qualche ora dopo, mentre il quarto arrestato questa mattina, ritenuto il più pericoloso del gruppo era ancora ricercato. I tre arrestati avevano raccontato alla Polizia che il congolese capo della banda, stava cercando di raggiungere la Francia, raccontando ai tre minorenni che aveva un rifugio oltre confine . La Questura di
Rimini ieri aveva diffuso la sua foto, le sue generalità e soprattutto le sue impronte presenti nel circuito Schengen acquisite a suo tempo, quando ha chiesto asilo in Italia ed è andato a vivere a Cagli, nel pesarese. nella foto Guerlin Butungu (Facebook) Dopo averla violentata tutti una prima volta, i quattro come delinquenti consumati, si erano messi a fumare in tutta calma soddisfatti di quanto avevano fatto. Un comportamento causato probabilmente da un’alterazione provocata dall’assunzione di alcool e droga . La transessuale terrorizzata raggomitolata a terra, ha raccontato che non osava neanche guardarli, avendo capito che il suo calvario non era finito. Ed infatti, dopo aver finito di fumare, i quattro avevano ricominciato ad abusare di lei. Il trans aveva pero assimilato e fissato nella sua mente registrato ogni dettaglio: aspetto, abbigliamento, persino l’accento dei quattro. Ha raccontato nella sua testimonianza che i quattro fra di loro parlavano in italiano, probabilmente perche di nazionalità diverse. E quando se n’erano andati abbandonandola come uno straccio per terra, avevano preso la direzione versoi Riccione probabilmente diretti in stazione per prendere un treno. “Gli ho detto di andare subito dai Carabinieri. Può capitare che uno
rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare“. Sono le parole al quotidiano il Resto del Carlino del padre dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, che ieri si sono presentati in caserma per ammettere il loro coinvolgimento nel doppio stupro di Miramare di Rimini. Grazie alle loro indicazioni è stato in seguito fermato un nigeriano 16enne e poi nella notte è stato rintracciato anche il capobanda, un congolese di 20 anni, Guerlin Butungu. Il padre, 51 anni, ha spiegato di aver riconosciuto i figli dalle foto diffuse sui giornali e che ieri il figlio 17enne è tornato a casa piangendo. “Mi ha detto che lui era con suo fratello e altri due loro amici, un congolese e un nigeriano, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui si parla da giorni”. “La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l’azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri” . E’ quanto scrive su Twitter la Polizia di Stato italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche, che erano arrivate in Italia proprio per seguire le indagini dopo la brutale aggressione ai loro due connazionali in spiaggia a Miramare.
“L’arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze“. Così il Questore Maurizio Improta ha commentato con l’ ANSA la cattura che chiude il cerchio attorno al branco autore delle brutali violenze commesse poco più di una settimana fa a Rimini. “Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L’uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato“. Nel frattempo sulla pagina Facebook di Guerlin Butungu si sono scatenate offese, minacce e contestazioni razziali nei confronti del congolese, capo del branco di stupratori.
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per le indagini svolte dal personale della Polizia dello Sco e della Squadra Mobile di Rimini e Pesaro. “Grazie a una complessa e articolata attività investigativa – ha commentato il ministro – sono stati individuati e assicurati alla giustizia in tempi brevi, i presunti autori di delitti così efferati“. Gli arresti “sono il frutto dello straordinario impegno che Forze dell’ordine e Magistratura stanno mettendo in campo quotidianamente e a loro va il mio ringraziamento e apprezzamento“. Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile al processo.
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