Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati

Pagina creata da Samuele Mattioli
 
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Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
Stupri Rimini. “E’ stata violenza
brutale” restano in carcere i
quattro arrestati
ROMA –    Custodia cautelare in carcere per tutti e quattro gli
indagati, tenuti in modo che sia impossibile comunicare tra di loro.
E’ questa la decisione del Gip Anna Filocamo del Tribunale per i
minorenni di Bologna , che ha sciolto la riserva sui i due fratelli
marocchini di 15 e 17 anni e per il nigeriano di 16, accusati in
concorso col maggiorenne Guerlin Butungu dei due stupri della notte
tra il 25 e il 26 agosto, a Miramare di Rimini. In serata è arrivata
 la decisione del Gip Vinicio Cantarini , che ha sciolto la riserva
sulle richieste della Procura per Guerlin Butungu, congolese di 20
anni assistito dagli avvocati Mario Scarpa e Ilaria Perruzza, che è
stato ascoltato per circa un’ora e mezza. Custodia cautelare in
carcere anche per il quarto uomo, l’unico maggiorenne e considerato
leader del ‘branco’ accusato dei due stupri di Rimini.

I due fratelli marocchini di 15 e 17 anni accusati, davanti al
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
Tribunale per i minorenni di Bologna, del duplice stupro, “Hanno
confermato le dichiarazioni precedentemente rese, hanno risposto alle
domande dei magistrati, lasciamogli fare il loro lavoro“, si è
limitato a dire all’uscita del Centro di Prima Accoglienza del
Pratello l’ avvocato Paolo Ghiselli, che assiste entrambi i fratelli.
In precedenza avevano negato, in sostanza, di aver materialmente
stuprato le due vittime, di averle tenute ferme ma attribuendo lo
stupro all’unico maggiorenne del gruppo. Hanno respinto gli addebiti?
“Non hanno respinto gli addebiti – ha risposto il difensore – hanno
tenuto un atteggiamento collaborativo rispondendo alle domande dei
magistrati“.

                           I due minorenni marocchini si erano
costituiti sabato alla Stazione dei Carabinieri di Montecchio di
Pesaro. L’avvocato Ghiselli ha detto anche che “non ci sono al momento
richieste particolari da parte della difesa“, che “non ci sono altre
contestazioni” rispetto ai due stupri di Miramare e che c’è “un
atteggiamento di riserbo sulla vicenda“.

La testimonianza delle vittime      – L’incubo è cominciato con uno
stentato “where are you from?” pronunciato da un ragazzo che “si è
materializzato in maniera fulminea” davanti alla giovane ragazza
polacca e al suo amico, seduti su un telo sulla spiaggia, ed è andato
avanti per un tempo che alle vittime è apparso lunghissimo, durante il
quale gli aggressori hanno picchiato il ragazzo e violentato lei con
“brutalità e inutile cattiveria“, come scrive il gip del Tribunale dei
minorenni di Bologna nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per
i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e per il nigeriano di 16.
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
“Where are you from?”. A questa domanda, ricostruisce la giovane
polacca agli inquirenti, il suo amico risponde “from Poland“. A quel
punto – si legge nella deposizione – “l’uomo, sempre in inglese ci
ordinava testualmente ‘dateci il portafogli e i telefoni‘” e poi
“repentinamente venivamo aggrediti dall’ uomo che avevamo di fronte
che subito colpiva” il ragazzo “al volto facendolo cadere a terra
mentre dall’oscurità si materializzavano davanti a me prima due
persone poi un terzo che mi immobilizzavano, buttandomi a terra,
poggiandomi di schiena sulla sabbia e colpendomi con più colpi al
volto, alla testa e sul corpo”. La ragazza – che riesce a vedere il
suo amico lì vicino, “immobilizzato pure lui sulla sabbia con una
persona sopra” – prosegue dunque il suo racconto, che è un racconto di
violenze inaudite commesse a turno da tre aggressori che, dice, “mi
tenevano per la gola quasi da strozzarmi, facendomi rimanere senza
respiro“. Una violenza “interminabile, durata più di venti minuti”,
durante la quale “mi dicevano in inglese ‘I kill you’ e sentivo che il
mio amico veniva picchiato brutalmente”. “Stremata“, “senza poter in
nessun modo reagire neppure urlando“, “senza forze ed impaurita, ma
cosciente“, la ragazza è stata quindi trascinata in acqua e poi di
nuovo sulla spiaggia, immobilizzata ed ancora violentata.

 Quella raccontata dal giovane polacco amico della ragazza stuprata
dal branco a Rimini è una “scena agghiacciante“, riferisce il gip del
Tribunale per i minorenni nell’ordinanza con cui ha disposto la
custodia cautelare in carcere per i tre indagati. “Tre o quattro a
turno si intercambiavano tra loro nell’abusare di lei e nell’
immobilizzare me“, ha dichiarato il giovane. E nell’ordinanza il
racconto fatto dal magistrato prosegue: “Mentre era immobilizzato a
terra tenuto da due persone con il viso sulla sabbia il giovane veniva
perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito
ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con
una bottiglia di vetro”. Intanto “sentiva la compagna chiedere aiuto
dicendo che la stavano uccidendo e si rendeva conto che ella veniva
abusata sessualmente“. “E mentre il giovane polacco veniva picchiato e
trattenuto con la forza – prosegue il gip – manifestava segni di
sofferenza respiratoria e vomitava”. Il ragazzo ha, inoltre,
raccontato di aver detto agli aggressori di essere sofferente di asma
e alla sua richiesta di avere un po’ d’acqua uno dei tre minorenni gli
ha risposto che poteva offrirgli solo acqua di mare.

Terribili i dettagli anche nella denuncia della transessuale
peruviana. “Venivo avvicinata da quattro ragazzi – è il racconto della
vittima – sicuramente non italiani, due dei quali neri e due bianchi.
Uno dei due ragazzi bianchi mi strappava la borsetta, mentre uno dei
ragazzi neri mi ha preso per i capelli trascinandomi con forza oltre
via Flaminia, dove vi erano dei cespugli rigogliosi. Io cercavo di
oppormi ad entrare nel cespuglio, ma uno dei giovani mi colpiva alla
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testa con una bottigliata mentre un secondo mi sferrava un violento
pugno allo zigomo sinistro. Continuavo ad oppormi ad entrare nel
cespuglio ma mentre uno mi minacciava puntandomi il collo della
bottiglia alla gola, l’altro, sempre tirandomi, mi trascinava nel
cespuglio, oltrepassandolo“. A questo punto la transessuale descrive
dettagliatamente agli investigatori la violenza sessuale subita dai
quattro che a turno si sono alternati nello stupro e nel tenerla
immobilizzata. “Prima di andar via – ha raccontato la vittima – i
quattro gettavano a terra la mia borsetta dalla quale avevano preso la
somma di 40 euro ed il mio telefono cellulare”. In un secondo momento,
la transessuale ha aggiunto che “nelle parti intime” degli aggressori
“vi era sabbia, come se fossero stati reduci da una giornata in
spiaggia” e che una volta intuito le intenzioni dei quattro non ha più
reagito.

Il congolese Guerlin Butungu cambia versione, come racconta il suo
legale Ilaria Perluzza, “ha risposto alle domande, ha dato una
versione dei fatti, non è quella dei minori e delle persone
offese”.    “Mi riservo di verificare e fare accertamenti e
approfondimenti incrociando tutte le dichiarazioni – aggiunge
l’avvocato – e attendo l’esito delle verifiche“. Butungu subito dopo
l’arresto aveva negato la partecipazione agli stupri dicendo di aver
partecipato ad alcune feste in spiaggia, di aver bevuto e poi di
essersi addormentato, di essere stato raggiunto solo successivamente
dai ragazzini con i quali poi avrebbe fatto ritorno a casa verso
Pesaro.
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
La versione di Butungu, viene smentita però da quella dei tre minori
coinvolti e i racconti delle vittime degli stupri, oltre che le
immagini di sorveglianza che riprendevano i quattro. Oggi, pur
continuando a negare di aver partecipato agli stupri, che sarebbero
opera dei tre minorenni, avrebbe detto di aver “soltanto” tenuto fermo
il turista polacco, mentre gli altri del branco abusavano sessualmente
della donna.

Secondo fonti giudiziarie è emerso che durante gli interrogatori dei
tre sarebbero emersi dettagli raccapriccianti delle violenze, ma non
sarebbero emersi degli evidenti segni di pentimento. La brutale
dinamica dei due stupri coinciderebbe in buona parte coi racconti
delle vittime. Lo stesso gip del tribunale dei minori ha scritto che
i fatti commessi dai minorenni hanno partecipato agli stupri di Rimini
sono “espressione di elevatissimo spessore criminale e di particolare
ferocia“. Nell’ordinanza con cui ha disposto la custodia cautelare in
carcere per i tre indagati, il giudice sottolinea “la spregiudicatezza
con cui sono state poste in essere le azioni delittuose“, “la
brutalità ed inutile cattiveria” con cui i tre minorenni hanno
inflitto “inutili sofferenze alle vittime”. Azioni, scrive il gip, che
hanno suscitato “un allarme sociale di proporzioni rare”.

Secondo il gip, quindi, i tre per “l’insensibilità dimostrata a fronte
delle invocazioni disperate di aiuto delle vittime” sono in grado di
commettere “senza alcuna titubanza atti turpi e spregevoli”. Nel
raccontare che era il congolese a comandare, infine, conclude il
giudice, hanno mostrato “personalità gravemente inconsistenti e
incapaci di rendersi conto dell’estrema gravità delle condotte
realizzate e, pertanto, altamente esposte al rischio di commettere
nuovamente fatti di questo genere”.

La Polizia di Stato ha diffuso un video che mostra la ricostruzione
degli spostamenti degli autori delle violenze su una turista polacca e
una transessuale peruviana a Rimini. La clip documenta i luoghi dove
hanno camminato i quattro sospettati degli stupri nella notte tra il
25 e il 26 agosto scorso. La banda è stata arrestata dagli agenti
della squadra mobile di Rimini e Pesaro.
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
Rimini, preso dalla Polizia il
quarto uomo della banda degli
stupri

                                            ROMA – E’ stato arrestato
stamattina in stazione a Rimini il quarto uomo, il ventenne congolese
Guerlin Butungu (unico incensurato del gruppo) capo della banda
accusata di stupro di una ragazza polacca e di una trans peruviana a
Rimini. Lo ha reso noto la stessa Polizia sul suo account Twitter.

L’uomo è stato rintracciato presso la stazione ferroviaria di Rimini ,
dove si era nascosto mentre cercava di prendere un treno per far
perdere le proprie tracce, dagli agenti della Squadra Mobile e dello
Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ed è stato
quindi portato in Questura. La caccia all’ultimo componente del
gruppo, era iniziata ieri sera dopo la confessione dei primi due che
si sono presentati dai Carabinieri ed il fermo del terzo. Il congolese
fermato questa mattina, unico maggiorenne dei quattro, risiedeva anche
lui nella provincia di Pesaro-Urbino, probabilmente in una struttura
di accoglienza. Guerlin Butungu era partito in treno da Pesaro nella
notte ed era diretto a Milano. Una tappa prima di espatriare e andare
in Francia. Ne sono pressochè certi gli investigatori che lo stavano
monitorando, seguendo le celle del suo cellulare. Lo hanno fermato
mentre il treno transitava alla stazione di Rimini.
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
Una volta bloccato il convoglio gli uomini dello Sco e della squadra
mobile di Rimini e Pesaro sono saliti e lo hanno trovato in una delle
carrozze. Guerlin Butungu ha prima cercato di negare la sua identità,
successivamente, il suo coinvolgimento nelle aggressioni e stupri. Il
congolese era arrivato in Italia due anni fa, nel 2015, come
richiedente asilo per motivi umanitari. Era stato affidato a una
cooperativa di Cagli, nel Pesarese e gli era stato concesso un
permesso di soggiorno con scadenza nel 2018. Ma da alcuni mesi aveva
lasciato la comunità casa Freedom, facendo perdere le proprie tracce.
Secondo gli investigatori, sarebbe a capo di un gruppo di minorenni
dedito a furti e piccolo spaccio, tra cui i due fratelli marocchini
che ieri si sono consegnati ai Carabinieri.

La conferma che Butungu         era il capo, era arrivata dalla
trans peruviana divenuta ormai la teste chiave dell’accusa, poichè
che i due fidanzati polacchi sono rientrati in patria. La trans aveva
raccontato nei dettagli l’inferno che aveva passato la notte del 25
agosto scorso, quando la banda dei quattro stupratori seriali, dopo
avere lasciato le prime due vittime al Bagno 130 di Miramare, si sono
diretti verso la strada statale .

Il primo a saltarle addosso dopo averla trascinata in un cespuglio,
 era stato uno dei due fratelli minorenni, che però era stato subito
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
spinto via con forza da quello in canottiera, ossia Butungu che aveva
ordinato “Faccio io”. Un comportamento arrogante che non era piaciuto
all’altro , e tra i due c’era stata un acceso diverbio, fino a quando
un altro del gruppo era intervenuto e aveva fatto capire al più
giovane che non era il momento di litigare, e che doveva farsi da
parte riconoscendo l’autorità del più grande. Il capo della banda era
un adepto dei “Testimoni di Geova” come si evince da una lettura-
analisi della sua pagina Facebook.

La svolta si era avuta nel pomeriggio di ieri, quando i più piccoli
del gruppo, due fratelli di origini marocchine, già noti nella zona
come baby spacciatori e per una serie di piccoli furti,       si sono
presentati verso le 17 alla caserma dei Carabinieri di Montecchio, in
provincia di Pesaro, per confessare. Gli investigatori erano però
molto vicini al loro arresto. Infatti secondo quanto lascia trapelare
la Questura di Rimini, gli uomini del questore Maurizio Improta
stavano intercettando il telefonino di uno dei quattro, in attesa di
identificare i componenti dell’intera banda.

                                            Agli agenti della Squadra
mobile di Rimini, che sin sono allungati sino a Pesaro per riportarli
indietro in Questura a Rimini, hanno confessato che ormai avevano
capito di non avere scampo e che dopo aver visto le immagini delle
telecamere che li ritraevano di spalle hanno deciso di costituirsi.
Sono stati loro a confermare i nomi degli altri due appartenenti al
gruppo. Il terzo, un congolese di 17 anni, è stato arrestato dallo Sco
della Poizia, qualche ora dopo, mentre il quarto arrestato questa
mattina, ritenuto il più pericoloso del gruppo era ancora ricercato.

I tre arrestati avevano raccontato alla Polizia che il congolese capo
della banda, stava cercando di raggiungere la Francia, raccontando ai
tre minorenni che aveva un rifugio oltre confine . La Questura di
Stupri Rimini. "E' stata violenza brutale" restano in carcere i quattro arrestati
Rimini ieri aveva diffuso la sua foto, le sue generalità e soprattutto
le sue impronte presenti nel circuito Schengen acquisite a suo tempo,
quando ha chiesto asilo in Italia ed è andato a vivere a Cagli, nel
pesarese.

nella foto Guerlin Butungu
(Facebook)

Dopo averla violentata tutti una prima volta, i quattro come
delinquenti consumati, si erano messi a fumare in tutta calma
soddisfatti di quanto avevano fatto. Un comportamento causato
probabilmente da un’alterazione provocata dall’assunzione di alcool e
droga . La transessuale terrorizzata raggomitolata a terra, ha
raccontato che non osava neanche guardarli, avendo capito che il suo
calvario non era finito. Ed infatti, dopo aver finito di fumare, i
quattro avevano ricominciato ad abusare di lei. Il trans aveva pero
assimilato e fissato nella sua mente registrato ogni
dettaglio: aspetto, abbigliamento, persino l’accento dei quattro. Ha
raccontato nella sua testimonianza che i quattro fra di loro parlavano
in italiano, probabilmente perche di nazionalità diverse. E quando se
n’erano andati abbandonandola come uno straccio per terra, avevano
preso la direzione versoi Riccione probabilmente diretti in
stazione per prendere un treno.

“Gli ho detto di andare subito dai Carabinieri. Può capitare che uno
rubi un telefonino, ma non che uno violenta una donna. Se hanno fatto
una cosa del genere devono pagare“. Sono le parole al quotidiano il
Resto del Carlino del padre dei due fratelli marocchini di 15 e 17
anni residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, che ieri si sono
presentati in caserma per ammettere il loro coinvolgimento nel doppio
stupro di Miramare di Rimini. Grazie alle loro indicazioni è stato in
seguito fermato un nigeriano 16enne e poi nella notte è stato
rintracciato anche il capobanda, un congolese di 20 anni, Guerlin
Butungu. Il padre, 51 anni, ha spiegato di aver riconosciuto i figli
dalle foto diffuse sui giornali e che ieri il figlio 17enne è tornato
a casa piangendo. “Mi ha detto che lui era con suo fratello e altri
due loro amici, un congolese e un nigeriano, a Rimini. Hanno
partecipato allo stupro di cui si parla da giorni”.

                                                   “La        polizia
polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura
di Rimini per l’azione investigativa che ha portato a cattura presunti
autori stupri” . E’ quanto scrive su Twitter la Polizia di Stato
italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche, che
erano arrivate in Italia proprio per seguire le indagini dopo la
brutale aggressione ai loro due connazionali in spiaggia a Miramare.
“L’arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a
mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto
simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze“. Così il
Questore Maurizio Improta ha commentato con l’ ANSA la cattura che
chiude il cerchio attorno al branco autore delle brutali violenze
commesse poco più di una settimana fa a Rimini. “Un risultato reso
possibile da un grande lavoro di squadra. L’uomo fermato questa
mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un
primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e
ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato“.

Nel frattempo sulla pagina Facebook       di Guerlin Butungu si sono
scatenate offese, minacce e contestazioni razziali nei confronti del
congolese, capo del branco di stupratori.
Il               ministro
dell’Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il Capo della
Polizia, Franco Gabrielli, per le indagini svolte dal personale della
Polizia dello Sco e della Squadra Mobile di Rimini e Pesaro. “Grazie
a una complessa e articolata attività investigativa – ha commentato il
ministro – sono stati individuati e assicurati alla giustizia in tempi
brevi, i presunti autori di delitti così efferati“. Gli arresti “sono
il frutto dello straordinario impegno che Forze dell’ordine e
Magistratura stanno mettendo in campo quotidianamente e a loro va il
mio ringraziamento e apprezzamento“.

Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha
annunciato che la Regione si costituirà parte civile al processo.
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