Storia del colore da Pitagora a Newton - Mauro Boscarol - TARKA - Tarka edizioni

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Storia del colore da Pitagora a Newton - Mauro Boscarol - TARKA - Tarka edizioni
Mauro Boscarol

  Storia del colore
da Pitagora a Newton

        TARKA
Storia del colore da Pitagora a Newton - Mauro Boscarol - TARKA - Tarka edizioni
Siamo a disposizione di eventuali aventi diritto per alcune
immagini riprodotte.

Mauro Boscarol
mauro@boscarol.com
Storia del colore da Pitagora a Newton

Tutti i diritti sono riservati

Prima edizione 2021

© 2021 Tarka edizioni srl
Piazza Dante 2 - Mulazzo (MS)
www.tarka.it

ISBN: 979-12-80246-05-9

Finito di stampare nel mese di febbraio 2021
presso Limen Arts - Milano
Indice

1.   Introduzione 1
     Storie del colore 2
     Ringraziamenti 3

2.   Pitagorici 5
     Ottica 6
     Teorie della visione e colore 6
     Pitagora di Samo 7
     Alcmeone di Crotone 8
     Origine della parola “colore” 9

3.   Empedocle 11
     I quattro elementi 11
     I quattro pigmenti 12
     Il colore degli oggetti 13
     Il colore è generato da bianco e nero   14
     Gli effluvi di acqua e fuoco 15
     Morte di Empedocle 16

4.   Democrito 19
     Gli atomi 19
     Gli eidola, effluvi di atomi 21
     I colori “primi” di Democrito 22
     Qualità reali e sensibili 23

5.   Platone 25
     Il mondo delle idee 25
     Gli effluvi di fuoco 27

                               III
STORIA DEL COLORE

     I colori “primi” di Platone 28
     Mescolanze dei colori primi 30

6.   Aristotele 33
     Luce, visione e colore 33
     Psicologia della visione 35
     La luce aristotelica 35
     Tre caratteristiche della luce 36
     La trasparenza e il colore degli oggetti 38
     Il colore dei media 39
     Il colore muove il diafano 40
     Bianco e nero e le loro mescolanze 42
     Accettazione della dottrina aristotelica sul colore   43
     La scala dei colori di Aristotele 44
     I colori dell’arcobaleno 46
     Fenomeni di contrasto dei colori 49

7.   De coloribus 51
     1. I colori elementari, bianco, giallo e nero 52
     2. I colori intermedi, ovvero i colori mescolati 52
     3. L’indeterminatezza del colore 54
     4. I colori artificiali 56
     5. I colori delle piante e trasformazioni per cottura 56
     6. Il colore di peli, piume e pelli 56

8.   Ellenismo 57
     Scienza e filosofia ellenistica 57
     Epicuro di Samo 58
     L’atomismo ellenistico 59
     Visione e colore per Epicuro 61
     Zenone di Cizio 62
     Visione e colore per gli stoici 64
     Il colore del collo della colomba 65

9.   Lucrezio e Seneca 67
     Tito Lucrezio Caro 67

                                IV
INDICE

      I colori della colomba e del pavone 70
      Lucio Anneo Seneca 72
      I colori dell’arcobaleno e del prisma 73
      Un bastoncino di vetro 74
      Pigmenti 75
      Discutendo di colore nelle notti attiche 76

10.   Epoca imperiale 79
      Claudio Tolomeo 79
      Visione e colore per Tolomeo 81
      Claudio Galeno 83
      Anatomia e fisiologia dell’occhio 84
      Visione per Galeno 85
      Teorie della visione 86

11.   Neoplatonismo 91
      Plotino 92
      Dottrina dell’emanazione 93
      Luci neoplatoniche 94
      Visione 96
      Colore 96
      Polarità nell’unità 99
      Calcidio 100
      Ambrogio di Treviri e Agostino di Ippona 101
      Visione e conoscenza 103
      Le invasioni barbariche 105
      Benedetto e il patrimonio culturale dei monasteri   106
      Isidoro e la cultura enciclopedica 107
      Il venerabile Beda 109

12.   Rinascita carolingia 113
      Schola palatina 115
      Cattedrali gotiche 116
      Cromofobia e cromoclastia     118
      I colori liturgici 120

                                V
STORIA DEL COLORE

13.   La scienza araba 123
      Nascita dell’impero islamico 123
      Casa della saggezza 124
      Hunain 125
      Al-Kindi 126
      Ipotesi puntiforme della luce 127
      Colore per al-Kindi 128
      Scienza nel mondo islamico 129

14.   Avicenna e Alhacen 131
      Luce per Avicenna 132
      Lux e lumen 133
      Visione 134
      Colore per Avicenna 135
      Percezione per Avicenna 137
      Alhacen 139
      L’abbagliamento conferma l’immissione           141
      Anatomia dell’occhio 143
      Luce e colore in Alhacen 143
      La coda del pavone 146

15.   Rinascita medievale 151
      Costantino Africano 151
      Le traduzioni a Toledo 152
      Le traduzioni a Palermo 153
      Averroè a Cordova e la teoria aristotelica della visione   154
      Visione e colore 155
      Le università europee 156
      Gli ordini mendicanti 158
      Le vesti dei frati mendicanti 160
      Aristotelismo 161
      Domenicani e francescani a Parigi 162

16.   Perspectiva 167
      Species sensibili e species intelligibili 168
      La luce, sostanza o accidente 170

                                VI
STORIA DEL COLORE

      Lux, lumen e colore 171
      Colori reali e apparenti 172
      Il modificazionismo 173

17.   Grosseteste 175
      Colore degli oggetti 177
      Colori dell’arcobaleno 179
      I sedici colori dell’universo 180
      L’enciclopedia di Bartolomeo 182

18.   Tre sintesi di perspectiva 185
      Roger Bacon 185
      Il colore dei corpi 186
      Species 190
      La corte papale di Viterbo 192
      Opus Maius 193
      I colori dell’arcobaleno e del prisma    194
      Witelo a Viterbo 195
      Perspectivorum libri X 197
      John Peckham 199

19.   Le Roman de la Rose     203

20.   Alberto e Tommaso 207
      Alberto Magno 207
      Luce, colore e visione in Alberto    209
      Arcobaleno in Alberto 213
      Tommaso d’Aquino 213
      Colore in Tommaso 214

21.   Teodorico e Dante 217
      La luce trasporta il colore degli oggetti 217
      L’ipotesi modificazionista per il colore delle luci   218
      Teodorico di Freiberg 219
      L’arcobaleno 221
      Dante Alighieri 224

                                    VII
STORIA DEL COLORE

      La Commedia 226
      Buridano, Oresme e Pelacani     227

22.   Umanesimo 231
      De arte illuminandi 233
      Cennino Cennini 234
      Leon Battista Alberti 236
      La teoria del colore di Alberti 239
      Colori acromatici e colori cromatici 240
      Marsilio Ficino 242
      Niccolò Leonico Tomeo 246

23.   Rinascimento 249
      Quattro colori semplici 252
      La Riforma, i gesuiti e la controriforma 253
      Andrea Vesalio 255
      L’edizione rinascimentale di Witelo 256
      Giovanni Paolo Lomazzo 257
      Marco Antonio De Dominis 258
      Giovanni Battista Della Porta 262

24.   Stampa 265
      Aldo Manuzio a Venezia 266
      Libelli sui colori 267
      Antonio Telesio 267
      Bernardino Telesio e il serratili vitro 270
      Girolamo Cardano e il prisma 271
      Vasco Ronchi, la luce e il lume 274
      Giulio Cesare Scaligero 275

25.   I primari dei pittori 277
      Filippo Mocenigo 279
      Guido Antonio Scarmiglioni      281
      Anselmus De Boodt 284
      Louis Savot 285
      François de Aguilon 287

                             VIII
STORIA DEL COLORE

      Athanasius Kircher 291
      I cerchi di ordinamento dei colori       292

26.   Il secolo barocco 297
      Keplero e la visione 297
      Il ruolo di cristallino e retina 299
      Colore 301
      L’anatomia di Scheiner 302
      I testi accademici nel Seicento 304

27.   Meccanicismo 309
      Le qualità galileiane 310
      Le avversità di Galileo 313
      Cartesio 314
      Trattato sulla visione 316
      La ghiandola pineale 317
      Rapporto mente-corpo 318
      Tutti i colori sono apparenti 320
      Modificazionismo 321
      Antimeccanicisti 323
      Isaac Vossius 325

28.   Prima di Newton 327
      Ottica fisica e ottica fisiologica 327
      Jan Marek Marci 328
      Robert Boyle 330
      Francesco Maria Grimaldi 338

29.   Newton sulla luce 345
      Sulla cattedra lucasiana 346
      Nuova teoria sulla luce 348
      Lo spettro dei colori 349
      Colori semplici 351
      Colori composti 352
      Le critiche di Hooke 354
      Le critiche di Huygens 356

                                  IX
STORIA DEL COLORE

      Controversie con i contemporanei 358
      John Locke 359
      Qualità oggettive e soggettive 360
      George Berkeley 362
      Gottfried Leibniz 363

30.   Newton sul colore 365
      Il cerchio cromatico 368
      Colori semplici e colori composti 369
      Regola del baricentro 371
      Metamerismo 372
      Gli sviluppi moderni 372
      La formazione del bianco 373
      I colori degli oggetti 375
      Terminologia del cerchio cromatico 376
      La nuova scienza del colore 377

                            X
Introduzione

D
           all’antichità ad oggi, il colore è sempre stato con-
           siderato un argomento enigmatico, posto su qual­
           che confine remoto. Eppure Aristotele in un capi-
tolo dell’Anima scrive che “oggetto della vista è il visibile, e
il visibile è il colore”. E oltre 2000 anni dopo, nel 1871, Ja-
mes Clerk Maxwell inizia una conferenza alla Royal Insti-
tution di Londra con le parole: “Vedere è vedere a colori”.
     Qual è la natura del colore e come si forma la sua sen-
sazione: sono questioni alle quali, nei circa venticinque se-
coli che vanno da Pitagora all’età moderna, si è cercato più
volte di rispondere ma ancora non c’è una risposta per tutte
le domande.
     Nel presente libro è tracciata la storia delle teorie che
fanno parte di quell’area che gli americani chiamano color
science e che si riferisce allo studio interdisciplinare dell’oc-
chio umano, della visione, della sensazione di colore e della
sua rappresentazione numerica.
     La storia non riguarda gli aspetti sociali, estetici, sim-
bolici od emotivi, usualmente non considerati nella scienza
del colore, e si svolge lungo due principali periodi storici:
STORIA DEL COLORE

    1. il “periodo aristotelico” inizia durante la Grecia clas-
    sica e si protrae per più di 2000 anni fino al Rinasci-
    mento, passando per la patristica, gli studi islamici, la
    scolastica; in questo periodo il principale oggetto di
    studio è la visione in generale, il colore è solo un’ap-
    pendice;
    2. il “periodo newtoniano” vede le fondamentali ricer-
    che di Isaac New­ton; nel Seicento il principale oggetto
    di studio è la natura della luce mentre nel Settecento è
    la natura del colore.

Storie del colore

I libri sulla storia del colore si contano sulle dita di una ma-
no. Il testo più famoso è quello ottocentesco di Goethe, la
terza parte della Farbenlehre del 1810, tradotta in italiano
da Renato Troncon e pubblicata con il titolo La storia dei
colori da Luni editrice nel 1997.
     Un testo ormai introvabile è A History of Colour The-
ory scritto da K. T. A. Halbertsma e pubblicato da Swets
& Zeitlinger nel 1949. Più recente è A History of Color di
Robert Crone, Kluwer Academic, 1999.
     Aspetti particolari della storia del colore si possono tro-
vare in alcuni testi. The Creation of Color in Eighteenth-Cen-
tury Europe di Sarah Lowengard è un e-book del 2005
pubblicato dalla Columbia University Press che tratta della
scienza del colore nel confuso periodo tra Young e New-
ton. L’introvabile Colour Vision in the Nineteenth Century
di Paul D. Sherman del 1981 è una dettagliata storia del-
la visione del colore dal 1800 al 1860, i cui protagonisti
sono Young, Grassmann, Helmholtz e Maxwell. In the Eye’s

                             2
Introduzione

Mind di R. Steven Turner del 1994 è dedicato alla dispu-
ta ottocentesca tra Helmholtz e Hering, sulla natura e sui
meccanismi di ricezione della visione umana.
    Sources of Color Science è una antologia del 1970 di testi
classici sul colore a cura di David L. MacAdam. In italiano
si può vedere Storia dei colori di Manlio Brusatin.
    Infine alcuni pezzi di storia sono inclusi in libri non
dedicati esclusivamente ad argomenti storici, alcuni dei
quali sono le due edizioni di The Science of Color (Thomas
Crowell 1953 e Elsevier 2003) e Visual Color and Color
Mixture di Jozef B. Cohen (Illinois Press 2001).

Ringraziamenti

Grazie ai professori e amici Claudio Oleari (in memoriam)
e Osvaldo da Pos per la loro pazienza. Grazie a tutti i be-
ta-readers che hanno riempito le mie lacune. Grazie al mio
editore che ha accettato di produrre questo volume.
    Grazie infine anche a Internet e Google perché ormai
in rete si può trovare di tutto: le traduzioni di Seneca e Pli-
nio, l’opera completa di Maxwell, tutti gli articoli di Helm­
holtz e anche l’originale latino di Scarmiglioni.

                                3
Pitagorici

G
          li antichi Greci sapevano che l’uomo vive in due
          mon­di distinti, quello esterno, oggettivo, regola-
          to da leggi fisiche, e quello interiore, personale e
soggettivo, delle esperienze e sensazioni. I due mondi sono
in relazione tra loro mediante i sensi, il più importante dei
quali è il senso della vista. All’inizio della Metafisica Aristo-
tele conferma che “noi preferiamo il vedere a tutte le altre
sensazioni” e Platone scrive nel Timeo
    …la vista, a mio giudizio, è diventata per noi causa del-
    la più grande utilità, in quanto dei ragionamenti che ora
    vengono fatti intorno all’universo, nessuno sarebbe mai
    stato fatto, se non avessimo visto né gli astri, né il sole,
    né il cielo.
    Lo studio della vista si inquadra nel tema più vasto
della conoscenza del mondo: vedere e conoscere sono due
concetti intimamente legati e ancora oggi in molte lingue,
compreso l’italiano, il verbo “vedere” ha anche il significato
di “capire”, “afferrare”.
STORIA DEL COLORE

Ottica

L’ottica è per i moderni quella parte della fisica che studia
i fenomeni della radiazione visibile prima che incida sulla
cornea dell’occhio. Le fasi successive si collocano in altre
discipline che studiano il percorso della radiazione nell’oc-
chio e la sua trasformazione in segnale neurale (fase anato-
mica e fisiologica) che viene trasmesso lungo il nervo ottico
e arriva al cervello causando la sensazione di “vedere” (fase
psicologica).
    Non è sempre stato così. Nella Grecia antica e fino
a tutto il XVI secolo, l’ottica era lo studio generale del-
la visione. Comprendeva la parte fisica ma anche la parte
anatomica e fisiologica dell’occhio umano e la psicologia
della visione. Di volta in volta si è data maggiore o mino-
re importanza a ciascuno di questi aspetti. Per esempio i
Greci non hanno approfondito lo studio della natura della
radiazione, perché quest’ultima spesso non veniva messa in
relazione con la visione.

Teorie della visione e colore

Le antiche teorie della visione si possono classificare secon-
do la modalità di contatto tra l’oggetto osservato e l’occhio
dell’osservatore. Le modalità sono due: (a) dall’occhio vie-
ne emesso un “potere visivo” non meglio specificato verso
l’oggetto osservato, oppure (b) un flusso che rappresenta
l’oggetto osservato raggiunge l’occhio.
    Le teorie della visione che prevedono il contatto nella
direzione dall’occhio verso l’oggetto sono dette “emissio-
niste”. Al contrario, le teorie per le quali la direzione del

                            6
Pitagorici

contatto visivo è dall’oggetto verso l’occhio sono dette “im-
missioniste”. Tra le teorie emissioniste e quelle immissioni-
ste, nell’antica ottica greca c’è posto anche per teorie che
prevedono sia l’emissione di qualcosa da parte dell’occhio,
sia l’emissione di qualcos’altro da parte dell’oggetto osser-
vato. Le due emissioni si incontrano e avviene la visione.
     Il colore non faceva parte dell’ottica antica. I Greci lo
consideravano un’appendice della loro ottica, una materia
complessa che sembrava non avere regole afferrabili. Oggi
l’ottica moderna riguarda solo la parte fisica, e a maggior
ragione il colore non ne fa parte. Lo studio del colore non
ha mai fatto parte dell’ottica, è sempre stato considerato
una disciplina indipendente, posta su qualche confine.

Pitagora di Samo

Nel 530 a.C. nella polis di Kroton (oggi Crotone in Cala-
bria) sbarca una figura immersa nella leggenda. Si tratta di
Pitagora (582-495 a.C.), studioso dei numeri, dell’acusti-
ca, dell’armonia delle sfere, sostenitore del vegetarianismo.
Pitagora fonda una scuola nella quale si osserva una rego-
la di segretezza che impedisce la divulgazione delle dottri-
ne. È un paradigma che si era configurato per secoli nella
cultura occidentale: la verità va mantenuta segreta, le cose
essenziali non devono essere divulgate, l’eccessiva informa-
zione può far male.
    Non ci è pervenuto nessuno scritto di Pitagora, ma ab-
biamo varie documentazioni del suo pensiero. La scuola pi-
tagorica sopravvive alla morte del suo fondatore, l’influenza
di Pitagora sul pensiero occidentale è grande e, ancora nel
Medioevo, Pitagora continua ad essere apprezzato. Dante

                               7
STORIA DEL COLORE

                                 lo menziona otto volte in
                                 Monarchia e nel Convivio.
                                     Il più importante disce-
                                 polo di Pitagora è Alcmeo-
                                 ne (fl. 490-430 a.C.) primo
                                 naturalista     dell’umanità,
                                 dal quale ci è pervenuta la
                                 più antica teoria della visio-
                                 ne, che avviene mediante
                                 l’emissione da parte dell’oc-
                                 chio di un “fuoco” che,
       Figura 1 Pitagora.        attraverso l’aria o l’acqua,
                                 raggiunge e “tocca” l’ogget-
to osservato, per poi tornare all’occhio e restituire all’osser-
vatore la superficie dell’oggetto.

Alcmeone di Crotone

Ai tempi di Alcmeone non è ancora prevista l’esistenza di
ciò che oggi chiamiamo “luce” (il primo ad introdurla sarà
Platone, oltre un secolo dopo). È possibile che l’idea del
fuoco emesso dall’occhio derivi dal fenomeno dei fosfeni,
i lampi luminosi che si verificano quando lo si deforma
meccanicamente.
     Alcmeone aveva notato per primo i fosfeni che oltre
un secolo dopo verranno citati anche da Teofrasto (371-
287 a.C.) uno dei successori di Aristotele. Alcmeone aveva
iniziato ad esplorare gli organi della visione scoprendo l’e-
sistenza dei “nervi ottici” tra gli occhi e il cervello e aveva
dedotto che il cervello è l’organo centrale del corpo, sede
della conoscenza, dell’intelligenza e delle emozioni.

                             8
Pitagorici

     La scoperta dei nervi che collegano il cervello con gli
occhi potrebbe aver dato avvio alle riflessioni sulla possibile
sede primaria della visione, riflessioni che dureranno due-
mila anni e non cesseranno nemmeno quando Keplero nel
1604 individuerà definitivamente nella retina dell’occhio
la struttura adibita alla ricezione della visione.

Origine della parola “colore”

In greco “colore” si dice chroma, una parola che in Omero
significa “pelle” o “carne”, specialmente del corpo umano,
e anche “colore della pelle”, “incarnato” e poi, più general-
mente, il colore di un oggetto, nel senso di una proprietà
della sua superficie.
    Secondo Aristotele sono stati proprio i pitagorici ad
usare per la prima volta la parola chroma per indicare la su-
perficie di un corpo. I pitagorici hanno dunque una teoria
emissionista della visione, e anche una semplice teoria del
colore: il colore di un oggetto è la sua superficie, dunque
appartiene all’oggetto, è una sua proprietà. Ciò sarà ovvio
per tutti i pensatori antichi, atomisti esclusi, fino a Galileo.

Letture

Vincenzo Capparelli La sapienza di Pitagora CEDAM
1944, ristampe Edizioni Mediterranee 1988 e 2003.
Christiane L. Joost-Gaugier Pitagora e il suo influsso sul pen-
siero e sull’arte Arkeios 2006.
M. Timpanaro Cardini Pitagorici antichi. Testimonianze e
frammenti Bompiani 2010.

                                 9
STORIA DEL COLORE

Grüsser, Hagner “On the history of deformation phosphe-
nes and the idea of internal light generated in the eye for
the purpose of vision” Documenta Ophthalmologica 74,
1990, pp. 57-85.

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Empedocle

I
    l primo pensatore che ha una teoria del colore e che nei
    suoi scritti usa nomi di colori è Empedocle (ca. 483-
    423 a.C.), poeta, oratore, profeta, taumaturgo, medico,
vissuto in Sicilia, ad Akragas (oggi Agrigento). Oltre quat-
tro secoli dopo Lucrezio lo prenderà come modello lette-
rario per il suo De rerum natura mentre Dante lo metterà
nel IV canto dell’Inferno tra la “gente di molto valore” che
visse prima del cristianesimo.

I quattro elementi

Di grande importanza è la teoria sviluppata da Empedocle
per dare una soluzione al problema degli elementi fonda-
mentali e immutabili della materia. La realtà mutevole che
osserviamo è composta dalla unione di quattro elementi o
“radici” (rizomata): terra, acqua, aria e fuoco.
    È una teoria che sarà accettata per duemila anni e ancor
oggi la troviamo nel raggruppamento dei segni zodiacali e
nel linguaggio (“furia degli elementi”, “temperamento fo-
coso”). Famosa è la frase che Shakespeare nel Giulio Cesare
fa pronunciare ad Antonio sul cadavere di Bruto:
STORIA DEL COLORE

   …la sua vita fu generosa e gli elementi in lui così commi-
   sti che la natura potrebbe levarsi a dire al mondo intero:
   questi fu un uomo.
     I quattro elementi di Empedocle si accostano e si sepa-
rano sotto l’influsso di due forze basilari: la Discordia, che
tende a dividere, e l’Amicizia, che tende a unire. Il carattere
mutevole delle cose è dato dalle proporzioni sempre diverse
con cui i quattro elementi si accostano come le lettere di
una parola o come piccoli mattoni.
     Empedocle fornisce alcune precise ricette sull’accosta-
mento degli elementi: per esempio sangue e carne sono
composti da tutti gli elementi in ugual proporzione men-
tre le ossa sono costituite di due parti di terra, due parti di
acqua e quattro parti di fuoco.

I quattro pigmenti

Testimonianze archeologiche e testuali indicano che gli an-
tichi pittori usavano esattamente quattro pigmenti: bianco,
nero, rosso e giallo, lo stesso numero degli elementi di Em-
pedocle. Gli storici ritengono che i pittori abbiano iniziato
ad usare questi quattro colori nel V secolo a.C. ed un fram-
mento di Empedocle mostra che egli poteva essere influen-
zato da questi colori:
   …Come quando i pittori dipingono tavolette voti­ve,­[…]
   attingendo con le mani le tinte multicolori e mescolando-
   le in armonia, un po’ più dell’una, dell’altra un po’ meno,
   e con queste preparano immagini simili ad ogni cosa, cre-
   ando alberi e uomini e donne e fiere e uccelli e pesci che
   abitano nelle acque e gli dei dalla lunga vita.

                            12
Empedocle

    Il verbo “mescolare”
non è inteso non nel senso
di a­mal­gamare o impastare
per ottenere dai pigmenti
nuove tinte, ma nel senso di
arrangiare i pigmenti uno
di fianco all’altro su livelli
diversi. Probabilmente que-
sta era la pratica seguita dai       Figura 2 Empedocle.
pittori del V secolo a.C. con
i quattro pigmenti e questo era anche il modo in cui Empe-
docle intendeva le combinazioni dei suoi quattro elementi.

Il colore degli oggetti

Empedocle ritiene che le cose di questo mondo siano carat-
terizzate, oltre che dalla forma, anche dal colore, e poiché le
cose sono costituite dai quattro elementi, c’è una relazione
tra gli elementi che formano le cose e i loro colori.
     La relazione è la seguente: due dei quattro elementi,
l’acqua e il fuoco, sono colorati. Il colore dell’acqua è il
nero, il colore del fuoco è il bianco. Gli altri due elementi,
la terra e l’aria, rimangono senza colore.
     Il sole, per esempio, è fuoco e produce la luce che è
chiara, dunque al fuoco è assegnato il bianco. La pioggia,
invece, è acqua, che viene presentata come scura, dunque
all’acqua è assegnato il nero. Bianco e nero, come sempre
nell’antica Grecia, significano anche chiaro e scuro, luce e
buio.
     D’altra parte Empedocle, che postula solo il colore nero
dell’acqua e il colore bianco del fuoco, afferma che dall’ac-

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STORIA DEL COLORE

            nero (acqua)                   bianco (fuoco)

             Figura 3 I due colori “primi” di Empedocle.

costamento di bianco e nero (o chiaro e scuro) vengono
generati (in un modo che non spiega) tutti gli altri colori,
sia quelli acromatici (cioè i colori senza tinta, i grigi) sia
quelli cromatici (cioè i colori con tinta: rosso, verde, azzur-
ro, giallo, ecc.).

Il colore è generato da bianco e nero

Per avvicinarci al pensiero di Empedocle consideriamo l’ar-
cobaleno, che è formato dall’acqua della pioggia e dalla lu-
ce del sole. Dunque si può pensare che tutti i suoi colori
siano il risultato della combinazione di particelle di acqua
nera e fuoco bianco.
    Si può partire anche dal sole, che è fuoco, e che Em-
pedocle dice bianco, ma che non rimane sempre bianco. A
mezzogiorno lo è, all’alba e durante l’aurora può apparire di
colore lilla, pesca, arancio; al tramonto può apparire giallo,
rosa, rosso, i colori che vengono prodotti dall’incontro tra
le particelle di sole (bianco, chiaro) che si combinano in
varie proporzioni con particelle di acqua (nera, scura) che
esiste nell’atmosfera.
    Oppure si può partire dall’acqua, che Empedocle dice
nera, ma non rimane sempre nera, perché il colore varia
secondo l’illuminazione. Nel profondo del mare l’acqua

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Empedocle

appare blu scura e nera, ma se è illuminata dal sole (fuo-
co) può apparire azzurra o anche bianca. In questo caso la
generazione del colore è il risultato della combinazione di
acqua con parti di fuoco del sole in diverse proporzioni.
    L’idea che tutti i colori possano essere generati dal bian-
co e dal nero rimarrà pacifica per duemila anni. Bianco e
nero sono i colori primi non solo per i Greci (Empedocle,
Democrito, Platone, Aristotele) ma anche per i Romani
(Tolomeo, Galeno), per gli islamici (Al-Kindi, Alhacen,
Avicenna, Averroè) e per gli scolastici (Alberto Magno,
Tommaso d’Aquino).
    La primarietà di bianco e nero inizierà a essere messa
in discussione solo al termine del Medioevo, all’inizio del
Rinascimento, quando ci si renderà conto che mescolando
bianco e nero si possono ottenere solo vari grigi.

Gli effluvi di acqua e fuoco

Il passaggio del colore da un oggetto all’occhio avviene me-
diante un effluvio (aporroiai) emesso dall’oggetto, che si
diffonde nell’aria e arriva all’occhio. L’effluvio è composto
dai quattro elementi in data proporzione e penetra nell’oc-
chio, che è dotato di pori, passaggi (poroi) tra le sue parti.
     I pori dell’occhio sono di due tipi: alcuni accolgono
solo particelle di fuoco, altri solo particelle di acqua. L’oc-
chio non ha pori per accogliere particelle di terra e di aria,
che dunque non partecipano al processo della visione, in
accordo con il fatto che gli elementi terra e aria non hanno
colore. La materia ha due soli colori, bianco e nero. Tutti
gli altri si formano nei nostri occhi secondo le diverse pro-
porzioni di bianco e di nero degli effluvi.

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STORIA DEL COLORE

    Quando vediamo un oggetto bianco significa che l’og-
getto emette un effluvio con una grande quantità di parti-
celle di fuoco e nessuna o pochissime particelle di acqua,
e queste particelle raggiungono l’occhio e penetrano nei
pori adatti a riceverle. Similmente, un oggetto nero emette
molte particelle di acqua e pochissime particelle di fuoco,
che raggiungono l’occhio e penetrano nei pori adatti a ri-
ceverle.
    Invece un oggetto giallo emette molte particelle di
fuoco e poche particelle di acqua che arrivano all’occhio
e penetrano attraverso i rispettivi pori. L’occhio registra la
proporzione di fuoco e acqua e, secondo tale proporzione,
vediamo giallo.

Morte di Empedocle

Secondo la leggenda Empedocle, dopo molti anni vissuti
nel suo rifugio sull’Etna, era desideroso di congiungersi alla
terra e mescolarsi agli elementi, e decise di gettarsi nel cra-
tere del vulcano, perdendo la vita. La sua morte ha ispira-
to due poeti associati al romanticismo: Friedrich Hölderlin
(1770-1843) che ha composto la tragedia Tod des Empedo-
cles e Matthew Arnold (1822-1888) autore di Empedocles
on Etna.

Letture

Empedocle Frammenti e testimonianze a cura di Angelo To-
nelli, Bompiani 2002 (Testi a fronte 65).
Empedocle Tutti i frammenti Calosci 1987.

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Empedocle

Katerina Ierodiakonou “Empedocles and the Ancient Pain-
ters” Colour in the Ancient Mediterranean World BAR Inter-
national Series 1267, 2004
Katerina Ierodiakonou “Empedocles on Colour and Co-
lour Vision” Oxford Studies in Ancient Philosophy XXIX
2005.
Mark Eli Kalderon Form without Matter. Empedocles and
Aristotle on Color Perception Oxford University Press, 2015.
Federica Montevecchi Sull’Empedocle di Giorgio Colli Luca
Sossella Editore 2018.
Giorgio Colli Empedocle a cura di Federica Montevecchi,
Piccola Biblioteca Adelphi, 2019.

                              17
Democrito

I
    l pensiero di Empedocle sulla visione del colore può
    essere considerato uno stadio di transizione tra la pre-
    cedente teoria pitagorica e un’altra grande concezione
della realtà, la teoria atomista.
    Secondo Aezio, Empedocle aveva affermato “l’esisten-
za, precedente ai quattro elementi, di frammenti piccolissi-
mi, quasi elementi omeomeri prima degli elementi”. Questi
“frammenti piccolissimi” potrebbero essere gli atomi della
teoria di Leucippo e Democrito, successivamente elaborata
da Epicuro e più avanti esposta nel poema di Lucrezio.

Gli atomi

L’idea fondante della dottrina di Leucippo e Democrito
è che le cose sono costituite da particelle impercettibili ai
sensi e indivisibili, gli atomi (atomos, non divisibile, non ta-
gliabile) che sono infiniti, immutabili, eterni, senza parti e
moto nel loro interno.
    Gli atomi sono privi di qualità sensibili, non sono né
caldi né freddi, non hanno odore, non hanno colore. Gli
atomi differiscono tra loro solo per dimensione e forma:
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