SISTEMA ALIMENTARE ED ECONOMIA CIRCOLARE - ALIMENTAZIONE, ECONOMIA CIRCOLARE E SOSTENIBILITÀ

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SISTEMA ALIMENTARE ED ECONOMIA
              CIRCOLARE
ALIMENTAZIONE, ECONOMIA CIRCOLARE E SOSTENIBILITÀ

                  a cura dell’avv. Federica Deplano

      Spesa relativa al programma 2020-2021 finanziato dalla Regione Puglia
Cambiare il sistema alimentare è molto complesso perché è costituito da
parti interconnesse fra loro che spesso e volentieri presentano dei paradossi.
Quando si risolve un aspetto, ci sono spesso conseguenze negative su altri
aspetti su diversi ambiti.
C’è sempre una fase di sperimentazione che richiede dei tentativi e non
sempre è facile riuscire a far collimare le esigenze nei diversi ambiti.
Abbiamo già esaminato la sostenibilità a tavola, ma è evidente come le regole
che possiamo applicare nel quotidiano siano solo una parte di quanto utile al
fine di raggiungere un modello di economia circolare e sostenibilità.

                   Spesa relativa al programma 2020-2021 finanziato dalla Regione Puglia
Il presidio delle basi economiche, sociali e
                        ambientali

Abbiamo già ben evidenziato come un sistema alimentare sostenibile permetta di
raggiungere i valori della sicurezza alimentare e nutrizione per tutti in modo che le basi
economiche, sociali e ambientali per le generazioni future non siano compromesse.

L’economia circolare del cibo può essere la chiave per risolvere due problemi
fondamentali della contemporaneità: da un lato, ridurre il nostro impatto sull’ambiente,
dall’altro, contribuire alla lotta contro la malnutrizione.

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Necessità di opportunità di sostentamento sostenibili
Una serie di impulsi sempre crescenti, tra cui possiamo annoverare la crescita
della popolazione, l’urbanizzazione, l’aumento della ricchezza e i conseguenti
cambiamenti nei modelli di consumo, stanno generando nel tempo la obiettiva
difficoltà del sistema alimentare di fornire cibo e di individuare opportunità di
sostentamento in modo sostenibile.

Una migliore gestione del food waste (ovvero gli scarti) potrebbe far diminuire le
emissioni industriali globali di CO2 del 40%, vale a dire un valore assoluto di 3,7
miliardi di tonnellate, entro il 2050. E ridistribuendo il surplus di produzione del
cibo, sempre entro 2050, potremmo sfamare 1 miliardo di persone in più nel
mondo. (Dati estratti da “Cities and Circular Economy of Food”, Ellen MacArthur
Foundation).

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Gli spazi urbani
Il modo in cui il cibo che mangiamo viene prodotto, commercializzato e
consumato ha un impatto enorme sulla vita del pianeta e su quella dei suoi
abitanti. Se si dovesse tradurre economicamente l’impatto della sola
produzione del cibo sulla società, a livello globale, in termini di salute e
ambiente, si stima che la cifra si aggirerebbe intorno ai 5.7 trilioni di dollari ogni
anno! Spostandoci in Italia, Ispra calcola che nel 2018 abbiamo prodotto 14,5
milioni di tonnellate di rifiuti alimentari o derivanti dal packaging degli alimenti.
Numeri monstre che testimoniano quanto il mercato del cibo, in tutte le sue
sfaccettature, sia una questione di primaria importanza, i cui risvolti vanno ben
oltre le nostre tavole.

Si tratta di un mercato che ha il suo fulcro nelle città. Il tema della catena di
produzione e smaltimento del cibo, infatti, è legato a doppio filo agli spazi
urbani: entro il 2050, l’80% di tutto il cibo prodotto a livello globale sarà
consumato nelle città.
Non a caso, le città sembrano essere i luoghi in cui le strategie di economia
circolare applicate al cibo possono agire in modo più efficace.

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Lo spreco alimentare
Uno degli aspetti più drammatici dell’attuale sistema alimentare è rappresentato dallo
spreco del cibo. Lo spreco alimentare è un fenomeno molto più complesso da
esaminare di quando non sembri, atteso che le cause dirette o indirette sono molteplici
e concomitanti.
Tra i fattori che maggiormente incidono su questo fenomeno ricoprono un ruolo
importante:
■ L’aspetto tecnologico (infrastrutture carenti, tecniche di imballaggio poco sofisticate)
■ L’aspetto manageriale (scarsa capacità di gestione di domanda e offerta)
■ L’aspetto comportamentale (carenza di educazione e consapevolezza)
■ L’aspetto strutturale (politiche e regole deficitarie, debolezze finanziarie, situazione
   climatica).
■ Inoltre, il deterioramento durante il trasporto, la produzione eccessiva e le
   caratteristiche estetiche del cibo contribuiscono in maniera rilevante allo spreco
   alimentare.

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L’attuale crisi economica
Non è mai stato facile quantificare quanto cibo viene sprecato
annualmente. Secondo i dati forniti dalla FAO si tratta di una quantità
spaventosa, circa 1,3 miliardi di tonnellate, che se equamente
redistribuita sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno di una
popolazione quattro volte superiore a quella che oggi soffre di
malnutrizione. L’attuale crisi economica, sociale e sanitaria scatenata
dal COVID-19, poi, è di particolare preoccupazione per la sicurezza
alimentare soprattutto nei paesi con i più alti livelli di povertà.
Il COVID-19 non ha solo acuito le disuguaglianze sottostanti nelle
società, ma è un campanello d’allarme per i sistemi alimentari. Per
questo motivo, le ricadute della pandemia sulla sicurezza alimentare
devono essere affrontate con urgenza per contrastare non solo gli effetti
immediati della pandemia ma anche in un’ottica di medio e lungo
termine, senza tralasciare conseguenze future.
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Strategie da attuare

Alla luce di queste criticità, sviluppare delle strategie e attuare delle
azioni concrete per contrastare il fenomeno dello spreco alimentare
diventa sempre più urgente e necessario e l’impegno delle Associazioni
dei consumatori deve essere orientato fattivamente in questo senso.
In quale modo?
Trasformando la catena alimentare seguendo i criteri dell’economia
circolare.
Ciò consentirebbe non solo di evitare sprechi e/o perdite di cibo, ma
anche fare passi in avanti concreti verso la realizzazione degli obiettivi di
sviluppo sostenibile.

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I valori di riferimento
I valori di riferimento sono:
■ la rigenerazione dei materiali
■ la creazione di catene di approvvigionamenti più corte
■ l’impiego delle nuove tecnologie
■ l’incentivo di pratiche agricole rigenerative (coltivazione conservativa, agroecologia)
■ la considerazione degli scarti alimentari come una risorsa

Si tratta dei cardini di un sistema alimentare nuovo più sostenibile, più resiliente e più
inclusivo.
Infatti, accorciare le filiere e introdurre un modello di economia circolare al cibo risultano
benefici non solo economicamente, ma anche eticamente perché è una modalità per
avvicinare il produttore al consumatore e colmare il divario tra campagna e città.

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Il modello di economia circolare applicato al
                  settore alimentare
Come applicare l’economia circolare al settore alimentare?
Abbiamo già anticipato sopra che attualmente il modello di produzione industriale del
settore alimentare non utilizza le risorse in modo efficiente e, con l’aumento di
popolazione previsto per i prossimi anni, sarà sempre peggio. Le dimensioni di questo
settore sono già notevoli, basti pensare che il 50% della terra abitabile del pianeta e il
70% della domanda di acqua dolce vengono assorbiti dall’agricoltura.

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La produzione alimentare può essere suddivisa in due tipologie, la prima è la catena
industriale che produce il 30% di cibo utilizzando il 70% di risorse, e la seconda, più
sostenibile, è il sistema dei piccoli agricoltori che, al contrario, producono il 70% di cibo
utilizzando il 30% di risorse.

Le innovazioni tecnologiche del sistema industrializzato hanno trasformato
l’approvvigionamento e si è passati da un mercato locale ad uno globale, determinando
un aumento di rendimenti e una diminuzione apparente dei costi.

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In realtà, produrre alimenti in questo modo ha degli ingenti costi nascosti che
impattano sull’ambiente e sulla società.
I principi che potrebbero sostenere il sistema alimentare nell’essere più circolare sono
legati a quattro leve per lo sviluppo di un’economia circolare nel cibo.

Queste prevedono:
■ la rigenerazione dei materiali;
■ il conferimento di valore ai sottoprodotti;
■ la creazione di catene di approvvigionamento più brevi;
■ lo sfruttamento del digitale come fattore abilitante.

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Alcuni celebri casi di studio

Nick Jeffries, in un interessante articolo intitolato ”L’economia circolare per il cibo: 5
casi studio”, pubblicato su Medium, mostra esempi di aziende che forniscono cibo sano
senza influire negativamente sul pianeta e sulla società
L’interessante contributo è disponibile su:
https://medium.com/circulatenews/a-circular-economy-for-food-5-case-studies-
5722728c9f1e
e spiega, inoltre, come qualcuno abbia già iniziato a chiudere i circuiti della propria
agricoltura.

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■ Ostara Nutrient Recovery Technology, per esempio, ha creato Crystal Green, un
  prodotto da utilizzare al posto del fertilizzante, creato dal recupero di fosforo e azoto,
  sostanze importanti per la salute della pianta, e che si attiva solo a contatto con
  determinati acidi rilasciati dalle radici.
■ Agriprotein, è un’azienda sudafricana che sfrutta l’insetto Black Soldier Fly durante
  la sua fase larvale (in cui aumenta il suo peso di circa 200 volte nutrendosi di rifiuti
  organici), per trasformarlo in mangime per animali.
■ Le Lufa Farms per la prima volta, nel 2011 a Montreal, ha utilizzato una serra
  idroponica di 0,75 ettari le cui verdure, un anno dopo, erano sufficienti a sfamare
  2000 abitanti locali.
■ Bioplus, è una start up ungherese che rende più efficienti le forniture urbane
  progettando degli hub decentralizzati per evitare la sovraestimazione e, quindi, lo
  spreco di alimenti.
■ Winnow ha progettato un software che consente una semplice raccolta di dati nelle
  cucine commerciali, in modo da avere report periodici riguardo i rifiuti alimentari.

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Un modello di sviluppo da applicare

Quelli sopra sono solo alcuni esempi virtuosi e l’auspicio è che tale modello di sviluppo
abbia una sempre crescente diffusione. L'Unione europea e il mondo stanno affrontando
diverse transizioni, alle quali tutti dobbiamo adattarci. Crescita, occupazione, inclusione e
sviluppo sostenibile sono gli elementi chiave di queste transizioni e il tema trattato oggi è al
centro del dibattito.
Responsabili politici, autorità̀ pubbliche, aziende, associazioni e società civile devono agire
insieme e rappresentano la forza trainante della transizione verso una società più inclusiva
e sostenibile.
Partecipare a questo percorso insieme, accrescere la tua conoscenza sull’alimentazione
sostenibile, cambiare gradualmente le tue abitudini alimentari ed indirizzarti verso una dieta
più salutare e rispettosa delle risorse naturali significa unirsi al movimento come altri
migliaia di cittadini europei che hanno scelto di impegnarsi per un mondo più sostenibile.
Grazie!

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