La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri

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La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri
La politica di bilancio --
   fatti e dizionario

Francesco Daveri

                             1
La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri
La finanza pubblica in Italia, 2003-2012

-Entrate, spese, interessi, debito: concetti OK.
Avanzo primario? Indebitamento netto? Fabbisogno
  complessivo? Serve il DIZIONARIO                 2
La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri
Dizionario del bilancio pubblico
La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri
Dizionario del bilancio pubblico
Deficit pubblico (o indebitamento netto). Lo chiamiamo DEF
DEF = Spese – Entrate. E’ un saldo di natura economica
Fabbisogno complessivo: DEF + altre voci finanziarie
Si finanzia emettendo titoli (BOT, CCT: sono dei “pagherò”, cioè
    delle cambiali messe dallo Stato)
Cosa entra nel fabbisogno e non nel DEF?
I prestiti erogati a soggetti esterni alle Amministrazioni Pubbliche e
l’acquisizione di quote di partecipazioni in società pubbliche. Queste
voci influenzano il fabbisogno ma non DEF
C’è poi che il fabbisogno registra operazioni per cassa mentre il
DEF le registra per competenza
La politica di bilancio - fatti e dizionario - Francesco Daveri
Spesa pubblica, cos’è
Spese = G + TR + iD-1 + Ig
Quattro voci principali
   G = consumi pubblici (acquisto di beni e servizi da parte dello Stato
    per offrire beni pubblici)
   TR = trasferimenti ( G: non c’entra con produzione, ma con
    redistribuzione di beni)
   iD-1 = pagamento interessi sul debito pubblico in essere (altri
    trasferimenti)
   Ig = investimento pubblico
In sostanza:
• G e Ig è la spesa che serve alla produzione di beni pubblici
• TR e iD sono invece trasferimenti, non implicano produzione di
   nuovi beni e servizi e infatti sono esclusi dal calcolo del Pil
La spesa pubblica in Italia, 2003-2012

Spesa in crescita di 3 punti sul Pil (specie: sanità, pensioni)
Spese correnti sempre su, spese in conto capitale in giù
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Spesa per dipendenti pubblici costante (sul Pil)
Entrate = imposte indirette (e.g. IVA) + imposte dirette
 (IRpef e IReS) + contributi sociali = TI + TD + CS

Tutte e tre le voci principali di entrata (TD, TI, CS) sono
  aumentate di circa un punto di Pil tra il 2003 e il 2012
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“I conti pubblici peggiorano quando l’economia va male”.
 Vero o falso? Perché?
DEF ha un andamento anti-ciclico. Aumenta quando l’economia va
male e diminuisce quando l’economia va bene
Perché l’andamento anti-ciclico? Perché TR e T dipendono da come va
l’economia (dal PIL)
     In recessione (PIL): TR e T  DEF;
     In boom: (PIL): TR e T  DEF.
Di quanto cambia il DEF? In media, se l’output gap va su (va giù)
dell’1%, il rapporto deficit/Pil va giù (va su) di 1/2 punto percentuale.
Esempio: dato che crescita Pil 2009 = -5% (e crescita Pil permanente =0,5%),
il solo andamento negativo dell’economia fece andar su DEF/Pil di circa 2.75
punti (=5.5 * ½).
E così, siccome DEF/Pil vero è aumentato solo di 2.8 punti (da 2.7% nel 2008
a 5.5% nel 2009), si può dire che (a) «Tremonti ha tenuto chiusi i cordoni della
borsa» oppure che (b) il governo non ha fatto niente contro la crisi
Ecco perché un elevato peso dello Stato può
    essere utile durante una recessione

   Alcune voci della spesa e la maggior parte delle
    entrate fanno da “stabilizzatori automatici”.

   Quando il Pil scende, si riducono le tasse che
    dobbiamo pagare (in modo più che proporzionale, se
    la tassazione è progressiva) e aumentano i
    trasferimenti sociali (sussidi di disoccupazione, cassa
    integrazione guadagni).

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Confronto tra anni Trenta e crisi 2008-09

Perché oggi (per ora) crisi meno grave che negli anni
Trenta?

Risposta breve: perché i politici di oggi hanno imparato
dagli errori commessi ieri. Forse (vedi dopo).

Ora: vediamo cosa è successo negli anni Trenta e cosa è
successo oggi

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La crisi del ‘29 in America: Pil e prezzi
 (1929=100) giù più del 20% in 4 anni
Depressione = Recessione + Deflazione

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Calo di produzione industriale nel mondo --
     prima più o meno come nel ’29, poi un deciso
                    miglioramento

Fonte: VoxEu.org                                    12
Calo commercio mondiale --
       peggio che nel ’29, poi stabilizzazione

Fonte: VoxEu.org                                 13
Cosa ha differenziato in modo cruciale la crisi
         di oggi da quella di allora?

L’intervento dello Stato

   prima della crisi e

   durante la crisi

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Oggi c’era più Stato nell’economia quando la
               crisi è cominciata

Spese del General           La presenza del welfare
Government                   state (circa ½ del Pil) pesa
(17 paesi Ocse, % Pil,       sull’economia quando le
media semplice)              cose vanno bene.
                            Addolcisce automaticamente
                             l’impatto di una recessione.
   1920          18.7%
                            Soprattutto in Europa, meno
                             negli Usa.
                            Ecco perché Obama così
   2008          45.2%       attivo e gli europei così
                             “tirchi”.

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In più le politiche fiscali di oggi sono state ben più
             espansive di quelle del ’29

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Il debito pubblico
            ---
 L’eredità delle politiche
keynesiane e dei salvataggi
Debito e deficit pubblico

Debito pubblico al 31/12/2012 = somma del DEF 2012 e
dei DEF di tutti gli anni passati.

Deficit = concetto flusso (flusso dal 01/01 al 31/12)
Debito = concetto stock (consistenza al 31/12)
L’aritmetica del debito e del deficit
Ora che tutti i paesi stanno rapidamente accumulando debito
(dato che incorrono in deficit pubblici molto grandi) è
diventato importante conoscere bene l’aritmetica del debito e
del deficit
d= debito/Pil (indicatore confrontabile tra paesi, è un numero
     puro)
Come varia d nel tempo? Due formule x lo stesso concetto:
 dt+1-dt = (it+1– pt+1– gt+1)dt + (defpri)t+1           (1)
 dt+1-dt = (– pt+1– gt+1)dt + (def)t+1                  (2)
    i: tasso di interesse nominale medio sui bond pubblici
    p: tasso di inflazione
    g: tasso di crescita del Pil in termini reali
    defpri: (DEF primario)/Pil

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Deficit e avanzo primario

Deficit primario = DEF - iD-1 = G + TR + Ig – T
Avanzo primario è il deficit primario cambiato di segno
Avanzo primario = - (deficit primario)
•   E’ un modo per misurare la “colpa” del Governo in carica
•   Spiegazione: la spesa per interessi è un dato per il governo di
    oggi (i determinato dai mercati finanziari, D-1 determinato dalle
    decisioni fiscali di ieri)
Quattro lezioni dalle formule del debito
dt+1-dt = (it+1 – pt+1 – gt+1)dt + (defpri)t+1                   (1)
dt+1-dt = (–pt+1–gt+1)dt + deft+1                                (2)
     p: tasso di inflazione
     i: tasso di interesse nominale medio sui bond pubblici
     g: tasso di crescita del Pil in termini reali
     d: Debito/Pil

Quattro lezioni:
1.   Inflazione e crescita economica riducono l’accumulazione di debito
     a parità di deficit.
2.   Con i dati del 2009 è avvenuto il contrario: bassa inflazione e
     crescita negativa hanno peggiorato il debito
3.   L’inflazione riduce l’accumulo di debito solo se il debito non è
     indicizzato ed a tasso variabile.
4.   d può diminuire anche se “defpri” è positivo, a patto che il tasso di
     interesse sia basso e/o inflazione e crescita siano elevate.

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“Rimettere in ordine i conti pubblici”

Prima della crisi si diceva: “L’Italia deve rimettere in ordine i
conti pubblici”. Ora devono farlo tutti!
Che cosa voleva dire esattamente?
    Vuol dire far tornare il bilancio pubblico in pareggio, cioè:
     DEF=0
Per un governo che parte da una situazione di elevato debito
pubblico azzerare DEF subito è difficile. Prima deve rendere
l’avanzo primario >0 (mentre DEF può ancora essere >0
perché gli interessi sul debito rimangono elevati)
Infatti: (1) a volte si sente dire: “abbiamo ereditato una
pesante situazione dal governo precedente”; (2) nella tabella
dei debiti pubblici i governi con più debito devono realizzare
avanzo primario molto alto
Mettiamo in pratica la formula del debito.
Prima dell’estate 2011 il debito pubblico italiano era
«sostenibile», cioè stabile al livello dell’anno prima
Debito pubblico = 120%
Crescita nominale del PIL = 2% (1% crescita + 1% inflazione)
Costo medio del debito = 4%

Prima dell’estate 2011:
 Stabilizzazione del debito con l’avanzo primario pari = +2,4%

 Avanzo primario 2011 = +1,0%

 Avanzo primario previsto per il 2012= +2,4%

 Debito stabile al 120%

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Cosa è successo davvero al debito nel 2012?
   Obiettivo: debitofine2012 = 120% (invariato rispetto al 2011) +
    avanzo primario 2012 = 4%

Cosa è accaduto davvero? Crisi estate 2011  costo debito.
   Recessione peggiore del previsto  Pil e avanzo primario
1)  Crescita Pil=-2.4%
2)  Inflazione (deflatore del PIL) = 1,3%
3)  i2012 (costo medio del debito)= 4,5%
4)  Avanzo primario=2,5% del PIL
Quindi:
d2012= (i-p-g) * d + defpri =[4,5-1,3-(-2,4)] * 1,21 – 2,5 = +4,3

                                                                      24
E il 2013-2014-2015?
Nota di aggiornamento al
Documento di Economia e       2011    2012 2013 2014          2015
Finanza (DEF), settembre 2013

Scenario: Gdp growth          +0,4    -2,4    -1,7    +1,0    +1,7

Tax revenue / Gdp             46,6    48,1    48,7    48,3    48,0
Public debt /Gdp              120,8   127,0   132,9   132,8   129,4

Deficit / Gdp                  3,8     3,0     3,0     2,5     1,6
Structural deficit / Gdp       3,6     1,3     0,5     0,1     0,2
Govt spending / Gdp (net of
interest spending on public   45,6    45,6    46,5    45,3    44,5
debt)

                                                                25
Insomma …
L’esplosione dei deficit pubblici 2009 …
… ha portato all’esplosione dei debiti pubblici (per
tenere su la produzione industriale e salvare le
banche) …
La politica fiscale anticongiunturale e la crisi hanno portato
        ad una rapida accumulazione del debito pubblico

   Debito / Pil
                     2007        2008        2009        2010        2011        2012        2014p
      (%)

  Usa (*)             66.5        75.4        88.8        97.8       102.2       109.8       114.1
  UK                  44.2        52.3        67.8        79.4        85.0        89.5        96.7
  Germania            65.1        66.9        74.5        82.6        80.6        81.8        79.3
  Francia             64.2        68.3        79.2        82.4        86.0        95.8       109.7
  Italia             103.1       106.1       116.5       119.3       120.6       127.8       132.2
  Spagna              36.3        40.2        53.9        61.5        69.3        86.1        97.6
  (*) Dati non strettamente comparabili con quelli europei, i quali seguono la definizione di
  debito stabilita nel trattato di Maastrict, il quale afferma che il debito venga valutato in termini
  nominali escludendo i crediti di natura commerciale. In USA, invece, vengono considerate le
  obbligazioni governative e quelle delle agenzie pubbliche.               Fonte: OCSE
• Il forte incremento del debito pubblico richiederà decenni per la sua ridiscesa ed il suo
riassorbimento. L’alto ed il cospicuo prezzo della crisi: 1) Aumento delle tasse; 2)
Riduzione della spesa per il welfare; 3) Meno risorse per futuri salvataggi.                      29
Appendici (non obbligatorie)
             ---
   Per saperne di più su
equazione del debito e teoria
    della politica fiscale
Appendice 1

   Derivazione della formula di
accumulazione del debito pubblico

                                    31
Derivazione della formula
Come si arriva all’equazione (1): dt+1-dt = (it+1 – pt+1 – gt+1)dt + (defpri)t+1?
Punto di partenza: la variazione del debito tra ieri e oggi è uguale al
deficit di oggi
Dt+1-Dt = DEFt+1= spesa pubblica totale – entrate totali dello Stato
           = it+1Dt+(Gt+1+Igt+1+Trt+1– Tt+1)
           = interessi sul debito passato + (deficit primario)
Se dividiamo a sx e dx dell’uguale per Pilt si ottiene che:
dt+1(Pilt+1/Pilt)-dt= it+1dt + (defpri)t+1 (Pilt+1/Pilt)              (2)
Dato che: Pilt+1/Pilt=(1+pt+1+gt+1) - cioè dato che il tasso di crescita del Pil
a prezzi correnti è uguale alla crescita dei prezzi più la crescita del Pil in
termini reali - l’equazione (2) può essere riscritta come segue:
dt+1(1+pt+1+gt+1)= (1+it+1)dt + (defpri)t+1 (1+pt+1+gt+1)             (3)
La (3) a sua volta si semplifica all’equazione (4):
dt+1= [(1+it+1)/ (1+pt+1+gt+1)]dt + (defpri)t+1                         (4)
E poi (aggiungendo e sottraendo p+g):
dt+1= dt+ [(it+1-pt+1-gt+1)/ (1+pt+1+gt+1)]dt + (defpri)t+1             (5)
Infine: la (5) si riduce all’equazione (1) se p e g sono tanto piccoli che li si
può ignorare al denominatore
                                                                               32
Appendice 2
             ---
        Ripasso di
Teoria della politica fiscale
Gli obiettivi della politica fiscale

1. Crescita del PIL potenziale
 G e T comportano un innalzamento del livello di PIL di lungo
periodo mediante maggiori investimenti e/o incrementi di
efficenza. Alcuni esempi:
      Minor tassazione sugli investimenti e sulle spese di R&S;
      Sostegno alla formazione dei giovani;
      Investimenti pubblici in infrastrutture (crescita hard).

2, Stabilizzazione del PIL attorno al suo livello di lungo
     periodo
Avviene mediante riduzioni di spesa pubblica ed aumento
dell’imposizione fiscale ( G e  T).

                                                                   34
Obiettivo n. 1: Crescita del PIL potenziale

Guardando la curva di offerta aggregata:
     Le minori tasse implicano minor welfare;
      tasse sul capitale e sul lavoro  sono incentivi a
      maggiori investimenti produttivi ed occupazionali;
     Esempio: Curva di Laffer.

Implicazione: la politica fiscale può stimolare la
  crescita di lungo periodo, ma non quella corrente.
  Infatti, non è uno stimolo all’aumento dei consumi
  privati.
   Yet most people think that tax elasticity of investment
    and work effort is rather low. If this is correct, fiscal
    policy left with goal #2!
                                                             35
Tasse sul lavoro: stime empiriche della curva di
                      Laffer
… E tassazione sugli investimenti
Obiettivo n. 2: Stabilizzazione del PIL
Se gli effetti dal lato dell’offerta non ci sono oppure sono molto
piccoli, l’obiettivo della politica fiscale è quello di stabilizzare il
PIL attorno al suo livello di lungo periodo:

   Quando l’economia è “surriscaldata”, la politica fiscale
    dovrebbe cercare di riportare il PIL verso il punto di equilibrio
    attraverso G eT;
   Quando si è in recessione, bisogna sostenere il PIL attraverso
    T o G.

In entrambi i casi, la politica fiscale incide sulla domanda
aggregata (si nota uno spostamento della curva AD).

Lo spostamento di AD dipende dal moltiplicatore keynesiano.

                                                                          38
L’importanza del moltiplicatore (1)

Quanto vale il moltiplicatore? Di quanto l’incremento di
PIL deriva da tagli di tasse o da aumenti di spesa?

Per rispondere a queste due domande bisogna
considerare gli aspetti di seguito riportati:
 La quota di spesa pubblica e quella derivante dalla
riduzioni delle tasse venga effettivamente utilizzata per
sostenere l’economia;
 Il paese si trova nella situazione di equilibrio tra
domanda ed offerta?
 L’economia è aperta oppure chiusa agli scambi
commerciali internazionali?
L’importanza del moltiplicatore (2)
Moltiplicatore teorico = 1 / (1-c*(1-t)+m)
c= propensione marginale al consumo (se c è alto, anche il
   moltiplicatore sarà elevato)
t = tassazione sui redditi (se t è basso, il moltiplicatore sarà
   elevato)
m = propensione marginale all’acquisto di prodotti esteri (se m è
   basso, il moltiplicatore sarà elevato)
Usa            “c” alto              “t” basso      “m” basso
Eu27           “c” intermedio        “t” alto       “m” basso
Cina            “c” basso             “t” basso      “m” basso
Italia          “c” intermedio        “t” alto       “m” alto
Dimesione del moltiplicatore: in Italia è più basso rispetto all’EU
  27, negli Usa è maggiore rispetto a quello cinese.
Cosa dicono i dati?
I recenti piani di stimoli implementati in tutto il mondo (e la
gravità della crisi) hanno portato ad un aumento esorbitante
della spesa pubblica dei governi.
Conviene studiare quanto è accaduto nel passato:
  Gli statunitensi Barro e Redlick hanno utilizzato i dati storici americani
(VoxEu.org; Oct 30, 2009) e trovarono valori dei moltiplicatori piccoli
(nell’ordine di 0.6-0.8). La spesa per la difesa rappresenta l’unico dato
esogeno all’interno del dataset utilizzato dai due ricercatori.
 Almunia, Benetrix, Eichengreen, O’Rourke eRua (Nov 19, 2009) hanno
esteso l’analisi a 27 paesi prendendo in considerazione l’arco temporale
1925-1939. Hanno trovato valori nettamente maggiori rispetto alla ricerca
precedente (circa 2). I numeri di oggi sono più simili ai loro?
 Qual è la differenza? Negli anni 30 dello scorso secolo, le economie
erano molto più chiuse rispetto ai giorni nostri. Inoltre, il tasso di interesse
era pari a zero in quanto gli stati stavano attuando politiche monetarie
espansive.
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