Sette storie per non dormire
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Sette storie per non dormire… (…più .. e provare a risvegliarsi) di Michele Bellazzini Quando si vedono i Presidenti del Consiglio italiani che si recano in visita a Berlino alla vigilia di ogni passaggio critico della nostra politica interna, e’ difficile non porsi delle domande sull’attuale funzionamento dell’ Unione Europea. Quando il Presidente del Consiglio in carica dichiara ufficialmente che se cade il suo Governo sara’ ``Bruxelles’’ a fare le leggi italiane sulla finanza pubblica e le farà “peggio di noi”, un cittadino non può evitare di domandarsi se non ci sia un grave problema di democrazia nell’Unione. D’altra parte basta accedere ad un minimo di informazione su quel che sta accadendo in Grecia o a Cipro per verificare che questo problema e’ molto serio e concreto. Nell’aprile 2012, il parlamento italiano, a larghissima e trasversale maggioranza, per seguire I dettami della UE ha introdotto il pareggio di bilancio nella nostra costituzione (cosa che abbiamo fatto solo noi e la Spagna in tutta Europa!), una norma che equivale a distruggere tutte le scialuppe di una nave per prevenirne il naufragio. La nostra Costituzione non può più essere fondata sul lavoro perché il lavoro (ovvero la piena o massima occupazione) e il pareggio di bilancio sono obiettivi in contrasto fra loro. I governi che si susseguono propongono senza sosta nuovi tagli alla spesa, ai servizi, nuove tasse, svendita delle infrastrutture industriali del Paese, del bene comune. La disoccupazione giovanile supera il 40%, non solo in Italia ma in molti paesi UE. Ma nel nostro paese non si nota nessuna reazione a dichiarazioni e fatti tanto gravi. I nostri media sembrano ossessivamente concentrati sulle sorti giudiziarie di Berlusconi o sulla quantità di capelli che avrà colui che farà i prossimi tagli alla spesa pubblica. Ma in Europa, e oso dire, nel mondo, il dibattito sul senso, i problemi, gli errori , le scelte di campo della UE, e’ ampio. Un esempio chiaro si trova nelle parole del premio Nobel per l’economia Amartya Sen, in una recente intervista al Corriere della Sera: «L'euro è stato un'idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l'Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l'ultima cosa di cui ha bisogno l'Europa. Chi scrisse il Manifesto di Ventotene combatteva per l'unità dell'Europa, con alla base un'equità sociale condivisa, non una moneta unica ...Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell'economia, cioè più disoccupazione, la rottura dei sindacati, il taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo». [ Vedi: http://temi.repubblica.it/micromega-online/amartya-sen-che-orribile-idea-leuro/] Con tutti i miei limiti (non sono un’economista), offro alla vostra attenzione alcuni brevi spunti di riflessione, tutti basati su dati macroeconomici le cui fonti sono specificate, rimandando ad autorevoli commentatori e/o alle traduzioni italiane dei loro interventi: il lettore avrà modo di verificare e approfondire se lo vuole. Evidentemente non e’ tutta la storia, ci vorrebbero più di un libro e persone ben più qualificate di me: per fortuna ci sono e spero di provvedere con queste mie brevi note qualche indicazione per trovarle. Possiamo permetterci di continuare a non porci queste domande? Possiamo continuare a rifiutarci persino di ragionarne seriamente? Credo proprio di no.
1. Tasso disoccupazione nell’Unione Europea a 28 stati (EU-28) e nella Zona Euro (EA-17), confrontato con il medesimo dato per il Giappone (curva blu) e gli USA (curva marrone). Gli effetti della crisi economica mondiale – iniziata nel 2008 – sulla disoccupazione si avvertono prima, e in modo più pronunciato, negli USA e poi negli altri paesi/soggetti considerati. A partire dall’anno successivo di vedono gli effetti delle diverse politiche adottate in Europa e negli altri due paesi. Le politiche di austerità fiscale e monetaria praticate senza sosta nella UE possono essere giudicate efficaci alla luce di questo confronto? E’ interessante notare che I dati per I paesi che hanno adottato l’Euro sono peggiori di quelli dell’intera UE a 28 stati (in senso assoluto e nel tasso di aumento della disoccupazione nel tempo). Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, commenta così le scelte politico-economiche della UE “lo scopo dell’austerità è lo smantellamento dello Stato sociale” [http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/09/03/the-austerian-mask-slips/?_r=1]. Dunque le scelte operate non sono inevitabili come i terremoti – come a tanti piace farci credere – ma sono scelte di campo che avvantaggiano alcuni settori della società e ne svantaggiano altri [si veda: http://opinionator.blogs.nytimes.com/2013/10/13/inequality-is-a-choice/]. [Fonte: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php/Unemployment_statistics]
2. Tasso di disoccupazione in alcuni paesi dell’area Euro. La UE dovrebbe essere stata costituita per ottenere uno sviluppo stabile e coordinato su tutta l’area: quello che sta accadendo e’ invece che lo squilibrio fra la Germania, più alcuni altri paesi del Nord Europa, e gli altri paesi dell’Unione sta diventando insostenibile [si veda ad esempio: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-29/quando-troppo-stroppia-adesso-germania-rischia-sanzione- perche-sta-esportando-raffica-penalizzando-italia-grecia-e-dintorni-175134.shtml?uuid=ABfg59Z]. E’ un fatto incontrovertibile che mentre la disoccupazione e’ calata di qualche punto in questi anni in Germania, e’ aumentata nella maggior parte d’Europa ed e’ esplosa oltre ogni sostenibilità in diversi paesi del sud (Grecia, Spagna, Portogallo). E’ stato calcolato che per ogni nuovo occupato in Germania ci sono 6 nuovi disoccupati nel resto dell’ Eurozona. Ricorda qualcosa?
3. Produttività (linea continua) e tasso di cambio in Italia (linea spezzata; fisso dopo il 1999 per l’adozione dell’Euro) dal 1970 al 2010. Il tasso di cambio esprime quante Lire ci vogliono per comprare un ECU, dunque una crescita del tasso implica una svalutazione della Lira. La correlazione fra le due curve e’ molto forte, in particolare all’adozione del cambio fisso ha corrisposto un arresto della crescita della produttività. In un recente rapporto di Mediobanca riportato dal Daily Telegraph [http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/10416038/Mediobanca-hints-at-Italian- euro-exit-unless-Germany-shifts-on-EMU-policy.html], che include questa stessa figura si dice che“…l'Italia è entrata in una "spirale negativa della produttività" solo dopo aver fissato i tassi di cambio prima dell'entrata nella UEM, nel 1996. Non riconoscerlo, "significa negare l'evidenza" . ….si accusano le autorità dell'UE di far pesare l'intero onere dell'aggiustamento post-crisi sugli Stati più deboli del Club Med, di rifiutarsi di vedere il rischio di una "spirale recessiva negativa" nel Sud, o di vedere che questi paesi non possono stabilizzare le loro traiettorie di debito con un minimo di crescita.” [http://vocidallestero.blogspot.it/2013/10/telegraph-la- velata-minaccia-di.html#more]. Come e’ possible che nei nostri giornali e programmi televisivi non si discuta di questi dati e ci si possa invece dilungare sull’effetto sulla produttività della supposta pigrizia degli Italiani? [Vedi: http://goofynomics.blogspot.it/2013/05/declino-produttivita- flessibilita-euro.html e http://vocidallestero.blogspot.it/2013/09/leuropa-e-ossessionata-dal-mito-della.html per approfondimenti].
4. La possibilità di abbandonare l’Euro e’ al centro di un notevole dibattito in tutta Europa, in special modo in Francia dove non solo la candidata alle presidenziali data in vantaggio nei sondaggi, Marine Le Pen, e’ apertamente per il ritorno alla sovranità monetaria, ma anche membri del governo Hollande mostrano segni di insofferenza [http://vocidallestero.blogspot.it/2013/10/la-febbre-del-frexit-raggiunge-il-cuore.html o http://www.wallstreetitalia.com/article/1635878/mercati/francia-euro-troppo-forte-e-troppo-tedesco.aspx]. Negli organi di informazione mainstream del nostro paese, ogni accenno a una simile prospettiva genera reazioni isteriche, nelle quali si prospettano scenari devastanti a seguito di un abbandono della moneta unica. Una delle conseguenze paventata con maggior forza e’ che la conseguente svalutazione della “nuova Lira”, stimata dagli esperti dell’ordine del 20-30%, si convertirebbe in una inflazione dello stesso livello. La serie storica per l’Italia mostrata in questa figura indica con molta chiarezza che questa previsione nefasta non trova alcun supporto nei dati. La correlazione fra svalutazione e inflazione e’ bassissima. Ad esempio la svalutazione del 20% a cui fummo costretti nel 1992 (dopo aver tentato inutilmente di restare agganciati allo SME, con costi altissimi per il Paese) non corrisponde ad nessun incremento dell’inflazione, al contrario in quell periodo l’inflazione calo’ leggermente. [Fonte: http://goofynomics.blogspot.it/2012/04/svalutazione-e-salari-ad-usum-piddini.html]
5. Contributo italiano ai paesi della UE. Lo EFSF e’ il cosiddetto Fondo salvastati, lo ESM (in Italia conosciuto come MES) e’ uno strumento analogo. [Fonte: http://www.bancaditalia.it/.../2013/sb30_13/suppl_30_13.pdf/]. Si noti l’abnorme crescita del contributo italiano a questi fondi: si parla, nel 2013, di 40 miliardi di euro che un paese già in avanzo primario da molti anni (ovvero che spende meno di quello che incassa, se non si considerano le spese per interessi), nel pieno di una recessione economica , soffocato dal cambio fisso e da vincoli di bilancio arbitrari (come vedremo sotto) e’ costretto a strappare ai propri cittadini, privandoli di servizi essenziali e dei loro risparmi, spingendo sempre più imprese al fallimento o alla svendita. Come vengono impiegati questi denari? Per finanziare la Germania a tassi convenientissimi, per loro, come persino la Repubblica ha dovuto riconoscere [http://www.repubblica.it/economia/2013/10/21/news/il_fondo_salva- stati_compra_bund_tedeschi_e_l_italia_finanzia_berlino-69053049/?ref=HREA-1]. A coprire le sofferenze delle banche spagnole – cosicché possano a loro volta coprire le sofferenze delle banche tedesche nei loro confronti – e nel frattempo dare il sostegno necessario a Telefonica per l’acquisto di Telecom – di cui gli innocentini di governo scoprono il valore strategico solo a babbo morto. E’ questa la meravigliosa solidarietà europea? I greci a rovistare nei cassonetti e gli italiani a spremere ogni centesimo per finanziare il più ricco fra gli stati dell’Unione, per salvare il suo sistema bancario che ha agito in modo non propriamente impeccabile [http://vocidallestero.blogspot.it/2013/08/la-bri-accusa-i-creditori-per-leterna.html].
6. Rapporto deficit/PIL per alcuni paesi della UE e per la UE nel suo complesso: percentuali positive indicano un surplus, percentuali negative indicano un deficit. Fra I paesi considerati solo la Germania si trova ora sopra la tristemente famosa soglia del 3% nel rapporto deficit/PIL (in questa scala sopra -3%). L’Italia come sappiamo e’ molto vicina: il governo ha dovuto aumentare l’IVA e introdurre nuove tasse per racimolare I miliardi (circa 7 – 10 all’anno per tre anni http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-15/al-via-consiglio- ministri-legge-stabilita-183338.shtml) necessari per rientrare da -3.1% a 3%. Come vedete nel 2010 la Germania era addirittura a -4%, come già le era successo nel 2003. Eppure nessuno si e’ sognato di dire che I funzionari della Troika sarebbero andati a Berlino a fare le leggi necessarie per far rientrare la Germania entro il sacro limite, come invece sarebbe accaduto da noi, secondo le autorevoli dichiarazioni del Presidente del Consiglio e del Viceminstro dell’economia, alla faccia della Costituzione secondo la quale l’unico legittimo titolare del potere legislativo e’ il Parlamento Italiano [http://www.repubblica.it/politica/2013/09/28/news/spettro_troika-67488555/ o http://www.asca.it/news- Legge_stabilita___Letta__la_fa_Bruxelles_se_cade_governo-1314220.html]. Inoltre, si può notare che mentre per noi la differenza fra -3.1% e -3.0% e’ questione di vita e di morte, la Francia sta al -4.5%, la Spagna oltre il -10%. Come mai questi paesi possono derogare al sacro limite di molti punti percentuali e noi no? Come mai tutti strillano per questi 7 – 10 miliardi (che pure e’ insensato dover strappare a un’economia reale allo stremo) mentre cade un silenzio tombale sui 40 all’anno che dobbiamo spendere per il fondo salvastati e il MES (vedi punto 5)? Infine: da dove viene il sacro limite del 3%, che a quanto pare e’ sacro solo per noi? [http://vocidallagermania.blogspot.it/2013/09/lincredibile-storia-del-deficit-al-3.html]
7. Saldi settoriali della Repubblica di Cipro. Le linee spezzate verticali indicano le epoche nelle quali Cipro ha fissato il proprio cambio all’Euro (2005) e quella in cui ha definitivamente adottato l’Euro come moneta. La parabola economica dell’isola e’ esemplificativa di quel che e’ accaduto in tutti I paesi del sud europa più l’Irlanda. Dal momento in cui il cambio e’ fissato gli investitori esteri fanno affluire abbondanti capitali (curva verde): essi sono completamente garantiti contro il rischio di cambio e, come I fatti dimostreranno, anche gli altri rischi di impresa sono minimizzati dal fatto che quando le cose andranno male la UE userà tutta la sua forza per tutelare gli investitori, non la popolazione di Cipro. Come si impiega questo flusso di capitali? va quasi interamente in crediti verso i privati (aziende, banche, famiglie) che si indebitano fortemente (curva rossa). E’ importante notare qui che (a) i tanto decantati e ricercati afflussi di capitali stranieri, per il paese che li riceve, sono debito estero, con tutte le sue nefaste conseguenze, e (b) un caposaldo di questa nostra Europa e’ che I migranti dobbiamo fermarli nel canale di Sicilia, ma I capitali hanno la piena e totale libertà di movimento, senza alcuna salvaguardia rispetto agli squilibri che possono provocare. Nel medesimo periodo, la bolla economica provocata dai capitali esteri permette allo stato cipriota di rientrare dal proprio deficit. Al sopraggiungere dello shock legato alla crisi. I privati (specialmente le banche) debbono rientrare, il flusso di capitali esteri cessa bruscamente, lo Stato deve sostenere le proprie banche con soldi pubblici per evitare la catastrofe totale: in pratica converte il debito privato in debito pubblico. Infatti il debito pubblico cipriota, che stava calando da alcuni anni, passa dal 50% al 90% del PIL fra il 2008 e il 2012. Abbiamo trasformato una crisi di debito privato in una crisi di debito pubblico, cosicché possano essere ripetuti I mantra di regime razzisti e colpevolizzanti “le pigre popolazioni del sud-europa, avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità, lo stato corrotto basato sul debito pubblico…” ed altre amenità di questa fatta. Ma e’ un altro il punto su cui vorrei soffermarmi. Quante volte ci e’ stato ripetuto che l’Euro ci avrebbe protetto dale speculazioni e dalla malvagia finanza internazionale, altro che la povera liretta. Ma l’isola di Cipro e’ divisa in due piccole repubbliche: quella del sud e’ membro della UE e ha l’Euro, l’altra e’ a malapena riconosciuta da una manciata di stati e per moneta ha la Lira Turca. Quale delle due Repubbliche e’ stata travolta dalla crisi? Quale delle due ha avuto la sua sovranità sospesa ed e’ commissariata da un gruppo di tecnocrati non-eletti? La popolazione di quale delle due Repubbliche e’ stata soggetta a un prelievo forzoso di oltre il 30% sui propri conti correnti? Quante piccole e medie imprese dell’Emilia Romagna potrebbero sopravvivere a un prelievo simile – anche limitato ai conti sopra i centomila euro? Quanto sarebbe la disoccupazione nella regione il giorno dopo una simile notte? [Fonte: http://goofynomics.blogspot.it/2013/03/csi-cyprus-saving-and-investment.html]
Per approfondire. Un elenco minimo e parzialissimo: Il blog di Alberto Bagnai: http://goofynomics.blogspot.it E il suo fondamentale libro: A. Bagnai, Il Tramonto dell’Euro, Imprimatur Editore Il sito della associazione a/simmetrie http://www.asimmetrie.org/ Dove si possono trovare I resoconti filmati di convegni sull’argomento, come, ad esempio, quello tenuto alla Camera dei Deputati nel settembre scorso (fra i relatori Vincenzo Scotti, Franco Guarino, Paolo Savona) : http://www.asimmetrie.org/leuropa-alla-resa-dei-conti-roma-12-settembre-2013-camera-dei- deputati-aula-dei-gruppi-parlamentari/ Il blog: orizzonte48.blogspot.com/ di Luciano Barra Caracciolo, magistrato del Consiglio di Stato, e fine studioso dei conflitti fra trattati europei e Costituzione italiana, ampiamente trattati nel suo libro: L. Barra Caracciolo, Euro e (o?) democrazia costituzionale, DIKE giuridica Editore. Sul fronte internazionale: ad esempio gli interventi di Joseph Stiglitz sul NYT, I blog di Paul Krugman e di Jaques Sapir. Le traduzioni in italiano di molti articoli interessanti da stampa e blog esteri si trova su: http://vocidallestero.blogspot.it/ e http://vocidallagermania.blogspot.it/ Per i francofoni, lo splendido blog dello storico e etnologo Greco Panagiotis Grigoriou http://www.greekcrisis.fr/ provvede un’accesso diretto a quel che accade in Grecia, che e’ mostruoso e inaccettabile (e prefigura il nostro destino se non cambiamo decisamente rotta) e su cui i nostri media e i nostri politici hanno calato un silenzio assordante.
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