SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO 2019 - Azione Cattolica Milano
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SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO 2019 Domenica 24 novembre VANGELO Lc 3, 1-18 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco». Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Commento Questo brano di Vangelo comincia con l’identificazione spazio-temporale dell’inizio della salvezza, nel primo versetto. A che cosa serve? L’accuratezza con cui Luca pone l’inizio del ministero di Giovanni il Battista ha una funzione ben precisa: “geolocalizzare”, come si direbbe oggi, il primo momento clou della Storia, l’annuncio della venuta di Gesù, il Cristo, Dio fatto uomo. Ma la precisione geografica non limita l’annuncio della Parola, poiché «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». “L’evento salvifico di Dio è situato nella storia, la storia di Israele e del mondo, in un tempo e luogo determinato […] Eppure questa salvezza così «storica» è in realtà universale, offerta ad ogni uomo e in ogni tempo” (Bruno
Maggioni, I quattro vangeli, p.509) Dunque, la Parola scende su Giovanni il Battista, che comincia a predicare, riscuotendo un discreto successo. Ma alle folle che accorrono per il battesimo, Giovanni risponde con severità, usando epiteti e smentendo scuse proprio come farà Gesù in seguito (ad esempio, “Razza di vipere”, che troveremo nei prossimi giorni). Ciò che conta, per Giovanni, non è in sé l’azione di recarsi al battesimo, ma lo spirito di conversione, secondo la predicazione dei versetti precedenti. “Occorre abbandonare l’orgogliosa sicurezza dei figli di Abramo: la salvezza non sta nell’appartenenza a una struttura privilegiata, ma nella fede e nell’amore di Dio” (Bruno Maggioni, I quattro vangeli, p.510) A chi gli chiede che cosa fare per prepararsi alla venuta del Messia, Giovanni risponde in modo semplice e pratico: ciò che conta è la conversione quotidiana. A differenza di Gesù, che più volte invita le persone a lasciare tutto per seguirlo, Giovanni predica gesti più semplici: l’amore fraterno, la giustizia agli esattori, la pietà ai soldati. Giovanni è l’ultimo dei profeti: la sua missione non è quella di Gesù, la sua missione è preparare il campo perché le persone possano seguire il vero Messia ed accoglierne la venuta. Domande 1. Per passare dal luogo specifico all’universalità, serve l’azione di tutti: come mi spendo per portare la buona novella a tutti? 2. Nel quotidiano, sono disposto a cambiare nella vita quotidiana? Vivo l’amore fraterno? Preghiera (Salmo 5) Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore. Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t'invoco e sto in attesa. Tu non sei un Dio che si compiace del male; presso di te il malvagio non trova dimora; gli stolti non sostengono il tuo sguardo. Tu detesti chi fa il male, fai perire i bugiardi. Il Signore detesta sanguinari e ingannatori. Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio.
Lunedì 25 novembre VANGELO Mt 11, 16-24 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Il Signore Gesù diceva alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!». Commento Siamo quasi a metà del Vangelo di Matteo: Gesù ha appena terminato di istruire i dodici apostoli e li ha inviati a testimoniare nelle città e nei villaggi d’Israele, una sorta di prova generale prima che portino il messaggio salvifico in tutto il mondo. Giovanni il Battista, in carcere, viene a sapere delle opere di Gesù e manda suoi discepoli a parlare con lui; il Cristo li rimanda indietro con un messaggio per lui e lo elogia davanti alle folle, proclamandolo come l’ultimo profeta. La generazione cui si riferisce all’inizio di questo brano è proprio quella che non ascolta le parole di Gesù. La similitudine con i bambini si riferisce ai messaggi di Gesù e Giovanni: il primo presenta il regno come un banchetto di nozze, simulato dal suono del flauto, il secondo richiede pentimento e conversione, richiamato dal lamento dei bambini. Gesù è molto duro contro le persone che non ascoltano le sue parole e quelle di Giovanni, ancora di più contro le città del lago di Tiberiade in cui aveva testimoniato. Tiro e Sidone erano città fenicie, che per tanti anni avevano combattuto contro Israele e che erano conosciute per la grande varietà di idoli che in esse si adoravano: le città peggiori, dal punto di vista degli Israeliti. Eppure, rispetto a loro, città come Corazìn e Betsaida, dove Gesù compie la maggior parte dei prodigi, concentrando la sua azione, non hanno creduto e saranno punite duramente, così come Cafarnao subirà la sorte di Sòdoma. È un monito molto deciso per tutti i credenti: la buona novella è un dono e un’occasione da non perdere, la venuta del Signore (nel testo la radice di venire ricorre quattro volte) non è qualcosa che si può trascurare impunemente.
Domande 1. So cogliere la presenza del Signore nel quotidiano? So cogliere le occasioni in cui Cristo si fa presente nella vita? 2. Giudico le persone che credono, magari perché hanno abitudini o modi di esprimere la fede diversi dai miei? Preghiera (Salmo 87) Le sue fondamenta sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati. Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa e l'Altissimo la tiene salda". Il Signore scriverà nel libro dei popoli: "Là costui è nato". E danzando canteranno: "Sono in te tutte le mie sorgenti"
Martedì 26 novembre VANGELO Mt 12, 14-21 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. I farisei uscirono e tennero consiglio contro il Signore Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni» Commento Dopo aver criticato più volte il comportamento e il pensiero dei farisei, Gesù compie un gesto che fa traboccare il vaso: guarisce di sabato un uomo con la mano paralizzata, rispondendo ai farisei che a parole lo avevano provocato. Dopo questo avvenimento, per i farisei non è più accettabile la presenza di un tale pericolo nelle loro città. Gesù si allontana da questa durezza di cuore, legata alla posizione di potere dei farisei, ma molti malati, spesso emarginati dalla società, lo seguono: Gesù li guarisce tutti, dando loro nuova vita. Matteo riporta le parole del profeta Isaia che si riferiscono a Cristo: è definito servo e amato. Benché il testo originale sia in ebraico, ci si può riferire alla traduzione greca per approfondire il senso di questi epiteti: sono usati i termini παῖς e ἀγαπητός. Il primo ha come prima traduzione fanciullo, ragazzo, mentre per il secondo ci si riferisce all’ἀγαπη, l’amore sincero e profondo, come quello di un padre verso il figlio. Proprio l’immagine del fanciullo aiuta a comprendere la richiesta di Gesù di non divulgare i propri miracoli: Cristo non urla nelle piazze, non agisce con fare provocatorio, non incute timore con la propria voce. Chi grida instilla nell’ascoltatore la paura, la sua voce rimbomba nella testa, come un rumore fastidioso: il messaggio di salvezza non può trasmettersi così. Gesù pretende, per seguirlo, attenzione e ascolto, nella mente e nel cuore; richiede devozione e cura; vuole che lo si ami. Domande 1. Sono pronto a compromettere le mie posizioni di potere, di prestigio, di riconoscimento se diventano incompatibili con il messaggio di Gesù? Sono disposto a seguire umilmente Gesù oppure è più importante la posizione nella società? 2. So ascoltare l’altro? Ho bisogno che le parole mi siano urlate o dette ad alta voce oppure so cogliere anche ciò che è detto sottovoce?
Preghiera (Salmo 124) Se il Signore non fosse stato con noi, - lo dica Israele - se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira. Le acque ci avrebbero travolti; un torrente ci avrebbe sommersi, ci avrebbero travolti acque impetuose. Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati, in preda ai loro denti. Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra.
Mercoledì 27 novembre VANGELO Mt 12, 22-32 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo fu portato al Signore Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni». Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro». Commento Davanti all’ennesimo miracolo di Gesù le folle cominciano a chiedersi se costui sia il Messia che attendono da sempre; i farisei, che già avevano tenuto consiglio per far morire Gesù, cercano di screditarlo, affermando che sia uno strumento del diavolo. Dire falsità per proteggere il proprio pensiero, diffamare, cercare scuse per non ascoltare davvero e non compromettersi: questo è il comportamento che contraddistingue i farisei in questa parte del Vangelo. Gesù non lascia passare la vicenda, ma, conosciuti i loro pensieri, reagisce con severità ma con un discorso chiaro ma anche elaborato, raffinato dal punto di vista filosofico: secondo le sue parole, Satana è colui che domina il mondo, ma se Gesù ha il potere di scacciare i demoni, allora è più forte di Satana, dunque non può che essere il Cristo. Non c’è scampo: o si riconosce il Salvatore, oppure si è contro di lui. Proprio per questo chiudere gli occhi per non vedere la venuta del Signore è bestemmia contro lo Spirito Santo: non voler guardare per avere la possibilità di non credere preclude al peccatore la possibilità di conversione e di perdono Domande 1. Mi capita di screditare qualcuno, di dire falsità oppure cose non totalmente vere sul suo conto? Magari qualche persona che mi sta antipatica o di cui non condivido le idee? 2. Ci sono situazioni in cui chiudo gli occhi per non vedere qualcosa di problematico, fastidioso, faticoso? In cui ignoro i bisogni di qualcun altro?
Preghiera (Salmo 64) Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita. Proteggimi dalla congiura degli empi dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare per colpire di nascosto l'innocente; lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore. Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli; dicono: "Chi li potrà vedere?". Meditano iniquità, attuano le loro trame: un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso. Ma Dio li colpisce con le sue frecce: all'improvviso essi sono feriti, la loro stessa lingua li farà cadere; chiunque, al vederli, scuoterà il capo. Allora tutti saranno presi da timore, annunzieranno le opere di Dio e capiranno ciò che egli ha fatto. Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria.
Giovedì 28 novembre VANGELO Mt 12, 33-37 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai farisei: «Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». Commento Il brano di oggi va a concludere il rimprovero che Gesù indirizza ai farisei dopo che l’hanno accusato di servire il diavolo. La metafora dell’albero buono e cattivo non si riferisce tanto ad una sorta di predeterminazione del destino delle persone: non è in sé il fatto di essere cattivo o buono che genera problemi o vantaggi, quanto il fatto che i frutti prodotti siano utili o meno alla vita dell’uomo. Così come per l’albero, anche per l’uomo vale un discorso simile: si comprende la sua natura guardando alle opere e alle parole. La ripetizione delle parole “buono” e “cattivo” serve proprio per fissare il concetto nella mente e nel cuore di chi ascolta: solo chi è buono può fare il bene. Ai frequentatori più assidui di queste pagine e a chi ricorda il vangelo di questa domenica non saranno sfuggiti i richiami agli ammonimenti di Giovanni il Battista, ripresi dall’apostrofe “Razza di vipere” e dalla metafora dell’albero dai buoni frutti. In quel caso, però, l’obiettivo del profeta è invitare alla conversione; qui invece Gesù rimprovera aspramente i farisei, dando l’impressione di non lasciare alcuna chance ai “cattivi”. D’altronde, come abbiamo già potuto notare domenica e vedremo domani, Gesù è il compimento del messaggio di salvezza: se non lo si comprende, non c’è qualcuno dopo di lui che possa provare a convertire il cuore. Domande 1. Di che tipo sono i miei frutti, le mie opere, le mie parole? Buoni o cattivi? 2. Il mio parlare è vuoto, inutile, privo di contenuto e ricco di retorica, oppure ho qualcosa di bello, di importante da trasmettere?
Preghiera (Salmo 100) Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome; poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione.
Venerdì 29 novembre VANGELO Mt 12, 38-42 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Alcuni scribi e farisei dissero al Signore Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!». Commento Prosegue il confronto tra Gesù e i farisei che ci ha accompagnato per tutta la settimana: dopo aver ricevuto parole dure nei loro confronti, questi ultimi cercano di mettere in difficoltà Gesù pretendendo da lui un segno. È immediato cogliere la profonda differenza che intercorre tra la richiesta dei farisei e quelle di altri personaggi nel Vangelo, che con umiltà pregano il Signore di poter avere una guarigione o un miracolo; in questo caso, la richiesta è supponente e pretestuosa, sorge dal fatto che non credano e non condividano gli insegnamenti di Gesù, ma vogliono metterlo alla prova. Gesù nega questo segno, preannunciando la sua morte e risurrezione; così come il profeta Giona aveva invitato gli abitanti di Ninive a convertirsi, così Gesù invita non solo gli abitanti di Israele e in particolare delle città del lago di Tiberiade, dove si trova, ma tutti gli uomini di tutta la storia a convertirsi, per questo è più grande di Giona. Gesù sa bene che i farisei non accoglieranno questo segno, ben più grande di quelli che avrebbe potuto compiere subito davanti a loro; loro caratteristica principale è l’incredulità, che viene associata anche ai giudei. Gli abitanti di Ninive e la regina di Saba avevano accolto gli insegnamenti di Giona e di Salomone, dal quale la suddetta regina si era presentata per mettersi in ascolto del saggio re; gli israeliti, che hanno tra loro un maestro ben più grande dei predecessori, il Messia, non danno alcun segno di conversione. Il paradosso preannuncia però un destino feroce: chi non avrà creduto dopo il passaggio di Gesù sulla terra sarà punito e condannato. Domande 1. Quante volte pretendiamo un segno, una prova di fiducia da parte degli altri o da parte di Dio? 2. Di quali prove ho bisogno per credere? Mi serve un segno tangibile per essere fedele? Ho fede oppure solo fiducia?
Preghiera (Salmo 13) Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico? Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, perché il mio nemico non dica: "L'ho vinto!" e non esultino i miei avversari quando vacillo. Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato.
Sabato 30 novembre VANGELO Mt 4, 18-22 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Mentre camminava lungo il mare di Galilea, il Signore Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Commento Siamo all’inizio della predicazione di Gesù, che si è da poco spostato sul lago di Tiberiade, luogo nel quale si svolge buona parte della sua vita pubblica. I primi discepoli che incontra sono proprio quelli citati nel brano di oggi, in occasione della festa di Sant’Andrea apostolo: quattro pescatori, gente pressoché povera e illetterata (come testimonia la reazione che avranno gli ascoltatori ai primi discorsi di Pietro). In questo testo hanno importanza fondamentale i verbi riferiti ai protagonisti: Gesù, per due volte, vede e chiama; i discepoli, immediatamente, lasciano e seguono. Gesù non osserva a lungo, non studia i suoi futuri discepoli, ma semplicemente li vede, con il suo sguardo indagatore che conosce i pensieri del cuore: non sono necessarie prove per guadagnarsi il titolo di discepolo, basta seguire le sue parole. Colpisce anche la simmetria delle azioni dei discepoli: senza indugio, lasciano la loro vita, le barche e addirittura il loro padre, per seguire uno sconosciuto che è appena passato di lì. Non ci sono riportati, in questo Vangelo, il pensiero e le parole degli apostoli, ma sicuramente il loro cuore era pieno di grande emozione e fede, tanto da correre dietro a Gesù subito. Infine, poniamo attenzione a ciò che il Messia dice: «Venite dietro a me». Come chiunque abbia camminato in montagna sa bene, chi sta davanti ha il compito di indirizzare, deve conoscere la strada o almeno la meta e deve avere l’esperienza necessaria a portare chi è accompagnato per il percorso migliore; camminare a fianco di altri richiede attenzione alla strada e a volte non è possibile; stare dietro, invece, permette di imparare, di capire dove mettere i piedi, di avere un riferimento solido su cui poggiare il proprio passo. Gesù apre la strada verso la salvezza, agli uomini non rimane altro che affidarsi a Lui e seguirlo, diventando pescatori di uomini, messaggeri della Buona novella. Domande 1. In che modo Gesù viene nella mia vita? Quante volte mi ha trovato occupato/a e non ho risposto? 2. Sono disposto a lasciarmi guidare da Cristo o voglio essere io da solo/a a decidere la strada?
Preghiera (Prendi il largo e fidati) Così si avvicinò, nascosto tra la gente salì sulla mia barca e mi guardò, le reti sulla riva cariche di niente, segno di una triste realtà il cielo si schiarì la notte se ne andava e quell'uomo che comprese mi parlò. Prendi il largo e fidati la mia Parola e vita per chi l'ascolterà lascia gli ormeggi e seguimi dimentica le reti, sarai luce per l'umanità. Il cuore si gonfiò e vidi quelli reti, brillava al sole il pesce in quantità. Io pescatore che vivevo di peccati: "Signore, allontanati da me!" Lui tese le sue mani, raccolse il mio dolore: "Ora gli uomini, con me, tu pescherai". E poi lui se ne andò, lasciandomi da solo, le barche, la famiglia, la città, tutto mi sembrava inutile ripiego così mi mossi piano dietro lui e dolcemente in me bruciava la certezza di aver trovato ormai la Verità
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