Scuola ticinese il valore della relazione 322 - Edudoc CH
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322 1 | 2015 anno XLIV – serie IV scuola ticinese il valore della relazione Periodico della Divisione della scuola Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport
3 | Per una cultura della collaborazione 5 | Fuori ruolo 10 | L’importanza delle relazioni della triade bambino/adolescente-docente-genitori 15 | Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare 21 | Le relazioni all’interno del mondo della scuola e le occasioni di cooperazione tra gli allievi 25 | Il conflitto come opportunità: riconoscerlo e accoglierlo 30 | Il disagio lavorativo dei docenti: il ruolo delle relazioni all’interno della scuola 35 | Le riunioni di ciclo: una preziosa opportunità di condivisione tra i docenti 38 | Le pratiche collaborative alla Scuola elementare di Sonvico 41 | Spazio Docente 45 | Co-teaching: un’esperienza di coinsegnamento in una classe di corso base di matematica 50 | Il docente mediatore: una persona che ascolta i ragazzi, aiutandoli a crescere
Per una cultura della collaborazione Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola e coordinatore del DECS Le buone scuole, quelle in cui gli allievi apprendono meglio e nelle |3 quali i problemi di indisciplina sono limitati, sono caratterizzate da buone e significative relazioni interpersonali tra i diversi attori. Si tratta di un fatto consolidato, confermato sia dalla letteratura sia dall’esperienza. In particolare, è stato dimostrato come il grado di collaborazione tra insegnanti porti a un migliore apprendimento da parte degli alunni; per un docente entrare in un gruppo collaborativo significa crescere, significa diventare migliore in termini di esperienza, di competenza, di relazione con l’altro. Così come è vero il contrario: insegnare in un istituto non collaborativo, in cui non vi è aiuto reciproco, non vi è condivisione di idee, può implicare un degrado della professionalità. Non a caso tra le proposte contenute nella riforma La scuola che ver- 55 | La musica e le neuroscienze cognitive ed rà, la collaborazione tra docenti, e dunque la relazione basata su una affettive: ricadute pedagogiche e scolastiche condivisione costruttiva e stimolante, assume un ruolo centrale. 61 | Il progetto TIscrivo: studiare la scrittura per Da qui nasce quindi l’idea di dedicare un numero tematico di Scuola rinnovarne la didattica nella scuola 2.0 ticinese proprio alle relazioni, tra docenti ma anche tra docenti e allie- vi, senza tralasciare l’importante e complessa relazione scuola-fami- 69 | L’uso dei media, il rendimento scolastico e il glia. Come sempre sono proposti articoli di taglio teorico, accanto a comportamento sociale degli alunni a scuola contributi più concreti, che possano offrire degli spunti per la pratica dei docenti, oltre che testimonianze della ricchezza di esperienze della 75 | La nostra scuola è… come un albero nostra scuola. Senza volere riprendere ogni singolo testo, sul piano generale ci sem- bra particolarmente significativa l’indicazione fornita nell’articolo sul disagio lavorativo degli insegnanti, secondo cui sono proprio le positive relazioni e il sostegno da parte di superiori e colleghi che aiutano sia a prevenire sia ad attenuare il burnout. Potrebbe forse sembrare un’ovvietà, ma è confortante la consapevolezza che delle buone relazioni umane, oltre ad avere un profondo valore intrinseco, possano anche contribuire al benessere degli attori che vivono quoti- dianamente la scuola e alla cura del disagio professionale. Si ricorda che a questo proposito, nell’ambito del progetto LINEA promosso dal DECS a sostegno dei docenti in difficoltà, vi è pure un’offerta formativa denominata RELPLUS, i cui contenuti sono pensati per sensibilizzare i quadri dirigenti degli istituti scolastici al tema del miglioramento e della valorizzazione delle relazioni inter- personali, al fine di creare un clima di benessere e partecipazione presso i propri collaboratori. Le relazioni positive tra docenti possono essere certamente sponta- nee, ma anche organizzate, in modalità assai diverse. Come ad esem- pio l’interessante e profonda esperienza denominata “Spazio docen- te”, nella quale un gruppo di insegnanti volontari si riunisce, con la guida di una persona esperta, per riflettere sul proprio vissuto profes- sionale. Si tratta certamente di una pratica arricchente non solo per gli
Per una cultura della collaborazione 4| individui che vi partecipano, ma per l’intero istituto, che può benefi- ciare di un lavoro di consapevolezza svolto da un gruppo di colleghi. Vi sono poi esperienze più classiche, ma non per questo meno rilevan- ti, quali le riunioni di ciclo svolte all’interno di una scuola comunale, come pure la codocenza. Questa ultima pratica è descritta in un inten- so contributo che testimonia un insegnamento in team, nel quale ad un rigore professionale esemplare si affianca proprio la dimensione relazionale tra i docenti, che diventa un incredibile strumento di rin- forzo dalle numerose sfumature. Sono inoltre esplorate le relazioni tra docenti e genitori e quelle tra docenti e allievi: entrambe le dimensioni, se coltivate dando spazio e valore alla fiducia e all’ascolto dell’altro, generano dei circoli virtuosi da cui la scuola trae indubbi benefici. Nell’approfondimento tematico è stata pure posta l’attenzione sulle relazioni tra gli allievi: spontanee, non sempre facili all’interno del contesto scolastico, tuttavia ricche di potenzialità costruttive. Ci si riferisce in particolare alle situazioni talvolta conflittuali, che occorre imparare a gestire, ma anche alle occasioni collaborative, come nel caso delle esperienze assembleari. Un anno fa, nel primo numero della rinnovata Scuola ticinese, indica- vamo il “sogno” come una delle parole chiave per la nuova rivista e per la nuova scuola. Ora, in un universo nel quale a volte la facile cri- tica, priva dell’opportuno approfondimento, prevale sul dialogo co- struttivo, nel quale, per parafrasare George Bernard Shaw, coloro che dicono che non si può fare tendono a ostacolare coloro che lo stanno facendo, mirare a un’organizzazione in cui il dialogo, il riconosci- mento reciproco, la collaborazione siano la regola e non l’eccezione è sicuramente un sogno, ma un sogno necessario, che vale la pena di essere inseguito.
Fuori ruolo Antonio Piotti, filosofo e psicoterapeuta, docente presso l’Alta scuola di psicoterapia Arpad-Minotauro di Milano La relazione del docente con gli allievi e con i genitori nella cultura |5 scolastica contemporanea
Fuori ruolo 6| Un tempo le cose erano chiare: i docenti indossavano vedeva una dimissione dal ruolo, l’adozione di un le vesti del sapere e ne custodivano la trasmissione, di- atteggiamento estremamente informale, il rifiuto del- venivano l’anello di congiunzione attraverso il quale la le gerarchie e delle differenze generazionali, la crea- cultura umanistica e quella tecnica potevano riprodur- zione di un clima del tutto libero e molto aperto nei si, il loro ruolo era ben definito e garantito. La relazio- rapporti con gli allievi. La seconda, in modo opposto, ne con gli alunni si basava su una certa verticalità e sul si basava invece su una difesa della professionalità, riconoscimento delle differenze istituzionali. Allo un ritorno marcato alle competenze disciplinari e di- stesso modo, il contesto sociale riconosceva al docente dattiche, una sottolineatura delle distanze e un’atten- una posizione di rilievo culturale se non economico. zione ridotta per le problematiche psicologiche e so- Nel giro di un paio di generazioni lo stato delle cose ha ciali degli allievi, considerate come non inerenti al subito profonde modifiche: dapprima, negli anni ’70, rapporto insegnamento/apprendimento. la cultura di massa ha identificato l’insegnante come Entrambe queste strategie hanno palesato dei limiti: la un portatore dell’ideologia borghese ed ha contestato prima, in particolare, eliminando le barriere fra inse- sia i contenuti del suo insegnamento sia lo stile con il gnanti ed allievi ha finito per favorire atteggiamenti quale venivano proposti. Poi, nei decenni successivi, la camerateschi poco evolutivi e per delegittimare l’attivi- contestazione si è placata e la cultura giovanile non ha tà dell’insegnante nella sua funzione di soggetto suppo- più posto la figura dell’insegnante sotto la lente della sto sapere. I contenuti degli apprendimenti sono passati contestazione, anche se ciò non ha portato ad una riabi- in secondo piano e gli insegnanti che hanno adottato litazione. Piuttosto ne è scaturito un indebolimento, questo stile hanno sempre incontrato difficoltà consi- una marginalizzazione in seguito alla quale la figura stenti quando si sono trovati costretti, per via dei com- dell’insegnante ha finito per assumere una posizione piti di ruolo specifici della professione, ad emettere giu- assai meno definita, divisa com’è tra quella di un tecni- dizi e valutazioni nei confronti dei loro allievi. La co della didattica che si misura con strategie di inse- contraddizione consisteva nel fatto che l’attribuzione di gnamento non sempre verificabili, un counselor che giudizi, che pure è un momento essenziale del lavoro ascolta, e spesso è costretto ad affrontare, problemati- dell’insegnante, diveniva un compito mal tollerato per- che psicologiche complesse quali quelle presenti nei ché comportava frustrazione e disagio, spezzando quel bambini e negli adolescenti contemporanei, un impie- clima di bonaria complicità nel quale insegnanti ed al- gato che si muove all’interno di una gerarchia istituzio- lievi si erano cullati fino a quel momento. nale molto formalizzata. Inoltre, se un tempo il docen- D’altra parte anche l’adozione della strategia opposta, te rappresentava l’unica fonte di sapere riconosciuta, quella che prevedeva una difesa della professionalità e oggi, il contesto familiare, la cultura massmediale te- delle esigenze della didattica di contro alle più dispara- levisiva e la diffusione di informazioni via Web diven- te richieste cui l’insegnante avrebbe dovuto far fronte, gono sempre più dei competitor agguerriti. risultava piuttosto poco funzionale perché non teneva È emersa una sensazione di inadeguatezza al ruolo, conto del fatto incontestabile che i tempi erano cambia- che, oltre ad essersi diffusa all’interno dell’immagina- ti e che un arroccamento all’interno del territorio sicuro rio sociale, ha investito direttamente il vissuto dei do- legato alla mera trasmissione dei contenuti era divenuto centi stessi che risultano soffrire, più di quanto avve- impossibile. I ragazzi di oggi necessitano di relazione e nisse in passato, di sintomi connessi allo stress da di riconoscimento, senza cui è difficile che si impegni- lavoro (burnout). Ma, anche quando il disagio non si no nello studio; presentano poi problemi personali, di- trasforma in disturbo conclamato, rimane sovente, sagi e vissuti dolorosi legati alla fase evolutiva che dif- nell’animo di chi insegna, una certa sensazione di spa- ficilmente possono essere tenuti fuori dalle mura della esamento culturale come se il sistema sociale li avesse scuola e dal contesto del gruppo classe; infine interagi- destinati ad un compito impossibile: quello di rappre- scono con un mondo di relazioni virtuali e di strumen- sentare l’ultimo baluardo di una cultura del passato tazioni tecnologiche dalle quali non possono prescin- all’interno di un mondo che ormai è altrove. dere. Se il primo gruppo di insegnanti entra in crisi al Nel tentativo di reagire a questa collocazione oggetti- momento di valutare, il secondo deve rassegnarsi ad vamente difficile, si sono potute riconoscere due stra- una situazione spiacevole di isolamento e di distanza tegie difensive opposte e poco efficaci: la prima pre- dal mondo dei ragazzi con i quali interagisce.
Solène Jaccard, |7 4º anno di Grafica – CSIA Come mai, se le cose stanno così, esistono degli inse- una direzione ma anche essere disponibile all’ascolto. gnanti che dichiarano di sentirsi in una specie di stato Gli insegnanti più esperti (nel senso di ‘competenti’) di grazia e di aver conseguito con i loro allievi un otti- capiscono molto bene questo discorso anche se forse mo livello di interazione? Forse il tempo e l’esperienza non lo hanno del tutto formalizzato: gli anni di lavoro e hanno già trovato una risposta: si tratta semplicemente la continua frequentazione con i giovani hanno fatto in di rimanere fuori ruolo, in una posizione indefinita che modo che alcuni di loro si sentano perfettamente in non si pretende di cambiare ma di trasformare in un grado di entrare facilmente in sintonia con i ragazzi. In punto di forza. La base teorica di questo ragionamento questo contributo cercheremo di esplicitare alcuni di è molto complessa e possiamo riassumerla qui solo quei “segreti” che rendono la pratica dell’insegnamen- molto brevemente: come si sa, gli adolescenti di oggi to molto gratificante. non dispongono più di una ritualità di passaggio ben definita che consenta loro di accedere in modo definiti- 1. Insegnare nell’intervallo vo all’età adulta e sono all’interno di un percorso di Molti insegnanti hanno compreso perfettamente l’im- formazione molto confuso, rispetto al quale l’esito non portanza di un’interazione con i ragazzi in tutti quegli è mai dato per scontato. Ciò di cui essi abbisognano più interstizi nei quali la relazione assume aspetti meno di ogni altra cosa è la figura di un mediatore che sappia formali: durante l’intervallo, oppure prima di entrare a stare loro al fianco fino a quando il passaggio all’età scuola o durante viaggi di istruzione o gite scolastiche. adulta sarà almeno indirizzato. Ora, un mediatore, per Non si tratta di abbattere le differenze generazionali affiancarsi ad un adolescente senza esserne respinto, condividendo e legittimando qualsiasi comportamen- deve sapersi porre in una posizione intermedia, deve, to adolescenziale, piuttosto è necessario che l’inse- egli stesso, mantenere dentro di sé le caratteristiche gnante osservi i ragazzi, comprendendo i loro stili re- dell’adulto senza però perdere sensibilità nei confronti lazionali, mostrando curiosità nei loro confronti ed dei vissuti adolescenziali. Deve essere un adulto flessi- ascoltando le loro richieste. In generale, quando un in- bile: capace di comprendere la serietà del suo compito segnante mostra ai ragazzi uno stile più rilassato senza ma anche le difficoltà, le esitazioni e le paure che un però venire meno ai suoi doveri, riesce a stabilire un ragazzo necessariamente attraversa. Deve indicare ponte generazionale e a fare in modo che gli allievi ve-
Fuori ruolo 8| dano in lui un soggetto affidabile e sostanzialmente sia importante: per questa ragione, giocano tutte le bonario con il quale è possibile stabilire un patto edu- carte di cui dispongono per evitare che gli allievi la cativo condiviso. Questo clima relazionale favorevole prendano in antipatia. produce di solito effetti positivi anche su ciò che avvie- ne in classe durante le lezioni perché funziona come 3. Ascoltare confidenze premessa relazionale al lavoro didattico. Molti insegnanti ritengono che il loro compito non sia da confondere con la presa in carico delle problemati- 2. Chiarire che non si danno mai dei voti che umane dei loro allievi e, anzi, che quando un do- alle persone cente se ne occupa, esce pericolosamente dal suo ruolo Assai spesso, nella mente dei docenti, si installa il pen- correndo il rischio di fare pasticci. Un’argomentazione siero che i contenuti del loro insegnamento siano molto del genere non è priva di fondamento e spesso abbiamo importanti e che la mancanza di studio sia uno sgarbo visto insegnanti coinvolti indebitamente in problema- nei loro confronti (quando invece può esser dipesa dal tiche estranee ai loro compiti. Tuttavia riteniamo che fatto di essere usciti con gli amici, di aver litigato con i sia impossibile per un docente di oggi rimanere indif- genitori o di aver incontrato una ragazza o un ragazzo). ferente rispetto ai vissuti dei ragazzi, specialmente La conseguenza di questo assetto mentale è che il voto quando loro mostrano fortemente il bisogno di parlar- viene attribuito essenzialmente alla persona e, quindi, ne e riescono a confidarsi con un adulto. Ovviamente una valutazione negativa corrisponde ad un soggetto sono, ancora una volta, gli insegnanti più competenti altrettanto negativo. Gli effetti che ne derivano sono quelli che hanno saputo trovare, in faccende come que- deleteri. In primo luogo, per i docenti stessi, che fini- ste, la giusta misura. Loro sanno che non è compito del scono col porre la loro autostima nelle mani delle vi- docente venire a capo di vicende che hanno a che fare cende volubili dei loro studenti e col deprimersi quan- con disturbi del comportamento alimentare, ritiro so- do qualche allievo va male come se questo dipendesse ciale, stati depressivi o infiniti altri quadri patologici, interamente da loro. In secondo luogo, si ingenera ne- ma sono consapevoli che proprio la loro posizione fuo- gli allievi un effetto Pigmalione per cui le aspettative si ri ruolo fa sì che gli adolescenti scelgano loro tra tutti autoconfermano e i ragazzi, sentendosi poco apprez- gli altri adulti come interlocutori credibili, giungendo zati, abbandonano più facilmente il compito, cedono talvolta a confidare ciò che non hanno mai detto a nes- alla noia, pensano che sia inutile cercare di recuperare. suno. Si tratterà allora di essere veramente dei media- A volte accade anche che una valutazione negativa a tori, innanzitutto nei confronti della famiglia, ma an- scuola possa ingenerare in soggetti già fragili e molto che nei confronti delle altre istituzioni che si occupano insicuri l’idea di commettere qualche sciocchezza. Gli della cura e del sostegno degli adolescenti in crisi. Il insegnanti più esperti invece hanno capito che è indi- docente ha la straordinaria opportunità di essere in spensabile scindere nettamente la valutazione discipli- prima linea, a contatto quotidiano con i ragazzi e per- nare da quella umana. Per essere sicuri che i ragazzi lo ciò può essere in grado di intercettare i loro disagi pri- abbiano capito, ribadiscono sempre che sono solo le ma di ogni altro adulto e di funzionare come strumento verifiche ad andare male: mai le persone. Quando i ra- della prevenzione. gazzi non hanno studiato perché hanno passato un po- meriggio a fare i “lazzaroni”, questi insegnanti regi- 4. Mostrare curiosità nei confronti strano sempre la valutazione negativa, ma considerano della tecnologia e del virtuale che, per un ragazzo, possa esser possibile non aver vo- Si è creata una rivalità fra la scuola e le altre agenzie glia di studiare la loro disciplina tutti i giorni, perciò formative. Prima la televisione ed ora Internet svolgo- non stigmatizzano troppo il loro comportamento e pre- no un ruolo di socializzazione adolescenziale e di feriscono suggerire loro le strategie più opportune per informazione che prima era appannaggio quasi esclu- recuperare. In questo modo i ragazzi non perdono l’au- sivo del sistema scolastico. Gli insegnanti sono consa- tostima, non maturano sentimenti ostili nei confronti pevoli dei rischi che questo comporta perché nella Rete degli insegnanti, tendono effettivamente a recuperare si fanno incontri sbagliati, gli aspetti ludici sono pre- meglio le lacune. I docenti che si comportano in questo valenti, si apprendono nozioni false, non esiste un con- modo sono veramente convinti che la loro disciplina trollo scientifico serio. In risposta a questi rischi la
scuola ha spesso deciso di adottare una rigida strategia |9 di chiusura: i cellulari vanno spenti, i videogiochi sono banditi, chattare sui social network è vietato. Tutte queste preclusioni non sono insensate perché effettiva- mente il mondo del virtuale presenta aspetti diseduca- tivi. Tuttavia la Rete è il vero habitat dei ragazzi di og- gi: ha sostituito il cortile o il parco come luogo di incontro, media le esperienze culturali e gli stili di vi- ta, induce mode ed atteggiamenti, promuove relazioni d’amore e contatti amicali. Un insegnante non può mettersi allo stesso livello dei ragazzi ma non può nep- pure essere completamente estraneo ai loro interessi: deve mostrare curiosità per tutto ciò che avviene nella Rete, deve rendersi accessibile ai ragazzi e deve favori- re spazi di didattica capovolta, nei quali siano gli allie- vi a portare contributi allo studio ed alla comprensione della modernità istruendolo sulle magie del virtuale. Sono sempre più frequenti e potenzialmente positivi tutti quegli esperimenti nei quali la Rete viene utiliz- zata come strumento della didattica, ma ancor più, nei suoi aspetti relazionali e come ambito di ricerca. 5. Incontrare spesso i genitori Una volta tutto il sapere era depositato nella mente del docente che lo travasava in quella dell’allievo e, in que- sta logica, ogni intervento dei genitori veniva visto co- me un’intrusione indebita. Ancora oggi tra genitori e docenti a volte non corre buon sangue: ognuno tende a scaricare sull’altro la propria percezione di fallimento e così diventa impossibile collaborare. I docenti più esperti non se la prendono con i genitori, quando si ac- corgono che qualcuno di loro è contrariato non si irri- gidiscono: lo convocano e discutono con lui ascoltando le sue ragioni. Può darsi che i genitori sbaglino ma se vengono a scuola a lamentarsi vuol dire che ci tengono, e questo è, di per sé, un buon punto di partenza. Anche sulla didattica i genitori hanno molto da dire e da fare: bisogna “educarli” ad interagire nel modo giusto con i loro figli, a non essere troppo insistenti, bensì a favori- re situazioni piacevoli di apprendimento anche a casa. Matteo Fosanelli, È importante convocare i genitori in anticipo, spiegare 4º anno di Grafica – CSIA loro i programmi, fare in modo che abbiano ben chiaro nella mente dove si vuole arrivare, costruendo così una positiva relazione basata su una proficua collaborazio- ne e sulla reciproca fiducia.
L’importanza delle relazioni della triade bambino/adolescente- docente-genitori 10 | Rollande Deslandes, Ph.D. Professeure et chercheuse à l’Université du Québec à Trois-Rivières
I molteplici studi effettuati nel corso degli ultimi decen- | 11 ni sulla perseveranza e sulla riuscita scolastica hanno messo in luce il carattere multidimensionale dei fattori che influenzano questi due ambiti, in particolare i fattori individuali, familiari, scolastici e sociali (microsistemi). Inoltre si aggiunge anche la qualità delle interazioni tra gli individui provenienti dai diversi microsistemi (De- slandes, Fournier et Rousseau, 2005). Nel nostro articolo le relazioni interpersonali, in parti- colare le interazioni tra bambino/adolescente e genitori, tra bambino/adolescente e docente come pure tra docen- te e genitori, saranno oggetto della nostra riflessione. Sebbene i risultati presentati si riferiscano soprattutto ai lavori di ricerche realizzati in Québec negli ultimi venti anni, essi sono comunque comparabili alle ricer- che condotte in altri paesi (Deslandes, 2012). Relazione genitori-bambino/adolescente Tra le evidenze ben confermate nel corso degli anni fi- gura l’importanza delle relazioni armoniose tra geni- tori e bambino nella predizione della riuscita e nella perseveranza scolastica (Deslandes, 2013). I bambini e gli adolescenti che descrivono i comporta- menti genitoriali come calorosi, sensibili, ricettivi, che contribuiscono allo sviluppo dell’autonomia, che offro- Solène Jaccard, no un insegnamento ed un inquadramento appropriati, 4º anno di Grafica – CSIA sviluppano meglio il loro pieno potenziale e si implica- no di più nella scolarità per rapporto ai loro pari. più elevate, ad una maggiore autonomia e ad un più Per esempio uno studio condotto nella scuola dell’in- grande senso di responsabilità da parte dell’allievo fanzia (Deslandes et Jacques, 2003, 2004) ha confer- (Deslandes, 1996, 2007, 2010a). mato che quando le mamme hanno delle interazioni Queste constatazioni sono significative al di là dello positive con i propri figli, questi sono più inclini ad ap- statuto socioeconomico della famiglia e del grado sco- propriarsi del mestiere di allievo, quindi a rispettare lastico dei giovani. l’autorità del docente nonché le regole di funzionamen- to della classe, ad interagire correttamente con i pari e Relazione docente-allievo a dare prova di iniziativa. È interessante sottolineare come le relazioni genitori- Nella scuola secondaria, le relazioni positive genitori- allievi positive siano sovente associate a relazioni posi- adolescenti sono pure caratterizzate da una partecipa- tive tra docente e allievo sin dall’entrata all’educazione zione genitoriale del percorso scolastico dei figli. An- formale (Deslandes et Jacques, 2003). che in questi casi i genitori manifestano il loro sostegno Una relazione docente-allievo positiva contribuisce a affettivo (incoraggiamenti, complimenti sinceri, di- predire l’adattamento socio-scolastico del bambino, in sponibilità), interagiscono quotidianamente (domande particolare la sua adesione alle regole della classe, e a sulla scuola, sui risultati e sulle attività scolastiche), farlo sentire a suo agio con il docente. discutono con i figli sui progetti del futuro, i corsi da Inversamente quando la relazione tra allievo e docente è seguire, e sono d’aiuto nella pianificazione del tempo conflittuale, l’allievo coopera meno in classe, è meno in- (Deslandes, 1996, 2005). teressato ad andare a scuola, non si sente a proprio agio Tali relazioni positive tra genitori e adolescenti sono con il docente e manifesta meno iniziativa in classe. associate a risultati scolastici migliori, ad aspirazioni Molti autori sottolineano in effetti il ruolo cruciale del
L’importanza delle relazioni della triade bambino/adolescente-docente-genitori 12 | docente nell’adattamento scolastico degli allievi in ter- Relazione docenti-genitori mini di impegno, rendimento scolastico e autoregola- Le relazioni genitori-figli e docenti-allievi positive zione (Doré-Côté, 2007). sono sovente associate a relazioni docenti-genitori È importante precisare che un allievo impegnato è me- positive. no incline ad abbandonare la scuola prematuramente. In uno studio condotto alla scuola dell’infanzia, Des Sembra che quando i docenti adottano uno stile di co- landes et Jacques (2003, 2004) hanno dimostrato che municazione interpersonale direttivo, democratico o una relazione genitore-bambino positiva è collegata ad tollerante/democratico, essi contribuiscano a svilup- una maggiore comunicazione del genitore con il do- pare delle attitudini positive nei confronti della scuola. cente sul vissuto genitoriale e familiare, ad una mag- Allo stesso tempo, quando le interazioni tra docenti e giore conoscenza delle pratiche educative del docente allievi sono impregnate di calore, di benevolenza e so- e ad una relazione positiva e particolarmente vicina no in funzione dei bisogni specifici degli allievi, esse con il docente. hanno un effetto positivo sulla loro riuscita. Ne conseguono maggiori occasioni d’incontro e di Secondo lo studio di Doré-Côté (2007) condotto su 850 scambio tra i genitori e il docente ed una maggiore con- adolescenti del Québec di classe terza secondaria, fidenza del bambino con il docente. Si constata pure che iscritti in un percorso scolastico regolare, la percezione i genitori di allievi che manifestano disturbi della con- della relazione docente-allievo è collegata al rischio di dotta hanno un numero più elevato di incontri per fare il abbandono scolastico. In altri termini, gli adolescenti punto sulle difficoltà e i progressi del bambino. La stes- che sono a rischio di abbandono percepiscono una rela- sa cosa vale per gli allievi del settore secondario. Non zione docente-allievo più negativa rispetto ai loro pari deve stupire che genitori e docenti intensifichino i loro il cui rischio di abbandono è debole o moderato. contatti quando il giovane vive delle difficoltà scolasti- Inoltre, secondo Doré-Côté (2007), percepire il do- che o di comportamento (Deslandes, 1996). cente come benevolo, in opposizione a punitivo, agi- D’altronde, per far sì che le relazioni docente-genitori sce come fattore di protezione nel senso che gli adole- siano positive e collaborative, esse devono avere al cen- scenti corrono due volte meno il rischio di passare ad tro delle preoccupazioni il bambino, sviluppare una una categoria più elevata di abbandono. In sintesi, suddivisione delle responsabilità, una fiducia reciproca coloro che abbandonano o sono a rischio d’abbando- ed una comunicazione aperta tra i vari partners (De- no hanno abitualmente una relazione allievo-docente slandes, 1996, 2013). La fiducia nelle relazioni docente- più negativa. genitori merita la nostra attenzione in quanto essa è La relazione docente-allievo è stata affrontata pren- considerata come la prima tappa nello sviluppo delle dendo anche in considerazione la relazione di fiducia relazioni collaborative tra scuola e famiglie. in rapporto agli allievi in difficoltà dai 16 ai 18 anni Nell’ambito degli studi realizzati con genitori e docen- iscritti nei centri di formazione e recupero (CFER, in ti di allievi del settore primario con o senza difficoltà Québec) (Rousseau, Deslandes et Fournier, 2009). d’apprendimento (Deslandes et al., 2005; Deslandes, Partendo dalla constatazione che talvolta i docenti Rousseau et Fournier, 2007) i risultati hanno messo in sembrano manifestare delle attitudini piuttosto sfavo- evidenza che i genitori danno più fiducia ai docenti che revoli nei riguardi degli allievi in difficoltà, è stato viceversa per ciò che concerne gli apprendimenti e l’e- chiesto a questi allievi come si definisce e si costruisce voluzione dei giovani. I genitori che percepiscono fa- un legame di fiducia tra un docente ed un allievo in vorevolmente la loro relazione con il docente manife- difficoltà. stano una maggiore fiducia nei confronti dei loro figli. Gli allievi hanno affermato che diversi sono i fattori che Dai commenti dei genitori si evince che questa fiducia favoriscono questo legame, in particolare le strategie pe- può essere migliorata in funzione principalmente della dagogiche utilizzate in classe, le qualità personali del qualità della relazione che il docente sviluppa con il docente (corretto, gentile e rispettoso) e il tempo trascor- loro figlio, dalla comunicazione che stabilisce con lui, so con il docente. In breve, per sviluppare una relazione dalle sue competenze professionali (per esempio: ama- positiva docente-allievo, il docente deve manifestare re il proprio lavoro, padroneggiare i contenuti) e le sue un’attitudine d’apertura, fornire degli incoraggiamenti, competenze personali (per esempio: essere franco ed prima ancora di focalizzarsi sulla disciplina. onesto, essere all’ascolto dell’allievo).
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L’importanza delle relazioni della triade bambino/adolescente-docente-genitori 14 | Deslandes, R., H. Fournier, et N. In altri termini, i genitori si aspettano che il docente gnanti si sentono competenti nel lavorare in maniera Rousseau, N. (2005). Relations of trust between parents and conosca il loro figlio personalmente, lo tratti con parti- efficace con i genitori, se sono sostenuti dalla direzio- teachers of children in colare attenzione, lo rispetti, lo incoraggi e contribui- ne e se la collaborazione scuola-famiglia è parte della elementary school, dans R.-A. sca a motivarlo ad apprendere (Deslandes, 2013). cultura dell’istituto scolastico, essi avranno allora Martinez-Gonzalez, Pérez- Herrero and B. Rodriguez-Ruiz, È quindi attraverso un approccio benevolo, caloroso e maggiormente la tendenza a favorire delle relazioni Family-school-community di sostegno del docente e della relazione stabilita con docenti-genitori collaborative (Deslandes, 2012; Hoo- partnerships, merging into social l’allievo che si sviluppano i legami di fiducia tra docen- ver-Dempsey et al., 2010). Si sottolinea comunque la development, Oviedo, Spain: Publica, Grupo SM., p. 213-232. ti e genitori (Desalndes, 2006). Da parte dei docenti la necessità di relativizzare questi dati in funzione dei frequenza dei contatti con i genitori è positivamente gruppi etnici e di evitare ogni generalizzazione inop- Deslandes, R. et M. Jacques associata alla fiducia nei loro confronti. I docenti si portuna (Deslandes, 2013). Sembra che le relazioni (2003). Entrée à l’éducation préscolaire et l’adaptation aspettano fiducia, collaborazione, comunicazione e la docente-genitori positive e collaborative siano dei fat- socioscolaire de l’enfant, Rapport presenza ad incontri e colloqui. Non possiamo però di- tori di protezione soprattutto negli ambienti sfavoriti de l’étude remis à la Fédération menticare il ruolo degli allievi, soprattutto se adole- in quanto contribuiscono ulteriormente a ridurre lo des syndicats de l’enseignement, Québec. scenti, nella promozione delle relazioni docenti-geni- scarto fra ricchi e poveri (Deslandes, 2007). tori positive e collaborative. Contrariamente alla Dobbiamo ricordarci che al centro di queste interazio- Deslandes, R. et M. Jacques credenza popolare, la grande maggioranza dei giovani ni figurano il bambino/adolescente-allievo e i suoi ap- (2004). Relations famille-école et l'ajustement du comportement del secondario desidera che i genitori partecipino atti- prendimenti, il suo benessere e lo sviluppo del suo socioscolaire de l'enfant à vamente al loro percorso scolastico (Deslandes, 2010; massimo potenziale. l'éducation préscolaire. Éducation Deslandes et Cloutier, 2002). Per esempio, per ciò che Le relazioni positive e collaborative tra individui van- et Francophonie XXXII (1), 172-200. concerne la partecipazione dei genitori l’adolescente è no sviluppate e non sono automatiche. Le condizioni d’accordo di chiedere la loro opinione sui corsi da sce- facilitanti sono legate alle condizioni favorevoli pre- Deslandes, R., Rousseau, N., et gliere/seguire, di venire a scuola per assistere ad una senti a livello istituzionale per promuovere il partena- Fournier, H. (2007). La confiance entre enseignants, parents et lezione/attività o di contribuire allo scambio di infor- riato fra scuola-famiglia-comunità (Deslandes, 2010b). élèves fréquentant les CFER. mazioni casa-scuola. Per contro l’adolescente non è Esse si fondano su un approccio che riconosce l’impor- Éducation et Francophonie XXXV d’accordo di invitare il genitore alle attività organizza- tanza dell’altro, su degli atteggiamenti di rispetto e di (1), 216-232. te fuori scuola (uscite, passeggiate, …). Il ruolo dell’al- fiducia e su un clima gradevole, inclusivo e all’ascolto Doré-Côté, A. (2007). Relation lievo costituisce un aspetto cruciale nello sviluppo dell’altro. entre le style de communication delle relazioni docente-genitori collaborative ed egli Evidentemente le sfide sono molte; sia dal punto di vi- interpersonnelle de l’enseignant, la relation bienveillante, l’engagement deve essere sensibilizzato alla loro importanza. Altri sta famigliare sia da quello scolastico le attese recipro- de l’élève et le risque de décrochage fattori possono ostacolare o facilitare delle relazioni che sono molto elevate, e l’esercizio dei rispettivi ruoli scolaire chez les élèves de la docente-genitori positive e collaborative. A questo di genitore, docente e allievo appare complicato. troisième secondaire. Thèse de doctorat, Université du Québec proposito, Deslandes (2012) propone due categorie di Confusione, mancanza di chiarezza, di precisione: à Trois-Rivières. fattori di rischio che sono associati ai genitori ed alle sembra dunque che “accordare gli strumenti”, ovvero famiglie (per esempio: bassa scolarità, problemi di sviluppare una visione comune delle responsabilità at- Hoover-Dempsey, K. V., C. L. Ice et M. C. Whitaker, M. C. (2010). tempo, differenze culturali), alla scuola ed ai docenti tribuite agli individui si riveli una strada da percorrere Motivation and commitment to (mancanza di formazione sulla collaborazione fami- per perseguire la promozione della riuscita e della per- family-school partnerships, dans glia-scuola), ed una categoria di fattori associati ai gio- severanza scolastica. Christenson, S. L. et Reschly, A. L. (dir.), Handbook on school-family vani (bisogni particolari e basso rendimento scolasti- partnerships for promoting student co). Vi sono poi dei fattori ambientali, tra i quali si competence, New York, inseriscono variabili psicologiche individuate dalle ri- Routledge, p. 30-60. cerche di Hoover-Dempsey e collaboratori (2010). Rousseau, N., Deslandes, R., Queste variabili sono legate ai processi di partecipa- Fournier, H. (2009). La relation de confiance maître élève: zione genitoriale al percorso scolastico (per esempio: perception d'élèves ayant des sentimento di competenza dei genitori e comprensione difficultés scolaires. McGill Journal che hanno del loro ruolo genitoriale) e al processo di of Education 44(2), 193-211. promozione dei docenti alla partecipazione dei genito- ri al percorso scolastico (per esempio: presa in consi- derazione del contesto di vita dei genitori). Se gli inse- Traduzione a cura della Redazione
Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare Vittoria Cesari Lusso, già professore associato all’Università di Neuchâtel e docente all’Università della Svizzera italiana, formatrice nel campo delle relazioni interpersonali e autrice di numerose pubblicazioni | 15
Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare 16 | In teoria la relazione insegnanti e genitori dovrebbe ni, timori e arrabbiature, mettendo spesso ulterior- funzionare senza troppe difficoltà. Ciò perché, sempre mente in crisi sistemi familiari sempre più complessi, in teoria, gli uni e gli altri perseguono il medesimo fine: fragili e poco adeguati a fornire stabilità e sicurezza. curare lo sviluppo intellettuale, morale e sociale delle E ciò aumenta fatalmente le pressioni nei confronti giovani generazioni. Questa coincidenza di obiettivi del sistema educativo. dovrebbe dunque costituire un promettente presuppo- • La carenza di competenze relazionali. Nei sistemi sto per un partenariato motivante e costruttivo. democratici moderni la dialettica tra posizioni di- Le relazioni difficili in partenza sono altre, ossia quelle verse e punti di vista discordi costituisce il pane intrinsecamente contrassegnate dall’antagonismo e quotidiano delle relazioni interpersonali. Le tensio- dal conflitto di interessi, come avviene per i concor- ni fanno parte della realtà. Anche nelle relazioni renti in campo economico e commerciale, gli avversa- scuola-famiglia. Ai giorni nostri disporre di un ba- ri in politica e nelle gare sportive, i rivali in amore e in gaglio di competenze comunicative non è pertanto ambito professionale. un “optional”, ma una necessità. Queste competen- Ebbene, malgrado il rapporto insegnanti e genitori non ze non consistono tanto nel saper maneggiare un sia strutturalmente caratterizzato a priori da finalità arsenale di novità tecnologiche, quanto piuttosto nel divergenti, nella pratica esso può diventare un terreno possedere una gamma di attitudini quali la capacità cosparso di insidiose trappole sul piano comunicativo. di ascoltare, di argomentare in modo pacato e non Tre fattori concorrono a determinare tali insidie. aggressivo, di cooperare per trovare soluzioni con- • La scomparsa pressoché generalizzata dell’asimme- crete al fine di aiutare, nei fatti e non solo a parole, i tria nel livello di istruzione tra docenti e genitori. Ai giovani nel processo di crescita. Alcuni genitori tempi in cui le nostre società erano caratterizzate da hanno tali competenze, altri meno. Con questi ulti- un basso tasso di scolarizzazione, il maestro e la mae- mi bisogna purtuttavia comunicare. Ergo, una com- stra entravano facilmente a far parte (con il farmaci- ponente irrinunciabile del ruolo di docente moder- sta, il dottore e l’avvocato) delle élites intellettuali del no è quella di esperto nell’arte del dialogare con luogo, rispettate e ossequiate a priori. Il loro giudizio padri e madri di ogni tipo. Tale componente concor- e il loro operato venivano accettati senza discutere. re in modo significativo al successo scolastico degli Oggigiorno, buona parte dei genitori ha un livello ac- allievi, come giustamente ricordano due responsa- cademico uguale, se non superiore, a quello degli in- bili scolastici ticinesi: “Quanto più la comunicazio- segnanti dei propri figli. I genitori moderni si permet- ne tra genitori e insegnanti è interattiva e partecipa- tono quindi di discutere da pari a pari sui mezzi messi tiva, tanto migliori potranno essere l’impegno e il in campo dalla scuola per “fare il bene degli allievi”. rendimento scolastico degli allievi” (Menegalli & Non esitano a criticare l’operato del docente allorché Bernasconi, 2010, p. 10). Viceversa, ogni qual volta ritengono (a torto o a ragione) che questo mostri in- vi è un litigio tra scuola e famiglia, vi è un terzo in- soddisfacenti capacità nel motivare, entusiasmare, nocente che ne esce perdente: il bambino/allievo. stimolare le giovani generazioni. In sostanza, la fidu- Pensiamo un po’ a cosa succederebbe se i chirurghi cia che oggi i genitori accordano al corpo docente non si mettessero a litigare in sala operatoria? Il pazien- rappresenta una delega in bianco, bensì è condiziona- te ne farebbe sicuramente le spese! Ebbene, per l’al- ta dai meriti o demeriti che man mano vengono attri- lievo è un po’ la stessa cosa. buiti ai singoli professionisti della scuola. • Lo status privilegiato di “merce rara” e di designata Cari docenti, è indubbio che il vostro lavoro sul piano fonte di gratificazione narcisistica che assumono i didattico e pedagogico rimane il pilastro della trasmis- bambini in ambito familiare. Quando i cuccioli arri- sione culturale. È altrettanto indiscutibile che il vostro vavano numerosi e non pianificati i genitori avevano impegno e la vostra passione costituiscono l’esempio di la tendenza ad accettare più di buon grado l’inevita- cui ogni bambino e ogni giovane hanno bisogno per di- bile scarto tra figlio ideale e figlio reale. Oggigiorno ventare adulti responsabili. Nel contesto odierno oc- papà e mamma fanno invece gravare sulle spalle dei corre tuttavia padroneggiare anche un’altra arte, quella figli enormi aspettative. L’eventuale insuccesso sco- del dialogo con le famiglie, specie in presenza di risul- lastico della prole provoca perciò ondate di delusio- tati e comportamenti critici. È utile pertanto allenarsi a
evitare alcune trappole insidiose, che rischiano di sabo- | 17 tare la relazione con i genitori. Ne elenco alcune che ho potuto evidenziare grazie a un esteso lavoro di raccolta di testimonianze di docenti nei vari gradi della scuola dell’obbligo (ampiamente illustrate in “È intelligente ma non si applica. Come gestire i colloqui scuola-fami- glia”, Cesari Lusso, 2010). Trappola numero uno: Soffermarsi esclusivamente su- gli aspetti problematici. Noi esseri umani siamo natu- ralmente dotati di una vista acutissima nel rilevare le mancanze degli altri, mentre siamo spesso ciechi (e muti) per quanto riguarda le loro qualità. Fa parte della professionalità dei docenti superare tale tendenza, di- ventando capaci di cogliere e illustrare in modo equili- brato sia i punti forti che i punti deboli degli allievi, sia i progressi che gli ostacoli sul piano dell’apprendimen- to. È proprio per coltivare tale qualità della comunica- zione che di recente in Ticino è stata modificata nella scuola primaria la modalità di consegna della valuta- zione prevista a gennaio. Questa avviene ora nel qua- dro di un incontro tra docente e genitore, in cui sono presentati i risultati nel loro insieme, condivisi gli obiettivi sul piano didattico e comportamentale e di- scussi gli interventi concreti che eventualmente si ren- dono necessari. Trappola numero due: Vivere le critiche e le divergenze di opinione espresse dai genitori come una sorta di de- litto di lesa maestà. Il concetto di lesa maestà viene da molto lontano. Nell’antica Roma si configurava come un inammissibile attacco alla sacralità della persona dell’imperatore, cui corrispondeva la comminazione di pene gravissime. La stessa cosa nelle monarchie asso- lute dei secoli passati. Negli stati moderni le tracce di tale concetto non sono affatto scomparse, ma appaiono sotto forma di tutele di vario grado previste nei riguardi delle autorità pubbliche. Rimangono altresì nelle aspet- tative di un certo numero di professionisti che ambireb- bero godere di indiscutibile rispetto e deferenza in virtù Matteo Fosanelli, della loro carica, senza dover rendere conto dei risulta- 4º anno di Grafica – CSIA ti. Tali individui (tra i quali non mancano alcuni rappre- sentanti del corpo docente) non appena sono sfiorati da una critica reagiscono con un classico “Ma come si per- mette?!”. È chiaro che le critiche non piacciono a nessu- no, ma è altrettanto chiaro che se espresse civilmente e se accettate con altrettanta civiltà sono il lievito dello sviluppo personale e professionale.
Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare 18 | Trappola numero tre: Non curare sufficientemente la a scuola sono in genere i più aggressivi. A volte faccio cornice scenica (il setting come si dice nel gergo psico- fatica a sopportarli”. logico) necessaria affinché il colloquio tra docente e Importante in questi casi è evitare di farsi trascinare genitore si svolga in condizioni adeguate. La fretta, il dalla corrente emotiva. Come? Si può dire ad esempio luogo inadatto, la presenza di estranei sono tutte con- qualcosa del genere: “Ho l’impressione che lei sia mol- dizioni che sabotano in partenza la qualità dello scam- to irritato (preoccupato, stressato). In queste condizio- bio. A scuola può succedere che una mamma insista ni è difficile ragionare serenamene sulle soluzioni. Le per parlare con la maestra mentre questa sta avviando- propongo di procedere in tre tempi: cominciamo con si di corsa verso la classe dove l’aspetta una ventina di l’esprimere cosa ci angustia. Poi cerchiamo di definire allievi esuberanti e chiassosi. Oppure che un papà in- un obiettivo comune. Infine concordiamo una pista per terrompa continuamente il colloquio per consultare il affrontare il problema”. telefonino. Ebbene, è utile non sottovalutare come do- cente l’importanza di tre fattori che contribuiscono al- Trappola numero cinque: Trattare (spesso senza ren- la qualità della cornice scenica: dersene conto) i genitori come rivali e non come allea- • fattore tempo: se si ritiene di non disporre del tempo ti. Con una certa frequenza capita ad esempio che, in necessario è meglio rinviare; occasione dei colloqui tra docenti e genitori, gli adulti • fattore luogo: si tratta di scegliere uno spazio adatto siano sorpresi dalle differenze di comportamento che senza elementi di disturbo; hanno bambini, ragazzi e giovani a seconda del diver- • fattore concentrazione: non si può dedicare al geni- so contesto in cui si trovano. Succede magari che in tore l’attenzione che merita se si è stressati da una casa assumano comportamenti indisponenti mentre a pluralità di compiti da svolgere nello stesso istante scuola si rivelano allievi modello. In questi casi la rela- (argomentare, sorvegliare gli allievi, pensare alla le- zione tra docente e genitore non ne risente, anzi. En- zione successiva, sbirciare gli SMS, ecc.). trambi i partner educativi si sentono valorizzati. I ge- nitori constatano che i loro sforzi non sono stati vani, Trappola numero quattro: Farsi troppo condizionare visto che almeno a scuola se ne vedono i frutti. Gli in- dalle emozioni. Sia le proprie che quelle altrui. Da un segnanti ricevono una conferma delle loro competenze lato, si agisce spesso sotto l’impulso di stati emotivi in fatto di gestione della classe e di capacità nel moti- interiori. Dall’altro, veniamo contagiati dalle pulsioni vare gli allievi. affettive dell’interlocutore. Gli studi nel campo della Succede però anche esattamente il contrario: allievi neurobiologia mostrano che riceviamo e diffondiamo che si comportano in modo riprovevole a scuola e come costantemente stati d’animo quali la collera, la paura, figli non problematici a casa. Testimoniano due inse- l’ansia, ecc., alimentando così il noto fenomeno del gnanti: «Mentre la collega ed io mettiamo in risalto la contagio emotivo. Secondo lo studioso Daniel Stern mancanza di impegno e di scarso interesse in classe, la (2005) non è più possibile considerare la vita mentale madre cerca di fornire sempre più esempi di come il ed emotiva di ciascuno come qualcosa di indipenden- bambino a casa dimostri buona volontà e impegno. Più te, separato e isolato: occorre vederla come una sorta noi insistiamo nell’illustrare comportamenti di scarsa di Wi-Fi che mette più o meno inconsciamente in co- attenzione, più la mamma insiste con controesempi, municazione tra loro tutte le persone presenti nello affermando addirittura che a casa svolge esercizi sco- stesso spazio attraverso una rete di onde invisibili. Sia- lastici spontaneamente. A un certo punto, non poten- mo insomma delle macchine perfette per entrare in ri- done più, interrompo la mamma dicendo: “Ma cosa sonanza con l’ambiente emotivo. crede, che le raccontiamo storie?”. Al che la mamma Nel corso di un colloquio, l’umore di un genitore con- risponde alzando il tono: “Ma cosa credete voi, che io tagia l’insegnante e viceversa. Tali stati d’animo in- racconti bugie? Mi state dando della bugiarda?!”». fluenzano a loro volta i comportamenti. Racconta ad Come spiegare le differenze di comportamento tra casa esempio una docente: “Lo sguardo arcigno di un geni- e scuola? Possono essere l’effetto di un normale adatta- tore mi ha un po’ intimorita e non sono riuscita a dire mento alle regole di ogni ambiente. Oppure derivare quello che volevo dire”. Le fa eco un altro insegnante: dalle modalità di apprendimento del singolo bambino, “I genitori che hanno paura che i loro figli non riescano più o meno adatte al clima collettivo e competitivo della
Matteo Fosanelli, | 19 4º anno di Grafica – CSIA
Insegnanti e genitori: otto trappole da evitare 20 | Bibliografia classe. Oppure ancora dipendere dalla personalità dei a sostenerlo. Si arriva così a incontri e scontri dove do- Cesari Lusso, V. (2005). vari protagonisti. minano aggressività verbale e incomprensioni. E via di Dinamiche e ostacoli della comunicazione interpersonale. In questi casi, la qualità del rapporto tra docenti e geni- seguito… Trento: Erickson. tori può essere a rischio. Un vero e proprio braccio di Di quale competenza ha bisogno dunque il docente per ferro può avere inizio. evitare tale trappola? Riconoscere a prima vista il peri- Cesari Lusso, V. (2010). È intelligente ma non si applica. Che fare? Si tratta di trasformare le divergenze in ri- colo di una spirale perversa e non farsi trascinare in un Come gestire i colloqui scuola- sorsa, come racconta una maestra: “Mi faccio spiegare braccio di ferro senza fine. famiglia. Trento: Erickson. dalla mamma come si comporta l’allievo a casa duran- Menegalli, L. & Bernasconi, te i momenti di studio e le dico che mi serve il suo aiu- Trappola numero otto: Attribuire agli allievi in diffi- G. (2010). Prefazione al testo to. Ciò mi permette di legare il lavoro in classe con coltà etichette generiche del tipo “non si concentra, è È intelligente ma non si applica. quello a casa. Inoltre mi permette di farmi ascoltare disattento, disturba” senza illustrare i punti critici con Come gestire i colloqui scuola- famiglia (p. 10). Trento: Erickson. dalla mamma quando, a mia volta, le suggerisco gli esempi concreti e senza trasformarli in obiettivi reali- esercizi e le modalità di studio individuale più adatte”. stici, graduali e verificabili. Se si ritiene, ad esempio, Stern, D. (2005). Il momento che un allievo abbia difficoltà di concentrazione, oc- presente: In psicoterapia e nella vita quotidiana. Milano: Raffaello Trappola numero sei: Farsi coinvolgere nel gioco peri- corre dapprima osservare quando e come si verifica il Cortina. coloso delle dispute tra padre e madre. Le tensioni problema. In seguito si tratta di focalizzarsi su un pri- all’interno delle coppie genitoriali moderne sono mo traguardo a portata di mano da condividere con all’ordine del giorno, in particolare quando i figli van- allievo e genitori (potrebbe essere: concentrare l’atten- no male a scuola. In questi casi il colloquio con l’inse- zione per una settimana sull’ascolto delle consegne gnante può diventare l’occasione per mettere in cattiva impartite). Soltanto quando questa prima tappa sarà luce l’altro partner, attribuendogli la colpa degli insuc- consolidata si passerà a un secondo obiettivo. Solo così cessi della prole e facendo pressione sul docente affin- tutti i protagonisti potranno risultare vincenti: il do- ché si schieri dalla propria parte. Il docente non deve cente, poiché mostra di padroneggiare una pedagogia esitare a far presente di non essere un terapeuta della basata su osservazioni e obiettivi realistici, i genitori e coppia, ma un esperto in didattica che concentra i suoi l’allievo poiché possono capire in che cosa consiste lo sforzi sulla riuscita scolastica degli allievi. sforzo che viene loro richiesto. In sostanza, per concludere: la competenza fondamen- Trappola numero sette: Farsi coinvolgere in circoli vi- tale in campo comunicativo per i docenti moderni è far ziosi comunicativi partecipando inconsapevolmente al sentire i genitori parte della soluzione e non del proble- continuo innesco di reazioni a catena. Si tratta di dina- ma. miche molto comuni e rischiose. Malgrado l’abbondan- te letteratura su conoscenze, idee e strategie che per- metterebbero di evitarle (per una sintesi si veda ad esempio Cesari Lusso, 2005), sono relativamente pochi coloro che sanno concretamente servirsene. In genere, la trappola prende la forma di una spirale che viene man mano alimentata dai comportamenti delle parti in cau- sa. La speranza di ognuno è di risolvere la difficoltà at- traverso reazioni del tipo “occhio per occhio, dente per dente”. Ciò rende la relazione sempre più tesa. In so- stanza tutto quello che le persone fanno con l’intenzio- ne di risolvere il problema produce l’effetto contrario. Ad esempio, può succedere che un papà innervosito ri- volga una critica a una docente. Questa risponde a tono. Il padre rincara la dose, magari lamentandosi con la direzione. La docente si risente ancora di più e cerca alleanze tra le colleghe disposte a darle ragione. Lo stesso fa il papà, cercando alleanze fra genitori disposti
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