Scioperi della fame: La vita come strumento di pressione - UIKI Onlus

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Kongreya Neteweyî ya Kurdistanê - Kurdistan National Congress

           Scioperi della fame: La vita come strumento di
                             pressione
-        Scheda informativa sul contesto politico dello sciopero della fame -

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Scioperi della fame: La vita come strumento di pressione

Per definizione, lo sciopero della fame è una forma di resistenza passiva da parte di un individuo o di un
gruppo. Rifiutando deliberatamente di mangiare, viene coscientemente accettato il rischio di lesioni personali
o di morte.
All’interno delle carceri, pratiche di resistenza basate sull’abnegazione sono adottate in prevalenza da
prigionieri politici. La trasformazione del corpo in un metodo di resistenza da parte di chi insorge contro
l’autorità dello Stato, è uno degli aspetti più importanti di queste pratiche.
Il Mahatma Gandhi è stato uno dei politici più famosi ad adottare questo tipo di strategia nella sua lotta contro
il razzismo e per la parità dei diritti degli indiani. Come leader del movimento per l’indipendenza in India, ha
contribuito in modo significativo alla fine pacifica del dominio coloniale britannico in India con la resistenza non-
violenta e gli scioperi della fame.

Novembre 2018: Una rivoluzione silenziosa inizia in Kurdistan e in Turchia: gli scioperi della fame
Nonostante la fin qui scarsa attenzione da parte della stampa internazionale, uno sciopero silenzioso si sta
sviluppando in Turchia, dove nel novembre 2018 centinaia di prigionieri politici hanno iniziato scioperi della
fame. Dal febbraio 2019, 331 prigionieri sono in sciopero della fame in 67 carceri. Il 1 marzo 2019 nelle
carceri partirà un movimento di massa, dato che migliaia di prigionieri politici hanno annunciato che
inizieranno uno sciopero della fame a tempo indeterminato.

Leyla Güven: la donna curda guida della resistenza
Leyla Güven, una nota attivista curda e deputata (HDP) democraticamente eletta nel Parlamento della Turchia,
è stata arrestata il 22 gennaio 2018 per le sue critiche sull’invasione di Afrin nel nord della Siria da parte
dell’esercito turco e per le dichiarazioni che ha fatto come politica curda in Turchia. Leyla Güven ha iniziato
uno sciopero della fame il 7 novembre 2018.
Da allora, gli scioperi della fame si sono diffusi nelle carceri in tutta la Turchia, in Kurdistan, così come in
Francia, Canada, Galles, Kurdistan del sud (Erbil, Maxmur), Germania, Austria e in Olanda. Manifestazioni e
azioni di solidarietà in tutto il mondo crescono di giorno in giorno.
Per via di questa resistenza, il 12 gennaio 2019, Abdullah Öcalan ha ricevuto una breve visita di suo fratello
nell’isola carcere di Imrali per la prima volta in oltre due anni. L’incontro si è svolto in circostanze straordinarie
e fuori dalle normali procedure di visita. Il governo turco ha giocato una carta per spezzare la resistenza e in
particolare la resistenza di Leyla Güven. Tuttavia questa breve visita non significa in alcun modo una breccia
nell’isolamento totale. Leyla Güven e gli altri in sciopero della fame, hanno svelato e sconfitto i piani del
governo turco e la resistenza si è diffusa anche di più.

La richiesta:
Spezzare l’isolamento imposto al leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e una garanzia per condizioni di
vita e di lavoro libere.

L’importanza di Öcalan per la Pace e la Democrazia in Turchia
Il leader del popolo curdo Öcalan ha acquisito una fiducia significativa nella società civile turca per via della
sua sincerità e visione per tutto il suo popolo e per le iniziative durante il processo di pace del 2013-2015,
insieme a soluzioni pragmatiche e ragionevoli a problemi di difficile gestione. Gli incontri tra Öcalan e la
delegazione dello Stato turco hanno portato a un periodo di cessate il fuoco, alla creazione di un’apertura
politica per la discussione di una soluzione e ad una piattaforma socio-politica pluralista e tollerante. Tutto
questo è urgentemente necessario in Turchia. Sfortunatamente queste opportunità sono state sprecate per
opportunismo politico e sciovinismo nazionalista. Oggi diventa importante rivitalizzare la visione e le idee di
Öcalan perché non siano dimenticate. Su intellettuali pubblici, attivisti politici democratici, giornalisti, leader
della società civile ricade la responsabilità di ricordare al popolo della Turchia e al mondo che un altro contesto
sociale e politico in Turchia è possibile. Il processo di pace che ha avuto luogo sull’isola di Imrali fino all’aprile
2015, è stato sostituito da una sanguinosa guerra in corso dal luglio 2015. Da quella data in poi, dialogo,
discussione politica, pluralismo, diritti fondamentali, hanno subito un duro colpo.

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Alcuni chiederanno: Perché Öcalan, perché non qualcun altro? In politica lo sviluppo e la maturazione di un
leader avviene nel corso di un periodo storico quando coloro che emergono, costruiscono rispetto e
reputazione attraverso le loro idee e azioni. Colo che stanno cercando di creare un’alternativa a una leadership
del genere, si stanno imbarcando in un lavoro futile. Öcalan ha accumulato una grande quantità di esperienza
politica e ha avviato una sincera ricerca della pace fin dal 1993. Attraverso i suoi scritti, si è rivelato un
intellettuale pubblico con visioni e politiche che potrebbero impostare il futuri della Turchia e di tutta la sua
popolazione.
Molte organizzazioni politiche e sociali possono svolgere un ruolo nella costruzione della pace, ma essere il
leader fondatore della pace è una cosa diversa. I problemi fondamentali in Turchia non saranno risolti fino a
quando continuerà l’isolamento a Imrali.
L’escalation del conflitto è coincisa con l’isolamento totale del leader del movimento di liberazione curdo,
Abdullah Öcalan, che dalla sua solidaria cella sull’isola di Imrali ha svolto un ruolo cruciale e una voce
coerente che richiede la pace.

                       Contesto politico degli scioperi della fame

La questione curda in Medio Oriente
Oggi, dalla fondazione del PKK nel 1978 sotto la leadership di Abdullah Öcalan, i curdi si sono trasformati da
vittime in protagonisti pro-attivi e catalizzatori per un cambiamento nella regione. Inoltre i curdi ora hanno
ottenuto l’internazionalizzazione della loro causa. Questa nuova dinamica sta sfidando lo Stato turco a
compiere una trasformazione democratica.
Attualmente il Medio Oriente è una regione nella quale si sta costruendo il nuovo equilibrio politico del mondo.
La nuova ondata di guerra può risultare nella formazione di un nuovo equilibrio mondiale dopo la caduta del
vecchio ordine. Potenze internazionali che vogliono avere influenza nella regione, i fautori dello status quo e le
forze regressive della regione, coloro che cercando di mantenere le loro posizioni e schieramenti precedenti, e
coloro che non sono contenti della loro posizione attuale, tutti loro sono parte di questa guerra. Dato che i curdi
sono quelli più pesantemente colpiti dal vecchio ordine e status quo politico, vogliono prendere il loro posto
nell’equilibrio politico che si va costruendo e ottenere la loro vita democratica e libera, con le organizzazioni e
la lotta politica che hanno creato nei decenni.
Nell’attuale guerra in Medio Oriente, in cui i vecchi equilibri vengono smantellati e nuovi equilibri e status- quo
vengono creati all’interno di una guerra multidimensionale, tutti vogliono rafforzare la propria posizione e
essere parte dei nuovi equilibri politici che vengono costruiti. A questo scopo continua una guerra violenta in
cui alleanze cadono e nuove alleanze vengono costituite ogni giorno. Questa situazione esprime una realtà
che i curdi, che nel 20° secolo sono stati oggetto di genocidi, devono affrontare con la massima urgenza.

Turchia – una forza di aggressione e destabilizzazione
Un secolo dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che ha sostanzialmente determinato il contesto della
ri-divisione del Medio Oriente negli Stati attualmente esistenti nella regione, è iniziata una nuova lotta globale
per il potere. Per quasi un secolo gli Stati Turchia, Iran, Iraq e Siria hanno dato luogo a un processo di
omogenizzazione comprendente varie forme di assimilazione e brutali campagne di pulizia etnica. Oggi questi
Stati alla fine si stanno sgretolando.
Il progetto turco di costruzione della nazione, che cercava di costruire uno Stato Nazione turco monolitico su
una terra occupata da molte diverse popolazioni indigene, si è costantemente confrontato con una risoluta
resistenza del popolo curdo. Come più grande gruppo etnico non-turco che vive all’interno dei confini della
Repubblica di Turchia, i curdi sono stati il principale obiettivo delle estese politiche di assimilazione pulizia
etnica dello Stato turco. Come conseguenza, nei decenni che sono seguiti e fino al giorno d’oggi, molti curdi
sono insorti contro lo Stato in una serie di rivolte.

Il Nuovo equilibrio internazionale e regionale e i curdi
Il più importante spostamento nell’equilibrio del potere in Medio Oriente è iniziato negli anni ‘90, quando
l’Unione Sovietica ha perso il controllo dei suoi territori. È emersa una trasformazione radicale da Stati Nazione
nazionalisti verso la democrazia.

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Il primo punto di svolta per i curdi in Medio Oriente nel periodo successivo alla Prima Guerra del Golfo dopo le
rivolte anti-Saddam Hussein, è stata l’imposizione di una “no-fly zone” internazionale sull’Iraq che ha creato di
fatto una zona curda autonoma nel 1992.
Il secondo punto di svolta inizia con i disordini in Siria nel 2011, che ha determinato la possibilità che la Siria
del nord e dell’est possano acquisire uno status democratico. Questi due sviluppi ora stanno sfidando la
dinamica politica e hanno un effetto importante sulle politiche nel Medio Oriente a livello complessivo. In
questo quadro, la Turchia, lo Stato Nazione più fortemente messo alla prova, è in una fase molto critica.

La questione curda in Turchia
Alle sue origini, la questione curda in Turchia suggeriva che una mancanza di democrazia poteva fomentare
divisioni etniche in una società. Il nazionalismo turco si è intensificato dopo il golpe militare del 1980. Il
nazionalismo autoritario non ha riconosciuto alcuna identità nazionale o etnica ed è stato la ragione per le
insurrezioni dei curdi guidate dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) negli anni ‘80. Gli organi dello Stato
hanno sistematicamente respinto, negato e soppresso le richieste curde di libertà.

La Turchia sfidata dalla democrazia curda guidata da Öcalan
La Repubblica di Turchia ora affronta il Kurdistan su tre fronti — internamente, dove sta c’è una società curda
in aumento e sempre più progressista; nel nordest autonomo della Siria, anche detto Rojava; e nel nordest
dell’Iraq.
Se la Turchia dovesse riuscire ad affrontare le richieste curde di democrazia, la Turchia potrebbe acquisire un
livello di sicurezza e forza come non ne ha avuto dalla sua creazione nel 1923. Se però non dovesse riuscire a
farci i conti, la Turchia resterà un Paese mediocre con eclatanti vulnerabilità strutturali, o peggio, potrebbe
cadere in un conflitto inter-etnico.
In effetti, fin dalla sua creazione nel 1923, la Repubblica di Turchia è effettivamente stata in guerra con i curdi.
Tutti gli sviluppi dell’esercito turco hanno avuto luogo in Kurdistan.
La concezione di Abdullah Öcalan della lotta per l’autonomia democratica in Turchia, può promuovere questa
trasformazione democratica di cui c’è molto bisogno, portando benefici a tutti i popoli della Turchia. Questo
significa decentramento che può accogliere la diversità culturale, la parità di genere, la coesistenza di
componenti etniche e religiose e anti-statalismo, come il modello del Confederalismo Democratico (proposto
da Öcalan e messo in pratica in Siria del nord/Rojava).
I curdi costituiscono in proporzione una componente significativa della popolazione della Turchia. La
trasformazione democratica significa superare la dottrina nazionalista, razzista e patriarcale dello Stato
Nazione. Una consapevolezza della necessità di riconoscimento costituzionale e la risoluzione delle legittime
richieste del popolo curdo e di tutti gli oppressi, comprese le donne in tutti i gruppi etnici e religiosi, sta
emergendo. Questa è la ragione principale della posizione dello Stato turco di mantenere lo status quo che si
manifesta con la crescente aggressione e brutalità dello Stato stesso.

La stella nascente delle politiche regionali e globali: I curdi
La resistenza curda e la resistenza e le vittorie a Kobane, Sinjar, Maxmur, Raqqa, Rojava contro ISIS hanno
creato circostanze nuove. La comunità e l’opinione pubblica internazionale hanno creato una pressione sugli
U.S.A. e altre potenze internazionali nella situazione. La resistenza montata a Shengal, e poi a Kobane, ha
toccato la coscienza della comunità internazionale.

L’operazione Tempesta di Cizire, fine partita per ISIS in Siria
La battaglia Tempesta di Cizire delle FDS (Forze Democratiche Siriane) a guida curda, ha sconfitto Stato
Islamico nella regione di Deir ez-Zor nella valle dell'Eufrate. Tra pochi giorni verrà dato l’annuncio della
liberazione della provincia.
Se ISIS non fosse stato fermato dagli armati e sotto la leadership ideologica di Öcalan nella lotta in tutto il
Kurdistan, Kobane, Shengal e Siria, si sarebbe diffuso in tutto il mondo. L'operazione Tempesta di Cizire per
mettere fine al terrore di ISIS lanciata l’11 settembre 2018 è arrivata ad un livello storico. La distruzione
dell’esistenza fisica di ISIS nella regione di Deir ez-Zor e del suo regime brutale, rappresenta una fase storica
della lotta. Ora molto presto verrà lanciato un processo di transizione democratica. I combattenti delle FDS ora
stanno completando i preparativi per l’operazione finale per mettere fine all’occupazione di ISIS a Deir ez-Zor.
Con la liberazione della regione di Deir ez-Zor, quasi un terzo della Siria sarà sotto il controllo delle FDS.
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La Turchia sotto Erdoğan – la principale minaccia per la democratizzazione
La drammatica diffusione di ISIS in Siria e Iraq nel 2013 e 2014 è stata un altro passo che ha accelerato il
collasso degli equilibri di potere nel Medio Oriente. Con l’inizio della guerra in Siria, la Turchia ha stabilito
legami diretti con ISIS per realizzare il suo sogno di neo-ottomanesimo occupando Stati vicini indeboliti,
compresi Iraq e Siria. L’obiettivo principale dello Stato turco attualmente è il nordest della Siria, abitato in
prevalenza da popolazione curda. La resistenza di curdi, arabi, assiri e armeni nel nordest della Siria ha
impedito l’invasione turca. Nel 2018, le forze armate turche, operando insieme a vari gruppi jihadisti, ha
brutalmente attaccato e alla fine occupato la città curda di Afrin in Siria del nord. La campagna di Erdoğan per
espandere l’occupazione del nordest della Siria sta andando avanti. Questa è una delle principali ragioni per le
quali una soluzione del conflitto in Siria si è rivelata inafferrabile. In molti discorsi, il Presidente turco Recep
Tayyip Erdoğan ha minacciato di lanciare un’operazione militare su vasta scala “a est dell’Eufrate” per
eliminare le forze curde dal questo territorio e ora ci sono timori concreti che questa invasione sia imminente.

Strategia anti-curda dello Stato turco
L’ambizione della politica estera turca rispetto al Medio Oriente si è considerevolmente ridotta tra il 2015 e il
2018. Da una politica di cooperazione economica ampia e non minacciosa, la politica estera turca si è
trasformata in una politica di stimolo di un cambio di regime per un breve periodo di alcuni anni, principalmente
sostenendo gruppi legati alla Fratellanza Musulmana e gruppi armati come IS. La sua politica estera alla fine si
è incentrata pesantemente su un’unica questione, ovvero il contenimento dei curdi della regione, mentre a
livello domestico il potere veniva gradualmente accentrato nelle mani del Presidente Erdoğan.

La politica estera sempre più anti-curda in Siria, è arrivata al livello dell’occupazione di un Paese straniero. Nel
gennaio 2018, forze turche e loro deputate hanno iniziato un’offensiva che ha occupato la regione curda di
Afrin.
Tuttavia la politica turca nei confronti dei curdi in Iraq del nord ha come contorno la discussione sulla presenza
del PKK, ma in realtà l’ambizione della Turchia è di occupare questa parte del Kurdistan passo per passo.
Alla fine si è rivelata la realtà della presenza della Turchia nel Kurdistan del sud quando il KRG è andato avanti
con il suo referendum sull’indipendenza nel settembre 2017. Ankara considerava l’indipendenza materialmente
diversa dall’autonomia e vedeva uno Stato curdo indipendente nel nord dell’Iraq come un precedente
pericoloso per i curdi della Turchia. La Turchia ha oltre 20 basi militari nel Kurdistan del sud. Di recente, curdi
nella regione di Sheladize in Kurdistan del sud, Iraq del nord, hanno assaltato una base turca nella regione di
Sire il 26 gennaio 2019, e chiesto alle truppe turche di lasciare la loro terra dopo che poco prima, un attacco di
jet turchi il 24 gennaio 2019 aveva ucciso 4 civili. I soldati turchi hanno aperto il fuoco sui manifestanti e ucciso
due persone, una delle quali è stata identificata come il 12enne Hisen Rekani.

La trasformazione critica in un “regime di un solo uomo” autocratico in Turchia
Oggi la Turchia sotto Erdoğan è diventata sempre più autocratica. Lo stato di emergenza nel Paese è stato
formalmente revocato poco dopo le elezioni presidenziali dello scorso anno, ma il nuovo sistema di governo
presidenziale ha garantito uno stato di eccezione permanente. Sotto il nuovo sistema presidenziale, Erdoğan
ha consolidato ed esteso i suoi poteri amministrativi. Ora ha il dominio sulla giustizia, con il controllo sulla
nomina di giudici e pubblici ministeri e i poteri del Parlamento sono stati significativamente indeboliti.
Praticamente tutta la stampa e i media di opposizione sono stati chiusi. Ciò che resta della stampa, pratica una
pesante autocensura ed è stata trasformata in un coro per trasmettere e amplificare i messaggi approvati da
Erdoğan.

Il neo-colonialismo turco nel Kurdistan del nord (Bakur)
Attualmente 9 membri del Parlamento del Partito Democratico dei Popoli (HDP), compresi i due ex co-
Presidenti del partito si trovano in carcere. Molti altri rappresentanti eletti, compresi numerosi sindaci dell’HDP
sono stati sospesi, destituiti o arrestati con accuse di terrorismo. Attualmente, 94 su 102 municipalità nelle città
a maggioranza curda sono amministrate da fiduciari nominati da Ankara, da quando il governo Erdogan alla
fine del 2016 ha deciso di destituire, arrestare e incarcerare sindaci eletti nel precedente voto del 2014 con
accuse di “terrorismo”.

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Tra le municipalità sequestrate ci sono quelle delle aree metropolitane di Diyarbakir, Mardin e Van, tutte
province con una popolazione che supera il milione di persone.
I fiduciari hanno smantellato quanto avevano lasciato i loro predecessori eletti, togliendo cartelli in lingua
curda, chiudendo centri artistici e perfino asili.
Prendendo in carico municipi curdi come invasori, i fiduciari nominati hanno appeso enormi bandiere turche
sugli edifici municipali, rimuovendo anche cartelli in curdo e in armeno. Polizia e militari hanno circondato e
sequestrato edifici pubblici con veicoli armati come se stessero invadendo territorio nemico. Di conseguenza è
diventato praticamente impossibile per i residenti accedere alle municipalità che dovrebbero erogare servizi.

La Turchia come "più grande carceriere di giornalisti al mondo,"
In Turchia 123 giornalisti sono dietro le sbarre, 36 giornalisti sono accusati di “insulti contro Erdoğan,” 233
rischiano sentenze di ergastolo aggravato, una di ergastolo, 2,522 anni, 10 mesi in carcere e in totale 4 milioni
di Lire turche per danni e 189 media sono stati chiusi.

Il golpe nel 2016
Dopo il fallito golpe del 2016 e nel contesto dello stato di emergenza, il Parlamento turco ha adottato
emendamenti costituzionali che hanno trasformato la Turchia in un regime presidenziale autocratico.
C’è stato un attacco totale contro la società civile:
     • 150,348 licenziati
     • 217,971 detenuti
     • 82,142 arrestati
     • 3,003 scuole e università chiuse
     • 6,021 accademici hanno perso il lavoro
     • 4,463 magistrati, pubblici ministeri licenziati

Turchia: un boom di carceri
Secondo la Direzione del Ministero della Giustizia per le carceri, dal 01.08.2018 in Turchia ci sono;
     • 288 carceri chiuse,
     • 74 carceri aperte private,
     • 5 case di educazione per bambini,
     • 9 carceri chiuse per donne,
     • 6 carceri aperte per donne,
     • 7 carceri chiuse per bambini
In totale ci sono 389 carceri e la capacità di questi istituti secondo dati ufficiali è di 213,862.
Alla fine del 2018, il numero di detenuti e condannati ha raggiunto i 258,660. 199,861 prigionieri sono stati
reclusi e 58,799 erano in carcerazione preventiva. Il numero di donne prigioniere è di 20,208, il numero di
prigionieri maschi è 245,433 e il numero di bambini è di 3,019.

Per la pace e la democrazia in Turchia l’isolamento di Abdullah Öcalan deve finire con urgenza
Il leader popolo curdo Abdullah Öcalan, che viene tenuto nel carcere di massima sicurezza di tipo F dal 1999,
non ha avuto il permesso di vedere i suoi avvocati dal 27 luglio 2011. Dal 2015 la sua famiglia lo ha visto una
sola volta, l’11 settembre 2016.

Da 21 luglio 2016, la Corte Penale n. 1 di Bursa, si è avvalsa dello stato di emergenza nel Paese per negargli
completamente i suoi diritti fondamentali di prigioniero politico. Tutti mezzi di comunicazione, comprese lettere,
fax o telefonate, sono state bandite a tempo indeterminato e senza eccezione. Le misure di isolamento a Imrali
sono state regolarmente presentate al Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT).

Il rilascio di Abdullah Öcalan come contributo vitale alla soluzione del conflitto quindi è essenziale. Continuare
ad isolare Öcalan significa continuare ad ignorare la questione curda in Turchia e mancare di compiere passi
concreti verso riforme politiche e democratizzazione. Mancare di affrontare questa questione in modo umano e

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secondo le norme e i valori internazionali, significa evidenziare che la Turchia non ha alcun interesse nel di
sostenere i diritti umani universali.

Necessità di sanzioni internazionali contro il governo turco
La richiesta di tutte e tutti coloro che sono in sciopero della fame è che sia messa fine alla politica di
isolamento nei confronti di Abdullah Öcalan.
Chiedono che Abdullah Öcalan sia trattato secondo la legislazione internazionale. Lui è il leader di una delle
civiltà più antiche del mondo; lui è il leader dei curdi.
Gli Stati occidentali e le istituzioni occidentali e prima di tutti il Consiglio d’Europa e il CPT devono
abbandonare le loro politiche che sostengono la dittatura di Erdogan in Turchia – devono adempiere alle loro
responsabilità per sostenere la pace in Turchia. Violando la legge internazionale, Erdogan sta commettendo
crimini contro i curdi.
Va prestata attenzione alle richieste di chi è in sciopero della fame e mettere fine al regime di isolamento che è
un crimine contro l’umanità finché c’è ancora tempo. Vanno rimossi gli ostacoli arbitrari che impediscono ad
Abdullah Öcalan e agli altri prigionieri sull’isola di Imrali di avere regolari visite dei loro avvocati e dei loro
parenti.

La Turchia ha forti legami politici, istituzionali, militari ed economici con l’Europa. Per questo l’Europa ha
ancora un potere e un’influenza significativi sulla Turchia. Mentre istituzioni europee hanno rivolto forti critiche
alla svolta della Turchia verso l’autoritarismo, hanno mancato nel compiere azioni significative per fare
pressione sul governo di Erdoğan. Questo ha permesso al governo autocratico della Turchia di rendere più
profonda l’erosione dei diritti umani e del governo della legge nel Paese.

La Turchia è uno Stato membro del Consiglio d’Europa (CdE), dell’ONU, dell’OSCE e candidato all’ingresso
nell’Unione Europea (UE). Né il Consiglio d’Europa né l'UE o l’OSCE hanno compiuto passi significativi per
fermare la diffusione dell’autoritarismo in Turchia. Questo si vede chiaramente dal silenzio del Comitato per la
Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa rispetto agli atti disumani che hanno luogo nelle
carceri della Turchia. Gli enti europei con responsabilità primaria in questa situazione, la Corte Europea per i
Diritti Umani (CEDU) e il CPT, non hanno ancora emanato disposizioni efficaci su queste pratiche,
contribuendo a rendere più profondo l’isolamento totale.

Regole Mandela per Abdullah Öcalan!
Le "Regole Mandela" sono una revisione delle Regole delle Nazioni Unite sullo standard minimo di trattamento
dei prigionieri (RSM). Le regole revisionate sono state adottate dalla Commissione ONU sulla Prevenzione del
Crimine e la Giustizia Penale a Vienna, Austria il 22 maggio 2015. La revisione era incentrata su nove aree
tematiche, tra cui: sanità in carcere; restrizioni, disciplina e sanzioni; misure restrittive; perquisizione delle
celle; contatti con il mondo esterno; lamentale dei prigionieri, e; indagini e ispezioni. Una delle revisioni più
importanti è stata nell’area della disciplina e nell’uso della reclusione in isolamento. Per la prima volta, la
reclusione in isolamento è stata definita in modo chiaro e poste limitazioni al suo uso.
L’ONU, il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea, il CPT devono insistere perché la Turchia si attenga
alle Regole Mandela

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