Salerno, tre giorni di disinfestazione notturna. Si parte domani

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Salerno,    tre  giorni   di
disinfestazione notturna. Si
parte domani
Il Dipartimento di prevenzione servizio igienico e sanità
pubblica dell’Asl Salerno avvisa la cittadinanza che nei
giorni 18, 19 e 20 maggio, a partire dalle ore 23.45, si
svolgeranno operazioni di disinfestazione adulticida sul
territorio comunale. La popolazione è invitata a collaborare
evitando l’esposizione all’aperto di alimenti ed indumenti,
mettendo al riparo animali domestici e da compagnia, chiudendo
le finestre e i balconi durante l’esecuzione degli interventi,
lavando accuratamente frutta e verdura coltivata in orti e
giardini nel centro urbano

E sui social De Luca smonta
la  copertina-fake   di  Le
Parisien
persino Lucia Annunziata avrebbe abboccato, tanto da cercare
di far intervenire il governatore durante la trasmissione. De
Luca ha glissato con il suo tipico sorriso preferendo parlare
di altro per poi smentire categoricamente sulla sua pagina
social che Le Parisien potesse avergli dedicato uan copertina.
Un fotomontaggio che, in queste ore, circolava sui social
incoronando De Luca quale nuovo re d’Italia. Ma così non è…
De Luca non firma l’accordo
Stato-Regioni:    “Non    è
possibile scaricare sulle
Regioni”
La Campania si sfila dall’accordo Stato-Regioni, il
governatore De Luca non ha firmato. E’ stato lo stesso
presidente della Campania ad annunciarlo durante la
trasmissione “Mezz’ora in più” su Rai3 condotta da Lucia
Annunziata. “Su alcune norme di sicurezza generale ritengo che
debba pronunciarsi il Ministero della Salute, poi con la
collaborazione delle regioni. -ha affermato il governatore De
Luca – Ma non è possibile che governo e ministero della Salute
scarichino sulle regioni. Mi dicono che dal 3 giugno c’è il
liberi tutti, io non so che cosa succederà il 3 giugno. Che
significa il liberi tutti? Se il contagio viene contenuto va
bene, ma se abbiamo livelli elevati di contagi no. Nel
rapporto regioni-stato dobbiamo avere rapporti equilibrati, la
Campania non è d’accordo, perché ritengo che sulle norme
fondamentali debba pronunciarsi il ministero della Salute, non
è accettabile che il governo scarichi sulle regioni le
decisioni”.

«Molti                 di             noi              non
riapriranno,                    siamo           i      più
danneggiati»
di Andrea Pellegrino

«Soli, abbandonati e con poche speranze». Un grido disperato e
di allarme, quello lanciato dalla nascente associazione
“fotografi e video operatori” di Cava de’ Tirreni. Molti di
loro non apriranno le proprie attività ed hanno chiesto un
incontro con l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco
Vincenzo Servalli, per sottoporre alcune proposte per arginare
la violenta crisi che coinvolge il settore. «Aprire, per
cosa?», dicono gli operatori e commercianti: «Con le cerimonie
spostate nel 95 per cento dei casi al 2021, gli eventi
praticamente azzerati per l’intero anno, per questi artigiani
professionisti si prospettano almeno 14 mesi di lavoro zero e
almeno 18 di incasso zero, con fitti, utenze, tasse e spese,
invece, da corrispondere ogni mese». «Siamo praticamente
invisibili agli occhi dello Stato – rincarano – messi da parte
dai contributi regionali (alcuni codici ateco, tra i quali il
74.20.19, sono stati estromessi, almeno al momento, dalle
forme di “ristoro” introdotte dalla regione Campania». Così è
nata la necessità di creare una associazione: « Per dare voce
al dramma che stiamo vivendo e che vivremo nei prossimi mesi –
dichiara il portavoce della nascitura associazione – abbiamo
protocollato le nostre prime richieste al comune di Cava de’
Tirreni, ed attendiamo un incontro a breve con il sindaco per
iniziare ad affrontare insieme le problematiche e cercare
alcune soluzioni attuabili sul territorio comunale, come ad
esempio il problema dei fitti e la lotta all’ abusivismo,
altra vera piaga del nostro già cagionevole settore». «Ma non
ci fermeremo alle stanze comunali – prosegue Pasquale Passaro,
una istituzione della foto metelliana e tra i “saggi” della
associazione – Già nelle prossime ore incontreremo i colleghi
della associazione fotografi campani e settimana prossima
abbiamo già fissato un incontro con rappresentanti politici
della regione Campania per esporre il nostro problema,
avanzare le nostre proposte e ascoltare le soluzioni
prospettate per il nostro settore dai vertici dell’ente». Tra
le richieste sottoposte all’attenzione dell’amministrazione
comunale: l’azzeramento di tutte le tasse comunali per il 2020
per i locali commerciali; un incontro con i locatori delle
attività per una mediazione sui fitti; un sostegno economico
per l’acquisto di dispositivi di sicurezza e per l’adeguamento
dei locali alle misure richieste e una sollecitazione a farsi
portavoce delle istanze locali al governo regionale. «C’è il
concreto pericolo – concludono – che il 70/80 per cento dei
fotografi o video operatori di Cava de’ Tirreni non aprano o
che falliscano poco dopo aver riaperto».

Pisano, lo studio che lancia
l’allarme: «Troppi metalli
pesanti nella zona»
di Andrea Pellegrino

E’ la relazione dell’Istituto zooprofilattico di Portici che
segue anche i risultati dello studio Spes sulla Valle
dell’Irno a far cambiare marcia al governatore della Campania
Vincenzo De Luca (con annuncio pubblico durante il consueto
appuntamento del venerdì) sulle fonderie Pisano. Studio e
relazione che di recente sarebbero finiti sulla scrivania del
presidente della giunta regionale ma anche della Procura della
Repubblica di Salerno, ed in particolare del pm Roberto Penna
che da tempo segue i risvolti penali nella vicenda dello
stabilimento industriale di Fratte. Relazioni tecniche, con
tanto di riscontri medici e scientifici che farebbero
ribaltare anche le risultanze emerse nel corso della
conferenza di servizio che recentemente ha portato al rinnovo
dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per dodici anni
alle Pisano, con tanto di parere favorevole dello stesso
comune di Salerno. «Livello di metalli pesanti potenzialmente
tossici», tra le risultanze dello studio e della relazione
dell’istituto zooprofilattico che ha fatto accendere i
riflettori, facendo scattare l’allarme. Risultanze che
arrivano dallo screening effettuato sulla popolazione
residente della Valle dell’Irno, ed in particolare nell’area
circostante le Fonderie Pisano. Studio concluso, però non
ancora pubblicato, nonostante le richieste dei comitati, di
alcune forze politiche e delle associazioni ambientaliste che
ora hanno richiesto un accesso agli atti. Anche Gaetano
Amatruda, dirigente di Forza Italia ha chiesto chiarezza: «Si
renda noto lo studio Spes che dovrebbe essere già nella
disponibilità di De Luca». Amatruda, con l’Associazione
‘Andare Avanti’ ha chiesto ai gruppi consiliari in Regione,
‘Caldoro Presidente’ e ‘Forza Italia’ di procedere con
l’accesso agli atti presso le strutture regionali. «Le
preoccupazioni espresse sulle Fonderie Pisano sono
rappresentate da cittadini ed associazioni, da molti esponenti
istituzionali, soprattutto a Pellezzano, da tempo. La
situazione nella zona nord di Salerno ed in alcune zone della
Valle dell’Irno è – dice – preoccupante. Basta con le capriole
della giunta e del comune, serve una grande operazione verità
e leggere gli studi e non le sintesi del Palazzo, perché
essere informati è diritto dei cittadini. Le voci che
circolano sono drammatiche». Francesco Morra, è sindaco di
Pellezzano ma è anche tra coloro che sono stati sottoposti
allo studio: «Siamo da sempre a favore della delocalizzazione
dello stabilimento. Più volte, in prima persona, ho contestato
anche i provvedimenti che venivano emessi dalla Regione
Campania, compreso l’ultimo con il quale si è rinnovata l’Aia.
Ora apprendiamo favorevolmente le dichiarazioni di Vincenzo De
Luca e siamo certi che in brevissimo tempo chiuderemo questa
vicenda. Naturalmente seguiremo tutte le fasi, fino a quando
lo stabilimento non sarà trasferito in altro luogo». Il
provvedimento della Regione Campania potrebbe essere già
ufficializzato nei prossimi giorni. La proprietà ha chiesto un
confronto con il governatore per definire la nuova
collocazione dello stabilimento. Si preme su Buccino,
nonostante le resistenze del primo cittadino Nicola Parisi che
potrebbe ricorrere in Consiglio di Stato per bloccare
l’insediamento.«Diritto alla vita ed alla salute – spiega
Dante Santoro – ancora una volta sventolato dalle istituzioni
che poi con le azioni svolte hanno tradito le aspettative dei
cittadini. Il solito gioco delle due carte di De Luca».

Ezio Bosso: sono in ogni nota
Il compositore e direttore d’orchestra ha ceduto alla grave
malattia che lo affliggeva. I social sono esplosi per lui e
anche Salerno, ha ricordato la collaborazione con l’Orchestra
filarmonica del Teatro Verdi

Di OLGA CHIEFFI

“Sono in ogni nota che ho curato, esisto in ogni nota insieme,
alle mie sorelle e fratelli, figli o nipoti, sono ogni nota
studiata, suonata e donata, amata perché non c’è nota che non
ami, e che non abbia amato”. Questo il testamento spirituale
di Ezio Bosso, il pianista e compositore torinese affetto da
una sindrome neurodegenerativa che abbiamo imparato a
conoscere soltanto dalla sua apparizione sul palco sanremese,
quando si presentò lasciando che il suo handicap rimanesse
proprio lì dove è giusto che sia, nel pregiudizio altrui.
Compositore minimalista autore di pregevoli colonne sonore,
ancorché sconosciuto sino a quel febbraio 2016, alla maggior
parte degli italiani, in salute fino al compimento dei
quarant’anni, il Maestro nel 2011 si ammala ed intesse una
lotta all’ultimo sangue con il male che vuole toglierti il tuo
corpo, la tua forza, la tua stessa persona, prima di
ucciderti. Il Maestro combatte con ogni forza, da cuore Toro,
quale era, e arriva sul palco di Sanremo a dimostrare che
l’umanità non si spegne a causa di una malattia
neurodegenerativa irreversibile. L’esibizione fece molto
rumore, tra una platea colpita anche dalla cosiddetta
ispirazione del dolore. Ma Ezio Bosso, le sue migliori opere,
esibizioni, le ha prodotte quando era fisicamente integro, non
certo intaccato dalla malattia 5 opere, 15 lavori per la
danza, 18 musiche di scena, 5 sinfonie, 33 lavori per
orchestra, 15 pezzi per due strumenti, 11 per trio, 16
quartetti, 15 per strumento solo, 18 per voce e strumenti, 6
per organico misto e 15 colonne sonore tra cui per i film di
Salvatores Io non ho paura (2003), Quo vadis, baby?,(2005), Il
ragazzo invisibile (2014): composizioni che hanno ricevuto la
nomination ai David di Donatello. Grande capacità di
comunicare, di entrare rapidamente in relazione con gli altri
– e consumata presenza scenica, tanti aforismi nell’
introdurre i brani scelti per il pubblico, lui che        lo
salutava con la celebre frase “la musica come la vita si può
fare solo in un modo: insieme”, queste le chiavi di un grande
successo. Anche Salerno piange la scomparsa di Ezio Bosso,
avvenuta ieri nella sua casa di Bologna. Bosso è stato uno dei
principali protagonisti delle due edizioni di Camera in tour,
l’iniziativa attraverso la quale la Camera di Commercio di
Salerno aveva creato un connubio tra promozione turistica del
territorio e cultura. Un progetto che aveva entusiasmato il
maestro che non aveva esitato ad accettare l’invito di
dirigere l’orchestra filarmonica del nostro massimo, prima
nell’area archeologica dei templi di Paestum       poi l’anno
scorso con la replica e la stessa magia all’interno sul
palcoscenico allestito alla Villa Matarazzo a Santa Maria di
Castellabate. “Esprimo profondo cordoglio, a nome mio
personale e della Camera di Commercio di Salerno – dichiara il
presidente dell’Ente Andrea Prete – per la prematura scomparsa
dell’artista Ezio Bosso. Ho avuto il privilegio di conoscere
da vicino il musicista restando conquistato, prima che dalla
sua arte, dalla profonda umanità. Ezio Bosso era una persona
speciale che trasmetteva energia positiva a chi aveva modo di
frequentarlo. Un sentimento condiviso dal pubblico di tutto il
mondo, specialmente dai giovani per i quali egli aveva una
speciale predilezione. Con Ezio Bosso abbiamo vissuto due
momenti meravigliosi, in occasione di Camera in Tour la
rassegna di spettacoli itineranti in provincia di Salerno, a
Castellabate e nel 2018 in una notte magica ai Templi di
Paestum. Il Maestro era in estasi per quella location
millenaria, nella quale egli si sentiva in totale armonia. Le
migliaia di persone presenti non dimenticheranno mai le
emozioni di uno spettacolo che avremmo voluto non finisse mai.
Grazie a Ezio Bosso per averci donato la sua vita e il suo
genio“. “Oggi ci ha lasciati uno dei più grandi e sensibili
compositori del nostro tempo, Ezio Bosso. La scorsa estate ci
ha onorati della sua musica in una serata indimenticabile. Lo
ringraziamo per le emozioni che ha condiviso con tutti noi su
quel palco di Villa Matarazzo. Vogliamo ricordarlo così:
Castellabate applaude ancora. Grazie Maestro!” è il ricordo
del sindaco Costabile Spinelli. I social, dopo la ferale
notizia, sono stati inondati di selfie con Ezio Bosso.
Infatti, in quella tre giorni trascorsa a Salerno,
nell’ottobre di due anni fa si scatenò la caccia al musicista,
per rubargli un selfie illuminato dal suo disarmante sorriso,
che riusciva a trasformare, così, la fatidica domanda “perché
a me?”, in “perché non a me?”. L’incontro coi giovanissimi
musicisti della Scuola Media Monterisi, l’esecuzione della
Sinfonia n°1 Oceans, datata 2010, con violoncello solista
concertante, e quell’incontro di lingue e storie narrate in
musica che è la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvoràk, la sintesi
del weekend salernitano. La sua ultima creatura, la Europa
Philharmonic Orchestra, con cui ha eseguito gli ultimi
concerti della sua vita, ha scelto giustamente di rimanere in
silenzio, non andando ad occupare stolide vetrine. Se noi
riusciamo ad agire in modo da suscitare la fiducia degli
altri, come riusciva bene ad Ezio Bosso, e al tempo stesso ad
avere fiducia negli altri, forse potremo risollevarci dalla
nostra condizione che sta cedendo al Nulla. L’invito di Ezio
Bosso è     stato sempre quello di rompere il guscio
d’isolamento, che non è materiale, ma una volontaria
reclusione dell’io. La passione non è la cecità di lasciarsi
prendere da un’urgenza, ma patire, cioè vivere profondamente e
dare spessore ad ogni azione che si compie, dalla musica, alla
parola, ponendo un freno al frenetico correre, in modo da
fermarci a riflettere su noi stessi, poichè l’uomo è libero e
vive in quanto trascende con il proprio pensiero la stessa
vita immediatamente vissuta, quando pensa la Vita.

VOCI DAL SERRAGLIO

Giuseppe     Petraglia:    e
clarinetto fu Rubrica a cura
di Olga Chieffi
Il musicista di Piaggine, fu ospite dell’Orfanotrofio Umberto
I° a Salerno per ben 12 anni e due giorni. “Per tutti quelli
che affermano che per riuscire in qualcosa si deve essere
portati! posso essere anche d’accordo, ma io mi sono sempre
presentato come esempio del contrario, fino all’età della
prima media la musica era per me una cosa del tutto
sconosciuta, mi è stata data l’opportunità di studiarla e
continuo ad avere le mie piccole soddisfazioni”
Di Giuseppe Petraglia

Ho varcato il portone dell’Orfanotrofio Umberto I° il 9 luglio
1962, ricordo bene quel lunedì. Il perché         fossi stato
“rinchiuso” lì il mese di luglio, in piena vacanza, non l’ho
mai capito, fu un giorno del quale conservo solo poche
immagini, la grande scala dopo l’entrata, l’enorme spazio la
villetta, che sarebbe diventato il luogo di giochi, corse,
litigi e successive riappacificazioni con i compagni. Non
ricordo chi mi accolse, chi mi accompagnò in villetta, cosa
mangiai il primo giorno, i miei abiti che fine fecero, a quale
camerata venni assegnato, ma solo tante lacrime dopo che mia
madre andò via. Trovai rifugio, anche nei giorni successivi
per piangere non visto, sotto quegli archi vicino al vecchio
refettorio, archi che divennero lo sfondo per tante foto di
ognuno di noi. Fu quello il primo giorno di 12 lunghi anni ma,
sicuramente tutto ebbe inizio qualche anno prima, quando la
sera di venerdì 20 febbraio 1959, a soli 33 anni, un ictus si
portò via mio padre lasciando soli mia madre e due figli
piccoli. Frequentai fino alla terza elementare al mio paese,
Piaggine, nel frattempo qualcuno cominciò a interessarsi alla
nostra situazione familiare, un signore, che ho odiato per
qualche anno, che lavorava a Salerno, trovò il modo tramite l’
Enaoli di farmi entrare in collegio. Quarta e quinta
elementare, pochi ricordi e molto brutti, quello più presente,
il maestro B. A. (riporto solo le iniziali) aveva un modo
molto originale di farci evitare gli errori: dettato in
classe, ogni errore una bastonata sulle mani con un pezzo di
tubo di gomma, quello per innaffiare. Nel mio dettato furono
riscontrati 10 errori e fui spalmato per 10 volte. Ho letto
qualche tempo fa che qualcun altro ha raccontato l’episodio
del tubo di gomma, ma di compagni delle elementari non ho
nessun ricordo. Finite le scuole primarie, si doveva scegliere
cosa fare alle medie. Qualche Istitutore scelse per me, mi
trovai iscritto alla prima media musicale e si doveva
scegliere lo strumento, anche stavolta qualcuno scelse al
posto mio, il Maestro Antonio Avallone che era vice direttore,
dopo una rapida occhiata alle mani e al labbro: “Clarinetto”
sentenziò . Che sapevo io di clarinetto o di musica, mi trovai
avviato in questo viaggio malvolentieri, infatti cominciai a
studiare un po’ seriamente solo a metà seconda media. Il mio
percorso scolastico iniziò con il Maestro Sisillo, poi Incenzo
e gli ultimi 2 anni con il Maestro Scarrico. Teoria e
solfeggio con il Maestro Sevosi. Proprio nel corso di
solfeggio, nello svolgere un esercizio scritto, io e un
compagno facemmo lo stesso errore, la conclusione? Avete
copiato! Ancora oggi ricordo che ognuno sbagliò per conto
proprio, questo episodio l’ho più volte raccontato nella mia
carriera scolastica e quando è capitato qualcosa del genere
non ho mai voluto indagare più di tanto, può capitare. In
prima media cominciai a studiare con lo strumento della
scuola, l’impegno in verità non era molto e il tempo per
esercitarsi si doveva trovare dopo i compiti delle altre
materie. Con alcuni compagni delle medie ci siamo ritrovati da
qualche anno in occasione delle varie rimpatriate, ultimamente
ho rivisto Ferdinando Bassano, vorrei ritrovare Matteo Memoli,
che aveva iniziato lo studio dell’oboe, poi non so perché
smise, fatto sta che non ho saputo mai più niente di lui.
Entrai in banda, le prove nella sala concerti sotto la
direzione del Maestro Amaturo, le uscite per le diverse
sfilate per manifestazioni civili (4 novembre, 25 aprile) e
tante processioni, S. Matteo e ad anni alterni tra la zona
porto e canalone S. Anna. La gente che chiedeva di dov’è
questa banda? La nostra risposta era sempre la solita: è la
banda dell’Orfanotrofio, a banda ro’ Serraglio? Era la nuova
domanda. Iniziai a credere nelle mie capacità, spronato dai
compagni e dall’insegnante venne il momento di cominciare a
pensare ad acquistare uno strumento personale, in questo fui
molto aiutato dal Maestro Sisillo che lo fece arrivare
direttamente dalla fabbrica, era l’ottobre 1968 e mia madre
con tanti sacrifici dovette accollarsi la spesa di ben 125.000
lire, a parte la spesa eccessiva era pure contraria allo
studio della musica, perché lei mi vedeva bene a fare il
falegname. Anni di studio, soddisfazioni si, ma anche momenti
di sconforto quando le cose non andavano per il verso giusto,
anche se si era circondati da tanti amici, si vivevano spesso
momenti di solitudine, mancanza degli affetti familiari, dei
luoghi natii, delle poche notizie che si ricevevano da casa.
Le domeniche, dopo la messa i familiari potevano venire a
trovarci, io non ricordo di aver avuto questa gioia se non per
un paio di volte, ma non ho mai fatto una colpa a mia madre
perché sapevo cosa doveva affrontare non solo dal punto di
vista economico per arrivare a Salerno . Spesso mi consolavo
affacciato alla ringhiera della villetta a osservare il bel
panorama che avevamo a disposizione e soprattutto nelle
giornate limpide il mio sguardo si allungava a scrutare
lontano quasi a voler scorgere il mio paese… ! A casa si
tornava nei tre periodi canonici, (estate, Pasqua e Natale) io
come altri spesso questi periodi li ho trascorsi in collegio,
troppo lontano e costoso venire a prendermi, il problema
cominciò a risolversi verso i 17/18 anni quando tramite
autorizzazione potevamo andare a casa da soli, gioia infinita
l’arrivo, grande magone qualche giorno prima del ritorno in
collegio, la tristezza durava anche una settimana per poi
tornare alla normalità, spesso pensavo di non andare a casa
appunto per non patire poi il dolore del ritorno. Capitolo
problemi con gli istitutori, tanti ne hanno parlato in maniera
positiva e negativa, in verità io non ho mai avuto grossi
problemi tanti rimproveri e un ceffone dal Faiella che mi
sorprese a fumare. Un altro (suonatore di clarinetto) non
ricordo perché, mi obbligò a lucidare le sue scarpe, per
ripicca passai il lucido anche sulle suole. Tra i tanti
istitutori alcuni sono scomparsi dai ricordi, altri sono
rimasti per la loro infinita bontà e per quello che cercavano
di trasmetterci, anche i cosiddetti cattivi, penso che in loro
c’era sempre lo scopo di educarci, di sicuro in maniera
sbagliata, ma allora così andavano le cose. Non posso non
ricordare il compianto Totonno Gregorio, eravamo paesani,
anche lui prima alunno e poi istitutore, aveva la capacità di
richiamarci con il solo sguardo bonaccione e non si poteva
fare a meno di ubbidire, i due Maiorano, Di Somma , Pisano e
il mitico Zi Mimì; nei miei ricordi è presente un assistente:
Mora, il nome non lo ricordo, di poche parole con capelli
molto ricci, aveva l’abitudine che ogni mattina si lavava la
testa con l’acqua fredda. Vestiario e doccia, come dimenticare
il turno per la doccia quasi sempre con acqua non proprio
calda, sapone per il bucato e asciugatoio ancora più freddo
per asciugare anche i capelli. La biancheria intima era quasi
personale perché vi era ricamato il numero (romano) della
camerata e quello personale, io ero il 55 di quale camerata
non ricordo. Il resto della divisa come si vede dalle varie
foto è molto cambiato negli anni, in giro per Salerno eravamo
riconoscibili e additati con un uè serragliuò! Allora la
prendevamo in maniera offensiva, oggi penso che tutti possiamo
essere orgogliosi di quello che “il serraglio” ci ha dato come
occasione di crescita e formazione professionale, il tutto
grazie a colui che abbiamo considerato il Padre di tutti noi:
Alfonso Menna, che per tanti anni ha fatto in modo che a
ognuno di noi toccasse colazione pranzo e cena, oltre
ovviamente a tutti gli altri servizi. Capitolo cibo: io ho
cominciato nel vecchio refettorio, luogo angusto, poco
luminoso e con lunghi tavoli, non è nei miei ricordi il
periodo del passaggio al refettorio nuovo, molto più luminoso
e con tavoli da 6/8 persone. Il cibo era quasi sempre
accettabile, tra le pietanze ricordo l’immancabile pizza di
patate il sabato sera e la mozzarella in carrozza, vi era poi
l’abitudine di scambiarci le cose se non piaceva il primo o il
secondo. Infermeria: ci si andava per medicare le immancabili
sbucciature, per le razioni di olio di fegato di merluzzo e si
veniva ricoverati per febbre o altri malanni, ricordo il mio
morbillo in infermeria; il caro don Luigi ci misurava la
febbre e durante una mia degenza mi addormentai e persi il
termometro nel letto, al controllo non lo trovò sotto al
braccio e mi rimproverò in maniera molto bonaria con una
parolaccia che ci poteva stare. Capitolo svago: diversi i
passatempi, tra quelli che sono presenti nei miei ricordi vi è
la tombola , si iniziava a giocare verso la seconda settimana
di novembre, in pratica si cominciava a creare l’ atmosfera
per le vacanze natalizie; i più bravi a disegnare si
costruivano un calendario al contrario, un schema che contava
i giorni che mancavano per le vacanze di natale; altro gioco
era una specie di subbuteo, (i rutielli) con dei cerchietti di
ferro tipo rondelle che si usavano come calciatori, che
avanzavano sotto la spinta del pollice, c’erano poi le famose
cinque pietre, “ uno mbonda a luna” e “ scava scava re”.
Arrivò il 1974, anno del diploma, lo studio richiedeva
continuità e qualità, a luglio sostenemmo in tre l’esame al
Conservatorio di Napoli (io, Gaetano Sica e il compianto
Tonino Landi). Pure io dovetti fare l’esame di armonia senza
aver mai fatto, come tanti di noi cinque minuti di lezione in
due anni, dovevamo diventare tutti strumentisti, il titolare
di armonia che aveva sempre altro da fare si presentò il
pomeriggio precedente all’esame e mi consegnò un mezzo
pentagramma “imparalo per domani che questo ti chiedo”! Solo
dopo qualche anno ho potuto verificare con rammarico quanto la
mancanza di tale conoscenza ha impedito a tanti di noi di
praticare un’ attività sicuramente più qualitativa. Cominciava
a calare la presenza degli alunni interni e cominciavano a
frequentare gli esterni, negli anni precedenti si erano
diplomati tra gli altri: Gaetano Russo, Mario Apadula, Franco
Lauro, Renato Fusco, Raffaele Pastore e il compianto Cassio
Prinzo (mio padrino di cresima) . Ogni anno 2/3 di noi
lasciavano il collegio, e la considerazione che facevamo
spesso era: “Ma se fra un po’ di anni volessimo rivederci come
faremo a ritrovarci”? Qualcuno esclamò: “Vabbè, sicuramente
inventeranno qualcosa”. Profeta? Visto il proliferare di tanti
social? L’11 luglio del 1974 lasciai il serraglio con un po’
di malinconia, mi aspettava un futuro che mi avrebbe ripagato
delle tante sofferenze patite. Entrato a 9 anni, bambino
timoroso di tutto, impacciato e inquieto per il futuro, ne
uscivo adulto e diplomato in musica, primo e unico diplomato
in clarinetto della mia zona. L’avverso destino che mi privò
dell’affetto di mio padre all’età di quasi 6 anni, mi portò
dopo qualche tempo in collegio, dove ho avuto il privilegio di
apprendere qualcosa che mai poteva essere presente nel mio
DNA. Terminato il periodo degli studi dovetti affrontare il
problema del servizio militare che avevo rinviato tante volte,
fui arruolato nella banda della Guardia di Finanza dove trovai
tanti altri serragliuoli, potevo restarci e continuare a
suonare, ma la vita militare dopo 12 anni di collegio non era
proprio l’ideale, nel frattempo avevo fatto domanda nelle
scuole, a marzo del 1977 ebbi l’incarico nella scuola media
del mio paese, il desiderio di tornare a vivere i luoghi natii
e avvicinarmi alla famiglia mi portò a scegliere
l’insegnamento come professione . Ultima considerazione per
tutti quelli che affermano che per riuscire in qualcosa si
deve essere portati! posso essere anche d’accordo, ma io mi
sono sempre presentato come esempio del contrario, fino
all’età della prima media la musica era per me una cosa del
tutto sconosciuta, mi è stata data l’opportunità di studiarla,
ho studiato, mi è stata utile in tante circostanze, non sono
diventato un concertista, ma ho avuto e continuo ad avere le
mie piccole soddisfazioni.

Bollettino   covid-19, 16
positivi su 3526 tamponi.
Nessuno a Salerno
L’Unità di Crisi della Regione Campania comunica che sono
pervenuti i seguenti dati:

– Ospedale Cotugno di Napoli: sono stati esaminati 341 tamponi
di cui nessuno risultato positivo;
– Ospedale Ruggi di Salerno: sono stati esaminati 286 tamponi
di cui nessuno risultato positivo;
– Asl di Caserta presidi di Aversa-Marcianise: sono stati
esaminati 392 tamponi di cui 9 risultati positivi;
– Ospedale Moscati di Avellino: sono stati esaminati 170
tamponi di cui nessuno risultato positivo;
– Ospedale San Paolo di Napoli: sono stati esaminati 199
tamponi di cui 2 risultati positivi;
– Laboratorio dell’Azienda ospedaliera Federico II: sono stati
esaminati 153 tamponi di cui nessuno risultato positivo;
– Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno: sono
stati esaminati 767 tamponi di cui nessuno risultato positivo;
– Ospedale di Nola: sono stati esaminati 248 tamponi di cui 1
risultato positivo;
– Ospedale San Pio di Benevento: sono stati esaminati 100
tamponi di cui nessuno risultato positivo;
– Laboratorio del CEINGE: sono stati esaminati 472 tamponi di
cui nessuno risultato positivo;
– Laboratorio Biogem sono stati esaminati 398 tamponi di cui 4
risultati positivi;.

Positivi di oggi: 16 (*)
Tamponi di oggi: 3.526
Totale complessivo positivi Campania: 4.684
Totale complessivo tamponi Campania: 139.787

(*) Il dato include anche 9 positivi del comune di Letino (CE)
già oggetto del provvedimento di questa mattina.

Rientri   in   Campania, 1
positivo al test rapido su
604 viaggiatori
L’Unità di Crisi della Regione Campania rende noto che, nella
giornata di oggi, nell’ambito dei controlli effettuati presso
le stazioni ferroviarie della Campania, nei posti di
sorveglianza ai caselli autostradali, all’aeroporto di
Capodichino, in alcuni luoghi nevralgici del territorio come i
terminal bus, sono stati registrati 604 viaggiatori
provenienti da fuori regione. Il numero include anche anche le
registrazioni di rientri con auto a noleggio (25).
Tutte le persone controllate presso le stazioni, l’aeroporto,
ai caselli autostradali e negli altri punti del territorio
sono state sottoposte a misurazione della temperatura. 2
viaggiatori hanno manifestato una temperatura pari o superiore
a 37.5°C
Sulla base delle valutazioni mediche, fatte dal personale
sanitario al momento dei controlli, le Asl hanno sottoposto a
test rapido ed eventualmente a tampone naso-faringeo, alcune
persone.
In particolare, 69 viaggiatori sono stati sottoposti a test
rapido, 1 è risultato positivo (alla barriera autostradale di
Napoli Nord) ed è stato sottoposto a tampone, in attesa di
riscontro.
Complessivamente, i rientri registrati dal 4 maggio ad oggi
sono 23.544, 203 le persone con febbre, 4.290 i test rapidi
eseguiti di cui 131 risultati positivi. I tamponi effettuati
sono stati 155.

Nella giornata odierna sono state registrate        altre   95
dichiarazioni alle Asl relative ai rientri.

Dal 4 maggio ad oggi, il numero delle comunicazioni alle Asl è
di 2.210 dichiarazioni.

Sempre nella giornata odierna, in attuazione dell’ordinanza
n.46 del Presidente della Giunta regionale, Vincenzo De Luca,
sono stati effettuati controlli agli imbarchi per le isole.

All’imbarco di Castellammare sono stati registrati 36
passeggeri diretti a Capri, sottoposti a controllo, sono
risultati negativi.
All’imbarco di Sorrento, sono stati registrati 56 viaggiatori
diretti a Capri​, uno con febbre sottoposto a test rapido
risultato negativo.

All’imbarco di Calata Massa, sono stati registrati 23
viaggiatori: sottoposti a controllo (temperatura e test
rapido), per 2 si è registrata una temperatura superiore ai
37.5 °C, tutti invece sono risultati negativi al test.

All’imbarco    di Pozzuoli sono stati registrati 351 passeggeri.
Sottoposti     a controllo della temperatura, nessuno aveva
febbre. Su    7 persone sono stati effettuati test rapidi, uno
dei quali      risultato positivo. La persona è stata poi
sottoposta     a tampone, in fase di elaborazione.

Tutti i viaggiatori provenienti da fuori Campania, inclusi
quelli con auto a noleggio, sono stati posti in isolamento
domiciliare, con le modalità previste dall’Ordinanza n.41.

Cirielli sconfigge di nuovo
il   coronavirus   e  torna
negativo: “Grazie a tutti
anche a chi ha speculato su
di me”
Edmnondo Cirielli ritorna negativo al coronavirus. Dopo essere
risultato nuovamente positivo, il questore della Camera dei
Deputati soltanto nella giornata di oggi ha potuto tirare,
finalmente, il classico sospiro di sollievo. Con lui anche la
moglie e i bambini, che avevano già superato da tempo
l’infezione. L’annuncio sulla sua pagina social. “Sono tornato
NEGATIVO. Dopo ulteriori 15 giorni di quarantena, il
dipartimento di prevenzione della Asl di Salerno ha disposto
nuovamente i tamponi previsti dalla legge, per verificare
l’eventuale guarigione. Due con almeno 48 ore di distanza.
Entrambi sono risultati negativi per me e la mia Signora, la
dottoressa Mara Campitiello. I bimbi erano già negativi da 15
giorni. Ringrazio le tantissime persone, molte anche che non
conoscevo personalmente, che mi hanno manifestato solidarietà
come uomo e padre. Sono stati molto importarti per me in un
momento psicologico che non auguro a nessuno. Così come
ringrazio tantissimo, per l’umanità e la professionalità, i
tanti operatori sanitari con cui ho dovuto confrontarmi per la
malattia. Non è un momento di polemica ma mi dispiace che
alcuni miserabili, pochissimi per la verità, hanno cercato di
mettere in luce, anche in un momento così difficile per me,
sul piano personale, la loro povertà umana. Ma non fa niente
gli auguro di non passare mai quello che ho passato io e la
mia famiglia”.
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