Ricerca e cooperazione allo sviluppo. Sul rapporto tra saperi nella collaborazione tra università e Ong
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Carlo Perelli, Giovanni Sistu * Ricerca e cooperazione allo sviluppo. Sul rapporto tra saperi nella collaborazione tra università e Ong Summary: ACADEMIC RESEARCH AND DEVELOPMENT AID. INVESTIGATING THE COLLABORATION IN KNOWLEDGE PRODUCTION BETWEEN UNIVERSITIES AND NGOS Research collaboration in development aid projects shows emerging power asymmetries related to knowledge and “extrac- tive” approaches to research data. The emergence of research co-production practices between NGOs and academy requires a reflection on the positioning of the actors. The paper proposes some reflections on the experience of a working group of the University of Cagliari within development aid projects in Africa. Keywords: Development aid; Academic research; North South collaboration. Introduzione finalizzata alla ricerca, tra accademici e Ong ri- sponde alla stessa priorità espressa da Chambers In una recente intervista Richard Chambers e, in parte, alle domande tradizionalmente emer- (tra gli altri, 2005 e 2012), uno dei maggiori pro- se nel dibattito internazionale riguardo alla natu- tagonisti della riflessione sul rapporto tra accade- ra di tale collaborazione, alle diverse esigenze e al mia e cooperazione internazionale, ha sottolinea- diverso posizionamento teorico delle parti rispet- to la necessità, per i ricercatori, di insistere con la to ad essa. Il nostro contributo intende proporre riflessione rispetto alle pratiche di ricerca, al po- alcune riflessioni su tali quesiti partendo dalle sizionamento rispetto ai fenomeni investigati e al attività svolte in Africa da un gruppo di ricerca confronto con altre posizioni, spesso concorrenti dell’Università di Cagliari nell’ultimo quindicen- (Biekart e Gasper, 2013). Per Chambers il princi- nio. In particolare si fa riferimento al lavoro di pale contributo presente e futuro dell’accademia ricerca svolto attraverso progetti finanziati dalla alle azioni di cooperazione si fonderebbe innan- cooperazione allo sviluppo della Regione Autono- zitutto su una pratica diffusa di riflessione consa- ma della Sardegna (RAS), dall’iniziativa comuni- pevole sugli effetti dell’attività del ricercatore e, a taria ENPI-CIUDAD, LIFE Paesi Terzi e ad altri nostro avviso, della geografia per la cooperazione progetti di ricerca finanziati dall’Università di allo sviluppo (Dansero e Lanzano, 2010) all’inter- Cagliari su fondi RAS e dal Ministero degli Affari no dei programmi e dei progetti di cooperazione. esteri italiano1. Il ruolo, spesso ambiguo sul piano della separa- tezza fra azione e analisi dell’azione, delle équipe universitarie quali attori dei progetti pone alcune Il progetto, luogo del contatto questioni che richiedono, l’approfondimento di riflessioni teoriche e analisi di campo sulla geo- Il ruolo dell’Università nella cooperazione può grafia della cooperazione allo sviluppo e sulle real- essere analizzato utilizzando diversi approcci. Esi- tà territoriali coinvolte. Entrambe le dimensioni, ste, ad esempio, un rilevante campo di riflessione che trovano la loro ragion d’essere nella natura sul prima, ovvero su quale sia il ruolo dell’accade- spaziale dell’azione progettuale e del contesto de- mia nella costruzione del discorso sul tema dell’ gli intrecci fra logiche areali e logiche reticolari in “aiuto allo sviluppo”, specialmente nei diparti- una prospettiva transcalare (Bignante et al., 2008; menti che formano alle carriere internazionali. Dansero et al., 2013), possono fornire un apporto La costruzione sociale del discorso dell’idea di al dibattito sulla relazione tra ricerca e coopera- sviluppo è un processo a cui le Università parte- zione. cipano con un ruolo preponderante, fornendo L’interesse per le modalità di collaborazione, ad esempio sempre maggiore legittimazione agli AGEI - Geotema, 48 113
approcci quantitativi d’analisi degli impatti delle Il progetto è il luogo del contatto tra soggetti attività di aiuto internazionale o nella selezione con visioni del mondo (ma anche più banalmente dei possibili beneficiari di un progetto. In questa con aspettative verso il progetto) potenzialmente sede ci soffermeremo maggiormente sul dibattito diverse e confliggenti, per non parlare del ruolo riguardante il dopo, ovvero le pratiche di collabo- di possibili e probabili asimmetrie di potere tra razione tra ricercatori e attori locali, specialmen- di essi. Dunque, anche se esiste una retorica do- te Ong, finalizzate all’attuazione dei progetti. minante riguardo alla scontata e necessaria col- Una consistente letteratura internazionale ha laborazione tra i partner di un progetto, sarebbe esplorato le caratteristiche delle collaborazioni un errore rinunciare ad investigare le modalità Nord – Sud nel campo della ricerca (per una effi- effettive di tale processo. Un primo elemento rile- cace sintesi Bradley, 2007). Il dibattito sul rappor- vante riguarda le asimmetrie di potere derivanti to tra accademici ed esperti esterni all’università dal detenere o meno il sapere esperto (Standing nell’ambito della cooperazione allo sviluppo è e Taylor, 2009; Williams, 2013). Che si tratti di stato esplorato a lungo specialmente in sedi infor- reale conoscenza o di percepita superiorità tec- mali ma stranamente ha generato una ridotta let- nica di un partner sull’altro, la relazione di col- teratura accademica. Con particolare riferimento laborazione si costruirà ed evolverà secondo tale al tema della produzione di conoscenza (Roper, variabile. Il tema è stato sviluppato con diversi 2002; Garret, 2004; Cottrell e Parpart, 2006; focus. Cottrell e Parpart (2006) hanno sottoli- ELRHA, 2012), Roper (2002), ad esempio, ha de- neato, con particolare attenzione alle relazione lineato un modello di successo che descrive 5 pos- di genere, l’esistenza di una tensione tra i part- sibili tipologie rispetto alle finalità e alla natura ner che emerge sostanzialmente per una cattiva di tale collaborazione tra le parti, come riportato gestione dell’informazione e del controllo su di nella Tab. 1. essa. Emerge con forza il rischio di un approccio Secondo Roper, le tipologie di rapporto pre- “estrattivo” alla collaborazione con i partner non vedono ruoli diversi per le parti durante la colla- accademici relegati al ruolo di semplici fornitori borazione. Nei primi due casi ad esempio le Ong di dati e con scarsa, e a volte nulla, condivisione possono avere maggiore iniziativa e, in qualche nella fase di elaborazione dei risultati finali (si modo, essere i datori di lavoro del ricercatore. Ne- veda anche Garret, 2004). Con particolare rife- gli ultimi due casi invece sia l’iniziativa che la ge- rimento all’influenza del sistema di valutazione stione del rapporto di collaborazione sono sbilan- della ricerca Williams, (2013) sottolinea come ciate verso il ricercatore. Il terzo modello rappre- specialmente gli approcci “critici” alle scienze so- senta in qualche modo una condizione ideale di ciali e ai paradigmi dello sviluppo che sostengo- collaborazione nella quale, partendo da esigenze no le pratiche di coproduzione della conoscenza, pratiche e di ricerca condivise o perlomeno unite non siano agevolate dagli attuali metodi di valu- da una stessa visione ontologica, si promuove una tazione della ricerca. duratura collaborazione che strutturi un proces- Un interessante ambito di riflessione si è svi- so continuo partendo dal progetto iniziale. luppato intorno al risultato finale di tale colla- Tab.1. Tipologie di collaborazione tra ricercatore e Ong all’interno di un progetto di cooperazione. Modello Descrizione The expert-consultant model The academic expert comes in and analyses a problem and makes recommenda- tions, and the organisation is a consumer of the product. The expert-trainer model The academic helps the Ngo develop organizational skills to deal with a particular set of problems. The joint-learning model Research regarding a particular problem is used as a platform for developing skills in conscious or critical inquiry. The ‘best practice’ model The researcher is documenting organizational practice for the purpose of sharing that experience more broadly in order to improve development practice. The theory-development model The research is meant to contribute to the development of theoretical literature and may be part of a broader intellectual undertaking. Fonte: Roper, 2002, pag. 341. 114 AGEI - Geotema, 48
borazione ed in particolare riguardo alla diffu- ricerca e metodologia) e soprattutto pratiche (for- sione dei risultati della ricerca. In parallelo alle mazione, ricerca sul campo, attività di lobbying, esigenze di pubblicità e replicabilità dei risultati consulenza e gestione dei processi di partecipa- dei progetti di cooperazione, sostenute con forza zione) che contribuiscono alla produzione di pro- specialmente in ambito Comunitario, ci si è inter- dotti di ricerca. Tale processo come si è detto in rogati sull’uso dei dati e dei risultati della ricerca precedenza, non è esente da criticità (Stevens e in ambito non accademico, anche per il successo al., 2013). di approcci partecipativi come il CBPR, Communi- Si pongono cosi questioni riguardanti l’etica ty Based Participatory Research, specialmente in am- della relazione di collaborazione che spesso han- bito medico – sanitario. Il crescente interesse per no trovato una soluzione sia nella creazione di la misurazione della rilevanza dei risultati ottenu- una virtuosa relazione circolare di scambio tra ti risponde ad esigenze sovrapponibili del mondo dato e prodotto finale della ricerca sia, all’in- accademico e dei finanziatori, entrambi accomu- terno dello stesso processo di ricerca, attraverso nati da una preponderante (e problematica) at- un posizionamento che potremmo definire mili- tenzione verso strumenti statistici come l’impact tante o umanitario del ricercatore che sposa in factor o la Valutazione di Impatto dei progetti. Ma parte o in toto la visione del mondo supportata anche le Ong oramai condividono logiche molto dai partner. Questo elemento si ricollega anche simili, la cui diffusione emerge semplicemente ad un dibattito ormai consolidato sul ruolo del- verificando l’attenzione per il monitoraggio e la la geografia militante e sul posizionamento del valutazione all’interno del discorso ufficiale pro- ricercatore, nel quadro del più ampio dibattito mosso dai Millennium Development Goals. In que- della geografia post coloniale (England e Ward, sta sede possiamo solo accennare ai principali 2007). Su questi temi si è concentrato anche il di- elementi di criticità derivanti da tale processo (si battito sulla coproduzione della conoscenza (per veda tra gli altri Conlin e Stirrat, 2008). Una pri- una introduzione al dibattito Jazeel e McFarla- ma domanda generale che ci si può porre riguar- ne, 2010). La letteratura ha messo in evidenza il da l’oggetto della valutazione. La pratica mostra ruolo delle disuguaglianze a diversi livelli (Nord come il focus sia centrato sui principi di efficacia – Sud; ricercatori affermati – emergenti; disponi- dell’azione progettuale ed efficienza nella realiz- bilità risorse) nell’innescare decisive conflittua- zazione. Sono largamente sottostimati gli impatti lità interne al rapporto di collaborazione. Temi legati alla conoscenza e alla sua diffusione in va- come la detenzione dei diritti di autore e della rie forme, ma anche, più in generale, agli effetti di proprietà intellettuale della ricerca, ad esempio, innovazione e di policy. restano centrali in ambiti di collaborazione spes- Inoltre appare problematica l’adozione di un so multidisciplinari oltre che, per definizione, approccio meccanicista alle tecniche di monito- multiculturali (Jeffery, 2014). raggio e valutazione specialmente rispetto a temi Esistono però rapporti fondati su altri pre- quali le diversità di genere e la riduzione della po- supposti, oltre all’identificazione militante, che vertà. Come mostrato da Conlin e Stirrat (2008), rendono la collaborazione più complessa. Alcuni il tema centrale resta quello della legittimazione hanno persino voluto mettere in discussione la va- della valutazione. Gli attori della cooperazione si lidità universale del principio di collaborazione, trovano dinnanzi alla mancata integrazione tra il affermatosi come condivisibile reazione rispetto tradizionale approccio positivista e gli emergenti alle asimmetrie di potere e consolidatosi portan- tentativi di valutazione qualitativa e di interpre- do ad una eccessiva semplificazione nella lettura tazione della realtà la cui efficacia è ancora da del fenomeno. Routledge (2001), ad esempio, ha verificare e, dunque, difficilmente rispondono al descritto efficacemente i rischi derivanti da tale discorso dominante di valutazione secondo dati semplificazione e la necessità di adottare un ap- quantitativi. proccio critico rispetto alle metodologie di col- Osserviamo comunque come la collaborazio- laborazione. Fisher (2011), con argomenti simili, ne e la condivisione dei dati/risultati rendano descrive il ruolo spesso trascurato delle differenti fluide le tradizionali distinzioni tra ricercatori, aspettative e dei posizionamenti epistemologi- consulenti e esperti nella coproduzione del corpo ci tra i partner nel rendere quasi impossibile un di conoscenza internazionale sulla cooperazione rapporto di collaborazione. Le riflessioni sulle allo sviluppo. Al di là della polarità teorizzazione metodologie di collaborazione dovrebbero conse- – pratiche di terreno, ricercatori e Ong si incon- guentemente integrare le incognite per il proces- trano sempre più in un’area grigia di attività teo- so di ricerca derivanti dalla fluidità delle variabili, riche (definizione di policies, pianificazione della anche geografiche, in gioco. AGEI - Geotema, 48 115
Posizionamenti fra cooperazione e ricerca quest’ultimo ambito grazie al contributo di nuovi giovani ricercatori (Perelli e Sistu, 2012; Carboni Il tema del ruolo dell’università rispetto alla et al., 2014). cooperazione allo sviluppo ha poliedriche decli- L’investimento di lungo periodo, solo parzial- nazioni possibili e se l’analisi precedente ha mo- mente congruente con i fattori di ottimizzazione strato la complessità del quadro interpretativo dei delle opportunità di carriera in ambito accademi- rapporti fra gli attori, altrettanto complessa è la co, ha costituito l’elemento di maggiore criticità declinazione della relazione fra università e azio- apparente della strategia scelta. Viceversa posso- ni di cooperazione (Turco, 2010). no costituire fattori positivi di questa scelta, ac- Nel contesto della geografia accademica italia- canto ai valori della cooperazione non approfon- na, questa relazione si è andata definendo da un dibili in questa sede, il contenuto formativo delle lato come naturale processo di analisi della geo- diverse iniziative, le opportunità di lavoro profes- grafia della cooperazione (esemplari i numerosi sionalizzante sul campo, la conoscenza dell’altro- contributi del gruppo di lavoro dell’Università ve, l’opportunità di dar voce ad istanze non diver- di Padova cresciuto intorno a Pierpaolo Faggi; samente esprimibili da parte degli attori deboli, cfr. Bertoncin e Pase, 2008) o ha assunto anche la rete di relazioni consolidata e, nel più lungo pe- le vesti della partecipazione attiva al processo di riodo, il valore delle stesse opportunità di ricerca. costruzione e attuazione degli interventi sul cam- In quest’ultimo ambito le criticità legate ad una po (come la già citata esperienza dell’università eventuale perdita della terzietà del ricercatore ci di Torino o quella dei geografi dell’Università appaiono ineludibilmente riconducibili alla sua di Firenze). Modi diversi di interpretare il ruolo capacità soggettiva nel mettere in discussione se dell’attore/ricercatore all’interno di tale pro- stesso e il proprio agire in un posizionamento mi- cesso. litante o umanitario, anche attraverso il confron- Il posizionamento dell’unità di ricerca di Ca- to con voci critiche interne o esterne al gruppo di gliari si è rapidamente indirizzato alla collabo- lavoro (Carboni, 2011). razione diretta nella costruzione delle iniziative L’esperienza dell’unità di ricerca mostra come progettuali di intervento. Questo percorso ha certamente una delle motivazioni principali del- costituito l’approdo scelto per dare continuità la partecipazione a progetti di cooperazione sia alla prima iniziativa di collaborazione in Tunisia quella legata alle risorse finanziarie e alle oppor- con la missione archeologica dell’Ateneo, avvia- tunità di finanziamento delle attività di ricerca. ta alla metà degli anni ’90 e al lavoro di ricerca Esiste dunque una tensione continua tra interessi realizzato in quest’ambito (Loi et al., 2002). L’ap- di ricerca consolidati e flessibilità necessaria per provazione di una legge regionale in materia di aderire alle proposte dei bandi, situazione che ci cooperazione allo sviluppo (LR 19/1996), le rela- pare problematica, ma non negativa in assoluto. zioni consolidate con gli attori locali (istituzionali Le pratiche di cooperazione nel lungo periodo e non) e le possibilità di integrazione con alcune hanno fornito, ad esempio, interessanti oppor- iniziative di ricerca (Cattedra e Sistu, 2001) han- tunità di innovazione delle linee di ricerca e di no motivato questa scelta non neutrale. Tuttavia, sperimentazione di metodologie altrimenti non aver privilegiato l’azione di cooperazione, con gli frequentate. Di certo il tema della autonomia fi- impegni operativi conseguenti, ha in una prima nanziaria delle Università espone la ricerca a con- fase ridotto i margini per la costruzione di un am- dizionamenti esterni nelle scelte epistemologiche bito parallelo di ricerca, obiettivamente limitato e ontologiche. In ambito UE ad esempio ci appare (Sistu, 2007). Queste attività hanno comunque evidente la contraddizione tra le politiche di vici- consolidato una sistema di relazioni che ha costi- nato (programmi MEDA, ENPI e altri) e la retori- tuito il sostrato sul quale poter operare sul dop- ca della “fortezza Europa” all’interno della quale pio binario delle iniziative di cooperazione e del la ricerca, nell’ambito della cooperazione, deve consolidamento dell’attività di ricerca. Nel tempo muoversi in uno spazio molto ridotto per la co- si è ampliato l’ambito di intervento al sud della struzione di discorsi concorrenti o alternativi sul Tunisia, al Senegal e al Marocco, con progetti di Mediterraneo, ad esempio, come spazio di incon- iniziativa prima regionale e poi Comunitaria, già tro e mobilità a tutti i livelli. Ad una scala minore, in precedenza richiamati. L’allargamento della anche la collaborazione tra ricercatori e Ong vive rete di partenariato e il progressivo rafforzamen- delle contraddizioni derivanti dalla necessità, per to delle opportunità di integrazione della ricerca entrambe le parti, di accedere ai finanziamenti con la cooperazione hanno consentito di dare vi- che pongono problemi di natura diversa. A parte sibilità, nel recente periodo, anche ai risultati in la possibilità di asimmetrie derivanti dal controllo 116 AGEI - Geotema, 48
delle risorse e del sapere esperto a cui abbiamo degli attori locali e nella ricerca delle informa- già fatto accenno, è il processo di ricerca in tutte zioni, nella scelta e popolamento degli indicatori le sue fasi a riprodurre tensioni sulle scelte meto- significativi per il modello sperimentale. In so- dologiche, ontologiche, di “fedeltà” alle multiple stanza AGIR si è impadronita di una metodologia indicazioni di policy e alla visione dei rapporti standard e, anche con la nostra collaborazione, di cooperazione che sottendono ogni bando per l’ha declinata e adattata al sistema territoriale lo- progetti, ad esempio tra UE e stati partner. cale, in misura tale da trasferirla in altri progetti e contesti operativi (es. monitoraggio delle risorse ittiche del Parco di Al Hoceima). L’associazione Pratiche. Un’esperienza ha trascinato in questo percorso innovativo anche i ricercatori locali, restii ad accettare la fase di in- Nella costruzione della relazione tra ricercato- dagine quantitativa indispensabile al popolamen- re e Ong l’esperienza da noi maturata ha assunto to degli indicatori di impatto. caratteristiche differenziate a seconda dei conte- Richiamandoci alle categorie di Roper (2002) sti. Ad esempio, nell’esperienza in Tunisia, in par- di cui sopra, emergono pratiche di collaborazio- ticolare, il condizionamento imposto dal regime ne mutevoli che, iniziate con uno sbilanciamento di Ben Ali ha di fatto schiacciato per lungo tem- verso il ruolo del ricercatore hanno visto via via la po ogni possibilità di azione creativa delle Ong Ong assumere un ruolo di maggior peso nel rap- locali, pesantemente condizionate nel loro agire porto di collaborazione, col paradossale risultato da controlli ferrei. Solo il cambiamento del qua- di una vera inversione di paradigmi tra i soggetti dro politico e la sofferta creazione di un sistema della ricerca ed i soggetti della pratica di terreno. democratico hanno mutato realmente lo scenario In questo caso le attività di ricerca hanno rappre- delle opportunità. Paradossalmente, la supposta sentato (per la Ong) una opportunità importante stabilità del regime veicolata attraverso un’artico- di integrazione delle competenze metodologiche, lata costruzione discorsiva supportata dall’accon- utili a stimolare nuove opportunità applicative. discendenza dei soggetti erogatori dei finanzia- Un processo nel quale competenze e risorse laten- menti internazionali, compresa la stessa Unione ti dell’associazione hanno avuto un ruolo decisivo. Europea (Hibou et al., 2011), ha fatto sì che questi Come risultato diretto del progetto Destina- soggetti si siano trovati del tutto impreparati al tions inoltre, in virtù del doppio ruolo di tecnici cambiamento politico e che abbiamo continuato della cooperazione e di esponenti di rilievo della per mesi ad agire per inerzia, nel rigido rispetto società civile locale, i membri della Ong hanno sa- dei calendari operativi già impostati. puto utilizzare le conoscenze e la visibilità acquisi- Viceversa un valore diverso può essere attribui- te per trasferire al di fuori del progetto stesso rile- to all’esperienza fatta tra il 2006 e il 2009 nell’am- vanti informazioni, divenute indicazioni di policy bito del progetto Life destinations (www.project- per gli attori governativi marocchini. Infatti, la destinations.org), che ci pare mostri come la co- Ong basandosi sulle Convenzioni Internazionali dificazione del sapere possa privilegiare l’attore e sulle metodologie dell’UNEP individuate all’in- non istituzionale e consentirgli di indirizzare la terno del progetto Destinations, ha contribuito a ricerca quando sia in grado di esprimere compe- creare un Comitato di cittadini (CSPS, Comité de tenze tecniche e capacità di presa sul territorio. In Suivi du Projet Souani) che ha animato il dibattito questo caso l’oggetto dell’intervento, ovvero l’ap- e il confronto sul progetto turistico-immobiliare plicazione della metodologia dell’UNEP per la va- Souani (sul caso si veda Perelli e Sistu, 2012b), ac- lutazione della capacità di carico turistica all’in- quisendo una forte legittimazione verso i funzio- terno del processo di Gestione Integrata delle nari ministeriali ma anche verso il Governatore Zone Costiere nella Baia di Al Hoceima (Maroc- della Regione. Grazie a questa iniziativa, Souani co), ha visto l’interazione di ricercatori italiani e è stato il primo caso in Marocco di un progetto magrebini, consulenti locali e Ong, oltre ad attori turistico strategico, fortemente voluto dal Gover- istituzionali in rappresentanza dei Ministeri degli no e finanziato da investimenti esteri, costretto stati partner. L’associazione AGIR, Association pour ad accogliere le istanze delle popolazioni tocca- la Gestion Intégrée des Ressources, creata nel 2008 da te dall’intervento. Per circa 18 mesi il progetto è soggetti già attivi nell’azione di volontariato re- stato bloccato per intervenire sulla progettazione gionale e ideatore/gestore di numerosi progetti iniziale intorno ad elementi quali la salvaguar- internazionali, ha avuto un ruolo fondamentale dia della falda freatica superficiale, l’adozione di nell’avvio delle azioni di progetto, incidendo poi criteri antisismici adeguati al contesto, il rispet- profondamente nelle attività di sensibilizzazione to della fascia di inedificabilità di 100 metri dal AGEI - Geotema, 48 117
mare, il rispetto dell’area di esondazione dell’Ou- il dibattito anche per attori operanti in contesti ed Rhiss, la salvaguardia del sistema dunare co- che potremmo definire con un eufemismo, a de- stiero e la rivalutazione dell’impatto economico mocrazia debole. Ma non tutte le Ong hanno la dell’iniziativa. competenze e la capacità di lobbying mostrate da Questa esperienza ha strutturalmente mutato AGIR ad Al Hoceima e ogni esperienza andrebbe il rapporto di collaborazione tra l’unità di ricer- contestualizzata con cura. ca ed i membri dell’associazione. Se nel caso di Sul piano più strettamente connesso al pro- Destinations obbiettivi di progetto e metodologia cesso di ricerca, la collaborazione richiede uno erano in qualche modo imposti dai partner euro- sforzo di posizionamento costante rispetto alle pei, negli anni successivi nuove iniziative di colla- aspettative, alle visioni e alle pratiche di lavoro da borazione, mai interrotte, sono nate da una rela- condividere. L’uso delle informazioni e la valoriz- zione paritaria, sia nella fase di definizione che di zazione del dato sia in direzione delle aspettative elaborazione della ricerca. Per quanto riguarda la del ricercatore che della Ong restano un proble- pubblicazione dei risultati, se sono state interes- ma capitale da far emergere. Anche la ripartizio- se esclusivo dell’unità di ricerca le pubblicazioni ne delle risorse tra i partner resta un nodo dolen- scientifiche in ambito accademico, una buona te dei progetti di cooperazione che ancora ripro- visibilità e fruizione operativa comune hanno co- ducono asimmetrie molto evidenti. nosciuto i prodotti grigi come report di attività Lo sforzo di riflessione e teorizzazione sul tema e guide metodologiche, prodotti dalla Ong stes- è ancora limitato e attraverso un approccio non sa e pubblicati on-line. In diverse occasioni tali ideologico al mantra della collaborazione, la ri- prodotti hanno condotto a nuove opportunità di cerca può fornire un importante contributo a collaborazione per la Ong con altri partner inter- definire alcuni nodi critici per la riflessione e la nazionali. pratica della e per la cooperazione. Sempre nel quadro di Destinations altri casi di studio in Algeria e Tunisia hanno mostrato che, in mancanza di un soggetto locale non istituzionale Bibliografia credibile e capace come AGIR, gli effetti di diffu- sione dei risultati della ricerca e delle indicazioni Bartunek J.M., Rynes S. L., Academics and Practitioners Are Alike di policy sono stati minori e limitati ad una colla- and Unlike: The Paradoxes of Academic - Practitioner Relation- ships, in «Journal of Management», 2014, 40, 5, pp. 1181- borazione ricercatori – attori istituzionali. 1201. Biekart K., Gasper D., Robert Chambers, «Development and Change», 2013, 44, pp. 705-725. Conclusioni Bertoncin M., Pase A., Attorno al Lago Ciad. Sguardi diversi sullo Sviluppo, Torino, L’Harmattan Italia, 2008. Bignante E., Dansero E., Scarpocchi C., Geografia e cooperazione L’esperienza sopra descritta ci pare confermi allo sviluppo. Temi e prospettive per un approccio territoriale, Mi- che nella collaborazione/cooperazione con le lano, FrancoAngeli, 2008. Ong locali, all’interno di un processo altamente Bradley M., North-South Research Partnerships: Challenges, Re- problematico, emerga un’area di competenze co- sponses and Trends - A Literature Review and Annotated Bib- liography, Ottawa, IDRC International Development Re- muni e pratiche di terreno che rendono la netta search Centre - Canadian Partnerships Working Paper distinzione tra ricercatore e operatori delle Ong Series, Working Paper 1, http://idl-bnc.idrc.ca/dspace/ più fluida e dinamica. In questa fase di evoluzione bitstream/10625/36539/1/127716.pdf, 2007. aumentano, invece che diminuire, i rischi di una Carboni M., La cooperazione italiana: cronaca di una morte annun- ciata?, in «Equilibri», (http://www.equilibri.net/nuovo/ adesione passiva a pratiche di ricerca che replichi- sites/default/files/focus_carboni_coop.pdf), 2011. no asimmetrie e conflittualità tra gli attori. Alcu- Carboni M., Perelli C., Sistu G., Is Islamic tourism a viable option ni temi estremamente critici vanno fatti emerge- for Tunisian tourism? Insights from Djerba, in «Tourism Man- re e discussi, a partire dal ruolo del finanziatore agement Perspectives», 2014, 11, 1, pp. 1-9. e dalle scelte di policy che vorrebbe indirizzare. Cattedra R., Sistu G., Retoriche dell’azione. Processi di territorial- izzazione, politiche ambientali e crescita del turismo culturale: Quale spazio può ritagliarsi la ricerca e la collabo- un’analisi comparata tra Tunisia e Marocco, «Terra d’Africa», razione tra attori che fanno riferimento a orizzon- 2001, X, pp. 85-131. ti culturali e geografici diversi ma anche a sistemi Chambers R., Ideas for Development, London and Sterling, di relazioni di potere non assimilabili? Pubblica- VAEarthscan, 2005. re un contributo di ricerca “critica”, in che modo Chambers R., Provocations for Development, Bourton on Dun- smore, Practical Action Publishing, 2012. può ripercuotersi sulle prospettive di lavoro di un Conlin S., Stirrat R., Current Challenges in Development Evalua- ricercatore europeo e di una Ong locale? Il caso tion, in «Evaluation», 2008, 14, 2, pp. 193-208. di Al Hoceima ha mostrato che ci sono spazi per Cottrell B., Parpart J.L., Academic-Community Collaboration, Gen- 118 AGEI - Geotema, 48
der Research, and Development: Pitfalls and Possibilities, in «De- laborations, in «Development in Practice», 2002, 12, 3/4, pp. velopment in Practice», 2006, 16, 1, pp. 15-26. 338-345. Dansero E., Lanzano C., Geografia della cooperazione, geografia per Routledge P, Within the river: collaboration and methodology, in la cooperazione. Riflessioni a partire da recenti esperienze di ricerca- «The Geographical Review», 2001, 91, 1, pp. 113-120. azione, in Turco A. (a cura di), Governance ambientale e svi- Sistu G. (a cura di), Immaginario collettivo e identità locale. La valo- luppo locale in Africa. Cooperazione, saperi, cartografie, Milano, rizzazione turistica del patrimonio culturale fra Tunisia e Sarde- FrancoAngeli, 2010, pp. 55-71. gna, Milano, FrancoAngeli, 2007. Dansero E., Lanzano C., Tecco N. (a cura di), Sguardi incrociati, Standing H., Taylor P., Whose Knowledge Counts? Development nature svelate. Aree protette, cooperazione decentrata e rappresen- Studies Institutions and Power Relations in a Globalised World, in tazioni della natura fra Piemonte e Africa sub sahariana, Milano, «IDS Bulletin» 2009, 28, 2, pp. 79-85. FrancoAngeli, 2013. Stevens D., Hayman R., Mdee A., ‘Cracking collaboration’ between ELRHA, Effective Academic-Humanitarian Collaboration, A practi- NGOs and academics in development research, «Development in cal resource to support academic and humanitarian organisations Practice», 2013, 23, 8, pp. 1071-1077. working together, London, Enhanced Learning & Research Turco A. (a cura di), Governance ambientale e sviluppo locale in for Humanitarian Assistance (ELRHA), 2012). Africa. Cooperazione, saperi, cartografie, Milano, FrancoAngeli, England K., Ward K. (a cura di), Neoliberalization: states, net- 2010. works, peoples, Oxford: Blackwell, 2007. Williams G., Researching with impact in the Global South? Impact Fisher S., Knock, knock, knocking on closed doors: exploring the dif- evaluation practices and the reproduction of ‘development knowl- fuse ideal of the collaborative research relationship, in «Area», edge’, in «Contemporary Social Science», 2013, 8, 3, pp. 223- 2011, 43, 4, pp. 456-462. 236. Garrett J.L., Bridging Gaps: Collaboration between Research and Op- erational Organisations, in «Development in Practice», 2004, 14, 5, pp. 702-709. Hibou B., Meddeb H., Hamdi M., Tunisia after 14 January and Note its social and political economy: The issues at stake in a recon- figuration of European Policy, Euro-Mediterranean Human * Pur trattandosi di un contributo frutto di riflessione comu- Rights Network (EMHRN), 2011, (http://www.refworld. ne, si ritiene di attribuire a Perelli C. i paragrafi secondo e org/pdfid/515013412.pdf.). quarto e a Sistu G. i restanti paragrafi. Jazeel T., Mcfarlane C., The limits of responsibility: a postcolonial 1 Fra le iniziative di cooperazione a cui ha preso parte attiva politics of academic knowledge production, in «Transactions of l’unità di ricerca si ricordano: “AQUA 2000. Scavo, edizione, the Institute of British Geographers», 2010, 35, pag. 109- conservazione e valorizzazione di un’area urbana della città 124. romana di Uthina (Oudna-Tunisia)”, finanziato dal Ministero Jeffery R., Authorship in multi-disciplinary, multi-national North- degli Affari esteri italiano (2000-2003), “Valorizzazione econo- South research projects: issues of equity, capacity and accountabil- mica sostenibile dei siti archeologici del Patrimonio dell’Uma- ity, in «Compare: A Journal of Comparative and Interna- nità dell’UNESCO all’interno del sistema turistico della Tuni- tional Education», 2014, 44, 2, pp. 208-229. sia”, finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna con Loi G., Pinna P., Sistu G., Meccanismi di crescita del turismo cul- i fondi della Legge Regionale 19/96 (2005-2006), “Bottarga, turale in Tunisia: problemi territoriali e potenzialità economiche. cooperazione e tracciabilità: scambi di competenze con il Se- Il caso di Uthina, in Sotgiu G., Ben Hassen H., Corda A. M. negal e integrazione commerciale con i sistemi di trasforma- (a cura di), Scavi Archeologici ad Uthina (1995-2001), ASKOS zione delle aree umide del centro Sardegna” finanziato dalla Edizioni, Cagliari - Tunisi, 2002, pp. 153-199. Regione Autonoma della Sardegna con i fondi della Legge Mistry J., Berardi A., Simpson M., Critical reflections on practice: Regionale 19/96 (2007-2008), “DESTINATIONS - Développe- the changing roles of three physical geographers carrying out re- ment de stratégies pour un tourisme durable dans les nations search in a developing country, in «Area», 2009, 41, 1, pp. 82- méditerranéennes. - Methodological support to PAP/RAC and 93. the participating countries (Algeria, Morocco, Tunisia) in the Perelli C., Sistu G., Jasmines for tourists. Heritage policies in Tuni- implementation of the “Destinations” project”, Progetto Ue - sia over the last decades in Kaminski J., Benson A. M., Arnold LIFE Paesi Terzi (2006-2009), “Tourisme et qualité environne- D. (a cura di), Contemporary issues in cultural heritage tourism, mentale - Projet de coopération entre les îles de Djerba et de la London, Routledge, 2012 (a), pp. 71-87. Sardaigne” finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna Perelli C., Sistu G., Gestione integrata costiera e partecipazione. con i fondi della Legge Regionale 19/96 (2008-2009), “TOUR- L’esperienza della Baia d’Al Hoceima (Marocco), in CNR-Ibimet MED-EAU Gestion durable de l’eau dans les territoires touristi- (a cura di), Atti del IV Simposio Internazionale Il Moni- que de la Méditerranée” finanziato dall’iniziativa comunitaria toraggio Costiero Mediterraneo. Problematiche e tecniche ENPI - CIUDAD (2010-2013), “SOUTH-EAST ARCHERITAGE di misura, Livorno 12-14 giugno 2012, Firenze, CNR-Ibimet, Roman Empire Common Heritage in Southern and Eastern 2012 (b), pp. 433-440. ENPI Countries”, finanziato dall’iniziativa comunitaria ENPI - Roper L., Achieving Successful Academic-Practitioner Research Col- CIUDAD (2010-2013). AGEI - Geotema, 48 119
Puoi anche leggere