Ricerca e cooperazione allo sviluppo. Sul rapporto tra saperi nella collaborazione tra università e Ong

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Carlo Perelli, Giovanni Sistu *

Ricerca e cooperazione allo sviluppo. Sul rapporto
tra saperi nella collaborazione tra università e Ong

Summary: ACADEMIC RESEARCH AND DEVELOPMENT AID. INVESTIGATING THE COLLABORATION IN KNOWLEDGE
         PRODUCTION BETWEEN UNIVERSITIES AND NGOS

Research collaboration in development aid projects shows emerging power asymmetries related to knowledge and “extrac-
tive” approaches to research data. The emergence of research co-production practices between NGOs and academy requires
a reflection on the positioning of the actors. The paper proposes some reflections on the experience of a working group of the
University of Cagliari within development aid projects in Africa.

Keywords: Development aid; Academic research; North South collaboration.

Introduzione                                                     finalizzata alla ricerca, tra accademici e Ong ri-
                                                                 sponde alla stessa priorità espressa da Chambers
   In una recente intervista Richard Chambers                    e, in parte, alle domande tradizionalmente emer-
(tra gli altri, 2005 e 2012), uno dei maggiori pro-              se nel dibattito internazionale riguardo alla natu-
tagonisti della riflessione sul rapporto tra accade-             ra di tale collaborazione, alle diverse esigenze e al
mia e cooperazione internazionale, ha sottolinea-                diverso posizionamento teorico delle parti rispet-
to la necessità, per i ricercatori, di insistere con la          to ad essa. Il nostro contributo intende proporre
riflessione rispetto alle pratiche di ricerca, al po-            alcune riflessioni su tali quesiti partendo dalle
sizionamento rispetto ai fenomeni investigati e al               attività svolte in Africa da un gruppo di ricerca
confronto con altre posizioni, spesso concorrenti                dell’Università di Cagliari nell’ultimo quindicen-
(Biekart e Gasper, 2013). Per Chambers il princi-                nio. In particolare si fa riferimento al lavoro di
pale contributo presente e futuro dell’accademia                 ricerca svolto attraverso progetti finanziati dalla
alle azioni di cooperazione si fonderebbe innan-                 cooperazione allo sviluppo della Regione Autono-
zitutto su una pratica diffusa di riflessione consa-             ma della Sardegna (RAS), dall’iniziativa comuni-
pevole sugli effetti dell’attività del ricercatore e, a          taria ENPI-CIUDAD, LIFE Paesi Terzi e ad altri
nostro avviso, della geografia per la cooperazione               progetti di ricerca finanziati dall’Università di
allo sviluppo (Dansero e Lanzano, 2010) all’inter-               Cagliari su fondi RAS e dal Ministero degli Affari
no dei programmi e dei progetti di cooperazione.                 esteri italiano1.
Il ruolo, spesso ambiguo sul piano della separa-
tezza fra azione e analisi dell’azione, delle équipe
universitarie quali attori dei progetti pone alcune              Il progetto, luogo del contatto
questioni che richiedono, l’approfondimento di
riflessioni teoriche e analisi di campo sulla geo-                  Il ruolo dell’Università nella cooperazione può
grafia della cooperazione allo sviluppo e sulle real-            essere analizzato utilizzando diversi approcci. Esi-
tà territoriali coinvolte. Entrambe le dimensioni,               ste, ad esempio, un rilevante campo di riflessione
che trovano la loro ragion d’essere nella natura                 sul prima, ovvero su quale sia il ruolo dell’accade-
spaziale dell’azione progettuale e del contesto de-              mia nella costruzione del discorso sul tema dell’
gli intrecci fra logiche areali e logiche reticolari in          “aiuto allo sviluppo”, specialmente nei diparti-
una prospettiva transcalare (Bignante et al., 2008;              menti che formano alle carriere internazionali.
Dansero et al., 2013), possono fornire un apporto                La costruzione sociale del discorso dell’idea di
al dibattito sulla relazione tra ricerca e coopera-              sviluppo è un processo a cui le Università parte-
zione.                                                           cipano con un ruolo preponderante, fornendo
   L’interesse per le modalità di collaborazione,                ad esempio sempre maggiore legittimazione agli

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approcci quantitativi d’analisi degli impatti delle              Il progetto è il luogo del contatto tra soggetti
attività di aiuto internazionale o nella selezione            con visioni del mondo (ma anche più banalmente
dei possibili beneficiari di un progetto. In questa           con aspettative verso il progetto) potenzialmente
sede ci soffermeremo maggiormente sul dibattito               diverse e confliggenti, per non parlare del ruolo
riguardante il dopo, ovvero le pratiche di collabo-           di possibili e probabili asimmetrie di potere tra
razione tra ricercatori e attori locali, specialmen-          di essi. Dunque, anche se esiste una retorica do-
te Ong, finalizzate all’attuazione dei progetti.              minante riguardo alla scontata e necessaria col-
   Una consistente letteratura internazionale ha              laborazione tra i partner di un progetto, sarebbe
esplorato le caratteristiche delle collaborazioni             un errore rinunciare ad investigare le modalità
Nord – Sud nel campo della ricerca (per una effi-             effettive di tale processo. Un primo elemento rile-
cace sintesi Bradley, 2007). Il dibattito sul rappor-         vante riguarda le asimmetrie di potere derivanti
to tra accademici ed esperti esterni all’università           dal detenere o meno il sapere esperto (Standing
nell’ambito della cooperazione allo sviluppo è                e Taylor, 2009; Williams, 2013). Che si tratti di
stato esplorato a lungo specialmente in sedi infor-           reale conoscenza o di percepita superiorità tec-
mali ma stranamente ha generato una ridotta let-              nica di un partner sull’altro, la relazione di col-
teratura accademica. Con particolare riferimento              laborazione si costruirà ed evolverà secondo tale
al tema della produzione di conoscenza (Roper,                variabile. Il tema è stato sviluppato con diversi
2002; Garret, 2004; Cottrell e Parpart, 2006;                 focus. Cottrell e Parpart (2006) hanno sottoli-
ELRHA, 2012), Roper (2002), ad esempio, ha de-                neato, con particolare attenzione alle relazione
lineato un modello di successo che descrive 5 pos-            di genere, l’esistenza di una tensione tra i part-
sibili tipologie rispetto alle finalità e alla natura         ner che emerge sostanzialmente per una cattiva
di tale collaborazione tra le parti, come riportato           gestione dell’informazione e del controllo su di
nella Tab. 1.                                                 essa. Emerge con forza il rischio di un approccio
   Secondo Roper, le tipologie di rapporto pre-               “estrattivo” alla collaborazione con i partner non
vedono ruoli diversi per le parti durante la colla-           accademici relegati al ruolo di semplici fornitori
borazione. Nei primi due casi ad esempio le Ong               di dati e con scarsa, e a volte nulla, condivisione
possono avere maggiore iniziativa e, in qualche               nella fase di elaborazione dei risultati finali (si
modo, essere i datori di lavoro del ricercatore. Ne-          veda anche Garret, 2004). Con particolare rife-
gli ultimi due casi invece sia l’iniziativa che la ge-        rimento all’influenza del sistema di valutazione
stione del rapporto di collaborazione sono sbilan-            della ricerca Williams, (2013) sottolinea come
ciate verso il ricercatore. Il terzo modello rappre-          specialmente gli approcci “critici” alle scienze so-
senta in qualche modo una condizione ideale di                ciali e ai paradigmi dello sviluppo che sostengo-
collaborazione nella quale, partendo da esigenze              no le pratiche di coproduzione della conoscenza,
pratiche e di ricerca condivise o perlomeno unite             non siano agevolate dagli attuali metodi di valu-
da una stessa visione ontologica, si promuove una             tazione della ricerca.
duratura collaborazione che strutturi un proces-                 Un interessante ambito di riflessione si è svi-
so continuo partendo dal progetto iniziale.                   luppato intorno al risultato finale di tale colla-

Tab.1. Tipologie di collaborazione tra ricercatore e Ong all’interno di un progetto di cooperazione.

              Modello                                                   Descrizione
 The expert-consultant model         The academic expert comes in and analyses a problem and makes recommenda-
                                     tions, and the organisation is a consumer of the product.
 The expert-trainer model            The academic helps the Ngo develop organizational skills to deal with a particular
                                     set of problems.
 The joint-learning model            Research regarding a particular problem is used as a platform for developing skills
                                     in conscious or critical inquiry.
 The ‘best practice’ model           The researcher is documenting organizational practice for the purpose of sharing
                                     that experience more broadly in order to improve development practice.
 The theory-development model        The research is meant to contribute to the development of theoretical literature
                                     and may be part of a broader intellectual undertaking.

Fonte: Roper, 2002, pag. 341.

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borazione ed in particolare riguardo alla diffu-         ricerca e metodologia) e soprattutto pratiche (for-
sione dei risultati della ricerca. In parallelo alle     mazione, ricerca sul campo, attività di lobbying,
esigenze di pubblicità e replicabilità dei risultati     consulenza e gestione dei processi di partecipa-
dei progetti di cooperazione, sostenute con forza        zione) che contribuiscono alla produzione di pro-
specialmente in ambito Comunitario, ci si è inter-       dotti di ricerca. Tale processo come si è detto in
rogati sull’uso dei dati e dei risultati della ricerca   precedenza, non è esente da criticità (Stevens e
in ambito non accademico, anche per il successo          al., 2013).
di approcci partecipativi come il CBPR, Communi-            Si pongono cosi questioni riguardanti l’etica
ty Based Participatory Research, specialmente in am-     della relazione di collaborazione che spesso han-
bito medico – sanitario. Il crescente interesse per      no trovato una soluzione sia nella creazione di
la misurazione della rilevanza dei risultati ottenu-     una virtuosa relazione circolare di scambio tra
ti risponde ad esigenze sovrapponibili del mondo         dato e prodotto finale della ricerca sia, all’in-
accademico e dei finanziatori, entrambi accomu-          terno dello stesso processo di ricerca, attraverso
nati da una preponderante (e problematica) at-           un posizionamento che potremmo definire mili-
tenzione verso strumenti statistici come l’impact        tante o umanitario del ricercatore che sposa in
factor o la Valutazione di Impatto dei progetti. Ma      parte o in toto la visione del mondo supportata
anche le Ong oramai condividono logiche molto            dai partner. Questo elemento si ricollega anche
simili, la cui diffusione emerge semplicemente           ad un dibattito ormai consolidato sul ruolo del-
verificando l’attenzione per il monitoraggio e la        la geografia militante e sul posizionamento del
valutazione all’interno del discorso ufficiale pro-      ricercatore, nel quadro del più ampio dibattito
mosso dai Millennium Development Goals. In que-          della geografia post coloniale (England e Ward,
sta sede possiamo solo accennare ai principali           2007). Su questi temi si è concentrato anche il di-
elementi di criticità derivanti da tale processo (si     battito sulla coproduzione della conoscenza (per
veda tra gli altri Conlin e Stirrat, 2008). Una pri-     una introduzione al dibattito Jazeel e McFarla-
ma domanda generale che ci si può porre riguar-          ne, 2010). La letteratura ha messo in evidenza il
da l’oggetto della valutazione. La pratica mostra        ruolo delle disuguaglianze a diversi livelli (Nord
come il focus sia centrato sui principi di efficacia     – Sud; ricercatori affermati – emergenti; disponi-
dell’azione progettuale ed efficienza nella realiz-      bilità risorse) nell’innescare decisive conflittua-
zazione. Sono largamente sottostimati gli impatti        lità interne al rapporto di collaborazione. Temi
legati alla conoscenza e alla sua diffusione in va-      come la detenzione dei diritti di autore e della
rie forme, ma anche, più in generale, agli effetti di    proprietà intellettuale della ricerca, ad esempio,
innovazione e di policy.                                 restano centrali in ambiti di collaborazione spes-
    Inoltre appare problematica l’adozione di un         so multidisciplinari oltre che, per definizione,
approccio meccanicista alle tecniche di monito-          multiculturali (Jeffery, 2014).
raggio e valutazione specialmente rispetto a temi           Esistono però rapporti fondati su altri pre-
quali le diversità di genere e la riduzione della po-    supposti, oltre all’identificazione militante, che
vertà. Come mostrato da Conlin e Stirrat (2008),         rendono la collaborazione più complessa. Alcuni
il tema centrale resta quello della legittimazione       hanno persino voluto mettere in discussione la va-
della valutazione. Gli attori della cooperazione si      lidità universale del principio di collaborazione,
trovano dinnanzi alla mancata integrazione tra il        affermatosi come condivisibile reazione rispetto
tradizionale approccio positivista e gli emergenti       alle asimmetrie di potere e consolidatosi portan-
tentativi di valutazione qualitativa e di interpre-      do ad una eccessiva semplificazione nella lettura
tazione della realtà la cui efficacia è ancora da        del fenomeno. Routledge (2001), ad esempio, ha
verificare e, dunque, difficilmente rispondono al        descritto efficacemente i rischi derivanti da tale
discorso dominante di valutazione secondo dati           semplificazione e la necessità di adottare un ap-
quantitativi.                                            proccio critico rispetto alle metodologie di col-
    Osserviamo comunque come la collaborazio-            laborazione. Fisher (2011), con argomenti simili,
ne e la condivisione dei dati/risultati rendano          descrive il ruolo spesso trascurato delle differenti
fluide le tradizionali distinzioni tra ricercatori,      aspettative e dei posizionamenti epistemologi-
consulenti e esperti nella coproduzione del corpo        ci tra i partner nel rendere quasi impossibile un
di conoscenza internazionale sulla cooperazione          rapporto di collaborazione. Le riflessioni sulle
allo sviluppo. Al di là della polarità teorizzazione     metodologie di collaborazione dovrebbero conse-
– pratiche di terreno, ricercatori e Ong si incon-       guentemente integrare le incognite per il proces-
trano sempre più in un’area grigia di attività teo-      so di ricerca derivanti dalla fluidità delle variabili,
riche (definizione di policies, pianificazione della     anche geografiche, in gioco.

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Posizionamenti fra cooperazione e ricerca                quest’ultimo ambito grazie al contributo di nuovi
                                                         giovani ricercatori (Perelli e Sistu, 2012; Carboni
   Il tema del ruolo dell’università rispetto alla       et al., 2014).
cooperazione allo sviluppo ha poliedriche decli-            L’investimento di lungo periodo, solo parzial-
nazioni possibili e se l’analisi precedente ha mo-       mente congruente con i fattori di ottimizzazione
strato la complessità del quadro interpretativo dei      delle opportunità di carriera in ambito accademi-
rapporti fra gli attori, altrettanto complessa è la      co, ha costituito l’elemento di maggiore criticità
declinazione della relazione fra università e azio-      apparente della strategia scelta. Viceversa posso-
ni di cooperazione (Turco, 2010).                        no costituire fattori positivi di questa scelta, ac-
   Nel contesto della geografia accademica italia-       canto ai valori della cooperazione non approfon-
na, questa relazione si è andata definendo da un         dibili in questa sede, il contenuto formativo delle
lato come naturale processo di analisi della geo-        diverse iniziative, le opportunità di lavoro profes-
grafia della cooperazione (esemplari i numerosi          sionalizzante sul campo, la conoscenza dell’altro-
contributi del gruppo di lavoro dell’Università          ve, l’opportunità di dar voce ad istanze non diver-
di Padova cresciuto intorno a Pierpaolo Faggi;           samente esprimibili da parte degli attori deboli,
cfr. Bertoncin e Pase, 2008) o ha assunto anche          la rete di relazioni consolidata e, nel più lungo pe-
le vesti della partecipazione attiva al processo di      riodo, il valore delle stesse opportunità di ricerca.
costruzione e attuazione degli interventi sul cam-       In quest’ultimo ambito le criticità legate ad una
po (come la già citata esperienza dell’università        eventuale perdita della terzietà del ricercatore ci
di Torino o quella dei geografi dell’Università          appaiono ineludibilmente riconducibili alla sua
di Firenze). Modi diversi di interpretare il ruolo       capacità soggettiva nel mettere in discussione se
dell’attore/ricercatore all’interno di tale pro-         stesso e il proprio agire in un posizionamento mi-
cesso.                                                   litante o umanitario, anche attraverso il confron-
   Il posizionamento dell’unità di ricerca di Ca-        to con voci critiche interne o esterne al gruppo di
gliari si è rapidamente indirizzato alla collabo-        lavoro (Carboni, 2011).
razione diretta nella costruzione delle iniziative          L’esperienza dell’unità di ricerca mostra come
progettuali di intervento. Questo percorso ha            certamente una delle motivazioni principali del-
costituito l’approdo scelto per dare continuità          la partecipazione a progetti di cooperazione sia
alla prima iniziativa di collaborazione in Tunisia       quella legata alle risorse finanziarie e alle oppor-
con la missione archeologica dell’Ateneo, avvia-         tunità di finanziamento delle attività di ricerca.
ta alla metà degli anni ’90 e al lavoro di ricerca       Esiste dunque una tensione continua tra interessi
realizzato in quest’ambito (Loi et al., 2002). L’ap-     di ricerca consolidati e flessibilità necessaria per
provazione di una legge regionale in materia di          aderire alle proposte dei bandi, situazione che ci
cooperazione allo sviluppo (LR 19/1996), le rela-        pare problematica, ma non negativa in assoluto.
zioni consolidate con gli attori locali (istituzionali   Le pratiche di cooperazione nel lungo periodo
e non) e le possibilità di integrazione con alcune       hanno fornito, ad esempio, interessanti oppor-
iniziative di ricerca (Cattedra e Sistu, 2001) han-      tunità di innovazione delle linee di ricerca e di
no motivato questa scelta non neutrale. Tuttavia,        sperimentazione di metodologie altrimenti non
aver privilegiato l’azione di cooperazione, con gli      frequentate. Di certo il tema della autonomia fi-
impegni operativi conseguenti, ha in una prima           nanziaria delle Università espone la ricerca a con-
fase ridotto i margini per la costruzione di un am-      dizionamenti esterni nelle scelte epistemologiche
bito parallelo di ricerca, obiettivamente limitato       e ontologiche. In ambito UE ad esempio ci appare
(Sistu, 2007). Queste attività hanno comunque            evidente la contraddizione tra le politiche di vici-
consolidato una sistema di relazioni che ha costi-       nato (programmi MEDA, ENPI e altri) e la retori-
tuito il sostrato sul quale poter operare sul dop-       ca della “fortezza Europa” all’interno della quale
pio binario delle iniziative di cooperazione e del       la ricerca, nell’ambito della cooperazione, deve
consolidamento dell’attività di ricerca. Nel tempo       muoversi in uno spazio molto ridotto per la co-
si è ampliato l’ambito di intervento al sud della        struzione di discorsi concorrenti o alternativi sul
Tunisia, al Senegal e al Marocco, con progetti di        Mediterraneo, ad esempio, come spazio di incon-
iniziativa prima regionale e poi Comunitaria, già        tro e mobilità a tutti i livelli. Ad una scala minore,
in precedenza richiamati. L’allargamento della           anche la collaborazione tra ricercatori e Ong vive
rete di partenariato e il progressivo rafforzamen-       delle contraddizioni derivanti dalla necessità, per
to delle opportunità di integrazione della ricerca       entrambe le parti, di accedere ai finanziamenti
con la cooperazione hanno consentito di dare vi-         che pongono problemi di natura diversa. A parte
sibilità, nel recente periodo, anche ai risultati in     la possibilità di asimmetrie derivanti dal controllo

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delle risorse e del sapere esperto a cui abbiamo         degli attori locali e nella ricerca delle informa-
già fatto accenno, è il processo di ricerca in tutte     zioni, nella scelta e popolamento degli indicatori
le sue fasi a riprodurre tensioni sulle scelte meto-     significativi per il modello sperimentale. In so-
dologiche, ontologiche, di “fedeltà” alle multiple       stanza AGIR si è impadronita di una metodologia
indicazioni di policy e alla visione dei rapporti        standard e, anche con la nostra collaborazione,
di cooperazione che sottendono ogni bando per            l’ha declinata e adattata al sistema territoriale lo-
progetti, ad esempio tra UE e stati partner.             cale, in misura tale da trasferirla in altri progetti
                                                         e contesti operativi (es. monitoraggio delle risorse
                                                         ittiche del Parco di Al Hoceima). L’associazione
Pratiche. Un’esperienza                                  ha trascinato in questo percorso innovativo anche
                                                         i ricercatori locali, restii ad accettare la fase di in-
    Nella costruzione della relazione tra ricercato-     dagine quantitativa indispensabile al popolamen-
re e Ong l’esperienza da noi maturata ha assunto         to degli indicatori di impatto.
caratteristiche differenziate a seconda dei conte-           Richiamandoci alle categorie di Roper (2002)
sti. Ad esempio, nell’esperienza in Tunisia, in par-     di cui sopra, emergono pratiche di collaborazio-
ticolare, il condizionamento imposto dal regime          ne mutevoli che, iniziate con uno sbilanciamento
di Ben Ali ha di fatto schiacciato per lungo tem-        verso il ruolo del ricercatore hanno visto via via la
po ogni possibilità di azione creativa delle Ong         Ong assumere un ruolo di maggior peso nel rap-
locali, pesantemente condizionate nel loro agire         porto di collaborazione, col paradossale risultato
da controlli ferrei. Solo il cambiamento del qua-        di una vera inversione di paradigmi tra i soggetti
dro politico e la sofferta creazione di un sistema       della ricerca ed i soggetti della pratica di terreno.
democratico hanno mutato realmente lo scenario           In questo caso le attività di ricerca hanno rappre-
delle opportunità. Paradossalmente, la supposta          sentato (per la Ong) una opportunità importante
stabilità del regime veicolata attraverso un’artico-     di integrazione delle competenze metodologiche,
lata costruzione discorsiva supportata dall’accon-       utili a stimolare nuove opportunità applicative.
discendenza dei soggetti erogatori dei finanzia-         Un processo nel quale competenze e risorse laten-
menti internazionali, compresa la stessa Unione          ti dell’associazione hanno avuto un ruolo decisivo.
Europea (Hibou et al., 2011), ha fatto sì che questi         Come risultato diretto del progetto Destina-
soggetti si siano trovati del tutto impreparati al       tions inoltre, in virtù del doppio ruolo di tecnici
cambiamento politico e che abbiamo continuato            della cooperazione e di esponenti di rilievo della
per mesi ad agire per inerzia, nel rigido rispetto       società civile locale, i membri della Ong hanno sa-
dei calendari operativi già impostati.                   puto utilizzare le conoscenze e la visibilità acquisi-
    Viceversa un valore diverso può essere attribui-     te per trasferire al di fuori del progetto stesso rile-
to all’esperienza fatta tra il 2006 e il 2009 nell’am-   vanti informazioni, divenute indicazioni di policy
bito del progetto Life destinations (www.project-        per gli attori governativi marocchini. Infatti, la
destinations.org), che ci pare mostri come la co-        Ong basandosi sulle Convenzioni Internazionali
dificazione del sapere possa privilegiare l’attore       e sulle metodologie dell’UNEP individuate all’in-
non istituzionale e consentirgli di indirizzare la       terno del progetto Destinations, ha contribuito a
ricerca quando sia in grado di esprimere compe-          creare un Comitato di cittadini (CSPS, Comité de
tenze tecniche e capacità di presa sul territorio. In    Suivi du Projet Souani) che ha animato il dibattito
questo caso l’oggetto dell’intervento, ovvero l’ap-      e il confronto sul progetto turistico-immobiliare
plicazione della metodologia dell’UNEP per la va-        Souani (sul caso si veda Perelli e Sistu, 2012b), ac-
lutazione della capacità di carico turistica all’in-     quisendo una forte legittimazione verso i funzio-
terno del processo di Gestione Integrata delle           nari ministeriali ma anche verso il Governatore
Zone Costiere nella Baia di Al Hoceima (Maroc-           della Regione. Grazie a questa iniziativa, Souani
co), ha visto l’interazione di ricercatori italiani e    è stato il primo caso in Marocco di un progetto
magrebini, consulenti locali e Ong, oltre ad attori      turistico strategico, fortemente voluto dal Gover-
istituzionali in rappresentanza dei Ministeri degli      no e finanziato da investimenti esteri, costretto
stati partner. L’associazione AGIR, Association pour     ad accogliere le istanze delle popolazioni tocca-
la Gestion Intégrée des Ressources, creata nel 2008 da   te dall’intervento. Per circa 18 mesi il progetto è
soggetti già attivi nell’azione di volontariato re-      stato bloccato per intervenire sulla progettazione
gionale e ideatore/gestore di numerosi progetti          iniziale intorno ad elementi quali la salvaguar-
internazionali, ha avuto un ruolo fondamentale           dia della falda freatica superficiale, l’adozione di
nell’avvio delle azioni di progetto, incidendo poi       criteri antisismici adeguati al contesto, il rispet-
profondamente nelle attività di sensibilizzazione        to della fascia di inedificabilità di 100 metri dal

       AGEI - Geotema, 48                                                                                  117
mare, il rispetto dell’area di esondazione dell’Ou-     il dibattito anche per attori operanti in contesti
ed Rhiss, la salvaguardia del sistema dunare co-        che potremmo definire con un eufemismo, a de-
stiero e la rivalutazione dell’impatto economico        mocrazia debole. Ma non tutte le Ong hanno la
dell’iniziativa.                                        competenze e la capacità di lobbying mostrate da
   Questa esperienza ha strutturalmente mutato          AGIR ad Al Hoceima e ogni esperienza andrebbe
il rapporto di collaborazione tra l’unità di ricer-     contestualizzata con cura.
ca ed i membri dell’associazione. Se nel caso di           Sul piano più strettamente connesso al pro-
Destinations obbiettivi di progetto e metodologia       cesso di ricerca, la collaborazione richiede uno
erano in qualche modo imposti dai partner euro-         sforzo di posizionamento costante rispetto alle
pei, negli anni successivi nuove iniziative di colla-   aspettative, alle visioni e alle pratiche di lavoro da
borazione, mai interrotte, sono nate da una rela-       condividere. L’uso delle informazioni e la valoriz-
zione paritaria, sia nella fase di definizione che di   zazione del dato sia in direzione delle aspettative
elaborazione della ricerca. Per quanto riguarda la      del ricercatore che della Ong restano un proble-
pubblicazione dei risultati, se sono state interes-     ma capitale da far emergere. Anche la ripartizio-
se esclusivo dell’unità di ricerca le pubblicazioni     ne delle risorse tra i partner resta un nodo dolen-
scientifiche in ambito accademico, una buona            te dei progetti di cooperazione che ancora ripro-
visibilità e fruizione operativa comune hanno co-       ducono asimmetrie molto evidenti.
nosciuto i prodotti grigi come report di attività          Lo sforzo di riflessione e teorizzazione sul tema
e guide metodologiche, prodotti dalla Ong stes-         è ancora limitato e attraverso un approccio non
sa e pubblicati on-line. In diverse occasioni tali      ideologico al mantra della collaborazione, la ri-
prodotti hanno condotto a nuove opportunità di          cerca può fornire un importante contributo a
collaborazione per la Ong con altri partner inter-      definire alcuni nodi critici per la riflessione e la
nazionali.                                              pratica della e per la cooperazione.
   Sempre nel quadro di Destinations altri casi di
studio in Algeria e Tunisia hanno mostrato che, in
mancanza di un soggetto locale non istituzionale        Bibliografia
credibile e capace come AGIR, gli effetti di diffu-
sione dei risultati della ricerca e delle indicazioni   Bartunek J.M., Rynes S. L., Academics and Practitioners Are Alike
di policy sono stati minori e limitati ad una colla-       and Unlike: The Paradoxes of Academic - Practitioner Relation-
                                                           ships, in «Journal of Management», 2014, 40, 5, pp. 1181-
borazione ricercatori – attori istituzionali.              1201.
                                                        Biekart K., Gasper D., Robert Chambers, «Development and
                                                           Change», 2013, 44, pp. 705-725.
Conclusioni                                             Bertoncin M., Pase A., Attorno al Lago Ciad. Sguardi diversi sullo
                                                           Sviluppo, Torino, L’Harmattan Italia, 2008.
                                                        Bignante E., Dansero E., Scarpocchi C., Geografia e cooperazione
    L’esperienza sopra descritta ci pare confermi          allo sviluppo. Temi e prospettive per un approccio territoriale, Mi-
che nella collaborazione/cooperazione con le               lano, FrancoAngeli, 2008.
Ong locali, all’interno di un processo altamente        Bradley M., North-South Research Partnerships: Challenges, Re-
problematico, emerga un’area di competenze co-             sponses and Trends - A Literature Review and Annotated Bib-
                                                           liography, Ottawa, IDRC International Development Re-
muni e pratiche di terreno che rendono la netta            search Centre - Canadian Partnerships Working Paper
distinzione tra ricercatore e operatori delle Ong          Series, Working Paper 1, http://idl-bnc.idrc.ca/dspace/
più fluida e dinamica. In questa fase di evoluzione        bitstream/10625/36539/1/127716.pdf, 2007.
aumentano, invece che diminuire, i rischi di una        Carboni M., La cooperazione italiana: cronaca di una morte annun-
                                                           ciata?, in «Equilibri», (http://www.equilibri.net/nuovo/
adesione passiva a pratiche di ricerca che replichi-
                                                           sites/default/files/focus_carboni_coop.pdf), 2011.
no asimmetrie e conflittualità tra gli attori. Alcu-    Carboni M., Perelli C., Sistu G., Is Islamic tourism a viable option
ni temi estremamente critici vanno fatti emerge-           for Tunisian tourism? Insights from Djerba, in «Tourism Man-
re e discussi, a partire dal ruolo del finanziatore        agement Perspectives», 2014, 11, 1, pp. 1-9.
e dalle scelte di policy che vorrebbe indirizzare.      Cattedra R., Sistu G., Retoriche dell’azione. Processi di territorial-
                                                           izzazione, politiche ambientali e crescita del turismo culturale:
Quale spazio può ritagliarsi la ricerca e la collabo-      un’analisi comparata tra Tunisia e Marocco, «Terra d’Africa»,
razione tra attori che fanno riferimento a orizzon-        2001, X, pp. 85-131.
ti culturali e geografici diversi ma anche a sistemi    Chambers R., Ideas for Development, London and Sterling,
di relazioni di potere non assimilabili? Pubblica-         VAEarthscan, 2005.
re un contributo di ricerca “critica”, in che modo      Chambers R., Provocations for Development, Bourton on Dun-
                                                           smore, Practical Action Publishing, 2012.
può ripercuotersi sulle prospettive di lavoro di un     Conlin S., Stirrat R., Current Challenges in Development Evalua-
ricercatore europeo e di una Ong locale? Il caso           tion, in «Evaluation», 2008, 14, 2, pp. 193-208.
di Al Hoceima ha mostrato che ci sono spazi per         Cottrell B., Parpart J.L., Academic-Community Collaboration, Gen-

  118                                                                                        AGEI - Geotema, 48
der Research, and Development: Pitfalls and Possibilities, in «De-             laborations, in «Development in Practice», 2002, 12, 3/4, pp.
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    org/pdfid/515013412.pdf.).                                                 quarto e a Sistu G. i restanti paragrafi.
Jazeel T., Mcfarlane C., The limits of responsibility: a postcolonial          1
                                                                                 Fra le iniziative di cooperazione a cui ha preso parte attiva
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    124.                                                                       romana di Uthina (Oudna-Tunisia)”, finanziato dal Ministero
Jeffery R., Authorship in multi-disciplinary, multi-national North-            degli Affari esteri italiano (2000-2003), “Valorizzazione econo-
    South research projects: issues of equity, capacity and accountabil-       mica sostenibile dei siti archeologici del Patrimonio dell’Uma-
    ity, in «Compare: A Journal of Comparative and Interna-                    nità dell’UNESCO all’interno del sistema turistico della Tuni-
    tional Education», 2014, 44, 2, pp. 208-229.                               sia”, finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna con
Loi G., Pinna P., Sistu G., Meccanismi di crescita del turismo cul-            i fondi della Legge Regionale 19/96 (2005-2006), “Bottarga,
    turale in Tunisia: problemi territoriali e potenzialità economiche.        cooperazione e tracciabilità: scambi di competenze con il Se-
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    93.                                                                        the participating countries (Algeria, Morocco, Tunisia) in the
Perelli C., Sistu G., Jasmines for tourists. Heritage policies in Tuni-        implementation of the “Destinations” project”, Progetto Ue -
    sia over the last decades in Kaminski J., Benson A. M., Arnold             LIFE Paesi Terzi (2006-2009), “Tourisme et qualité environne-
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    (a cura di), Atti del IV Simposio Internazionale Il Moni-                  que de la Méditerranée” finanziato dall’iniziativa comunitaria
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          AGEI - Geotema, 48                                                                                                                    119
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