Rassegna Stampa del 27 marzo 2020 Testata
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Rassegna Stampa del 27 marzo 2020 Testata Data 25 marzo 2020 MISURE A SOSTEGNO REDDITO ODONTOIATRI, ENPAM INTERVENGA "A seguito dello stato di emergenza causato dalla pandemia del Covid 19 le misure che il governo ha adottato in ordine alla sospensione delle attivita' odontoiatriche, 'sine die' ad eccezione delle sole urgenze odontoiatriche non differibili, stanno avendo una forte ripercussione sui redditi dell'intera classe medica odontoiatrica". Cosi' Domenico Catania, Coordinatore Nazionale dell’Area degli Odontoiatri dello SMI , in una dichiarazione che rende pubblica una lettera inviata ad Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Medici) per una richiesta d'interventi a sostegno del reddito per fronteggiare la crisi delle attivita' del settore. "Considerato che gli interventi governativi adottati dal decreto legge 'Cura Italia' non prevedono nessuna forma di sostegno al reddito dei medici odontoiatri, si chiede che alla categoria venga corrisposto lo stesso trattamento economico per il pubblico dipendente. L'Enpam deve prevedere misure di sostegno attingendo dai suoi fondi di ente previdenziali o con altri idonei strumenti finanziari per sorreggere, in questo momento di crisi, le attivita' odontoiatriche", conclude Catania.
Testata Data 25 marzo 2020 SMI: «SENZA SICUREZZA IMPOSSIBILE CHIEDERE DI PIÙ AI MEDICI DI FAMIGLIA» Senza i supporti necessari, che fino ad ora non ci sono stati dati, è impossibile svolgere una maggiore presa in carico». E' il pensiero dello SMI (Sindacato Medici Italiani) attraverso Rocco Imerti, intervenuto in merito alla delibera emessa dalla Regione per chiedere ai medici di famiglia, di diventare sentinelle sul territorio. Dal Pirellone viene, quindi, richiesto di monitorare con attenzione sia i pazienti Covid che sono stati dimessi, ma non sono ancora guariti, sia coloro che manifestano sintomi riconducibili al virus. «Noi reggiamo silenziosamente e “pericolosamente” il sistema - commenta il sindacalista -. Non è normale che da lunedì 24 febbraio, giorno in cui ci erano stati promessi dall’Ats i dispositivi di sicurezza, ad oggi non ci sono mai stati consegnati. Le cinque mascherine distribuite recentemente non bastano di certo. E non crediamo affatto che verranno eseguiti i tamponi per i medici. Dal canto nostro noi dello S.M.I. ci siamo subito premuniti: abbiamo fatto una riunione urgente sabato 22 febbraio, all’indomani del primo caso. Quindi abbiamo bloccato il contagio tra noi e tra i nostri pazienti». Il sindacalista ha poi ricordato che da tempo i medici di famiglia, oltre ad aver acquistato di tasca propria i dispositivi di sicurezza, si sono ingeniati per «restare in contatto con i pazienti attraverso il cellulare, mail, whatsapp, connessione .
Testata Data 26 marzo 2020 RICETTE ROSSE DEMATERIALIZZATE, È SOS PRESCRIZIONI: MANCANO I SOFTWARE Perché spiega la Fimmg Roma la funzione, anche se legislativamente possibile, è in fase di implementazione nei software gestionali che devono essere allineati e implementati, ma occorrono, per l'appunto, i tempi tecnici». I problemi sono due: le farmacie che non possono dare i farmaci agli utenti che non portano con sé il codice NRE (numero ricetta elettronica) stampato quello riportato sulla ricetta - perché non hanno una stampante a casa o per altri motivi, e che fanno vedere solo il messaggio sul telefonino, ad esempio. Per il fatto che sulla ricetta rossa il codice non è acquisibile. E poi le ricette sui farmaci in distribuzione per conto e per la terapia del dolore che il sistema regionale non permette di dematerializzare. «Una criticità, quest'ultima, che si sta parzialmente risolvendo chiarisce Cristina Patrizi, segretaria regionale SMI (Sindaco Medici Italiani) - ma nella questione tutti devono fare la loro parte: le aziende produttrici di software da un lato, e il sistema regionale dall'altro, il quale deve consentire la dematerializzazione di tutto. Si deve giungere alla vera dematerializzazione, cioè al farmacista che vede la ricetta, abilitato all'accesso di un fascicolo elettronico vero. Serve un sistema tarato su questo, senza che si stampino promemoria o altro». «Abbiamo già sollecitato i fornitori dei software gestionali di studio ad adeguarsi il più velocemente possibile sulle norme evidenzia Pierluigi Bartoletti, segretario romano Fimmg - e la Regione Lazio deve inserire in elenco i farmaci non dematerializzabili. I tempi? Entro la settimana si arriverà a dematerializzarne alcuni». Rimarcando: «A un problema di sistema si risponde con una risposta di sistema».
Testata Data 26 marzo 2020 FASCICOLO IN PROCURA SUL CAOS MASCHERINE PER MEDICI E SANITARI INDAGINE DOPO GLI ESPOSTI PRESENTATI DAI SINDACATI. PRIMA RICHIESTA DI RISARCIMENTO PER UNA VITTIMA Coronavirus in Piemonte: altri 34 decessi nel pomeriggio, 6.193 i positivi - Giochi proibiti: Tokyo 2020 slitta al prossimo anno - Coronavirus, ecco il nuovo decreto. Conte: “Multe fino a 3mila euro per chi viola le restrizioni” - Porta Palazzo resta senza i banchi: ingressi contingentati nei mercati. Il sacrificio dei medici eroi - «Le quattro ipotesi per spiegare perché qui si muore di più» - Coronavirus, l’appello degli infermieri a Regione e sindaci: “Date un alloggio a chi non può tornare a casa” - Coronavirus, prezzi alle stelle in un supermercato del Canavese: denunciato il titolare – Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, a capo del pool che si occupa tra l’altro di sicurezza sui luoghi di lavoro, ha deciso di coordinare l’inchiesta personalmente. Un modello 45 – ovvero un fascicolo che al momento non prevede né indagati né ipotesi di reato – nel quale sono confluiti almeno tre lettere o esposti presentati dai sindacati medici Anaao-Assomed, Cimo e Smi. Tutti inviati in Procura per denunciare le condizioni nelle quali i camici bianchi devono operare nella prima linea della guerra al coronavirus. Storie di dottori che in terapia intensiva devono intubare pazienti con la sola protezione di una mascherina chirurgica, e non di una filtrante come raccomanderebbe la stessa Regione Piemonte. Testimonianze di medici che devono affrontare massacranti turni nei reparti Covid senza occhiali adeguati, e che comunque non li possono indossare negli spazi comuni perché le direttive sono di non impressionare eccessivamente pazienti.
Testata Data 26 marzo 2020 IL SINDACATO MEDICI ITALIANI INVOCA L’INTERVENTO DELL’ENPAM A FRONTE DELLA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITÀ ODONTOIATRICHE LEGATA ALL’EPIDEMIA DI COVID 19 “A seguito dello stato di emergenza causato dalla pandemia del Covid 19 le misure che il governo ha adottato in ordine alla sospensione delle attività odontoiatriche, ‘sine die’ ad eccezione delle sole urgenze odontoiatriche non differibili, stanno avendo una forte ripercussione sui redditi dell’intera classe medica odontoiatrica”. E’ l’allarme lanciato dal Coordinatore dell’Area Odontoiatrica dello SMI (Sindacato Medici Italiani), Domenico Catania, in una lettera inviata all’Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza medici) per richiedere un intervento a sostegno della categoria. “Considerato che gli interventi governativi adottati dal decreto legge ‘Cura Italia’ non prevedono nessuna forma di sostegno al reddito dei medici odontoiatri, si chiede – prosegue il rappresentante sindacale – che alla categoria venga corrisposto lo stesso trattamento economico per il pubblico dipendente”. L’Enpam, secondo Catania, dovrebbe quindi prevedere misure di sostegno attingendo dai propri fondi di ente previdenziale o per mezzo di altri idonei strumenti finanziari al fine di sorreggere, in questo momento di crisi, le attività odontoiatriche. Solo pochi giorni fa il presidente della Commissione albo odontoiatri (Cao) della Fnomceo, Raffaele Iandolo, ha rivolto un invito a tutti i dentisti italiani a “collaborare per evitare i contatti tra i cittadini in modo da contenere l’epidemia di Covid-19, limitando i trattamenti alle urgenze non rimandabili, da effettuarsi dopo attento triage telefonico”. È assolutamente prioritario – ha affermato – che la categoria tutta si metta a disposizione della collettività per evitare a tutti i costi che le persone si incontrino Nell’occasione Iandolo ha anche chiesto allo Stato di indennizzare i liberi professionisti “per l’evidente danno subito” e, soprattutto, di “garantire la possibilità di conservare in organico tutti i dipendenti degli studi”, tramite agevolazioni fiscali e previdenziali e l’estensione anche ai collaboratori degli studi dell’Istituto della Cassa Integrazione.
Testata Data 26 marzo 2020 CORONAVIRUS, KIMONO E CUFFIA DI CARTA PER PROTEGGERSI: “CONTE CI ASCOLTI. LA MANCANZA DI SICUREZZA È UNA CONDANNA A MORTE” Pina Onotri è un medico di base a Roma, zona 2, ed è anche il segretario generale del Sindacato Medici Italiani. Ha scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel giorno in cui i camici bianchi uccisi da Covid sono diventati 37. “Indosso una mascherina chirurgica di una scatola che mi era stata donata da un paziente all’inizio di tutta questa bufera, ho un kimono di carta monouso comprato da fornitori di parrucchieri sopra il mio camice, una cuffia sempre di carta e guanti in vinile. Sta per finire l’ultima mezza boccetta di alcool”. Pina Onotri è un medico di base a Roma, zona 2, ed è anche il segretario generale del Sindacato Medici Italiani, che scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché attraverso i media ascolti “il nostro grido di dolore” e per proporre un commissariamento delle Regioni. Perché la mancanza di sicurezza “sta condannando a morte” i medici. Quelli uccisi da Covid erano 36 a inizio intervista, 37 appena un’ora dopo, a metà giornata 39. I contagiati sono oltre 6200. “Un dato drammatico – dice sconsolata – quindi il mio comunicato è già diventato obsoleto”. Sì perché il riferimento era alla giornata di ieri 31 camici bianchi spazzati via. Esposti al virus e a loro volta fonte di contagio. Una catena che deve essere spezzata: “Chiediamo che l’esposizione al rischio sia commisurata alle protezioni“. Perché per visitare a domicilio non può bastare un kimono, ma bisogna “andarci bardati con tutte le misure del bio-contenimento altrimenti si va da una casa all’altra e si porta il virus”. I medici chiedono “tamponi a tappeto per tutti i operatori sanitari perché si tende a metterli in auto sorveglianza, ma gli asintomatici vanno a lavorare pur avendo avuto contatti con Covid positivi vanno a lavorare è pericolosissimo per noi e per gli altri, è una ulteriore fonte di contagio”. Onotri ha letto due studi osservazionali cinesi da cui emerge che il personale protetto adeguatamente non si contagia: “Falla del sistema parte dalla sicurezza degli operatori, parte dall’isolamento persone in quarantena che non funziona all’interno del nucleo famigliare che ha comunque contatti con l’esterno. Quindi bisogna pensare a quarantene separate stile Cecchignola se i famigliari del positivo sono negativi. E poi mi spieghino i criteri dei tamponi: perché ci sono on ci persone asintomatiche che vanno in televisione a dire state tranquilli che sono negativo? Mistero e io oggi mi trovo ad avere colleghi miei pazienti sintomatici ma senza riuscire ad avere un tampone per capire e anche per risalire ai contatti”.
In piena emergenza, indifesi, i medici di base ricevono una o due persone per turno, parla con i pazienti tramite whatsapp, email, videochiamate: “In questo momento facciamo anche da tranquillante per le persone che sono in preda ad attacchi di panico. Anche se ed è una cosa bella, mi chiamano per sapere se sono in studio se mi sento bene e mi dicono di riguardarmi”. In assenza di presidi sarà difficile perché ha chiuso, in base al decretoo, anche il fornitore di kimoni e cuffie: “E io non so più come fare”. Un’impotenza che riguarda anche i pazienti: “Pazienti malati tantissimi a cui non viene fatto il tampone, un solo Covid positivo ricoverato ma semplicemente perché agli altri non riesco a far fare il tampone. Li monitorizzo, io segnalo mi rispondono dopo 10/15 giorni dopo che il soggetto magari ha già finito la quarantena. Evito ed evitiamo di allertare il 118 già sovraccarico in condizioni normali. Ma dalle nostre chat tra medici sappiamo che i dati sottostimati, non abbiamo feedback di ritorno ,non sappiamo se le nostre segnalazioni rientrino nelle statistiche. La maggior parte dei nostri pazienti non viene presa in ospedale ci arriva solo chi sta molto male. Si dovrebbe potenziare la rete pre ospedaliera, trattare le persone prima che stiano così di male da andare in una terapia intensiva che non reggerà l’impatto”. Onotri denuncia anche l’assenza di linee guida su come trattare pazienti con pochi sintomi, lo step dovrebbe essere quello perché ci sono tanti asintomatici positivi. Negativo anche il giudizio sulla app che non raggiunge i pazienti fragili e anziani. Qual è la soluzione? “Mentre il Governo emana norme stringenti le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano, o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant’è che lo stesso ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un’azione decisa e fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari. La questione riguarda il titolo V (della Costituzione) che ha delegato la sanità pubblica. Che va invece tutelata a livello nazionale, l’esecutivo si deve prendere le responsabilità – aggiunge Onotri che ha presentato anche un esposto in Procura a Roma – perché poi in periferia arriva solo l’incompetenza. Sono amareggiata e arrabbiatissima”. Anche perché solo tramite sottoscrizione sono state comprate in Cina 10mila mascherine che sono state distribuite a Roma, altre 10mila arriveranno in Puglia. “Ci siamo tassati ma non possiamo raggiungere. Mi sono arrivate 5mila mascherine in studio” Da tre giorni c’è la fila davanti allo studio: “I colleghi vengono anche dall’altra parte della città e ci ringraziano per una scatola da 50 mascherine”. Perché la mancanza di dispositivi di protezione personali, l’impossibilità di essere sottoposti ai tamponi la non messa in quarantena: “Sta condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti”. E i numeri di morti e contagiati non può smentire questo “grido di dolore”.
Testata Data 26 marzo 2020 L’APPELLO DEL SINDACATO DEI MEDICI ITALIANI AL GOVERNO. “31 medici morti, molti ammalati, tantissimi contagiati. Le regioni incapaci di gestire l’emergenza: intervenga il Governo” di Pina Onotri, segretaria del Sindacato Medici Italiani. “Mancanza di dispositivi di protezione personali, l’impossibilità di essere sottoposti ai tamponi , la non messa in quarantena: queste le falle del sistema che stanno decapitando l’assistenza sanitaria, condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti.” così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta la Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Lo SMI aveva chiesto, già in data 22 febbraio scorso un protocollo nazionale per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Cassandre inascoltate: oggi i medici e gli infermieri sono le prime vittime della pandemia. I medici morti sono 31, di cui 17 medici di famiglia. Ai loro familiari va il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Mentre il Governo emana norme stringenti, continua Onotri, le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano, o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant’è che lo stesso Ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un’azione decisa e fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari.” “Al Presidente Conte facciamo presente che le misure idonee a tutelare compiutamente la salute e l’integrità degli operatori sanitari sono rimaste disattese, arrecando gravissimi danni a tutto il personale sanitario che si trova costretto a lavorare in condizioni del tutto inidonee e quindi pericolose per la propria incolumità e per quella dei pazienti che assistono; bisogna intervenire subito ed intercettare le responsabilità individuali nella catena di comando, onde porre fine a questa che è una vera e propria strage. Per tali ragioni il S.M.I ha presentato un esposto in tutte le Procure d’Italia per accertare le eventuali responsabilità. Oggi facciamo un appello ai colleghi: non rischiate se non siete adeguatamente protetti, per la vostra incolumità e per quella dei vostri pazienti” conclude Onotri.
Testata Data 26 marzo 2020 L'APPELLO DI PINA ONOTRI SEGRETARIA DEL SINDACATO MEDICI ITALIANI CORONAVIRUS: “Decine di medici morti, moltissimi contagiati e ammalati, intervenga il Governo” “Mancanza di dispositivi di protezione personali, l’impossibilità di essere sottoposti ai tamponi , la non messa in quarantena: queste le falle del sistema che stanno decapitando l’assistenza sanitaria, condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti”. Così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta la Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Lo SMI aveva chiesto, già in data 22 febbraio scorso un protocollo nazionale per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Cassandre inascoltate: oggi i medici e gli infermieri sono le prime vittime della pandemia. I medici morti sono 31, di cui 17 medici di famiglia. Ai loro familiari va il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Mentre il Governo emana norme stringenti, le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano, o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant’è che lo stesso Ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un’azione decisa e fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari. “Al Presidente Conte facciamo presente che le misure idonee a tutelare compiutamente la salute e l’integrità degli operatori sanitari sono rimaste disattese, arrecando gravissimi danni a tutto il personale sanitario che si trova costretto a lavorare in condizioni del tutto inidonee e quindi pericolose per la propria incolumità e per quella dei pazienti che assistono; bisogna intervenire subito ed intercettare le responsabilità individuali nella catena di comando, onde porre fine a questa che è una vera e propria strage. Per tali ragioni il S.M.I ha presentato un esposto in tutte le Procure d’Italia per accertare le eventuali responsabilità. Oggi facciamo un appello ai colleghi: non rischiate se non siete adeguatamente protetti, per la vostra incolumità e per quella dei vostri pazienti”.
Testata Data 26 marzo 2020 APPELLO AL PREMIER CONTE. SMI: "31 MEDICI MORTI, MOLTI AMMALATI, TANTISSIMI CONTAGIATI" "Mancanza di dispositivi di protezione personali, l'impossibilità di essere sottoposti ai tamponi, la non messa in quarantena: queste le falle del sistema che stanno decapitando l'assistenza sanitaria, condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti". Così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta la Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Lo SMI aveva chiesto, già in data 22 febbraio scorso un protocollo nazionale per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Cassandre inascoltate: oggi i medici e gli infermieri sono le prime vittime della pandemia. I medici morti sono 31, di cui 17 medici di famiglia. Ai loro familiari va il nostro pensiero e la nostra vicinanza". "Mentre il Governo emana norme stringenti - continua Onotri - le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano, o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant'è che lo stesso Ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un'azione decisa e fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari". "Al Presidente Conte facciamo presente che le misure idonee a tutelare compiutamente la salute e l'integrità degli operatori sanitari sono rimaste disattese, arrecando gravissimi danni a tutto il personale sanitario che si trova costretto a lavorare in condizioni del tutto inidonee e quindi pericolose per la propria incolumità e per quella dei pazienti che assistono; bisogna intervenire subito ed intercettare le responsabilità individuali nella catena di comando, onde porre fine a questa che è una vera e propria strage. Per tali ragioni il S.M.I ha presentato un esposto in tutte le Procure d'Italia per accertare le eventuali responsabilità". "Oggi facciamo un appello ai colleghi: non rischiate se non siete adeguatamente protetti, per la vostra incolumità e per quella dei vostri pazienti" conclude Onotri.
Testata Data 26 marzo 2020 APPELLO AL PREMIER CONTE «31 MEDICI MORTI, MOLTI AMMALATI, TANTISSIMI CONTAGIATI. LE REGIONI INCAPACI DI GESTIRE L’EMERGENZA; INTERVENGA IL GOVERNO» PINA ONOTRI SEGRETARIO GENERALE SINDACATO MEDICI ITALIANI Roma, 26 marzo.- «Mancanza di dispositivi di protezione personali, l’impossibilità di essere sottoposti ai tamponi, la non messa in quarantena: queste le falle del sistema che stanno decapitando l’assistenza sanitaria, condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti»: così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta la Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Chiediamo intervento Governo: commissariare regioni che non assicurano sicurezza sanitari «Lo SMI aveva chiesto, già in data 22 febbraio scorso un protocollo nazionale per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Cassandre inascoltate: oggi i medici e gli infermieri sono le prime vittime della pandemia. I medici morti sono 31, di cui 17 medici di famiglia. Ai loro familiari va il nostro pensiero e la nostra vicinanza. Mentre il Governo emana norme stringenti – continua Onotri – le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano, o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant’è che lo stesso Ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un’azione decisa e fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari. Intervenire per porre fine a strage che ci ha indotti a rincorrere a tutte le Procure d’Italia Al Presidente Conte facciamo presente che le misure idonee a tutelare compiutamente la salute e l’integrità degli operatori sanitari sono rimaste disattese, arrecando gravissimi danni a tutto il personale sanitario che si trova costretto a lavorare in condizioni del tutto inidonee e quindi pericolose per la propria incolumità e per quella dei pazienti che assistono; bisogna intervenire subito ed intercettare le responsabilità individuali nella catena di comando, onde porre fine a questa che è una vera e propria strage. Per tali ragioni il S.M.I ha presentato un esposto in tutte le Procure d’Italia per accertare le eventuali responsabilità. Oggi facciamo un appello ai colleghi: non rischiate se non siete adeguatamente protetti, per la vostra incolumità e per quella dei vostri pazienti» conclude Onotri.
Testata Data 26 marzo 2020 CORONAVIRUS: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA Lo Smi si appella al premier Conte: 36 medici morti, molti ammalati, tantissimi contagiati. Le regioni incapaci di gestire l’emergenza, intervenga il Governo”. Mancanza di dispositivi di protezione personali, l’impossibilità di essere sottoposti ai tamponi, la non messa in quarantena: queste le falle del sistema che stanno decapitando l’assistenza sanitaria, condannando a morte i medici e favorendo la diffusione del virus tra i pazienti” così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, in una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Lo Smi aveva chiesto, già in data 22 febbraio scorso, un protocollo nazionale per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Cassandre inascoltate: oggi i medici e gli infermieri sono le prime vittime della pandemia. I medici morti sono 31, di cui 17 medici di famiglia. Ai loro familiari va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”. “Mentre il Governo emana norme stringenti, continua Onotri, le Regioni in maniera fantasiosa le interpretano o non le interpretano affatto, emanando giornalmente ordinanze che gettano nella confusione gli operatori sanitari, già gravati dal carico assistenziale, tant’è che lo stesso Ministro Boccia ha invocato un maggior coordinamento. Chiediamo un intervento urgente del Governo con un’azione decisa, fino al commissariamento di quelle Regioni che non siano in grado di assicurare le condizioni minime di sicurezza ai sanitari”. “Al Presidente Conte facciamo presente che le misure idonee a tutelare compiutamente la salute e l’integrità degli operatori sanitari sono rimaste disattese, arrecando gravissimi danni a tutto il personale sanitario che si trova costretto a lavorare in condizioni del tutto inidonee e quindi pericolose per la propria incolumità e per quella dei pazienti che assistono; bisogna intervenire subito ed intercettare le responsabilità individuali nella catena di comando, onde porre fine a questa che è una vera e propria strage. Per tali ragioni S.M.I ha presentato un esposto in tutte le Procure d’Italia per accertare le eventuali responsabilità”. “Oggi facciamo un appello ai colleghi: non rischiate se non siete adeguatamente protetti, per la vostra incolumità e per quella dei vostri pazienti”.
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