RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 15 aprile 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 15 aprile 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal
sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Fedriga: «Piano di riapertura o conteremo solo i fallimenti. Riavvii in base alle regioni» (M. Veneto)
Il legno accende i motori. «Ma mancano i clienti di edilizia e mobile» (M. Veneto)
Danieli a regime in maggio. Electrolux chiede ai prefetti (M. Veneto)
Metalmeccanici, soltanto a Udine: 15 mila sono in cassa integrazione (M. Veneto)
Fare in fretta anche per i cantieri (M. Veneto)
La Regione: focus sulle case di riposo. Ok a un premio economico per i sanitari (M. Veneto)
Operatori del turismo in ginocchio. «Ma da Roma finora solo annunci» (Piccolo)
"Primula", il contagio non risparmia i vicini. Sono quattro i positivi (Piccolo)
Casa albergo, test a tappeto a Monfalcone (Piccolo)
Friulia, piano anti-pandemia: 50 milioni alle partecipate (Piccolo)
Al Friuli non basta rimboccarsi le maniche (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 11)
Vendute le Officine Tecnosider: futuro svizzero per i 110 dipendenti (m. Veneto Udine)
Il contagio è entrato in seconda medica. Infettati 5 pazienti e 6 operatori sanitari (M. Veneto Pordenone)
Casa di riposo a Castions, altri due pazienti deceduti. Intensificati gli sforzi (M. Veneto Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Fedriga: «Piano di riapertura o conteremo solo i fallimenti. Riavvii in base alle regioni» (M. Veneto)
Pensare alla "fase 2" prima della "fase 2" perché l'economia non aspetta - con il Fondo monetario
internazionale che calcola una perdita secca del Pil italiano pari al 9,1% nel 20202 - e il Friuli Venezia Giulia
ha bisogno di ricominciare. In sicurezza, non immediatamente per ogni tipologia di azienda oppure di
servizio, ma la regione, come il resto del Paese, deve provare a rialzare la testa coniugando le esigenze di
salute a quelle dell'economia. Massimiliano Fedriga, dunque, si appella al Governo perché di concerto con
le Regioni stili un piano di riaperture e dice pure sì all'ipotesi - caldeggiata da ampie fette del mondo
produttivo locale - a riprese divise per singoli territori, pur con alle spalle una regia complessiva nazionale. Il
governatore, in altre parole, accelera su un tema che comincia a stare sempre più a cuore ai cittadini di una
regione che continua a essere quella con la diffusione meno intensa del virus di tutto il Nord Italia e tra le
migliori come performance di ospedalizzazioni e rapporto tra contagiati e decessi del Paese. L'APPELLO AL
GOVERNO Il concetto espresso da Fedriga è quantomai semplice e affonda le radici nella considerazione di
come più le aziende restano chiuse, maggiore è il rischio che perdano quote di mercato, interno ed estero,
con gli imprenditori che possono decidere di non riaprire e di lasciare a casa i propri dipendenti. «Abbiamo
già cominciato - ha detto il presidente - a predisporre un pacchetto di proposte a livello nazionale su come
immaginare il futuro. Almeno al momento, purtroppo, non possiamo fare altro perché gli ultimi Decreti
della presidenza del Consiglio dei ministri non consentono alle Regioni libertà di manovra se non per
inasprire, e non per alleggerire, le disposizioni prese dal Governo. Il nostro, quindi, è un appello, accorato e
sincero, a Roma perché si muova in fretta». La politica, in altre parole, deve «avere a cuore la doverosa
salvaguardia della salute pubblica», ma anche la necessità «di incrociare questo bisogno con quello legato a
una graduale, per quanto costante, ripresa dell'attività lavorativa» anche prima della scadenza del prossimo
mese. «Il vero pericolo che stiamo correndo - ha continuato Fedriga - è quello di svegliarci il 4 maggio e
vedere aziende che restano chiuse non per un nuovo decreto, ma perché i proprietari non hanno più la
forza per alzare la saracinesca. Noi, come politici, abbiamo il compito, adesso, di garantire la salvaguardia
dei posti di lavoro e di non rassegnarci a contare soltanto i fallimenti a seguito di una situazione che da
difficile rischia di diventare drammatica». MASCHERINE E PROTOCOLLIÈ su questo solco, inoltre, che si
inserisce sia l'ultima ordinanza regionale che quella sorta di vademecum stilato dagli esperti sanitari della
Regione e consegnato ad associazioni di categoria, medici e rappresentanze sindacali con i consigli su come
attrezzare i locali per ricominciare a produrre. «Capisco le perplessità e i dubbi di tanti sull'utilizzo delle
mascherine - ha spiegato Fedriga -, ma l'obbligo introdotto in Friuli Venezia Giulia ha una doppia ratio. La
prima è di abituare le persone a convivere con un dispositivo che andrà indossato per mesi. La seconda,
invece, è legata al concetto che la mascherina stessa serve a proteggere gli altri visto come sia stato
calcolato che, senza, i germi si possono infettare le persone fino a due metri di distanza. E lo stesso discorso
si può fare per l'utilizzo dei guanti monouso che servono a limitare la diffusione dei germi. Sono scelte che
ci aiutano a facilitare il percorso di ripresa lavorativa visto che andranno tenute sotto controllo non soltanto
le aree di impiego, ma anche i tragitti verso le aziende». Certo però, come detto, dipende soprattutto dal
Governo. «Noi ci mettiamo a disposizione in modo collaborativo - ha proseguito il presidente - e speriamo
ci ascoltino. Pensiamo a un piano di riapertura graduale dei comparti economici, che potrebbe essere
testato in un periodo di una decina di giorni, e che, come detto, deve riguardare anche la mobilità, a partire
dall'utilizzo dei mezzi privati e dalla possibilità di ampliare l'offerta del trasporto pubblico locale, per
esempio, con corse dedicate per consentire alle persone di raggiungere i loro posti di lavoro». Il tutto
tenendo sempre in considerazione i dati del Friuli Venezia Giulia che, come detto, è tra le regioni con le
performance migliori del Paese. «Le decisioni prese - ha sostenuto Fedriga - e il comportamento tenuto dai
cittadini della regione hanno fatto sì che il Friuli Venezia Giulia sia un territorio virtuoso nell'ottica della
lotta al coronavirus. Non soltanto siamo la regione d'Italia che è migliorata di più quanto a tasso di
occupazione delle Terapie intensive, come dimostra lo studio dell'istituto Ispi, ma anche quella con il minor
rapporto tra numero di contagiati e morti. Le misure di prevenzione hanno funzionato, continuano a
funzionare, e per questo dico che è arrivato il momento di pensare a un serio programma di riaperture che
ci permetta anche di aiutare, concretamente, il comparto produttivo della nostra regione».riaperture per

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regioniLe considerazioni di Fedriga portano a un ragionamento di base che è quello, in fondo, sia di Anna
Mareschi Danieli sia di Michelangelo Agrusti. I due leader industriali, al pari di ampissime fette di mondo
produttivo, hanno sintetizzato nella frase «non siamo la Lombardia» l'auspicio che si possa ripartire non
tutti assieme, ma scaglionando le aperture a seconda delle condizioni dei singoli territori. Non soltanto,
però, perchè se è questa richiesta collima con quella di diversi governatori del Nord - dal veneto Luca Zaia al
trentino Maurizio Fugatti - c'è anche chi è andato oltre, come l'altoatesino Arno Kompatscher che ha
chiesto al Governo di concedere ai presidenti la libertà di decidere sulle riaperture, anche in deroga ai
decreti romani, togliendole dalle mani dei prefetti. Una posizione che, con alcune differenze, è anche quella
di Fedriga. «Sono favorevole a un'opzione di questo tipo - ha confermato il presidente - a condizione, però,
che il tutto si svolga sotto un attento coordinamento nazionale. È giusto e corretto, infatti, che il Governo si
confronti con le Regioni, perché è in ambito locale che si conosce meglio la situazione, così come è lineare
lasciare la scelta ai presidenti. Ma è necessario intervenire generalmente su alcuni aspetti come, ad
esempio, la mobilità. Se io riapro alcune filiere produttive in Friuli Venezia Giulia, ma poi il Governo, unico
ad avere potestà in materia, lascia totale libertà di movimento e in regione arrivano, per lavoro, cittadini
dalle zone maggiormente colpite, rischiamo un'esplosione dei contagi». La scelta finale, in fin dei conti,
deve essere politica. «Mi auguro che la nuova task force - ha concluso Fedriga - possa essere davvero utile.
Così come il Comitato tecnico-scientifico è importante, ma deve vestire soltanto i panni della consulenza,
non di decisore di ultima istanza. Le scelte spettano alla politica e, in questo caso, al Governo, non alla
comunità scientifica che, nel recente passato e oggi fortunatamente meno, si è mossa con molta incertezza.
Io non possiedo la verità assoluta, forse sono stato fortunato nel prendere le decisioni, forse sono baciato
dalla buona sorte nell'aver scelto collaboratori che mi hanno consigliato nel modo giusto, ma credo di aver
dimostrato di saper decidere. Come quando, nonostante gli attacchi di tanti, da presidente della Regione
ho preso la decisione di chiudere scuole e università nonostante in molti, compreso qualcuno all'interno del
Governo, spingessero per lasciare istituti e Atenei aperti salvo poi bloccare tutto, a livello nazionale, una
manciata di ore dopo».

Il legno accende i motori. «Ma mancano i clienti di edilizia e mobile» (M. Veneto)
Elena Del Giudice - I cancelli si riaprono, si "spolverano" i macchinari, si riscaldano i motori. E' il legno a fare
da apripista della Fase 2 dell'emergenza Covid 19, ma la ripartenza è lenta, e resterà tale ancora per un bel
po' alla ricerca dei mercati, e degli ordini, perduti. L'ultimo decreto del Governo ha infatti consentito la
riapertura per le aziende industriali, e non, che si occupano delle prime lavorazioni del legno, ma non di
quelle del mobile, che sono una parte consistente dei clienti finali di questo settore. Per cui la ripartenza
non può che essere a ritmo ridotto. Per Fantoni, per Legnonord, per Friulintagli. Il cluster«Stiamo fornendo
consulenza e assistenza alle aziende che possono ripartire - spiega Carlo Piemonte, direttore del Cluster
arredo e sistema casa Fvg - e che sono le segherie, coloro che si occupano del legno in area montana o nei
distretti, e che rappresentano la prima linea della filiera che si rivolge al mobile o alle costruzioni.
Ovviamente è positivo che inizino le aperture, ci attendiamo che segua rapidamente anche il mobile. Come
Cluster stiamo lavorando letteralmente giorno e notte per far sì che le imprese abbiano tutto ciò che serve
per poter ripartire». Altra sfida per il settore, che è il secondo per importanza in regione dopo la meccanica,
«sarà fare in modo di essere presenti sui mercati con modalità diverse rispetto al passato, perché l'intero
comparto dipende da mercati globali che oggi sono fermi»...«Riaprire è un termine impegnativo. Oggi (ieri
per chi legge, ndr) abbiamo dedicato l'intera giornata ai briefing con i dipendenti e con i rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza per illustrare il protocollo che è stato messo a punto proprio in vista della
ripartenza, aggiornato alle ultime disposizioni emanate dalla Regione Fvg ...

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Danieli a regime in maggio. Electrolux chiede ai prefetti (M. Veneto)
Elena Del Giudice - I colossi iniziano a muoversi, ma lo fanno lentamente.Il Gruppo DanieliIl Gruppo Danieli
riavvia parte delle operazioni ma al ralenti soprattutto per quel che riguarda la parte del Gruppo che si
dedica alla progettazione e costruzione di impianti, dove la percentuale di personale fisicamente presente
in azienda è ancora molto bassa, attorno al 30%, con un ulteriore 40% in smart working e la parte restante
in ferie. Anche Danieli Automation ha un picco di addetti impegnati nel lavoro a distanza elevata, attorno al
60%, mentre in Abs si sta predisponendo il riavvio della produzione di acciaio calibrata sugli ordini, che al
momento non sono particolarmente numerosi legati, come sono, soprattutto al settore dell'automotive, in
sofferenza in tutta Europa. Ma patendo anche le conseguenze del mancato stop delle acciaierie nel resto
del continente che, fatta salva l'Italia, non si sono mai fermate. Il che significa che chi ha dovuto piazzare
ordini, lo ha fatto privilegiando gli impianti attivi e non certamente quelli spenti. La previsione è quindi di
una ripartenza graduale che porti, entro la prossima settimana, ad un 50% di presenze fisiche nelle aziende
del Gruppo, sperando di andare a regime nella settimana del 4 maggio, ovviamente garantendo tutti i
necessari presidi previsti dai protocollo per il contrasto alla diffusione del Coronavirus.Electrolux Oggi
Whirlpool riapre nella produzione di elettrodomestici negli stabilimenti italiani, per cui anche Electrolux (5
fabbriche a Porcia, Susegana, Forlì, Solaro e Cerreto, circa 4.500 addetti) ha deciso di chiedere ai prefetti di
tre delle 5 province l'autorizzazione alla riapertura. La domanda sarà avanzata subito ai prefetti di
Pordenone, Treviso e Forlì, rinviando ad una fase successiva la stessa richiesta per Solaro e Cerreto.
L'istanza punta ad ottenere il riconoscimento di «azienda strategica» evidenziando inoltre l'appartenenza
alla filiera naturale degli esercizi commerciali autorizzati a vendere elettrodomestici. Di questo l'azienda ha
dato ieri comunicazione alle Rsu senza fornire indicazioni sulla data della ripartenza, legata alla valutazione
che i rappresentanti territoriali del Governo faranno, nella speranza che le decisioni siano univoche.
Rispetto a questo, se da Porcia non sono emerse particolari perplessità, le Rsu di Susegana hanno invece
scritto al prefetto di Treviso manifestando la preoccupazione per il riavvio della produzione, e chiedono
anche «di sottoporre tutti i dipendenti dello stabilimento a screening per evitare la presenza in
stabilimento di persone positive asintomatiche e quindi evitare un possibile focolaio interno e il relativo
contagio dei lavoratori».FincantieriIl Gruppo attivo nella cantieristica con headquarter in Friuli Venezia
Giulia, ha rinnovato la cassa integrazione per la stragrande maggioranza dei propri dipendenti anche per
questa settimana, esclusa la quota di addetti necessaria ad operazioni indispensabili e quelli in grado di
lavorare da casa, ma sta valutando la possibilità di anticipare la ripartenza rispetto alla data del 3 maggio
fissata dall'ultimo Dpcm. Fincantieri, azienda che ha come azionista principale Cassa depositi e prestiti e
ministero delle Finanze, rientra infatti nel novero delle attività definite come "strategiche", e quindi fuori
dal raggio azione del decreto del lockdown. Ma l'azienda pare non essere intenzionata a fare forzature
preferendo attendere i chiarimenti del Viminale che saranno poi recepiti dalle prefetture, immaginando di
poter riaprire dalla prossima settimana sia pure a ritmi soft, con un impiego di circa il 30% del personale e
l'utilizzo della turnazione per ridurre il flusso delle persone in entrata, in uscita, in mensa, ecc. Il piano per
tornare a regime si articolerebbe su circa 6 settimane.

Metalmeccanici, soltanto a Udine: 15 mila sono in cassa integrazione (M. Veneto)
Maura Delle Case - Sono poco meno di 15 mila in provincia di Udine i lavoratori metalmeccanici
attualmente a casa in cassa integrazione. Lo fanno sapere i referenti di Fim Cisl Udine e Alto Friuli,
Francesco Barbaro e Fabiano Venuti, alla luce di una ricognizione avviata in questi giorni per capire come le
312 imprese dove il sindacato ha firmato accordi di Cigo per Covid-19 stanno utilizzando l'ammortizzatore
sociale. L'indagine rivela che su 22 mila lavoratori interessati dall'attivazione della cassa sono 14 mila 842
quelli effettivamente sospesi. «In queste settimane siamo stati impegnati a tutelare questi dipendenti -
dichiara Venuti -, abbiamo incontrato in video o audio conferenza tutte le aziende e sottoscritto accordi per
garantire ai lavoratori l'anticipo della Cigo, possibilità che siamo riusciti ad ottenere nella maggioranza dei
casi, salvo in alcune piccole realtà produttive». Numeri alla mano, l'istantanea scattata da Fim svela come 7
mila dipendenti su 22 mila totali per i quali è stata attivatala Cigo si stanno comunque recando al lavoro...

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Fare in fretta anche per i cantieri (M. Veneto)
Il Governo deve fare in fretta a predisporre un piano di ripartenza, perché il 3 maggio potrebbe essere
troppo tardi per molte attività economiche e produttive. È necessario intervenire in particolare sulla filiera
dell'edilizia, volàno dell'economia anche nella nostra regione, dove ha ricostruito interamente il Friuli dopo
il terremoto del 1976».Lo affermano in una nota stampa il capogruppo della Lega in consiglio regionale,
Mauro Bordin, e il collega di partito Lorenzo Tosolini, intervenendo su tempi e modalità della riapertura
delle attività produttive...

La Regione: focus sulle case di riposo. Ok a un premio economico per i sanitari (M. Veneto)
Case di riposo, riconoscimento economico agli operatori sanitari, lavoro delle forze dell'ordine e degli
addetti agli appalti. Numerosi i temi sul tappeto che sono stati trattati da amministratori e sindacato.Focus
sugli anziani«Il nostro focus si è spostato all'esterno degli ospedali rivolgendoci alle fragilità, in particolare
verso le criticità che si stanno verificando nelle case di riposo». Lo ha detto il vicegovernatore con delega
alla Salute e alla Protezione civile Riccardo Riccardi, nel corso del punto stampa in videoconferenza con il
governatore Massimiliano Fedriga sull'emergenza coronavirus. Nel contesto delle residenze per anziani - ha
spiegato Riccardi - ci sono due modelli: le realtà grandi e organizzate e quelle di dimensioni più ridotte,
dove esiste un regime di promiscuità con gli altri inquilini dello stesso stabile e non c'è la possibilità,
all'interno della residenza, di creare percorsi differenziati tra gli ospiti positivi e quelli non contagiati. Per
queste situazioni saranno necessari trasferimenti delle persone infettate in altra struttura. Nel frattempo
sono partiti gli esami dei tamponi sia agli ospiti sia agli operatori, ampliando lo screening anche agli inquilini
dell'edificio dove si trova la casa di riposo. Inoltre si sta procedendo con la sanificazione degli spazi comuni.
Affrontando la situazione delle carceri, Riccardi ha evidenziato come il caso dei cinque positivi del
penitenziario di Tolmezzo riguardi cinque persone trasferite da Bologna, che al momento della partenza
erano risultate negative.Premio agli operatoriLa Regione presenterà a breve alle rappresentanze sindacali
del Sistema sanitario (Ssr) una proposta di accordo per l'erogazione di un riconoscimento economico agli
operatori che sono stati coinvolti, direttamente o indirettamente, nello svolgimento di attività collegate
all'emergenza sanitaria. Lo ha comunicato l'assessore Riccardi, a margine di un incontro in videoconferenza
con i sindacati sul tema delle risorse aggiuntive regionali. Nel dettaglio, come ha spiegato lo stesso Riccardi,
si tratta di una cifra totale di 16 milioni di euro, di cui 6,5 milioni (estensibili a 7,3 qualora si rivedano
determinate linee progettuali) andranno a integrare lo stipendio di chi ha lavorato nell'ambito delle
prestazioni sanitarie per il coronavirus. La proposta prevede un incentivo economicamente differenziato in
base al rischio, che viene definito in due categorie: alto e medio. In base a questo schema saranno le
Aziende sanitarie a effettuare una ricognizione per l'individuazione del personale interessato dal
provvedimento.Lavoratori degli appaltiLa Filcams Cgil chiede l'applicazione delle stesse misure previste per
gli operatori sanitari, a quelli degli appalti di pulizia degli ospedali, compresi i tamponi e i test sierologici.
Non vanno dimenticate le migliaia di lavoratrici e lavoratori di appalti di pulizia e sanificazione che operano
nei presidi sanitari e socio assistenziali e senza i quali non sarebbero garantite le condizioni igieniche e di
sanificazione che impediscono, negli ambienti più a rischio, il propagarsi del contagio. A oltre un mese
dall'inizio dell'emergenza ancora troppi di loro sono esclusi dalle misure e dagli strumenti di protezione e
prevenzione messi a disposizione del personale sanitario diretto. «È una situazione inaccettabile, le
lavoratori e i lavoratori che puliscono e sanificano negli ospedali, nelle Rsa e nei presidi medici devono
avere gli stessi dispositivi di protezione individuale degli operatori sanitari», dichiara Cinzia Bernardini,
segretaria nazionale della Filcams Cgil.Forze dell'ordine e vigili del fuocoIncontro tra Fedriga, Riccardi e
Roberti con tutti i rappresentanti dei sindacati del comparto sicurezza. I rappresentanti dei lavoratori hanno
convenuto con il governatore Fedriga sulla correttezza procedurale che la Regione ha adottato dando
priorità alla distribuzione di mascherine alla popolazione, passando ai tamponi in un secondo tempo. «Per
garantire la salute degli operatori della sicurezza è necessario che tutto il personale dei vigili del fuoco e
delle forze dell'ordine, che lavorano in prima linea in questa cruciale fase dell'emergenza, vengano dotati di
mascherine e dispositivi di protezione individuale adeguati. I dispositivi di protezione individuali, infatti,
devono essere il primo passo, soprattutto per coloro che hanno un ruolo attivo nella sicurezza e
nell'economia».

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Operatori del turismo in ginocchio. «Ma da Roma finora solo annunci» (Piccolo)
Andrea Pierini - Un incontro positivo secondo il ministero, decisamente deludente per la Regione.
L'assessore regionale con delega al Turismo, Sergio Emidio Bini, non è soddisfatto al termine dell'incontro in
videoconferenza con il ministro Dario Franceschini dedicato alle strategie per il comparto turistico. Incontro
dal quale l'esponente della giunta Fvg si aspettava qualche certezza in più in vista della stagione estiva.
«Deve essere chiaro - ha precisato Bini - che come e quando riaprire lo deciderà il comitato tecnico
scientifico nominato dal governo». Il governatore Massimiliano Fedriga ha spiegato in altra sede i timori
legati al comparto: «Ho parlato con il presidente dell'Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro,
secondo cui le cose potrebbero essere più semplice per la montagna che, con i suoi spazi ampi, potrebbe
dare meno problemi di assembramento. Discorso inverso per il mare dove se non arriverà qualche novità
(vaccino o farmaco, ndr) potrebbe esserci un calo al momento valutato nel 60/70% delle presenze». «Il
turismo - ha aggiunto Bini - rappresenta il 12% del Pil del Fvg e stava registrando numeri record». Venendo
agli aspetti economici il ministro Franceschini al termine della videoconferenza con gli assessore regionali
competenti e alla presenza anche della sottosegretaria di stato Lorenza Bonaccorsi, ha confermato che le
misure per il comparto saranno inserite nel prossimo decreto previsto per fine mese. Nel corso del
confronto, precisano dal Mibact, si è discusso in particolare il tema del bonus vacanze da destinare al
sostegno del turismo interno e della richiesta delle regioni tra le quali la creazione di un fondo speciale
europeo e una compensazione per i comuni orfani della tassa di soggiorno. Franceschini ha comunque
precisato che ci sarà un nuovo incontro a breve anche dopo una verifica con il ministero dell'Economia e
della Finanza. La delusione di Bini deriva dalla mancanza di dati: «mi aspettavo che da questa riunione
arrivassero anche i numeri delle risorse a disposizione visto che parliamo del settore maggiormente colpito
della crisi. Il bonus vacanze e il ristoro del danno (fondi pubblici per compensare i mancati guadagni, ndr)
sono titoli se non accompagnati da cifre. Forse sarebbe stato opportuno creare un decreto autonomo. Il
bonus - al momento si parla di 500 euro-, potrebbe andare in parte al cittadino e in parte all'agenzia come
credito di impresa però sono numeri troppo ballerini. Nel decreto inoltre dovrebbero esserci anche delle
risorse per gli stagionali che dovrebbero trovare ristoro». Per quanto concerne l'allestimento delle spiagge
attrezzate e la fruizione di quelle libere è ancora presto. «In questa fase - ha aggiunto Bini - è prematuro
parlarne anche se ci sono diverse soluzioni al vaglio e il decreto di lunedì scorso della giunta regionale ha
l'obiettivo di consentire agli operatori di iniziare a lavorare. Quest'anno sarà un turismo di prossimità e in
questa direzione stiamo lavorando anche con Promoturismo Fvg per delle campagne ad hoc. Senza risposte
chiare dal governo però il comparto del turismo rischia di restare fermo al palo».

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"Primula", il contagio non risparmia i vicini. Sono quattro i positivi (Piccolo)
Benedetta Moro, Piero Tallandini - Sono quattro i positivi al coronavirus tra i residenti dello stesso edificio
che ospitava, prima dell'evacuazione, la casa di riposo La Primula in via del Molino a Vento. IL FOCOLAIO
peggiore a triesteSi tratta dei tre componenti di una famiglia (uno dei quali ha leggeri problemi respiratori)
e di un paziente oncologico. Una donna, invece, è negativa. L'Azienda sanitaria, attraverso il Dipartimento
di prevenzione, ha consegnato i primi esiti dopo i tamponi effettuati la scorsa settimana, quando l'Asugi
aveva annunciato che tutti i 36 ospiti e alcuni dei 22 operatori della residenza polifunzionale erano stati
contagiati. La struttura è diventata così il focolaio più grave a Trieste. Gli anziani sono stati trasferiti in tre
strutture del territorio: ospedale Maggiore, Salus, Sanatorio Triestino. Il contagio tra condomini e utenti
potrebbe essere avvenuto a causa della promiscuità, più volte denunciata dagli inquilini con esposti ai Nas e
segnalazioni all'Asugi, tra la casa di riposo e gli appartamenti vicini (di proprietà in totale di 15 famiglie).
Ancora il giorno dopo la rilevazione dei 36 contagiati alcuni anziani della struttura avevano usato
l'ascensore condominiale senza guanti e mascherina. Sulla stessa promiscuità che coinvolge oltre 60
strutture polifunzionali a Trieste, la Regione ha dato indicazioni all'Azienda sanitaria di avviare uno
screening, già partito, degli abitanti dei palazzi interessati dai contagi. Su quanto è successo nella struttura
di via Del Molino a Vento indaga la Procura guidata da Carlo Mastelloni. SI POTEVA EVITARE ?I contagi tra i
residenti si sarebbero potuti forse evitare se, come sottolineato dai condomini, questi ultimi fossero stati
avvisati tempestivamente. Secondo la testimonianza di un parente di un utente della casa di riposo i primi
casi di contagio conclamati erano stati dichiarati a fine marzo. «Gli ultimi giorni di marzo venivamo avvisati
che c'erano uno o due casi di Covid nella struttura - spiega il parente, che preferisce mantenere l'anonimato
-, ma ci era stato detto che si era attivata l'Azienda sanitaria e in caso di problemi per il nostro familiare
saremmo stati avvisati subito. Il 5 aprile ci veniva comunicato che i casi erano numerosi. Poi siamo venuti a
sapere dal giornale che c'era stato lo stop al trasferimento all'Ospizio Marino. Si tratta di una vicenda
caratterizzata da pressapochismo e sottovalutazione da parte dei responsabili della struttura e da parte
dell'Azienda c'è stata mancanza di comunicazione». emergenza anziani in tutto il fvgA fare il punto della
situazione è stato ieri il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi in videoconferenza con il
presidente Massimiliano Fedriga. «Il nostro focus si è spostato dagli ospedali alle criticità che si stanno
verificando nelle case di riposo. In regione abbiamo 170 strutture, dato aggiornato al 9 aprile, delle quali 24
con casi di Covid - ha spiegato Riccardi -. I posti letto totali sono 10.930, gli ospiti positivi, sempre al 9 aprile,
risultavano 270, i decessi 90. Di questi, 54 sono deceduti dopo il ricovero in ospedale mentre sono state 36
quelli avvenuti dentro le case di riposo». L'epicentro dell'emergenza in questi giorni è nella casa di riposo di
Paluzza con 67 ospiti e 17 operatori positivi e 12 anziani deceduti. Le contromisureRiccardi ha ribadito che il
grande sforzo è finalizzato ora a «portare le Aziende sanitarie dentro le case di risposo», immettendo
professionalità e competenze. «Ci sono due modelli - ha evidenziato -: le residenze per anziani grandi e
organizzate e quelle più piccole, dove c'è un regime di promiscuità con gli inquilini dello stesso stabile e non
è possibile creare percorsi differenziati tra gli ospiti positivi e i non contagiati. Per queste situazioni saranno
necessari trasferimenti delle persone infettate in altra struttura. Sono partiti gli esami dei tamponi a ospiti e
operatori, ampliando lo screening anche agli inquilini dell'edificio dove si trova la casa di riposo. Inoltre si
procede con la sanificazione». Intanto a Trieste sono stati accertati altri 6 casi positivi all'Itis (tutti nella
residenza Ciclamino) facendo salire il totale dei contagi nella struttura a 26.il virus non risparmia i bimbiC'è
anche una bambina di 3 anni e mezzo tra i pazienti in terapia intensiva. La piccola è al Burlo, sotto costante
monitoraggio: non è intubata e ha solo bisogno, in alcuni momenti della giornata, del supporto di ossigeno
per respirare. Al Burlo è ricoverato anche un bambino di 7 anni, le cui condizioni non preoccupano, mentre
un bambino di 10 anni è stato già dimesso. I dati: zero morti a trieste e goriziaI positivi al Coronavirus in
Friuli Venezia Giulia sono saliti a quota 2.520, con un incremento di 38. Ci sono stati altri 3 decessi (2 a
Udine, uno a Pordenone), portando a 206 il totale delle vittime in regione. Nessun decesso a Trieste e
Gorizia. Per l'area giuliano isontino il dato combinato di decessi e contagi fatto segnare ieri è il più
confortante nell'arco dell'ultimo mese. I totalmente guariti (tampone negativo) salgono a 628, mentre i
clinicamente guariti (senza più sintomi ma non ancora negativi al tampone) sono 380. Scendono a 28 i
pazienti in terapia intensiva, mentre i ricoverati in altri reparti risultano essere 166 e le persone in
isolamento domiciliare sono 1.112.

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Casa albergo, test a tappeto a Monfalcone (Piccolo)
Tiziana Carpinelli - Ad aggravare il senso di incertezza in queste settimane abbarbicate al Covid-19 come
l'edera al muro è la sorte inclemente di tanti anziani custoditi nelle case di riposo disseminate sullo Stivale.
Scrigni di persone fragili in taluni casi rivelatesi prigioni senza scampo. E alla prova del nove dimostratesi,
purtroppo, il vero tallone d'Achille della società.In realtà, e per una volta la notizia è favorevole, nessun
ospite delle due case di riposo di Monfalcone, pubblica e privata, ha contratto il virus. Il Comune da oltre un
mese ha chiuso le porte della Casa albergo di via Crociera. Nessun parente o estraneo può penetrare nella
struttura. Tuttavia, per "blindare" ulteriormente i degenti arriva ora il tampone a tappeto: da sabato i 140
dipendenti (110 esterni e 20 comunali) saranno sottoposti al test sul coronavirus. Due giornate per esaurire
gli esami, che in prima battuta coinvolgeranno 110 lavoratori della coop e 10 pubblici.«Nella struttura
privata di via Blaserna, dove la situazione è regolare e gli anziani stanno tutti bene - esordisce l'assessore
alle Politiche sociali Michele Luise - il tampone faringeo che diagnostica la malattia è stato già effettuato e
si attendono gli esiti. Per quanto riguarda la Casa albergo, invece, si entrerà in azione sabato». Secondo
Luise, ex direttore sanitario del San Polo, «è giusto "processare" i lavoratori, per individuare eventuali
situazioni di positività asintomatica e isolarle», ma «dopo la fase A di accertamento bisogna avere le idee
chiare sulla fase B, organizzativa». Tradotto: la casa di riposto necessita di personale h 24 distribuito su tre
turni, pertanto, dovesse applicarsi la quarantena precauzionale, il rischio potrebbe essere quello, stando
all'assessore, di una coperta troppo corta per la gestione. In particolare se la strategia della mappatura sarà
poi estesa, sempre con modalità a tappeto, anche al personale dei centri diurni, dell'assistenza sociale, del
supporto domiciliare. Luise è conscio che le «accortezze si sono rese indispensabili dopo le situazioni
critiche emerse a Paluzza e Trieste», ma ogni territorio ha le sue specificità e per ora Monfalcone è esente
da allarme, pur avendo comunque trattato nel frangente delle complessità, come la cura di polmoniti non
virali. L'utenza, infatti, non cessa di essere per definizione fragile e dunque soggetta ad acciacchi. Luise ha
pertanto chiesto in giornata lumi all'Azienda sanitaria: «Mi ha riferito che nell'eventualità di una carenza di
oss dettata da casi di positività asintomatica, comunque da trattare con quarantena, è il gestore a dover
ottemperare alle sostituzioni e integrazioni di personale. Laddove fosse impossibilitato subentrerebbe
l'Asugi, come del resto accaduto nel capoluogo regionale». A gestire l'appalto da tre milioni annui della
Casa Albergo, ospizio comunale, è la Kcs. Il sindaco Anna Cisint, che l'altro giorno in videochiamata ha
salutato gli anziani della struttura di via Crociera, auspica che tutti i test diano esito negativo. «Ma fosse
diversamente - aggiunge - bisognerà tener conto delle effettive mansioni e applicare i vari protocolli tarati
dall'Azienda sanitaria».

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Friulia, piano anti-pandemia: 50 milioni alle partecipate (Piccolo)
Marco Ballico - Una partecipata di Friulia su tre, complessivamente una trentina, ha chiesto di accedere agli
strumenti di supporto anti-coronavirus deliberati dal cda della finanziaria lo scorso 19 marzo, quando,
contestualmente, furono rafforzate anche le misure per le Pmi. Un'operazione da 50 milioni di euro tra
finanziamenti a tassi agevolati, proroga delle scadenze, migliori condizioni di prestito. Si tratta di tre misure
urgenti a beneficio delle 94 aziende in cui Friulia ha partecipazioni nel capitale.La prima si concretizza in
finanziamenti a 24 mesi a tassi vantaggiosi e senza commissioni per le necessità di cassa urgenti, con tanto
di consulenza gratuita per la ridefinizione dei piani aziendali, come la redazione dei budget e dei piani
finanziari per individuare i fabbisogni e trovare le migliori soluzioni. La seconda è lo slittamento di 12 mesi
del pagamento di tutte le rate in scadenza entro il 31 dicembre 2020 senza alcun interesse aggiuntivo. La
terza si traduce nella facoltà per le aziende in cui Friulia è in uscita entro fine anno di richiedere un nuovo
intervento, a condizioni economiche migliorative rispetto a quelle in vigore, mantenendo la finanziaria nella
compagine sociale. Interventi in aggiunta a quelli approvati dalla Regione nel ddl sull'emergenza Covid-19
da 33,5 milioni, con altri 3 milioni per il bando destinato alle attività di industrializzazione legate a risultati
di ricerca, sviluppo e innovazione. La presidente Federica Seganti non nasconde la sua soddisfazione. «Sono
lieta che il nostro piano stia avendo un riscontro positivo tra le aziende regionali - sottolinea -. Quando il
cda ha approvato le misure a marzo, eravamo già consapevoli che le difficoltà a livello sanitario ed
economico sarebbero durate a lungo. Le misure restrittive attualmente in vigore non permettono ancora di
far ripartire un'economia formata in gran parte da micro, piccole e medie imprese che sono l'asse portante
del nostro sistema produttivo e che oggi si ritrovano a dover affrontare ingenti costi senza poter riprendere
la produzione». Gli strumenti messi in campo da Friulia, dice sul fronte Regione il governatore Massimiliano
Fedriga, «sono fondamentali per sostenere le imprese del Fvg colpite duramente dall'emergenza
coronavirus. Oltre a rispettare con senso di responsabilità tutte le direttive finalizzate a contenere
l'epidemia, adesso dobbiamo dare risposte al mondo economico della regione. Ci dobbiamo infatti
preparare alla riapertura delle attività commerciali e industriali, nella certezza di poter garantire la massima
sicurezza per tutti». «L'azione a 360 gradi e di rilevante impatto economico da parte di Friulia è resa
possibile grazie all'oculata gestione della liquidità da parte della società - aggiunge l'assessore alle Finanze
Barbara Zilli -. Una disponibilità di risorse che deriva in questo caso da un attento bilanciamento tra i costi
di gestione e i rientri finanziari derivanti dall'attività tipica della società nel settore del "private equity", che
consente ora all'amministrazione regionale di porre in essere, anche attraverso il proprio sistema delle
partecipate, interventi per il sostegno economico del territorio».

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Al Friuli non basta rimboccarsi le maniche (M. Veneto)
L'emergenza economica provocata dal coronavirus è paragonabile a quella vissuta a seguito del terremoto
friulano del 1976? No, è decisamente maggiore. Mentre, per fortuna, quella relativa ai lutti è, altrettanto
decisamente, inferiore. Identica, però, è la filosofia che sostiene l'intervento di ricostruzione. Ovvero? Non
accontentarci di ripristinare i soli danni diretti ed immediati. Non fermarsi, cioè, alla prima fase (necessaria)
dell'emergenza ma progettare ed attivare anche quella della ricostruzione, del rilancio. A livello nazionale,
vi è chi ha già qualificato la seconda fase un necessario "nuovo miracolo economico". Ambizioso? Certo.
Troppo ambizioso per il nostro Friuli frustrato dalla decrescita infelice di reddito e lavoro? No, è una sfida
da affrontare, già troppo rinviata nel tempo (si veda la pubblicazione "Rilanciafriuli" datata 2017 ed il sito
https://www.rilanciafriuli.it attivato da pochi mesi da analisti e opinionisti che scommettono su tale
prospettiva) e che il virus rende ineludibile. L'IMPATTO Quanto è grande l'impatto lavorativo e quello
economico del Cv-19? Si può fare una stima della quantità di lavoratori coinvolti nella crisi e della perdita di
reddito? Certo, e l'Istat l'ha fondata su due criteri guida: il primo tiene conto dei settori economici "sospesi"
dall'attività sulla base dei codici di attività adottati dai decreti approvati l'11 ed il 25 marzo 2020; il secondo
della durata della crisi da Cv-19. Vediamo i risultati ottenuti sia a livello regionale che nazionale con
riferimento all'impatto lavorativo. La tabella ci dice che, in Italia, i lavoratori "sospesi" in base al Dpcm 11
marzo 2020 e al Dm Mise 25 marzo 2020 sfiorano i 7,8 milioni di unità e specifica che quasi 5,6 sono
lavoratori dipendenti (pari al 71,7% del totale). Nella nostra regione i "sospesi" complessivi sono 188 mila e
la quota dei dipendenti è, assieme alla Regione Lombardia, la più alta d'Italia pari al 77,1%). Ciò significa che
il ruolo che possono giocare le parti sociali (ed il sindacato dei lavoratori, in particolare) è assai rilevante.LE
CARATTERISTICHEQuali le caratteristiche salienti dei lavoratori "sospesi"? Sono cinque, e cioè: 1) sono più
frequenti nel nord del Paese; 2) sono concentrati nel settore industriale (quasi i 2/3 del totale sospesi); 3)
sono più penalizzati se operanti nelle imprese orientate all'export (a rischio il 65,7% dei lavoratori); 4) sono
lavoratori maschi (65,7% del totale); 5) sono più colpiti quanti percepiscono le robuste retribuzioni
industriali). L'impatto reddituale? Sono stati elaborati due scenari: il primo, più ottimista, nell'ipotesi che la
crisi termini entro aprile ed il secondo, forse più realistico, che continui fino a tutto giugno. Ipotizzando, per
il Fvg, un valore aggiunto dell'economia nel 2020 in linea con quello del 2019 (ovvero di poco inferiore a 35
miliardi di euro, in assenza di Cv-19, ovviamente), la perdita attribuibile all'emergenza sanitaria sarebbe
pari al -2,2% del reddito annuo prodotto dall'economia nostrana nell'intero anno 2020, posto che l'attività
riprenda per intero a inizio maggio. Se, invece, la data di avvio è posta al 1º luglio si perde il 5,8% del
reddito annuo. In ogni caso i costi sociali della crisi sono e saranno pesanti. Anzi, di più, insostenibilmente
pesanti.LA DOMANDADa ciò consegue la domanda: si può fare qualcosa per predisporre al meglio quella
che, a livello nazionale, è già stata ribattezzata come "la fase della ricostruzione" o "del nuovo miracolo
economico"? Sono due gli approcci possibili al nostro livello regionale: quello "attendista" è il primo, il
secondo è il friulanissimo "rimbocchiamoci le maniche". Quale, attualmente, l'approccio più amato al livello
locale? Rispondiamo sulla base di quanto fanno e dicono sia l'amministrazione regionale che le parti sociali.
Il presidente della Regione Autonoma Fvg ritiene che i soldi e gli interventi pesanti siano compito esclusivo
dello Stato: nel frattempo, ha deciso regole aggiuntive di comportamento (già severe) per le persone e ha
varato un intervento d'emergenza finanziario extra-light. Le organizzazioni imprenditoriali hanno riposto le
loro rivendicazioni nelle mani del Presidente collocandosi idealmente al suo fianco. Quali rivendicazioni?
Una sola ad onore del vero: un provvedimento burocratico di riapertura delle fabbriche "sospese" che
lascia a chi lo emana tutta la responsabilità dell'atto. Agli imprenditori, invece, il merito di salvare
l'economia riportando all'attività i lavoratori, per altro poco convinti di riconoscere ai loro datori di lavoro la
capacità di garantire la salubrità ed il ruolo di salvatori della piccola patria. I sindacati dei lavoratori?
Opportunamente ricordano a tutti il sacrosanto diritto alla salute.

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CRONACHE LOCALI

Vendute le Officine Tecnosider: futuro svizzero per i 110 dipendenti (m. Veneto Udine)
Francesca Artico - Le Officine Tecnosider, azienda all'avanguardia nel settore siderurgico, cedono il
controllo al gruppo svizzero di traiding internazionale Testeel. Il laminatoio lamiere Officine Tecnosider, 110
dipendenti, ultima roccaforte di proprietà friulana nella zona industriale dell'Aussa Corno, cede dunque il
controllo al gruppo svizzero-lussemburghese Trasteel International Sa.Con una lunga lettera inviata a tutti i
dipendenti i quattro soci fondatori, Giampiero Gori, Ivo Sant, Giorgio Pinto e Ivo Conti, spiegano la
decisione di cedere il controllo del laminatoio, «decisione che si basa su una logica di rafforzamento in linea
con le tendenze di aggregazione e di concentrazione di massa critica delle quali siamo spettatori già da
molti anni, ne è testimone la recente acquisizione della Evraz Palini & Bertoli da parte del gruppo
Marcegaglia».Al momento non sono disponibili i dettagli dell'operazione, consolidata la scorsa settimana.
«Il sindacato auspica che si possa condividere un percorso di relazioni sindacali volto a migliorare le
condizioni e le retribuzioni dei lavoratori del sito sangiorgino - sottolinea Francesco Barbaro, referente di
territorio per la Fim Cisl di Udine -. Particolare attenzione deve essere garantita anche dalla nuova proprietà
in tema di sicurezza e salvaguardia della salute dei lavoratori. La Fim Cisl, assieme ai suoi delegati,
verificherà la corretta applicazione delle regole del protocollo sicurezza nelle aziende dove è stata
concessa, da parte del prefetto, la deroga per continuare a lavorare nonostante il lockdown imposto dal
governo. A San Giorgio di Nogaro sono praticamente tutti operativi i laminatoi della zona industriale Aussa
Corno».Officine Tecnosider, nata nel 2007, ha iniziato la sua produzione nel 2010 e in poco meno di 10 anni
ha bruciato le tappe affermandosi nel complesso mondo dei produttori di lamiere in acciaio con risultati,
scrivono i soci fondatori nella loro lettera, al di sopra di qualsiasi aspettativa.La produzione di circa 370 mila
tonnellate di lamiere in acciaio da treno viene venduta in tutto il mondo. con una marcata presenza anche
oltreoceano negli Stati Uniti. Molti i progetti di spicco, nel mondo. che portano la firma di Tecnosider.
Trasteel è un gruppo di trading internazionale basato in Svizzera, attivo da oltre 10 anni nel commercio
internazionale di materie prime, prodotti siderurgici e di materiale di consumo per la siderurgia.
Attualmente è il numero uno al mondo nel commercio internazionale di bramme di diversi milioni di
tonnellate gestite ogni anno.

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Il contagio è entrato in seconda medica. Infettati 5 pazienti e 6 operatori sanitari (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Il reparto di seconda medicina dell'ospedale di Pordenone, dopo la scoperta di alcuni
pazienti positivi al coronavirus, è isolato. Contagiati anche sei operatori sanitari, secondo l'Azienda sanitaria
Friuli occidentale (Asfo), però, in un periodo precedente. Ieri altri ammalati e camici bianchi sono stati
sottoposti al tampone per verificare l'eventuale contagio.In soli tre giorni, dal 10 al 13 aprile, cinque
pazienti sono risultati positivi, in seconda medicina. Due provenivano dalla casa di riposo di Castions di
Zoppola, dove si sono registrati contagi e decessi in serie, e sono stati ricoverati il 10 e l'11 aprile. Poi sono
risultati positivi al tampone. Sull'accaduto l'Asfo ha aperto un'indagine interna: «È venuta meno - ha
affermato il direttore sanitario Michele Chittaro - l'efficacia della funzione di filtro in fase di accettazione.
Stiamo facendo le opportune verifiche».Una volta scoperta la positività, i due pazienti sono stati spostati
nel reparto Covid-19. A Pasquetta sono però emerse altre tre positività, sempre in seconda medica. Per due
di queste persone il tampone è stato richiesto perché era comparsa la febbre. Nel terzo caso l'ammalato
doveva essere portato al Cro di Aviano e, prima di un trasferimento, è prassi effettuare un tampone. I tre
pazienti sono stati anche loro trasferiti al reparto Covid-19. Secondo Chittaro «non c'è un collegamento tra
questi cinque casi, non si può parlare di un focolaio perché non sono collegati».Positivi al tampone anche
sei operatori sanitari, tra infermieri e operatori socio sanitari, ma l'azienda precisa che i test risalgono a fine
marzo e al 6 e 9 aprile, prima quindi del ricovero del primo paziente positivo dei cinque. «Sono stati messi
in isolamento - aggiunge il direttore sanitario - e non può esserci un collegamento tra quei dipendenti e i
pazienti di questi ultimi giorni». Una delle ipotesi è che gli operatori possano essere stati contagiati da un
paziente scoperto positivo al Covid-19 il 17 marzo.Dopo lo spostamento dei contagiati, tra lunedì e ieri sono
stati sottoposti a tampone tutti gli operatori e i pazienti rimasti ricoverati, una quarantina circa. L'Asfo ha
deciso di isolare il reparto e di sospenderne ricoveri e dimissioni. Le stanze dove hanno soggiornato i
positivi sono state svuotate e sanificate. «Una volta che avremo gli esiti degli ulteriori tamponi - ha
proseguito il direttore sanitario - valuteremo i prossimi passi».Per far fronte a tale nuova situazione, da ieri
sera sono operativi 25 posti letto, per eventuali ricoveri, nel reparto di pneumologia.Altri posti sono
disponibili al Policlinico, che dall'inizio dell'emergenza accoglie malati no Covid, e negli ospedali di San Vito
al Tagliamento e Spilimbergo.

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Casa di riposo a Castions, altri due pazienti deceduti. Intensificati gli sforzi (M. Veneto Pordenone)
Massimo Pighin - Altri due decessi alla casa di riposo di Castions di Zoppola. Si è spento ieri pomeriggio
all'ospedale di Pordenone, Pietro Quinto, 89 anni, e in serata si è diffusa la notizia della morte di Giovanna
Fabris, a sua volta ospite della struttura della fondazione Micoli Toscano, la più duramente messa alla prova
nel Friuli occidentale. La donna nell'elenco degli anziani positivi ed è mancata in ospedale. Quinto, che
soffriva di altre patologie, era stato ricoverato nella giornata di Pasqua.Il quadro, a Castions, è complicato.
Sono 40 gli anziani positivi, 16 dei quali si trovano in ospedale. A loro si aggiungono 9 dipendenti. Uno
spiraglio di luce arriva dalla guarigione di due ospiti: una fiammella di speranza in un orizzonte che rimane
complesso.«In questo momento - ha dichiarato il direttore sanitario Ludovico Cafaro - stiamo cercando,
assieme al medico inviato qui dall'Azienda sanitaria e all'infermiere mandato dalla protezione civile
nazionale, di fare in modo che le attività si concentrino sul reparto Covid-19. Lo facevamo da un po', ma
oggi gli sforzi sono ancora maggiori. Da martedì abbiamo a disposizione un elettrocardiografo che ci ha
fornito l'Asfo per il reparto Covid-19; abbiamo provveduto, nella stessa giornata, a sanificare nove camere
grazie alla macchina a ozono che abbiamo acquistato. Stiamo continuando nella disinfezione: quasi tutta la
struttura, in pratica, è stata sanificata più volte».Cafaro evidenzia che «continuiamo a monitorare i 24 ospiti
che si trovano nel reparto Covid-19 e i 53 che in questo momento sono accolti in un'altra parte della
struttura». Quindi, il grazie del direttore sanitario al personale. «I dipendenti sono preoccupati - ha
concluso -, ma si stanno dimostrando encomiabili per impegno e dedizione: la direzione è molto soddisfatta
dall'applicazione che stanno palesando i lavoratori, dall'amorevole impegno con cui si prendono cura degli
ospiti».Il sindaco Francesca Papais ha ribadito che il contesto è difficile. «La situazione è estremamente
complicata - ha detto la prima cittadina -. Sottolineo il fatto che da parte degli operatori l'impegno è
massimo. La nostra vicinanza va alle famiglie che hanno perso una persona cara in questa complessa
situazione. In struttura operano da qualche giorno il dottor Pietro Casarin, inviato a Castions dall'Azienda
sanitaria, e Michele, un infermiere professionale arrivato su mandato del Dipartimento nazionale della
Protezione civile».

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