RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 15 aprile 2020
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 15 aprile 2020 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Fedriga: «Piano di riapertura o conteremo solo i fallimenti. Riavvii in base alle regioni» (M. Veneto) Il legno accende i motori. «Ma mancano i clienti di edilizia e mobile» (M. Veneto) Danieli a regime in maggio. Electrolux chiede ai prefetti (M. Veneto) Metalmeccanici, soltanto a Udine: 15 mila sono in cassa integrazione (M. Veneto) Fare in fretta anche per i cantieri (M. Veneto) La Regione: focus sulle case di riposo. Ok a un premio economico per i sanitari (M. Veneto) Operatori del turismo in ginocchio. «Ma da Roma finora solo annunci» (Piccolo) "Primula", il contagio non risparmia i vicini. Sono quattro i positivi (Piccolo) Casa albergo, test a tappeto a Monfalcone (Piccolo) Friulia, piano anti-pandemia: 50 milioni alle partecipate (Piccolo) Al Friuli non basta rimboccarsi le maniche (M. Veneto) CRONACHE LOCALI (pag. 11) Vendute le Officine Tecnosider: futuro svizzero per i 110 dipendenti (m. Veneto Udine) Il contagio è entrato in seconda medica. Infettati 5 pazienti e 6 operatori sanitari (M. Veneto Pordenone) Casa di riposo a Castions, altri due pazienti deceduti. Intensificati gli sforzi (M. Veneto Pordenone) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Fedriga: «Piano di riapertura o conteremo solo i fallimenti. Riavvii in base alle regioni» (M. Veneto) Pensare alla "fase 2" prima della "fase 2" perché l'economia non aspetta - con il Fondo monetario internazionale che calcola una perdita secca del Pil italiano pari al 9,1% nel 20202 - e il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di ricominciare. In sicurezza, non immediatamente per ogni tipologia di azienda oppure di servizio, ma la regione, come il resto del Paese, deve provare a rialzare la testa coniugando le esigenze di salute a quelle dell'economia. Massimiliano Fedriga, dunque, si appella al Governo perché di concerto con le Regioni stili un piano di riaperture e dice pure sì all'ipotesi - caldeggiata da ampie fette del mondo produttivo locale - a riprese divise per singoli territori, pur con alle spalle una regia complessiva nazionale. Il governatore, in altre parole, accelera su un tema che comincia a stare sempre più a cuore ai cittadini di una regione che continua a essere quella con la diffusione meno intensa del virus di tutto il Nord Italia e tra le migliori come performance di ospedalizzazioni e rapporto tra contagiati e decessi del Paese. L'APPELLO AL GOVERNO Il concetto espresso da Fedriga è quantomai semplice e affonda le radici nella considerazione di come più le aziende restano chiuse, maggiore è il rischio che perdano quote di mercato, interno ed estero, con gli imprenditori che possono decidere di non riaprire e di lasciare a casa i propri dipendenti. «Abbiamo già cominciato - ha detto il presidente - a predisporre un pacchetto di proposte a livello nazionale su come immaginare il futuro. Almeno al momento, purtroppo, non possiamo fare altro perché gli ultimi Decreti della presidenza del Consiglio dei ministri non consentono alle Regioni libertà di manovra se non per inasprire, e non per alleggerire, le disposizioni prese dal Governo. Il nostro, quindi, è un appello, accorato e sincero, a Roma perché si muova in fretta». La politica, in altre parole, deve «avere a cuore la doverosa salvaguardia della salute pubblica», ma anche la necessità «di incrociare questo bisogno con quello legato a una graduale, per quanto costante, ripresa dell'attività lavorativa» anche prima della scadenza del prossimo mese. «Il vero pericolo che stiamo correndo - ha continuato Fedriga - è quello di svegliarci il 4 maggio e vedere aziende che restano chiuse non per un nuovo decreto, ma perché i proprietari non hanno più la forza per alzare la saracinesca. Noi, come politici, abbiamo il compito, adesso, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro e di non rassegnarci a contare soltanto i fallimenti a seguito di una situazione che da difficile rischia di diventare drammatica». MASCHERINE E PROTOCOLLIÈ su questo solco, inoltre, che si inserisce sia l'ultima ordinanza regionale che quella sorta di vademecum stilato dagli esperti sanitari della Regione e consegnato ad associazioni di categoria, medici e rappresentanze sindacali con i consigli su come attrezzare i locali per ricominciare a produrre. «Capisco le perplessità e i dubbi di tanti sull'utilizzo delle mascherine - ha spiegato Fedriga -, ma l'obbligo introdotto in Friuli Venezia Giulia ha una doppia ratio. La prima è di abituare le persone a convivere con un dispositivo che andrà indossato per mesi. La seconda, invece, è legata al concetto che la mascherina stessa serve a proteggere gli altri visto come sia stato calcolato che, senza, i germi si possono infettare le persone fino a due metri di distanza. E lo stesso discorso si può fare per l'utilizzo dei guanti monouso che servono a limitare la diffusione dei germi. Sono scelte che ci aiutano a facilitare il percorso di ripresa lavorativa visto che andranno tenute sotto controllo non soltanto le aree di impiego, ma anche i tragitti verso le aziende». Certo però, come detto, dipende soprattutto dal Governo. «Noi ci mettiamo a disposizione in modo collaborativo - ha proseguito il presidente - e speriamo ci ascoltino. Pensiamo a un piano di riapertura graduale dei comparti economici, che potrebbe essere testato in un periodo di una decina di giorni, e che, come detto, deve riguardare anche la mobilità, a partire dall'utilizzo dei mezzi privati e dalla possibilità di ampliare l'offerta del trasporto pubblico locale, per esempio, con corse dedicate per consentire alle persone di raggiungere i loro posti di lavoro». Il tutto tenendo sempre in considerazione i dati del Friuli Venezia Giulia che, come detto, è tra le regioni con le performance migliori del Paese. «Le decisioni prese - ha sostenuto Fedriga - e il comportamento tenuto dai cittadini della regione hanno fatto sì che il Friuli Venezia Giulia sia un territorio virtuoso nell'ottica della lotta al coronavirus. Non soltanto siamo la regione d'Italia che è migliorata di più quanto a tasso di occupazione delle Terapie intensive, come dimostra lo studio dell'istituto Ispi, ma anche quella con il minor rapporto tra numero di contagiati e morti. Le misure di prevenzione hanno funzionato, continuano a funzionare, e per questo dico che è arrivato il momento di pensare a un serio programma di riaperture che ci permetta anche di aiutare, concretamente, il comparto produttivo della nostra regione».riaperture per 2
regioniLe considerazioni di Fedriga portano a un ragionamento di base che è quello, in fondo, sia di Anna Mareschi Danieli sia di Michelangelo Agrusti. I due leader industriali, al pari di ampissime fette di mondo produttivo, hanno sintetizzato nella frase «non siamo la Lombardia» l'auspicio che si possa ripartire non tutti assieme, ma scaglionando le aperture a seconda delle condizioni dei singoli territori. Non soltanto, però, perchè se è questa richiesta collima con quella di diversi governatori del Nord - dal veneto Luca Zaia al trentino Maurizio Fugatti - c'è anche chi è andato oltre, come l'altoatesino Arno Kompatscher che ha chiesto al Governo di concedere ai presidenti la libertà di decidere sulle riaperture, anche in deroga ai decreti romani, togliendole dalle mani dei prefetti. Una posizione che, con alcune differenze, è anche quella di Fedriga. «Sono favorevole a un'opzione di questo tipo - ha confermato il presidente - a condizione, però, che il tutto si svolga sotto un attento coordinamento nazionale. È giusto e corretto, infatti, che il Governo si confronti con le Regioni, perché è in ambito locale che si conosce meglio la situazione, così come è lineare lasciare la scelta ai presidenti. Ma è necessario intervenire generalmente su alcuni aspetti come, ad esempio, la mobilità. Se io riapro alcune filiere produttive in Friuli Venezia Giulia, ma poi il Governo, unico ad avere potestà in materia, lascia totale libertà di movimento e in regione arrivano, per lavoro, cittadini dalle zone maggiormente colpite, rischiamo un'esplosione dei contagi». La scelta finale, in fin dei conti, deve essere politica. «Mi auguro che la nuova task force - ha concluso Fedriga - possa essere davvero utile. Così come il Comitato tecnico-scientifico è importante, ma deve vestire soltanto i panni della consulenza, non di decisore di ultima istanza. Le scelte spettano alla politica e, in questo caso, al Governo, non alla comunità scientifica che, nel recente passato e oggi fortunatamente meno, si è mossa con molta incertezza. Io non possiedo la verità assoluta, forse sono stato fortunato nel prendere le decisioni, forse sono baciato dalla buona sorte nell'aver scelto collaboratori che mi hanno consigliato nel modo giusto, ma credo di aver dimostrato di saper decidere. Come quando, nonostante gli attacchi di tanti, da presidente della Regione ho preso la decisione di chiudere scuole e università nonostante in molti, compreso qualcuno all'interno del Governo, spingessero per lasciare istituti e Atenei aperti salvo poi bloccare tutto, a livello nazionale, una manciata di ore dopo». Il legno accende i motori. «Ma mancano i clienti di edilizia e mobile» (M. Veneto) Elena Del Giudice - I cancelli si riaprono, si "spolverano" i macchinari, si riscaldano i motori. E' il legno a fare da apripista della Fase 2 dell'emergenza Covid 19, ma la ripartenza è lenta, e resterà tale ancora per un bel po' alla ricerca dei mercati, e degli ordini, perduti. L'ultimo decreto del Governo ha infatti consentito la riapertura per le aziende industriali, e non, che si occupano delle prime lavorazioni del legno, ma non di quelle del mobile, che sono una parte consistente dei clienti finali di questo settore. Per cui la ripartenza non può che essere a ritmo ridotto. Per Fantoni, per Legnonord, per Friulintagli. Il cluster«Stiamo fornendo consulenza e assistenza alle aziende che possono ripartire - spiega Carlo Piemonte, direttore del Cluster arredo e sistema casa Fvg - e che sono le segherie, coloro che si occupano del legno in area montana o nei distretti, e che rappresentano la prima linea della filiera che si rivolge al mobile o alle costruzioni. Ovviamente è positivo che inizino le aperture, ci attendiamo che segua rapidamente anche il mobile. Come Cluster stiamo lavorando letteralmente giorno e notte per far sì che le imprese abbiano tutto ciò che serve per poter ripartire». Altra sfida per il settore, che è il secondo per importanza in regione dopo la meccanica, «sarà fare in modo di essere presenti sui mercati con modalità diverse rispetto al passato, perché l'intero comparto dipende da mercati globali che oggi sono fermi»...«Riaprire è un termine impegnativo. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo dedicato l'intera giornata ai briefing con i dipendenti e con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza per illustrare il protocollo che è stato messo a punto proprio in vista della ripartenza, aggiornato alle ultime disposizioni emanate dalla Regione Fvg ... 3
Danieli a regime in maggio. Electrolux chiede ai prefetti (M. Veneto) Elena Del Giudice - I colossi iniziano a muoversi, ma lo fanno lentamente.Il Gruppo DanieliIl Gruppo Danieli riavvia parte delle operazioni ma al ralenti soprattutto per quel che riguarda la parte del Gruppo che si dedica alla progettazione e costruzione di impianti, dove la percentuale di personale fisicamente presente in azienda è ancora molto bassa, attorno al 30%, con un ulteriore 40% in smart working e la parte restante in ferie. Anche Danieli Automation ha un picco di addetti impegnati nel lavoro a distanza elevata, attorno al 60%, mentre in Abs si sta predisponendo il riavvio della produzione di acciaio calibrata sugli ordini, che al momento non sono particolarmente numerosi legati, come sono, soprattutto al settore dell'automotive, in sofferenza in tutta Europa. Ma patendo anche le conseguenze del mancato stop delle acciaierie nel resto del continente che, fatta salva l'Italia, non si sono mai fermate. Il che significa che chi ha dovuto piazzare ordini, lo ha fatto privilegiando gli impianti attivi e non certamente quelli spenti. La previsione è quindi di una ripartenza graduale che porti, entro la prossima settimana, ad un 50% di presenze fisiche nelle aziende del Gruppo, sperando di andare a regime nella settimana del 4 maggio, ovviamente garantendo tutti i necessari presidi previsti dai protocollo per il contrasto alla diffusione del Coronavirus.Electrolux Oggi Whirlpool riapre nella produzione di elettrodomestici negli stabilimenti italiani, per cui anche Electrolux (5 fabbriche a Porcia, Susegana, Forlì, Solaro e Cerreto, circa 4.500 addetti) ha deciso di chiedere ai prefetti di tre delle 5 province l'autorizzazione alla riapertura. La domanda sarà avanzata subito ai prefetti di Pordenone, Treviso e Forlì, rinviando ad una fase successiva la stessa richiesta per Solaro e Cerreto. L'istanza punta ad ottenere il riconoscimento di «azienda strategica» evidenziando inoltre l'appartenenza alla filiera naturale degli esercizi commerciali autorizzati a vendere elettrodomestici. Di questo l'azienda ha dato ieri comunicazione alle Rsu senza fornire indicazioni sulla data della ripartenza, legata alla valutazione che i rappresentanti territoriali del Governo faranno, nella speranza che le decisioni siano univoche. Rispetto a questo, se da Porcia non sono emerse particolari perplessità, le Rsu di Susegana hanno invece scritto al prefetto di Treviso manifestando la preoccupazione per il riavvio della produzione, e chiedono anche «di sottoporre tutti i dipendenti dello stabilimento a screening per evitare la presenza in stabilimento di persone positive asintomatiche e quindi evitare un possibile focolaio interno e il relativo contagio dei lavoratori».FincantieriIl Gruppo attivo nella cantieristica con headquarter in Friuli Venezia Giulia, ha rinnovato la cassa integrazione per la stragrande maggioranza dei propri dipendenti anche per questa settimana, esclusa la quota di addetti necessaria ad operazioni indispensabili e quelli in grado di lavorare da casa, ma sta valutando la possibilità di anticipare la ripartenza rispetto alla data del 3 maggio fissata dall'ultimo Dpcm. Fincantieri, azienda che ha come azionista principale Cassa depositi e prestiti e ministero delle Finanze, rientra infatti nel novero delle attività definite come "strategiche", e quindi fuori dal raggio azione del decreto del lockdown. Ma l'azienda pare non essere intenzionata a fare forzature preferendo attendere i chiarimenti del Viminale che saranno poi recepiti dalle prefetture, immaginando di poter riaprire dalla prossima settimana sia pure a ritmi soft, con un impiego di circa il 30% del personale e l'utilizzo della turnazione per ridurre il flusso delle persone in entrata, in uscita, in mensa, ecc. Il piano per tornare a regime si articolerebbe su circa 6 settimane. Metalmeccanici, soltanto a Udine: 15 mila sono in cassa integrazione (M. Veneto) Maura Delle Case - Sono poco meno di 15 mila in provincia di Udine i lavoratori metalmeccanici attualmente a casa in cassa integrazione. Lo fanno sapere i referenti di Fim Cisl Udine e Alto Friuli, Francesco Barbaro e Fabiano Venuti, alla luce di una ricognizione avviata in questi giorni per capire come le 312 imprese dove il sindacato ha firmato accordi di Cigo per Covid-19 stanno utilizzando l'ammortizzatore sociale. L'indagine rivela che su 22 mila lavoratori interessati dall'attivazione della cassa sono 14 mila 842 quelli effettivamente sospesi. «In queste settimane siamo stati impegnati a tutelare questi dipendenti - dichiara Venuti -, abbiamo incontrato in video o audio conferenza tutte le aziende e sottoscritto accordi per garantire ai lavoratori l'anticipo della Cigo, possibilità che siamo riusciti ad ottenere nella maggioranza dei casi, salvo in alcune piccole realtà produttive». Numeri alla mano, l'istantanea scattata da Fim svela come 7 mila dipendenti su 22 mila totali per i quali è stata attivatala Cigo si stanno comunque recando al lavoro... 4
Fare in fretta anche per i cantieri (M. Veneto) Il Governo deve fare in fretta a predisporre un piano di ripartenza, perché il 3 maggio potrebbe essere troppo tardi per molte attività economiche e produttive. È necessario intervenire in particolare sulla filiera dell'edilizia, volàno dell'economia anche nella nostra regione, dove ha ricostruito interamente il Friuli dopo il terremoto del 1976».Lo affermano in una nota stampa il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Mauro Bordin, e il collega di partito Lorenzo Tosolini, intervenendo su tempi e modalità della riapertura delle attività produttive... La Regione: focus sulle case di riposo. Ok a un premio economico per i sanitari (M. Veneto) Case di riposo, riconoscimento economico agli operatori sanitari, lavoro delle forze dell'ordine e degli addetti agli appalti. Numerosi i temi sul tappeto che sono stati trattati da amministratori e sindacato.Focus sugli anziani«Il nostro focus si è spostato all'esterno degli ospedali rivolgendoci alle fragilità, in particolare verso le criticità che si stanno verificando nelle case di riposo». Lo ha detto il vicegovernatore con delega alla Salute e alla Protezione civile Riccardo Riccardi, nel corso del punto stampa in videoconferenza con il governatore Massimiliano Fedriga sull'emergenza coronavirus. Nel contesto delle residenze per anziani - ha spiegato Riccardi - ci sono due modelli: le realtà grandi e organizzate e quelle di dimensioni più ridotte, dove esiste un regime di promiscuità con gli altri inquilini dello stesso stabile e non c'è la possibilità, all'interno della residenza, di creare percorsi differenziati tra gli ospiti positivi e quelli non contagiati. Per queste situazioni saranno necessari trasferimenti delle persone infettate in altra struttura. Nel frattempo sono partiti gli esami dei tamponi sia agli ospiti sia agli operatori, ampliando lo screening anche agli inquilini dell'edificio dove si trova la casa di riposo. Inoltre si sta procedendo con la sanificazione degli spazi comuni. Affrontando la situazione delle carceri, Riccardi ha evidenziato come il caso dei cinque positivi del penitenziario di Tolmezzo riguardi cinque persone trasferite da Bologna, che al momento della partenza erano risultate negative.Premio agli operatoriLa Regione presenterà a breve alle rappresentanze sindacali del Sistema sanitario (Ssr) una proposta di accordo per l'erogazione di un riconoscimento economico agli operatori che sono stati coinvolti, direttamente o indirettamente, nello svolgimento di attività collegate all'emergenza sanitaria. Lo ha comunicato l'assessore Riccardi, a margine di un incontro in videoconferenza con i sindacati sul tema delle risorse aggiuntive regionali. Nel dettaglio, come ha spiegato lo stesso Riccardi, si tratta di una cifra totale di 16 milioni di euro, di cui 6,5 milioni (estensibili a 7,3 qualora si rivedano determinate linee progettuali) andranno a integrare lo stipendio di chi ha lavorato nell'ambito delle prestazioni sanitarie per il coronavirus. La proposta prevede un incentivo economicamente differenziato in base al rischio, che viene definito in due categorie: alto e medio. In base a questo schema saranno le Aziende sanitarie a effettuare una ricognizione per l'individuazione del personale interessato dal provvedimento.Lavoratori degli appaltiLa Filcams Cgil chiede l'applicazione delle stesse misure previste per gli operatori sanitari, a quelli degli appalti di pulizia degli ospedali, compresi i tamponi e i test sierologici. Non vanno dimenticate le migliaia di lavoratrici e lavoratori di appalti di pulizia e sanificazione che operano nei presidi sanitari e socio assistenziali e senza i quali non sarebbero garantite le condizioni igieniche e di sanificazione che impediscono, negli ambienti più a rischio, il propagarsi del contagio. A oltre un mese dall'inizio dell'emergenza ancora troppi di loro sono esclusi dalle misure e dagli strumenti di protezione e prevenzione messi a disposizione del personale sanitario diretto. «È una situazione inaccettabile, le lavoratori e i lavoratori che puliscono e sanificano negli ospedali, nelle Rsa e nei presidi medici devono avere gli stessi dispositivi di protezione individuale degli operatori sanitari», dichiara Cinzia Bernardini, segretaria nazionale della Filcams Cgil.Forze dell'ordine e vigili del fuocoIncontro tra Fedriga, Riccardi e Roberti con tutti i rappresentanti dei sindacati del comparto sicurezza. I rappresentanti dei lavoratori hanno convenuto con il governatore Fedriga sulla correttezza procedurale che la Regione ha adottato dando priorità alla distribuzione di mascherine alla popolazione, passando ai tamponi in un secondo tempo. «Per garantire la salute degli operatori della sicurezza è necessario che tutto il personale dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine, che lavorano in prima linea in questa cruciale fase dell'emergenza, vengano dotati di mascherine e dispositivi di protezione individuale adeguati. I dispositivi di protezione individuali, infatti, devono essere il primo passo, soprattutto per coloro che hanno un ruolo attivo nella sicurezza e nell'economia». 5
Operatori del turismo in ginocchio. «Ma da Roma finora solo annunci» (Piccolo) Andrea Pierini - Un incontro positivo secondo il ministero, decisamente deludente per la Regione. L'assessore regionale con delega al Turismo, Sergio Emidio Bini, non è soddisfatto al termine dell'incontro in videoconferenza con il ministro Dario Franceschini dedicato alle strategie per il comparto turistico. Incontro dal quale l'esponente della giunta Fvg si aspettava qualche certezza in più in vista della stagione estiva. «Deve essere chiaro - ha precisato Bini - che come e quando riaprire lo deciderà il comitato tecnico scientifico nominato dal governo». Il governatore Massimiliano Fedriga ha spiegato in altra sede i timori legati al comparto: «Ho parlato con il presidente dell'Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro, secondo cui le cose potrebbero essere più semplice per la montagna che, con i suoi spazi ampi, potrebbe dare meno problemi di assembramento. Discorso inverso per il mare dove se non arriverà qualche novità (vaccino o farmaco, ndr) potrebbe esserci un calo al momento valutato nel 60/70% delle presenze». «Il turismo - ha aggiunto Bini - rappresenta il 12% del Pil del Fvg e stava registrando numeri record». Venendo agli aspetti economici il ministro Franceschini al termine della videoconferenza con gli assessore regionali competenti e alla presenza anche della sottosegretaria di stato Lorenza Bonaccorsi, ha confermato che le misure per il comparto saranno inserite nel prossimo decreto previsto per fine mese. Nel corso del confronto, precisano dal Mibact, si è discusso in particolare il tema del bonus vacanze da destinare al sostegno del turismo interno e della richiesta delle regioni tra le quali la creazione di un fondo speciale europeo e una compensazione per i comuni orfani della tassa di soggiorno. Franceschini ha comunque precisato che ci sarà un nuovo incontro a breve anche dopo una verifica con il ministero dell'Economia e della Finanza. La delusione di Bini deriva dalla mancanza di dati: «mi aspettavo che da questa riunione arrivassero anche i numeri delle risorse a disposizione visto che parliamo del settore maggiormente colpito della crisi. Il bonus vacanze e il ristoro del danno (fondi pubblici per compensare i mancati guadagni, ndr) sono titoli se non accompagnati da cifre. Forse sarebbe stato opportuno creare un decreto autonomo. Il bonus - al momento si parla di 500 euro-, potrebbe andare in parte al cittadino e in parte all'agenzia come credito di impresa però sono numeri troppo ballerini. Nel decreto inoltre dovrebbero esserci anche delle risorse per gli stagionali che dovrebbero trovare ristoro». Per quanto concerne l'allestimento delle spiagge attrezzate e la fruizione di quelle libere è ancora presto. «In questa fase - ha aggiunto Bini - è prematuro parlarne anche se ci sono diverse soluzioni al vaglio e il decreto di lunedì scorso della giunta regionale ha l'obiettivo di consentire agli operatori di iniziare a lavorare. Quest'anno sarà un turismo di prossimità e in questa direzione stiamo lavorando anche con Promoturismo Fvg per delle campagne ad hoc. Senza risposte chiare dal governo però il comparto del turismo rischia di restare fermo al palo». 6
"Primula", il contagio non risparmia i vicini. Sono quattro i positivi (Piccolo) Benedetta Moro, Piero Tallandini - Sono quattro i positivi al coronavirus tra i residenti dello stesso edificio che ospitava, prima dell'evacuazione, la casa di riposo La Primula in via del Molino a Vento. IL FOCOLAIO peggiore a triesteSi tratta dei tre componenti di una famiglia (uno dei quali ha leggeri problemi respiratori) e di un paziente oncologico. Una donna, invece, è negativa. L'Azienda sanitaria, attraverso il Dipartimento di prevenzione, ha consegnato i primi esiti dopo i tamponi effettuati la scorsa settimana, quando l'Asugi aveva annunciato che tutti i 36 ospiti e alcuni dei 22 operatori della residenza polifunzionale erano stati contagiati. La struttura è diventata così il focolaio più grave a Trieste. Gli anziani sono stati trasferiti in tre strutture del territorio: ospedale Maggiore, Salus, Sanatorio Triestino. Il contagio tra condomini e utenti potrebbe essere avvenuto a causa della promiscuità, più volte denunciata dagli inquilini con esposti ai Nas e segnalazioni all'Asugi, tra la casa di riposo e gli appartamenti vicini (di proprietà in totale di 15 famiglie). Ancora il giorno dopo la rilevazione dei 36 contagiati alcuni anziani della struttura avevano usato l'ascensore condominiale senza guanti e mascherina. Sulla stessa promiscuità che coinvolge oltre 60 strutture polifunzionali a Trieste, la Regione ha dato indicazioni all'Azienda sanitaria di avviare uno screening, già partito, degli abitanti dei palazzi interessati dai contagi. Su quanto è successo nella struttura di via Del Molino a Vento indaga la Procura guidata da Carlo Mastelloni. SI POTEVA EVITARE ?I contagi tra i residenti si sarebbero potuti forse evitare se, come sottolineato dai condomini, questi ultimi fossero stati avvisati tempestivamente. Secondo la testimonianza di un parente di un utente della casa di riposo i primi casi di contagio conclamati erano stati dichiarati a fine marzo. «Gli ultimi giorni di marzo venivamo avvisati che c'erano uno o due casi di Covid nella struttura - spiega il parente, che preferisce mantenere l'anonimato -, ma ci era stato detto che si era attivata l'Azienda sanitaria e in caso di problemi per il nostro familiare saremmo stati avvisati subito. Il 5 aprile ci veniva comunicato che i casi erano numerosi. Poi siamo venuti a sapere dal giornale che c'era stato lo stop al trasferimento all'Ospizio Marino. Si tratta di una vicenda caratterizzata da pressapochismo e sottovalutazione da parte dei responsabili della struttura e da parte dell'Azienda c'è stata mancanza di comunicazione». emergenza anziani in tutto il fvgA fare il punto della situazione è stato ieri il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi in videoconferenza con il presidente Massimiliano Fedriga. «Il nostro focus si è spostato dagli ospedali alle criticità che si stanno verificando nelle case di riposo. In regione abbiamo 170 strutture, dato aggiornato al 9 aprile, delle quali 24 con casi di Covid - ha spiegato Riccardi -. I posti letto totali sono 10.930, gli ospiti positivi, sempre al 9 aprile, risultavano 270, i decessi 90. Di questi, 54 sono deceduti dopo il ricovero in ospedale mentre sono state 36 quelli avvenuti dentro le case di riposo». L'epicentro dell'emergenza in questi giorni è nella casa di riposo di Paluzza con 67 ospiti e 17 operatori positivi e 12 anziani deceduti. Le contromisureRiccardi ha ribadito che il grande sforzo è finalizzato ora a «portare le Aziende sanitarie dentro le case di risposo», immettendo professionalità e competenze. «Ci sono due modelli - ha evidenziato -: le residenze per anziani grandi e organizzate e quelle più piccole, dove c'è un regime di promiscuità con gli inquilini dello stesso stabile e non è possibile creare percorsi differenziati tra gli ospiti positivi e i non contagiati. Per queste situazioni saranno necessari trasferimenti delle persone infettate in altra struttura. Sono partiti gli esami dei tamponi a ospiti e operatori, ampliando lo screening anche agli inquilini dell'edificio dove si trova la casa di riposo. Inoltre si procede con la sanificazione». Intanto a Trieste sono stati accertati altri 6 casi positivi all'Itis (tutti nella residenza Ciclamino) facendo salire il totale dei contagi nella struttura a 26.il virus non risparmia i bimbiC'è anche una bambina di 3 anni e mezzo tra i pazienti in terapia intensiva. La piccola è al Burlo, sotto costante monitoraggio: non è intubata e ha solo bisogno, in alcuni momenti della giornata, del supporto di ossigeno per respirare. Al Burlo è ricoverato anche un bambino di 7 anni, le cui condizioni non preoccupano, mentre un bambino di 10 anni è stato già dimesso. I dati: zero morti a trieste e goriziaI positivi al Coronavirus in Friuli Venezia Giulia sono saliti a quota 2.520, con un incremento di 38. Ci sono stati altri 3 decessi (2 a Udine, uno a Pordenone), portando a 206 il totale delle vittime in regione. Nessun decesso a Trieste e Gorizia. Per l'area giuliano isontino il dato combinato di decessi e contagi fatto segnare ieri è il più confortante nell'arco dell'ultimo mese. I totalmente guariti (tampone negativo) salgono a 628, mentre i clinicamente guariti (senza più sintomi ma non ancora negativi al tampone) sono 380. Scendono a 28 i pazienti in terapia intensiva, mentre i ricoverati in altri reparti risultano essere 166 e le persone in isolamento domiciliare sono 1.112. 7
Casa albergo, test a tappeto a Monfalcone (Piccolo) Tiziana Carpinelli - Ad aggravare il senso di incertezza in queste settimane abbarbicate al Covid-19 come l'edera al muro è la sorte inclemente di tanti anziani custoditi nelle case di riposo disseminate sullo Stivale. Scrigni di persone fragili in taluni casi rivelatesi prigioni senza scampo. E alla prova del nove dimostratesi, purtroppo, il vero tallone d'Achille della società.In realtà, e per una volta la notizia è favorevole, nessun ospite delle due case di riposo di Monfalcone, pubblica e privata, ha contratto il virus. Il Comune da oltre un mese ha chiuso le porte della Casa albergo di via Crociera. Nessun parente o estraneo può penetrare nella struttura. Tuttavia, per "blindare" ulteriormente i degenti arriva ora il tampone a tappeto: da sabato i 140 dipendenti (110 esterni e 20 comunali) saranno sottoposti al test sul coronavirus. Due giornate per esaurire gli esami, che in prima battuta coinvolgeranno 110 lavoratori della coop e 10 pubblici.«Nella struttura privata di via Blaserna, dove la situazione è regolare e gli anziani stanno tutti bene - esordisce l'assessore alle Politiche sociali Michele Luise - il tampone faringeo che diagnostica la malattia è stato già effettuato e si attendono gli esiti. Per quanto riguarda la Casa albergo, invece, si entrerà in azione sabato». Secondo Luise, ex direttore sanitario del San Polo, «è giusto "processare" i lavoratori, per individuare eventuali situazioni di positività asintomatica e isolarle», ma «dopo la fase A di accertamento bisogna avere le idee chiare sulla fase B, organizzativa». Tradotto: la casa di riposto necessita di personale h 24 distribuito su tre turni, pertanto, dovesse applicarsi la quarantena precauzionale, il rischio potrebbe essere quello, stando all'assessore, di una coperta troppo corta per la gestione. In particolare se la strategia della mappatura sarà poi estesa, sempre con modalità a tappeto, anche al personale dei centri diurni, dell'assistenza sociale, del supporto domiciliare. Luise è conscio che le «accortezze si sono rese indispensabili dopo le situazioni critiche emerse a Paluzza e Trieste», ma ogni territorio ha le sue specificità e per ora Monfalcone è esente da allarme, pur avendo comunque trattato nel frangente delle complessità, come la cura di polmoniti non virali. L'utenza, infatti, non cessa di essere per definizione fragile e dunque soggetta ad acciacchi. Luise ha pertanto chiesto in giornata lumi all'Azienda sanitaria: «Mi ha riferito che nell'eventualità di una carenza di oss dettata da casi di positività asintomatica, comunque da trattare con quarantena, è il gestore a dover ottemperare alle sostituzioni e integrazioni di personale. Laddove fosse impossibilitato subentrerebbe l'Asugi, come del resto accaduto nel capoluogo regionale». A gestire l'appalto da tre milioni annui della Casa Albergo, ospizio comunale, è la Kcs. Il sindaco Anna Cisint, che l'altro giorno in videochiamata ha salutato gli anziani della struttura di via Crociera, auspica che tutti i test diano esito negativo. «Ma fosse diversamente - aggiunge - bisognerà tener conto delle effettive mansioni e applicare i vari protocolli tarati dall'Azienda sanitaria». 8
Friulia, piano anti-pandemia: 50 milioni alle partecipate (Piccolo) Marco Ballico - Una partecipata di Friulia su tre, complessivamente una trentina, ha chiesto di accedere agli strumenti di supporto anti-coronavirus deliberati dal cda della finanziaria lo scorso 19 marzo, quando, contestualmente, furono rafforzate anche le misure per le Pmi. Un'operazione da 50 milioni di euro tra finanziamenti a tassi agevolati, proroga delle scadenze, migliori condizioni di prestito. Si tratta di tre misure urgenti a beneficio delle 94 aziende in cui Friulia ha partecipazioni nel capitale.La prima si concretizza in finanziamenti a 24 mesi a tassi vantaggiosi e senza commissioni per le necessità di cassa urgenti, con tanto di consulenza gratuita per la ridefinizione dei piani aziendali, come la redazione dei budget e dei piani finanziari per individuare i fabbisogni e trovare le migliori soluzioni. La seconda è lo slittamento di 12 mesi del pagamento di tutte le rate in scadenza entro il 31 dicembre 2020 senza alcun interesse aggiuntivo. La terza si traduce nella facoltà per le aziende in cui Friulia è in uscita entro fine anno di richiedere un nuovo intervento, a condizioni economiche migliorative rispetto a quelle in vigore, mantenendo la finanziaria nella compagine sociale. Interventi in aggiunta a quelli approvati dalla Regione nel ddl sull'emergenza Covid-19 da 33,5 milioni, con altri 3 milioni per il bando destinato alle attività di industrializzazione legate a risultati di ricerca, sviluppo e innovazione. La presidente Federica Seganti non nasconde la sua soddisfazione. «Sono lieta che il nostro piano stia avendo un riscontro positivo tra le aziende regionali - sottolinea -. Quando il cda ha approvato le misure a marzo, eravamo già consapevoli che le difficoltà a livello sanitario ed economico sarebbero durate a lungo. Le misure restrittive attualmente in vigore non permettono ancora di far ripartire un'economia formata in gran parte da micro, piccole e medie imprese che sono l'asse portante del nostro sistema produttivo e che oggi si ritrovano a dover affrontare ingenti costi senza poter riprendere la produzione». Gli strumenti messi in campo da Friulia, dice sul fronte Regione il governatore Massimiliano Fedriga, «sono fondamentali per sostenere le imprese del Fvg colpite duramente dall'emergenza coronavirus. Oltre a rispettare con senso di responsabilità tutte le direttive finalizzate a contenere l'epidemia, adesso dobbiamo dare risposte al mondo economico della regione. Ci dobbiamo infatti preparare alla riapertura delle attività commerciali e industriali, nella certezza di poter garantire la massima sicurezza per tutti». «L'azione a 360 gradi e di rilevante impatto economico da parte di Friulia è resa possibile grazie all'oculata gestione della liquidità da parte della società - aggiunge l'assessore alle Finanze Barbara Zilli -. Una disponibilità di risorse che deriva in questo caso da un attento bilanciamento tra i costi di gestione e i rientri finanziari derivanti dall'attività tipica della società nel settore del "private equity", che consente ora all'amministrazione regionale di porre in essere, anche attraverso il proprio sistema delle partecipate, interventi per il sostegno economico del territorio». 9
Al Friuli non basta rimboccarsi le maniche (M. Veneto) L'emergenza economica provocata dal coronavirus è paragonabile a quella vissuta a seguito del terremoto friulano del 1976? No, è decisamente maggiore. Mentre, per fortuna, quella relativa ai lutti è, altrettanto decisamente, inferiore. Identica, però, è la filosofia che sostiene l'intervento di ricostruzione. Ovvero? Non accontentarci di ripristinare i soli danni diretti ed immediati. Non fermarsi, cioè, alla prima fase (necessaria) dell'emergenza ma progettare ed attivare anche quella della ricostruzione, del rilancio. A livello nazionale, vi è chi ha già qualificato la seconda fase un necessario "nuovo miracolo economico". Ambizioso? Certo. Troppo ambizioso per il nostro Friuli frustrato dalla decrescita infelice di reddito e lavoro? No, è una sfida da affrontare, già troppo rinviata nel tempo (si veda la pubblicazione "Rilanciafriuli" datata 2017 ed il sito https://www.rilanciafriuli.it attivato da pochi mesi da analisti e opinionisti che scommettono su tale prospettiva) e che il virus rende ineludibile. L'IMPATTO Quanto è grande l'impatto lavorativo e quello economico del Cv-19? Si può fare una stima della quantità di lavoratori coinvolti nella crisi e della perdita di reddito? Certo, e l'Istat l'ha fondata su due criteri guida: il primo tiene conto dei settori economici "sospesi" dall'attività sulla base dei codici di attività adottati dai decreti approvati l'11 ed il 25 marzo 2020; il secondo della durata della crisi da Cv-19. Vediamo i risultati ottenuti sia a livello regionale che nazionale con riferimento all'impatto lavorativo. La tabella ci dice che, in Italia, i lavoratori "sospesi" in base al Dpcm 11 marzo 2020 e al Dm Mise 25 marzo 2020 sfiorano i 7,8 milioni di unità e specifica che quasi 5,6 sono lavoratori dipendenti (pari al 71,7% del totale). Nella nostra regione i "sospesi" complessivi sono 188 mila e la quota dei dipendenti è, assieme alla Regione Lombardia, la più alta d'Italia pari al 77,1%). Ciò significa che il ruolo che possono giocare le parti sociali (ed il sindacato dei lavoratori, in particolare) è assai rilevante.LE CARATTERISTICHEQuali le caratteristiche salienti dei lavoratori "sospesi"? Sono cinque, e cioè: 1) sono più frequenti nel nord del Paese; 2) sono concentrati nel settore industriale (quasi i 2/3 del totale sospesi); 3) sono più penalizzati se operanti nelle imprese orientate all'export (a rischio il 65,7% dei lavoratori); 4) sono lavoratori maschi (65,7% del totale); 5) sono più colpiti quanti percepiscono le robuste retribuzioni industriali). L'impatto reddituale? Sono stati elaborati due scenari: il primo, più ottimista, nell'ipotesi che la crisi termini entro aprile ed il secondo, forse più realistico, che continui fino a tutto giugno. Ipotizzando, per il Fvg, un valore aggiunto dell'economia nel 2020 in linea con quello del 2019 (ovvero di poco inferiore a 35 miliardi di euro, in assenza di Cv-19, ovviamente), la perdita attribuibile all'emergenza sanitaria sarebbe pari al -2,2% del reddito annuo prodotto dall'economia nostrana nell'intero anno 2020, posto che l'attività riprenda per intero a inizio maggio. Se, invece, la data di avvio è posta al 1º luglio si perde il 5,8% del reddito annuo. In ogni caso i costi sociali della crisi sono e saranno pesanti. Anzi, di più, insostenibilmente pesanti.LA DOMANDADa ciò consegue la domanda: si può fare qualcosa per predisporre al meglio quella che, a livello nazionale, è già stata ribattezzata come "la fase della ricostruzione" o "del nuovo miracolo economico"? Sono due gli approcci possibili al nostro livello regionale: quello "attendista" è il primo, il secondo è il friulanissimo "rimbocchiamoci le maniche". Quale, attualmente, l'approccio più amato al livello locale? Rispondiamo sulla base di quanto fanno e dicono sia l'amministrazione regionale che le parti sociali. Il presidente della Regione Autonoma Fvg ritiene che i soldi e gli interventi pesanti siano compito esclusivo dello Stato: nel frattempo, ha deciso regole aggiuntive di comportamento (già severe) per le persone e ha varato un intervento d'emergenza finanziario extra-light. Le organizzazioni imprenditoriali hanno riposto le loro rivendicazioni nelle mani del Presidente collocandosi idealmente al suo fianco. Quali rivendicazioni? Una sola ad onore del vero: un provvedimento burocratico di riapertura delle fabbriche "sospese" che lascia a chi lo emana tutta la responsabilità dell'atto. Agli imprenditori, invece, il merito di salvare l'economia riportando all'attività i lavoratori, per altro poco convinti di riconoscere ai loro datori di lavoro la capacità di garantire la salubrità ed il ruolo di salvatori della piccola patria. I sindacati dei lavoratori? Opportunamente ricordano a tutti il sacrosanto diritto alla salute. 10
CRONACHE LOCALI Vendute le Officine Tecnosider: futuro svizzero per i 110 dipendenti (m. Veneto Udine) Francesca Artico - Le Officine Tecnosider, azienda all'avanguardia nel settore siderurgico, cedono il controllo al gruppo svizzero di traiding internazionale Testeel. Il laminatoio lamiere Officine Tecnosider, 110 dipendenti, ultima roccaforte di proprietà friulana nella zona industriale dell'Aussa Corno, cede dunque il controllo al gruppo svizzero-lussemburghese Trasteel International Sa.Con una lunga lettera inviata a tutti i dipendenti i quattro soci fondatori, Giampiero Gori, Ivo Sant, Giorgio Pinto e Ivo Conti, spiegano la decisione di cedere il controllo del laminatoio, «decisione che si basa su una logica di rafforzamento in linea con le tendenze di aggregazione e di concentrazione di massa critica delle quali siamo spettatori già da molti anni, ne è testimone la recente acquisizione della Evraz Palini & Bertoli da parte del gruppo Marcegaglia».Al momento non sono disponibili i dettagli dell'operazione, consolidata la scorsa settimana. «Il sindacato auspica che si possa condividere un percorso di relazioni sindacali volto a migliorare le condizioni e le retribuzioni dei lavoratori del sito sangiorgino - sottolinea Francesco Barbaro, referente di territorio per la Fim Cisl di Udine -. Particolare attenzione deve essere garantita anche dalla nuova proprietà in tema di sicurezza e salvaguardia della salute dei lavoratori. La Fim Cisl, assieme ai suoi delegati, verificherà la corretta applicazione delle regole del protocollo sicurezza nelle aziende dove è stata concessa, da parte del prefetto, la deroga per continuare a lavorare nonostante il lockdown imposto dal governo. A San Giorgio di Nogaro sono praticamente tutti operativi i laminatoi della zona industriale Aussa Corno».Officine Tecnosider, nata nel 2007, ha iniziato la sua produzione nel 2010 e in poco meno di 10 anni ha bruciato le tappe affermandosi nel complesso mondo dei produttori di lamiere in acciaio con risultati, scrivono i soci fondatori nella loro lettera, al di sopra di qualsiasi aspettativa.La produzione di circa 370 mila tonnellate di lamiere in acciaio da treno viene venduta in tutto il mondo. con una marcata presenza anche oltreoceano negli Stati Uniti. Molti i progetti di spicco, nel mondo. che portano la firma di Tecnosider. Trasteel è un gruppo di trading internazionale basato in Svizzera, attivo da oltre 10 anni nel commercio internazionale di materie prime, prodotti siderurgici e di materiale di consumo per la siderurgia. Attualmente è il numero uno al mondo nel commercio internazionale di bramme di diversi milioni di tonnellate gestite ogni anno. 11
Il contagio è entrato in seconda medica. Infettati 5 pazienti e 6 operatori sanitari (M. Veneto Pordenone) Donatella Schettini - Il reparto di seconda medicina dell'ospedale di Pordenone, dopo la scoperta di alcuni pazienti positivi al coronavirus, è isolato. Contagiati anche sei operatori sanitari, secondo l'Azienda sanitaria Friuli occidentale (Asfo), però, in un periodo precedente. Ieri altri ammalati e camici bianchi sono stati sottoposti al tampone per verificare l'eventuale contagio.In soli tre giorni, dal 10 al 13 aprile, cinque pazienti sono risultati positivi, in seconda medicina. Due provenivano dalla casa di riposo di Castions di Zoppola, dove si sono registrati contagi e decessi in serie, e sono stati ricoverati il 10 e l'11 aprile. Poi sono risultati positivi al tampone. Sull'accaduto l'Asfo ha aperto un'indagine interna: «È venuta meno - ha affermato il direttore sanitario Michele Chittaro - l'efficacia della funzione di filtro in fase di accettazione. Stiamo facendo le opportune verifiche».Una volta scoperta la positività, i due pazienti sono stati spostati nel reparto Covid-19. A Pasquetta sono però emerse altre tre positività, sempre in seconda medica. Per due di queste persone il tampone è stato richiesto perché era comparsa la febbre. Nel terzo caso l'ammalato doveva essere portato al Cro di Aviano e, prima di un trasferimento, è prassi effettuare un tampone. I tre pazienti sono stati anche loro trasferiti al reparto Covid-19. Secondo Chittaro «non c'è un collegamento tra questi cinque casi, non si può parlare di un focolaio perché non sono collegati».Positivi al tampone anche sei operatori sanitari, tra infermieri e operatori socio sanitari, ma l'azienda precisa che i test risalgono a fine marzo e al 6 e 9 aprile, prima quindi del ricovero del primo paziente positivo dei cinque. «Sono stati messi in isolamento - aggiunge il direttore sanitario - e non può esserci un collegamento tra quei dipendenti e i pazienti di questi ultimi giorni». Una delle ipotesi è che gli operatori possano essere stati contagiati da un paziente scoperto positivo al Covid-19 il 17 marzo.Dopo lo spostamento dei contagiati, tra lunedì e ieri sono stati sottoposti a tampone tutti gli operatori e i pazienti rimasti ricoverati, una quarantina circa. L'Asfo ha deciso di isolare il reparto e di sospenderne ricoveri e dimissioni. Le stanze dove hanno soggiornato i positivi sono state svuotate e sanificate. «Una volta che avremo gli esiti degli ulteriori tamponi - ha proseguito il direttore sanitario - valuteremo i prossimi passi».Per far fronte a tale nuova situazione, da ieri sera sono operativi 25 posti letto, per eventuali ricoveri, nel reparto di pneumologia.Altri posti sono disponibili al Policlinico, che dall'inizio dell'emergenza accoglie malati no Covid, e negli ospedali di San Vito al Tagliamento e Spilimbergo. 12
Casa di riposo a Castions, altri due pazienti deceduti. Intensificati gli sforzi (M. Veneto Pordenone) Massimo Pighin - Altri due decessi alla casa di riposo di Castions di Zoppola. Si è spento ieri pomeriggio all'ospedale di Pordenone, Pietro Quinto, 89 anni, e in serata si è diffusa la notizia della morte di Giovanna Fabris, a sua volta ospite della struttura della fondazione Micoli Toscano, la più duramente messa alla prova nel Friuli occidentale. La donna nell'elenco degli anziani positivi ed è mancata in ospedale. Quinto, che soffriva di altre patologie, era stato ricoverato nella giornata di Pasqua.Il quadro, a Castions, è complicato. Sono 40 gli anziani positivi, 16 dei quali si trovano in ospedale. A loro si aggiungono 9 dipendenti. Uno spiraglio di luce arriva dalla guarigione di due ospiti: una fiammella di speranza in un orizzonte che rimane complesso.«In questo momento - ha dichiarato il direttore sanitario Ludovico Cafaro - stiamo cercando, assieme al medico inviato qui dall'Azienda sanitaria e all'infermiere mandato dalla protezione civile nazionale, di fare in modo che le attività si concentrino sul reparto Covid-19. Lo facevamo da un po', ma oggi gli sforzi sono ancora maggiori. Da martedì abbiamo a disposizione un elettrocardiografo che ci ha fornito l'Asfo per il reparto Covid-19; abbiamo provveduto, nella stessa giornata, a sanificare nove camere grazie alla macchina a ozono che abbiamo acquistato. Stiamo continuando nella disinfezione: quasi tutta la struttura, in pratica, è stata sanificata più volte».Cafaro evidenzia che «continuiamo a monitorare i 24 ospiti che si trovano nel reparto Covid-19 e i 53 che in questo momento sono accolti in un'altra parte della struttura». Quindi, il grazie del direttore sanitario al personale. «I dipendenti sono preoccupati - ha concluso -, ma si stanno dimostrando encomiabili per impegno e dedizione: la direzione è molto soddisfatta dall'applicazione che stanno palesando i lavoratori, dall'amorevole impegno con cui si prendono cura degli ospiti».Il sindaco Francesca Papais ha ribadito che il contesto è difficile. «La situazione è estremamente complicata - ha detto la prima cittadina -. Sottolineo il fatto che da parte degli operatori l'impegno è massimo. La nostra vicinanza va alle famiglie che hanno perso una persona cara in questa complessa situazione. In struttura operano da qualche giorno il dottor Pietro Casarin, inviato a Castions dall'Azienda sanitaria, e Michele, un infermiere professionale arrivato su mandato del Dipartimento nazionale della Protezione civile». 13
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