Rassegna stampa 22 settembre 2016 - Anica

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Rassegna stampa
   22 settembre 2016

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INDICE

ANICA - ANICA CITAZIONI
   22/09/2016 DailyMedia                                                                    5
   Il box office "tiene" grazie all'esplosione delle presenze. Va forte anche il week end

ANICA - ANICA SCENARIO
   22/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                               7
   Depardieu contro tutti

   22/09/2016 Il Sole 24 Ore                                                                9
   Mediaset a Vivendi: l'unica intesa è quella firmata

   22/09/2016 La Repubblica - Nazionale                                                     11
   A scuola con Burton

   22/09/2016 La Repubblica - Nazionale                                                     13
   Le amiche Buy & Golino in una brutta storia di violenza domestica

   22/09/2016 Panorama                                                                      14
   EMILY BLUNT Il treno che corre verso l'Oscar

   22/09/2016 La Stampa - Nazionale                                                         16
   Il film negli Usa ora lo finanzi tu

   22/09/2016 Il Messaggero - Roma                                                          17
   Un set da ridere tra bellezze intrighi e affari

   22/09/2016 Il Messaggero - Nazionale                                                     18
   Addio a Curtis Hanson, regista cinefilo di "L. A . Confidential"

   22/09/2016 MF - Nazionale                                                                19
   Mediaset e Vivendi riscrivono i patti

   22/09/2016 Avvenire - Nazionale                                                          21
   L'Indonesia a Firenze, un ponte per «unire nelle diversità»

   22/09/2016 Il Fatto Quotidiano                                                           22
   C onviventi e infelici: Verdone di nuovo alle prese con le coppie

   22/09/2016 Il Tempo - Nazionale                                                          23
   De Sica-Brignano Set tutto da ridere
22/09/2016 Il Tempo - Nazionale                                                       25
  Larrain: «Vi racconto chi era Neruda»

  22/09/2016 La Repubblica - TrovaRoma                                                  26
  CAFE SOCIETY WOODYALLEN E LA COMMEDIA ANNI TRENTA

  22/09/2016 La Repubblica - TrovaRoma                                                  27
  Omaggio a Garrone

ANICA WEB - ANICA WEB
  21/09/2016 leccesette.it 05:55                                                        29
  Chiara Coppola riconfermata nella consulta territoriale del cinema: "Fiera di poter
  contribuire"
ANICA - ANICA CITAZIONI

1 articolo
22/09/2016
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 Il box office "tiene" grazie all'esplosione delle presenze. Va forte anche il
 week end

 ècosì per gli addetti ai lavori ma lo è per chiunque si trovi di fronte i dati e i numeri: il debutto di
 Cinema2day è stato un successo. L'iniziativa, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
 Turismo insieme ad Anec, Anem e Anica e che consente l'ingresso nelle sale italiane al prezzo di due euro
 ogni secondo mercoledì, ha fatto registrare mercoledì 14 settembre, nelle sale monitorate da Cinetel, quasi
 seicentomila presenze (sono stati staccati per la precisione 598.460 biglietti), per un incasso complessivo
 pari a 1.274.931 euro. Numeri davvero importanti, che ne fanno il secondo mercoledì dell'anno per
 presenze, dietro l'irraggiungibile mercoledì festivo dell'Epifania (circa un milione e 300mila presenze).
 Come giorno invece è al 25° posto nella classifica delle presenze 2016, al 31° posto per incassi tra i giorni
 feriali (lunedì-giovedì) e, addirittura, al primo posto tra le giornate promozionali dell'anno. I numeri dicono
 che rispetto al mercoledì precedente, il 7 settembre, l'aumento delle presenze è di ben 159,38% ma anche
 gli incassi sono cresciuti (+3,01%). Se si allarga il confronto al secondo mercoledì di settembre del biennio
 precedente, la crescita rispetto a un anno fa (mercoledì 9 settembre 2015) è pari al 170,30% per presenze
 e al 7,12% per incassi, del 198,13% per presenze e del 20,16% per incassi rispetto al 10 settembre 2014.
 "È un inizio positivo e incoraggiante" dichiara Luigi Cuciniello, presidente Anec (Associazione Nazionale
 Esercenti Cinematografici). "La prima giornata di Cinema2day ha sicuramente portato nuovi spettatori in
 sala, come era negli obiettivi del ministro Franceschini e delle associazioni cinematografiche".
 "Sicuramente il risultato di 600mila presenze è ottimo" commenta Carlo Bernaschi, presidente Anem
 (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex), "soprattutto pensando che la campagna è partita solo il 1°
 settembre. A quanto ci risulta, una buona parte delle presenze è costituita da persone che non andavano al
 cinema da anni, un recupero che era stato auspicato dal ministro Franceschini. I prossimi appuntamenti di
 Cinema2day proseguiranno ora con questo calendario: 12 ottobre, 9 novembre, 14 dicembre 2016, 11
 gennaio e 8 febbraio 2017. Dopo aver sviscerato incassi, presenze e soprattutto confrontato i dati con gli
 scorsi anni è molto interessante analizzare anche il box office del weekend appena trascorso, quello cioè
 immediatamente successivo alla giornata promozionale. Il totale dell'incasso è stato superiore agli 11
 milioni e 200 mila euro con una top 3 che ha visto capeggiare Alla ricerca di Dory con più di 5 milioni e 500
 euro, seguita da Trafficanti, a quasi 900 mila euro e Io prima di te con oltre 800mila euro. Sicuramente la
 presenza della pesciolina Pixar avrà avuto il suo peso, ma, più in generale, i risultati dimostrano quanto
 queste iniziative siano importanti per avvicinare al cinema sempre più spettatori e di promuovere e dare
 ulteriore visibilità alla settima arte.

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ANICA - ANICA SCENARIO

15 articoli
22/09/2016                                                                                                diffusione:256969
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 L'intervista
 Depardieu contro tutti
 « Hollywood ha rovinato il cinema con i divi e gli effetti speciali La Francia è la Disneyland degli stranieri.
 Salvo Putin e Fidel» Io e Catherine Deneuve Stiamo girando il nostro decimo film . Siamo due corpi stanchi,
 ma lei ha una luce dentro Il libro L' attore si confessa nel libro «Innocente»: riflessioni sul potere, la
 religione, gli amici
 Valerio Cappelli

 Gérard Depardieu ha scritto un libro che non è sulla sua vita ma gli somiglia molto. Non è la sua
 autobiografia ma si confessa: è la visione del mondo dell'ex «ragazzo selvaggio» del cinema, nato povero e
 divenuto uno dei più grandi attori del mondo. Una specie di orazione: estrema, poetica, crudele, discutibile,
 affascinante, controversa. La religione, la Russia di Putin, il cibo, i quadri (che non appende ai muri «per
 lasciarli liberi di esprimere ciò che vogliono»), l'ipocrisia dei media e della politica, gli amici di ieri e di oggi.
 Sta girando il suo decimo film con Catherine Deneuve: «Siamo due corpi stanchi, ma lei ha una luce che
 brilla dentro di sé». Il libro lo ha scritto con rabbia, con amore e con spudorata sincerità. Si intitola
 Innocente (edizioni Clichy), lo presenta sabato alle 18.30 a Roma con Malcom Pagani, alla Feltrinelli
 (Galleria «Alberto Sordi»).
 Perché non ha voluto scrivere un libro di cinema?
 «Conosco quell'ambiente, ho lavorato con gente come Bernardo Bertolucci e Marco Ferreri, ma loro hanno
 avuto un sogno. Il sogno di Bertolucci è la sua terra, Parma. Io non amo il cinema: lo servo. Non mi atteggio
 a intellettuale. Sono più agricoltore che attore».
 Ne esce fuori un uomo che non conosce compromessi.
 «Infatti è così, odio i compromessi, hanno sempre un ritorno malvagio, un ricatto. La mia esistenza è dritta.
 Non voglio vedere dietro di me cadaveri: solo vita».
 Dice di amare l'umiltà, mentre l'essenza degli attori è il narcisismo, la vanità.
 «Non la vanità: l'egomania. Solo i grandi come Mastroianni, Tognazzi, Sordi non lo sono stati. Marcello ha
 fatto tante cose, ma i commedianti puri hanno, dietro la comicità, l'attitudine alla tragedia, che è quella che
 ti tiene lontano dalla stupida vanità».
 Che reazioni si aspetta dal cinema?
 «Il cinema non esiste più. C'è un mondo di divertimento, la gente, terrorizzata dagli americani, non sa più
 che lingua parlare. Ci sono dieci star e sono tutte americane, i loro film con effetti speciali sono dei giochi, il
 resto del cinema fa fatica a esistere. In Italia per fortuna non avete perduto cultura e identità. Perché siete
 un paese giovane, nato con Garibaldi. Invece mezza Europa con la paura dei migranti è diventata un po'
 fascista».
 Lei ora vive in Russia. Cosa non le piace di Putin?
 «Niente. Un uomo giusto, come Fidel Castro: il primo viaggio di Mandela dopo la prigione fu a Cuba, lo
 ringraziava per l'aiuto contro l'apartheid. Il comunismo non è un'ideologia da buttare via ma non può
 esistere ora. Mi sforzo di essere altrove. Preferisco loro al puritanesimo di facciata degli americani, e se
 non pubblicheranno il libro non mi frega nulla. I nativi indiani furono cacciati senza chiedersi che male
 avessero fatto; Dresda fu cancellata dalle bombe quando i tedeschi avevano già perso la guerra, è lo
 stesso modo in cui i gli integralisti hanno distrutto Palmira, una dimostrazione di forza».
 Anche Mosca usa la forza.
 «A Saransk ho visto fattorie dove si lavora la terra con l'aratro, si coltiva senza chimica e nei fiumi trovi
 ancora le farfalle e le ninfee. Non capisco la lingua ma le persone, il loro modo di essere. Possono essere
 subdoli e bugiardi. Amo la loro follia, la violenza, i paradossi. E loro amano il mio modo di strappare la vita.
 A Putin piace il mio lato hooligan. Il mio incontro è stato prima di tutto umano e spirituale».

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 22/09/2016 - 22/09/2016                                                          7
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 Non è andato per le tasse?
 «Questa è mer... giornalistica. Avrei potuto andarci vent'anni fa. In Francia ho pagato 150 milioni di tasse, e
 avrei dovuto continuare con l'87 percento dei miei introiti per contribuire a saldare il debito pubblico di
 politici inetti".
 Si considera ancora cittadino francese?
 «No, sono un cittadino del mondo. La Francia rischia di trasformarsi in una Disneyland per gli stranieri,
 abitata da imbecilli che fanno vino e formaggio puzzolente per i turisti. Di libertà non ce n'è più, la gente è
 manipolata. Non mi piacciono gli arroganti, anche se non tutti i francesi lo sono».
 Il potere e l'innocenza.
 «L'unica cosa che temono gli uomini di potere, chi pretende di gestire la nostra vita, è l'onestà. I politici
 trattano la diversità in blocco, vogliono che ci conformiamo alle stesse cose. Ci sono voluti 27mila francesi
 morti per capire che l'Algeria doveva essere lasciata agli algerini».
 Chi è Gérard Depardieu?
 «Un vagabondo che ama vivere il presente e rispetta gli altri. Mi tiene in vita lo stupore».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Il profilo
 Gérard Depardieu è nato il 27 dicembre 1948 a Châteauroux (Francia). Tra i suoi film «Novecento» di
 Bertolucci (sopra) Qui sopra, con Catherine Deneuve in una scena di «L'ultimo metrò» del 1980 diretto da
 François Truffaut. Dal 2013, dopo la polemica sulle tasse in Francia, ha il passaporto russo
 Foto: 67 anni Depardieu: «Sono un vagabondo che ama vivere il presente e rispetta gli altri»

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 22/09/2016 - 22/09/2016                                                    8
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 FOCUS FINANZA
 Mediaset a Vivendi: l'unica intesa è quella firmata
 Andrea Biondi

 «Le dichiarazioni del Ceo di Vivendi che da due mesi si dice pubblicamente interessato a un accordo con
 Mediaset sono poco verosimili». Così al Sole 24 Ore il cfo Mediaset Marco Giordani all'indomani delle
 dichiarazioni si Arnaud De Puyfontaine che pur parlando di una Mediaset non indispensabile per creare un
 polo latino dei contenuti media, aveva detto «mai dire mai» a una possibile intesa. «Un accordo c'è già,
 basterebbe rispettarlo», ha detto Giordani. Per fine settembre è previsto un Cda Mediaset che dovrebbe
 votare nuovi provvedimenti, fra cui il ricorso alla procedura d'urgenza. u pagine 31e 32 p«Le dichiarazioni
 del Ceo di Vivendi che da due mesi dice pubblicamente di essere interessatoa un accordo con Mediaset
 sono poco verosimili».Marco Giordani, Cfo di Mediaset,è appena uscito dallo studio Chiomenti in Piazza
 della Scalaa Milano.E stavolta, intercettato dal Sole 24 Ore, piuttosto che opporre il "no comment" di rito il
 manager del gruppo di Cologno si lascia andare a considerazioni abbastanza nette sull' affaire che da luglio
 vede contrapposte Mediasete una Vivendi che ha deciso di non voler più procedere all'acquisto di
 Premium. Di sicuro sono parole che stridono con quelle di Arnaud De Puyfontaine che due giorni fa ha
 parlato di «un piccolo disaccordo con Mediaset, ma "mai dire mai"».Dichiarazioni piaciute alla Borsa con il
 titolo Mediaset che si è mosso bene in giornata chiudendo alla fine con un +0,22%. Ma le azioni Mediaset
 dal 26 luglio, il giorno della comunicazione al mercato del matrimonio andatoa monte, hanno perso il 9,7%,
 a fronte di un FtseMib che nello stesso periodo ha ceduto il 2,1%. Anche per questo,a quanto risulta al Sole
 24 Ore, entro fine mese un altro redde rationem dovrebbe arrivare con una riunione del Cda Mediaset che
 dovrebbe votare il ricorso alla procedura d'urgenza nel contenzioso con Vivendi. pDel resto le strade sono
 tre per risolvere la contesa:o si va per tribunali - come si sta facendo con udienza fissata il 21 marzo, ma al
 netto del possibile ricorso d'urgenza da parte di Mediaset - o le parti si accordano su una transazione
 finanziaria mandando l'affarea monte, oppure si rivede l'accordo, con Premium non più acquistata per
 intero dai francesi, ma solo per una quota che potrebbe essere intorno al 40% con altro 40% in capo a
 Mediaset e un 20% in manoa un fondo di investimento o a una telco, stando ai rumors delle ultime
 settimane. Intanto però ci sono ruggini evidenti. «Siamo stati trasparenti e tempestivi: non appena ricevuta
 la lettera ufficiale del Ceo di Vivendi Arnaud De Puyfontaine che rinnegava i principi cardine dell'accordo da
 lui stesso firmato, e che le due società avevano comunicato pubblicamente, abbiamo informato il mercato
 ai sensi delle normative Market Abuse. Era nostro doveree lo abbiamo fatto». Respinta insomma al mittente
 l'accusa di aver alzato inutilmente i toni a mezzo stampa, Giordani torna, tranchant, sulle dichiarazioni di De
 Puyfontaine, che pur dicendo che esistono altre opzioni rispetto a Mediaset non chiude del tutto la porta.
 «Dichiarazioni poco verosimili. Un accordo c'è già, basterebbe rispettarlo». Piuttosto, secondo il manager di
 Cologno la chiave di lettura starebbe nella volontà del fronte francese di temporeggiare. Anche su questo
 Giordani va giù duro: «Seè solo una tattica negoziale per perdere tempo confidando nella lentezza
 fisiologica del diritto commerciale italiano, assicuriamo che Mediaset sta percor- rendo ogni strada per
 tutelare con determinazione gli interessi della societàe dei suoi azionisti». Parole scandite dal Cfo che nulla
 di più aggiunge sul punto, ma che farebbero capire che Mediaset è sempre più vicina al ricorso alla
 procedura d'urgenza ex articolo 700. Una decisione, questa, che se nel frattempo non dovessero esserci
 cambiamernti, come detto potrebbe arrivare a valle di una riunione del Cda del gruppo di Cologno a fine
 settembre. Proprio il 30 settembre, del resto, è la data che era stata indicata come limite per il closing e
 dopo la quale Vivendi ha dichiarato di voler considerare decaduto il deal. Posizione, questa, non condivisa
 da Mediaset che puntaa far leva su un contratto che considera il 30 settembre quale data del closing, ma
 salvo accadimenti imprevisti in cui rientrerebbe il braccio di ferro fra le due società. Certo, ora c'è da fare i
 conti con una situazione che di fatto ha bloccato l'attività di Premium. L'accordo con Discovery per

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 Eurosport sulla piattaforma fino al 2019è stato trovato, ma per Disney-i cui canali Disney Channel e Disney
 Junior non erano comunque ritenuti strategici - è andata diversamente anche a causa dell'assenza di
 comunicazione fra Mediaset e Vivendi(si veda Il Sole 24 Ore del 16 settembre). «È vero. E proprio in
 assenza di segnali concreti da parte di Vivendi - dice Giordani - a questo punto valutiamo ogni azione per
 evitare la paralisi di Premium. Dall'8 aprile, giorno della firma del contratto, la società è gestita secondo la
 procedura dell' interim management concordata nel contratto: ogni decisione che va oltre l'amministrazione
 quotidiana deve essere autorizzata per iscritto dall'azionista entrante. Noi, da sei mesi, ci stiamo
 attenendoa questo vincolo, maè evidente che non possiamo procedere così in eterno». E questo anche
 perché, conferma il cfo Mediaaet, «De Puyfontaine e i suoi uomini per tre mesi hanno rispettato l'impegno
 di gestione, ma da luglio sono letteralmente scomparsi.I danni provocatia Premium sono già evidenti».
 Mediaset 2,98 2,94 2,90 2,86 2,82 2,78 2,74 2,70 19/08 2,746 2,714 21/09
 Andamento del titolo a Milano

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 R2 Il regista cult torna con "Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali" "Vi porto nella mia classe con chi
 impara il valore della diversità"
 A scuola con Burton
 "Dark? Ho sempre cercato l'umorismo"
 ARIANNA FINOS

 LONDRA Kubrickiano, fellininano, burtoniano.
  Ci sono autori nella storia del cinema che diveno genere.
  Nei titoli che introducono l'assaggio di quaranta minuti, bellissimi, di Miss Peregrine-La casa dei ragazzi
 speciali, il nuovo film di Tim Burton in sala il 15 dicembre, si sottolinea "il ritorno del visionario regista".
  Quando si riaccendono le luci della saletta al Soho Hotel, Burton, di nero vestito da capo a piedi,
 commenta perplesso: «Farei volentieri a meno di questa premessa. Capisco che nelle intenzioni è un
 complimento, ma fin da giovane odio essere racchiuso in una categoria. Io stesso non so chi sono,
 m'infastidisce che gli altri mi incasellino così facilmente». Il discorso vale anche per i bizzarri ragazzini
 protagonisti del film tratto dal bestseller di Ransom Riggs, non a caso grande ammiratore di Burton.
  Collezionista di foto vintage, Riggs ne ha comprate diverse in vari mercatini, con l'idea farne un libro
 fotografico, che invece è diventato un romanzo: «Anch'io colleziono vecchie foto - dice Burton - Le
 immagini raccontano, senza svelare troppo. Contengono la poesia, il mistero, l'emozione che Riggs è
 riuscito a far confluire nelle avvincenti storie dei protagonisti». Tutto parte dal giovane Jacob (Asa
 Butterfield) il cui nonno (Terence Stamp), unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei
 polacchi, vive ossessionato da incubi: sono la trasfigurazione della ferocia nazista o mostri attuali? Esiste
 davvero l'orfanotrofio inglese che ospitò piccoli ebrei e gli altri strani bimbi ritratti in fotomontaggi d'epoca?
 Quel luogo, la casa per bambini speciali, vive l'eterno presente di quel giorno del 1940 in cui sta per essere
 bombardato dai nazisti grazie alla magia di Miss Peregrine. «Non m'interessava il solito meccanismo sui
 viaggi nel tempo, piuttosto raccontare il senso di spaesamento, l'essere intrappolati in un luogo che non ci
 appartiene. Sensazione che ho conosciuto da bambino e purtroppo anche da adulto.
  Non riesco a esorcizzare il vecchio demone di essere fuori luogo, diverso», racconta il 58enne regista di
 Burbank.
  Al centro del film, che annovera Judi Dench e Samuel L. Jackson, c'è Eva Green, la Miss Peregrine
 capace di trasformarsi in uccello, una sorta di Scary Poppins: «Amo Eva, la sento vicina anche nel suo
 essere schiva, misteriosa. È il tipo di personaggio che l'industria del cinema dovrebbe coltivare di più. Non
 conosciamo ogni singola fottuta cosa di lei. Cammina sul filo del rasoio tra stravaganza ed emozione,
 potere e mistero. Puoi usare tutti gli effetti speciali che vuoi, ma devi trovare qualcuno che ti faccia credere
 che può davvero trasformarsi in un uccello».
  Il Soho Hotel ospita una piccola mostra con i bozzetti del film, i costumi e l'esercito di creature (bambole e
 pezzi di utensili) che vedremo nel film. Gli allievi di questa strana scuola della signora Peregrine sono
 "speciali" nel senso che hanno peculiari capacità. Quella di creare soldatini viventi, diventare invisibili,
 volare, dominare le api.
  Anche se firma la sceneggiatura Jame G.Goldman, già autrice di X-Men-First class, Burton chiarisce che
 «il mio non è un X-Men in formato junior. Non ci sono supereroi, non ci si toglie la maglietta per urlare
 "sono il Ragazzo ape", o "la Ragazza volante". Il loro potere è anche un'afflizione.
  Sono adolescenti con una prospettiva diversa sul mondo, ma anche straordinariamente normali».
 Soprattutto, non sono crepuscolari. «Fin dall'inizio della carriera ogni cosa che ho fatto era troppo dark. Io
 non vedo nulla di ciò che ho fatto come oscura. Le favole sono storie grottesche, ma aiutano i bambini a
 capire con l'astrazione concetti a cui non arriverebbero mai col ragionamento. Le mie storie sono piene di
 umorismo e emozioni». E sbotta: «Mi sono stufato di essere descritto come quel Signore Oscuro che non

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 sono mai stato. Quando uscì il mio primo film fu definito uno dei peggiori dell'anno. Poi feci Beetlejuice e
 scrissero "nulla a che vedere con l'altro, che era grande". Ma come, avevate detto che era una schifezza!
 Beh, andate a quel paese».
 SIGNORE OSCURO
 Mi sono stufato di essere descritto come quel Signore Oscuro che non sono mai stato Andate a
 quel paese
 Foto: IL FILM Una scena di "Miss Peregrine-La casa dei ragazzi speciali" A sinistra, la copertina del libro da
 cui è tratto il film
 Foto: ATTORI Da sinistra, Judy Dench, una delle governanti magiche, al centro Eva Green, Miss Peregrine,
 poi Asa Butterfield e Ella Purnel, due dei "ragazzi speciali".
  In basso, il regista Tim Burton

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 R2 Al cinema IL FILM DI PAOLO D'AGOSTINI/ LA VITA POSSIBILE
 Le amiche Buy & Golino in una brutta storia di violenza domestica
 Il film di Ivano De Matteo resta "aperto", ma la sospensione non lascia fino in fondo soddisfatti
 PAOLO D'AGOSTINI

 IVANO De Matteo, rispettabile curriculum da attore e più breve ma incisivo percorso da autore-regista, è un
 valore non ancora del tutto emerso nel panorama non brillante del nostro cinema contemporaneo. Da fine
 indagatore nelle pieghe delle relazioni interpersonali messe alla prova dai sussulti della contemporaneità
 (finezza resa più interessante dal contrasto con i ruoli da attore, come Er Puma in Romanzo criminale-La
 serie ). Così nel precedente I nostri ragazzi dove di fronte a un evento inaspettato che coinvolge la
 responsabilità dei rispettivi figli, le due coppie - Gassman/Bobulova e Lo Cascio/Mezzogiorno - si rivelano il
 contrario di quanto appaiono per stile e ideologia. E in Gli equilibristi dove il marito tradito e separato
 Valerio Mastandrea cerca di resistere alla discesa sociale incombente sulla sua nuova amara condizione.
  Non è un film perfetto questo nuovo La vita possibile. Non tutto torna, e tuttavia ha abbastanza forza ed
 energia da farci chiedere come mai sia stato del tutto escluso dall'ultima selezione della Mostra veneziana.
 Il tema scatenante, quello della violenza domestica sulle donne, si presenta solo come un antefatto.
 Margherita Buy, moglie maltrattata dal marito, prende su il figlio tredicenne Valerio - che ha assistito ai
 maltrattamenti - e senza lasciare tracce sale su un treno da Roma a Torino dove trova rifugio presso la cara
 amica Valeria Golino, single e attrice appassionata ma di scarsa fortuna, fermissima nel condannare senza
 appello l'uomo anche quando vede vacillare la sicurezza dell'altra di fronte allo smarrimento e allo
 sradicamento del ragazzo. Il quale è il centro di tutto. Mentre la madre si rimbocca le maniche trovando
 lavoro per un'impresa di pulizie e mentre l'amica lo riempie di affettuose premure nel suo stile
 confusionario, coinvolgendolo nelle sue prove teatrali e regalandogli una bici, l'adolescente (Andrea
 Pittorino, sensibile ed efficace) esplora e scopre il nuovo mondo segretamente.
  Inizialmente isolato dai coetanei - i compagni della nuova scuola, i ragazzi che giocano a pallone spiati con
 invidia - stringe amicizia con il titolare della trattoria sotto casa, un francese ex calciatore dal passato
 oscuro, e prende a fare regolarmente visita, nel parco dove esercita, alla giovanissima prostituta Larissa
 fino a infatuarsene (e deliberatamente non è chiaro se il ragazzino capisce la situazione), la quale dapprima
 lo respinge sprezzante e poi via via s'intenerisce. È bello che tutto resti aperto. Le promettenti e gradite
 attenzioni del francese verso la mamma di Valerio. Le repentina chiusura dell'incontro con Larissa
 lasciando che il destino di lei segua la sua china mentre la vita del ragazzo comincia a normalizzarsi
 attraverso nuove amicizie. Così come che "il tema" della violenza domestica sulle donne resti uno sfondo.
  Tuttavia non sempre e non tutta questa sospensione lascia soddisfatti e si avverte come risolta, non
 manchevole di qualcosa.
  Non, per esempio, l'occasione di affiancare due attrici di prima grandezza come Buy e Golino e di sfruttare
 le potenzialità dei loro personaggi che restano solo parzialmente espressi.
  PER SAPERNE DI PIÙ trovacinema.repubblica.it www.repubblica.it/spettacoli/cinema
 Foto: IL REGISTA Dopo aver esordito come attore, Ivano De Matteo ha firmato la sua prima regia nel 2002
 con il film Ultimo stadio di cui è anche protagonista. Con I nostri ragazzi nel 2014 era alle "Giornate degli
 autori" al Festival del cinema di Venezia
 Foto: LA VITA POSSIBILE Regia di Ivano De Matteo Con Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino,
 Caterina Shulha, Bruno Todeschini

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 22/09/2016 - 22/09/2016                                                    13
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  LINK _ CINEMA
  EMILY BLUNT Il treno che corre verso l'Oscar
  Stefania Berbenni

  Persino la Bibbia dello spettacolo, Entertainment weekly avanza qualche dubbio: ce la farà Emily Blunt a
  reggere la prova d'attrice che l'aspetta? Ovvero: stare seduta in uno scomparto di treno, guardando fuori
  dal finestrino mentre sul vetro le passa la propria vita - vita zoppa come molte lo sono - e
  contemporanemente «vede» altrui realtà, dove fa capolino il thriller... È stata infatti scelta per dare volto a
  Rachel Watson, protagonista di La ragazza del treno, caso editoriale nel 2015 e ora film (non si sa quando
  uscirà in Italia, il 7 ottobre in America e REgno Unito). Se invece di recitare, giocasse a calcio, Emily Blunt
  sarebbe un mediano, generosa nel correre su e giù per il campo, mai destinata al divismo del bomber. È
  bella, ma non bellissima, è brava, ma non carismatica, è versatile, ma non ha un ruolo memorabile in
  curriculum. Anche sul piano privato è troppo «normale» per ingolosire il circo dei pettegoli: dopo una lunga
  storia con Michael Bublé, ha sposato un collega figliando due bambine. Deve il suo lavoro d'attrice a un
  doppio regalo del caso: la balbuzie da bambina, che spariva solo durante le recite scolastiche, e l'aver
  incontrato, al suo debutto in palcoscenico nel 2001, Judi Dench (a sinistra ). Con La ragazza del treno si
  gioca il jolly della vita sperando in un Oscar. Le dovesse andare male potrebbe riprovarci con Mary
  Poppins, altro gigante da sfidare, in un film che riprende la storia 20 anni dopo, con i piccoli Banks cresciuti.
  Julian Broad/Contour by Getty Images Reuters, Getty images, Olycom, Columbia Pictures/Courtesy Everett
  Collection
  NON VESTITEMI DI ROSA Mamma attrice, papà avvocato penalista, Emily Olivia Leah Blunt nasce il 23
  febbraio 1983 in un paese a sud di Londra. Soffre di balbuzie finché a 12 anni scopre che il suo handicap
  sparisce sul palco durante le recite scolastiche. Un po' maschiaccio (per sua ammissione), da bambina
  aveva dichiarato guerra al colore rosa.
  Budget contenuto
  di 45 milioni di dollari, La ragazza del treno (a sinistra, la Blunt sul set) uscirà nel Regno Unito e in America
  il 7 ottobre.
  IL «SÌ» DA CLOONEY Per tre anni fidanzata con il cantante Michael Bublé, nel 2010 sposa lo
  sceneggiatore e attore John Krasinski (a sinistra ). Location del matrimonio: la villa ( sopra) sul lago di
  Como di proprietà di George Clooney, amico dell'attrice. La coppia ha due bambine, Hazel e Violet. Da
  poco la famiglia si è trasferita da Los Angeles a New York. Il motivo? La città è più effervescente ed è più
  facile essere «un'anonima signora» nella folla.
  IL DIAVOLO LE PORTA FORTUNA Antipatica, corrosa da un'invidia malcelata, l'assistente della perfida
  direttrice in Il diavolo veste Prada (sotto una scena) regalaa Emily Blunt premi e, soprattutto, notorietà. Di
  colpo, piovono proposte per film molto diversi fra loro, romantici d'azionee fantasy. Del set della fortunata
  commedia ricorda soprattutto l'illustre collega: «Lavorare con Meryl Streepè stato affascinantee spaventoso
  allo stesso tempo.È comunque una delle esperienze più belle mai vissute». TOM, AMORE-ODIO Ha
  studiato arti marziali, fatto palestra per essere all'altezza di Tom Cruise ( foto ), suo partner in Senza
  domani. «È divertente e autoironico» disse ai tempi del set. Anni prima l'opinione era diversa: «Preferirei
  fare l'attrice teatrale sottopagata piuttosto che la comparsa in un film con Tom
  «Nella vita privata sono una da tuta e scarponcini Ugg. Detesto i tacchi. Un tempo ero fanatica della forma
  fisica, ora il solo pensiero di fare palestra mi fa piangere»
  IL SUO REGALO PER IL NATALE 2018 Aveva partecipato ai provini di Mamma mia e ora finalmente
  canterà in un film: è lei infatti la nuova mitica tata in Mary Poppins returns, la cui data d'uscita prevista è 25
  dicembre 2018. Vent'anni dopo il cult con Julie Andrews (a destra nel film ), la nanny dalle tante magie
  tornerà dunque sugli schermi con il volto di un'altra attrice inglese.

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Pag. 112 N.39 - 28 settembre 2016                                                                       tiratura:259427

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  UN THRILLER VENDUTO NEL MONDO Col suo primo romanzo, Paula Hawkins è stata per 13 settimane
  nella classifica dei best seller del New York Times. Altrove non è andata molto diversamente, perché La
  ragazza del treno, se non può essere definita letteratura in senso alto, è certamente ottima fiction. Una
  trama che inchioda, una scrittura piana, una serie di personaggi ben scolpiti e l'originale idea di partenza:
  un thriller vissuto dallo scompartimento di un treno.
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  i Paesi in cui è stato distribuito il libro nel giugno 2015 quando uscì in Italia ( sopra, la copertina ), dove
  sono state vendute 600 mila copie (15 milioni nel mondo).
  Foto: L'unico premio, un Golden globe, le arriva nel 2007 per una serie tv: Gideon's daughter. Emily Blunt,
  33 anni.

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 LE STORIE
 Il film negli Usa ora lo finanzi tu
 Noemi Penna

 A PAGINA 18 I sogni non sono mai stati così reali. Almeno per Mitzi Peirone. Finito il liceo, ha acquistato
 un biglietto di sola andata da Torino a New York e ora, che di anni ne ha 25, sta facendo il suo debutto
 cinematografico con «Braid». Un thriller psicologico che sarà il primo film negli Usa a essere finanziato con
 la vendita pubblica di azioni, utilizzando la criptovaluta. Si tratta di una moneta nata su Internet che utilizza
 un sistema parallelo alle banche, più simile al mercato dei metalli preziosi che a Wall Street. La torinese sta
 sperimentando ora un nuovo approccio al cinema indipendente, lontano anni luce dai bacini d'investimento
 monopolizzati da Hollywood. «Braid» utilizzerà la piattaforma web WeiFund per autofinanziarsi.
 «Un'indipendenza che permette la preservazione dell'integrità artistica, facendo forza sul messaggio,
 piuttosto che utilizzare cast stellari o storie già dette. Perché sul grande schermo continuiamo a vedere i
 sequel dei sequel?», s'interroga Mitzi: «E' nel cinema indipendente che si trovano le storie, ma lì non ci
 sono soldi. Lo trovo profondamente ingiusto». Il messaggio di «Braid» è che i sogni si possono trasformare
 in realtà. E WeiFund è il mezzo virtuale che lo renderà possibile. La criptovaluta La venticinquenne -
 modella e pittrice, ora anche sceneggiatrice e regista - ha fatto «di necessità virtù, creando una rete di
 finanziatori con cui suddividere gli incassi in base all'investimento, senza le speculazioni bancarie». Tutto è
 nato un anno fa dall'incontro con l'imprenditore Joseph Lubin, fondatore di ConsenSys e della criptovaluta,
 con cui ha «forgiato una partnership per democratizzare il cinema. Perché l'America sarà anche il posto
 dove i sogni si avverano, ma l'industria cinematografica rimane strangolante». Oggi Mitzi vive a Bushwick,
 a Nord di Brooklyn: una zona post-industriale che trasuda creatività in ogni angolo, in cui Torino è solo un
 ricordo. «Non stavo male a casa, ma sapevo che il mio posto era altrove». E l'ha trovato in un loft immerso
 fra i graffiti, quartier generale della sua rivoluzionaria «guerriglia cibernetica», composta da un gruppo di
 giovanissimi, tutti sotto i 30 anni. Insieme hanno fondato una casa di produzione, la Somnia, e si preparano
 alle riprese: «Dovrebbero partire a novembre. Il film sarà lanciato ad Halloween 2017». Il titolo si deve
 all'inventore dell'autoipnosi, il dottor James Braid, e al modello a spirale dell'universo quantico, lo stesso
 che le tre protagoniste vivranno in una ripetizione eterna, tortuosa e autoinflitta. La storia è tutt'altro che
 banale: due di loro si trasferiscono a New York per seguire i loro sogni, ma finiscono coinvolte in un traffico
 di droga e prostituzione. Una situazione che le induce a derubare una ricca amica d'infanzia, che vive da
 sola in una lussuosa dimora di campagna. Quello che le ragazze non sanno è che Daphne è diventata
 agorafobica, schizofrenica e pericolosa, tanto da vivere prigioniera in mondo di fantasia in cui cadranno
 anche loro, in un labirinto mortale di allucinazioni e omicidi. I nipoti della Bergman L'obiettivo è raggiungere
 750 mila dollari. E a «finanziare» l'opera sarà anche Ingrid Bergman: il patrimonio della diva di
 «Casablanca» è stato ereditato dai nipoti che «hanno riconosciuto in me - racconta Mitzi - il suo coraggio,
 la stessa passione, tanto da acquistare azioni del film». E, se gli si chiede se la sua età, o poca esperienza
 in ambito cinematografico, sia un problema, lei risponde che «Qui la gente se ne infischia di quanti anni hai:
 sono le tue azioni a parlare per te. E' il miglior curriculum che ci possa essere». c
 Foto: Esordiente Mitzi Peirone, 25 anni, si prepara al debutto cinematografico con «Braid»

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Pag. 43 Ed. Roma                                                                                        tiratura:170229

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 Al via le riprese di "Italian business" con Pippo Franco, Gianclaudio Caretta e Corona CIAK SI GIRA
 Un set da ridere tra bellezze intrighi e affari
 M. Pas.

 Tre episodi tutti da ridere, con un cast eterogeneo, che mescola volti popolari ad attori talentuosi, passando
 per delle bellezze mozzafiato. Sono partite le riprese di "Italian business", una commedia all'italiana, che
 ruota attorno ai finanziamenti promossi dalla Ue per i giovani imprenditori. Un sogno per i protagonisti in
 lotta con la crisi, ma anche l'opportunità di una truffa gigantesca. Protagonisti del film, il bagnino Walter,
 interpretato da Fabrizio Corona , e l'albergatore Rino ( Maurizio Mattioli ), alle prese con le trame oscure del
 commercialista Randazzi ( Umberto Smaila ), del suo assistente Pietro ( Mario Donatone ), e di Giò
 Esposito, ovvero Gianclaudio Caretta , loro socio e proprietario del bar attorno al quale ruoteranno le
 vicende di questa pellicola. Le riprese, tra Padova e Jesolo, sono partite in questi giorni. «Sono un po'
 l'antagonista dei comici del cast - dice Caretta, 22 anni e un curriculum di tutto rispetto - Interpreto la parte
 del proprietario del bar e divento cattivo quando si tratta di riscuotere debiti di danaro oppure quando
 qualcuno mette in dubbio la parola dei miei soci. Con loro faccio spesso il gioco delle 3 carte, pur di
 raggiungere i nostri obiettivi». Caretta sta girando, nello specifico, alcune scene che vedono per
 protagonista Pippo Franco . Battute, gag e colpi di scena si intrecceranno con malaffare e difficoltà nel
 mondo del lavoro, sino ad un epilogo che sorprenderà il pubblico. Tra le belle del cast spiccano Cristina
 Mian , Roberta Garzia , l'ex miss Venezuela, Astrid Pinero Herrera (nelle vesti della moglie di Mattioli) e la
 sosia di Belen, Mila Suarez . «Per me è un onore recitare con questi nomi», dice il tarantino Caretta, che
 recentemente ha anche ricevuto il premio "Raf Vallone", come miglior attore rivelazione del 2016.
 Foto: Sopra, Pippo Franco durante le riprese A fianco, il giovane attore Gianclaudio Caretta e la sosia di
 Belen, Mila Suarez Sotto, l'ex miss Venezuela Astrid Pinero Herrera

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 HOLLYWOOD
 Addio a Curtis Hanson, regista cinefilo di "L. A . Confidential"
 F. Fer.

 C'è qualcosa di malinconico e insieme di significativo nella scomparsa di Curtis Hanson, il regista di L.A.
 Confidential e di 8 Mile , per citare solo i suoi due titoli più famosi, morto nella sua casa di Los Angeles a 71
 anni ma ritiratosi già da qualche tempo per via di un male sempre più dilagante e sinistramente metaforico
 come l'Alzheimer, che mina alla radice memoria e identità. Con la sua filmografia non abbondantissima ma
 ricca di titoli interessanti quando non eccellenti, e tutti molto diversi tra loro, Hanson è infatti il perfetto
 emblema di una figura sempre più rara nella Hollywood drogata di successo dei nostri anni. Quella del
 grande professionista che non lega il suo nome a uno stile riconoscibile e preciso, a un genere particolare o
 a uno o più divi, ma tenta con discrezione di costruire una carriera come quelle che una volta fiorivano
 all'ombra dello studio system. KIM BASINGER I suoi titoli parlano da soli. Il più celebre è l'ormai lontano
 L.A. Confidential , dal romanzo di James Ellroy: 9 candidature all'Oscar e 2 statuette vinte nel 1998, per
 Kim Basinger, attrice non protagonista, e per la sceneggiatura di Brian Helgeland e dello stesso Hanson. Il
 più popolare resta invece 8 mile , pseudo biografia di Eminem che partendo dal vecchio schema dell'eroe in
 lotta contro il mondo (Eminem, unico bianco in un microcosmo dominato dai neri) e incrociando con
 disinvoltura i codici di vari generi riusciva a raccontare la cultura hip-hop, le sue regole, il suo fascino, la
 sua durezza, con uno slancio e un'aderenza insoliti a Hollywood. Tra questi due innegabili successi figura
 un film che in Europa piacque molto, almeno al pubblico più attento, ma in America passò abbastanza
 inosservato malgrado il cast stellare: Wonder Boys , con Michael Douglas ex ragazzo prodigio ritiratosi a
 insegnare "scrittura creativa" a Pittsburgh, anche per dimenticare i suoi sogni giovanili, visto che a 50 anni
 suonati non riesce a finire il suo secondo libro. C'era dietro un romanzo di Michael Chabon ma è difficile
 non pensare, oggi, che quella commedia universitaria dominata da un protagonista di mezz'età non celasse
 risvolti personali. WONDER BOYS Come quella passione per il cinema di una volta (in Wonder Boys
 l'allievo prediletto Tobey Maguire sa a memoria tutti i divi di Hollywood morti suicidi in ordine alfabetico!)
 che era tra i pochi tic riconoscibili nei film di Hanson, non a caso ex presidente degli archivi audiovisivi della
 UCLA, ma anche fiero nemico di quell'invadente chiacchiericcio cinèfilo che oggi ha sostituito la vera
 passione per il cinema. Che un personaggio così fosse destinato a finire ai margini in tempi di blockbuster e
 formule vuote e invadenti era abbastanza scontato. Ma forse lui stesso lo aveva messo in conto. Non si
 dirige un film zeppo di doppi, riflessi, illusioni come L.A. Confidential , grande noir sul cinema, senza sapere
 che rischi si corrono. Soprattutto per chi si ostina a mantenere un'identità senza per questo diventare un
 marchio.
 CON IL FILM TRATTO DA ELLROY OTTENNE 9 NOMINATIONS E 2 OSCAR DIRESSE ANCHE
 EMINEM IN "8 MILE"
 Foto: SUCCESSO Curtis Hanson sul set di "8 Mile" con il rapper Eminem

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 22/09/2016 - 22/09/2016                                                     18
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 AFFARE PREMIUM PER IL FUTURO DELLA PAY TV I FRANCESI VALUTANO UN NUOVO BUSINESS
 PLAN DA PROPORRE AL BISCIONE
 Mediaset e Vivendi riscrivono i patti
 Andrea Montanari

 Primi concreti tentativi di avvicinamento tra i due gruppi per evitare una lunga querelle giudiziaria. Il
 progetto alternativo passa dalla Iptv che dovrebbe sfondare in Italia, dal rinvio del pareggio di bilancio al
 2020 e dalla ricerca di un partner per il 20% (Montanari a pagina 2) Evitare a tutti i costi una sorta di lodo
 Premium. È questo l'obiettivo, non dichiarato, di Mediaset e Vivendi. E anche della holding Fininvest, che a
 tre anni dalla conclusione del costoso lodo Mondadori non ha certo intenzione di ritrovarsi invischiata in una
 contesa legale che rischia di durare a lungo e compromettere in qualche modo il futuro industriale della
 stessa Premium. Nonostante i 570 milioni di danni chiesti a Vivendi dalla finanziaria della famiglia
 Berlusconi (che si sommano alla richiesta di Fininvest di 50 milioni per ogni mese di ritardo in caso di
 mancata attuazione del contratto siglato lo scorso aprile), uno scontro legale infinito sarebbe
 controproducente per tutti. Meglio trovare un accordo definitivo, come fanno intendere più fonti vicine al
 dossier contattate da MF-Milano Finanza. Anche se le dichiarazioni pubbliche, da ultima quella dell'ad di
 Vivendi, Arnauld de Puyfontaine («non siamo dipendenti da Mediaset per costruire un operatore latino
 perché il gruppo ha altre opzioni»), vanno in ben altra direzione. Perciò, mentre in Francia il gruppo che fa
 riferimento a Vincent Bolloré ha definito nuovi accordi per la distribuzione di Canal+ con Orange (e a breve
 lo farà con Iliad-Free), i manager dell'azienda stanno per delineare le strategie complessive sul fronte del
 business della Iptv, comprendendo in questa disamina anche l'Italia, visto che Vivendi è il primo azionista
 (24,6%) di Telecom. In quest'ottica la volontà sarebbe quella di rivedere il piano industriale 2018-2020 di
 Mediaset Premium, ossia il documento previsionale che per i francesi era «irrealistico». Secondo Mediaset
 infatti il pareggio della pay tv è raggiungibile proprio nel 2018, mentre per il gruppo transalpino non
 andrebbe fissato prima del 2020. Così le due controparti starebbero valutando le modalità di revisione del
 piano di Premium per trovare una nuova intesa sui numeri e, di conseguenza, sul valore dell'asset (che ad
 aprile era stato fissato in 756 di euro). E, siccome la scadenza del 30 settembre incombe, è possibile che
 presto si torni a trattare. Oltre alla definizione di un nuovo piano industriale, il negoziato da imbastire
 ruoterà su altri due perni: la redistribuzione delle partecipazioni in Premium in capo a Mediaset e Vivendi,
 con la conseguente ricerca di un terzo partner, e la quota di capitale che i francesi vorrebbero ottenere dal
 broadcaster italiano. Lo schema, per evitare che i due contendenti consolidino la pay tv, prevede che
 Mediaset e Vivendi tengano il 40% a testa di Premium, mentre il restante 20% andrebbe girato a un nuovo
 alleato. Inoltre Vivendi non salirebbe fino al 5% di Mediaset ma resterebbe alla soglia iniziale del 3,5%.
 Questo anche per evitare eventuali prese di posizione ostili da parte di Fininvest, che non intende
 assolutamente allentare il controllo sul gruppo televisivo guidato da Pier Silvio Berlusconi. Questo è lo
 schema generale del possibile nuovo accordo da ridefinire a tavolino. Resta da individuare il terzo azionista
 di Premium. Secondo alcune interpretazioni, e come già emerso in estate, potrebbe trattarsi di un partner
 finanziario, come un fondo d'investimento estero, magari mediorientale. Ma c'è chi continua a ritenere che il
 soggetto più logico da coinvolgere sia Telecom Italia. Il gruppo di tlc ha già più volte dichiarato di non
 essere interessato a una simile operazione. E il suo azionista Vivendi sarebbe d'accordo con questa
 posizione, considerando l'operatore telefonico la naturale piattaforma distributiva di un'offerta televisiva più
 ampia. Ma per la gran parte degli osservatori quello di Telecom sarebbe invece un coinvolgimento logico e
 naturale. Al punto che c'è chi sostiene che ci sarebbero già stati sondaggi informali con l'Antitrust per capire
 se vi siano vincoli o paletti strutturali di mercato. (riproduzione riservata)
 VIVENDI

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 MEDIASET
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 Foto: Vincent Bolloré Pier Silvio Berlusconi

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 Festival . AGORA`
 L'Indonesia a Firenze, un ponte per «unire nelle diversità»
 Nella città simbolo del Rinascimento, da domani a domenica, la rassegna sulle pellicole che aiutano a
 capire la cultura del Paese asiatico
 MARIAPIA FRIGERIO

 E`arrivato alla terza edizione il Festival Internazionale del Cinema Indonesiano curato e ideato da Jacopo
 Cappuccio, patrocinato dal Governo indonesiano, dal ministero degli Esteri italiano, della egione Toscana e
 dalla città di Firenze in cui avrà luogo (Spazio Alfieri, via dell'Ulivo 6) da domani al 25 settembre. Motore di
 tutto l'associazione non profit Imi (Indonesia meets Italy) nata nell'intento di far conoscere la cultura
 indonesiana in Italia attraverso i suoi film in una città, Firenze, che già aveva dedicato eventi al cinema
 indiano, cinese, coreano, ma non a quello indonesiano. «Tutti pensano all'Indonesia come a Bali, ma non è
 così - dice Malina Andryani, moglie di Jacopo Cappuccio, organizzatrice e traduttrice dei film presenti al
 Festival - da qui la necessità di dare un segnale: l'Indonesia ha una sua cultura». «Uno dei principali scopi
 che l'evento si prefigge - aggiunge Cappuccio - è proprio quello di rendere evidente che esiste una nazione
 a maggioranza musulmana (la nazione musulmana più popolosa al mondo), che ha ben poco da spartire
 con le forme estremistiche che stentano ad attecchire in territorio indonesiano». Come l'Islam indonesiano
 abbia una natura prevalentemente religiosa senza però permeare di sé le istituzioni, per cui lo Stato è in
 buona parte laico e vanta una lunga tradizione di tolleranza, ci viene spiegato da Valeria Martano in Unità
 nella Diversità , Guerini e Associati, 2009. Argomento ripreso e approfondito dalla scrittrice Elizabeth Pisani
 che sostiene che molte delle lotte civili dell'Indonesia sono dipese da motivi differenti dalla religione e che
 quest'ultima è servita da scusa per coprire altri fini prevalentemente di carattere economico. È quindi anche
 per questo che il Festival del Cinema di Indonesia intende creare una sorta di "ponte" tra la città del
 rinascimento e la Repubblica di Indonesia che ha come proprio motto nazionale " Unity in Diversity ". Il
 lavoro di Jacopo Cappuccio e Malina Andryani ha richiesto grande impegno: i film sono stati infatti scelti
 dopo aver contattato e incontrato registi, attori e produttori in soggiorni ad hoc a Jakarta. Sarà possibile
 così, visionando sei film, seguire una società che Andryani non esita a definire «generosa, affabile e
 onesta». Ne vanno segnalati almeno tre: Filosofi Kopi , La filosofia del caffé, grande successo in Indonesia,
 pluripremiato in diverse altre nazioni, commedia drammatica in cui il regista Sasongko ci guida tra
 incantevoli piantagioni nel profumato mondo del caffè d'Indonesia; Jingga della giovane e talentuosa
 modella, attrice e regista Lola Amaria, che si muove nella quotidianità di una persona non vedente senza
 cedere a facili tentazioni drammatiche; e Tiga Dara del '57 di Usmar Ismail che nel '59 trovò risalto anche al
 Festival del Cinema di Venezia. Ospite per la prima la star internazionale ed ambasciatrice Fao Anggun
 che canterà live accompagnata dal chitarrista di Vasco Rossi. Anggun è un esempio nel mondo delle
 incredibili risorse e capacità femminili delle donne indonesiane, della loro evoluzione, distante dalle donne
 in carriera di stampo europeo. Anggun e Lola Amaria: due belle donne, due donne intelligenti, due donne di
 questo stato-arcipelago enorme, grande quanto l'intera Europa, di queste 17.000 isole crocevia di religioni
 e cultura in cui ci è data la possibilità d' immergerci nella visione dei film.

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22/09/2016                                                                                               diffusione:39484
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 CIAK SI GI R A Maccio Capatonda affronta invece la morbosità dei media di fronte alla crona ca
 C onviventi e infelici: Verdone di nuovo alle prese con le coppie
 » ANDREA GIANBARTOLOMEI

 Scarlett Johansson, Beat Takeshi Kitano, Juliette Binoche e Michael Pitt guidano il cast stellare di " Ghost
 in the Shell " , il kolossal di fantascienza attualmente sul set diretto da Rupert Sanders (già regista di " B i a
 ncaneve e il Cacciatore " ) che porta sullo schermo il manga futuristico creato da Masamune Shirow già
 riadattato in Giappone attraverso serie tv, film e videogiochi e in seguito acquistato dalla DreamWorks. In
 scena le vicende del Maggiore, ibrido cyborg-umano unico nel suo genere alla guida della Sezione di
 Sicurezza Pubblica numero 9, decisa a fermare i criminali e gli estremisti più pericolosi e minacciata da un
 nemico che aspira a distruggere tutti i traguardi raggiunti nella cibernetica dalla Hanka Robotic. C A R LO
 Verdone sta scrivendo il copione della sua nuova commedia di cui sarà interprete e regista a febbraio per la
 Filmauro con il collaudato complice Pasquale Plastino e la new entry Paola Mammini, sceneggiatrice del
 trionfale " Perfetti sconosciuti " di Paolo Genovese. Si tratterà di " un film corale sulle fragilità e le debolezze
 della convivenza ai nostri tempi, di cui saranno protagoniste alcune coppie in crisi dalle storie e le
 psicologie diverse ma accomunate da un unico ambiente, piuttosto particolare " . Paola Mammini è anche l '
 autrice (con Marco Alessi e Giovanna Guidoni) del copione di " Im maturi-La serie " , la nuova fiction targata
 Lotus-Mediaset che elabora in varie puntate in onda in inverno su Canale 5 la storia della commedia " I mm
 at u r i " di Paolo Genovese, che ha supervisionato il progetto come direttore artistico affidandone la regia a
 Rolando Ravello. Le paradossali vicende del gruppo di quarantenni romani che si ritrova ad affrontare per
 la seconda volta gli esami di maturità e a confrontarsi con i diciottenni di oggi sono state filmate per diversi
 mesi a Roma (con un intermezzo in Sicilia) e vedono nel cast interpreti a loro agio con la commedia come
 Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Daniele Liotti, Irene Ferri, Sabrina Impacciatore, Nicole
 Grimaudo, Ilaria Spada, Maurizio Mattioli, Paola Tiziana Cruciani e Paolo Calabresi. IL PODEROSO best
 seller " Il cardellino " c he due anni fa è valso alla sua autrice Donna Tartt il Premio Pulitzer diventa
 finalmente un film grazie ad un imminente adattamento diretto da John Crowley, già regista del recente e
 apprezzato " Brooklyn " . La sceneggiatura di Peter Straughan porterà al cinema la vita rocambolesca di
 Theo Decker, che perde a 13 anni sua madre in un incendio scoppiato al Metropolitan Museum di New
 York e ruba un piccolo quadro, iniziando un'esistenza avventurosa che lo poterà a stringere amicizia con un
 antiquario e a introdursi negli ambienti della criminalità internazionale. D OP O il successo di " I ta l i an o
 medio " , Maccio Capatonda dal 26 settembre sarà l ' interprete e il regista di " Chi l ' acciso-omicidio all '
 italia na " , una nuova commedia dedicata alla morbosità dei media italiani di fronte ai fatti di cronaca nera
 che sarà interpretata anche da Sabrina Ferilli, Herbert Ballerina e Ivo Avido.
 Foto: Il regista Carlo Verdone sarà anche attore nel nuovo film

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