Rassegna stampa 05 ottobre 2016 - Anica
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Rassegna stampa 05 ottobre 2016 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANICA - ANICA SCENARIO 05/10/2016 Corriere della Sera - Nazionale 5 Sky stringe su Mediaset Ripartono i colloqui sulla pay-tv di Premium 05/10/2016 Corriere della Sera - Nazionale 6 L'arte mentre sta nascendo: trenta film per raccontarla 05/10/2016 Corriere della Sera - Nazionale 7 «Film borghese». E Mosca cambiò i dialoghi di Hitchcock 05/10/2016 La Repubblica - Nazionale 8 Fenomeni paranormali 05/10/2016 La Stampa - Nazionale 10 Un film per diventare grandi "Ora viviamo da sole, insieme" 05/10/2016 La Stampa - Nazionale 12 Fuocoammare, l'Italia scopre la voglia di realtà 05/10/2016 La Stampa - Nazionale 14 Visioni dal Mondo a Milano Il vero vince sul verosimile 05/10/2016 Il Messaggero - Roma 15 «Se l'amore è una lotta» 05/10/2016 Il Messaggero - Roma 16 Fuocoammare pieno d'ascolti e si lavora per gli Oscar 05/10/2016 Il Messaggero - Umbria 17 PerSo festival, 12 ore di film 05/10/2016 Il Messaggero - Umbria 18 Il Sogno di Francesco e quegli strafalcioni storico-ambientali 05/10/2016 Il Fatto Quotidiano 20 Stereotipi e macchiette: che razza di Cinema 05/10/2016 Il Fatto Quotidiano 22 Emanuela Orlandi: la storia che non c ' era adesso esiste 05/10/2016 Il Tempo - Nazionale 24 «Lumiere, scoperta del cinema» Un film che entra nella storia
05/10/2016 Il Tempo - Nazionale 25 Wahlberg si confessa «Essere veri è gratificante» 05/10/2016 Corriere del Mezzogiorno - Napoli 26 In tv dopo Gomorra Napoli è fantasy ANICA WEB - ANICA WEB 04/10/2016 youmovies.it 14:17 28 Roma Lazio Film Commission annuncia il vincitore del concorso Movieland, dedicato alle web series 03/10/2016 rbcasting.com 18:42 29 Roma Web Fest 2016: "Romolo + Giuly" vince il concorso Movieland
ANICA - ANICA SCENARIO 16 articoli
05/10/2016 diffusione:256969 Pag. 32 tiratura:369226 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sky stringe su Mediaset Ripartono i colloqui sulla pay- tv di Premium La prossima settimana prima riunione tra gli staff «tecnici» L'incontro Incerto l'incontro a New York tra Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch Federico De Rosa Milano La manovra di avvicinamento tra Mediaset e Sky è iniziata. Non ancora quella tra Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch, di cui si parla da quando il patron di Fininvest la scorsa settimana è volato a New York per sottoporsi a dei controlli medici. Un viaggio anche di affari, secondo alcuni osservatori, e poiché gli affari di casa Berlusconi si chiamano Mediaset e Mediaset Premium, il collegamento con Sky è sembrato scontato. Non che l'ex premier sia andato a offrire a Murdoch la pay-tv di Cologno. Probabilmente i due non riusciranno nemmeno a incontrarsi, sebbene l'intenzione ci sarebbe, ma Murdoch in questi giorni non è a New York. Quello che sta avvenendo è un riavvicinamento, dopo i colloqui di due anni fa tramontati per il mancato accordo sul prezzo di Premium, che per il momento sono affidati alle diplomazie dei due gruppi. Diplomazie che si sono messe in moto a luglio, dopo l'improvviso voltafaccia di Vivendi, appreso dalle parti di Sky come uno sorta si scampato pericolo: una cosa è avere Mediaset concorrente sulla pay-tv, altro è avere contro un colosso come Vivendi. Prospettiva che non è del tutto sfumata ma che, visti anche i ricorsi depositati in Tribunale da Fininvest e Mediaset per la mancata esecuzione del contratto su Premium, appare difficile. La scorsa settimana il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine ha detto di essere «ottimista» sulla possibilità di trovare un nuovo accordo, rivelando che tra i due gruppi «i colloqui sono in corso». La società francese guidata da Vincent Bolloré aveva tempo fino al 30 settembre per dare esecuzione agli accordi, anche se la data non viene considerata vincolante. Ora che il termine è scaduto a Cologno si sentono tuttavia più liberi. Non del tutto, visto che comunque il contratto con Vivendi resta in piedi, ma questo non sta vietando agli uomini di Mediaset di esplorare nuove strade. Così, dopo i primi sondaggi avvenuti tramite i legali dei due gruppi, all'inizio della prossima settimana, secondo fonti vicine al dossier, dovrebbe iniziare il dialogo tra le strutture «tecniche» di Mediaset e Sky. Che si sono già parlate a lungo due anni fa, quando Cologno aveva incaricato Mediobanca di raccogliere manifestazioni di interesse per la pay-tv, decidendo poi di stringere su Sky. L'operazione, negoziata per diversi mesi, era poi sfumata per la distanza delle valutazioni: Sky aveva valutato Premium 600 milioni, contro il miliardo circa di Mediaset. Adesso, a sentire chi lavora sul dossier, le distanze potrebbero accorciarsi. Ci sarebbe la disponibilità a trattare un possibile accordo senza porre pregiudiziali sul prezzo. Anche perché Mediaset è piuttosto sicura delle proprie ragioni e dunque di vincere un eventuale battaglia legale con Vivendi, che potrebbe portare nelle casse di Cologno fino a 2 miliardi di euro di danni. Cento milioni in più o in meno, a quel punto farebbero poca differenza. Ma si tratta solo di ipotesi. Di certo c'è che in attesa che arrivi una nuova proposta di Vivendi, gli uomini di Berlusconi hanno ripreso in mano il dossier per esplorare alternative e che, di fatto, Sky è già seduta al tavolo. Se poi arrivasse un cenno da Murdoch la strada sarebbe spianata. E anche se non è questo il motivo principale del viaggio a New York di Berlusconi, certamente è un motivo in più per cercare di sistemare definitivamente una partita che ha dato non pochi grattacapi a Cologno. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 5
05/10/2016 diffusione:256969 Pag. 39 tiratura:369226 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La rassegna cinematografica da oggi a Napoli L'arte mentre sta nascendo: trenta film per raccontarla Alessandro Beretta Trenta documentari per attraversare l'arte, l'architettura e la fotografia. È con questa formula che il festival Artecinema di Napoli, curato dalla gallerista Laura Trisorio, apre oggi al pubblico la sua XXI edizione inaugurando al Teatro San Carlo con la proiezione del cortometraggio Audioghost 68 di Giuseppe Lanno e Giancarlo Neri e con il lungometraggio Frame by Frame di Alexandria Bombach e Mo Scarpelli. Il primo è dedicato a una performance per mille attori, curata dallo stesso Neri e da Robert Del Naja dei Massive Attack, che si è tenuta nel Grande Cretto di Alberto Burri a Gibellina, mentre il secondo segue la vita di quattro fotogiornalisti afghani - tra cui Farzana Wahidy e Massoud Hossaini, premiati nel 2013 con il Pulitzer e presenti al Festival - che rischiarono la vita per la libertà di stampa durante il regime talebano. Il programma, che da oggi a domenica 9 animerà poi il Teatro Augusteo, è diviso in tre sezioni tematiche e gioca sull'importanza dei soggetti toccati. In «Arte e dintorni» si incontrano documentari su singoli artisti come Picasso, naissance de l'icône di Hopi Lebel e Stéphane Guégan, sulla figura pubblica di Picasso, Alberto Giacometti, sculpteur du regard di Charles Lartigue e Anselm Kiefer: Remembering the Future di Jack Cocker, letture inedite come quella di Chagall peintre de la musique di Mathilde Deschamps Lotthè, sul rapporto tra il pittore e la sua passione per la musica, e anteprime come Sull'orlo della gloria. La vita e le opere di Pino Pascali di Maurizio Sciarra, omaggio a un protagonista dell'arte povera. Non mancano, inoltre, film dedicati a momenti artistici di confine: da Les génies de la grotte Chauvet che racconta il cantiere con cui i dipinti paleolitici della grotta Chauvet in Ardèche sono stati riprodotti fedelmente a Pont D'Arc, a La Collection qui n'existait pas di Joachim Olender sulla collezione «concettuale» del belga Herman Daled, composta da opere immateriali. Se nella sezione «Architettura» si trovano titoli come Getting Frank Gehry di Sally Aitken dedicato al processo creativo di Gehry o La maison unal di Julien Donada sulla «casa scultura» concepita da Claude Häusermann-Costy, nella parte di programma dedicata alla «Fotografia» si toccano i lavori del canadese Jeff Wall in Jeff Wall - Art 21 di Pamela Mason Wagner e dell'italiano Paolo Ventura in Paolo Ventura. Vanishing Man di Erik van Empel. Il Festival, sostenuto dal Ministero dei Beni culturali, è un'occasione non solo di scoperta del mondo dei tanti artisti ritratti nei film, ma anche di incontro con chi li ha realizzati, registi che si sono messi in gioco per ricostruire una vita, un movimento, un'opera tra materiali d'archivio, interviste e testimoni. Oltre agli spettacoli per il pubblico, che l'anno scorso hanno raccolto settemila spettatori, si segnalano infine due proiezioni organizzate per i detenuti del carcere minorile di Nisida e per quelli della casa circondariale di Secondigliano: un'idea di programmazione civile da non sottovalutare. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'evento La XXI edizione del Festival Artecinema, a cura di Laura Trisorio (qui sotto), si tiene a Napoli da oggi a domenica 9 ottobre. La manifestazione raccoglie documentari internazionali che raccontano la vita di artisti, architetti, fotografi, movimenti artistici e le loro opere. Trenta sono i titoli selezionati tra lungo- e cortometraggi e dopo la serata inaugurale al Teatro San Carlo, le proiezioni gratuite si terranno da venerdì presso il Teatro Augusteo Nella foto: Markus Raetz di Iwan Schu-macher (Sviz-zera, 2007) ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 6
05/10/2016 diffusione:256969 Pag. 42 tiratura:369226 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ritrovato «Three Live Ghosts» del 1922 « Film borghese». E Mosca cambiò i dialoghi di Hitchcock Paolo Mereghetti Ci sono i film e ci sono i loro «avatar». E quando i primi sono dati per dispersi, ecco che le «copie» doppiate in altre lingue diventano reperti preziosissimi, anche se il caso - o la volontà - trasformano questi film in qualcosa di completamente diverso. Ne abbiamo avuta una prova alle Giornate del cinema muto di Pordenone dove ieri è stato proiettato Three Live Ghosts ( Tre fantasmi viventi , 1922) di George Fitzmaurice, uno dei primissimi lavori dell'aspirante regista Alfred Hitchcock, incaricato di disegnare le didascalie. Un film che sembrava perso fino a che l'anno scorso non se n'è trovata una coppia con didascalie russe a Mosca. Ma completamente diversa dall'originale perché la censura sovietica giudicava il film inglese inadatto allo spirito rivoluzionario e lo modificò radicalmente. Così com'era stato immaginato (e com'era la pièce da cui prendeva spunto), il film raccontava il ritorno a Londra di tre soldati fuggiti da un campo di prigionia tedesco: un proletario inglese, un volontario americano e un nobile inglese, questo rimasto senza memoria per l'esplosione di una bomba. Il primo iniziava a lottare con la burocrazia per farsi riconoscere i suoi diritti, il secondo scopriva che l'accusa di omicidio che gli pendeva sulla testa era stata annullata (con relativo arrivo della fidanzata) e il terzo ritrovava la memoria e tornava nella sua principesca magione. Tutto troppo borghese per la censura sovietica, che scriveva testualmente: «Il film è estremamente nocivo e ha una posizione inaccettabile sulle conseguenze della prima guerra mondiale, oltre a promuove l'amicizia con il nemico di classe; è pertanto vietato». Così, per «purificare» il film, il montaggio venne modificato e le didascalie totalmente riscritte. I tre non sono più reduci ma poveracci senza dimora: l'americano diventa irlandese, il nobile un attore (sempre senza memoria però) e il proletario si ritrova una mamma lavoratrice sfruttata (leggiamo: «Ho le mani stanche... gli occhi mi si chiudono... ma devo cucine... CUCIRE...» e poi «... queste bellissime vesti leggere che sfioreranno così intimamente i frac degli uomini al frivolo ritmo del fox-trot»). E il palazzo in cui il nobile tornava dopo aver ritrovato la memoria diventa un teatro e tutti i suoi vestiti solo costumi di scena. Cancellando il lavoro di Hitchcock ma salvando il dogma della lotta di classe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Bianco e nero Una scena di «Three Live Ghosts» (foto Paramount Pic-tures/Photofest) Genio Sir Alfred Hitchcock (1899 - 1980), regista, sceneggiatore e produttore, è conosciuto anche come «maestro del brivido» ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 7
05/10/2016 diffusione:251862 Pag. 38 tiratura:369812 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 SPETTACOLI Citazioni anni Ottanta, giovani avventurosi, atmosfere da incubo e grandi misteri Incontro con ideatori e piccoli protagonisti della serie tv più amata degli ultimi anni Fenomeni paranormali "Stranger Things", indagine su un cult FILIPPO BRUNAMONTI «DI COSE strane è piena la serie: mostri demoniaci, poteri telecinetici, tornei con il gioco di ruolo Dungeons & Dragons. Ma la cosa più strana e bizzarra sono questi ragazzini». I gemelli Matt e Ross Duffer presentano così le piccole grandi mascotte della serie tv Stranger Things, lo show Netflix più visto dopo Orange is the new black e di ritorno, nel 2017, con una seconda stagione top secret, sempre scritta dai Duffer Brothers. Quando le incontriamo, le giovani star toccano appena il metro e cinquanta: sono già habitué sul divanetto di Jimmy Fallon, sui palchi di Broadway e alla cerimonia degli Emmy. I loro nomi sono finiti nell'abbecedario della pop culture anni Ottanta: Millie Bobby Brown, Caleb McLaughlin e Gaten Matarazzo hanno solo sentito parlare di E.T., Goonies, Alien o Poltergeist: «Gli anni Ottanta ci sembrano il mito di un'era lontana», sorride Finn Wolfhard, 13 anni, il quarto attore-bambino della gang. Ma ora che Stephen King, super-appassionato, vuole congratularsi con loro di persona, e una tonnellate di fan li usa come salvaschermo, per gli "stranger kids" il sogno è decollato. Merito degli omaggi alla fantascienza per teenager cara a Spielberg: Stranger Things sfuma dalla science fiction al fantasy, mettendo in scena lo sbarco di un mostro alieno in una tranquilla cittadina dell'Indiana, nel 1983, e l'avventura di un gruppo di ragazzi alla ricerca dell'amico scomparso. La serie è diventata il caso dell'estate scoperchiando teorie complottiste, meme ironici, tuffi su eBay all'ultima asta (abiti vintage, giocattoli, mazzi di carte) e un culto per la colonna sonora. «E chi si aspettava tutto questo successo? Clamoroso», esclamano i Duffer. «Il nostro film di debutto, Hidden, è un thriller con Alexander Skarsgard che ha attirato l'attenzione di M. Night Shyamalan, regista del Sesto senso. Da quel momento siamo diventati consulenti e scrittori della sua serie per Fox, Wayward Pines, pensavamo di avere le porte aperte. La genesi di Stranger Things invece è stata rocambolesca. D'altronde, come spieghi ai finanziatori che vuoi dei bambini protagonisti di uno show destinato a un pubblico adulto?». Oltre mille ragazzini tra i nove e i quattordici anni sotto provino ogni giorno, poi il colpo di fulmine con Wolfhard (Mike), Matarazzo (Dustin), McLaughlin (Lucas) e Brown (Eleven, "Undici" in italiano). «Con un cast di quasi soli minori, fai centro o sei morto», aggiungono Matt e Ross. «I bambini devono lavorare meno ore degli adulti, non puoi sottoporli a venti ciak per scena e ci sono regole serrate con i sindacati. I veri "immaturi" però sembravamo noi mentre cercavamo di convincere grosse compagnie di streaming e video on demand come Netflix». I fratelli si presentavano a riunione con cartellette e adesivi dello Squalo, i Blues Brothers, Ritorno al Futuro e l'artiglio di Freddy Krueger. A proposito di tecnologia, interviene Gaten Matarazzo, 14 anni: «Meglio il mondo analogico rispetto a quello virtuale: negli anni Ottanta e Novanta l'amicizia era vera amicizia, avevi più tempo per coltivare i rapporti con gli altri, meno distrazioni...». Il suo film preferito, dice, è una classico: Stand By Me. «Lo guardo e lo riguardo. Su videocassetta, ovvio. Ho cominciato la mia carriera con i musical. Devo ringraziare mia sorella, attrice e cantante. Lei è una professionista seria, non come me che mi sono sempre detto che questo mestiere dura un giorno, poi chissà». Anche Caleb McLaughlin ha debuttato nel musical - era il piccolo Simba nel Re Leone a New York - dopo aver studiato danza alla Harlem School of the Arts: «Ero pronto a tutto ma non al boom della serie», ammette. «Ora su Twitter mi seguono brasiliani, italiani... Ciò che mi impressiona è la reazione del pubblico a seconda della nazione. C'è chi ama e chi odia Stranger Things, questo mi innervosisce un po'. A differenza di Gaten, io non saprei vivere senza tecnologia, e a dire il vero nemmeno lui perché, di nascosto, tra un ciak e l'altro, giochiamo insieme a Pokémon Go». ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 8
05/10/2016 diffusione:251862 Pag. 38 tiratura:369812 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pronta a cestinare il suo telefono e vivere negli anni Ottanta è la dodicenne Millie Bobby Brown, viso da elfo, accento inglese e appassionata di rap e Nicki Minaj: «Interpreto Eleven, il personaggio più misterioso di tutti, una fuggitiva del governo. Non è ancora confermata la mia presenza nella stagione 2 ma va bene così: che fortuna essere stata scelta! Prima di piccoli ruoli in serie come NCIS, Modern Family e Grey's Anatomy non avevo mai calcato il palcoscenico, nemmeno una recita parrocchiale o il presepe vivente. I miei fratelli fanno da manager su Instagram e YouTube». Il suo sogno? «Lavorare con Spielberg e avere Jodie Foster come regista di un episodio di Stranger Things. Con loro farei un salto indietro di trent'anni, dove il mondo era lo stesso ma si respirava più libertà, nelle arti e nella cultura. Oggi le persone hanno meno fiducia nel genere umano». I Duffer si sentono responsabili dei loro giovani attori, e per evitare di perderli, come accadde con Macaulay Culkin, «il trucco è trascorrere del tempo tutti assieme», fanno sapere: «Guardiamo Stand by me e leggiamo Stephen King: così i nostri piccoli eroi conoscono la fine del sogno americano, il comunismo, la Guerra Fredda e apprendono che il male si annida nella natura umana, non nel sovrannaturale». ISPIRAZIONI STAND BY ME Quattro dodicenni sono i protagonisti del film di culto di trent'anni fa diretto da Rob Reiner I GOONIES Avventure per teenager nel film del 1985 di Richard Donner prodotto da Steven Spielberg STEPHEN KING I Duffer si sono ispirati al racconto "Il corpo". Lo scrittore dice della serie: "Divertimento puro" Foto: PROTAGONISTI In alto, Millie Bobby Brown (Undici). Sopra Matarazzo, Wolfhard e McLaughlin A sinistra, i fratelli Duffer con Winona Ryder (Joyce Byers) ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 9
05/10/2016 diffusione:163662 Pag. 31 tiratura:241998 TUTTO SCIENZE SALUTE La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un film per diventare grandi "Ora viviamo da sole, insieme" Le gemelle (non siamesi) Fontana, attrici rivelazione di "Indivisibili" ADRIANA MARMIROLI ROMA Del dopo -Venezia, Indivisibili di Edoardo De Angelis è stato lo strascico polemico: non selezionato e passato a margine, nelle Giornate degli autori, lo hanno voluto i festival di Toronto e Londra (dove passa oggi e domani). Mentre, secondo Paolo Sorrentino, sarebbe stato il film giusto per rappresentare l'Italia agli Oscar. Bella storia asciutta e dura di degrado, ribellione e crescita («Favola neogotica», secondo gli inglesi), realistica e metaforica nel contempo, Indivisibili deve tanto alle protagoniste, Angela e Marianna Fontana, diciottenni gemelle di Casapesenna ( Caserta): sono loro le indivisibili del film, le canterine sorelle siamesi Viola e Dasy. Interprete e personaggio quasi si confondono in una prova che è (anche) un tour de force. Le abbiamo t rovate che stavano per andare a prendere l'aereo per Londra: elettrizzate. Rispondono alle domande alternandosi in modo quasi automatico a seconda dell'argomento. Uguali eppure diverse. «Come i nostri lineamenti», dicono in simultanea. «Abbiamo una forte simbiosi mentale: le stesse passioni e sogni fin da piccole. Con qualche diversità, però, nel carattere e nei gusti». Studentesse al Conservatorio di Napoli, concordi nello scegliere una specializzazione insolita come il canto jazz, una ha poi preferito il piano come strumento facoltativo, l'altra la chitarra. «Il rapporto tra Viola e Dasy è ovviamente più esasperato, ma ci hanno fatto capire meglio quanto noi si abbia in comune. E ci ha unite maggiormente». Ma anche sottolineato i reciproci segni di diversità, che sono poi gli stessi dei personaggi. Tant'è: ai provini sono state loro a scegliere la sorella che avrebbero interpretato. «Perché un po' ci somigliano: io più decisa e impulsiva, chiacchierona come Dasy; Angela dolce, sensibile e riflessiva come Viola. Edoardo ha concordato». Non era la prima volta che incontravano il giovane regista: a 16 anni erano state provinate per un corto. Non erano state scelte, ma un ponte si era creato. In quell'occasione avevano anche avuto in dono una borsa di studio di recitazione. Così, quando De Angelis è tornato per Indivisibili, avevano tutto: la voce e la naturalezza sotto i riflettori. «Cantare è stata la cosa più semplice: abbiamo solo dovuto studiare lo stile e le movenze dei neomelodici. A Napoli chi non li conosc e, con quelle macchinone e le corti di ammiratori?». Più difficile imparare a muoversi in sincronia. «Anche nelle scene più difficili siamo noi. Nessuna controfigura. Nessun effetto digitale». Solo, nelle scene in cui si vede l'anca congiunta delle siamesi, un'imbracatura strettissima e cinque ore di trucco. «Dolorosa, ci aiutava a capire la loro sensazione di costrizione. Una cosa su cui abbiamo lavorato per mesi: per imparare a muoverci, correre, sederci insieme. Anche i movimenti più insignificanti diventano complessi». La scena più difficile? «Quella in motorino: anche perché Marianna non ne ha mai portato uno». La più scioccante? «Il tuffo dalla barca: nel mare vero, al buio». Senza mai un'esitazione. «Siamo testarde: quando decidiamo una cosa, non ci tiriamo indietro». La loro vita - raccontano - è stata quella di ogni adolescente amata e seguita dai genitori, e da loro sostenuta. Figlie di un imprenditore agricolo, Casapesenna è a pochi chilometri dal cuore nero della Campania camorrista e dalla terra dei fuochi, Castel Volturno (dove il film è ambientato) e Casal di Principe. «C'è tanta desolazione e abbandono, ma anche tanta voglia di cambiamento e riscatto», dice Marianna. Nei prossimi mesi, Conservatorio e cinema a parte (Angela, da sola, ha già girato un altro film, I due soldati di Marco Tullio Giordana), le aspetta un grande salto: andare a vivere da sole a Napoli. «È la filosofia di Edoardo e del film: ogni scelta di crescita comporta il taglio di un pezzo di sé. Nel nostro caso è il cordone con la famiglia. Noi siamo pronte». c MARIANNA ( DASY) I ruoli li abbiamo scelti noi: io sono decisa e impulsiva come Dasy; Angela dolce, sensibile e riflessiva come Viola Da dove veniamo noi, come nel film, c'è desolazione e abbandono, ma anche tanta voglia di riscatto ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 10
05/10/2016 diffusione:163662 Pag. 31 tiratura:241998 TUTTO SCIENZE SALUTE La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il rapporto tra Viola e Dasy è esasperato, ma ci hanno fatto capire quanto noi si abbia in comune La scena più difficile? Quella in motorino: anche perché Marianna non ne ha mai portato uno ANGELA ( VIOLA) Foto: ANSA Foto: Angela (a sinistra) e Marianna cantanti neomelodiche in «Indivisibili» Foto: Le gemelle Fontana, diciottenni, vengono da Casapesenna (Caserta) Foto: Qui a fianco, una scena di «Indivisibili» di Edoardo De Angelis: il film, ora in sala, è stato presentato nei festival di Venezia , a Toronto e oggi è a Londra ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 11
05/10/2016 diffusione:163662 Pag. 32 tiratura:241998 TUTTO SCIENZE SALUTE La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il caso Fuocoammare, l'Italia scopre la voglia di realtà Dopo il successo in tv del documentario su Lampedusa: "Ci siamo svegliati dall'ipnosi televisiva" FULVIA CAPRARA ROMA L'isola dei migranti si misura con l'isola del Grande fratello Vip e la bella sorpresa è che la prima, a dispetto di tutte le più facili previsioni, viene fuori dal match a testa alta. È successo l'altra sera su Rai 3, dove il documentario Fuocoamma re di Gianfranco Rosi, Orso d'oro all'ultima Berlinale, designato a rappresentare l'Italia nella prossima corsa agli Oscar (nelle due categorie Miglior film in lingua non inglese e Miglior documentario), è stato visto da 2 milioni 273mila spettatori, con share dell'8,8% e con oltre 7 milioni di contatti. Non è vero che il pubblico vuole solo piatta evasione. Forse vuole soprattutto capire. Ed è proprio questa la grande forza dei documentari, per anni esiliati, soprattutto in Italia, nel limbo delle cose uggiose, e ora finalmente al centro di un vivace rilancio. Più che di finzione, dice Federica Di Giacomo, regista di Liberami, il film sul fenomeno dell'esorcismo premiato all'ultima Mostra di Venezia, il pubbli co av verte «estremo bisogno di realtà. È come se gli italiani, dopo 20 anni di ipnosi televisiva, si fossero svegliati, e si stessero chiedendo in che Paese vivono». Ma non solo: «Inondati da un fiume di immagini, sentiamo più forte la necessità di ragionare su come ci poniamo rispetto alla realtà». Domande cui i documentari possono rispondere molto meglio di tanti film: «Il cinema del reale vince perché è indipendente, libero di sperimentare, di aprirsi, con sguardo critico, su un panorama ampio e variegato». L'altra verità, a lungo trascurata, è che i documentari, proprio come i film di finzione, possono di verti re, emoziona re, commuovere: «Il pubblico non li trova affatto ostici - osserva Roberto Cicutto, presidente e ad di Istituto Luce Cinecittà ANSA che con Rai Cinema ha prodotto e distribuito Fuocoammare e che da tempo promuove lo sviluppo della produzione documentaristica - e gli autori hanno imparato a usare sempre meglio gli strumenti del cinema del reale». In Italia, concorda Di Giacomo, c'è «un vuoto formativo, c'è ancora chi pensa che, andando a vedere un documentario, sicuramente si annoierà». E poi c'è il problema più grave, la circolazione di questo tipo di prodotti, resa difficile dalla «miopia del sistema distributivo». Anche se dal 2013 al 2016 la tv di Stato, con Rai Cinema, ha dato impulso alla programmazione di documentari (950 passaggi, repliche comprese, su reti sperimentali e generaliste, per un totale di 60 milioni di telespettatori, mentre, nella stesso arco di tempo, i documentari coprodotti sono stati 160), resta inespugnata la zona proibita delle sale cinematografiche: «Manca il sostegno delle strutture distributive - dichiara Cicutto -, in questo le sale sono scandalose, non danno tempo per educare il pubblico, ignorando l'aumento esponenziale di interesse nei confronti del genere. Oggi è molto più facile che un giovane sia incuriosito da un documentario, anche rispetto a un film». Secondo Cicutto il cammino da fare è comunque ancora lungo: «In tv si rischia poco, questo tipo di opere viene relegato nelle reti tematiche. Eppure, contro la superficialità dell'informazione tv, il documentario è un modo attraente per approfondire e comprendere meglio la cronaca contemporanea». Venduto in 62 Paesi, il 21 ottobre in uscita in Usa, Fuocoammare ne è la prova schiacciante: «È stato prodotto sull'onda dell'afflato morale - dice Cicutto -, il cinema non poteva non occuparsi di un tema così importante, e rivendico, da vecchia volpe della distribuzione, la scelta di mandare il film alla Berlinale, nel cuore politico della questione». Il 24 gennaio Rosi saprà se sarà riuscito a entrare nella fatidica cinquina degli Oscar. Ma per i documentaristi italiani l'era vincente è già cominciata. c Esorcismi Qui a fianco, un'immagine di «Liberami», il documentario sugli esorcisti premiato all'ultima Mostra del cinema di venezia; a sinistra, la regista Federica Di Giacomo; in alto, una scena di «Fuocoammare» 2,27 62 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 12
05/10/2016 diffusione:163662 Pag. 32 tiratura:241998 TUTTO SCIENZE SALUTE La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 950 milioni I telespettatori che lunedì sera hanno visto - in media «Fuocoammare» di Gianfranco Rosi su Rai 3 Paesi Sono quelli in cui verrà distribuito «Fuocoammare», che rappresenta l'Italia nella corsa agli Oscar passaggi Di documentari sulla Rai dal 2013 al 2016, per un totale di circa 60 milioni di spettatori ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 13
05/10/2016 diffusione:163662 Pag. 32 tiratura:241998 TUTTO SCIENZE SALUTE La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Da oggi il festival internazionale Visioni dal Mondo a Milano Il vero vince sul verosimile SARA RICOTTA VOZA MILANO La realtà vince sulla fiction, il vero sul verosimile. Il successo del documentario continua la sua cavalcata di festival in festival, da Berlino a Venezia fino a approdare ai prossimi Oscar per rappresentare l'Italia. È quindi in un momento specialissimo che si apre oggi a Milano il Festival Internazionale del Documentario, già alla sua seconda edizione. «Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà», come da titolo, racconta il mondo contemporaneo attraverso un linguaggio originale e indipendente, che oggi sembra essere quello più moderno. Storie vere su temi che toccano tutti, dalla malattia alla migrazione, da web e privacy a legalità e giustizia. Si parte con Rupture: Living with my Broken Brain di Maryam d'Abo e Hugh Hudson, lei ex Bond Girl e lui regista di Momenti di gloria. Il documentario racconta la vita dell 'attri ce stessa dopo l'emorragia cerebrale che l'ha colpita anni fa. Non un «disease movie» fatto per commuovere ma storia in cui la rinascita è più importante della malattia, come quella di Life, Animated, altro documentario che vede protagonista il figlio del premio P ulitzer Ron Suskind, ragazzo autistico che trova un modo di comunicare attraverso i cartoni Disney e a cui la multinazionale ha messo a disposizione tutto quello di cui aveva bisogno. «Il documentario è un genere che in Italia sta riprendendo forza dopo la stagione d'oro degli anni 60 e 70 di Rosi e Antonioni», ragiona F ran ces co Bizzarri, Di retto re gene rale del festival. «Credo che il motivo principale stia nella qualità e nel fatto che non si parla più di documentari che durano sei o re, vanno ai festi val e lì rimangono, ma di opere visibili anche al cinema e che possono essere distribuite». «La forza del documentario sta nel farti conoscere la realtà che non puoi vivere in prima persona» concorda Cristiana Capotondi, madrina del Festival che proprio l'anno scorso ha diretto un episodio del docufilm Milano2015. «Credo dovremmo ragionare su vero e verosimile, due categorie troppo a lungo invertite; oggi ci interessa la vita vera e non è quella dei social, che ti raccontano persone che si autorappresentano». Quattordici i titoli in concorso in anteprima assoluta, 9 quelli in anteprima italiana, 8 fuori concorso e 17 work in progress che al festival troveranno, si spera, un finanziatore e una fine. Le proiezioni si tengono all'UniCredit Pavilion e sono tutte g ratuit e, p rog ramma su www.visionidalmondo.it c 14 titoli Sono quelli in concorso a «Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà» in anteprima assoluta Foto: Ex Bond Girl Qui sopra, Maryam D'Abo nel film «Rupture»: l'attrice, ex Bond Girl, racconta la sua vita dopo l'emorragia cerebrale ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 14
05/10/2016 diffusione:123081 Pag. 33 Ed. Roma tiratura:170229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA «Se l'amore è una lotta» Il regista francese André Techiné racconta l'adolescenza senza retorica nel film "Quando hai 17 anni" in sala da domani. Applaudito a Berlino, è un successo in Francia: ha per protagonisti due ragazzi che dopo essersi insultati e picchiati scoprono un'attrazione omosessuale reciproca Gloria Satta toria d'amore, di scoperta, di formazione. In un cinema che insegue con ogni mezzo il pubblico più giovane puntando su commedie popolate di teen ager e supereroi, il maestro francese André Techiné, 73 (L'età acerba, Niente baci sulla bocca, I tempi che cambiano) racconta l'adolescenza senza retorica: il suo nuovo film "Quando hai 17 anni - scegli di essere te stesso", applaudito in concorso al festival di Berlino, interpretato da Sandrine Kiberlain, Kacey Mottet Klein, Corentin Fila, Alexis Loret, gran successo in Francia, uscirà da noi domani con la distribuzione Cinema di Valerio De Paolis. Protagonisti sono due ragazzi adolescenti che vivono in un villaggio incastrato tra le montagne innevate della Francia sud- occidentale. Studenti nella stessa scuola, non si sopportano: si fronteggiano, s'insultano, si picchiano. Fino a scoprire sentimenti inaspettati e avere il coraggio di accettare la propria identità sessuale. Da dove è partita l'idea di questa storia? «Dalla necessità di raccontare un aspetto poco illustrato dell'adolescenza: la violenza dei sentimenti e dei comportamenti. I protagonisti del film si respingono e lottano per nascondere l'attrazione reciproca. Ho sviluppato questo spunto con la collaborazione della sceneggiatrice e regista Céline Sciamma: è l'unica che, nei suoi film Tomboy e Diamante nero, ha dimostrato di avere uno sguardo non convenzionale sull'adolescenza». Il cinema, secondo lei, non rappresenta correttamente i giovanissimi? «I teen ager che vediamo sullo schermo il più delle volte fanno parte di gruppi, o agiscono in bande. Ma a me interessava descrivere dei personaggi introversi e portati ad isolarsi. L'adolescenza è uno dei temi più appassionanti e complessi che un regista possa affrontare». Il film nasce come una vicenda di inimicizia e diventa una storia d'amore omosessuale. È stato difficile coinvolgere i due giovani protagonisti ? «All'inizio erano un po' impauriti: non sapevano come affrontare l'omosessualità. Ma ho spiegato loro che le emozioni non si recitano, si esprimono. C'è una scena erotica forte. Ne avevamo parlato a lungo prima delle riprese. E dopo un primo momento di imbarazzo Corentin e Kacey si sono lanciati, l'hanno interpretata come una scena d'amore e basta puntando sulla complicità che si era stabilita tra loro». Un ruolo di primo piano spetta alla mamma iper-protettiva di uno dei due ragazzi. Perché per lei era così importante? «Volevo raccontare il binomio madre-figlio attraverso una figura materna energica e al tempo stesso non convenzionale, capace di stabilire una complicità con il figlio. Volevo mostrarli felici senza cadere nella sdolcinatezza che al cinema rappresenta sempre una tentazione». È già tornato sul set? «Sì, sto girando Nos années folles, un film ispirato alla storia vera di un soldato che durante la Prima Guerra mondiale, per non andare a combattere, e si traveste da donna con la compliciutà della moglie. I protagonisti sono Pierre Deladonchamps, Céline Sallette, Grégoire Leprince-Ringuet». La Francia è sempre il paradiso del cinema d'autore? «Sì, a condizione che questo cinema sia anche un successo economico e recuperi i soldi investiti. Con me i produttori vanno sul sicuro: i miei film costano poco e c'è sempre un pubblico pronto ad andarli a vedere». Foto: QUANDO HAI 17 ANNI Una scena del film del maestro francese André Techiné: protagonisti due ragazzi che vivono in un villaggio tra le montagne Foto: «AL CINEMA I TEEN AGER IL PIÙ DELLE VOLTE FANNO PARTE DI BANDE IO HO PREFERITO RACCONTARE I SENTIMENTI DI DUE TIPI SOLITARI» ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 15
05/10/2016 diffusione:123081 Pag. 33 Ed. Roma tiratura:170229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO Fuocoammare pieno d'ascolti e si lavora per gli Oscar Dopo l'Orso d'oro di febbraio a Berlino, la candidatura come film italiano per la selezione all'Oscar straniero, l'iscrizione per le nomination agli Oscar come miglior documentario prosegue la marcia trionfale di Fuocoammare , il film di Gianfranco Rosi che racconta la vita a Lampedusa tra noiosa quotidiana normalità e dolore immenso per i migranti morti in mare. Nella serata dominata da un reality come Grande Fratello Vip - con l'esclusione di Clemente Russo - oltre 2 milioni di spettatori - 2 milioni 273 mila pari a uno share dell'8.8% e con 7 milioni e più di contatti hanno seguito su Rai3 l'ostico documentario, partecipando idealmente e collettivamente alla Giornata in memoria delle vittime dell'Immigrazione e del ricordo del naufragio del 3 ottobre 2012 a largo di Lampedusa con la morte di 386 migranti. Un risultato straordinario per il documentario come hanno sottolineato il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto e la direttrice di Rai3 Daria Bignardi che anche scritto su Facebook «siamo tutti migranti, il loro dolore è il nostro». Se Fuocoammare supererà il primo ostacolo, ossia entrerà nella rosa delle nomination, si saprà martedì 24 gennaio (la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà domenica 26 febbraio), intanto in America è già campagna Oscar con la doppia possibilità come Miglior Film Straniero e Miglior Documentario. Il film sarà nelle sale Usa il 21 ottobre, forte di recensioni positive sin dall'Orso d'oro a Berlino - con l'endorsement di Meryl Streep «vorrei che arrivasse agli Oscar» - e ulteriormente arricchite ora che Fire at Sea fa il tutto esaurito al New York Film Festival per le 3 proiezioni del 7, 8 e 16 ottobre, definito dal Village Voice «il più bel film del New York Film Festival», così come Variety («è il film di più alto profilo emerso quest'anno dal circuito dei Festival»), mentre Sight & Sound definisce Rosi «uno dei grandi della nostra epoca». ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 16
05/10/2016 diffusione:123081 Pag. 49 Ed. Umbria tiratura:170229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PerSo festival , 12 ore di film L'EVENTO Dopo aver animato il cinema Méliès fino a ieri, il Perugia Social Film Festival si sposta oggi al cinema Zenith con proiezioni sin dalle 10.30 di mattina; tra i titoli da segnalare gli italiani Coming from, Caterina guarda Caterina, La voce di mio fratello, lo spagnolo Second skin, il russo Razgvor e il polacco Bracia. Presenti in sala gli autori delle singole opere, per dibattere con il pubblico al termine di ogni proiezione. A chiudere la giornata un classico della riflessione pedagogica inserito nella Rassegna Visioni di Scuola: Diario di un maestro di Vittorio De Seta (ore 22.30). Da giovedì in avanti ad ospitare opere in concorso, retrospettive e dibattiti sarà invece il cinema PostModernissimo, con proiezioni che anche in questo caso saranno tutte accompagnate dal commento dei registi. Dalle 10.30 in avanti ben 10 proiezioni consecutive, ad ingresso gratuito come gli altri appuntamenti della manifestazione. E' previsto anche un fuori concorso importante, 87 ore di Costanza Quatriglio: il film racconta il caso dell'insegnante elementare Francesco Mastrogiovanni sottoposto a TSO e morto 87 ore dopo esser stato rinchiuso nel reparto psichiatrico del Vallo della Lucania (ore 23.30). Sempre giovedì si terrà un convegno sulle nuove forme di finanziamento delle attività socio-culturali. Tra i relatori Chiara Fortuna della Direzione generale cinema del MiBACT, l'assessore regionale alla cultura Fernanda Cecchini, quello comunale Teresa Severini, il vice-direttore di Banca Popolare Etica Nazzareno Gabrielli, Angelo Rindone di Produzioni dal basso, il documentarista Daniele Cini e Jacopo Fo (al cinema Méliès dalle 9.15). Il programma è disponibile sul sito www.persofilmfestival.it Mi.Bel. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 17
05/10/2016 diffusione:123081 Pag. 49 Ed. Umbria tiratura:170229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il Sogno di Francesco e quegli strafalcioni storico-ambientali L'ELZEVIRO Senza preavviso, l'attacco liricizzante di paesaggi in campo lungo, belli ed (esteticamente) scontati, che nelle sequenze successive si specificano, per situazioni e gente, in una Umbria dell'attualità, confondono lo spettatore sul reale inizio del film, quasi inducendolo a supporre che sia quella la scelta degli autori, di ambientare San Francesco nella modernità, e di fargliela attraversare da forestiero e viandante (e se ne vedrebbero delle belle) come Totò con Ninetto Davoli in Uccellacci e Uccellini. Ma poi finalmente lo slogan incentrato sul sogno (il sogno dell'Umbria turisticamente trasfigurata), teso a risucchiare e infilarsi direttamente, senza soluzione di continuità, nel titolo de Il sogno di Francesco, chiarisce che di spot promozionale si tratta: dal quale il vero film che comincia dopo quel finto incipit si preserva in verità assai bene, grazie al lungo e sobrio scroll senza immagini dei titoli di testa, che si scrolla via ogni contiguità parassita. Fondata del resto sull'iterazione del collaudato schema di don Matteo, la spot/pillola prima della puntata. Ma don Matteo è don Matteo, e San Francesco San Francesco. Ben poche tracce d'Umbria turistica, vera o sognata, si trovano infatti ne L'ami (François d'Assise et ses frères) di Renaud Fely e Arnaud Louvet, che nella sponsorizzata versione italiana Il sogno di Francesco, presentata domenica scorsa in anteprima al Lyrick Theater di Assisi, approda il 6 ottobre nelle sale. Né potevano esserci, non soltanto perché il film, sostenuto logisticamente durante le riprese dalla Commission de Film della Regione Languedoc Roussillon, è stato in gran parte girato, prima che in Italia, nell'Hérault e nell'Aude (a Aumelas), nell'Abbazia di Fontfroide a Narbonne e a Rhône Alpes nel Drôme Provençale: ma perché, nella visione dei due autori, paesaggi e ambienti in cui si colloca la storia sono completamente secondari, hanno il valore di scabri e simbolici elementi di scena, chiamati a far da fondale (compreso un cielo stellato che è un matte painting, davanti al quale più volte conversano Francesco ed Elia) al dramma che vi si consuma. E dramma è il film, drame historique, voluto come tale dagli autori e realizzato senza concessioni, né al turismo né alle vaste platee cinematografiche, ormai inesorabilmente condizionate da altri ritmi di montaggio. Quasi una pièce teatrale costruita intorno ad un concetto forte, che non ha bisogno per attuarsi che di boschi e anonime radure di arbusti e sterpi, oltre che di qualche muro medievale. È un morality play, che attraverso il deuteragonismo di Francesco (Elio Germano) e Frate Elia da Cortona (Jérémie Renier), mette in scena, secondo Renaud Fely il conflitto fra l'ideale e il compromesso (o la compromissione col Potere). Certo, ci voleva coraggio per fare un film sul Potere, sui condizionamenti del Potere, sulla germinazione di movimenti spontanei duri e puri che vengono normalizzati dall'autorità e dal Sistema (in questo caso la Chiesa temporale, che espunge ogni concreto richiamo ai poveri e agli spossessati), utilizzando una figura come Francesco, santo gigantesco ormai impiegato come santino sulla base delle più diverse affinità mondane, da d'Annunzio a Cucinelli, tanto per dire dell'impossibilità di non chiamarci tutti francescani; e per cercare di ricondurre Francesco nuovamente alla radice, senza tema d'inesattezze storiche, col rischio (a tratti reale) di farne, più che Francesco, un estatico Gioacchino da Fiore perso nelle sue visioni e inconsciamente leopardizzato da Elio Germano (Gioachimiti e Francescani sono comunque legati). Spartano e puro come i suoi intenti, il film va avanti inesorabile sino alla fine, come un dramma di Strindberg, incurante di cupezze e lugubrezze. È comunque un film rigoroso, senza ammicchi, urticante anche per un francescano d'oggi, se Padre Enzo comunicatore del Sacro Convento arriva ad accusarlo addirittura di strafalcioni storici (strafalcioni) a proposito del rapporto del Santo con la Chiesa e del tentato suicidio di Elia (ma il morality play non si nutre di esattezza storica). I politici no, deglutiscono qualsiasi cosa appaia utile alla causa. Francesco testimonial? Testimone sia. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 18
05/10/2016 diffusione:123081 Pag. 49 Ed. Umbria tiratura:170229 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma davvero l'Umbria moderna è terra spirituale (nel senso del Terzo Avvento, quello dello Spirito Santo, dopo quello del Padre e del Figlio?), come vogliono gli spot? E se fosse (come pareva all'inizio, per colpa di spot) ambientato nell'oggi, il Francesco del film? inconsapevole richiamo vivo di uccellini sullo sfondo di capanni di frasche abusivi, e magari proponesse, in memoria sua, di abolire la caccia entro i confini natali? Rischierebbe di beccarsi una fucilata, di questa stagione. Lucio Biagioni ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 19
05/10/2016 diffusione:39484 Pag. 20 tiratura:90556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I " neri" sui nostri schermi tra banalità e pregiudizi BLAXPLOITALIAN Stereotipi e macchiette: che razza di Cinema IL DOCUMENTARIO Fred Kuwornu percorre cento anni di film italiani: il racconto della diversità della pelle e della cultura è fermo al dopoguerra SILVIA D'ONGHIA aranno pure " so white " - gli Oscar - ma almeno loro - gli Stati Uniti - un Denzel Washington ce l ' hanno. E Denzel Washington può fare tutto: l ' agente segreto, il padre di famiglia, il giornalista del Rapporto Pelican . È un grande attore, e anche se avesse la pelle gialla o bianca o rossa, anziché nera, resterebbe tale. Ma se invece di Mount Vernon - città dello Stato di New York - , la sua città natale fosse stata Napoli (o Trieste, o Palermo)? Probabilmente, a quest ' ora, Washington reciterebbe in una fiction di prima serata col ruolo del lavavetri, dell ' e x tr a c o m u n i t a r i o in cerca di integrazione o, peggio ancora, dello spacciatore. Altro che " so white " : il cinema italiano - oltre a essere altrettanto bianco - viaggia ancora per stereotipi. Per dimostrarlo, basta porre al lettore una domanda: quanti, dei 500 attori neri che dal 1915 a oggi hanno contribuito alla realizzazione delle nostre pellicole, sono rimasti nell ' immaginario collettivo come " quello è davvero straordinario " ? PROBABILMEN TE nessuno. Ed è da qui, da questa domanda, che ha preso le mosse il 45enne regista Fred Kuwornu, bolognese di nascita (da genitori ghanesi) e newyorchese d ' adozione. A un certo punto del suo percorso professionale, Fred si è reso conto che la rappresentazione che il cinema italiano ha dato della diversità, in particolare quella legata al colore della pelle, è rimasta praticamente immutata negli anni. È così che è partito per girare B l a x p l o i t alian - Cento anni di afrostorie nel cinema italiano , un documentario che verrà presentato il 14 ottobre alla Casa del Cinema di Roma, nel contesto della Festa del Cinema. Dal Sa lamb ò di Domenico Gallo (1915) al soft core degli anni Settanta, dai soldati afroamericani di Senza pietà (Alberto Lattuada, 1948) alle moderne fiction, il " nero " o il " colorato " sono rimasti ancorati alle tematiche sociali, all ' eros (nel caso delle donne) o a figure più o meno mitologiche o magiche. Zeudy Araya , la miss eritrea naturalizzata italiana lanciata da Luigi Scattini nel 1972 come La ragazza dalla pelle di luna , è finita incastrata per anni nel ruolo della Venere " dalla pelle di luna " . Ines Pellegrini , che Pier Paolo Pasolini ribattezzò la " Mangano nera " facendola recitare ne Il fiore delle Mille e una notte e in Salò , è diventata poi Una bella governante di colore . Iris Peyn ad o , la meravigliosa Astriaja di Non ci resta che piang e r e (Benigni-Troisi, 1984), nel documentario racconta: " In quel periodo gli italiani non avevano ancora imparato a viaggiare " , per cui la presenza di stranieri nelle pellicole era sempre legato a un ' imma gine esotica. Harold Brad le y , arrivato in Italia nel 1959 con una laurea in Economia e una carriera da giocatore di football, è diventato Ma ciste (per quattro volte) o lo schiavo della lampada in Per amore o per magia di Duccio Tessari (1967). La parola B laxpl oitati on , da cui trae origine il titolo del lavoro di Kuwornu, è stata un neologismo introdotto negli Usa dei Settanta a indicare la crasi tra cinema nero e sfruttamento. Erano film a basso costo che incassavano molti soldi a Hollywood. In Italia più che di sfruttamento si può parlare di tipizzazione. " La tendenza è a cercarti per farti fare lo straniero, e non un medico qualsiasi - racconta al Fatto Jonis Bascir , attore di padre somalo e madre italiana, nato a Roma 56 anni fa e cresciuto mediaticamente con Un medico in famiglia - .È una battaglia che porto avanti da anni e che racconto nel mio monologo Beige : se cercate nel database di un casting un personaggio con le mie caratteristiche, la mia faccia non appare fino a quando non inserite la parola magica: arabo o sudamericano. Siamo uno stereotipo. Soltanto adesso comincio a raccogliere i frutti di tanti anni di battaglie, con il piccolo ruolo del bancario Angelucci in una fiction " . STESSA SORTE sta capitando a un altro attore italiano (di padre egiziano), Livio Beshir: " Ho una piccola parte in Al posto tuo di Max Croci, con Luca Argentero: per la prima volta indosso una giacca, sono una persona normale e non più un clandestino, non devo chiedere qualcosa a qualcuno. Le racconto un paradosso: lavoro spesso in tv come conduttore ( In viaggio con la zia con Syusy Bledi o numerosi programmi dai Festival cinematografici ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 20
05/10/2016 diffusione:39484 Pag. 20 tiratura:90556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di Venezia e Roma, ndr ) e in quel ruolo sono me stesso. Nel cinema e nella fiction, che avrebbero il compito di raccontare la realtà, invece siamo costretti a fare un passo indietro e a legare i nostri personaggi a un ' emergenza sociale. Quando ho visto la seconda locandina, poi ritirata, del Fertility Day della ministra Lorenzin, in cui un uomo di colore era associato ai ' cat tivi compagni ' , ho penato che c ' è ancora molto da fare " . " Al cuni anni fa - racconta ancora l ' attrice Tztà Abraham - mi chiesero di fare uno spot per i viaggi sicuri degli italiani al l ' estero: avrebbero voluto rappresentare un connazionale in un pentolone africano, con tanto di danza gitana intorno. Ovviamente mi rifiutai. Per fortuna qualche timido segnale di cambiamento c ' è " . PA RL ARN E non basta: per questo un centinaio di attori, registi, scrittori italiani di origine e appartenenza diverse hanno lanciato una campagna sui social, United Artists for Italy . Perché un domani, chissà, un Denzel Washington possa nascere anche da noi. R ica r ica L ' E V E N TO " Blaxploitalian " ve r r à presentato il 14 ottobre alle 11 alla Casa del Cinema di Roma, in conco m i t a n za con la Festa del Cinema. Alla proiezione parteciperanno gli artisti di " United artists for Italy " , che hanno realizzato, per promuovere l ' occasione, una campagna social Foto: Il regista e gli attori Il bolognese Fred Kuwornu e gli attori che hanno preso parte a " Blaxploitalian" ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/10/2016 - 05/10/2016 21
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