PWC M&A TRENDS 2023: PORTFOLIO OPTIMISATION NEL PRIMO SEMESTRE, RIPRESA DEL PRIVATE EQUITY NEL SECONDO

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PWC M&A TRENDS 2023: PORTFOLIO OPTIMISATION NEL PRIMO SEMESTRE, RIPRESA DEL PRIVATE EQUITY NEL SECONDO
PWC M&A TRENDS 2023: PORTFOLIO OPTIMISATION NEL
       PRIMO SEMESTRE, RIPRESA DEL PRIVATE EQUITY NEL
                         SECONDO
                                         Posted on 26 Gennaio 2023

Category: Report
Tags: cn1, m&a, PwC

Dalla 26ma PwC’s Annual Global CEO Survey, condotta su 4.400 CEO a livello mondiale, emerge che
il 60% degli intervistati non intende rallentare l’attività di M&A nel 2023, nonostante oltre il 70% del
campione abbia manifestato dubbi sulla ripresa economica nell’attuale scenario di incertezza e
volatilità. L’attività M&A è considerata dai CEO come un veicolo di crescita e di accelerazione della
trasformazione digitale, ESG e di modello di business della propria azienda, come confermato dal
numero di operazioni e dagli alti multipli del settore della Tecnologia.

Secondo PwC, le operazioni di M&A, soprattutto di grande dimensione e natura trasformazionale,
risulteranno però sempre più complesse. Lo scenario di incertezza geopolitica, i timori di recessione,
l’aumentato costo del debito e l’evoluzione dei tassi di cambio hanno accresciuto la prudenza dei
board, dei comitati di investimento e dei finanziatori verso le operazioni ad alto multiplo, leva e con
sinergie limitate conseguibili nel medio lungo termine. L’attività M&A necessiterà dunque di un
approccio sempre più strategico e creativo.

Gli investitori nel 2023

Industriali
Le aziende con bilanci più solidi e disponibilità finanziarie riusciranno a soddisfare più facilmente le
proprie ambizioni di crescita, favorite dall’aumento del costo del denaro, fattore che rende più
complesse le operazioni di grande dimensione per i fondi di private equity, e dalla possibilità di
pagare multipli interessanti grazie alle sinergie che possono essere tratte dall’investimento.
Dagli operatori industriali, PwC si aspetta quindi operazioni di taglio strategico legate al lancio di
nuovi prodotti, mercati, clienti e alla digitalizzazione. A fine 2022, Ferrero, Barilla e Perfetti Van Melle
hanno annunciato tre acquisizioni mirate al rafforzamento del portafoglio prodotti -rispettivamente
nei segmenti di gelateria, bakery e confectionary- in USA, mercato ad alto potenziale di crescita. Al
tempo stesso, i player vincenti riusciranno a combinare investimenti ad alto potenziale con un
riassetto del proprio portafoglio e dismissioni di asset non core, con focus su agilità industriale e
riduzione di rischi collegati alla supply chain. Un trend confermato dai gruppi Whirlpool e Atos, che
hanno approvato la separazione di business units rilevanti a livello italiano con l’obiettivo di
valorizzazione anche attraverso partnership strategiche, e dal Gruppo Enel che ha annunciato a fine
2022 un processo di uscita dai paesi non strategici, per un totale di 21 miliardi di euro di attese
dismissioni.

Emanuela Pettenò, Deals Market Leader & Consumer Markets Leader PwC Italy, spiega: “L’attuale
contesto di mercato favorisce operazioni guidate da investitori strategici, con bilanci solidi e
adeguata liquidità, che possano trarre vantaggio dalla minor concorrenza dei fondi di private equity
su operazioni di grandi dimensioni, più difficili da finanziare, da una normalizzazione dei multipli e
dalla possibilità di mettere a terra concrete sinergie operative. Dai fondi di private equity ci
aspettiamo un approccio creativo nella costruzione e financing dei deal di grande dimensione, un
maggiore interesse su deal di taglio medio e apertura ad IPO come exit. L’attuale corso del dollaro
continuerà a favorire gli investimenti cross-border da parte di fondi e corporate americani su aziende
europee, italiane in particolare”.
Fondi di private equity
I fondi hanno giocato un ruolo sempre più centrale, passando da quasi 1/3 oltre il 40% del totale deal
value delle operazioni di M&A a livello globale negli ultimi 5 anni. Le attività di fundraising sono
continuate a pieno regime nell’ultimo periodo, favorite dalla crescita delle attività di private capital
per family office ed investitori istituzionali, ed hanno attualmente circa 2.4 trilioni di dollari di liquidità
da investire (dry powder).

Nonostante l’aumento dei tassi di interesse e l’incertezza dello scenario macroeconomico abbiano
rallentato le operazioni nel secondo semestre del 2022, gli esperti PwC ritengono che l’attuale
liquidità disponibile darà continuità all’attività dei fondi, che agiranno però con un approccio più
selettivo nella valutazione delle opportunità per la creazione di valore nel breve e medio periodo.

Per finanziare le operazioni di taglio superiore a 500 milioni di euro, i fondi dovranno sforzarsi di
identificare opportunità di finanza “alternativa” da affiancare ai canali di debito tradizionali (fondi di
debito e private capital, alcuni dei quali raccolti dagli stessi fondi di private equity per avere
maggiore flessibilità) e partnership, come Bain/BC Partners su Fedrigoni e Ardian/NB Renaissance
su Neopharmed Gentili. Fondi e operatori strategici dovranno valutare anche opportunità di
investimento in business distressed o in ristrutturazione, da acquisire a multipli inferiori con
opportunità di veloce turnaround, e in mercati nuovi, meno impattati dalle previsioni negative per il
2023, come ad esempio l’India che ha visto un incremento a doppia cifra dell’attività di M&A (+16% a
volume e +35% a valore), comparato al rallentamento in US, Cina, Europa e UK.

SPAC
Le Special Purpose Acquisition Companies (SPACs), che avevano contribuito con oltre 600
operazioni nel 2021 (controvalore di 144 miliardi di dollari principalmente nel mercato USA) sono
fortemente rallentate nell’ultimo anno (85 IPO tramite SPAC nel 2022 per un controvalore di 12
miliardi di dollari), negativamente impattate dalla complessità delle regolamentazioni SEC e dalle
performance poco interessanti del mercato borsistico statunitense. Ciò ha comportato lo
scioglimento di molte SPAC, prima ancora di realizzare le business combination necessarie
all’impiego delle risorse raccolte. L’apprezzamento del dollaro e l’appetito per l’attività di M&A
favorisce comunque gli investitori nordamericani, che saranno sempre più attivi su operazioni cross-
border e rappresentano una controparte di primario rilievo per chi è alla ricerca di un acquirente,
soprattutto nel comparto industriale.

IPO
Dopo 43 miliardi di euro di delisting nel 2022 (tra le principali Exor, Atlantia, Autogirll, Cerved, Falck
Renewables), l’innalzamento dei tassi porta ora a maggiori difficoltà di financing su operazioni
superiori a 500 milioni di euro, spingendo ad un rinnovato interesse per le IPO in Italia. I prossimi
mesi saranno caratterizzati da nuove operazioni (TMP, Eurogroup), processi ripartiti dopo una
sospensione per condizioni di mercato non favorevoli (Plenitude, Design Holding), società che
“rientrano” (Lottomatica) e “dual listing di ritorno” (Prada e Ferretti in un’ipotesi di dual listing Milano /
HK).

Venture capital
Secondo PwC, le società in fase di start up ed early stage affronteranno situazioni di distress e
difficoltà per la raccolta di nuovi round di finanziamento, ma emergeranno opportunità interessanti,
sia per investitori industriali che per fondi in settori innovativi, soprattutto per le aziende già a break-
even economico e finanziario.

Nicola Anzivino, EMEA Deals Clients & Markets Leader e Global IM&A Deals leader PwC, commenta:
“Portfolio optimisation e operazioni corporate strategiche guideranno l’M&A nei primi 6 mesi del
2023 in Italia ed Europa. Nel secondo semestre ci aspettiamo una normalizzazione delle condizioni di
mercato con anche la ripartenza delle operazioni di IPO nel nostro mercato e quello continentale. Il
settore industriale soprattutto di middle market continuerà ad essere attivo in Italia ed in Europa, ci
aspettiamo M&A collegato all’acquisizione di competenze tecniche e tecnologiche da parte degli
operatori del nostro paese per aumentare il loro peso in settori ad alto valore aggiunto. Le
operazioni di natura straordinaria avranno sempre più un peso trasformativo nel modello di business
aziendale dove l’execution del post deal giocherà un fattore decisivo per catturare soprattutto
sinergie endogene”.
I settori più caldi

M&A
Nel settore automobilistico, la continua transizione del settore verso i veicoli elettrici (EV) e
l'emergere di nuove tecnologie innovative favoriscono l’interesse dei CEO verso operazioni di
portfolio optimisation e partnership strategiche con operatori internazionali. Secondo PwC, le
opportunità di fusione e acquisizione nel settore dei business services rimarranno solide nel 2023,
favorite dalla minore esposizione a pressioni inflattive sulla base costi, con un livello di attività più
significativo per i settori managed e IT services che offrono potenziale per strategia di roll-up. Le
M&A saranno un veicolo per assicurare più resilienza nelle catene di approvvigionamento e capacità
tecnologiche per progredire nella trasformazione digitale e di modello di business.

Consumer Markets
Dall’osservatorio PwC risulta che i segmenti più caldi in ambito food saranno il grocery retail, con
operazioni sia di aggregazione che di integrazione verticale, il petfood/petcare, alimentato dal
numero crescente di proprietari di animali domestici, la nutraceutica, stimolata dagli investimenti di
fondi di private equity in piattaforme di settore, e quello degli ingredienti, con le attese dismissioni di
asset nei portafogli dei fondi di private equity.
Il comparto fashion sarà caratterizzato da operazioni di integrazione verticale della supply chain da
parte dei grandi operatori del lusso, di consolidamento della filiera (su piattaforme di investimento
sponsorizzate dai fondi) e di business combination di brand.
Nel segmento hospitality & leisure emerge un crescente interesse per il gaming, con l’attesa
quotazione di Lottomatica, e per lo sport, ambito in cui sono già state annunciate a gennaio
operazioni su alcuni club calcistici (AS Roma, Udinese). Nel turismo e nella ristorazione sono attese
operazioni di distressed M&A, con opportunità per i fondi tradizionali solo su target innovativi non
colpiti significativamente dalla crisi pandemica.

Telecom, Entertainment & Media
Il comparto Telecom, Entertainment & Media resterà un’industry molto calda, sia per i fondi che per
gli investitori strategici alla ricerca di nuove capabilities e punti di ingresso in nuovi mercati. I
segmenti a maggior potenziale per le attività di M&A saranno il software, in particolare a servizio di
fintech, gaming, video-games ed e-commerce, le infrastrutture (TowerCo, data centre, fibra),
Internet of Things.

Healthcare & Pharma
Dopo il mega deal Chiesi Farmaceutici / Amryt con cui si è aperto il 2023, sullo scenario
internazionale gli esperti PwC vedono un’intensa attività di acquisizioni di taglio medio e partnership
tra operatori di pari dimensioni soprattutto nel biotech, oltre che di dismissioni da parte dei big
pharma per una maggiore focalizzazione sul core business. I fondi rimarranno molto attivi e
competeranno con i corporate soprattutto in acquisizioni di aziende medtech, CDMO e CRO, con
buoni flussi di cassa. Nel comparto dei servizi, il settore della Silver Economy sta guadagnando uno
spazio sempre maggiore.

Energy & Utilities
Per gli investitori strategici, i settori più interessanti saranno il comparto delle rinnovabili, e in
particolare dei biocombustibili, e quello dei metalli rari. Oltre alle dismissioni del Gruppo Enel già
citate, sono previste dismissioni da parte di grandi aziende petrolifere, di cui potranno beneficiare i
player locali (Gruppo IP / asset italiani Esso). Per i fondi di private equity sarà molto attrattivo il
settore della e-mobility, sulla scia dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei costi delle infrastrutture.

Cosa è successo nel mercato M&A nel 2022
Dopo i livelli record del 2021, nel 2022 le operazioni di M&A a livello globale sono diminuite sia a
volumi che a valore (rispettivamente del 17% e 37%), restando però al di sopra del 2020. In
particolare, il declino si è manifestato nella seconda parte dell’anno (-25% a volumi e -51% a valori vs
al 2021), con andamenti diversi in funzione delle varie aree geografiche.

In termini di volumi, tutti i settori dell’economia hanno evidenziato cali tra il 16% e il 23%, con una
maggiore resilienza del settore Industrial Manufacturing & Automotive e Transportation & Logistics
(-11 e -12%). In termini di deal value, hanno sofferto maggiormente Financial Services e Health
Industries, comparti caratterizzati da un minor numero di operazioni di grandi dimensioni. Guardando
alla tipologia di investitori, a livello volumi il calo di operazioni è equidistribuito tra corporate e fondi,
mentre in termini di deal value i fondi hanno sofferto una riduzione del 42% rispetto al -34% dei
corporates.

In termini di geografia, l’attività M&A ha tenuto meglio in EMEA, che in Asia e nelle Americhe,
nonostante gli alti costi dell’energia e le pressioni inflattive sulle materie prime, con un totale di circa
20.000 operazioni registrate, in crescita del 17% rispetto al livello del 2019 (pre-pandemia).
In controtendenza con il quadro generale, in Italia le operazioni di M&A sono aumentate sia a volumi
(+ 2% vs 2021 con 1.500 operazioni annunciate) che a valore (+41% vs 2021). Escludendo l’OPA di
Blackstone su Atlantia (circa 52 miliardi di dollari), si registra un decremento del 33% rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente, nonostante 15 deals registrati con controvalore superiore ad 1
miliardo di dollari. I settori con le migliori performance sono stati l’Industrial Manufacturing &
Automotive (+18% a volumi vs 2021) e il Consumer markets (+71% a valore vs 2021) grazie ad
importanti operazioni come BC Partners / Fedrigoni, Dufry / Autogrill, Advent / Irca, Farfetch /
YNAP, Perfetti / Mondelez gum business e Redbird / AC Milan). Guardando alla tipologia di
investitori, circa il 40% delle operazioni sono state annunciate da investitori finanziari (+3% vs FY22 per
un incremento di 16 deals), con un sostanziale raddoppio del deal value (+106%), influenzato però
dall’OPA di Blackstone su Atlantia (- 37% escludendola, rispetto a -28% degli industriali).

Le aspettative PwC per il 2023

Secondo PwC, il 2023 sarà caratterizzato da un’attività di M&A più “strategica”, focalizzata su
acquisizioni di competenze distintive di medio periodo, sia da parte di investitori industriali che di
fondi, con una concentrazione di operazioni nel secondo semestre dell’anno. Il mercato guarderà
con attenzione le politiche monetarie delle banche centrali in merito ai tassi di interesse per cogliere
segnali di maggiore stabilità.

Le attività di M&A avranno anche un forte focus finanziario, collegato al tema della profittabilità e
della capacità di generare cash flow nel breve-medio periodo da parte dei target. Si valuteranno
soprattutto le sinergie endogene con maggiore interesse su sinergie relative all’ottimizzazione dei
costi, piuttosto che sull’espansione in nuovi mercati.

Le ricerche PwC hanno identificato nel capitale umano l’elemento chiave per la crescita, con impatto
diretto sulla performance del business. Reclutare, motivare e trattenere lo staff è diventato critico in
uno scenario di carenza di talenti, motivo per cui è attesa sempre maggiore attenzione verso le
policy e iniziative HR da parte degli investitori in fase di analisi di potenziali target.

Le attività di due diligence dovranno essere più sofisticate, prevedere vari scenari di inflazione,
crescita (o anche recessione), andamento dei cambi e analisi di sensitivity per testare la tenuta delle
previsioni anche in contesti molto diversi e dare maggiore confidenza agli investitori. Gli esperti PwC
vedono una penetrazione crescente anche delle ESG due diligence e, collegata alla maggiore
disponibilità di dati, un maggior uso degli strumenti di data analytics per svolgere analisi
finanziariamente sofisticate in tempi velocissimi.

Le attività di post deal diventeranno sempre più importanti nel 2023 al fine di velocizzare il take
control delle realtà acquisite al fine di valorizzare i talenti disponibili, sfruttare le competenze
tecniche e tecnologiche acquisite, e massimizzare il ritorno delle sinergie soprattutto endogene
previste in fase di acquisizione.
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