PROVINCIA DI ROMA L'AGRICOLTURA DELLA - Analisi e proposte per lo sviluppo di un settore vitale per il futuro del nostro territorio
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DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA L’AGRICOLTURA DELLA PROVINCIA DI ROMA Analisi e proposte per lo sviluppo di un settore vitale per il futuro del nostro territorio 1
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Indice pagina I - Considerazioni di premessa 3 II - L’agricoltura romana: dati strutturali e produttivi 5 - I dati strutturali 5 - Forme giuridica e di conduzione e il titolo di possesso delle terre 9 - Il fattore anagrafico: l’età dei conduttori 9 - I settori produttivi 11 - L’agricoltura nella provincia di Roma 12 - Le produzioni biologiche e a denominazione 18 III - Le criticità dell’agricoltura romana e le proposte per superarle 22 - Analisi delle criticità 22 - Proposte per una politica di sviluppo dell’agricoltura romana 26 - Individuazione degli obiettivi e degli interessi 26 - Definizione degli strumenti 27 - Gli strumenti specifici 27 - Accrescere il grado di integrazione nelle filiere agroalimentari 27 - Ridurre la distanza dal consumatore finale 28 - Rafforzare il ruolo multifunzionale 30 - Gli strumenti “orizzontali” 31 - Semplificazione degli apparati e degli oneri amministrativi 31 - Politiche in favore dei giovani agricoltori 32 - Messa in sicurezza e valorizzazione del territorio 32 2
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA I - Considerazioni di premessa I molti problemi che, attualmente, gravano sull’agricoltura, trovano la loro più efficace sintesi nella sperequata distribuzione del valore all’interno delle filiere agroalimentari. In particolare, la progressiva perdita di peso della componente agricola è facilmente riassumibile nella decrescente quota del valore che, su ogni euro speso per l’acquisto di prodotti alimentari, rimane, in media, in agricoltura: 17 centesimi nel 2012, a fronte dei 22 del 2001 e dei 30 del 1991. Tale dato, sia per la sua esiguità, sia perché espressione di una tendenza al progressivo ribasso costituisce un evidente segnale di allarme, cui è necessario rispondere con prontezza ed efficacia. A tal fine è, però, necessario che quello stesso dato sia considerato per ciò che effettivamente rappresenta, ossia non per essere la causa, ma l’effetto dei problemi di cui attualmente soffre la nostra agricoltura. L’attuale squilibrata distribuzione del valore all’interno delle filiere agro-alimentari è, infatti, il risultato diretto del prolungato agire degli innumerevoli fattori che, dal secondo dopoguerra ad oggi, hanno trasformato la nostra società da “agricola” in “post-industriale”. Tra tali fattori, uno è particolarmente, importante: la differente evoluzione dell’organizzazione economica delle imprese operanti nei diversi settori presenti all’interno delle filiere agro-alimentari. In particolare, mentre le imprese agricole hanno, nella gran parte dei casi, conservato la loro caratteristica di imprese a conduzione diretta di contenute dimensioni, gli altri soggetti componenti le filiere, sebbene con gradazioni diverse, hanno evidenziato una tendenza alla concentrazione che, a monte e a valle, ha stretto l’agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio che, a sua volta, ha determinato quel crescente squilibrio di forza contrattuale che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra. Tale situazione, sebbene in atto da tempo, è stata lungamente mascherata – ed attenuata negli effetti – dal generoso sistema di aiuti comunitari che, tra il 1962 ed il 1992, ha, di fatto, conservato l’agricoltura all’interno di un sistema protetto e, sostanzialmente, avulso dalla realtà di mercato. Con l’entrata in vigore degli accordi dell’Uruguay Round (1995), il progressivo smantellamento degli aiuti ai prezzi e ai mercati, da un lato, e la crescente liberalizzazione degli scambi, dall’altro, hanno contribuito a rendere più evidenti, non solo le differenze di assetto strutturale tra le componenti le filiere, ma anche a porre in conflitto i diversi interessi che a tali assetti corrispondevano. Al riguardo, giova evidenziare che tra le principali componenti le filiere agroalimentari vi sono rapporti particolarmente stretti, tali da costituire sistemi con ridotte aperture verso l’esterno, nei quali tendono ad avere particolare rilevanza i rapporti interni alle filiere medesime. A conferma di ciò, si consideri che l’agricoltura cede il 65% dei propri prodotti all’industria alimentare e che le vendite della grande distribuzione sono determinate per il 70% dai prodotti alimentari. È, dunque, evidente che in un tale contesto la possibilità di una equa distribuzione del valore è realizzabile solo se i diversi soggetti che compongono le filiere concordano sulle strategie di sviluppo e sugli obiettivi da perseguire e, soprattutto, se, tra essi, vi è equilibrio in termini di peso contrattuale. Nel momento in cui - come accade - i vari soggetti hanno strategie, obiettivi e peso diversi, le componenti si trasformano in parti e l’una tende, inevitabilmente, a prevaricare sull’altra per far valere i propri interessi, in ragione della forza contrattuale di cui ciascuna dispone. 3
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Nell’attuale contesto, infatti, il peso dei soggetti contrattualmente più forti, tende, inevitabilmente, a trasferirsi verso il basso, fino a scaricarsi sul più debole di tutti che, nel caso in specie, è l’agricoltura. In questa situazione che, di fatto, costituisce la rappresentazione di un vero e proprio conflitto tra interessi diversi, diviene fondamentale il ruolo della politica, il cui compito dovrebbe essere, principalmente, quello di dirimere detti conflitti, attraverso interventi capaci di conciliare gli interessi particolari, subordinandoli a quello comune. E’ evidente che quando – come accaduto negli ultimi decenni in Italia – la politica, vuoi per incapacità, vuoi per disattenzione, non riesce ad assicurare una equilibrata regolazione degli interessi in campo, si finisce per favorire la lenta, ma inesorabile introduzione di fattori di cambiamento che finiscono per divenire assai difficilmente reversibili e che, in ogni caso, consentono la progressiva affermazione degli interessi, di cui sono portatori i soggetti più forti. Ciò precisato, non si può, tuttavia, omettere di ricordare che molti dei problemi strutturali dell’agricoltura sono diretta ed inevitabile espressione, sia di peculiarità di settore, sia di processi fisiologici, conseguenti lo sviluppo economico e, pertanto, in entrambi i casi, si tratta di problemi che, di fatto, non possono essere del tutto superati, ma al massimo attenuati. Ne discende che, per recuperare peso e valore all’interno delle filiere agro-alimentari, l’agricoltura è chiamata a guardare, oltre se stessa, e, quindi, a teorizzare e mettere a punto un processo di sviluppo che la conduca oltre gli attuali limiti imprenditoriali e produttivi. In questo senso, appare non solo corretto, ma strategicamente decisivo, spostare i riferimenti delle attività agricole e, quindi anche della politica agraria che, su di essa, è chiamata ad intervenire dal prodotto agricolo al cibo e dalle imprese agricole, alle filiere agro-alimentari e, più in genere, al sistema socio-economico, in cui tali imprese sono inserite. 4
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA II - L’agricoltura romana: dati strutturali e produttivi 1. I dati strutturali I dati del sesto Censimento generale dell’agricoltura (2010) hanno evidenziato, per la regione Lazio, una forte contrazione del numero delle imprese, che si è quasi dimezzato rispetto al 2000 (-48,7%), a fronte di una riduzione molto meno accentuata della superficie agricola utilizzata (-10,0%). Per effetto di tali evoluzioni, allo stato, risultano essere presenti nel Lazio 98.026 imprese agricole, operanti su 648.472,52 ettari di SAU, per una superficie media aziendale di 6,63 ettari, in crescita del 76,8% rispetto al 2000 (3,75 ettari). Ciò non è stato, tuttavia, sufficiente a ridurre il grado di polverizzazione aziendale che, resta tra i più elevati d’Italia. Al riguardo, sono particolarmente significativi i dati di tabella 1, dai quali si evince che, nel Lazio, le aziende con meno di 10 ettari sono l’89,3% del totale, ma dispongono solo del 27,6% delle superfici; mentre quelle con più di 50 ettari incidono, per numerosità, per appena il 2,0%, ma detengono il 45,0% della SAU. A ciò si aggiunga che la differenza tra la superficie media aziendale del Lazio e quella delle altre regioni, sia dell’Italia centrale, sia del dato medio nazionale, non sono, significativamente, variate rispetto al 2000: da -1,9 ettari nel 2000 a -2,0 nel 2010 rispetto alle altre regioni centrali; da -1,7 a -1,3 rispetto alla media nazionale. Da rilevare, inoltre, che la forte contrazione del numero di imprese si è verificata, pressoché esclusivamente a spese delle aziende di minori dimensioni (tabella 2) che, nel loro complesso, costituiscono un insieme molto frammentato e non facile da gestire, ai fini, soprattutto, della conservazione del suolo e del contenimento dei fenomeni di degrado ambientale. Tabella 1- Aziende delle provincie laziali per classe di SAU (Censimento 2010). Classi di SAU per numero di aziende (valori % per colonna e Lazio su Italia) Totale Senza terra 0-0,99 1-1,99 2-4,99 5-9,99 10-19,99 20-49,99 50-99,99 100 e più Viterbo 0,1 22,7 19,0 25,3 13,5 8,8 7,1 2,1 1,3 100,0 Rieti 0,4 26,7 22,4 24,7 11,9 6,8 4,4 1,4 1,2 100,0 Roma 0,4 39,9 20,9 18,0 8,6 5,1 4,3 1,6 1,3 100,0 Latina 0,1 41,7 21,7 21,0 8,8 4,0 1,8 0,6 0,3 100,0 Frosinone 0,2 44,1 24,5 20,6 6,2 2,5 1,3 0,4 0,2 100,0 Lazio 0,2 36,5 21,7 21,5 9,4 5,1 3,6 1,2 0,8 100,0 Italia 0,3 30,4 20,1 22,1 11,5 7,4 5,4 1,8 1,0 100,0 Classi di SAU, per numero di ettari (valori % per riga e Lazio su Italia) Viterbo 1,4 2,8 8,4 10,0 13,0 23,1 15,4 25,9 100,0 Rieti 1,7 3,1 7,9 8,6 9,7 14,2 9,9 44,8 100,0 Roma 2,7 3,4 6,8 7,2 8,4 16,1 13,2 42,1 100,0 Latina 5,3 6,8 14,9 13,9 12,3 12,2 9,0 25,6 100,0 Frosinone 7,1 9,6 17,7 12,0 9,6 10,9 8,6 24,6 100,0 Lazio 3,1 4,5 10,1 9,9 10,7 16,7 12,2 32,8 100,0 Italia 2,1 3,5 8,7 10,1 12,9 20,9 15,5 26,2 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Tabella 2. Lazio numero di aziende e ettari di SAU per classi di superficie: variazioni 2000/2010. Classi di superficie Aziende SAU Classi di superficie Aziende SAU Senza SAU 44,9 10,00-19,99 -5,7 -5,7 Meno di 1,00 -63,9 -58,7 20,00-29,99 16,6 15,9 1,00-1,99 -47,2 -48,1 30,00-49,99 26,3 25,6 2,00-4,99 -34,9 -34,6 50,00-99,99 28,4 26,8 5,00-9,99 -17,3 -17,4 100,00 e oltre 12,1 -2,7 Totale Lazio: aziende -48,7%; SAU -10,1% Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 5
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Per effetto delle evoluzioni su descritte, nel periodo intercensuario, la regione Lazio risulta aver perduto, 93.440 aziende e oltre 77.000 ettari di SAU. Nelle province di Roma (-30.000 aziende) e Frosinone (-28.000) si è concentrato il 72,7% delle cessazioni d’impresa. In particolare, tali province hanno più che dimezzato il numero delle imprese agricole presenti sui loro territori (Roma -58,3%; Frosinone -51,4%); anche se, a tale riduzione, è corrisposto un calo molto più contenuto delle superfici, in specie a Roma, dove la superficie media delle imprese è più che raddoppiata (+131,1%) nel periodo considerato (figura 1). Figura 1. Superficie media aziendale (ettari di SAU) nelle provincie laziali nel 2010 e 2000. 15 10 2010 5 2000 0 Roma Frosinone Latina Rieti Viterbo Totale Lazio Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Ancora con riferimento ai dati provinciali è interessante osservare la rilevanza della provincia di Roma che è prima per superficie agricola totale (28,3%) e seconda per numero di aziende e di SAU, rispettivamente, nei confronti di Frosinone e di Viterbo (tabella 3). Tabella 3. Aziende, SAU e SAT per provincia (dati assoluti e percentuali, 2010 e 2000). Provincie Aziende SAU SAT 2010 2000 2010 2000 2010 2000 Roma 21.503 51.597 182.344 191.812 260.429 278.025 Frosinone 25.935 53.353 93.431 122.576 139.814 183.319 Latina 20.545 31.102 87.873 92.123 112.023 122.689 Rieti 9.173 19.205 86.859 104.894 166.411 181.589 Viterbo 20.609 35.948 193.471 209.646 240.190 273.979 Totale Lazio 97.765 191.205 643.978 721.051 918.867 1.039.601 Dati percentuali Roma 21,99 26,99 28,32 26,60 28,34 26,74 Frosinone 26,53 27,90 14,51 17,00 15,22 17,63 Latina 21,01 16,27 13,65 12,78 12,19 11,80 Rieti 9,38 10,04 13,49 14,55 18,11 17,47 Viterbo 21,08 18,80 30,04 29,08 26,14 26,35 Totale Lazio 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Da rilevare, infine, che, nonostante le rilevanti modifiche in termini di numerosità delle imprese è mutato assai poco il grado di utilizzazione delle terre a disposizione delle aziende, come si evince dalle modeste variazioni nel rapporto SAU/SAT che, fatta, in parte, eccezione per Viterbo, si sono registrate, in tutte le province laziali, nel periodo intercensuario (figura 2). 6
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Figura 2. Variazione del rapporto SAU/SAT (%) nelle provincie laziali nel 2000/2010 100,00 78,4 80,6 70,0 66,8 70,1 52,2 50,00 2010 69,0 66,9 75,1 57,8 76,5 69,4 2000 0,00 Roma Frosinone Latina Rieti Viterbo Totale Lazio Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Difficoltà analoghe a quelle evidenziate dalle dinamiche evolutive registrate per le aziende e le superfici coltivate, le si rilevano anche per il comparto zootecnico, dove, nonostante le forti riduzioni del numero di imprese realizzate nell’ultimo decennio, i principali settori produttivi stentano a raggiungere un livello di organizzazione aziendale che, nel suo insieme, possa essere considerato il risultato di un vero processo di ammodernamento strutturale. Al riguardo, si consideri, ad esempio, che le attività di allevamento di bovini (tabella 4) evidenziano, nel loro complesso, una sostanziale tenuta tra le micro-imprese (-7,8%) che, tra le altre cose, continuano a costituire la classe maggiormente rappresentata in termini di numerosità (30,5%), nonostante detengano, appena l’1,8% dei capi allevati. Si tratta, evidentemente, di strutture non competitive, la cui permanenza non è legata a fattori di mercato. A conferma di ciò si consideri che le categorie aziendali che maggiormente hanno pagato in termini di riduzione di imprese e di animali allevati sono quelle tra i 3 e i 49 capi; mentre l’unica classe che, fatta salva quella tra 1.000 e 2.000 capi, ove opera una sola impresa, ha evidenziato una crescita, sia per i capi allevati (+9,6%), sia per le aziende (+15,1%), è quella tra 100 e 500 capi, alla quale è ascrivibile la percentuale più elevata di animali allevati (35,2%, a fronte di un 5,1% per le aziende) e che si presenta, pertanto come la struttura ottimale di riferimento per l’attuale situazione strutturale del comparto. Tabella 4: Aziende di allevamenti bovini, per classi di capi (Censimento 2010). Aziende Capi Classi di capi Numero % Var. su 2000 Numero % Var. su 2000 1-2 2.636 30,5 -7,8 3.795 1,8 -9,2 3-5 1.485 17,2 -22,7 5.632 2,6 -24,2 6-9 901 10,4 -36,4 6.506 3,0 -37,0 10-19 1.192 13,8 -29,2 16.025 7,4 -29,9 20-49 1.308 15,1 -27,0 40.699 18,9 -25,9 50-99 665 7,7 -15,9 45.303 21,0 -14,2 100-499 443 5,1 15,1 75.802 35,2 9,6 500-999 20 0,2 -16,7 12.696 5,9 -16,6 1.000-1.999 5 0,1 100,0 5.860 2,7 100,0 2.000 ed oltre 1 0,0 0,0 2.930 1,4 11,7 Totale 8.656 100,0 -20,4 215.248 100,0 -10,1 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Una situazione analoga a quella ora descritta, la si riscontra anche per l’allevamento bovino da latte (tabella 5) che, sebbene faccia registrare una riduzione generalizzate in tutte le classi (sempre fatta salva quella di maggiori dimensioni, con una sola impresa) vede le perdite più pesanti nelle classi tra 3 e 49 capi; mentre registra un aumento di aziende (+11,4%) e una riduzione contenuta di capi (- 9,3%) nella classe 50-99 capi che è, pertanto, da considerare l’attuale riferimento dimensionale di questa tipologia di allevamenti. 7
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Tabella 5: Aziende di allevamenti bovini da latte, per classi di capi (Censimento 2010). Aziende Capi Classi di capi Numero % Var. su 2000 Numero % Var. su 2000 1-2 322 17,4 -27,4 467 0,8 -267,0 3-5 172 9,3 -67,9 666 1,2 -69,0 6-9 170 9,2 -67,2 1.229 2,1 -67,3 10-19 295 15,9 -62,9 3.976 6,9 -63,1 20-49 530 28,6 -40,4 16.349 28,2 -38,2 50-99 255 13,8 11,4 16.194 28,0 -9,3 100-499 108 5,8 -1,8 17.574 30,3 -2,3 500-999 - 0,0 0,0 - 0,0 0,0 1.000-1.999 1 0,1 0,0 1.454 2,5 17,7 2.000 ed oltre - 0,0 0,0 - 0,0 0,0 Totale 1.853 100,0 -20,4 57.909 100,0 -25,3 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Una significativa ristrutturazione sembra, invece, essere stata realizzata nel settore dell’allevamento bufalino (tabella 6), dove, anche sulla spinta dell’opportunità di poter contare su di una produzione DOP con buoni sbocchi di mercato (la mozzarella di bufala campana) e sull’assenza delle restrizioni rappresentate dal regime delle quote-latte, sono stati realizzati importanti adeguamenti strutturali che hanno spostato l’intero comparto su imprese di dimensione superiore ai 50 capi, cancellando, di fatto, il peso delle imprese più piccole (sotto i 50 capi, il 44,6% delle imprese per il 9,4% dei capi; sopra i 50 capi il 55,4% delle imprese e il 90,6% dei capi). Tabella 6: Aziende di allevamenti bufalini, per classi di capi (Censimento 2010). Aziende Capi Classi di capi Numero % Var. su 2000 Numero % Var. su 2000 1-2 21 3,6 -50,0 26 0,0 -59,4 3-5 16 2,7 -68,6 64 0,1 -67,4 6-9 11 1,9 -68,6 78 0,1 -69,3 10-19 66 11,2 -38,9 937 1,5 -38,0 20-49 150 25,4 -32,1 4.811 7,7 -32,9 50-99 137 23,2 26,9 9.350 14,9 27,8 100-299 144 24,4 121,5 23.396 37,2 143,0 300-499 22 3,7 100,0 7.876 12,5 103,9 500 e oltre 23 3,9 283,3 16.318 26,0 363,6 Totale 590 100,0 -8,8 62.856 100,0 87,5 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Ancora più incisiva di quella realizzata nel settore dell’allevamento bufalino è la ristrutturazione venutasi a determinare per l’allevamento ovino (tabella 7), dove sono, di fatto, scomparse le imprese con meno di 100 capi. In questo caso, giova, tuttavia, rilevare che tale forte selezione è avvenuta, non tanto sulla spinta di opportunità di mercato, quanto a seguito della forte crisi che, negli ultimi anni, ha colpito il settore (sostanziale blocco dei prezzi; perdita di quote di mercato di prodotti importanti come il pecorino romano DOP). Tabella 7: Aziende di allevamenti ovini, per classi di capi (Censimento 2010). Aziende Capi Classi di capi Numero % Var. su 2000 Numero % Var. su 2000 1-2 46 2,5 -98,3 84 0,0 -98,3 3-9 414 22,3 -92,9 2.217 0,4 -91,4 10-19 411 22,2 -72,1 5.205 0,9 -71,4 20-49 532 28,7 -44,1 15.312 2,6 -43,9 50-99 321 17,3 -27,7 21.649 3,7 -27,2 100-499 1.043 56,3 -16,2 248.096 42,4 -13,5 500-999 287 15,5 31,7 187.291 32,0 32,8 1.000 e oltre 73 3,9 4,3 105.263 18,0 2,6 Totale 3.127 168,8 -75,9 585.117 100,0 -8,1 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 8
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA 2. Le forme giuridiche e di conduzione e il titolo di possesso delle terre Al pari di quanto avviene nel resto del Paese, nel Lazio, la forma giuridica e la forma di conduzione prevalenti sono rappresentate, rispettivamente, dall’impresa individuale (96,0%) e dalla conduzione diretta (97,0%). Per quanto riguarda il titolo di possesso delle terre, continua a prevalere la proprietà (l’80,6% delle aziende hanno solo terreni di proprietà), anche se in presenza di un significativo incremento delle superfici in affitto (+37,8% nel periodo 2000-2010). Con riferimento ai dati provinciali, vi è da rilevare che le maggiori contrazioni nel numero di aziende individuali e di aziende con terreni di proprietà si registrano a Roma (-64,0% i terreni di proprietà; -48,0% le imprese individuali) e Rieti (-59,0% e -53,2%). Per quanto riguarda le forme giuridiche, si riscontra un generale e significativo aumento delle forme societarie anche se, giova evidenziarlo, si tratta, in ogni caso, di incrementi relativi che, assai poco, incidono sul numero totale delle imprese agricole. In particolare, rispetto al 2000 il numero delle società semplici è passato da 860 a 1.559 (+81,3%) e quelle di capitale da 147 a 533 (+262,6%) cui è, comunque, corrisposto un aumento dal 5,8% (4,0% le società semplici) al 12,7% (8,0% le società semplici) della SAU, da esse, detenuta. Delle 1.559 società semplici, 636 sono nella provincia di Viterbo (40,8%); 389 a Latina (24,9%) e 359 a Roma (23,0%); nelle medesime province, si concentrano anche le società di capitale (Roma 263 - 49,3%; Latina 108 - 20,3%; Viterbo 78 - 14,6%). Le forme di conduzione diretta, sebbene rappresentino il 96% delle aziende, interessano il 71,3% della SAU ed il 59,6% della SAT. Di converso, le imprese a conduzione con salariati costituiscono il 2,2% delle aziende e gestiscono il 19,5% della SAU ed il 23,7% della SAT. Ciò ad evidenziare che la forma di conduzione diretta continua – come atteso – a riguardare le imprese più piccole. Sulle 94.611 imprese a conduzione diretta presenti nel Lazio il 27,2% si concentra nella provincia di Frosinone; il 21,5% in quella di Roma; il 21,0% a Viterbo; il 20,9% a Latina; il 9,4% a Rieti. Per quanto riguarda, infine, il titolo di possesso delle terre (tabella 8), si registra, ovunque, un incremento degli affitti ed una contrazione delle terre in proprietà. Tale evoluzione, sebbene da ritenere in larga parte fisiologica, è stata probabilmente accentuata dalla attuale congiuntura economica e, in specie, dalle crescenti difficoltà di accesso al credito che fanno prediligere l’affitto, all’acquisto di nuove terre. Tabella 8. Distribuzione % dei terreni per titolo di possesso nelle provincie laziali (Censimento 2010). Viterbo Rieti Roma Frosinone Latina 2010 2000 2010 2000 2010 2000 2010 2000 2010 2000 Proprietà 63,9 85,0 68,2 87,0 65,4 78,5 73,6 91,4 71,5 90,7 Affitto 33,2 12,8 27,2 10,3 28,5 17,7 17,9 4,6 21,8 6,0 Uso gratuito 2,9 2,2 4,6 2,7 6,1 3,8 8,5 4,0 6,7 3,3 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 3. Il fattore anagrafico: l’età dei conduttori Una delle principali criticità dell’agricoltura italiana è, sicuramente, costituita dall’elevata età media degli agricoltori che, come noto, è tra le più alte d’Europa. Tale fattore che, aprendo prospettive di abbandono delle attività e di difficile ricambio generazionale, pesa, indiscutibilmente, sui futuri assetti della nostra agricoltura è ben presente anche nel Lazio. Al riguardo è sufficiente evidenziare che sui 98.216 conduttori, rilevati con l’ultimo Censimento, appena 1.923 hanno meno di 30 anni (2,0%) e solo il 9,0% è al di sotto dei 40 anni, ossia è da considerare giovane, ai sensi delle vigenti norme di settore (tabella 9). Tale situazione trova, inevitabilmente, riscontro a livello delle singole province laziali, dove, fatta salva Latina, oltre il 50% degli agricoltori ha un’età superiore ai 60 anni. In particolare, la provincia più “vecchia” è quella di Rieti con il 54,2% di agricoltori al di sopra dei 60 anni, seguita da Viterbo (53,2%), Roma (51,8%) e Frosinone (51,2%); Latina, come 9
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA dicevamo, fa eccezione con il 45,1%. Con riferimento alla fascia di età più giovane, ossia quella inferiore ai 40 anni, la provincia che presenta le più alte incidenze è, di conseguenza, quella di Latina (10,8%), seguita da Rieti (9,7%), Roma (9,4%), Viterbo (8,9%) e Frosinone (7,0%). Alla luce di quanto sopra, giova evidenziare che l’età dei conduttori costituisce, sicuramente, un indicatore importante, non tanto per misurare la capacità di ricambio generazionale, quanto per verificare la capacità di rinnovamento, attraverso l’accesso dei giovani alle attività agricole. Al riguardo, giova, infatti, evidenziare che, visto l’elevato numero di conduttori in età da pensione e, quindi, in imminente fuoriuscita dal settore, è utopistico pensare ad un accesso dei giovani in agricoltura, tale da costituire il ricambio per coloro che la lasciano. Ne discende che, allo stato, l’elemento che maggiormente preoccupa è che l’incidenza delle classi di età più elevate è talmente più elevata rispetto a quella dei giovani, da rendere ineluttabile che la parte più consistente dell’agricoltura laziale sia destinata a procedere, rapidamente, verso la fuoriuscita dal settore. Una circostanza, questa, che appare decisamente preoccupante, per le evidenti conseguenze economiche, ambientali e sociali che potrà comportare e che, a nostro giudizio, meriterebbe molta più attenzione di quanto, attualmente, le è riservata. Tabella 9. Conduttori agricoli per classe di età e per provincia (Censimento 2010) Classi di età Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio Italia Fino a 19 5 6 10 6 14 41 767 20-24 115 76 123 116 96 526 10.004 25-29 289 153 331 316 267 1.356 24.716 30-34 535 259 573 628 513 2.508 46.624 35-39 906 405 997 1.165 927 4.400 79.605 40-44 1.335 534 1.490 1.765 1.711 6.835 123.874 45-49 1.791 780 2.000 2.255 2.433 9.259 161.480 50-54 2.126 932 2.328 2.599 3.097 11.082 176.568 55-59 2.596 1.081 2.572 2.669 3.646 12.564 186.967 60-64 2.933 1.338 2.879 3.016 4.067 14.233 206.893 65 ed oltre 8.105 3.664 8.328 6.048 9.267 35.412 603.386 Totale 20.736 9.228 21.631 20.583 26.038 98.216 1.620.884 Valori percentuali per colonna Fino a 19 0,0 0,1 0,0 0,0 0,1 0,0 0,0 20-24 0,6 0,8 0,6 0,6 0,4 0,5 0,6 25-29 1,4 1,7 1,5 1,5 1,0 1,4 1,5 30-34 2,6 2,8 2,6 3,1 2,0 2,6 2,9 35-39 4,4 4,4 4,6 5,7 3,6 4,5 4,9 40-44 6,4 5,8 6,9 8,6 6,6 7,0 7,6 45-49 8,6 8,5 9,2 11,0 9,3 9,4 10,0 50-54 10,3 10,1 10,8 12,6 11,9 11,3 10,9 55-59 12,5 11,7 11,9 13,0 14,0 12,8 11,5 60-64 14,1 14,5 13,3 14,7 15,6 14,5 12,8 65 ed oltre 39,1 39,7 38,5 29,4 35,6 36,1 37,2 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Valori percentuali per riga e Lazio su Italia Fino a 19 12,2 14,6 24,4 14,6 34,1 100,0 5,3 20-24 21,9 14,4 23,4 22,1 18,3 100,0 5,3 25-29 21,3 11,3 24,4 23,3 19,7 100,0 5,5 30-34 21,3 10,3 22,8 25,0 20,5 100,0 5,4 35-39 20,6 9,2 22,7 26,5 21,1 100,0 5,5 40-44 19,5 7,8 21,8 25,8 25,0 100,0 5,5 45-49 19,3 8,4 21,6 24,4 26,3 100,0 5,7 50-54 19,2 8,4 21,0 23,5 27,9 100,0 6,3 55-59 20,7 8,6 20,5 21,2 29,0 100,0 6,7 60-64 20,6 9,4 20,2 21,2 28,6 100,0 6,9 65 ed oltre 22,9 10,3 23,5 17,1 26,2 100,0 5,9 Totale 21,1 9,4 22,0 21,0 26,5 100,0 6,1 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 10
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA 4. I settori produttivi I fenomeni strutturali, precedentemente, descritti, trovano puntuale conferma nelle evoluzioni registrate a livello dei singoli settori, ove si rileva una generale, forte riduzione delle imprese, accompagnata da una meno intensa diminuzione nei valori complessivi del fattore produttivo d’interesse: gli ettari per le coltivazioni; i capi allevati per i settori zootecnici (tabella 10). Giova, tuttavia, evidenziare che, solo in pochi casi, tali dinamiche sembrano essere espressione di un riordino strutturale fondato sull’ampliamento delle dimensioni economiche delle imprese; mentre, assai più netta, emerge la sensazione di un processo di selezione non governata che ha condotto le aziende più deboli a soccombere e, di conseguenza, ad evidenziare, in termini relativi, i valori più elevati (in termini di dimensione) delle imprese rimaste in attività. In particolare, nel settore delle coltivazioni, i dati più negativi sembrano essere riferibili: al settore vitivinicolo, che ha perduto il 70,5% delle imprese ed il 45,7% delle superfici e ai cereali (-56,6% le imprese; -28,7% la SAU); mentre per gli allevamenti, le maggiori cessazioni d’impresa si sono registrate per il settore dei caprini (-79,2%) e degli ovini (-75,8%), a fronte, però, di riduzioni molto meno marcate per quanto riguarda i capi allevati (-7,6% gli ovini; -29,0% i caprini) e, quindi, di un conseguente incremento delle dimensioni medie delle aziende residue. I settori nei quali, le variazioni del periodo intercensuario sembrano, più chiaramente, da leggere nel senso di un riordino strutturale sono: le patate e gli ortaggi (-67,7 le aziende; +17,7% la SAU); le foraggere (-28,7%; +58,2%); gli allevamenti di bufali (-8,8% gli allevamenti; +87,5% i capi). Tabella 10. Aziende, superfici investite (ettari) e capi allevati nel Lazio. Aziende Ettari/Capi 2010 2000 Variazione 2010 2000 Variazione Numero Numero 2000/2010 Numero Numero 2000/2010 Coltivazioni agricole 97.565 191.067 -48,9 643.978 721.051 -10,7 Seminativi 41.255 80.660 -48,9 318.603 343.694 -7,3 - Cereali 16.799 38.680 -56,6 102.121 143.290 -28,7 - Patate e ortaggi 8.095 25.086 -67,7 21.378 18.253 17,1 - Foraggere 21.532 30.199 -28,7 193.063 122.064 58,2 Coltivazioni legnose 76.956 149.242 -48,4 130.014 146.133 -11,0 - Vite 20.454 69.371 -70,5 16.027 29.533 -45,7 - Olivo 67.725 113.393 -40,3 72.934 76.144 -4,2 Prati e pascoli 18.274 60.998 -70,0 192.564 227.627 -15,4 Allevamenti zootecnici 14.171 66.285 -78,6 - Bovini 8.664 10.872 -20,3 216.454 239.457 -9,6 - Bufalini 590 647 -8,8 62.856 33.518 87,5 - Ovini 3.135 12.966 -75,8 588.096 636.340 -7,6 - Caprini 713 3.428 -79,2 27.547 38.820 -29,0 - Equini 3.815 5.996 -36,4 21.346 22.795 -6,4 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Di particolare interesse è la valutazione del peso dell’agricoltura della regione Lazio rispetto ai valori nazionali, sia in assoluto, sia in relazione all’importanza che i principali settori assumono nel contesto regionale, rispetto a quanto avviene, in media, nel resto d’Italia. Tali valutazioni possono essere effettuate, attraverso l’osservazione dei dati di cui alla tabella 11. Tabella 11. Valore delle produzioni agricole del Lazio, in relazione ai dati nazionali (2011). Lazio Italia Milioni € % % su Italia Milioni € % Coltivazioni agricole 1.399 55,9 5,3 26.235 53,3 - Cereali 128 5,1 0,9 14.535 29,5 - Patate e ortaggi 615 24,6 8,7 7.053 14,3 - Foraggere 137 5,5 7,6 1.800 3,7 - Frutta 176 7,0 1,1 16.294 33,1 11
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Allevamenti zootecnici 756 30,2 4,6 16.294 33,1 - Latte di vacca e bufala 277 11,1 6,1 4.523 9,2 - Latte di pecora e capra 47 1,9 10,7 438 0,9 - Carni 391 15,6 3,9 10.118 20,6 - Uova 38 1,5 3,3 1.164 2,4 Prodotti trasformati - - - Vino 60 2,4 3,3 1.811 3,7 - Olio 66 2,6 4,9 1.348 2,7 Attività secondarie 71 2,8 7,2 981 2,0 Totale agricoltura 2.502 100,0 5,1 49.222 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, 2012. L’agricoltura laziale ha un valore di circa 2,5 miliardi di euro e partecipa per il 5,1% alla formazione della produzione agricola italiana. Nel Lazio, il comparto delle coltivazioni agricole contribuisce a determinare il valore complessivo della produzione in misura più rilevante rispetto a quanto si registra a livello nazionale (55,9%, contro il 53,3%); di converso, è minore il peso dei prodotti degli allevamenti (30,2%, contro il 33,1%). Rispetto ai valori nazionali, l’agricoltura laziale esprime la sua maggiore incidenza per i settori del latte di pecora e capra (10,7%), delle patate e ortaggi (8,7%) e delle foraggere (7,6%). In valori assoluti, i prodotti più importanti a livello regionale sono: ancora, patate e ortaggi (24,6%); carni (15,6%); latte di vacca e bufala (11,1%). Da rilevare, infine, il peso delle attività secondarie (tra le quali sono incluse l’agriturismo e la trasformazione aziendale), il cui peso sul totale è superiore alla media nazionale (2,8% rispetto a 2,0%) e che incidono per il 7,2% sul corrispondente totale registrato per l’agricoltura italiana. 5. L’agricoltura nella provincia di Roma La Provincia di Roma si estende su circa 530.000 ettari che, per il 47,0% (249.120 ettari) sono interessati da aree agricole e forestali: una superficie sicuramente importante, in termini, sia assoluti, sia relativi, considerando la presenza, sul territorio dell’area metropolitana della città di Roma. Le aree agricole (tabella 12) hanno la loro principale destinazione nei seminativi (51,4%), seguiti da pascoli (31,7%) e coltivazioni arboree (16,7%). Le foreste coprono il 20,6% del territorio provinciale. Nel contesto regionale, la provincia di Roma è al primo posto per estensione della SAT e al secondo (dietro Viterbo) per la SAU; con riferimento alle singole colture, ha il primato per i prati e i pascoli; mentre è seconda per le aree a seminativi e le coltivazioni arboree alla provincia di Viterbo e, per gli orti familiari, a quella di Frosinone. Tabella 12. SAU e SAT nelle province laziali (Censimento 2010, ettari in migliaia). Superficie agricola utilizzata (SAU) Arbori- Superficie Superficie Coltivazioni Prati coltura agraria Altra Agricola Province Orti Boschi Seminativi legnose permanenti Totale da non superficie Totale Familiari agrarie e pascoli legno utilizzata (SAT) Viterbo 133,65 38,93 0,48 22,10 195,16 1,03 33,54 5,95 6,67 242,35 Rieti 24,31 12,81 0,17 51,18 88,48 0,27 70,69 4,16 5,67 169,27 Roma 90,39 29,45 0,42 55,73 175,98 0,93 51,25 13,13 7,84 249,12 Latina 41,86 22,37 0,22 23,94 88,39 0,17 14,41 3,88 5,78 112,64 Frosinone 31,39 18,74 0,77 39,70 90,60 0,64 28,26 3,76 4,81 128,09 Lazio 321,59 122,30 2,06 192,65 638,60 3,05 198,15 30,88 30,79 901,47 Italia 7.009,31 2.380,77 31,90 3.434,07 12.856,05 101,63 2.901,04 648,75 573,64 17.081,10 Valori percentuali per colonna Viterbo 41,6 31,8 23,3 11,5 30,6 33,9 16,9 19,3 21,7 26,9 Rieti 7,6 10,5 8,3 26,6 13,9 8,8 35,7 13,5 18,4 18,8 Roma 28,1 24,1 20,2 28,9 27,6 30,4 25,9 42,5 25,5 27,6 Latina 13,0 18,3 10,9 12,4 13,8 5,7 7,3 12,6 18,8 12,5 Frosinone 9,8 15,3 37,4 20,6 14,2 21,1 14,3 12,2 15,6 14,2 Lazio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Italia 4,6 5,1 6,4 5,6 5,0 3,0 6,8 4,8 5,4 5,3 Valori percentuali sui totali per riga (coltivazioni su SAU; SAU, foreste e altri su SAT) e Lazio su Italia 12
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Viterbo 68,5 19,9 0,2 11,3 80,5 0,4 13,8 2,5 2,8 100,0 Rieti 27,5 14,5 0,2 57,9 52,3 0,2 41,8 2,5 3,4 100,0 Roma 51,4 16,7 0,2 31,7 70,6 0,4 20,6 5,3 3,1 100,0 Latina 47,4 25,3 0,3 27,1 78,5 0,2 12,8 3,4 5,1 100,0 Frosinone 34,7 20,7 0,8 43,8 70,7 0,5 22,1 2,9 3,8 100,0 Lazio 50,4 19,2 0,3 30,2 70,8 0,3 22,0 3,4 3,4 100,0 Italia 54,5 18,5 0,2 26,7 75,3 0,6 17,0 3,8 3,4 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. La Provincia di Roma si distingue nel panorama agricolo regionale, non solo per il comparto delle coltivazioni, ma anche per le produzioni zootecniche (tabella 13). Il territorio della provincia romana conta, infatti, 3.051 aziende, pari al 21% di quelle presenti nell’intera regione ed è secondo solo alla provincia di Frosinone (5.369 aziende, 37,0%) che, però, rispetto a Roma, presenta una assai più forte polverizzazione delle imprese, che sono, in gran parte, di piccole dimensioni. Con riferimento alle singole attività zootecniche, le aziende della provincia di Roma risultano essere, principalmente, interessate all’allevamento di bovini (47,5%), di equini (42,3%) e di ovini (22,8%). Tale distribuzione trova riscontro anche nell’incidenza sul totale regionale che vede concentrati nella provincia di Roma il 16,7% degli allevamenti bovini, il 33,8% di quelli equini e il 22,0% di quelli ovini. Da rilevare che, nell’ambito regionale, la provincia di Roma può vantare le aree maggiormente vocate per l’allevamento bovino da latte; tanto è vero che, con il 16% degli allevamenti, conta, circa il 38% della produzione regionale ed il 34% dei capi dell’intero Lazio. Tabella 13. Lazio: aziende zootecniche per tipo e provincia (Censimento 2010). Aziende Totale Bovini Bufalini Suini Ovini Caprini Equini Avicoli Viterbo 2.127 716 4 98 914 48 558 184 Rieti 2.438 1.563 6 258 619 110 913 272 Roma 3.051 1.449 11 137 695 165 1.292 302 Latina 1.517 995 281 39 199 116 235 73 Frosinone 5.369 3.968 290 369 727 283 829 585 Lazio 14.502 8.691 592 901 3.154 722 3.827 1.416 Italia 217.449 124.210 2.435 26.197 51.096 22.759 45.363 23.953 Valori percentuali per colonna. Viterbo 14,7 8,2 0,7 10,9 29,0 6,6 14,6 13,0 Rieti 16,8 18,0 1,0 28,6 19,6 15,2 23,9 19,2 Roma 21,0 16,7 1,9 15,2 22,0 22,9 33,8 21,3 Latina 10,5 11,4 47,5 4,3 6,3 16,1 6,1 5,2 Frosinone 37,0 45,7 49,0 41,0 23,1 39,2 21,7 41,3 Lazio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Italia 6,7 7,0 24,3 3,4 6,2 3,2 8,4 5,9 Valori percentuali per riga e Lazio su Italia Viterbo 100,0 33,7 0,2 4,6 43,0 2,3 26,2 8,7 Rieti 100,0 64,1 0,2 10,6 25,4 4,5 37,4 11,2 Roma 100,0 47,5 0,4 4,5 22,8 5,4 42,3 9,9 Latina 100,0 65,6 18,5 2,6 13,1 7,6 15,5 4,8 Frosinone 100,0 73,9 5,4 6,9 13,5 5,3 15,4 10,9 Lazio 100,0 59,9 4,1 6,2 21,7 5,0 26,4 9,8 Italia 217.449 57,1 1,1 12,0 23,5 10,5 20,9 11,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Come già osservato, nel periodo intercensuario, la provincia di Roma ha fatto registrare una significativa riduzione delle aziende agricole. Tale dinamica, sebbene in misura variabile, ha riguardato tutti i principali settori produttivi. In specie, e con riferimento al comparto delle coltivazioni: - le aziende a seminativi sono passate da 13.307 a 6.572, con un aumento della SAU media ad azienda da 6,7 a 13,5 ettari. La maggior parte delle imprese operanti in questo settore si concentra nel comune di Roma, ove si registra il 23% della SAU e il 12% delle aziende. 13
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Sempre a livello provinciale, al comune di Roma, è ascrivibile anche il primato della produzione cerealicola, con il 27% delle aziende e il 40% delle superfici investite. Da rilevare, tuttavia, che, come si evince dai dati di tabella 14, a livello nazionale, la produzione cerealicola del Lazio ha scarsa rilevanza, e che la provincia di Roma, a sua volta, ha una buona incidenza sui valori regionali solo per il frumento duro, l’orzo (anche grazie alla presenza, sul territorio, della filiera della birra) e l’avena; - le foraggere avvicendate interessano 3.300 aziende che, sebbene, in calo rispetto al 2000 (-20,0%) hanno, però aumentato di circa il 40% le superfici investite (maggiore incremento regionale); - le aziende orticole, a fronte di una riduzione di oltre il 60% nel numero (1.476 nel 2010) sembrano avere avviato un processo di riorganizzazione, come sembrerebbe dimostrare l’incremento di oltre il 20% delle superfici investite. I comuni maggiormente interessati a tali produzione risultano essere Roma, Fiumicino e Velletri. - le imprese del comparto floricolo, si concentrano per circa il 45% nella provincia di Roma e, in specie, sul territorio della Capitale (circa il 28% della superficie investita), seguita dai comuni di Lanuvio e Nettuno, (circa il 15% delle superfici) e, per la numerosità aziendale, dai comuni di Velletri e Santa Marinella (circa il 17% delle imprese); Tabella 14. Superfici e produzioni medie nel triennio 2010-12 per i principali cereali nel Lazio (% e Lazio su Italia). Tenero Frumento Duro Segale Superficie Produzione Superficie Produzione Superficie Produzione Viterbo 20,8 22,0 56,4 58,5 59,4 64,4 Rieti 21,2 23,0 1,4 1,5 23,4 18,9 Roma 7,1 9,5 33,6 31,9 0,0 0,0 Latina 11,0 11,5 4,7 4,7 5,7 8,4 Frosinone 39,9 34,0 4,0 3,4 11,5 8,3 Lazio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Italia 2,5 1,5 4,5 4,4 2,8 2,4 Orzo Avena Mais Superficie Produzione Superficie Produzione Superficie Produzione Viterbo 45,7 46,8 21,2 22,4 3,3 4,6 Rieti 5,1 6,4 8,2 9,4 11,1 12,8 Roma 17,6 20,5 23,6 22,2 1,8 1,6 Latina 5,7 6,3 19,7 22,3 79,4 78,0 Frosinone 25,9 20,0 27,2 23,7 11,1 11,4 Lazio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Italia 5,3 4,6 2,0 2,0 34,3 34,7 Fonte: nostre elaborazione su dati ISTAT. - le coltivazioni legnose riguardano, in primo luogo, l’olivicoltura che risulta essere praticata in 15.421 aziende, che, pur in forte calo rispetto al 2000 (-54%), hanno comunque, sostanzialmente, conservato le superfici investite, facendo registrare un significativo ampliamento delle dimensioni medie (da 0,6 a 1,4 ettari) che restano, però, eccessivamente ridotte e fortemente polverizzate. Le maggiori concentrazioni, in termini, sia di aziende, sia di superfici, si registrano nei comuni al confine con la provincia di Rieti e con l’Abruzzo e nell’area dei Castelli Romani. La provincia di Roma ha il primato regionale per le superfici coltivate, ed è seconda dietro a Frosinone per la produzione di olio che, nella media del triennio 2009-2011, si è attestata attorno ai 65.000 quintali (con una resa media del 15,2%, la più bassa della regione), pari a circa un quarto dei volumi ottenuti nella regione Lazio che, a sua volta, incide per circa il 5% sulla produzione nazionale (tabella 15); 14
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Tabella 15. Olive da olio, superfici e produzioni medie nel triennio 2010-12 nel Lazio (% e Lazio su Italia). Olive da olio Olio di pressione Province Superficie Produzione Resa Produzione Viterbo 21,4 24,8 15,5 23,5 Rieti 13,7 7,3 15,9 7,0 Roma 27,7 27,6 15,2 25,1 Latina 15,1 13,1 15,8 11,8 Frosinone 22,0 27,2 20,1 32,7 Lazio 100,0 100,0 16,8 100,0 Italia 7,4 5,1 17,1 5,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. - le aziende viticole risultano essere circa 5.100, in calo del 72% rispetto al 2000 e con una riduzione di superficie del 37,5%, a conferma del pesante ridimensionamento vissuto dal settore nell’ultimo decennio. Nonostante ciò, Roma si conferma la principale provincia vitivinicola del Lazio (tabella 16) e, a livello provinciale, la distribuzione delle superfici e delle aziende è rimasta, sostanzialmente, omogenea, con punte nei comuni di Velletri (13% delle aziende e 17% delle superfici) e di Roma (10% e 12%). Da rilevare che, nel contesto regionale, la vitivinicoltura della provincia di Roma è quella che presenta la maggiore incidenza di superfici vitate, investite con uve per la produzione di vini a denominazione (il 60,2% contro il 28,6% di Latina; il 10,2% di Viterbo; lo 0,9% di Frosinone e lo 0,2% di Rieti); Tabella 16. Lazio: settore vitivinicolo, aziende e superfici (Censimento 2010). Aziende Superfici Province Numero % Ettari % e Lazio/Italia Viterbo 4.183 20,4 2.969,22 17,7 Rieti 1.908 9,3 756,91 4,5 Roma 5.114 24,9 7.205,63 42,8 Latina 2.432 11,8 4.001,00 23,8 Frosinone 6.892 33,6 1.889,52 11,2 Lazio 20.529 100,0 16.822,28 100,0 Italia 388.881 5,3 664.296,18 2,5 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. - gli orti familiari hanno conosciuto una forte riduzione nel numero delle imprese (-66%) ed il dimezzamento delle superfici; mentre i prati e i pascoli, a fronte della perdita di circa il 72% delle aziende, hanno, sostanzialmente, tenuto, in termini di superficie investita (-6%). Generali le flessioni, di aziende e superfici, delle coltivazioni di fruttiferi, sovente sostituiti da altre forme di arboricoltura da legno. A livello comunale, il 23% degli orti familiari (per il 20% di superfici) si concentra tra Roma e Velletri. I prati e i pascoli interessano, in primo luogo, i comuni di Roma, Camerata e Tolfa nei quali si concentra il 24% delle superfici; le aziende di maggiori dimensioni si trovano nel comune di Camerata (17; 4,2% sul totale provinciale); le più piccole in quello di Roma (404; 10% sul totale). Le dinamiche di riduzione delle imprese e dei fattori produttivi impiegati che hanno caratterizzato il comparto delle coltivazioni, le si ritrovano anche in quello zootecnico. In particolare, sempre con riferimento al periodo intercensuario: - nell’allevamento bovino da latte, la provincia di Roma ha fatto registrare una riduzione del numero delle aziende di circa il 20%, a fronte di una contrazione nei capi allevati in misura del 12%. Nonostante ciò, la provincia di Roma conferma il primato regionale per numero di vacche da latte (oltre 20.000 capi, pari al 34% del totale regionale; tabella 17). A livello comunale, gli allevamenti si concentrano nei comuni di Roma e di Fiumicino, ove si conta un numero di bovini superiore alle 13.000 unità, pari a circa il 65% dei capi censiti nell’intera provincia (negli altri 15
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA comuni non si registrano numerosità superiori ai 3.000 capi); Con riferimento alle aziende, esse si localizzano, principalmente, nel comune di Roma (12%); mentre negli altri comuni della provincia, in nessuno si rilevano percentuali superiori al 6%. La provincia di Roma, come già detto, determina, da sola, il 38% della produzione regionale di latte; - l’allevamento bovino da carne è sostanzialmente riferibile, o alla linea vacca-vitello (vacca nutrice) di tipo estensivo, o ai sistemi produttivi derivanti dall’allevamento di lattifere. Al pari di quanto rilevato per il latte, la provincia di Roma è al primo posto, in regione Lazio, anche per gli allevamenti da carne. In particolare, l’allevamento della vacca nutrice, si concentra nei comuni al confine con la provincia di Viterbo, in aree prevalentemente declivi e, spesso, marginali; l’altro si localizza in corrispondenza degli allevamenti da latte, per di più, nei comuni di Roma e Fiumicino. In entrambi i casi, stante la carenza di centri d’ingrasso specializzati, i vitelli sono venduti ed avviati all’ingrasso fuori regione, in primo luogo, nel Nord Italia. A livello comunale, oltre alle località già citate, sono da evidenziare i comuni di Campagnano e Canale Monterano per l’allevamento dei bovini maschi di 2 anni e più ed i comuni di Valmontone e Tivoli (15% delle aziende; secondo comune dopo Roma) per le manze da macello; - l’allevamento bufalino (tabella 18) è scarsamente presente nella provincia di Roma, ove si contano appena 11 aziende (1,9%) e 969 capi allevati (1,5%), di cui 574 bufale (1,4% sul totale regionale e 59,2% sui bufali in provincia di Roma). I comuni interessati sono Pomezia (600 capi), Roma (133), Fiano Romano (133) e Fiumicino (94). Tabella 17. Allevamenti bovini nel Lazio (Censimento 2010) Aziende Capi % su totale e Vacche % su totale e Numero Totale Lazio/Italia % e % su totale e Lazio/Italia Numero Lazio/Italia Lazio/Italia Viterbo 716 8,2 36.859 16,9 7.225 12,2 19,6 Rieti 1.563 18,0 30.974 14,2 6.101 10,3 19,7 Roma 1.449 16,7 67.219 30,7 20.141 34,0 30,0 Latina 995 11,4 46.125 21,1 18.278 30,9 39,6 Frosinone 3.968 45,7 37.465 17,1 7.499 12,7 20,0 Lazio 8.691 100,0 218.642 100,0 59.244 100,0 27,1 Italia 124.210 7,0 5.592.700 3,9 1.599.442 3,7 28,6 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Tabella 18. Lazio: allevamenti di bufalini aziende e capi per provincia (Censimento 2010). Aziende Capi % su totale e % su totale e Bufale Numero Lazio/Italia Totale Lazio/Italia % e % su totale e Numero Lazio/Italia Lazio/Italia Viterbo 4 0,7 536 0,9 407 1,0 75,9 Rieti 6 1,0 803 1,3 397 0,9 49,4 Roma 11 1,9 969 1,5 574 1,4 59,2 Latina 281 47,5 43.612 69,4 28.173 66,4 64,6 Frosinone 290 49,0 16.956 27,0 12.873 30,3 75,9 Lazio 592 100,0 62.876 100,0 42.424 100,0 67,5 Italia 2.435 24,3 360.291 17,5 232.924 18,2 64,6 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. - gli allevamenti ovini della provincia di Roma, nel periodo intercensuario, hanno segnato pesanti riduzioni nel numero delle imprese (da 1.500 a 695; -53,7%) che, però, stanti le più forti flessioni registrate a livello regionale, hanno fatto accrescere il peso degli allevamenti romani in termini relativi (dall’11% al 22%). Con il 28,1% dei capi allevati, la provincia di Roma è seconda (tabella 19) solo a quella di Viterbo (49,0%). 16
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Sempre con riferimento al territorio provinciale, a livello di singoli comuni, il principale è quello di Roma con circa 50.700 capi, pari al 30,4% degli ovini allevati sul territorio provinciale e con circa il 20% delle aziende operanti nel comparto. Tra gli altri comuni della provincia, nessuno conta più di 10.000 capi; Tabella 19. Lazio: allevamenti di ovini per provincia (Censimento 2010). Aziende Capi Province % su totale e % su totale e Numero Lazio/Italia Numero Lazio/Italia Viterbo 914 29,0 290.264 49,0 Rieti 619 19,6 63.260 10,7 Roma 695 22,0 166.654 28,1 Latina 199 6,3 24.078 4,1 Frosinone 727 23,1 47.859 8,1 Lazio 3.154 100,0 592.115 100,0 Italia 51.096 6,2 6.782.179 8,7 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. - gli allevamenti avicoli si concentrano nei comuni a nord di Roma, ove si trova la quasi totalità delle imprese della provincia (300 su 302). Nel contesto regionale (tabella 20) l’avicoltura romana risulta essere seconda, sia per le imprese (21,3%, contro il 41,3% di Frosinone), sia per il numero di capi allevati (29,8%) che conta i suoi massimi nella provincia di Viterbo (50,6%, con il 13% delle aziende); Tabella 20. Lazio: allevamenti avicoli per provincia (Censimento 2010). Aziende Capi % su totale e % su totale e Numero Numero Lazio/Italia Lazio/Italia Viterbo 184 13,0 2.286.976 50,6 Rieti 272 19,2 71.089 1,6 Roma 302 21,3 1.347.124 29,8 Latina 73 5,2 323.233 7,2 Frosinone 585 41,3 488.410 10,8 Lazio 1.416 100,0 4.516.832 100,0 Italia 23.953 5,9 167.512.019 2,7 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. - l’allevamento di caprini è poco rappresentato e conta 165 imprese (22,9%). In questa attività, la provincia di Roma risulta al secondo posto per il numero di aziende (dopo Frosinone con il 39,2%) e al terzo per i capi allevati, contandone 5.480 (19,6%), contro i 9.105 di Frosinone (32,5%) e i 7.518 di Latina (26,9%). Non molto diffuso neanche l’allevamento di suini che, tra le altre cose, nel periodo 2000-2010, ha patito una riduzione di circa il 90% delle imprese che, oggi, si attestano sulle 137 unità (15,2% del totale regionale), ponendo la provincia di Roma al terzo posto, sia per il numero di aziende (dietro Frosinone col 41,0% e Rieti col 28,6%), sia per i capi allevati, dopo Viterbo (35,5%. col 10,9% delle imprese) e Latina (30,6%, col 4,3% degli allevamenti). La provincia di Roma risulta, invece, al primo posto per quanto riguarda gli allevamenti equini, per i quali conta il 33,8% delle imprese (1.292) ed il 35,3% dei capi allevati (7.689). Tabella 21. Allevamenti di caprini, suini ed equini: aziende e capi allevati per provincia (Censimento 2010). Caprini Suini Equini Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Province %e %e %e %e %e %e Nr Lz/IT Nr. Lz/IT Nr. Lz/IT Nr. Lz/IT Nr. Lz/IT Nr. Lz/IT Viterbo 48 6,6 2.829 10,1 98 10,9 27.399 35,5 558 14,6 3.835 17,6 Rieti 110 15,2 3.050 10,9 258 28,6 4.236 5,5 913 23,9 4.701 21,6 Roma 165 22,9 5.480 19,6 137 15,2 14.657 19,0 1.292 33,8 7.689 35,3 Latina 116 16,1 7.518 26,9 39 4,3 23.623 30,6 235 6,1 1.420 6,5 Frosinone 283 39,2 9.105 32,5 369 41,0 7.268 9,4 829 21,7 4.117 18,9 Lazio 722 100,0 27.982 100,0 901 100,0 77.183 100,0 3.827 100,0 21.762 100,0 Italia 22.759 3,2 861.942 3,2 26.197 3,4 9.331.314 0,8 45.363 8,4 219.159 9,9 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 17
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA 6. Le produzioni biologiche e a denominazione Le produzioni con metodo biologico interessano, nel Lazio, 47.000 ettari (7,3% della SAU regionale), con 2.482 aziende (2,5% sul totale) impegnate nelle coltivazioni e 666 (0,7%) negli allevamenti. A livello nazionale, l’agricoltura biologica costituisce una realtà consolidata, rappresentando il 6,0% delle superfici e, per le imprese, il 5,7% di quelle interessate alle coltivazioni e l’8,3% di quelle zootecniche. In riferimento alla realtà produttiva nazionale, l’agricoltura biologica laziale assume particolare rilevanza, in riferimento alle seguenti produzioni: foraggere avvicendate (15,4% delle superfici, 10,4% delle aziende) e fruttiferi (12,5% e 7,9%), per le coltivazioni; mentre per le produzioni zootecniche le incidenze maggiori si registrano per gli avicoli (21,3% dei capi e 13,9% degli allevamenti), i bufalini (19,5% e 19,4%) e gli equini (16,0% e 11,2%). Con riferimento alla realtà produttiva regionale, la provincia di Roma, si colloca in una posizione intermedia, figurando al secondo posto (dietro Viterbo) per le superfici investite e al terzo (dopo Viterbo e Rieti) per le aziende interessate. Con riferimento ai singoli comparti (tabelle 22-23), nella provincia di Roma, sono destinati alle coltivazioni biologiche 11.254 ettari (6,2% sulla SAU provinciale) che, per il 76,8% sono investiti a foraggere avvicendate (32,3%), prati e pascoli permanenti (25,2%) e cereali (19,2%). Per quanto riguarda le produzioni zootecniche con metodo biologico, la provincia di Roma è interessata, principalmente, all’allevamento di bovini ed equini, per i quali è, rispettivamente, prima e seconda per i capi allevati e terza per numero di aziende (tabelle 24-25). Tabella 22. Lazio superfici investite a coltivazioni biologiche, per provincia e principali colture (censimento 2010). Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio Italia Totale 23.379,7 7.525,2 11.254,4 4.126,4 758,9 47.044,6 781.489,7 In conversione 663,2 345,3 170,1 62,3 27,4 1.268,2 26.956,9 - Cereali 6.160,1 507,5 2.161,6 110,5 128,3 9.068,0 223.542,2 - Foraggere avvicendate 8.539,4 969,6 2.831,8 358,5 69,1 12.768,4 82.937,1 - Prati permanenti pascoli 1.606,0 3.425,4 3.639,7 1.524,0 191,1 10.386,1 172.516,9 - Vite 469,3 71,6 404,9 447,6 21,1 1.414,4 43.999,4 - Olivo 1.596,9 1.931,3 1.059,8 303,2 293,0 5.184,2 134.294,3 - Fruttiferi 3.713,1 432,6 465,4 1.021,6 23,1 5.655,8 45.137,2 Valori percentuali per colonna Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 In conversione 2,8 4,6 1,5 1,5 3,6 2,7 3,4 - Cereali 26,3 6,7 19,2 2,7 16,9 19,3 28,6 - Foraggere avvicendate 36,5 12,9 25,2 8,7 9,1 27,1 10,6 - Prati permanenti pascoli 6,9 45,5 32,3 36,9 25,2 22,1 22,1 - Vite 2,0 1,0 3,6 10,8 2,8 3,0 5,6 - Olivo 6,8 25,7 9,4 7,3 38,6 11,0 17,2 - Fruttiferi 15,9 5,7 4,1 24,8 3,0 12,0 5,8 Valori percentuali per riga e Lazio su Italia Totale 49,7 16,0 23,9 8,8 1,6 100,0 6,0 Conversione 52,3 27,2 13,4 4,9 2,2 100,0 4,7 - Cereali 67,9 5,6 23,8 1,2 1,4 100,0 4,1 - Foraggere avvicendate 66,9 7,6 22,2 2,8 0,5 100,0 15,4 - Prati permanenti pascoli 15,5 33,0 35,0 14,7 1,8 100,0 6,0 - Vite 33,2 5,1 28,6 31,6 1,5 100,0 3,2 - Olivo 30,8 37,3 20,4 5,8 5,7 100,0 3,9 - Fruttiferi 65,7 7,6 8,2 18,1 0,4 100,0 12,5 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. 18
DOCUMENTO PROGRAMMATICO CONFAGRICOLTURA DI ROMA Tabella 23. Lazio aziende con coltivazioni biologiche, per provincia e principali colture (censimento 2010). Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio Italia Totale 1.060 632 403 280 107 2.482 43.367 In conversione 64 19 19 6 5 113 1.917 - Cereali 290 73 80 19 37 499 14.310 - Foraggere avvicendate 309 65 72 21 12 479 4.628 - Prati permanenti e pascoli 114 164 78 25 27 408 8.192 - Vite 204 91 98 70 25 488 9.878 - Olivo 658 517 220 85 91 1.571 25.063 - Fruttiferi 498 93 113 152 14 870 10.947 Valori percentuali per colonna Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 In conversione 6,0 3,0 4,7 2,1 4,7 4,6 4,4 - Cereali 27,4 11,6 19,9 6,8 34,6 20,1 33,0 - Foraggere avvicendate 29,2 10,3 17,9 7,5 11,2 19,3 10,7 - Prati permanenti e pascoli 10,8 25,9 19,4 8,9 25,2 16,4 18,9 - Vite 19,2 14,4 24,3 25,0 23,4 19,7 22,8 - Olivo 62,1 81,8 54,6 30,4 85,0 63,3 57,8 - Fruttiferi 47,0 14,7 28,0 54,3 13,1 35,1 25,2 Valori percentuali per riga e Lazio su Italia Totale 42,7 25,5 16,2 11,3 4,3 100,0 5,7 In conversione 56,6 16,8 16,8 5,3 4,4 100,0 5,9 - Cereali 58,1 14,6 16,0 3,8 7,4 100,0 3,5 - Foraggere avvicendate 64,5 13,6 15,0 4,4 2,5 100,0 10,4 - Prati permanenti e pascoli 27,9 40,2 19,1 6,1 6,6 100,0 5,0 - Vite 41,8 18,6 20,1 14,3 5,1 100,0 4,9 - Olivo 41,9 32,9 14,0 5,4 5,8 100,0 6,3 - Fruttiferi 57,2 10,7 13,0 17,5 1,6 100,0 7,9 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Tabella 24. Lazio: capi allevati con metodo biologico, per specie e per provincia (Censimento 2010). Bovini Bufalini Equini Ovini Caprini Suini Avicoli Conigli Viterbo 6.973 - 937 51.699 749 3.983 575.873 90 Rieti 4.142 31 440 12.583 464 738 11.180 47 Roma 7.079 - 531 6.759 233 306 15.035 51 Latina 1.761 496 78 491 956 - 9.076 50 Frosinone 422 1 76 1.240 343 231 675 253 Lazio 20.377 528 2.062 72.772 2.745 5.258 611.839 491 Italia 232.102 2.701 12.905 620.279 84.822 108.922 2.866.115 130.246 Valori percentuali (per colonna) Viterbo 34,2 - 45,4 71,0 27,3 75,8 94,1 18,3 Rieti 20,3 5,9 21,3 17,3 16,9 14,0 1,8 9,6 Roma 34,7 - 25,8 9,3 8,5 5,8 2,5 10,4 Latina 8,6 93,9 3,8 0,7 34,8 - 1,5 10,2 Frosinone 2,1 0,2 3,7 1,7 12,5 4,4 0,1 51,5 Lazio 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Lazio/Italia 8,8 19,5 16,0 11,7 3,2 4,8 21,3 0,4 Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. Tabella 25. Lazio: aziende con allevamenti biologici, per specie allevata e per provincia (Censimento 2010). Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio Italia Totale 267 129 119 49 102 666 8.059 - Bovini 113 88 78 35 41 355 4.874 - Bufalini - 1 - 4 1 6 31 - Equini 47 52 40 9 18 166 1.487 - Ovini 137 47 26 6 13 229 3.140 - Caprini 10 10 8 11 6 45 1.305 - Suini 16 21 12 - 8 57 1.030 - Avicoli 35 15 21 3 49 123 886 - Conigli 3 3 6 1 26 39 176 - Api 7 5 8 5 5 30 660 - Altri 4 - 1 - 1 6 56 Valori percentuali per colonna 19
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