Prospettive - Focus Europa: ecco cosa muove l'economia - Mercati finanziari e congiuntura - Bank Cler
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«L’UE punta a un’Europa più integrata per affrontare con successo le sfide future.» Dr. Sandro Merino, Chief Investment Officer
Editoriale Focus Europa: ecco cosa muove l’economia Dr. Sandro Merino Chief Investment Officer Care lettrici, cari lettori, la gestione della pandemia ha messo in evidenza una serie di differenze fra le grandi aree economiche, ossia Stati Uniti, Europa e Cina. Questo numero di «Prospettive» sarà dedicato al tema dell’Europa. Un termine già di per sé difficile da definire: comprende tutto il continente geografico? O solo l’UE? Russia e Turchia ne fanno parte? E perché è un argomento così spinoso per la Svizzera? Con il mercato interno e l’introduzione dell’euro – che di recente si è dimostrato più stabile di quanto si dica – è nata un’area economica di rilevanza globale. Svizzera e Regno Unito preferiscono mantenere le distanze dall’UE, ma avere libero accesso a questo mercato rimane per entrambi i paesi una priorità strategica indiscussa. Il mercato interno, però, ha anche un altro merito: quello di favorire una maggiore interdipendenza a vari livelli fra le nazioni aderenti. I valori fondamentali dell’Europa, come diversità, libertà e Stato di diritto, vengono difesi e rafforzati sul Continente dalla seconda Guerra mondiale. Ora, con la Cina lanciata verso il primato di maggiore potenza economica mondiale in quella che pare un’ascesa inarrestabile, l’Europa rischia di finire spesso in una morsa: stretta fra gli interessi politici divergenti del paese asiatico e degli Stati Uniti. Dovrebbe quindi porsi, nel suo stesso interesse, come mediatrice, un ruolo che di fatto si sta già delineando. In un mondo all’insegna della globalizzazione e della competizione tra sistemi politici, i valori dell’Europa sono un bene prezioso. È importante promuoverli soprattutto nella concezione degli investimenti sostenibili. Spero quindi che la nostra panoramica sull’Europa si riveli utile e istruttiva anche per gli investitori. Cordialmente 3
In questo numero 10 L’euro non è poi così male 6 L’Europa nella morsa fra Cina e USA 14 Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora margini di crescita 3 10 Editoriale L’euro non è poi così male Nonostante qualche critica (giustificata) alla struttura dell’Unione monetaria europea, finora l’introduzione 6 dell’euro ha dato buoni frutti. L’Europa nella morsa fra Cina e USA Il colosso cinese prosegue l’inarrestabile ascesa al primato di maggiore potenza economica mondiale. 14 Per gli investitori europei gli investimenti in Cina Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora nascondono opportunità e rischi non solo finanziari. margini di crescita L’interdipendenza economica raggiunta all’interno dell’UE e con i paesi associati è già molto avanzata. Per un’integrazione ancora più forte serve una maggiore condivisione delle competenze nazionali. 4
22 La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa 30 L’Europa vista dagli investitori 18 26 Europa: avanti tutta con la trasformazione «green» Prezzi alle stelle nelle metropoli europee L’Europa vuole essere il primo continente a raggiungere Il mercato immobiliare in Europa è da sempre molto la neutralità climatica: una missione ambiziosa ma non gettonato. A far salire i prezzi sono il processo di impossibile. urbanizzazione e la maggiore ricchezza degli individui. 22 30 La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa L’Europa vista dagli investitori L’uscita dall’UE è stata un cammino lungo e tortuoso, Per qualche tempo il Vecchio Continente dovrà con ricadute tangibili per l’Europa e il Regno Unito sul accontentarsi di tassi di crescita del PIL in tono fronte sia politico che economico. nettamente minore, ma in ogni portafoglio bilanciato non possono mancare le azioni europee. 5
A cura di Peter Berger, senior investment advisor L’Europa nella morsa fra Cina e USA La Cina sta per diventare la prima potenza economica al mondo superando gli Stati Uniti. Dal punto di vista dell’Europa, le questioni di politica com- merciale e sociale nei rapporti con i due paesi e nelle loro relazioni interne diventeranno probabilmente sempre più importanti. Per gli investitori europei, allocare capitali in Cina è fonte di opportunità ma anche di rischi: individuare opportunità d’investimento interessanti non è compito facile. 6
L’Europa nella morsa fra Cina e USA Il vertice del G7 tenutosi a metà giugno ha messo in Secondo le stime del CEBR, entro il 2050 gli Stati Uniti evidenza il «conflitto interiore» in cui versa l’Europa dal scivolerebbero persino in terza posizione dopo l’India nella punto di vista economico. I partner europei hanno accolto classifica delle economie globali. Al contempo aumenterà con favore il programma infrastrutturale proposto dagli notevolmente la distanza tra chi occupa il podio (Cina, USA come contraltare all’iniziativa cinese della «Nuova India e USA) e il resto del mondo. Sempre più evidente il Via della Seta», ma alcuni paesi come Germania e Italia distacco dell’Europa: se lo scorso anno la «Top 10» com- sono apparsi un po’ meno entusiasti rispetto, ad esempio, prendeva quattro paesi europei (Germania, Gran Bretagna, alla Gran Bretagna. Motivo: i due Stati non vogliono com- Francia e Italia), stando a una previsione di PwC solo promettere la propria solida collaborazione economica Germania e Gran Bretagna saranno ancora in classifica con Pechino. Reazioni piuttosto tiepide sono giunte anche nel 2030. E dal 2050 resterà solo la Germania. da altri paesi europei – il che è comprensibile, dato che nel 2020 la Cina ha soffiato agli USA il ruolo di principale Tornando alla Cina: nonostante il conflitto commerciale partner commerciale dell’Unione europea. Ad ogni modo, latente con gli USA, nel novembre 2020 ha stipulato il più l’alternativa d’investimento al progetto multimiliardario grande accordo di libero scambio al mondo con 14 Stati della «Nuova Via della Seta» è un’iniziativa di grande rilievo della regione Asia-Pacifico. La Repubblica popolare ha con cui il governo statunitense sta cercando di frenare la approfittato del vuoto lasciato dagli Stati Uniti in seguito crescita economica cinese. al loro ritiro dal Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra USA ed Europa (TTIP), per volere Cina economicamente sempre più forte … dell’Amministrazione Trump. Il nuovo partenariato eco Di fatto, l’ascesa della Cina al primato di maggiore potenza nomico nella regione Asia-Pacifico (RCEP) comprende economica mondiale sembra inarrestabile. Ad esempio 2,2 miliardi di persone e circa un terzo della performance l’istituto britannico Centre for Economics and Business economica globale. Il progetto prevede anche il progres- Research (CEBR) prevede che il sorpasso sugli Stati Uniti sivo potenziamento dei programmi di investimento in avverrà nel 2028. Entro il 2050 l’economia cinese dovrebbe corso dal 2006 in Africa nel settore delle materie prime staccare quella a stelle e strisce di un 50 % (a parità di (petrolio, gas, minerali) e per l’assistenza militare e allo potere d’acquisto, cfr. fig. 1). sviluppo. Fig. 1: Come cambierà la classifica delle maggiori economie mondiali* 2020 2030 2050 Pos. Paese PIL Paese PIL Paese PIL 1 USA 20,932 Cina 36,112 Cina 61,079 2 Cina 14,722 USA 25,451 India 42,205 3 Giappone 5,048 India 17,138 USA 41,384 4 Germania 3,803 Giappone 6,006 Indonesia 12,210 5 Gran Bretagna 2,710 Indonesia 5,486 Brasile 9,164 6 India 2,708 Brasile 4,996 Messico 8,014 7 Francia 2,996 Russia 4,854 Giappone 7,914 8 Italia 1,884 Germania 4,590 Russia 7,575 9 Canada 1,643 Messico 3,985 Nigeria 7,345 10 Corea del Sud 1,630 Gran Bretagna 3,586 Germania 6,338 Fonte: FMI, PwC; * stime del PIL in migliaia di miliardi di USD (a parità di potere d’acquisto) 7
L’Europa nella morsa fra Cina e USA Oltre ai suddetti fattori economici, anche diversi elementi Nel 2020 la Cina è diventata strutturali fanno credere che la Cina spodesterà gli Stati Uniti diventando la prima superpotenza economica mon- il principale partner diale entro il 2050. Ad esempio, la Repubblica popolare ha avviato un ampio processo di modernizzazione che do- commerciale dell’UE. vrebbe assicurarle, da qui al 2035, un prodotto interno lordo pro capite in linea con quello di un «paese sviluppato Oltre a una marcata crescita economica, in Cina è in atto medio». Per questo intende promuovere tecnologie chiave anche un rafforzamento politico. E qui nascono i problemi e diventare uno dei paesi più innovativi al mondo. Inoltre per il regime comunista: perché oltre a tensioni di politica Pechino vuole tutelarsi maggiormente dalle sanzioni, interna con vari gruppi etnici (tibetani, uiguri, kazaki, puntando in particolare sul rafforzamento dell’economia tatari, kirghizi, mongoli, zhuang), Pechino ha una serie di interna mediante una strategia a «doppio ciclo»: grazie a controversie (di confine) aperte con vari paesi – dalla linea un mercato interno più robusto, l’economia interna ed aggressiva nei confronti di Taiwan al conflitto latente con esterna dovrebbero stimolarsi a vicenda. Riforme struttu- il Giappone per un arcipelago disabitato, fino alle tensioni rali e innovazioni tecnologiche nei settori Big Data, intel- con il Vietnam e le Filippine. Resta da chiarire anche la ligenza artificiale e integrazione di Internet dovrebbero frontiera con l’India. Inoltre c’è una certa opposizione migliorare e ampliare l’offerta e far crescere la domanda. politica in alcuni paesi africani dove la Cina impone condi- Anche l’innalzamento del livello salariale, l’espansione del zioni di credito irremovibili, poco trasparenti e unilaterali settore dei servizi e la crescita del ceto medio dovrebbero per i suoi finanziamenti. Anche la recente disputa con contribuire ad alimentare la domanda interna. Un altro l’Australia (che non intende cofinanziare la Nuova Via della elemento fondamentale in Cina per le innovazioni nei Seta) dimostra l’intransigenza del governo cinese persino settori comunicazione, trasporti ed energia sono le spese nei confronti di importanti partner commerciali. Tutti per la difesa, mentre un’altra area in crescita riguarda gli questi conflitti possono potenzialmente limitare il ruolo investimenti per la ricerca e le domande di brevetto. del renminbi. … mentre l’egemonia economica degli USA perde colpi L’Europa deve e intende puntare su coesistenza La lotta di potere tra Cina e Stati Uniti avviata da Donald e cooperazione Trump prosegue anche con il suo successore, seppure con Nel 2020 la Cina è diventata il principale partner commer- toni diversi. Nemmeno Joe Biden vuole cedere al colosso ciale dell’UE. La forte crescita cinese e il fatto che l’Europa, asiatico lo scettro di prima potenza economica mondiale. stretta com’è fra USA e Cina, si trovi «tra l’incudine e il Ma anche le stesse previsioni di crescita formulate dal martello» sollevano una serie di interrogativi: che posizione Congresso parlano chiaro: la supremazia economica degli deve assumere il Vecchio Continente tra i due contendenti? Stati Uniti sul resto del mondo avrebbe al massimo 15 Dovrebbe formare un polo contrapposto alla Cina, insieme anni di vita. Ad ogni modo, grazie ai punti di forza in molti agli Stati Uniti e ai paesi alleati? E le cose si complicano settori (mercati finanziari, tecnologia, scienza, ambito quando entrano in campo temi di politica sociale ed eco- militare e/o relazioni esterne), gli USA potrebbero ricoprire nomica, come le questioni legate ai diritti umani e alle una posizione dominante ancora a lungo nonostante tutte minoranze, la libertà di espressione, il furto di proprietà le profezie di sventura. Lo stesso vale per la funzione del intellettuale o l’accesso reciproco ai mercati dei capitali. dollaro come valuta di riserva mondiale. Secondo i dati Su questi fronti sarà difficile costruire le relazioni. Perché del Fondo monetario internazionale, il biglietto verde è la il conflitto tra USA, Europa e Cina non è solo una disputa moneta maggiormente detenuta come riserva valutaria commerciale, ma uno scontro secolare fra due sistemi con- e alla fine del primo trimestre 2021 costituiva il 59 % circa trapposti. Al nostro continente, che versa in condizioni di delle riserve globali. Al contempo il greenback è ritenuto la dipendenza economica, non resta che imboccare la via del divisa più stabile e liquida per il commercio internazionale. pragmatismo per non inimicarsi i due partner commerciali Considerando le tensioni politiche con la Cina e all’interno né dover sacrificare i valori e gli standard che lo contrad- del paese asiatico, difficilmente il renminbi potrà rimpiaz- distinguono. zare la moneta d’oltreoceano in questo ruolo. 8
L’Europa nella morsa fra Cina e USA Investitori: come orientarsi con la Cina correlazione statistica tra la crescita economica di un Anche gli investitori non possono evitare considerazioni paese e i rendimenti azionari delle aziende locali. Inoltre, morali quando c’è di mezzo la Cina. Ad esempio: posso in Cina la crescita deriva principalmente da società non permettermi, in coscienza, di investire in un sistema auto- quotate in borsa, mentre negli Stati Uniti è ascrivibile in ritario che non garantisce la libertà di opinione politica e gran parte a grandi gruppi quotati. Un altro problema i diritti umani fondamentali? Ma anche: visti i mutamenti riguarda la trasparenza delle aziende cinesi un po’ su tutti economici in atto, dovrei aumentare la ponderazione degli i fronti: rendicontazione finanziaria, relazioni d’affari, investimenti nella regione cinese in futuro? A tal proposito sviluppo sostenibile. Senza contare che, in caso di danni, è importante ragionare in termini di rischio-rendimento. l’indipendenza della giustizia cinese non sarebbe affatto La previsione secondo cui il gigante asiatico, nei prossimi garantita. Consigliamo quindi a tutti gli investitori di anni, rimpiazzerà gli USA anche come migliore regione in valutare attentamente e ponderare in base alla propria cui investire va presa con le pinze. Non esiste, infatti, una situazione i pro e i contro di un investimento in Cina. ■ Quando c’è di mezzo la Cina, nelle loro decisioni gli investitori non possono evitare di porsi domande sui propri valori, come democrazia, libertà e diritti umani. 9
A cura del Dr. Stefan Kunzmann, responsabile Investment Research L’euro non è poi così male La moneta comune attirava aspre critiche – soprattutto da parte di esperti tedeschi – già prima della sua introduzione. Una volta in circolazione, a partire dal 1° gennaio 1999, è stata messa alla prova più e più volte. Ma nonostante qualche critica (giustificata) alla struttura dell’Unione monetaria europea, finora l’introduzione dell’euro ha dato buoni frutti. La fiducia nella valuta e nella politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) si riflette in un’elevata stabilità dei prezzi e basse aspettative di inflazione. Ricordate come si viaggiava in Europa negli anni ‘90? Per la moneta unica ha richiesto qualche compromesso. Il Trat- girare il Vecchio Continente dovevamo procurarci le valute tato di Maastricht e i criteri di indebitamento, così come la locali dei paesi che andavamo a visitare e spesso, al rientro, scelta di Francoforte come sede della BCE, erano conces- i portafogli pullulavano di monetine e banconote avanzate: sioni alla Germania con il suo orientamento alla stabilità, lire italiane, franchi francesi, pesetas spagnole, fiorini mentre abolendo il marco tedesco e ridimensionando l’im- olandesi, marchi tedeschi... I prezzi di hotel e campeggi nei portanza della Bundesbank i paesi dell’Europa meridionale vari paesi non erano sempre facili da confrontare e i cambi volevano ridurre la parziale egemonia tedesca in ambito oscillavano in modo improvviso e imprevedibile, facendo di politica monetaria e fiscale. salire o scendere i costi della vacanza. Per non parlare delle commissioni sull’acquisto e la vendita di valuta estera Oggi, a più di 20 anni dall’introduzione, l’euro è ormai un agli uffici di cambio o in banca. Tutto questo valeva per tassello imprescindibile nell’assetto monetario globale. Nel noi cittadini in vacanza ma anche, su più vasta scala, per «nuovo ordine» mondiale che si va delineando, con Cina e le imprese. La moneta unica (come pure l’Unione europea) Stati Uniti come poli centrali nei rapporti di potere inter- ha ridotto drasticamente incertezze, rischi e costi, stimo- nazionali, per i singoli paesi (anche europei) sarà sempre lato enormemente l’attività economica in Europa e offerto più difficile affermarsi e far valere i propri interessi in grande sostegno alla crescita del prodotto interno lordo caso di conflitto con i due giganti. In questo contesto una delle varie nazioni. valuta forte, accettata a livello internazionale e diffusa su scala globale è un fattore geostrategico cruciale che Ma a parte questi aspetti economici, per i decisori dell’epo- può sostenere i paesi dell’Unione monetaria in caso di ca l’euro era soprattutto un’importante pietra miliare su controversie politiche e offrire importanti possibilità di cui costruire l’ulteriore integrazione politica ed economica finanziamento alle imprese all’interno dell’area valutaria. in Europa. E come sempre avviene in democrazia, anche 11
L’euro non è poi così male A nostro avviso le principali sfide per l’euro e la BCE non Fig. 2: Nuova marcata espansione dei bilanci delle provengono tanto da fattori economici e geostrategici, banche centrali a seguito della crisi del coronavirus* quanto piuttosto dal fronte politico. Qualche tempo fa, ad 160 esempio, in Italia aveva destato preoccupazione la posi- 140 zione sempre più influente dei populisti che strizzavano 120 l’occhio all’uscita dall’Eurozona. La prossima prova del 100 fuoco sarà nel 2022, con le elezioni presidenziali in Francia che vedranno Marine Le Pen contro un Emmanuel Macron 80 – almeno per ora – un po’ a corto di consensi. Per contra- 60 stare i populisti è importante che la moneta unica europea 40 sia sostenuta da misure fiscali comuni nei paesi dell’UE, 20 come il pacchetto di aiuti comunitario. Non contano tanto 0 i meccanismi concreti – e forse non sempre impeccabili – 01/00 01/04 01/08 01/12 01/16 01/20 quanto piuttosto i segnali di solidarietà e la capacità di azione comune. BNS (Svizzera) BoJ (Giappone) BCE (Eurozona) BoE (Regno Unito) Fed (USA) Dando uno sguardo alla storia, si può dire che la moneta unica abbia soddisfatto grandi aspettative. Di certo, Fonte: Banca Cler, Bloomberg; * dati in % del PIL durante le ultime crisi la BCE e l’euro si sono dimostrati elementi importanti per la stabilità e l’integrazione; inoltre, in determinate circostanze la Banca centrale europea può Facendo un passo ancora più indietro nella storia, la BCE rivestire la funzione di «prestatore di ultima istanza» per e l’euro, come pure il Sistema monetario europeo che li ha gli Stati. Se poi gli strumenti di politica monetaria attual- preceduti (SME), hanno favorito un grande progresso: la mente impiegati dalla BCE riflettano scrupolosamente i convergenza dei tassi d’inflazione verso l’elevata stabilità dettami degli economisti orientati alla stabilità o se i vari dei prezzi in Germania (fig. 3). Questa stabilità ha per- programmi di acquisto di obbligazioni somiglino piuttosto messo di ridurre i costi di finanziamento, rafforzare la a finanziamenti indiretti dei bilanci pubblici, è una que- funzione del prezzo come indicatore di situazioni di stione che solleva pareri discordanti. Ma non è un argomen- scarsità e ridurre il grado di incertezza nelle decisioni to valido per screditare l’euro rispetto ad altre importanti d’investimento. valute: perché anche la Banca centrale statunitense, la Bank of England, la Bank of Japan e la BNS hanno adot- tato misure decisamente poco convenzionali e ampliato Fig. 3: L’Europa ha raggiunto un’elevata stabilità notevolmente i rispettivi bilanci (fig. 2) a causa della crisi dei prezzi* finanziaria e della pandemia da Covid-19. 35 30 25 20 15 10 5 0 -5 12/69 12/78 12/87 12/96 12/05 12/20 Spagna Francia Italia Germania Fonte: Banca Cler, Bloomberg, OCSE; * tassi d'inflazione in Europa dal 1970 in % 12
L’euro non è poi così male Nell’ultimo ventennio la BCE ha saputo consolidare la fi- ducia nei confronti del suo ruolo istituzionale. Dal canto nostro crediamo che continuerà a mantenerla, nonostante le misure non convenzionali utilizzate per contrastare la crisi (o magari proprio grazie a esse). Confidiamo quindi nella sopravvivenza dell’euro e in una progressiva ulteriore Cosa significa integrazione dell’Europa. Su questo fronte la pandemia per gli investimenti? da Covid-19 ha funto da catalizzatore: prima della crisi del coronavirus, misure come il pacchetto di aiuti comunitario Considerando la fiducia di cui gode la BCE, crediamo e l’assunzione comune dei debiti non sarebbero state che nei prossimi anni i livelli dei prezzi nell’Eurozona concepibili in questa forma. In ogni caso resta ancora rimarranno stabili e i rendimenti obbligazionari parecchio da fare per i paesi dell’Eurozona se non si vuole inferiori alle medie storiche. Buone notizie per i debi- mettere a rischio il progetto della moneta unica e l’UE tori, ma per gli investitori sinonimo di uno «stato di nel suo insieme. I dibattiti sull’euro ci terranno quindi com- emergenza» negli investimenti a reddito fisso, sia in pagnia anche in futuro, portando a tratti scompiglio sui euro che in franchi svizzeri. Al momento la BNS non mercati finanziari. ■ sembra volersi discostare a breve dalla politica mone- taria della BCE, col rischio di un forte apprezzamento del franco che ciò comporterebbe. Peraltro non ce n’è motivo, dato che anche la BNS ha a che fare con un’elevata stabilità dei prezzi (previsioni di consenso sull’inflazione formulate a fine giugno per il 2022: 0,5 %). I livelli attualmente un po’ più alti dell’inflazione sono imputabili soprattutto a effetti di base e processi di adeguamento dovuti alla crisi del coronavirus, e dovrebbero avere piuttosto natura temporanea. Ciò significa che gli investitori devono continuare a diversi ficare e, a seconda dell’obiettivo fissato, contemplare nelle loro decisioni d’investimento anche asset rischiosi A nostro avviso, le principali sfide per l’euro e la BCE non come le azioni. In un contesto di elevata stabilità dei provengono tanto da fattori economici e geostrategici, prezzi e politica monetaria espansiva, le obbligazioni quanto piuttosto dal fronte politico (nell'immagine: rimarranno poco appetibili ancora per qualche tempo. Christine Lagarde, presidente della BCE). 13
A cura di Brigitta Lehr, analista finanziaria Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora margini di crescita Una trentina di anni fa la nascita del mercato interno dell’UE ha dato nuovo slancio al processo di integrazione europeo, avviato dopo la Seconda guerra mondiale per garantire la pace, la stabilità e la prosperità in Europa. Il mercato unico si fonda sui quattro princìpi fondamentali della libera circolazione di merci, servizi, capitali e persone. Insieme all’abolizione delle barriere non tariffarie – come l’armonizzazione e il riconoscimento reciproco delle norme tecniche o la soppressione dei controlli fisici alle frontiere – le misure contribuiscono ad aumentare la concorrenza e i livelli di prosperità, produttività e innovazione. L’interdipendenza economica raggiunta all’interno dell’UE ha una quota bassissima di residenti stranieri (valore e con i paesi associati è già molto avanzata. Lo dimostrano sull’asse X: 0,8 %), di cui solo l’11 % proviene dall’UE (valore gli indicatori che riproducono i quattro pilastri del mercato sull’asse Y). La situazione si spiega, fra l’altro, con la forte interno mettendo a confronto, da un lato, il volume com- disparità di reddito e la conseguente fuga verso l’Occidente. plessivo di interazioni con l’estero e, dall’altro, la perfor- Viceversa, in Gran Bretagna la quota dell’UE per quanto mance economica e le popolazioni nazionali, e misurando riguarda la libera circolazione delle persone è superiore poi la quota di pertinenza dell’UE (figure da 4A a 4D). alla media (valore sull’asse Y: 60 %). Quanto alla circola- zione di merci e capitali, sebbene i britannici abbiano una Interdipendenza internazionale con marcate differenze, forte interdipendenza con l’Unione europea in termini ma grande importanza dell’Europa assoluti, si rileva invece una minore integrazione del Regno La nostra analisi (dati al 2019, blocco UE-28 incl. Regno Unito con l’UE. Per questo motivo, per la Brexit Londra Unito) evidenzia che le singole economie presentano dovrebbe sostenere costi relativamente più contenuti talvolta forti divergenze a livello di interdipendenza con rispetto a quanto accadrebbe ad altri paesi nel caso di l’estero nelle quattro categorie in esame. Ad ogni modo, un’uscita dall’UE. la quota di interazioni con l’UE per quanto riguarda gli scambi di beni e servizi e gli investimenti diretti esteri è Sul fronte dell’interdipendenza in termini di capitali, spic- quasi sempre superiore al 50 % e testimonia la grande cano i quattro paesi di maggior richiamo in virtù dei importanza del mercato interno. Più contrastata, invece, rispettivi sistemi normativi e fiscali: Lussemburgo, Malta, la situazione della libera circolazione delle persone. Irlanda e Cipro; anche il volume di servizi è superiore alla media, grazie alla loro industria finanziaria. La scarsa In particolare nei paesi UE dell’Europa dell’Est, la presenza interdipendenza con l’estero in termini di capitali in gran di altri cittadini dell’Unione è generalmente piuttosto parte dei paesi dell’Est Europa indica invece potenziale di ridotta, come mostra la figura 4A. Ad esempio, la Polonia sviluppo per i mercati dei capitali locali. 14
Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora margini di crescita 15
Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora margini di crescita A farla da padrone nel mercato interno è la circolazione Se vuole avere un ruolo di primo piano nel mondo, delle merci. Il volume degli scambi commerciali tra i paesi l’Europa deve affrontare grandi sfide partecipanti in rapporto al PIL si attesta in media intorno Da tempo il Vecchio Continente ha iniziato a perdere il suo al 70 % e supera ampiamente la quota di creazione di smalto, complici i cambiamenti demografici, il rafforza- valore dei settori industria e agricoltura. L’elevata quota mento economico e la crescente capacità innovativa di dei paesi partner dell’UE negli scambi commerciali testi- altre regioni, prima fra tutte la Cina. Già oggi solo tre dei monia l’enorme attrattiva e il buon funzionamento del quattro paesi europei compresi nel G7 rientrano effettiva- mercato interno. mente nel club delle prime sette nazioni al mondo in termini di capacità economica. Ma per consolidare il Restano invece sottoutilizzate le possibilità di integra- suo peso politico-economico, l’UE deve necessariamente zione relative alla circolazione dei servizi – tranne che nei puntare a una maggiore integrazione. paesi in cui il settore dei servizi finanziari è dominante: in questi casi il segmento offre un contributo straordinario Per un’integrazione ancora più forte serve una maggiore alla creazione di valore globale, con una media di oltre il condivisione delle competenze nazionali, nonché la rinun- 70 %. Gli scambi nel settore dei servizi, penalizzati in cia a determinate specificità locali – come appunto nel alcuni ambiti dalla necessità di presenza fisica e dalle bar- settore dei servizi. Il processo di integrazione è un’impresa riere linguistiche, rappresentano in genere una modesta tutt’altro che semplice e tanto più complicata quanto quota del 30 % sul totale dei volumi commerciali. Esiste più numerosi sono i soggetti coinvolti e i relativi interessi però un notevole potenziale di integrazione e crescita a individuali. Come dimostra il dilemma della Svizzera, che partire dai livelli attuali. Ad esempio, date le specificità ha respinto la richiesta dell’UE di un accordo quadro per locali, raramente i servizi di consulenza giuridica e fiscale, l’estensione del trattato bilaterale attualmente in vigore, o in ambito di ingegneria o architettura vengono resi su complesso, rigido e frammentato. L’Unione intrattiene base transfrontaliera, mentre in altre sfere quali manage- svariate relazioni con paesi terzi, dai trattati di libero ment, ricerca e sviluppo, pubblicità e ricerche di mercato scambio e unione doganale agli accordi di partecipazione non vi sono limiti di alcun tipo. al mercato comune. Il suo obiettivo è strutturare le rela- zioni in modo da garantire una certa capacità di adeguarsi all’evolvere delle circostanze. Inoltre mira a evitare Finora gli scambi di servizi sono divergenze interpretative dovute a circostanze complesse rimasti inferiori al potenziale. Una istituendo norme in materia di arbitrato e a garantire un rapporto equilibrato fra diritti e doveri nell’accesso al maggiore integrazione favorirebbe mercato interno. Questi aspetti sono molto importanti anche nei rapporti interni all’UE. concorrenza e prosperità. Spesso, purtroppo, la necessità di agire e scendere a com- Vista la natura frammentaria dei mercati dei servizi eu- promessi si avverte solo in situazioni di emergenza o su ropei e il conseguente minore livello di concorrenza, negli pressioni esterne. Anche il processo di integrazione che ha ultimi 20 anni il settore dei servizi in Europa è cresciuto reso la Svizzera uno Stato federale è stato impervio, ma solo della metà rispetto a quanto avvenuto negli USA. Tra alla fine si è concluso con successo, e questo dovrebbe far le aziende che di recente hanno conquistato un posto fra ben sperare per l’UE. Magari senza scontri militari come i «top player» mondiali sul mercato azionario non c’è nem- la guerra del Sonderbund che ha preceduto l’accordo sulla meno un nome europeo: Apple, Microsoft, Amazon, Face- Costituzione federale della Confederazione del 1848... book, Google, Taiwan Semiconductor, Tesla, Tencent, Ali- Si spera che il cammino verso un’Europa più integrata ci baba – tutti fortemente orientati alla tecnologia, dove risparmi simili scenari. ■ evidentemente l’Europa è poco brillante. 16
Interdipendenza economica: l’Europa ha ancora margini di crescita Figure da 4A a 4D: Le quattro libertà fondamentali del mercato interno dell’UE Apertura generale delle economie verso l’estero (asse X) e quota UE (asse Y) A – Libera circolazione delle persone B – Interdipendenza in termini di capitali Quota UE-28 sulla popolazione straniera Quota UE-28 sugli investimenti diretti esteri 90 % 100 % ISL CZE LUX 80 % 90 % LTU BEL EST SVK SVK IRL 80 % POL 70 % PRT LVA FIN BEL CHE 70 % ROU DEU 60 % NOR AUT MLT GBR FRA SWE LUX 60 % GRC ITA NOR 50 % NLD AUT BGR ESP DNK IRL CZE DNK 50 % SVN CHE DEU 40 % NLD HUN FIN ESP 40 % PRT SWE GBR 30 % FRA ITA HRV GRC 30 % HUN 20 % 20 % LTU SVN BGR CYP 10 % POL EST 10 % 0% LVA 0% 0% 10 % 20 % 30 % 40 % 50 % 0% 100 % 200 % 300 % Apertura: quota di stranieri in % della popolazione complessiva Apertura: investimenti diretti dall'estero/all'estero in % del PIL C – Scambi di merci D – Scambi di servizi Quota UE-28 sugli scambi di merci Quota UE-28 sugli scambi di servizi 90 % 90 % 85 % ROU LUX SVK SVK 80 % SVN 80 % CZE AUT HUN POL BEL PRT ROU HUN AUT POL 75 % EST EST HRV 70 % PRT LUX NOR LVA CZE MLT LTU 70 % BGR LVA BEL ESP HRV FIN NOR DNK SVN FIN 65 % FRA BGR 60 % ITA SWE NLD SWE LTU FRA ESP DEU DEU 60 % ISL CYP NLD ISL ITA CHE 50 % DNK 55 % GRC CHE CYP IRL GRC 50 % GBR GBR 40 % 45 % IRL 40 % 30 % 0% 90 % 140 % 190 % 0% 100 % 200 % 300 % Apertura: esportazioni e importazioni di merci in % del PIL Apertura: esportazioni e importazioni di servizi in % del PIL Paesi membri UE con adesione prima del 1995 Paesi associati Paesi membri UE con adesione dal 2004 GBR – uscita dall'UE Codici paesi ISO e anno di adesione all’UE: AUT Austria (1995), BEL Belgio (1958), BGR Bulgaria (2007), CHE Svizzera, CYP Cipro (2004), CZE Repubblica ceca (2004), DEU Germania (1958), DNK Danimarca (1973), ESP Spagna (1986), EST Estonia (2004), FIN Finlandia (1995), FRA Francia (1958), GBR Regno Unito (1973), GRC Grecia (1981), HRV Croazia (2013), HUN Ungheria (2004), IRL Irlanda (1973), ISL Islanda, ITA Italia (1958), LTU Lituania (2004), LUX Lussemburgo (1958), LVA Lettonia (2004), MLT Malta (2004), NLD Paesi Bassi (1958), NOR Norvegia, POL Polonia (2004), PRT Portogallo (1986), ROU Romania (2007), SVK Slovacchia (2004), SVN Slovenia (2004), SWE Svezia (1995) Fonte: Banca Cler/Eurostat 2019 o dati più recenti disponibili; scambio di merci Norvegia: WITS 2018; scambi di servizi Svizzera: OCSE 2018 17
A cura di Nicolas Hefti e Daniel Breitenstein, analisti finanziari Europa: avanti tutta con la trasformazione «green» L’Europa vuole essere il primo continente a raggiungere la neutralità climatica: una missione ambiziosa ma non impossibile. Molto si è mosso dall’Accordo sul clima di Parigi e il ritmo si fa più serrato. Le disposizioni che entrano in vigore quest’anno o il prossimo coinvolgono anche il settore finanziario, un tassello forse decisivo nel suo ruolo di «lubrificante dell’economia». 18
Europa: avanti tutta con la trasformazione «green» La prima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite si è intorno al 45,5 % (fig. 5), ben oltre la soglia del 35 % fissata tenuta a Berlino nel lontano 1995. Ma solo nel 2015 con per l’anno in questione. Nel 2000 la quota delle energie l’Accordo sul clima di Parigi nasce una convenzione multi- rinnovabili era un misero 6,3 %. laterale giuridicamente vincolante su vasta scala, che mira a limitare il riscaldamento globale medio a meno di Anche l’intervallo di valori da rispettare entro il 2025 2 °C. Nel 2018 la relazione speciale dell’Intergovernmental nel quadro del potenziamento delle energie rinnovabili Panel on Climate Change chiarisce le conseguenze di un (40-45 %) è già stato raggiunto nel 2019. All’inizio di riscaldamento globale di 1,5 °C. E almeno dall’estate di quest’anno è entrata in vigore la nuova legge tedesca quell’anno, con la siccità in Europa e le manifestazioni sulle energie rinnovabili (EEG 2021), che prevede piani di degli attivisti per il clima, il fatto che il cambiamento espansione anche più ambiziosi rispetto al programma climatico sia una minaccia seria sembra universalmente per la protezione del clima 2030. Una novità riguarda la riconosciuto. Ma il tempo stringe: secondo l’ultimo rap- percentuale di energie rinnovabili sul consumo lordo di porto della World Meteorological Organisation, il riscal- elettricità da raggiungere entro il 2030, fissata al 65 %. damento del globo ha già raggiunto 1,2 °C. Un obiettivo a lungo termine stabilisce che tutta l’energia elettrica prodotta e consumata in Germania sia neutrale in termini di gas serra entro il 2050. Per conseguire questi Ci vorrebbe una obiettivi servono capacità non indifferenti. La Germania «mano invisibile verde». conta soprattutto su tre pilastri: energia eolica terrestre, energia fotovoltaica ed energia eolica offshore, che rap- Per una trasformazione «green» serve consapevolezza da presentano già il 70 % e oltre della produzione lorda di parte della gente e della politica, ma anche un quadro energia da fonti rinnovabili. Nell’ultimo decennio si sono normativo efficace che spinga l’economia privata a ope- registrati tassi di crescita medi annui a due cifre (rispetti- rare in linea con gli obiettivi climatici. In questo contesto vamente 10,45 %, 15,74 % e 65,60 %). Per l’eolica terrestre si è iniziato a parlare di «mano invisibile verde», mutuando la nuova soglia obiettivo prevede una potenza installata il concetto da Adam Smith. Con il «Green Deal», un piano di 71 Gigawatt (GW); per l’energia solare si punta a 100 d’azione lanciato nel 2019 a favore di un’economia soste- GW, mentre per l’eolica offshore l’obiettivo di espansione nibile, l’Europa vuole essere il primo continente a raggiun- è stato portato da 15 GW di potenza installata a 20 GW gere la neutralità climatica. entro il 2030 e 40 GW entro il 2040. La Germania cambia marcia nella transizione energetica 1 Per «consumo lordo di elettricità» si intende la quantità totale di Il progetto è ambizioso ma realizzabile. Ad esempio, la energia elettrica consumata in un certo paese. L’aggettivo «lordo» Germania sta accelerando sul fronte della transizione indica che il dato comprende anche l’energia che non raggiunge la presa elettrica del consumatore finale perché viene dispersa, energetica e ha già raggiunto in anticipo alcuni valori ad es. durante il trasporto. obiettivo. Nel 2020 la percentuale di energia da fonti https://www.bmwi-energiewende.de/EWD/Redaktion/ rinnovabili sul consumo lordo di elettricità1 si è attestata Newsletter/2016/01/Meldung/direkt-erklaert.html Fig. 5: Cresce la percentuale delle energie rinnovabili sul consumo lordo di elettricità in Germania 50 % 45 % 45,5 % 41,9 % 40 % 37,8 % 35 % 36,1 % 31,6 % 31,6 % 30 % 27,3 % 25 % 23,5 % 25,2 % 20 % 17,1 % 20,4 % 15 % 15,3 % 16,4 % 10 % 5% 0% 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020* Energia idraulica Energia eolica offshore Biomassa Energia eolica terrestre Energia fotovoltaica Geotermia Fonte: Banca Cler, Ministero tedesco dell’economia e dell’energia (BMWi); * stima 19
Europa: avanti tutta con la trasformazione «green» Si rafforzano anche le misure per promuovere l’efficienza Appello al settore finanziario per accelerare energetica, in particolare con la «strategia di efficienza la trasformazione «green» energetica 2050» del governo tedesco: si mira ad esempio Per raggiungere la neutralità climatica è importante coin- a ridurre del 30 % il consumo di energia primaria rispetto volgere gli investitori. Finora questi ultimi faticavano a al 2008. Solo per i programmi a favore dell’efficienza, l’at- valutare oggettivamente se e quanto un prodotto finan- tuale pianificazione finanziaria stanzia in media 6,3 mia. ziario fosse sostenibile. Mancava una definizione univoca di EUR l’anno di fondi pubblici tra il 2021 e il 2024. Anche di «sostenibilità» e anche la trasparenza necessaria. I rego- l’introduzione di un prezzo sulle emissioni (c.d. «carbon lamenti che entrano gradualmente in vigore a partire da pricing») dovrebbe incentivare l’efficienza energetica nei quest’anno nell’ambito del «Green Deal» pongono rimedio settori trasporti e riscaldamento. Tutti i proventi derivanti a queste carenze: dal commercio dei diritti di emissione relativi a combustibili sono impiegati per la protezione del clima (incentivi per • il regolamento sulla tassonomia stabilisce un sistema l’acquisto di veicoli elettrici o il risanamento energetico di classificazione delle attività sostenibili; degli edifici, ecc.), gli sgravi alle attività economiche e la compensazione sociale. • il regolamento «Sustainable Finance Disclosure Regulation» disciplina gli obblighi di informativa sulla Un progetto chiave per il successo della transizione ener- sostenibilità nell’ambito dei prodotti finanziari. getica è l’ampliamento / la ristrutturazione dell’infrastrut- tura di rete. Le reti di distribuzione servono a trasportare L’obiettivo è utilizzare i flussi di investimento del settore l’elettricità all’interno delle regioni e oggi sono confrontate finanziario per favorire le aziende impegnate in attività con esigenze sempre più complesse. Ad esempio l’aumento sostenibili. La Svizzera è più o meno sulla stessa strada: della quantità di elettricità immessa in rete: oltre il 90 % la FINMA ha modificato le sue circolari «Pubblicazione – della potenza installata negli impianti di energie rinnova- banche» e «Pubblicazione – assicurazioni» per concretiz- bili è collegato alla rete di distribuzione e sempre più con- zare gli obblighi di trasparenza relativi ai rischi climatici, sumatori sono al contempo anche produttori. Ma poiché e probabilmente seguiranno ulteriori inasprimenti. Passi le reti non sono predisposte per ricevere simili portate di importanti che promettono di cambiare stabilmente le energia, servono investimenti per farvi fronte. Nel processo regole del gioco. Anche l’industria degli investimenti di modernizzazione delle reti è fondamentale l’impiego in Europa si è messa in marcia: i fornitori di fondi d’inve- di tecnologie digitali. Per poter gestire le problematiche stimento hanno iniziato a dare un orientamento più descritte, le reti convenzionali devono diventare «intelli- sostenibile anche a portafogli non esplicitamente gestiti genti», ossia convertirsi in «smart grid» dotate di tecnologie secondo questi criteri. È un primo assaggio di come le di comunicazione, controllo e comando nonché compo- nuove regole possano favorire i flussi di capitali nell’ottica nenti informatici. Potranno così connettersi in modo in- della «trasformazione verde». In passato, investire in chiave telligente fra loro e alle infrastrutture di produzione e sostenibile significava spesso cercare di non sottoperfor- consumo di energia elettrica. mare il mercato. Da oggi, scegliere investimenti sostenibili dovrebbe invece rivelarsi un vantaggio a medio-lungo termine. ■ Investire responsabilmente e beneficiare di opportunità di rendimento? Desiderate combinare entrambi gli aspetti? Per maggiori informazioni: cler.ch/it/info/investire-in-chiave- sostenibile 20
Europa: avanti tutta con la trasformazione «green» Un progetto chiave per il successo della transizione energetica è l’ampliamento / la ristrutturazione dell’infrastruttura di rete, e questo vale anche per la Svizzera. L’anno scorso sul Passo San Gottardo è stato inaugurato il più grande parco eolico della regione alpina. 21
A cura di Bernd Weeber, portfolio manager La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa Il 31 gennaio 2020 si è concluso il percorso di uscita del Regno Unito dall’Unione europea. È stato un cammino lungo e tortuoso, che ha lasciato segni tangibili sia in Europa che in Gran Bretagna. Le conseguenze, oltre al piano economico, coinvolgono anche gli sviluppi politici nel Vecchio Continente. Nel mese di gennaio 2013 l’allora primo ministro britannico la carica Boris Johnson, ex ministro britannico per gli af- David Cameron annunciò un referendum sulla permanenza fari esteri, che puntò tutto sull’uscita del Regno Unito – del Regno Unito nell’Unione europea. Si era visto costretto all’occorrenza anche senza accordo con l’UE («hard a indirlo per contrastare i membri antieuropeisti del suo Brexit»). Il pomo della discordia fra le parti in causa era partito conservatore e gli euroscettici del Partito per l’indi soprattutto il cosiddetto «backstop»: un meccanismo che pendenza del Regno Unito (UKIP), ma non si aspettava avrebbe dovuto impedire la reintroduzione dei controlli che, il 23 giugno 2016, una maggioranza del 51,9 % dei alle frontiere tra la Repubblica d’Irlanda (in quanto mem- cittadini britannici avrebbe votato a favore dell’uscita. bro dell’UE) e l’Irlanda del Nord (parte del Regno Unito) Cameron si dimise il giorno seguente, lasciando il posto a dopo la Brexit. Finalmente, nel gennaio 2020, sia il Parla- Theresa May. Anche lei lasciò poi l’incarico nel marzo 2019 mento britannico che quello europeo ratificarono l’accor- dopo le innumerevoli bocciature in Parlamento del suo do e il 31 gennaio 2020 il Regno Unito uscì dall’Unione progetto di accordo per la Brexit. Nel luglio 2019 assunse europea dopo 47 anni. 22
La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa 23
La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa La fase di transizione dopo la Brexit Gli sviluppi politici dopo la Brexit Da febbraio 2020 al 31 dicembre dello stesso anno Londra Dopo una pace durata 23 anni grazie all’Accordo del ha dovuto continuare a seguire le regole dell’UE in quella Venerdì Santo stipulato il 10 aprile 1998 tra la Repubblica che è stata una fase di transizione. Il rischio di «hard Brexit» d’Irlanda, la Gran Bretagna e i partiti dell’Irlanda del Nord, non era ancora scongiurato. I negoziati sui punti in sospeso ora si temono nuove violenze. Nella primavera di quest’an- tra le parti – sebbene l’accordo sull’uscita fosse già stato no ci sono state giornate di disordini con oltre 70 poliziotti ratificato – si sono rivelati estremamente difficili e nel feriti e un autobus dirottato e dato alle fiamme. Questi mese di dicembre 2020 restavano da sciogliere tre nodi: atti di violenza vengono imputati al cosiddetto «Protocollo concorrenza leale, dazi punitivi e pesca. Il giorno della dell’Irlanda del Nord» (alias «backstop»): una componente vigilia di Natale l’Unione europea e la Gran Bretagna dell’accordo sulla Brexit che mira a evitare i controlli alla hanno raggiunto l’intesa su un accordo di libero scambio, frontiera terrestre tra la Repubblica d’Irlanda (in quanto archiviando così l’ipotesi di una «hard Brexit disordinata». membro dell’UE) e l’Irlanda del Nord, la quale pertanto Il 27 aprile 2021, dopo averlo esaminato per mesi, il continua di fatto a far parte del mercato interno dell’U- Parlamento europeo ha approvato l’accordo commerciale, nione europea. In contropartita, l’accordo sulla Brexit ha che mira in particolare a garantire gli scambi tra il Regno introdotto barriere al commercio tra l’Irlanda del Nord e Unito e l’UE ed evitare l’imposizione di dazi. le altre aree del Regno Unito. Ora però i partiti unionisti a Belfast temono che questi sviluppi possano avvicinare Le ricadute della Brexit sull’economia l’Irlanda del Nord alla Repubblica d’Irlanda, cosa che a L’impatto dell’interminabile braccio di ferro non ha tardato lungo andare potrebbe persino portare alla riunificazione a farsi sentire: già a metà dicembre 2020 c’era caos alle irlandese. Le tensioni nel paese hanno anche indotto il capo frontiere, con lunghe code di mezzi pesanti a Dover. Molte del governo nordirlandese Arlene Foster ad annunciare, a aziende britanniche non erano pronte per le nuove forma- fine aprile, le dimissioni da leader del Partito Unionista lità doganali e gli ulteriori adempimenti burocratici da Democratico (Democratic Unionist Party, DUP) e primo sbrigare. Stando ai dati Eurostat – l’Ufficio statistico ministro della provincia britannica dell’Irlanda del Nord. dell’Unione europea – a gennaio e febbraio di quest’anno le esportazioni dell’UE verso la Gran Bretagna sono dimi- Un altro importante sviluppo politico post-Brexit riguarda nuite del 20,2 % attestandosi a 39,8 miliardi di euro, mentre la possibile indipendenza della Scozia. Già nel 2014 si era quelle del Regno Unito verso l’UE hanno subìto addirittura svolto un referendum in cui la maggioranza dei cittadini un crollo del 47 % a 16,6 miliardi di euro. Secondo l’Insti- scozzesi aveva votato per rimanere nel Regno Unito. tute for the World Economy di Kiel, il tonfo dovrebbe ri- Ma il dibattito sull’indipendenza non si è mai fermato ed sultare meno accentuato nei mesi seguenti. Ma restano è stata soprattutto la decisione della Gran Bretagna di dubbi sul fatto che i volumi delle attività commerciali uscire dall’UE, nel 2016, a far chiedere a gran voce una possano tornare ai livelli pre-Brexit a breve. Molte società nuova votazione popolare (tanto più che, nel referendum britanniche hanno riorganizzato le catene di fornitura e sull’Unione europea, circa il 62 % degli scozzesi era a molte piccole imprese locali hanno cessato totalmente le favore del «remain»). A premere in questa direzione sono attività con l’Unione europea. In Irlanda del Nord, all’inizio il Partito Nazionale Scozzese (Scottish National Party, dell’anno le mutate circostanze hanno persino comportato SNP) e il Partito Verde Scozzese. Dopo la vittoria eletto- carenze nelle forniture alimentari. rale del suo partito nel mese di maggio, la premier della Scozia e leader dell’SNP Nicola Sturgeon ha dichiarato di 24
La Brexit e l’impatto politico-economico sull’Europa voler indire un nuovo referendum sull’indipendenza. Ma non sarà semplice, dato che serve anche il consenso del governo britannico e Boris Johnson ha già annunciato che non approverà una nuova votazione. In tal caso potrebbe essere chiamata a decidere la Corte suprema del Regno Unito. Resta da vedere se Nicola Sturgeon riuscirà a im- porre la volontà del suo partito e mettere in campo un nuovo referendum. Nei sondaggi sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, al momento favorevoli e contrari sono grossomodo in parità. Le ricadute sull’Unione europea Con l’uscita della Gran Bretagna, l’Unione europea perde un paese membro importante. Nel 2019 il Regno Unito è stato il secondo contribuente netto al bilancio UE con circa 6,8 miliardi di euro, preceduto dalla Germania con ca. 14,3 miliardi. Nei prossimi anni i restanti 27 Stati membri dovranno colmare questa lacuna finanziaria. Chiaramente aumenterà soprattutto il contributo netto della Germania. Anche sul piano politico l’Unione si trova ad affrontare questioni spinose. Ad esempio, dovrebbe trattare con prudenza il nodo dell’indipendenza scozzese: è un conflitto di politica interna in cui non deve lasciarsi invischiare. Lo svolgimento o meno di un secondo referen- dum va concordato fra il governo scozzese e quello bri- tannico o all’occorrenza deciso in sede giudiziaria. Dal punto di vista dell’UE è importante che l’eventuale con- sultazione si svolga conformemente ai princìpi costituzio- nali e che, se reclamata dal popolo, l’indipendenza sia dichiarata con il consenso del governo britannico. Diversa- mente potrebbero scatenarsi movimenti separatisti come in Spagna (Catalogna): prospettiva assai poco desidera- bile per l’Europa. ■ Brexit: dal 31 gennaio 2020 l'Unione europea e la Gran Bretagna percorrono strade separate (nell'immagine il primo ministro britannico Boris Johnson e la cancelliera tedesca Angela Merkel). 25
A cura del Dr. Rolf Wetzer, analista finanziario, e Corina Hennig, senior investment advisor Prezzi alle stelle nelle metropoli europee Il mercato immobiliare in Europa è da sempre molto gettonato. Da anni la domanda sale più dell’offerta, complici il processo di urbanizzazione e la maggiore ricchezza degli individui. Gli investitori possono partecipare a questa tendenza investendo in fondi. 26
Prezzi alle stelle nelle metropoli europee «Chi vuole fare un buon investimento oggi deve puntare Prezzi alimentati da fuga dalle campagne e maggiore sul mattone»: lo diceva già il magnate statunitense dell’ac- ricchezza degli individui ciaio Andrew Carnegie (1835-1919) oltre 150 anni fa. Già A parte Milano, negli ultimi anni i prezzi di acquisto nelle allora il mercato immobiliare era caro. Oggi le regioni con metropoli sono costantemente cresciuti raggiungendo prezzi in forte crescita e immobili salatissimi si definiscono talvolta cifre stellari. In un confronto a livello europeo, un «hotspot»: angoli del pianeta molto ambiti perché econo- metro quadrato a Monaco di Baviera costa il 40 % in meno micamente floridi, ricchi di vita sociale o importanti centri rispetto a Parigi. Su scala nazionale, centri come Londra e politici o culturali. In Europa sono per lo più le capitali, ma Parigi hanno prezzi tripli o quadrupli rispetto a città come anche metropoli come Monaco di Baviera, Amsterdam o Manchester o Lione. La situazione deriva da un mutamento Zurigo (fig. 6). Ad ogni modo, anche le città più care in strutturale di lungo periodo, ossia la fuga dalla campagna Europa sono ancora ben lontane dai livelli di New York, che imperversa in tutta Europa. I centri urbani attirano Tokyo o Hong Kong. sempre più persone. In Svizzera il grado di urbanizzazione è molto elevato rispetto alla media europea (fig. 7). Fig. 6: Enormi differenze di prezzo per le abitazioni nelle Fig. 7: Grado di urbanizzazione disomogeneo metropoli europee* in Europa 16 000 120 % 100 % 12 000 98 % 80 % 92 % 85 % 84 % 81 % 81 % 77 % 75 % 8 000 60 % 71 % 59 % 40 % 4 000 20 % 0 0% Parigi Italia UE Germania Francia Paesi Bassi Milano Vienna Berlino Amburgo Amsterdam Francoforte Berna Oslo Monaco di Bav. Basilea Londra Zurigo Ginevra Austria Spagna Gran Bretagna Svizzera Belgio Fonte: Banca Cler, Deloitte, Realadvisor; * in franchi al m2 Fonte: Banca Cler, Worldbank, Ufficio federale di statistica 27
Prezzi alle stelle nelle metropoli europee La domanda sostenuta fa lievitare i prezzi per vari motivi. altri, come l’Austria, impongono un divieto di secondo Ad esempio nelle città mancano migliaia di abitazioni per domicilio, così da tenere a distanza gli investitori esteri. soddisfare una richiesta che continua a crescere. Vero è che, La Svizzera, con la Lex Koller, proibisce l’acquisto di immo- negli ultimi trimestri, la crisi del coronavirus ha trasformato bili residenziali agli stranieri senza permesso di dimora. pendolari e cittadini in «nomadi digitali», ma bisognerà Inoltre, ogni paese genera offerta con l’edilizia popolare. attendere per capire se il nuovo mondo del lavoro all’insegna dell’home office andrà a rallentare o persino invertire La regolamentazione è l’arte di creare situazioni vantag- l’afflusso verso i centri urbani. Un altro fattore che spinge giose per tutti. Le famiglie dovrebbero trovare alloggi a i prezzi al rialzo è la maggiore ricchezza degli individui: prezzi accessibili, i costruttori privati dovrebbero essere posti ben remunerati e finanziamenti a basso costo per- incentivati a investire. La Svizzera sembra esserci riuscita: mettono a un crescente numero di persone di realizzare il oltre due terzi dei cittadini (il tasso più elevato in Europa) sogno di una casa di proprietà. vivono in affitto, spendendo in media per l’abitazione e l’energia solo il 20 % dei redditi disponibili delle economie L’offerta cresce troppo lentamente nonostante domestiche. I tedeschi sborsano qualcosa come il 40 %. In gli interventi pubblici ogni caso, nemmeno gli interventi pubblici hanno evitato La creazione dell’offerta necessaria è un processo molto l’aumento dei prezzi in Europa e in Svizzera. Ad esempio, lento. Bisogna designare nuove aree o densificare quelle alla fine dello scorso millennio Parigi era la città più cara esistenti. In Europa il numero di nuove abitazioni varia da del continente ma anche la più regolamentata; eppure, 460 000 in Francia a 3000 in Lettonia. La Svizzera si col- abitarci oggi costa quattro volte tanto. loca a metà strada a quota 12 000. Le nuove costruzioni in Francia equivalgono a una città grande come Tolosa, in In Svizzera il tasso di abitazioni di proprietà più basso Svizzera a un centro delle dimensioni di Zugo. in Europa Molte persone in Svizzera sognano una «casetta tutta Anche i permessi di costruzione sono in aumento, ma nes- per sé», ma i prezzi sono salati e la quota di abitazioni di suna nazione riesce a edificare gli scarsi terreni disponibili proprietà – circa un terzo del totale – è tra le più basse allo stesso ritmo con cui cresce il fabbisogno. Da qui il d’Europa. Per fare un confronto, in Germania a possedere problema della carenza degli alloggi, un’annosa questione casa è il 42 % della popolazione; Gran Bretagna e Francia nel dibattito politico di tutti i paesi europei che spesso li si piazzano oltre il 66 %, mentre in testa troviamo la spinge a intervenire nel mercato immobiliare per garantire Romania con il 96 %. Ma c’è una buona notizia: malgrado la pace sociale. Austria, Spagna, Francia e Paesi Bassi i prezzi nella Confederazione crescano da 25 anni, sono regolamentano i canoni di locazione, mentre in Germania comunque più bassi – in rapporto al reddito – rispetto ai è da poco fallito per ragioni formali il tentativo di raffor- paesi limitrofi. Ad esempio, per potersi permettere un zare le disposizioni sulla protezione dei locatari secondo il appartamento di proprietà, un’economia domestica modello di Berlino. In Svizzera le pigioni sono ancorate da svizzera deve lavorare circa 8 anni e mezzo, una tedesca 30 anni all’andamento dei tassi d’interesse, il che compor- più di 9, una austriaca oltre 10 e una francese addirittura ta il singolare effetto per cui se aumentano i tassi possono 13. Secondo uno studio di Raiffeisen, in tutto il «vicinato» salire anche gli affitti. Per stabilizzare i prezzi d’acquisto, sono gli svizzeri a risparmiare di più se scelgono di passare Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi vincolano ad esempio da un’abitazione in affitto a una di proprietà. la possibilità di comprare un immobile al luogo di domicilio; 28
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