Progetto Home care premium Inpdap muove Bologna: Bada bene - presentato da Dipartimento Servizi alle Famiglie U.I. Relazioni esterne
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Progetto Home care premium Inpdap muove Bologna: Bada bene presentato da Dipartimento Servizi alle Famiglie U.I. Relazioni esterne
INDICE 1. DATI DI CONTESTO E BISOGNI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE ANZIANA - Chi siamo, Quanti siamo, Come stiamo 1.1 Trend demografico: alcuni dati regionali 6 1.2 La situazione a Bologna 6 1.3 Qualità della vita: alcuni flash 7 2. LE POLITICHE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE E L’OFFERTA DI SERVIZI PER ANZIANI E DISABILI A BOLOGNA 2.1 Quadro di sistema 10 2.2 L’offerta di servizi socio-assistenziali rivolti alla popolazione anziana 11 2.3 Potenziamento dei servizi sociosanitari e assistenziali 13 2.4 Promozione della salute e del benessere 14 3. IL PROGETTO SPERIMENTALE COMUNE - INPDAP 3.1 A chi è destinato 16 3.2 Quali sono i soggetti coinvolgibili 16 3.3 Quali obiettivi si vogliono raggiungere 16 3.3.1 Promozione della salute e del benessere 3.3.2Potenziamento dei servizi socio assistenziali, qualificazione e semplificazione dei percorsi di accesso 3.3.3 Reti solidali intergenerazionali e sostegno all0inserimento lavorativo e alla qualificazione professionale giovanile 3.4 Le azioni proposte 17 3.4.1 Integrazione ai servizi esistenti dei servizi di assistenza domiciliare (SAD) diretti ai pensionati Inpdap 3.4.2 Supporto alle famiglie con anziani non autosufficienti a domicilio attraverso contributi economici con finalità di mantenimento a domicilio, come per esempio l’assegno di cura 3.4.3 Promozione della salute 3.4.4 Reti solidali intergenerazionali (con sostegno all’inserimento lavorativo ed alla qualificazione professionale giovanile) 3.5 I fattori di impatto richiesti dal bando 23 3.5.1 Modalità e strumenti di identificazione degli anziani bisognosi Inpdap e del loro piano di intervento socio-assistenziale 3
3.5.2 Strumenti e metodologie per la riduzione dei costi orari di intervento rispetto agli attuali standard nazionali 3.5.3 Modelli per il coinvolgimento e la compartecipazione di differenti attori sociali nelle fasi di intervento per la loro valorizzazione qualitativa e quantitativa 3.5.4 Sperimentazione e utilizzo delle nuove tecnologie 3.5.5 Durata del progetto 3.6 I costi del progetto “INPDAP Muove Bologna: Bada Bene” 26 4
EXECUTIVE SUMMARY Definizione target: soggetti pensionati INPDAP che necessitano di supporto assistenziale a domicilio; sostegno al dialogo intergenerazionale tra anziani parzialmente/non autosufficienti che necessitano di cure domiciliari e/o accompagnamento e giovani laureandi o neolaureati non ancora occupati Progetto in doppio intervento (focus sugli anziani; coinvolgimento giovani inoccupati) diretto a: • promozione della salute e del benessere degli anziani parzialmente/non autosufficienti; • sostegno ai percorsi di assistenza domiciliare; qualificazione e semplificazione dei percorsi di accesso ai servizi di assistenza domiciliare; • sviluppo di reti solidali intergenerazionali e di sostegno temporaneo all’occupazione giovanile mediante percorsi di qualificazione professionale, sempre a favore degli anziani fragili. 5
1. DATI DI CONTESTO E BISOGNI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE ANZIANA - Chi siamo, Quanti siamo, Come stiamo 1.1 Trend demografico: alcuni dati regionali Il trend demografico che caratterizza la Regione Emilia-Romagna1, mostra un progressivo invecchiamento della popolazione, a fronte di una ripresa della natalità, e un contestuale aumento della componente multietnica tendenzialmente più giovane, che arriva a rappresentare il 9,7% della popolazione regionale, e le cui maggiori presenze si concentrano nelle provincie emiliane. La speranza di vita alla nascita è di 79 anni per gli uomini e 84 anni per le donne. La percentuale di anziani ≥65 anni è pari al 22,5% dell’intera popolazione, presenza superiore alla media nazionale (20,1% in Italia) e le previsioni demografiche stimano che tale fascia di popolazione raggiunga nel 2031 il 26% della popolazione regionale. 1.2 La situazione a Bologna I dati relativi alla popolazione anziana residente nel Comune di Bologna indicano la presenza significativa di 99.440 persone over 65, che rappresentano il 26% della popolazione residente, di cui il 60% sono donne. I trend demografici evidenziano, inoltre, una diminuzione del numero di anziani in età da 65 a 79 anni, ma un continuo e sostenuto incremento del numero dei “grandi anziani” (over 80) che raggiungono le 33.773 persone, pari a circa il 9% della popolazione complessiva.2 Su questo andamento ha inciso positivamente il processo di allungamento della vita media, che ha toccato nella nostra città livelli straordinariamente elevati pari a 78,7 anni per gli uomini e 83,5 per le donne. E’ quindi evidente l’implicazione prima di questo trend: l’aumento della popolazione over 65 e l’incremento degli over 80, in particolare, comportano un notevole incremento della domanda di servizi socio-sanitari e sanitari tout court. Altro dato rilevante è che si assiste ad un incremento di nuclei familiari unipersonali di cui il 18% è caratterizzato da persone anziane, la maggioranza dei quali donne, per un totale di 33.178 persone anziane sole ultra 65enni e 22.159 anziani soli ultra 75enni. 1 Dati forniti al Convegno “Piano regionale della Prevenzione 2010-2012 - Presentazione del Profilo di Salute regionale” del 16/07/2010. 2 Dati aggiornati al 31/12/2009, Comune di Bologna, Ufficio Statistica. La popolazione residente nel Comune di Bologna al 31/12/2009 risultava pari a 377.220 abitanti. 6
Il dato ripartito per i quartieri della città, vede i quartieri Savena, Navile e S.Stefano fra quelli con una maggior presenza di anziani che vivono soli. Tab. 1 Le famiglie con un solo componente nei Quartieri di Bologna Quartieri e zone Famiglie con 1 solo Famiglie con 1 solo componente ultra- componente ultra- 65enne 75enne 1. Borgo Panigale 2.007 1.336 2. Navile 5.145 3.439 21. Bolognina 2.928 2.043 22. Corticella 1.176 751 23. Lame 1.041 645 3. Porto 3.179 2.150 31. Marconi 1.402 903 32. Saffi 1.777 1.247 4. Reno 2.910 1.925 41. Barca 1.896 1.263 42. Santa Viola 1.014 662 5. San Donato 2.847 1.896 6. Santo Stefano 4.468 3.016 61. Colli 587 387 62. Galvani 1.068 671 63. Murri 2.813 1.958 7. San Vitale 3.961 2.565 71. Irnerio 1.083 651 72. San Vitale 2.878 1.914 8. Saragozza 3.412 2.286 81. Costa Saragozza 2.372 1.632 82. Malpighi 1.040 654 9. Savena 5.239 3.543 91. Mazzini 3.342 2.247 92. San Ruffillo 1.897 1.296 ZZ. Senza fissa dimora (b) 10 3 Bologna 33.178 22.159 Di cui 1. Solo 1. Solo Centro Storico3 4.593 2.879 Zone periferiche 28.575 19.277 Fonte: dati al 31/12/2009 dell’Ufficio Statistica Comune di Bologna. 1.3 Qualità della vita: alcuni flash Il benessere individuale e collettivo è influenzato e determinato da molti fattori, a partire da quelli individuali non modificabili (genetica, sesso, età), dalla sempre maggior incisività di altre componenti quali il contesto sociale, l’ambiente (es. qualità dell’aria), la condizione socio- economica (es. occupazione, reddito, livello di istruzione), gli stili di vita (attività motoria, 3 Costituiscono Centro Storico le zone Galvani, Irnerio, Malpighi e Marconi.. 7
alimentazione, consumo di fumo e alcool), e più in generale il sistema dei servizi (assistenza, istruzione, trasporti, ecc.). Sempre più i fattori socio-economici e gli stili di vita incidono in larga misura sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore indiretto della salute; seguono le condizioni ambientali; a lunga distanza i servizi offerti, tra cui quelli sanitari, comunque onerosi per la collettività. In sintesi, secondo gli orientamenti prevalenti in materia, nei paesi occidentali, a sviluppo cosiddetto “avanzato”, le disuguaglianze socio-economiche condizionano fortemente lo stato di salute. L’indagine regionale “PASSI d’Argento” del 2009 ha fornito importanti dati sul trend demografico della popolazione anziana a rischio di fragilità e con disabilità; secondo questa indagine, la popolazione regionale ≥65anni è così ripartita rispetto al rischio/stato di fragilità: − circa la metà (45%) è in buone condizioni di salute e a basso rischio di malattia; − 25% è in buone condizioni, ma a più alto rischio di malattia e fragilità. − 18% delle persone anziane mostra segni di fragilità (di cui l’8% con marcati segni di fragilità); − 12% risulta essere disabile, cioè non autosufficiente in almeno un’attività della vita quotidiana. A seguire, il “Profilo di Salute” della Regione Emilia-Romagna4 ha evidenziato che la popolazione della regione è particolarmente longeva ma soffre di disturbi e patologie spesso legate all’invecchiamento e alla esposizione a fattori di rischio ambientali, professionali o legati alle abitudini di vita. A livello regionale una persona anziana su cinque (19%) dichiara di soffrire di una patologia cronica (malattia cardiovascolare, respiratoria, diabete, tumore grave), in linea con la media nazionale (17,5%). 4 Cfr. Profilo di Salute regionale” del 16/07/2010. 8
Adottando corretti stili di vita, la speranza di vita, libera da disabilità, a 65 anni è di altri 16 anni per gli uomini, e 17 anni per le donne. La maggior parte degli anziani (94%) con limitazioni in almeno un’attività strumentale della vita quotidiana, o disabili, riceve un aiuto, fornito principalmente dai familiari (78%) e da persone a pagamento (21%); negli anziani disabili l’aiuto principale è ancora fornito dai familiari (54%), ma aumenta la quota di quello fornito da assistenti familiari a pagamento (43%). Negli ultimi anni si assiste inoltre, in questa fascia di popolazione, ad un aumento delle patologie, come le demenze senili, che necessitano di interventi sempre più specializzati e individualizzati. Il Profilo di Comunità contenuto nell’ “Atto di Indirizzo e Coordinamento Triennale 2009-2011 della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Bologna (CTSS)”, mostra “la fotografia” dello stato di salute della popolazione provinciale, con dati significativi relativi alle abitudini ed agli stili di vita, nonché alle principali cause di morte ed alle patologie prevalenti. Le principali malattie croniche (soprattutto cardiovascolari, tumori e diabete) sono riconducibili ad alcuni fattori di rischio modificabili, collegati al comportamento ed allo stile di vita. Gli stili di vita non corretti (quali ad esempio la mancanza di movimento, un’alimentazione poco sana, l’abuso di alcol ed il consumo di tabacco, ma anche l’isolamento sociale e la solitudine) rappresentano pertanto un importante determinante di salute, in combinazione con i fattori di rischio legati all’ambiente socio-economico e fisico. E’ consolidato che l’attività motoria assume un grande rilievo nel prevenire molte patologie: cardiovascolari, metaboliche, oltre ad alcune forme di cancro e all’osteoporosi. È dimostrato inoltre che l’attività fisica regolare, oltre a permettere di tonificare la massa muscolare con una ricaduta positiva sulla massa grassa, sull’umore e sui livelli di autostima, svolge un ruolo protettivo nei confronti delle più importanti patologie, quali quelle osteoarticolari, cerebrovascolari, cardiovascolari e metaboliche. Ma il 22% della popolazione provinciale non svolge alcuna attività motoria e le malattie cardiovascolari diminuiscono ma rimangono la prima causa di morte in entrambi i sessi (il 44% per le donne, e il 37% per gli uomini); l’ipertensione, peraltro, che dal movimento e dall’adozione di un corretto regime alimentare trae giovamento, interessa circa la metà dei cittadini con più di 50 anni. Sul territorio provinciale, si confermano nessi fra mortalità e cattive abitudini alimentari (la causa di morte più frequente associabile ad abitudini alimentari specifiche è rappresentata dalle malattie ischemiche cardiache). E’ ancora troppo basso il consumo di frutta e verdura (rispetto alle 5 razioni quotidiane raccomandate); uno degli effetti della scarsa attività fisica congiunta ad abitudini alimentari errate è l’incidenza del sovrappeso e dell’obesità che interessa il 40% della popolazione provinciale, con un preoccupante incremento soprattutto nei bambini e nei giovani. Alta la quota di consumatori di tabacco fra i giovani e tra le donne, e di alcool: quasi il 20% della popolazione, soprattutto maschi e giovani, è da considerarsi “bevitore a rischio” con un conseguente alto tasso di patologie epatiche. Sono in aumento le cosiddette “malattie del benessere”, prime fra tutte l’obesità e le problematiche psicologiche, ma anche la malattie croniche quali diabete, malattie respiratorie, neoplasie. 9
2. LE POLITICHE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE, DAI MINORI AI GIOVANI, E L’OFFERTA DI SERVIZI PER ANZIANI A BOLOGNA 2.1 Quadro di sistema Una politica per la salute e il benessere sociale non si riduce a interventi di natura specificamente sanitaria, ma richiede una prospettiva di analisi e di intervento ad ampio raggio, che consideri l’impatto dell’insieme delle politiche (e non solo di quelle sanitarie) sulla salute e il benessere della popolazione, e di conseguenza impegni tutti gli attori del territorio ad intervenire: - sulle determinanti socioeconomiche della salute; - sull’empowerment dei cittadini e la comunicazione del rischio; - sugli stili di vita; - sui determinanti ambientali; - sulla promozione della sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro; - sulla riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle informazioni ed ai servizi socio-sanitari offerti. Pertanto, il perseguimento della salute e del benessere sociale di una comunità necessita sia dell’azione congiunta di molte istituzioni, in primis degli Enti locali, sia dell’attivazione di interventi che tendano a modificare/migliorare i fattori sociali, economici, culturali ed ambientali responsabili della perdita di salute. In particolare, si ribadiscono gli impegni contenuti nei Patti per la salute sottoscritti nel territorio bolognese di: impegno in azioni intersettoriali ed integrate fortemente orientate alla promozione della salute ed alla prevenzione; impegno in azioni integrate fortemente orientate alla contestualizzazione degli interventi di cura a domicilio o in centri diurni in luogo, ove possibile, della stabilizzazione in residenze protette; sostegno all’inclusione e all’integrazione tra diversi attori sociali, punti di vista, conoscenze e professionalità.5 Rispetto al target anziani il progressivo aumento numerico degli anziani parzialmente o non- autosufficienti, e la progressiva diversificazione dei loro bisogni, insieme all'aumento degli anni “vissuti in disabilità” vanno di pari passo alla sempre crescente difficoltà incontrata dallo sfaldamento dell’apporto dei care-givers, principalmente delle reti familiari di sostegno, sempre più in difficoltà per riduzione di risorse economiche oltre che per aumento del tempo lavorativo extramoenia, con conseguente necessario impegno, da parte dell'Amministrazione comunale, di potenziamento e sviluppo dei servizi dedicati agli anziani fragili parzialmente non autosufficienti o invalidi, sperimentando anche soluzioni innovative. Su questo, per esempio, il Comune di Bologna ha individuato nell’assistenza domiciliare agli anziani parzialmente o non autosufficienti un servizio strategico in grado di consentire alle persone, già debilitate psicologicamente dalla malattia o dalla fragilità, di rimanere nel proprio domicilio garantendo un diverso livello di qualità della vita; ha inoltre messo a punto iniziative di promozione della salute dirette a permettere l’attività motoria, anche minima, dell’anziano fragile parzialmente non autosufficiente, attraverso gruppi di cammino, ora in fase di sperimentazione, ginnastica dolce e allenamento della memoria presso alcune palestre di Bologna e presso alcuni Centri sociali. 5 Cfr. Atto di Indirizzo e Coordinamento Triennale 2009-2011 della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Bologna (CTSS)”, Parte III Indirizzi e priorità strategiche. 10
Occorre comunque precisare che governare il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione significa in primis non dare per scontato che invecchiamento significhi disabilità e aumento del carico per i servizi sanitari e sociali. Al contrario, è possibile aumentare gli anni in buona salute e prevenire le disabilità; laddove la disabilità sia invece già presente, occorre individuare servizi in grado di garantire il livello più alto possibile di qualità della vita, anche sotto il profilo delle relazioni sociali, affettive, amichevoli. Il Comune di Bologna, nel Piano triennale per la salute e il benessere sociale 2009-2011, ha definito e sta perseguendo fra i suoi obiettivi strategici: il potenziamento dei servizi sociosanitari e assistenziali di sostegno alla cura in tutti i contesti di vita (quindi non necessariamente in strutture e residenze protette) offrendo supporto alle Reti sociali, mettendo a regime le iniziative rivolte ai cosiddetti “anziani fragili” e agli anziani parzialmente/non autosufficienti che contrastino il percorso di isolamento sociale, favorendo azioni di socializzazione e di sviluppo delle risorse della comunità in collaborazione con le associazioni del territorio, le Parrocchie e i Centri sociali e con l’utilizzo sperimentale di nuove tecnologie con progetti innovativi; sviluppo e innovazione dell'offerta di interventi di wellness and healthy policies, rivolto agli anziani fragili o con primi segni di invalidità per promuovere la salute, intesa come benessere psico-fisico e relazionale, per mantenere l'anziano autonomo, intervenendo sui determinanti di salute e sulla riduzione dei fattori di rischio tramite iniziative che favoriscono la vita attiva ed il movimento, corretti stili di vita, il dialogo intergenerazionale, la prevenzione ed il mutuo aiuto. Il principio assunto alla base delle strategie di intervento è di governare l’invecchiamento della popolazione cercando da un lato di potenziare il sostegno al lavoro svolto dalle reti sociali (famiglie, terzo settore, etc...) dall’altro di agire in ottica di prevenzione primaria e secondaria nell’ambito della promozione della salute per incrementare gli anni “attivi”, cioè appunto in buona salute, della popolazione anziana e ritardare il passaggio dell’anziano dalla categoria attiva a quella fragile, dalla fragile a quella dell’invalidità, anche solo parziale. 2.2 L’offerta di servizi socio-assistenziali rivolti alla popolazione anziana L’offerta dei servizi socio-assistenziali del territorio per l’anno 2009 ha raggiunto 6.424 anziani, così ripartita per i principali servizi offerti. 11
Tab. 2 Offerta dei servizi per gli anziani Servizi / Interventi rivolti agli anziani Anni 1° Previsione 20106 2004 2005 2006 2007 2008 2009 quadrimestre 2010 Assistenza domiciliare7 n utenti medi 1.827 1874 1.913 1.918 1.907 1.798 1.636 1.636 Ore complessivamente erogate 432.256 459.105 466.004 478.659 461.436 428.240 131.416 394.248 N ore/utente 237 245 244 250 242 238 80 241 Assegni di cura 1878 1.884 2.182 2.217 2.722 3.008 2.774 nd Contributo aggiuntivo “assistente familiare” 242 508 691 nd Centri Diurni 332 393 386 400 430 421 428 428 N utenti medi Centri Diurni N° posti offerti al 31/12 253 284 292 310 316 328 328 336 Case protette e RSA 375 363 356 341 322 302 287 287 N utenti medi Case di riposo e appartamenti protetti 461 446 428 404 402 387 342 342 N utenti medi Fonte: Comune di Bologna Dipartimento Programmazione – “Schema di Budget – CONSUNTIVO 2009” Allegato alla relazione conto consuntivo, aprile 2010, elaborazioni Quartieri per dato relativo primo quadrimestre 2010; Distretto Ausl per dati “Assegni cura” e contributi aggiuntivi “assistenti familiari”. Il dato relativo all’utenza media in Case protette e Residenze Sanitarie Assistite si riferisce soltanto agli anziani accolti in struttura per i quali il Comune paga interamente o in parte la retta, non il totale degli anziani accolti nelle medesime strutture. Per l’offerta dei posti complessivamente disponibili e convenzionati si può vedere più sotto la tabella di sintesi relativa agli anni 2008-2009. Case protette/RSA offerta posti complessivi convenzionati negli ultimi tre anni 2007 2008 2009 Incremento Incremento 2009/2008 2009/2008 % N° complessivo posti offerti8 1.413 1.447 1.510 63 4,3 Fonte: Ausl Distretto città di Bologna 6 Proiezione realizzata in base andamento ai primi 4 mesi che può essere soggetta a variazioni, a cura del l’Area Affari Istituzionali del Comune di Bologna, ottobre 2010. 7 Ore e utenza erogate con convenzioni e volontariato non comprese sperimentazioni (Epta, acli, arad). 8 Il dato di offerta ricomprende anche i posti disponibili per sollievo e dimissione protetta da ospedale e gli inserimento su progetto nelle Case di Riposo. 10
L’ambito dei servizi agli anziani è uno di quelli maggiormente consolidati e di più lunga tradizione nel Comune di Bologna. Nell’ambito assistenziale l’offerta si articola, tra le altre cose, da un lato con i servizi di assistenza domiciliare composta da una rete variegata di offerte che comprendono interventi con componenti sia sociali che sanitarie a seconda dell’intensità del bisogno, dall’altro con l’offerta di strutture residenziali, semiresidenziali, di sollievo per periodi temporali brevi. Per quanto riguarda il servizio di assistenza domiciliare offerto, nella tabella 3 si evidenzia il trend del periodo 2004-2009. 11
Tab. 3 Servizi di assistenza domiciliare 2004 2005 2006 2007 2008 2009 ORE DI ASSISTENZA DOMICILIARE 472.174 498.862 508.532 513.146 499.527 476.913 Convenzioni 385.819 413.517 417.875 429.260 410.947 380.781 Volontariato 46.437 45.588 48.129 49.399 50.489 47.459 Sperimentazioni (*) 39.918 39.757 42.528 34.487 38.091 48.673 n. utenti medi AD (totale) 1.981 2.035 2.092 2.127 2.117 1.993 n.medio ore per utente AD (totale) 238 245 243 241 236 239 * Si riferisce alle ore erogate da ARAD, Acli, Epta in convenzione con Area Affari Istituzionali - Coordinamento Quartieri Fonte: tabelle estratte dal Documento Gli interventi socio assistenziali a favore della popolazione anziana a Bologna, L'Assistenza domiciliare redatto a cura del Dipartimento Programmazione, novembre 2010. Il Servizio di Assistenza Domiciliare non si configura più, quindi, come un semplice servizio di base, atto a risolvere bisogni come la solitudine o l’accompagnamento all’esterno, ma rappresenta una delle risorse più richieste dai cittadini, in particolare per i non autosufficienti. Uno degli interventi volti a favorire la domiciliarità che si è andato maggiormente sviluppando negli ultimi anni è l’assegno di cura, contributo economico che viene concesso per assistere al proprio domicilio l’anziano. Inoltre grazie ai Fondi Regionali per la Non Autosufficienza (e in attuazione degli indirizzi D.G.R. 509/2007) dal 2008 sono stati attivati anche sostegni economici per gli anziani che utilizzano Assistenti Familiari con regolare contratto, prevedendo nel caso di concessione dell’assegno di cura un contributo aggiuntivo di 160 € mensili. Un ulteriore servizio volto a ritardare l’istituzionalizzazione è il Centro Diurno che ha come finalità quella di offrire un sostegno all'anziano ed un aiuto alla sua famiglia, potenziare e mantenere le abilità e competenze relative alla sfera dell'autonomia, dell'identità, dell'orientamento spazio- temporale, della relazione interpersonale e della socializzazione e garantire tutela socio-sanitaria. Il servizio di accoglienza diurna è rivolto ad anziani con limitazioni dell'autonomia di lieve, media e grave entità. L’offerta di strutture residenziali interviene per assistere le persone anziane qualora le condizioni fisiche siano a tal punto compromesse da non consentire l’assistenza al domicilio, o quando sia assente un contesto familiare relazionale di sostegno. Le strutture si vanno sempre più differenziando e specializzando per tenere conto della complessità dei bisogni (Alzheimer, traumi ed ictus, malattie invalidanti e degenerative) e della continuità del progetto di assistenza. Le strutture di accoglienza si differenziano per il diverso livello di intensità assistenziale: • le Case Protette, rivolte a persone non più autosufficienti, sono in grado di fornire prestazioni sia di tipo sociale che sanitario, • le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) sono rivolte ad anziani che devono seguire programmi di cura e riabilitazione prolungati (ad esempio in seguito ad una degenza ospedaliera), ed in ogni caso con un elevato bisogno sanitario correlato ad un elevato bisogno assistenziale; • le Case di Riposo accolgono tendenzialmente soggetti autosufficienti o parzialmente non autosufficienti e prevedono assistenza sociale e alberghiera. Negli ultimi anni sono state inoltre recepite le opportunità definite dalla Regione (DGR. 1206/07 e DGR 147/99) accogliendo anziani non autosufficienti in Case di Riposo, grazie all’attivazione di un 12
progetto individualizzato che ne assicura l’adeguata assistenza, al fine di ampliare la possibilità di accoglienza per non autosufficienti. Inoltre sono state avviate le accoglienze temporanee di sollievo, opportunità e risorsa per il sostegno del mantenimento a domicilio dell’anziano attraverso il sostegno ai familiari che se ne prendono cura. L’accoglienza temporanea di sollievo persegue le finalità di: - assicurare un’adeguata assistenza personale in situazioni di emergenza dovute a mancanza improvvisa (temporanea o prolungata) del caregiver principale (familiare o assistente familiare); - garantire un periodo di sollievo per coloro che assistono persone non autosufficienti programmabile sulla base delle esigenze dell’anziano e del caregiver stesso; - assicurare l’accompagnamento nella ridefinizione delle capacità di cura del caregiver principale a seguito di una modifica dell’equilibrio assistenziale conseguente alle mutate condizioni dell’anziano. Nel 2008 si è completato, entro i termini previsti dalla Regione Emilia Romagna, il processo avviato nel 2005 di riordino delle IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) con l’istituzione della Aziende pubbliche di servizio alla persona (ASP). A marzo 2009 sono stati sottoscritti dall’Amministrazione comunale i contratti di servizio con le tre ASP costituitesi per la produzione dei servizi rivolti ad anziani (gestiti da ASP Giovanni XXIII), minori (ASP Irides), adulti e immigrati (ASP Poveri Vergognosi). Oggi il sistema di offerta dei servizi agli anziani non o parzialmente autosufficienti, pur se potenziato anche grazie all'istituzione del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza (FRNA), non risulta ancora adeguato alla domanda e deve attrezzarsi per fornire risposte a tutti i bisogni, sempre più ampi e diversificati, degli anziani e delle loro famiglie; l'offerta in particolare deve comprendere interventi e prestazioni che tendano a mantenere, ove possibile, l'anziano nella sua casa, garantendo un supporto adeguato alla sua famiglia per non rischiare di comprometterne tenuta e stabilità. Ciò richiede la creazione di una rete con tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti nel lavoro di assistenza e cura dell'anziano, che punti su una sempre migliore qualificazione dei servizi di assistenza domiciliare e di sostegno alle famiglie. 2.3 Potenziamento dei servizi sociosanitari e assistenziali Per quanto concerne il potenziamento dei servizi sociosanitari e assistenziali, in particolare attraverso lo sviluppo dell'assistenza domiciliare e dell'assistenza territoriale il Comune di Bologna sta perseguendo i seguenti obiettivi strategici: • riprogettazione della assistenza domiciliare per integrare l’offerta esistente: assistenza di base e integrata, dimissioni protette dall’ospedale e sistema di continuità ospedale-territorio, monitoraggio degli anziani fragili,. In particolare, in relazione agli anziani “fragili”, costruzione di una rete tra Medici di medicina generale e Associazioni di volontariato, assistenti familiari, etc…; promozione dell’offerta di ricoveri temporanei e di sollievo, assegno di cura, il sostegno dei care givers, etc… • contenimento delle liste di attesa e adeguamento ai requisiti regionali per l’accreditamento; • completamento della messa in rete delle assistenti familiari (percorsi stabili e qualificati di formazione, inserimento delle assistenti nei Piani di Assistenza Individuale (PAI), elenco delle 13
assistenti domiciliari formate, tutoraggio, assegno di cura integrativo per la regolarizzazione dei contratti di lavoro, socializzazione e integrazione sociale delle assistenti straniere, sostegno amministrativo ai datori di lavoro per gli adempimenti contrattuali, ecc); • miglioramento della progettazione dei percorsi assistenziali specifici (come ad esempio per le demenze); • miglioramento dell’integrazione dell’assistenza medica di base con l’assistenza domiciliare sociosanitaria (con un’attenzione al ruolo del medico di base e della guardia medica); • realizzazione in ogni quartiere di luoghi protetti per il soggiorno di anziani fragili; • presa in carico “leggera” e frequenza limitata ad alcune ore al giorno o a specifiche iniziative (con gli Alzheimer caffè, i gruppi di stimolazione funzionale, i laboratori e le atelier, gli spazi protetti nei centri sociali, ecc); • raccordo tra i diversi soggetti che operano sul territorio a favore della popolazione anziana (tavolo di confronto permanente tra i Servizi e tutte le realtà operanti nell’ambito degli anziani); • coordinamento e sviluppo delle politiche specifiche e azioni rivolte ad anziani con disturbi della sfera cognitiva (demenza) con messa in rete e a sistema delle iniziative esistenti; • riprogrammazione delle cure primarie e collegamenti dei presidi ospedalieri. Per l’ulteriore sviluppo e potenziamento dell’offerta in tema di Assistenza residenziale protetta il Comune di Bologna intende realizzare: • completamento del piano di offerta di posti in casa protetta e RSA, per il raggiungimento dell’indice del 3% degli over 75; • selezione dei posti da convenzionare sulla base della qualità (mediante accreditamento); in tale contesto, individuazione della percentuale ottimale di posti da riservare ai ricoveri temporanei e di sollievo, sulla base di una valutazione epidemiologica e delle sperimentazioni; • progettazione di interventi individualizzati a favore di anziani non autosufficienti ospitati in Case di Riposo; • valutazione sull’esperienza realizzata negli ultimi anni relativamente all’accoglienza in appartamenti protetti al fine di verificare l’efficacia degli interventi e valutare l’opportunità di sviluppare questo tipo di accoglienza. L’Amministrazione comunale persegue inoltre lo sviluppo dell’assistenza ospedaliera mediante: • miglioramento della continuità dei percorsi ospedalieri, territoriali e domiciliari; continuazione della sperimentazione del progetto “dimissioni protette” dall’ambito ospedaliero; • sviluppo del rapporto tra geriatrie ospedaliere e territorio. 2.4 Promozione della salute e del benessere Il Comune intende continuare a promuovere la salute, intesa come benessere psico-fisico e relazionale, con interventi rivolti a target specifici della popolazione, ed azioni dirette a mantenere, nello specifico, l'anziano autonomo e i giovani in buona salute, agendo sui determinanti di salute e sulla riduzione dei fattori di rischio. Ciò è stato perseguito in questi anni con azioni mirate alla diffusione di una cultura attenta a sani stili di vita (movimento, alimentazione), e con progetti ad hoc quali “I percorsi del cuore e della memoria”, diretti all’allenamento fisico e psichico leggero, ma continuativo della popolazione anziana attraverso istruttori specializzati e con l’utilizzo, in alcuni parchi cittadini, di cartelloni aventi contenuto scientifico e test mnemonici; con i “memofilms”, film prodotti grazie ad un progetto sperimentale di lotta alla perdita della memoria nella popolazione anziana attraverso la costruzione del “film” della vita dell’anziano/a con l’aiuto dei parenti e della famiglia tutta; gli Alzheimer Caffè, etc…; con iniziative ricreative ed aggregative 14
per incentivare i momenti di socializzazione. Tali iniziative hanno coinvolto circa 4.500 persone nel corso del 2009. Per quel che riguarda l’ambito degli interventi promozionali, il Comune di Bologna sostiene, quindi, in una logica di sussidiarietà, tutte quelle realtà che svolgono attività di socializzazione, integrazione e opportunità culturali e ricreative rivolte prioritariamente alla popolazione anziana, al fine di creare luoghi e strumenti di aggregazione tra le diverse generazioni e culture (Centri Sociali, Università della Terza età, Associazioni sanitarie e sociali a sostegno dei bambini e degli adolescenti, volontari, parrocchie etc.). Particolarmente attiva la realtà dei Centri Sociali Anziani, di lunga tradizione nella nostra realtà cittadina - l’apertura dei primi due centri sociali risale al 1974 – e che hanno raggiunto oggi il numero di 35 su tutto il territorio, autogestiti dagli anziani, cui si aggiunge la realtà degli oltre 6000 appezzamenti ortivi sempre autogestiti; attiva anche la realtà dei centri di aggregazione giovanile, spesso ben inserita nel contesto territoriale del Quartiere di riferimento. Tra gli obiettivi specifici rivolti alla promozione della salute degli anziani: programmazione permanente di percorsi di informazione, sensibilizzazione e promozione di sani stili di vita (es. alimentazione, cuore, memoria, screening, diagnosi precoce); rifunzionalizzazione dei centri sociali e dei centri giovanili, con il coinvolgimento dell’associazionismo, in una dimensione maggiormente coerente con gli obiettivi di benessere, socializzazione intergenerazionale e interculturale, solidarietà e mutuo aiuto; sviluppo delle zone ortive urbane, utilizzando aree inutilizzate e aprendone l’uso anche a persone non anziane; piano dello sport e dell’attività motoria degli anziani, con la determinazione di standard di qualità e accreditamento delle iniziative conformi; promozione del volontariato tra i neo pensionati e sostegno al volontariato giovanile; potenziamento al sostegno alla fruizione di iniziative culturali (corsi, università per gli anziani, turismo culturale e artistico, agevolazioni per l’ingresso a mostre e musei, etc…); campagne per la diffusione di una immagine positiva della terza età; per la sensibilizzazione giovanile al rischio dell’assunzione di sostanze c.d. legali ma estremamente pericolose per la salute, all’abuso di alcol e droga, etc…; sostegno alle iniziative rivolte ai cosiddetti “anziani fragili”, per favorire attività socio ricreative e culturali che contrastino l’isolamento sociale, favorendo azioni di risocializzazione e di sviluppo delle risorse della comunità in collaborazione con le associazioni del territorio, Parrocchie e Centri sociali; sostegno all’uso del trasporto pubblico urbano e della mobilità ciclabile; pedibus dei piccoli con l’aiuto dei nonni. Infine, il Comune incentiva i progetti che sostengono il dialogo e la relazione inter-generazionale, e la partecipazione attiva dell’anziano e del giovane nella vita della comunità, per diffondere una cultura inclusiva e attenta ai bisogni delle diverse generazioni e per ridurre l’isolamento sociale in cui possono trovarsi molti anziani, ma anche molti giovani e molti adolescenti, che spesso può peggiorare e accelerare una condizione di fragilità fisica, cognitiva, della personalità. Per questo da tempo si sta cercando di attuare progetti in cui le giovani generazioni mettono a disposizione il loto tempo e la loro competenza di studio/lavoro acquisita, a favore di anziani fragili e parzialmente o non autosufficienti in modo da ricreare una circolo virtuoso di confronto, dialogo, esperienza, energie e attività. 15
3. IL PROGETTO SPERIMENTALE COMUNE-INPDAP Inpdap muove Bologna: “Bada bene” L'opportunità di un'azione sinergica di INPDAP e Comune di Bologna per la realizzazione comune di una progettazione pilota per anziani pensionati INPDAP parzialmente o non-autosufficienti parte dalla condivisione di un percorso che grazie alla semplificazione dei percorsi di accesso ai servizi oggi esistenti e ad un miglior rapporto costi/benefici dei soggetti coinvolti, coinvolga sul territorio tutte le parti pubbliche e private interessate, al fine di creare una rete di soggetti che lavorano nell’unica direzione: quella di ridurre gli “anni di disabilità” dell’anziano, affinché l’allungamento della speranza di vita significhi anche il più possibile una vita attiva in salute; laddove ciò non sia possibile, quella di mantenere presso il relativo domicilio le persone anziane non più completamente attive o non-autosufficienti, quindi in ambiente familiare, protettivo per l’anziano e da esso riconoscibile, garantendone dignità ed un livello di qualità della vita migliore possibile. 3.1 A chi è destinato: Anziani bisognosi pensionati INPDAP, in condizioni di fragilità o parzialmente o del tutto non autosufficienti 3.2 Quali sono i soggetti coinvolgibili: Le Associazioni e Cooperative del Terzo Settore, oltre ad altri Enti quali Provincia, Università di Bologna, AUSL Bologna, Az Osped. Sant’Orsola Malpighi, Istituto Ortopedico Rizzoli, che si dedicano alla promozione della salute, all’ assistenza domiciliare, e che hanno a cuore lo sviluppo di un modello di relazioni intergenerazionali forte. 3.3 Quali obiettivi si vogliono raggiungere: 3.3.1) Promozione della salute e del benessere Il progetto si propone di potenziare e sviluppare ulteriormente le opportunità di sensibilizzazione, informazione e sperimentazione degli anziani parzialmente/non autosufficienti sui temi della salute, come prevenzione di fattori di rischio specifici, ed anche come motivo di impegno per una vita attiva con e per gli altri. I momenti e i luoghi di aggregazione e socialità possono diventare luoghi partecipati in cui gli anziani possono diventare da utenti/ospiti a protagonisti, allievi e maestri per educarsi e farsi promotori a propria volta di corretti stili di vita, per conoscere il territorio ed i percorsi di allenamento della memoria, per attivare iniziative ricreative dove la socializzazione sia alimento di autostima individuale ed occasione per intessere relazioni e sentirsi parte di una comunità. 3.3.2) Potenziamento dei servizi socio-assistenziali, qualificazione e semplificazione dei percorsi di accesso Il processo di allungamento della vita media, che ha toccato nella nostra città livelli straordinariamente elevati pari a 78,7 anni per gli uomini e 83,5 per le donne, comporta anche il profilarsi di bisogni sempre più complessi di assistenza e cura e inseparabilmente di sostegno alla rete di Caregivers di riferimento. La popolazione over 65, e soprattutto i cosiddetti “grandi anziani” over 80 in aumento, sono le fasce che esprimono la maggiore esigenza di servizi sanitari e socio- sanitari. E’ quindi necessaria una progettazione e programmazione dei servizi del territorio che offra 16
una sempre maggiore capacità di diversificare e personalizzare l’offerta di opportunità di assistenza, puntando sul sostegno alle reti familiari e di vicinato, su un’alleanza che è di per sé una risorsa insostituibile per l’anziano. Il progetto si propone di agevolare l’accesso ai servizi di assistenza domiciliare del territorio rivolti agli anziani parzialmente/non autosufficienti, semplificando le procedure di accoglimento, valutazione e risposta ai bisogni individuali dell’anziano e dei caregivers di riferimento, con soluzioni innovative nell’ambito della diversificazione di aiuti alle reti familiari, sia in termini di risparmi economici, sia di tempo dedicato alla cura e gestione di complesse procedure burocratiche nel rapporto con gli Enti e con soggetti privati terzi. 3.3.3) Reti solidali intergenerazionali e sostegno all’inserimento lavorativo ed alla qualificazione professionale giovanile Nelle società occidentali a cosiddetto ”sviluppo avanzato”, la solidarietà fra le generazioni appare più complesso di quanto non lo fosse in passato: i giovani adulti rimangono in casa con i genitori più a lungo, mentre questi ultimi si trovano a dovere, al tempo stesso, garantire sempre più frequentemente un sostegno ai familiari anziani non autonomi. Le difficoltà economiche e la mancanza di sbocchi lavorativi sicuri ostacolano la completa indipendenza dei giovani dai nuclei familiari; inoltre, l’offerta quantitativamente insufficiente rispetto alla richiesta di servizi di assistenza dei bambini e delle persone non autonome, soprattutto per quanto riguarda gli anziani, rende ancor più gravoso e oneroso il carico di responsabilità delle reti familiari. Con questo progetto si intende valorizzare e sostenere relazioni solidali fra generazioni apparentemente lontane come i giovani e gli anziani, rendendo praticabili e “utili” le convivenze intergenerazionali; offrire ai giovani l’opportunità di un’esperienza professionale qualificante per agevolare l’inserimento lavorativo in una fase difficile per molti giovani per quanto concerne la precarietà e crisi dell’offerta di lavoro; in particolare, il progetto si propone di valorizzare specifici percorsi di studio (scienze motorie, psicologia, educatori professionali) offrendo ai giovani laureandi luoghi e contesti di elevata professionalità dove svolgere un tirocinio formativo di almeno nove mesi, a contatto con persone anziane, parzialmente o non autosufficienti, facendo leva sulle energie positive che possono scaturire da un contatto intergenerazionale sia nella vita attiva senza particolari problemi di salute, sia in circostanze di sofferenza o disagio fisico e psichico. 3.4 Le azioni proposte: A) Integrazione ai servizi esistenti dei servizi di assistenza domiciliare (SAD) diretti ai pensionati Inpdap mediante il supporto alle famiglie con anziani non autosufficienti a domicilio, mediante semplificazione del percorso di accesso con individuazione di un punto unificato, l’offerta di assistenti familiari qualificate (badanti) attraverso la messa a punto di un percorso di formazione ad hoc delle assistenti familiari e risparmio economico per la gestione del rapporto di lavoro; B) supporto alle famiglie con anziani non autosufficienti a domicilio attraverso contributi economici con finalità di mantenimento a domicilio, come per esempio l’assegno di cura; C) promozione della salute rivolta agli anziani di cui sopra in termini di accompagnamento ai servizi, alle attività motorie specifiche, ai Centri diurni etc…; D) reti solidali intergenerazionali e sostegno all’inserimento lavorativo ed alla qualificazione professionale giovanile. L’obiettivo di innovare, potenziare e diversificare l’offerta complessiva dei servizi a supporto della 17
domiciliarità dei pensionati INPDAP, almeno in questa prima fase di sperimentazione di nuove collaborazioni e sinergie con l’Ente Previdenziale, significa sostenere le famiglie nelle proprie scelte di cura in relazione all’anziano che si trova in condizioni di non-autosufficienza o disabilità. Con le prime due azioni del progetto, si interverrebbe sugli anziani parzialmente/non autosufficienti con azioni di supporto all’assistenza domiciliare e di qualificazione del servizio più rispondente ai bisogni crescenti delle famiglie che hanno in cura un anziano presso il domicilio. Si intende sviluppare ulteriormente il sostegno alle famiglie di pensionati INPDAP assistiti presso il proprio domicilio, con la diffusione dell’Assegno di cura, o di altre forme analoghe di supporto alle famiglie, dopo una verifica dei requisiti socio-sanitari e reddituali dei potenziali beneficiari; l’Assegno di cura e similiari è uno strumento che offre un contributo economico che può essere erogato direttamente all’anziano non autosufficiente, alla sua famiglia o ad altre persone che lo assistono, sempre nell’ottica di mantenere l’anziano nel proprio contesto abitativo, sociale ed affettivo, evitando o posticipando in questo modo il ricovero nelle strutture residenziali. Le azioni in dettaglio: 3.4.1 - Integrazione ai servizi esistenti dei servizi di assistenza domiciliare (SAD) diretti ai pensionati Inpdap Gli interventi specifici che si vogliono offrire in questa sezione del progetto si rivolgono ad anziani che presentano parziale e completa non autosufficienza, al fine di migliorare i percorsi di presa in carico dei servizi di assistenza domiciliare e di fornire un ulteriore supporto alle reti familiare attraverso la formazione ed il reclutamento di assistenti familiari qualificate (c.d. badanti). Il progetto sperimentale di sostegno alle famiglie che hanno a domicilio un anziano pensionato Inpdap con le caratteristiche di cui sopra si articola in un percorso che vuole approdare ad attribuire significativi vantaggi per le famiglie, non solo economici, quali: • semplificazione del percorso di accesso alle cure domiciliari attraverso la definizione di un Punto Unificato Cittadino, affidato all'ASP Giovanni XXIII° che faccia da raccordo tra tutti i servizi interessati (Sportello Sociale di quartiere, Sportelli Lavoro, Servizio Assistenza Anziani AUSL, soggetti privati, patronati o Associazioni per la ricerca assistente familiare e gestione rapporto di lavoro) attraverso un tutoring personalizzato che individui con la famiglia i bisogni dell'anziano attraverso il Piano di Assistenza Individuale (PAI) e attivi il percorso di incontro tra domanda e offerta dell'assistente familiare con l'ausilio di agenzie per il lavoro, di supporto alla definizione del rapporto di lavoro e alla sua gestione, di tutoraggio dell'andamento del rapporto e di sostituzione in caso di necessità. Il Punto Unificato sarebbe, insieme allo Sportello sociale territoriale di Quartiere, il solo punto di accesso della famiglia alla rete dei servizi dedicati, capace di fungere da raccordo, coordinamento ed integrazione di tutti i servizi e le figure coinvolte, con una semplificazione del percorso di accesso ai servizi, attualmente suddivisi e facenti capo a diversi uffici ed enti, e quindi con un alleggerimento significativo ed un risparmio economico per le famiglie che hanno in carico gli anziani; • ampliamento e diversificazione dell'offerta di servizi di assistenza domiciliare mediante la gestione, da parte di soggetti pubblici, del reclutamento di un'assistente familiare qualificata e con regolare contratto, provvedendo a mantenere a carico del Comune le spese di apertura pratica, istruttoria, spese legate all'intermediazione di soggetti terzi nel reclutamento della lavoratrice/lavoratore, nella stipula e nella gestione del contratto di lavoro, nella gestione dei pagamenti dei contributi e delle buste paga che altrimenti sarebbero a carico delle famiglie, con un risparmio economico per la famiglia con l’anziano INPDAP pari a circa 300/400 € 18
all'anno. Tale percorso permetterebbe l'assunzione di una badante che ha intrapreso un corso di formazione mirato, che renda più sicuro, garantito e di qualità l'assistenza e l'affidamento di un familiare. L'assistenza “privata” a domicilio ma con regolare contratto e qualificata, alla quale migliaia di famiglie hanno fatto ricorso negli ultimi anni, deve pertanto poter diventare un tassello del sistema, opportunamente integrato con altre prestazioni ed interventi. Il valore aggiunto di questa sezione del progetto è quindi, da un lato, la semplificazione della presa in carico dell’anziano pensionato INPDAP non autosufficiente, dall’altro l’ampliamento e diversificazione dell’offerta di sostegno alla famiglia sotto il profilo tecnico – economico, sollevandola dalle incombenze burocratiche ed economiche correlate alla presa in carico di un'assistenza familiare, spesso di nazionalità straniera, con possibilità di emersione del lavoro nero e come strumento di inclusione sociale. Il Punto Unificato di accesso alla rete dei servizi socio-sanitari di assistenza domiciliare del territorio affidato all'ASP Giovanni XXIII° svolgerebbe quindi le seguenti funzioni: − individuazione e definizione del bisogno socio-sanitario dell'anziano INPDAP attraverso il Piano di Assistenza Individuale (PAI) o comunque altro strumento di analisi; − incontro tra l'eventuale domanda di cura della famiglia e l'offerta di Assistenti Familiari qualificate e la gestione del rapporto di lavoro; − sostegno alla famiglia dell'anziano in carico ai servizi attraverso un tutoraggio e monitoraggio sull'andamento del rapporto a domicilio ed eventuale sostituzione della c.d. badante in caso di necessità. Il percorso di accesso e presa in carico dei pensionati INPDAP da parte dei Servizi Socio Assistenziali si articolerebbe nel modo seguente: a) valutazione del bisogno da parte del Punto Unificato per l’accesso ai servizi di assistenza domiciliare e supporto ai cittadini anziani pensionati INPDAP Informazione I pensionati INPDAP residenti vengono informati dall'Ente previdenziale INPDAP della possibilità di accesso ai servizi di assistenza domiciliare del territorio con un percorso semplificato e personalizzato nella ricerca e gestione di Assistenti Familiari, recandosi presso il Punto Unico dell'ASP Giovanni XXIII°. L’informativa è presente anche in tutti gli uffici con funzioni di “sportello” al cittadino interessati (oltre agli Sportelli Sociali di Quartiere, Ausl, OOSS/patronati, Centri sociali, Associazioni, Sportelli del lavoro). Accesso al servizio Si costituisce il Punto Unico di accesso ai Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD) con personale dedicato presso l'ASP Giovanni XXIII° per la prima raccolta di informazioni (ISEE, ecc.), la valutazione del bisogno (con eventuale visita domiciliare), la presa in carico con Assistente Sociale dedicata ove necessario. Reclutamento di un'Assistente Familiare La ASP individua e seleziona le Agenzie di lavoro accreditate per individuazione e reclutamento delle Assistenti familiari. Le suddette Agenzie di lavoro propongono alla famiglia richiedente, in base alle esigenze specifiche, una o più assistenti e infine stipulano con la famiglia il contratto, le cui spese di gestione NON sono a carico del cittadino INPDAP per un periodo sperimentale di 12 mesi. 19
Monitoraggio e feedback sul rapporto di lavoro a domicilio La ASP funge da raccordo fra tutte le figure coinvolte e monitora il buon andamento del rapporto a domicilio con tutor qualificati e visite domiciliari. b) selezione badanti qualificate La ASP seleziona le Agenzie di lavoro e propone percorsi di formazione idonei alle badanti sulla base dell'esperienza già consolidata e adotta strumenti di valutazione e monitoraggio della loro qualificazione. Le Agenzie di lavoro, oltre a gestire il rapporto di lavoro, si impegnano a creare un data base dell’offerta di assistenza familiare qualificata ed a dotarsi di strumenti informatici necessari per uno scambio informativo agevole ed affidabile con il Punto Unico. c) monitoraggio e controllo Il Comune di Bologna e la ASP, per le rispettive competenze, collaborano nella formulazione e nel monitoraggio di indicatori quantitativi e qualitativi per la valutazione dell'andamento del rapporto a domicilio instaurato e del percorso formativo intrapreso dalle assistenti familiari e dei risultati ottenuti. d) comunicazione efficace Costituzione di un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti (Comune, ASP, INPDAP, Agenzie di Lavoro selezionate) che si raccordi con il Tavolo Anziani già presente in Comune come strumento di programmazione locale, che sia di garanzia e controllo del buon andamento del percorso attivato e che si ritrovi in relazione alle necessità di lavoro. Campagna informativa organizzata da INPDAP e diffusa direttamente ai propri iscritti; diffusa dal Comune tramite i punti di accesso del territorio, e raccolta e gestione dei reclami da parte della ASP. INPDAP e Comune programmano eventuali eventi di pubblicizzazione, conferenze stampa, etc… 3.4.2 – Supporto alle famiglie con anziani non autosufficienti a domicilio attraverso contributi economici con finalità di mantenimento a domicilio, come per esempio l’assegno di cura etc… Questo contributo viene previsto a favore delle famiglie dell’anziano non autosufficiente e può assumere diverse forme: l’assegno di cura, incentivo per l’acquisto di medicinali o attrezzature specifiche, pagamento di prestazioni sanitarie specialistiche in libera professione di particolare complessità. Nel 2009 il Comune di Bologna ha erogato assegni di cura a 3.008 anziani (706 livello A, 1.820 livello B, 482 livello C) con un ulteriore contributo per sostenere i costi di un’assistente familiare (badante) assunta con regolare contratto per 508 utenti. L’assegno di cura rappresenta una delle opportunità della rete dei servizi prevista dalla L.R. 5/94 ed è concesso, in alternativa all’inserimento stabile in strutture residenziali, sulla base della valutazione delle UVG (unità di valutazione geriatrica) o del responsabile del caso e della disponibilità della famiglia ad assicurare in parte o in toto il programma di assistenza personalizzato. L’assegno di cura può essere ottenuto rivolgendosi ai servizi sociali del Comune oppure presso i servizi disabili delle Aziende Usl o presso il Punto unico di accesso alle cure domiciliari, presente in ogni Distretto sanitario. L’Unità di Valutazione Geriatrica analizza le condizioni di bisogno dell’anziano e in accordo con il medico di medicina generale elabora il programma assistenziale personalizzato, definendo l’intervento socio-assistenziale più adeguato. Nel caso in cui il programma assistenziale personalizzato possa essere assicurato a domicilio, l´UVG o il responsabile del caso verificano 20
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