Presentazione Gli alunni stranieri nella scuola secondaria di primo grado - Rizzoli Education
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Presentazione Gli alunni stranieri nella scuola secondaria di primo grado Nella scuola secondaria di primo grado la presenza di iscritti stranieri è in costante aumento. La scuola italiana, infatti, si va popolando di alunni di più di duecento etnie diverse e ogni ragazzo è portatore di una propria storia, una propria lingua madre, una cultura di appartenenza. Inoltre, numerosi alunni stranieri non conoscono o mal padroneggiano la lingua italiana. Pertanto si rendono necessari progetti di accoglienza mirati ed efficaci, al fine di garantire a tutti maggiori opportunità di successo scolastico. Italiano “primi passi” è un progetto di prima accoglienza che si rivolge proprio a questi alunni. Apprendere l’Italiano L2 Apprendere una lingua seconda (L2) non equivale a imparare una lingua materna né una lingua straniera. Infatti, L2 è una lingua appresa nel Paese dove essa è parlata, prevalentemente in modalità “naturali”, rispetto alla quale l’insegnamento formale rappresenta un valore aggiunto, per consegui- re il più velocemente possibile competenze linguistiche che permettano di partecipare con un certo successo alla vita di relazione e ai processi di apprendimento scolastico. L2 non è una lingua neutra. Per i ragazzi stranieri, la nuova lingua da apprendere non è “neutra”; assume caratteristiche positive o negative in base all’immagine che si ha del Paese di accoglienza e delle ragioni che sono alla base del progetto migratorio. La motivazione. Non facilmente i ragazzi stranieri (11-14 anni) sviluppano una buona motivazione all’apprendimento di L2. Se nel bambino più piccolo imparare una seconda lingua ha aspetti ludici, se per un adulto immigrato l’apprendimento dell’italiano è un bisogno, per gli stranieri adolescenti si rende necessario un percorso motivazionale non sempre facile. Identità e appartenenza. Nell’adolescenza, l’Italiano L2 si colloca in un percorso personale di ridefi- nizione della propria identità. Talvolta nel processo di apprendimento di L2 è latente o esplicito un conflitto interiore tra l’appartenenza alle origini e la nuova identità migratoria. La teoria dell’iceberg e le biografie linguistiche Un alunno straniero neo-arrivato nel nostro Paese, iscritto nella scuola di primo grado, non è un analfabeta. Può anche non conoscere pressoché nulla della lingua italiana, ma certamente nel pro- prio Paese ha imparato a leggere e a scrivere in una qualche lingua. Ha dunque competenze lingui- stiche e comunicative che rappresentano una risorsa per l’apprendimento di L2. Jim Cummins rappresenta l’interdipendenza fra lin- gua madre e lingua seconda nell’immagine del dop- L1 L2 pio iceberg. Secondo lo studioso canadese, affinché si possano sviluppare al meglio le abilità linguistico- cognitive di ordine superiore – come quelle funziona- base comune PRESENTAZIONE abilità linguistico-cognitive li allo studio delle discipline – l’alunno bilingue deve aver raggiunto un livello di padronanza linguistica di base sia in L1 che in L2. Se una delle due lingue non è sviluppata fino a tale livello-soglia, rischiano di presentarsi ostacoli anche consistenti sulla lingua dello studio. Per queste ragioni è indispensabile conoscere le biografie linguistiche degli alunni stra- nieri, che possono essere molto diverse. Vediamo i casi più diffusi: • alunno scolarizzato nel Paese d’origine in una lingua con alfabeto neo-latino; • alunno scolarizzato nel Paese d’origine in una lingua che utilizza altri alfabeti e scritture; • alunno in situazione di diglossia, ha imparato cioè a comunicare in una lingua e a scuola ne ha imparata un’altra; è il caso dei ragazzi che provengono dalla Tunisia, dal Marocco o dall’Egitto, che hanno appreso a scuola l’arabo classico, mentre usano a casa il loro dialetto; 2 © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola
• alunno bilingue, se proviene da un Paese (ad esempio, Filippine o Sri Lanka) dove la lingua della scuola è europea, mentre a casa vengono utilizzati i dialetti locali. Mantenimento di L1. La lingua materna dell’alunno straniero è, si è detto, una risorsa per l’appren- dimento di L2. Il mantenimento della lingua madre è assicurato al giovane immigrato all’interno della famiglia o della comunità di appartenenza, spesso solo in forma orale. Ciò è un problema perché, nell’apprendimento della prima lingua, si sviluppano competenze cognitive che sono tra- sferibili in L2, ma se si interrompe bruscamente l’apprendimento della lingua materna si possono determinare conseguenze negative nello sviluppo cognitivo. BICS e CALP: comunicazione di base e lingua dello studio Accogliere nella nostra scuola un alunno straniero non italofono comporta una serie di attenzioni e di azioni, tra cui risulta fondamentale un percorso di apprendimento della lingua italiana rispetto a due bisogni fondamentali: • competenza linguistica per la comunicazione interpersonale di base (BICS, Basic Interpersonal Communication Skills); • abilità linguistico-cognitive di ordine superiore necessarie per partecipare alle lezioni e studiare (CALP, Cognitive Academic Language Proficiency). L’obiettivo di prima accoglienza è quello di garantire all’alunno straniero gli strumenti linguistici indispensabili per la “sopravvivenza scolastica”, nei tempi e nei modi di un’integrazione che può attuarsi a partire dalla capacità di capire ed essere capiti. La lingua quotidiana interpersonale per- mette di superare le barriere comunicative iniziali, stabilire contatti, esprimere bisogni e richieste, sapersi orientare negli ambienti, comprendere gli altri. L’italiano di base (BICS) richiede un percorso che si sviluppa progressivamente nel tempo. Per conseguire i primi traguardi significativi possono essere sufficienti alcuni mesi, beneficiando in par- ticolare di un’immersione nei contesti comunicativi reali, scolastici e non, a contatto con i coetanei di madre lingua italiana. I livelli di competenza in italiano di base si avvalgono di descrittori definiti dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER). La lingua dello studio (CALP) è una competenza più elaborata e strumentale, che permette all’alun- no straniero di partecipare alle attività cognitive dell’apprendimento scolastico. È una competenza complessa, in quanto astratta, che va accompagnata, a partire dall’accesso ai testi dello studio. È bene che siano coinvolti tutti gli insegnanti della classe, ognuno nel ruolo di “facilitatore di appren- dimento” per il proprio ambito disciplinare. Gli obiettivi sono duplici: rinforzare e sostenere l’apprendimento di L2 e fornire competenze cogni- tive e metacognitive per partecipare alle attività di classe. PRESENTAZIONE La teoria dell’interlingua La teoria dell’interlingua ci aiuta a capire quali sono i problemi degli alunni stranieri che stanno ap- prendendo l’Italiano L2. In tale percorso, che dura molti anni per un risultato di buona padronanza, si manifestano errori che sono in realtà indicatori del sistema linguistico transitorio, in continua evoluzione, chiamato appunto interlingua. Riflettere sugli indicatori permette ai nostri interventi didattici di essere più efficaci. La fase del silenzio, che può durare da poche settimane fino a un anno, è quella che più preoccupa l’insegnante. In questo periodo l’alunno straniero non parla, nemmeno risponde. In realtà si tratta di un periodo di latenza, particolarmente impegnativo a livello cognitivo e delicato dal punto di vista affettivo, in cui è in formazione l’interlingua. © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola 3
Nelle prime fasi di interlingua il ruolo della grammatica è quasi nullo: l’alunno straniero è del tutto assorbito nell’apprendimento di parole e formule indispensabili per sopravvivere. La motivazione all’apprendimento è fortemente relazionale, ragion per cui è efficace un insegnamento “calato in situazione”. L’interlingua iniziale è caratterizzata da un’estrema semplificazione morfologica, dalla mancanza o dal limitato uso di articoli e preposizioni, dall’uso scarso o nullo della copula tra il soggetto e il suo predicato (ad esempio, lui bello). Queste parole vengono imparate in un secondo momento perché percepite come non indispensabili per la comprensibilità. Vengono apprese per prime le parole “ad alto grado di generalità” (fare, questo, cosa, buono, ecc.), i pronomi personali, le formule di cortesia (grazie, scusa, per favore, ecc.) e di saluto. Vengono apprese le formule per la sopravvivenza, moduli di linguaggio per la comunicazione (come ti chiami?, che cos’è?, come stai?, non ho capito, ecc.). Il lessico è usato in forma invariabile, il verbo non è coniugato, ma usato in una forma basica che ge- neralmente corrisponde alla forma della 2ª o 3ª persona singolare del presente indicativo sovraestesa (io mangi / io mangia) e il tempo del verbo è dato da avverbi (ieri io mangi, domani io mangi). Nelle fasi successive, gradualmente l’interlingua si conforma, con difficoltà comuni a tutti gli stra- nieri, come hanno dimostrato numerosi studi. Conoscere l’ordine con cui si apprendono le strut- ture dell’italiano permette di sapere quando si deve intervenire e su quali aree occorre invece avere pazienza. Per quanto riguarda la coniugazione del verbo, dopo la prima forma basica, appare l’uso del presen- te indicativo e, in parte, imperativo, poi del participio passato come passato prossimo, dell’imper- fetto e del passato prossimo nelle sue forme compiute, quindi del futuro, del condizionale e infine del congiuntivo. Per quanto riguarda l’accordo tra il nome e le altre parti della frase, emerge dapprima l’accordo tra nome e articolo, quindi l’accordo tra nome e aggettivo, infine l’accordo tra nome e aggettivi predi- cativi, tra soggetto e participio passato. Un percorso di prima accoglienza L2: variabili di progettazione La normativa come risorsa. La scuola fatica talvolta a realizzare progetti di accoglienza per alunni stranieri, non certo per cattiva volontà, piuttosto per la rigidità dell’organizzazione scolastica che sostanzialmente permette di praticare un “insegnamento di classe”, mentre un alunno straniero neo- arrivato in Italia necessita di acquisire strumenti di comunicazione e di integrazione scolastica per poter partecipare proficuamente alle attività di classe. Una prima fondamentale risorsa per la proget- tazione sta nella conoscenza e nell’applicazione più estesa possibile (in base all’esercizio dell’autono- mia scolastica) della normativa di cui la scuola italiana si è dotata a partire dal 19891. Le competenze professionali di chi insegna Italiano L2. Gli ambiti della competenza professionale di chi insegna L2 sono sostanzialmente quattro, oltre a una buona conoscenza della normativa: • competenze metodologiche: mediazione, cooperative learning, tutoraggio, didattica metacogniti- va, cosiddette nuove metodologie didattiche, sistemi di valutazione; • competenze organizzative: laboratori di livello, scolastici, di rete ed extrascolastici; PRESENTAZIONE • competenze interculturali: educazione interculturale, comunicazione interculturale, sociologia, etnopsicologia; 1 Queste le principali fonti normative: C.M. 2/2010 Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana; C.M. 24/2006 Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri; C.M. 155/2001 Scuole situate in zone a forte processo immigratorio; DPR 394/1999 Regolamento recante norme di attuazione delle disposizioni contenenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero; legge 40/1998 Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero; C.M. 5/1994 Iscrizione nelle scuole e negli istituti di ogni ordine e grado dei minori stranieri privi di permesso di soggiorno; C.M. 73/1994 Dialogo interculturale e convivenza democratica: l’impegno progettuale della scuola; C.M. 205/1990 La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale; C.M. 301/1989 Inserimento degli stranieri nella scuola dell’obbligo: promozione e coordinamento delle iniziative del diritto allo studio. 4 © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola
• competenze glottodidattiche relative alla lingua della comunicazione di base (BICS) e alla lingua dello studio (CALP). Un progetto di intervento è realmente efficace se registra il coinvolgimento dell’intero consiglio di classe. In base alla normativa, possono essere utilizzate risorse professionali interne all’istituzione scolastica, esterne o di rete (progetti organizzati da una rete di scuole o dal territorio). Quando e come insegnare l’Italiano L2? È la stessa circolare ministeriale del gennaio 2010 a sugge- rire alcune buone prassi: moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati per gruppi di livello. L’Italiano L2 richiede metodologie didattiche particolari, diverse da quelle adottate nei percorsi di acquisizione sia di una lingua straniera che di una lingua materna. L’individualizzazione dell’ap- prendimento è un fattore determinante per la diversità delle situazioni di partenza, dei bisogni linguistici, dei ritmi di acquisizione, della tipologia della lingua d’origine, della biografia linguistica, della scolarità precedente. Ancora, in base alla C.M. 2/2010, l’insegnamento dell’Italiano L2 può svilupparsi: • in orario curricolare, utilizzando la quota di flessibilità del 20% o le due ore settimanali destinate all’insegnamento della seconda lingua comunitaria; • in corsi pomeridiani (iniziative di arricchimento dell’offerta formativa); • in corsi intensivi propedeutici all’ingresso in classe, nel periodo giugno/luglio/inizio settembre. Il progetto di prima accoglienza Italiano “primi passi” A chi si rivolge. Italiano “primi passi” si rivolge agli insegnanti come contributo alla progettazione di un’iniziativa di prima accoglienza per alunni stranieri non italofoni, di recente immigrazione. Le 25 schede sviluppano un percorso di difficoltà crescente. Il sommario (alle pp. 6-7) permette di selezionare i materiali ed eventualmente intervenire per tarare la proposta in base ai reali e specifici bisogni. Le schede sono precedute da due pagine di suggerimenti di giochi (didattica ludica) particolarmen- te idonei in una primissima fase di apprendimento (socializzazione e motivazione). Le prime 10 schede (l’indicazione è esplicitata dal simbolo ) richiedono un intervento del docen- te di tutoraggio individualizzato, anche e non solo per facilitare la lettura. Tale intervento è succes- sivamente richiesto solo per apprendimenti particolarmente importanti. Competenze comunicative. Italiano “primi passi” è principalmente un percorso di sviluppo dell’italiano quotidiano di base (BICS), per conseguire le competenze comunicative finalizzate alla socializzazione con i compagni e con gli adulti della scuola, obiettivo che la teoria stima rag- giungibile dai tre mesi ai due anni. Ciò permette di contrastare quella sensazione di invisibilità che è tipica degli alunni stranieri nei primi mesi di scuola, data la difficoltà di partecipazione al lavoro scolastico. È noto che l’acquisizione delle BICS è condizione necessaria, anche se non sufficiente, alla possi- PRESENTAZIONE bilità di seguire le lezioni e svolgere i compiti scolastici. La “lingua dello studio” necessita infatti di competenze cognitive e astratte e deve quindi essere oggetto di tecniche e strategie didattiche mirate. Contestualizzare l’apprendimento in situazioni comunicative. Al fine di conseguire gli obiettivi è indispensabile contestualizzare l’apprendimento BICS in situazioni comunicative. Si fa dunque costante ricorso al disegno, soprattutto vignette situazionali. Il lessico. È strategico conseguire obiettivi di ordine lessicale, per garantire all’alunno straniero un vocabolario di base, particolarmente utile nelle prime fasi della formazione dell’interlingua. Le sche- de sono corredate di un vocabolario illustrato, con i principali lemmi utilizzati. © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola 5
Aspetti grammaticali. Pur partendo dalla considerazione che la riflessione sulla lingua è un obietti- vo non idoneo a una prima accoglienza di L2, alcuni aspetti grammaticali sono presenti nello svilup- po delle schede in forma di esercizi, come obiettivi sottostanti e mai portanti e limitati agli aspetti meno difficoltosi per un non italofono, principalmente relativi al nome e al verbo, fino a una prima basilare costruzione della frase. Tempi. Una proposta di prima accoglienza di Italiano L2 si sviluppa ragionevolmente nell’arco mas- simo di tre mesi e può contemplare fasi intensive iniziali e fasi settimanali di laboratorio linguistico. Italiano “primi passi” è un percorso di 25 schede in uno sviluppo di circa 50 ore. SOMMARIO N. scheda Titolo Obiettivi linguistico-comunicativi 1 Il mio nome è... Dire il proprio nome e cognome. Presentarsi. 2 Tanti saluti a tutti Salutare. Rispondere al saluto. Comunicare il saluto con i gesti. Approccio alla comunicazione informale e formale. 3 Fare amicizia Fare amicizia. Chiedere e dire l’origine, il luogo in cui si abita. 4 A casa Presentare i membri della propria famiglia. Nominare gli oggetti della casa. 5 Scusi, posso provare Approccio alla comunicazione della compravendita. Utilizzare i jeans? le formule di cortesia. 6 A scuola Comprendere e dare indicazioni di direzione nella scuola. Orientarsi nell’organizzazione della giornata scolastica. 7 In classe Comprendere le istruzioni dell’insegnante. 8 Me lo presti? Comunicare rispetto agli oggetti e agli strumenti dello studio. Funzioni del diario scolastico. 9 Che cosa fai oggi? Esprimere gusti/disgusti su attività quotidiane. Descrivere la propria giornata-tipo. Riconoscere le parti della giornata e le attività più opportune. Dire e chiedere l’ora. 10 Scusi prof... Interagire con gli adulti della scuola. Chiedere chiarimenti, chiedere il permesso, chiedere per ottenere qualcosa. 11 Davanti a una vetrina Indicare un oggetto vicino o lontano. 12 Intorno a noi Descrivere la forma e le dimensioni di un oggetto. 13 Sei un bravo detective? Descrivere una persona. PRESENTAZIONE 14 Il corpo umano Nominare le parti del corpo e indicarne la funzionalità. Conoscere il significato comunicativo di gesti tipicamente italiani. 15 In palestra Descrivere attività sportive. 16 Andiamo al cinema Esprimere gusti/disgusti; esprimere un giudizio semplice e breve su un film. 17 Mi piace... Esprimere le proprie attitudini e preferenze sull’orientamento scolastico e professionale e sul tempo libero. Attribuire nomi, contenuti, argomenti alle materie scolastiche. 6 © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola
18 Al parco con gli amici Definire i rumori di campagna e di città. 19 Che fame! Esprimere gusti/disgusti sui cibi, esprimere un desiderio. Parlare di alimenti e sapori. 20 Non sto bene Esprimere uno stato fisico. 21 Tanti auguri! Esprimere stati d’animo. Conoscere e usare formule di augurio. 22 Che cosa compriamo? Conoscere e usare indicatori temporali. Chiedere e dire il prezzo. Enumerare semplici sequenze cronologiche. Comprendere semplici istruzioni scritte. 23 Per strada Chiedere e dare informazioni stradali. Orientarsi nello spazio. 24 In cucina, a fare la torta Comprendere il testo regolativo. 25 Oggi, verifica! Valutazione e autovalutazione finale di Italiano “primi passi”. Riferimenti bibliografici Balboni P., Le sfide di Babele, Utet, Torino, 2002 Balboni P., Fare Educazione linguistica, Utet Università, Torino, 2008 Bettoni C., Imparare un’altra lingua, Laterza, Roma-Bari, 2001 Caon F., Educazione linguistica e differenziazione, Utet, Torino, 2008 Chini M., Che cos’è la linguistica acquisizionale, Carocci, Roma, 2004 Consiglio d’Europa, Quadro comune di riferimento per le lingue, La Nuova Italia Oxford, 2002 Cummins J., Language, Power and Pedagogy, Multilingual Matters LTD, 2000 Favaro G., Insegnare l’italiano agli alunni stranieri, La Nuova Italia, Milano, 2002 Giacalone Ramat A., Verso l’italiano, Carocci, Roma, 2003 Luise M.C., Italiano come lingua seconda. Elementi di didattica, Utet, Torino, 2006 Pallotti G., La seconda lingua, Bompiani, Milano, 1998 Piemontese M.E., Capire e farsi capire, Tecnodid, Napoli, 1996 Vedovelli M., Guida all’italiano per stranieri, Carocci, Roma, 2002 PRESENTAZIONE © 2011 RCS Libri S.p.A. Milano - R. Zordan, Datti una regola 7
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