Position Paper CCM su One Health - Novembre 2018 - Comitato Collaborazione ...

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Position Paper CCM su One Health
                                        Novembre 2018

        Che cosa è la One Health?
       È nel rapporto uomo-animale-ambiente che ha origine la gran parte delle minacce,
    delle preoccupazioni, dei problemi e delle soluzioni, che interessano le persone e i
    ricercatori nell’ambito della salute. Nessuna disciplina scientifica dispone delle
    conoscenze e delle risorse sufficienti per affrontare, singolarmente, le problematiche
    emergenti della salute dell’uomo, che rappresenta il primo attore per la propria salute e il
    proprio benessere. Tuttavia, la centralità della persona non si basa su un approccio alla
    salute che trascuri la lunga coesistenza di Homo sapiens con le positive e negative
    determinanti animali (dallo sfruttamento per il cibo alla simbiosi/opposizione con certi
    batteri) e ambientali (dal territorio come ecosistema antropizzato fino all’adattamento
    della persona a clima e vegetazione). Per l'essere umano, la finalità del rapporto con
    animali, piante, clima e ambienti è, semplicemente, rimanere sano e operativo.
       Il concetto di One Health riconosce la relazione esistente tra uomo, animale e
    ambiente, rappresentando lo sforzo congiunto di più discipline professionali che operano
    a livello locale, nazionale e globale, per il raggiungimento di una condizione di salute
    ottimale e integrata di persone, animali e dell'ambiente stesso. L’approccio One Health
    non rappresenta solamente l’integrazione tra discipline diverse, ma anche l’integrazione
    sistemica come metodologia di lavoro. L’approccio si contraddistingue innanzitutto come
    un modo di osservare e analizzare la salute nella complessità dei suoi determinanti e
    delle strategie da porre in atto per garantirla (AMVA, 2008).
       A livello storico, il termine One Medicine fu introdotto per la prima volta nel 1984 da
    Calvin W. Schwabee (1927-2006), veterinario, epidemiologo e parassitologo, nel suo libro
    Veterinary medicine and human health (Zinsstag et al., 2011). Due importanti definizioni
    della “Medicina Unica” vengono riportate anche da Adriano Mantovani (1926-2012),
    grande maestro della Sanità Pubblica veterinaria italiana: da un lato come pratica e
    scienza generale della salute e delle malattie dell’uomo e degli animali; dall’altro in
    qualità di contributo reciproco che la medicina umana e la medicina veterinaria possono
    dare alla salute e al benessere delle persone e degli animali (Battelli, 2013). Un

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momento di evoluzione fondamentale del concetto di One Medicine si ha nel 2004 alla
Rockfeller University di New York in occasione del simposio sulla globalizzazione delle
malattie dell’uomo e degli animali, domestici e selvatici. I rappresentanti
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per Cibo e Agricoltura (FAO), dell’Organizzazione
Mondiale per la Salute degli Animali (OIE), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) e altre organizzazioni internazionali delineano le priorità per un approccio
interdisciplinare nella lotta contro le minacce alla salute e all’ambiente del pianeta e
presentano una lista di 12 principi, “The Manhattan Principles on One World, One Health”
(Cook, Karesh and Osofsky, 2004). Tali principi esortano i leader mondiali, la società
civile, gli esperti di sanità pubblica e le istituzioni scientifiche a un approccio trasversale e
interdisciplinare alla prevenzione, sorveglianza e controllo delle malattie, in grado di
garantire integrità biologica e conservazione dell’ambiente per le generazioni future. Si
assiste così a una progressiva evoluzione del concetto di One Medicine in quello di One
Health.
    I due termini possono essere considerati sinonimi, per le basi comuni relative
all’interazione tra salute umana e animale, ma hanno in realtà significati differenti. Il
termine One Medicine, infatti, ha una connotazione principalmente clinica, riferendosi
soprattutto, sebbene non esclusivamente, all’ambito delle malattie zoonotiche e della
medicina comparativa, che ha permesso di approfondire la conoscenza di alcune
malattie e sindromi umane grazie alle osservazioni e agli studi effettuati in determinate
specie di animali. Dall’altra parte, il termine One Health costruisce su una prospettiva
più ampia, che va oltre le problematiche individuali delle patologie cliniche e si interessa
delle questioni generali di salute pubblica, ecologia e delle dimensioni sociali della salute
(Zinsstag et al., 2011; Lerner and Berg, 2015). One Health propone un approccio multi- e
interdisciplinare, che si sviluppa su tre livelli di intervento: il livello individuale, per la
salute di animali e uomo; il livello della popolazione, ovvero la salute pubblica; e il livello
dell'ecosistema, ovvero la salute ambientale (Lerner and Berg, 2015).In tal senso appare
chiaro il riferimento a un approccio triadico alla One Health, secondo cui la salute di ogni
livello è inevitabilmente intersecata a quella degli altri livelli e, per esempio, le alterazioni
dell’ecosistema dovute alle azioni dell’uomo e ai cambiamenti climatici, si ripercuotono
su salute animale e umana in un complesso sistema di interazioni (Thompson, 2013).
    A questo punto, sorge un problema epistemologico: mentre la definizione di “salute”
per uomini e animali appare sufficientemente chiara, un “ambiente sano” contiene anche
gli endemismi nati per proteggersi proprio dall’intervento alieno di uomini e animali. In
definitiva, One Health propone un modello basato sul principio antropico per quel che
riguarda la salute: dovremmo parlare di un ambiente salubre che dovrebbe tendere,
tramite una corretta integrazione con uomini e animali, verso un ambiente “sano”, da
definirsi all’interno di un processo co-evolutivo.

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Riconoscendo che la salute dell’uomo è intrinsecamente legata a quella di animali e
ambiente, l’approccio One Health si pone l'obiettivo di incoraggiare la collaborazione e
comunicazione tra più discipline per ottenere il miglior stato di salute possibile per tutti,
uomini, animali ed ecosistemi. Tutto ciò appare ancor più rilevante considerando che
2/3 delle malattie emergenti sono di provata o probabile origine animale (zoonotiche),
come nei casi di Influenza Aviaria, SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e HIV
(Human Immunodeficiency Virus) (Gibbs, 2014). L’aumentato contatto con animali
domestici e selvatici o con ambienti «infetti»; i cambiamenti climatici; la globalizzazione di
persone, animali, vettori e alimenti; gli interventi umani di deforestazione, costruzione di
dighe, abbandono di aree montane; l’eccesso di densità umana e animale su territori
sempre più limitati, sono tutti elementi che stanno modificando profondamente la salute
dell’ambiente, degli animali e dell’uomo, sottolineando quindi l’importanza di un
approccio One Health nella ricerca e nella promozione della salute odierna.

  Il contributo di One Health al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
   Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) richiamano l’attenzione di tutti i paesi del
mondo, ricchi e poveri che siano, a raggiungere il benessere per tutti e proteggere il
pianeta (United Nations, 2018b). Diversamente dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio in
cui la salute era esplicitata in tre obiettivi distinti (United Nations, 2016), gli SDG vedono
la salute come una precondizione, il fine ultimo necessario per raggiungere lo sviluppo
sostenibile (Queenan et al., 2017).
    Accanto all’SDG3, unico obiettivo specifico che mira ad ‘assicurare la salute e a
promuovere il benessere per tutti e a tutte le età’ (United Nations, 2018a), il concetto di
salute è integrato in tutti e 17 gli obiettivi di sviluppo, riconoscendo che la salute dipende
da determinanti sociali, economici e politici, così come da fattori ambientali e biologici,
che possono anche andare oltre il controllo umano. Solo raggiungendo la salute del
pianeta si migliorerà la salute dell’uomo. Lo sviluppo sostenibile non potrà, quindi, essere
raggiunto attraverso il compimento dei singoli obiettivi, ma anche e soprattutto attraverso
l’interazione e la collaborazione degli stessi (Queenan et al., 2017).
    In questa strategia globale, One Health che riconosce l’intima interazione tra uomo,
animale e ambiente e propone una collaborazione intersettoriale e multidisciplinare, si
delinea come approccio ‘ideale’ per raggiungere lo sviluppo sostenibile e affrontare i
problemi che caratterizzano il ventunesimo secolo, quali la sovrappopolazione mondiale, i
cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, l’insorgenza di nuove malattie infettive
e il rischio di pandemie a livello globale (Queenan et al., 2017).

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Il Comitato Collaborazione Medica e l’approccio One Health
   Da sempre il Comitato Collaborazione Medica, CCM promuove il diritto alla salute per
tutti, rafforzando i sistemi sanitari nazionali dei Paesi in cui opera e agendo sui
determinanti della salute per contribuire, da ultimo, alla salute globale. Seguendo i
principi di Alma Ata (WHO, 1978), sosteniamo che:
       -       sia necessaria la diffusione sul terreno di strutture in grado di fornire servizi
    sanitari di qualità, non concentrati solo nelle città, ma raggiungibili anche da chi
    abita villaggi sperduti;
      -      la prevenzione sia il modo più efficace per migliorare la salute di una
    popolazione con la minore spesa economica possibile.
    In linea con questi principi e con l’obiettivo di migliorare la salute delle comunità
pastorali della regione Somala dell’Etiopia, area prioritaria di intervento
dell’organizzazione, abbiamo abbracciato e applicato il concetto di One Health sin dal
2005.
    La popolazione della regione Somala dell’Etiopia è composta quasi nella totalità da
pastori nomadi. La disponibilità limitata di servizi e operatori sanitari nell’area e l’alta
mobilità dei pastori contribuiscono allo scarso stato di salute della popolazione
(Schelling, Weibel and Bonfoh, 2008; Federal Ministry of Health, 2011), che si riflette, da
ultimo, in indicatori sanitari (quali la mortalità materna e dei bambini) tra i peggiori nel
paese (CSA Ethiopia and ICF, 2017). La popolazione pastorale della regione richiede di
pensare un sistema sanitario che si adatti alla vita nomade delle comunità, sempre in
cerca di pascolo per i loro animali. Per i pastori di quest’area, che posseggono grandi
mandrie di dromedari, utilizzati come capitale sociale oltre che economico, salute umana
e salute animale sono strettamente correlate in un modello biunivoco, pur se
asimmetrico ovvero sbilanciato verso gli animali. Le interviste sul campo, infatti, rivelano
quanto la salute del dromedario sia prioritaria rispetto a quella dell’uomo: “ad un
dromedario è legata la vita di 4 persone del villaggio” (Salza, 2004).
    In questo contesto, nel 2005 abbiamo testato il nostro primo progetto di One
Medicine. Il progetto ha permesso di rafforzare i servizi sanitari già presenti sul territorio
attraverso l’introduzione di modelli che rispondessero in maniera puntuale ai bisogni del
pastore nomade. Tra questi: l’erogazione di servizi diagnostico-clinici a livello di comunità,
tramite la realizzazione di cliniche mobili integrate per la salute di uomo e animale;
l’identificazione e formazione di Agenti Comunitari della Salute (Household Health
Agents, HHA), per garantire una continua educazione sanitaria e la gestione delle
patologie umane e animali più comuni; e la creazione di un sistema di comunicazione e
riferimento tra HHA e il sistema sanitario esistente.
    A distanza di dieci anni, le lezioni apprese nel corso di questa prima esperienza ci
hanno permesso di elaborare gli obiettivi e la metodologia di una ricerca operativa per
testare fattibilità, efficacia e sostenibilità dell’approccio One Health nel migliorare la

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salute dei pastori nomadi nel distretto di Filtu (regione Somala dell’Etiopia). La ricerca è
stata realizzata da un’antropologa che ha coordinato il lavoro di un’equipe
multidisciplinare composta da esperti in salute umana e animale, scienze sociali e
ambientali, geografia applicata e meteorologia. In particolare, la collaborazione con
questi ultimi ha permesso la rappresentazione su mappa delle variabili climatiche
(pioggia e temperatura) e ambientali (fonti d’acqua e vegetazione) e delle risorse
sanitarie e veterinarie (disponibilità di strutture, operatori biomedici, comunitari e
tradizionali), supportando l’equipe di ricerca nell’analisi di spostamenti e comportamenti
dei pastori in relazione alle stagioni e ai cambiamenti climatici. Il lavoro sul campo,
caratterizzato da una stretta collaborazione e un dialogo sempre aperto tra esperti e
comunità locali, ha permesso di analizzare i bisogni, le percezioni e i comportamenti delle
comunità pastorali riguardo la salute umana e animale e in relazione al contesto socio-
ecologico dell’area di intervento. Accanto alla raccolta specifica di dati, la ricerca ha
portato all’identificazione partecipata di possibili strategie di intervento per migliorare la
salute dei pastori e delle loro mandrie (Villanucci, 2016).
    La ricerca operativa di Villanucci (2016) rappresenta per CCM l’occasione per
rivitalizzare il modello One Health, approfondirne i concetti principali e avviare un
percorso strategico di collaborazione multidisciplinare per contribuire al raggiungimento
della salute globale e dello sviluppo sostenibile. Gli elementi essenziali dell’approccio
One Health che CCM fa propri per la realizzazione di interventi di salute nell’ambito delle
diverse aree di intervento in cui opera e che comprendono, ma non si limitano a, le
comunità pastorali sono i seguenti:
            • il riconoscimento della stretta correlazione tra animale-uomo-ambiente;
          • il valore dell’approccio collaborativo e multidisciplinare per promuovere la
       salute di animali, uomini e ambiente e, quindi, favorire il benessere globale e lo
       sviluppo sostenibile;
           • l’importanza di coinvolgere gli esperti in diverse discipline, le autorità e le
       comunità locali in un lavoro transdisciplinare e partecipativo, che favorisca
       l’integrazione del sapere scientifico con le conoscenze e le pratiche tradizionali;
          • la necessità di raccogliere l’evidenza di piccole azioni su scala locale, per
       contribuire alla formulazione delle politiche nazionali e al riconoscimento
       dell’approccio One Health su scala globale.

  La programmazione odierna e futura di CCM in ambito One Health
   Oggi, CCM applica l’approccio One Health nello specifico di due progetti di
cooperazione allo sviluppo, a favore delle comunità pastorali nella Liben zone della
regione Somala in Etiopia e nel distretto di North Horr della contea di Marsabit in Kenya.

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In Etiopia, l’intervento mira ad accrescere la resilienza delle comunità pastorali
migliorando la salute delle famiglie e delle loro mandrie e dell’ambiente in cui vivono. Il
cuore dell’azione è la creazione di una piattaforma multi-attore per promuovere la
collaborazione e cooperazione di diversi attori (quali leader comunitari e religiosi, autorità
locali, operatori sanitari e veterinari, commercianti, rappresentanti delle donne e della
società civile) nell’identificazione di soluzioni efficaci e sostenibili ai problemi della
comunità. Nello specifico, la piattaforma sarà luogo di scambio e confronto per
identificare strategie comuni per migliorare la produttività agricola e la nutrizione, la
gestione e protezione delle risorse naturali, la salute e il benessere dei pastori e delle
loro mandrie, la prevenzione e gestione dei rischi ambientali e delle epidemie. In
particolare, l’azione prevede la realizzazione dell’Unità Mobile One Health per
l’erogazione di servizi integrati di salute umana e animale e la gestione coordinata delle
zoonosi e delle epidemie sanitarie.
   In Kenya, l’intervento mira a migliorare la salute e la resilienza delle comunità
pastorali aumentando accesso e coordinamento dei servizi di salute (umana e animale) e
rafforzando i sistemi comunitari di allerta per la gestione dei rischi sanitari e ambientali.
In linea con la strategia nazionale di One Health, l’azione intende supportare l’avvio
dell’Unità delle Malattie Zoonotiche a livello distrettuale, per promuovere un’azione
coordinata per la tempestiva identificazione, gestione e controllo delle zoonosi. L’azione,
inoltre, promuove l’uso di tecnologie geo-spaziali innovative, per integrare pratiche e
conoscenze tradizionali in un processo adattativo di decision-making. La telefonia mobile
permetterà di raccogliere dati primari (relativi a salute, zoonosi, indicatori climatici e
risorse ambientali) e promuovere la loro tempestiva condivisione tra comunità e autorità
locali. L’integrazione delle informazioni con dati geo-spaziali secondari permetterà la loro
visualizzazione su mappa, supportando comunità e autorità nei processi decisionali
relativi a specifiche azioni (percorsi di transumanza, sorveglianza epidemiologica,
educazione comunitaria).
   Buone pratiche e lezioni apprese nell’ambito dei due progetti saranno discusse,
approfondite e valorizzate a livello nazionale e regionale, per favorire la raccolta di
evidenza e promuovere la trasformazione di azioni locali in politiche e strategie a
supporto di One Health su scala globale.
   In un’ottica di lungo termine, CCM prevede l’adozione dell’approccio multidisciplinare
One Health come elemento distintivo della propria strategia organizzativa, con l’obiettivo
ultimo di rispondere in maniera integrata e coordinata ai diversi determinanti della
salute, mantenendo alta l’attenzione sull’intima interazione tra salute animale, umana e
ambientale. CCM potrà promuovere tale approccio multidisciplinare e collaborativo
attraverso la costruzione di partenariati strutturali con organizzazioni che si occupano di
salute animale e conservazione ambientale e tramite la partecipazione attiva a reti
nazionali ed internazionali che supportano il concetto di One Health.

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