Politiche e narrazioni della migrazione nel Regno Unito - Università Ca' Foscari ...

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Politiche e narrazioni della migrazione nel Regno Unito - Università Ca' Foscari ...
Obiettivo nazionale 2: Integrazione
                        Obiettivo specifico 2: Integrazione/Migrazione Legale
IMPACT VENETO – Integrazione dei Migranti con Politiche e Azioni Co-progettate sul Territorio (PROG-2415)
                                                          INCONTRO INSEGNANTI

                                     Politiche e narrazioni
                               della migrazione nel Regno Unito
                                       Prof. Shaul Bassi, Università Ca’Foscari Venezia
                           ITCS L.B. Alberti, S. Donà di Piave, 11 dicembre 2019
Anglofilia, Nostalgia
Questa unità didattica mira a fornire alcuni spunti sul caso del
multiculturalismo inglese, che può essere usato come contesto storico e
culturale per un possibile confronto con la società italiana. In questo senso
il punto di partenza suggerito è quello di osservare il modo in cui la cultura
popolare racconta la storia inglese. Le serie televisive più popolari si
concentrano soprattutto sul passato, solleticando sentimenti come
l’anglofilia e la nostalgia.
L’Impero Britannico
Per capire perché la società inglese oggi è multietnica ma non ha ancora
trovato un equilibrio e una reale eguaglianza tra le sue diverse componenti
è indispensabile riconsiderare l’importanza della storia coloniale ed
imperiale. Perché oggi l’inglese è la lingua franca del mondo? Perché in un
processo storico che comincia nel XVI secolo e culmina nel XIX secolo la
Gran Bretagna crea un impero in cui l’egemonia politica, economica e
culturale passa anche per l’imposizione di un sistema educativo in lingua
inglese destinato a delle élite locali che fungano da intermediari tra
l’autorità inglese e le masse locali.
Oltre l’eurocentrismo
Proviamo invece a riguardare il mondo da un punto di vista diverso.
Abitiamo un globo che quindi non ha un vero centro, ma fin dalla stagione
delle esplorazioni ci rappresentiamo la terra con l’Europa al centro. Anche
i modi in cui ci riferiamo alle diverse zone del mondo – Oriente, Medio
Oriente, Sud – rivelano un pregiudizio eurocentrico, in cui la geografia
sottintende anche un giudizio di valore. Ciò che è europeo (e ‘occidentale’)
viene spesso tacitamente considerato superiore a ciò che sta altrove.
Questa famosa carta di provenienza australiana aiuta a sviluppare uno
sguardo defamiliarizzante.
Colonialismo e Postcolonialismo
Lo studioso che più di tutti ha dato strumenti per comprendere il nostro eurocentrismo culturale è il
critico americano-palestinese Edward Said, considerato non a caso il fondatore degli studi postcoloniali.
Egli ha contribuito a mettere a fuoco il rapporto che esiste tra cultura e imperialismo, non per – come
qualcuno caricaturalmente gli imputa – liquidare la cultura occidentale in quanto razzista e colonialista,
ma per riconoscere nondimeno che molti capisaldi del nostro patrimonio culturale (esemplare, per noi
italiani in particolare, il capitolo sull’Aida di Giuseppe Verdi nel suo volume Cultura e imperialismo) sono
intrisi di idee coloniali basate sulla presunta superiorità occidentale e spesso sono anche strumenti di
dominio, non come semplice propaganda ma come contributi alla costruzione di un immaginario che
porta a pensare che per gli europei non è solo un diritto ma addirittura un dovere portare la loro
missione civilizzatrice a popoli inferiori, o perché la loro civiltà è vista come primitiva (soprattutto in
Africa) o perché antica ma degenerata (come in India). Con Orientalismo, Said scrive un capolavoro dove
dimostra che l’Oriente non è una realtà geografica, ma una costruzione discorsiva in cui civiltà
diversissime tra loro (arabi, indiani, cinesi, etc.) vengono tutti catalogati secondo una etichetta comune –
orientale – che porta giudizi di valore perlopiù negativi e che servono a stabilire specularmente una
identità occidentale superiore. Nel trattare questi argomenti, che non possono essere facilmente
riassumibili, mi sembra fondamentale sottolineare che va assolutamente evitata la trappola di rovesciare il
ragionamento binario (da Occidente superiore/Oriente inferiore a Occidente dominatore
cattivo/Oriente vittima buona). La priorità è invece decostruire questa opposizione per mostrare che
Occidente e Oriente sono costruzioni storiche e ideologiche.
L’Impero Britannico nella cultura
                          popolare
L’Impero britannico ha lasciato tracce importanti nella cultura popolare. E’
probabile che molte persone abbiano conosciuto gli scenari coloniali in
primis attraverso dei personaggi e delle storie ambientate sotto l’Impero.
Esemplari i casi de Il Libro della Giungla e Tarzan, che non a caso
conoscono nuove versioni quasi ogni decennio. Interessanti i casi di
Sandokan e del meno noto Orzowei, in cui autori italiani inventano
personaggi che all’Impero si oppongono o che lo abitano in modo
eccentrico. Un esercizio interessante può essere quello di invitare gli
studenti a riconoscere altre narrative coloniali.
1948
                     Arrivo della S.S. Windrush
La decolonizzazione inizia con il 1947 e l’Indipendenza di India e Pakistan.
Per l’Inghilterra multiculturale una data chiave è il 1948, quando sbarca la
nave Empire Windrush (https://it.wikipedia.org/wiki/Empire_Windrush)
che porta su suolo inglese circa 500 lavoratori provenienti soprattutto dalla
Giamaica e che arrivano come cittadini britannici. E’ l’inizio di un
fenomeno che continua tutt’ora, basato soprattutto sulla necessità da parte
inglese di integrare manodopera a basso costo.
Anni ‘50-‘60
                                 I precursori
Negli anni ‘50 e ‘60 la vita degli immigrati coloniali a Londra, spesso
idealizzata dagli stessi sulla scorta dell’educazione ricevuta nelle colonie,
viene raccontata da Sam Selvon e V.S. Naipaul. Quest’ultimo ne I mimi
racconta del tentativo di questi immigrati di integrarsi nella società inglese
sposandone gli ideali ma venendo sistematicamente considerati cittadini di
serie B a causa del colore della pelle.
1968
                              Enoch Powell
                            “Rivers of Blood”
Nel 1968 il politico conservatore Enoch Powell
(https://it.wikipedia.org/wiki/Enoch_Powell) pronuncia un famigerato
discorso conosciuto come “Fiumi di sangue”
(https://en.wikipedia.org/wiki/Rivers_of_Blood_speech) in cui si scaglia
contro l’immigrazione prevedendo una futura supremazia razziale dei neri
a scapito dei bianchi. Rimane la più nota presa di posizione razzista
istituzionale di un politico che venne per questo allontanato dal governo
ombra di Edward Heath ma che divenne molto popolare.
1989
                   I versi satanici di Salman Rushdie
Delle tante date chiave che si possono scegliere per marcare l’evoluzione della
società inglese una particolarmente significativa è il 1989, in cui lo scrittore
indiano Salman Rushdie, da tempo residente in Inghilterra e già notissimo per il
suo capolavoro I figli della mezzanotte, viene messo sotto protezione dal governo
inglese a seguito di una condanna a morte emessa dalle autorità iraniane
provocata dal romanzo I versi satanici (1988). Scritto da un musulmano laico, il
libro viene accusato di essere offensivo verso l’Islam e la presa di posizione
iraniana cavalca proteste nate in Inghilterra da parte di comunità di immigrati
islamici che bruciano pubblicamente il volume. Questo scandalo mondiale (che
mette in secondo piano la forza narrativa di un romanzo che racconta in modo
immaginifico e indimenticabile le vicende della Londra multietnica degli anni
‘80) crea dibattiti sul relativismo culturale, sul ruolo della religione, sulla libertà
di opinione e provoca varie strumentalizzazioni di diverso colore politico,
mirabilmente riassunte da un collega di Rushdie, Hanif Kureishi, in The Black
Album.
1990
                            Il budda delle periferie
                             di Hanif Kureishi
Il già citato Hanif Kureishi, figlio di un padre pakistano e una madre
inglese e già noto come sceneggiatore, pubblica nel 1990 un libro storico, Il
Budda delle periferie (1990). Mentre Rushdie sceglie un registro epico e uno
stile legato al cosiddetto ‘realismo magico’, Kureishi offre una narrazione
realistica e colma di sottile umorismo per un racconto in prima persona
che dà voce a un protagonista nato e cresciuto in Inghilterra ma con un
retroterra etnico misto. Kureishi cambia simbolicamente la percezione di
cosa significhi essere inglese.
2000
                                Denti bianchi
                                di Zadie Smith
Passano altri dieci anni, e la poco più che ventenne Zadie Smith offre un
altro libro di enorme successo che oltre a portare un punto di vista
femminile racconta di intrichi familiari e commistioni etniche che vanno
molto al di là di Kureishi. Una saga familiare che indaga le radici (dei denti
del titolo e delle persone) di tre famiglie sullo sfondo della Londra
popolare dagli anni ‘70 agli anni ‘90, con flashback storici che portano fino
ai tempi dell’Impero.
La letteratura della migrazione negli anni
                             2000
Dagli anni 2000 in poi avviene una vera e propria esplosione di letteratura
inglese dedicata al tema dell’immigrazione, non più visto come una delle
caratteristiche della moderna società britannica ma come il suo tratto saliente.
Questa rinnovata attenzione permette anche di riscoprire ondate migratorie
precedenti a quella postcoloniale, come quella degli ebrei europei arrivati dall’Est
Europa da fine ‘800 al dopoguerra, le cui vicende sono raccontate con grande
umorismo da Howard Jacobson. Lo speciale ruolo dei Caraibi come serbatoio di
migrazione avviato con la Windrush trova invece due voci importantissimi in
Caryl Phillips e Andrea Levy. La letteratura, e il romanzo in particolare, si
confermano come lo strumento più prezioso per la definizione di una nuova
storia e identità degli immigrati, dei loro figli, e in ultima analisi dell’intera
società britannica.
Film multiculturali
Accanto alla letteratura è il cinema a rendere popolari le vicende
multietniche, innanzitutto attraverso lo strumento della commedia. Dopo il
pionieristico My Beautiful Launderette
(https://it.wikipedia.org/wiki/My_Beautiful_Laundrette_-
_Lavanderia_a_gettone) girato da Stephen Frears nel 1985 su
sceneggiatura di Hanif Kureishi, sono film come East is East e Bend It Like
Beckham a raccontare al grande pubblico l’Inghilterra che cambia.
2005
                             attentati a Londra
Nel 2005, sulla lunga scia dell’attentato alle Torri Gemelle e dell’appoggio
dato dalla Gran Bretagna di Blair all’invasione dell’Iraq guidata dagli USA,
Londra subisce una serie di devastanti attentati terroristici il 7 luglio 2005.
Londra reagisce unendosi e non dividendosi, e durante un grande raduno
commemorativo a Trafalgar Square a pochi giorni dal sanguinoso evento, è
il poeta e scrittore nigeriano Ben Okri a leggere la poesia “Lines in
potentis” che celebra la città come mosaico di genti e di culture.
2016
            Sadiq Khan eletto sindaco di Londra
Nel 2016 Londra elegge come sindaco laburista Sadiq Khan, nato nella
stessa città nel 1970 da due genitori immigrati dal Pakistan. Un episodio
epocale che segna simbolicamente gli enormi progressi compiuti dalle
comunità raccontate da Kureishi e altri scrittori.
2018
        Lo scandalo Windrush nell’epoca di Brexit
L’elezione di Khan però non può celare ineguaglianze strutturali e nuove
politiche che tornano a discriminare alcuni cittadini britannici. Il caso più
emblematico avviene nel 2018, a sessant’anni dall’arrivo della nave
Windrush: molti appartenenti a quella generazione di immigrati vengono
arrestati e privati dei diritti politici e sanitari a seguito di un giro di vite
politico ordinato da Theresa May. Pensate per contrastare l’immigrazione
clandestina, le misure di May vanno a colpire molti individui che erano stati
fatti arrivare prima del 1973 come cittadini del Commonwealth e che dopo
decenni di vita e lavoro in Inghilterra si trovano in certi casi a non poter
nemmeno rientrare dopo dei viaggi all’estero.
(https://en.wikipedia.org/wiki/Windrush_scandal)
Parole chiave
                             Multiculturalismo
L’Inghilterra, insieme al Canada e agli Stati Uniti, diventa il laboratorio
delle politiche del multiculturalismo, un fenomeno che ha moltissime
articolazioni culturali, sociali e politiche. Kenan Malik le riassume bene nel
suo libro Il multiculturalismo e i suoi critici, dove si passano in rassegna
argomentazioni e problematiche delle varie posizioni che cercano di
mettere di volta in volta più enfasi sui diritti dell’individuo o della
comunità, in un equilibrio sempre influenzato dalle antiche stratificazioni
sociali ed economiche della società britannica.
Parole chiave
                                          Race / Ethnicity
Nata nel 1989, la giornalista e autrice Reni Eddo-Lodge (https://en.wikipedia.org/wiki/Reni_Eddo-
Lodge) fornisce un’impietosa analisi del razzismo tuttora sistemico nella società inglese nel suo libro
d’esordio Why I’m No Longer Talking to White People About Race (2017), che diventa un bestseller nel 2020
in occasione delle varie manifestazioni legati al movimento Black Lives Matter. Fin dal titolo, Eddo-
Lodge spiega che il primo problema dell’imperante ineguaglianza su base razziale che affligge la Gran
Bretagna è proprio il rifiuto da parte della maggioranza bianca privilegiata a riconoscerla. Accanto alla
copertina del libro, ho aggiunto una scheda che propone la classificazione etnica/razziale della attuale
Gran Bretagna. Questo per ricordare che (come ho provato ad argomentare più estesamente nel saggio ‘I
pericoli della razza’ http://europeansouth.postcolonialitalia.it/journal/2016-1/9.2016-1.Bassi.pdf) le
categorie di Race ed Ethnicity, che si usano comunemente in ambito anglofono, non hanno una facile
traducibilità in italiano. L’identità etnico-razziale è un dato politico e contingente e la stessa persona
potrebbe essere classificata in modo diverso in USA, Inghilterra o Italia. In Italia si ha tradizionalmente
molta ‘paura’ delle differenze e delle identità plurali (forse perché siamo una nazione giovane e unificata
solo in parte), anche perché siamo tra i pochi paesi europei ad avere avuto una legislazione razziale: in
questo senso sarebbe utile non solo riscoprire la storia coloniale italiana, da noi rimossa, ma anche
scoprire i nessi tra razzismo e antisemitismo nel pensiero fascista ma anche del tardo Ottocento.
Parole chiave
                                 Diaspora
La nostra cultura continua ad avere una impostazione sostanzialmente
nazionalista, usando la nazione come unità di misura dell’individuo. Mentre
in altri paesi è sempre più normale essere Inglesi e qualcos’altro e in USA
le identità composite sono la norma, da noi ancora troppo spesso l’essere
italiani appare come appartenenza ‘esclusiva’ e non ‘inclusiva’. In questo
senso vale la pena ragionare sul concetto di diaspora e sulle comunità
diasporiche che ricordano che nessuna nazione è mai pura e omogenea.
Per l’Inghilterra fondamentali in questo senso gli studi di due grandi
sociologi neri, Stuart Hall e Paul Gilroy. Le loro idee fanno parte del
repertorio degli Studi Postcoloniali.
Classici e migrazione
La migrazione è al centro di tanti romanzi prima menzionati ma può leggersi in
controluce anche nei classici della letteratura inglese. Un esempio per tutti è il
notissimo Dracula di Bram Stoker (irlandese lui stesso), che nella figura del
celeberrimo vampiro condensa molte delle ansie che l’Inghilterra di fine secolo
prova rispetto ai nuovi immigrati, soprattutto ebrei polacchi e russi. Chi è
Dracula se non uno straniero che ha strani usi e costumi, parla con uno strano
accento e intende segretamente colonizzare l’Inghilterra creando una razza di
vampiri attraverso la contaminazione di giovani fanciulle inermi. Il romanzo, che
come tutti i grandi romanzi si presta a interpretazioni diversissime, è anche in
questo senso una grande fantasia proiettiva, in cui una nazione che negli stessi
anni sta occupando il mondo e imponendo alle colonie la propria civiltà mette in
scena la paura di essere invasa.
Parole chiave
                                 Afropean
Una delle voci più interessanti dell’Inghilterra multiculturale di oggi è
quella del fotografo e scrittore Johny Pitts, che nell’originalissimo volume
Afropean (2019) racconta come l’Europa abbia una presenza africana molto
più importante di quanto normalmente si presuma e da questo sguardo
dall’Inghilterra anche l’Italia può imparare molto sulla propria dimensione
Afropean. Si veda in questo senso anche la rassegna annuale promossa
dall’Università Ca’Foscari ‘Afropean Bridges’ fin dal 2018
(https://www.afropeanbridges.org/)
Letture consigliate

Sam Selvon, Londinesi solitari (1956), Mondadori, 1997
V.S. Naipaul, I mimi (1967), Adelphi, 2012
Paul Gilroy, Ain’t no Black in the Union Jack (1987), Routledge 2002
Salman Rushdie, I versi satanici (1988), Mondadori, 2017
Hanif Kureishi, Il budda delle periferie (1990), Bompiani, 2015
Edward Said, Cultura e imperialismo (1994), Gamberetti, 2005
Stuart Hall, Il soggetto e la differenza (1996), Meltemi, 2006
Zadie Smith, Denti bianchi (2000), Mondadori, 2017
Caryl Phillips, A Distant Shore, Vintage, 2004
Andrea Levy, Un’isola di stranieri (2004), Dalai, 2011
Howard Jacobson, Kalooki Nights (2006), Cargo, 2008
Shaul Bassi – Andrea Sirotti (a cura di), Introduzione agli studi postcoloniali, Le Lettere, 2010
Kenan Malik, Il multiculturalismo e i suoi critici (2013), Nessun Dogma, 2016
Reni Eddo-Lodge, Why I'm No Longer Talking to White People About Race, Bloomsbury, 2017
Johny Pitts, Afropean. Notes from Black Europe, AllenLane, 2019

Questa bibliografia propone i titoli discussi nelle slide precedenti. Nei casi in qui esiste una traduzione
italiana si è indicata solo quella. Per ulteriori suggerimenti: bassi@unive.it
Puoi anche leggere