SPETTATRICI, OSSERVATRICI, TESTIMONI, PROTAGONISTE - AGCULT

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SPETTATRICI, OSSERVATRICI, TESTIMONI, PROTAGONISTE - AGCULT
14 dicembre 2020 08:53

[Equità Di Genere] Women up

Contributo ricevuto in risposta alla prima “call for papers” di Letture Lente, a
cura di Flavia Barca

SPETTATRICI, OSSERVATRICI, TESTIMONI, PROTAGONISTE

    Se James Clifford [1] ha proposto che il museo funzionasse come “zona di
    contatto” – cosa che implica il fatto di incidere sulla collezione, sui
    programmi e dunque sulle relazioni storiche, etiche e politiche in un
    gioco che lui stesso definisce “a tira e molla, in un insieme di scambi di
    potere” – questa zona di contatto, laboratorio di discussione critica in
    cui si possa andare oltre il formalismo verso una comprensione dinamica
    del mondo, non è ancora una zona franca e deve combattere contro una certa
    ideologia reazionaria.

    I musei sono dispositivi che sublimano il complesso culturale moderno,
    sono tappe obbligate, siti cerimoniali ma sono anche luoghi in cui è
    possibile avere esperienze autentiche nella paradossale situazione in cui
    tutto e
          ̀ a distanza e niente puòessere “usato”. La dimensione della pura
    esibizione, del mostrare e del mostrarsi non può essere abitata se non a
    partire dalla nostra disponibilità ad essere toccati, cosa che nella zona
    di contatto è condizione imprescindibile. Ecco dunque che la questione di
    cui si parla mi tocca, perché sono una donna, e mi tocca perché sono la
    direttrice de La Galleria Nazionale.

    Come templi del sacro laicismo, i musei sono anche un campo di battaglia
    per diverse interpretazioni della realtà, che si manifestano attraverso
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posizioni e visioni diverse dalla propria. Sono anche utili strumenti per
       l’interpretazione della realtà, ma il terreno è friabile e scivoloso e
       l’eccesso di prudenza sospinge passi malfermi, mentre l’eccesso opposto
       non è contemplabile. Resta la chiarezza oggettiva dei dati e della
       radicalità del gesto, precisa e chirurgica ma nuda, dunque vulnerabile,
       sensibile, esposta.

       Il museo come istituzione sociale è certamente responsabile della
       mediazione culturale e delle strategie di identificazione e trasformazione
       degli immaginari. In essi, il genere ha contribuito ad approfondire,
       cambiare, modificare e abbracciare nuove forme di cultura e di pensiero.
       Ma esistono anche altre categorie come classe, etnia, età per citarne solo
       alcune, che devono essere integrate nella pratica museale e che, nel caso
       specifico, rendono visibili le donne e ne chiariscono la presenza e
       partecipazione. Il genere, come categoria analitica astratta, è
       applicabile alla costruzione della femminilità, della mascolinità,
       dell'androginia e di tutte le altre identità sociobiologiche che
       permettono lo studio dei ruoli, degli stereotipi, delle relazioni di
       potere, della stratificazione sociale e anche la costruzione culturale
       dell'identità personale, e permette di capire come si creano e si
       riproducono le gerarchie, le relazioni di dominio e le disuguaglianze.

       In questa ricerca e riflessione si presentano non solo dei dati ma anche
       soluzioni e prospettive. Guardando alla collezione del museo che
       attraversa due secoli e mezzo, ma anche alle mostre temporanee che sono
       state e sono la modalità di comunicazione privilegiata dei musei, abbiamo
       constatato la minima inclusione delle artiste e abbiamo focalizzato la
       nostra attenzione sulla rappresentazione delle donne e sugli stereotipi
       femminili dominanti, mettendo in evidenza come l’introduzione della
       prospettiva di genere inizi a mettere in crisi e a demolire le modalità
       residuali, asimmetriche, stereotipate, spersonalizzate, sconosciute o
       semplicemente assenti.

       Griselda Pollock [2] ci ricorda che i musei sono "luoghi di produzione di
       significati" e "pratiche culturali" che intervengono nella vita culturale
       e sociale. Contribuire alla visibilità delle donne nelle esposizioni
       museali richiede l'introduzione di nuovi temi, nuove tecniche e
       l’elaborazione di discorsi espositivi differenti e l’uso di tecniche
       partecipative. Proviamo a dare il nostro contributo da protagoniste nel
       cammino dei musei come istituzioni socialmente sempre più attente e
       responsabili.

       Non vedi niente lì?

       Sì, io vedo. E non solo il tempo fuori di sesto, ma Lucy, tutte noi
       preistoriche futuriste.

                                                                       Cristiana Collu

            Direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

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WOMEN UP

Nell’arco degli ultimi cinque anni le donne e l’indagine sul femminismo sono state
costantemente al centro della visione e delle attività della Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

A luglio 2020, la Galleria Nazionale ha lanciato Women up, un programma ricco e
articolato che mette insieme sguardi, linguaggi e voci diverse attorno a una domanda
fondamentale: come traduciamo, al presente, “femminismo”?

Il titolo del progetto, “Women Up” ribalta l’espressione inglese “woman up” e
sbriciola lo stereotipo sotteso dall’invito a “comportarsi da donna” allargando a
dismisura le prospettive. Women up è l’azione che dà un nome alle cose, mette in
campo il potere fondativo del linguaggio e ci ricorda ancora una volta che “actions
speak louder”.

Women Up è un’inesorabile ma necessaria e avvincente corsa ad ostacoli che
attraverso progetti, mostre, eventi, opere, call, voci, video e dati sottolinea la
centralità dello sguardo delle donne e dell’indagine sul femminismo per la Galleria
Nazionale.

DOVE ERAVAMO

A partire dal   2015, sotto la direzione di Cristiana Collu, la Galleria Nazionale ha
costantemente   rivolto la propria attenzione alle donne e al femminismo, alle sue
pratiche e ai   suoi strumenti di indagine e riflessione, che sono stati protagonisti
dell’attività   espositiva, di progetti speciali, eventi e iniziative.

Il progetto Museum Beauty Contest (2016) diretto dall’artista Paco Cao, citava il
format classico del concorso di bellezza e, sfidando i confini tra cultura alta e
pop, proponeva una serie di riflessioni sulla questione del ritratto, della
rappresentazione, dell’autorappresentazione, nonché sul potere dello sguardo sulle
immagini.

Nel 2017, la chiamata a raccolta contro la depenalizzazione della violenza domestica
in Russia invitava – con lo slancio di un sasso lanciato in uno stagno – artiste e
donne di ogni età a incontrarsi e confrontarsi su una questione tanto urgente quanto
grave.

La mostra   Corpo a corpo | Body To Body (2017) analizzava un preciso momento in cui
artisti e   artiste si sono appropriati di nuovi linguaggi espressivi per mettere al
centro il   corpo, e come l’eredità di queste ricerche riverbera nella produzione
artistica   contemporanea, compenetrando le ragioni dell’estetica con quelle della
politica.

Ancora, nel 2017, #GIRLISTHENEWTIME è stato il primo empty museum totalmente al
femminile: un’esperienza singolare per le instagrammer che hanno potuto raccontare
il museo con il loro sguardo personale.

Il 2018 è stato poi un anno particolarmente ricco, a partire dalle Accademie della
Maestria femminile – ideate dalla filosofa Annarosa Buttarelli e concepite come
laboratori di formazione continua – poi con il festival femminista Women Out of
Joint – che ha messo in relazione le esperienze di artiste, storiche dell’arte,
performer, scrittrici, attiviste, ricercatrici, fotografe, architette, provenienti
da una scena internazionale e transdisciplinare capace di tradurre la molteplice
espressività delle poetiche delle donne – e infine con l’acquisizione dell’Archivio
Carla Lonzi che consente di accedere finalmente a un prezioso materiale documentario
il cui valore è internazionalmente riconosciuto per la storia dell’arte e il
pensiero di genere.

E ancora, la recente doppia mostra Le opere e gli archivi: Mara Coccia e Daniela
Ferraria (2020) dedicata alle due galleriste romane, importanti figure della scena
culturale italiana.

Tutte queste sono solo alcune delle tappe più significative che testimoniano
l’impegno, l’attenzione e il coinvolgimento della Galleria Nazionale nell’accendere
e alimentare la riflessione sul significato del femminismo nel nostro tempo.

DOVE SIAMO

Open call

Uno strumento prezioso che il museo ha spesso impiegato per aprire forme di dialogo
orizzontale con i propri pubblici sono le open call. Questi canali sono diventati
ancora più importanti nel corso dell’ultimo anno e alla luce delle nuove relazioni
che tutti abbiamo instaurato con la comunicazione digitale e le riflessioni sulla
propria identità nello spazio virtuale.

Nel 2018 con Dopo Hegel su cosa sputiamo? , la Galleria ha inaugurato quella che
sarebbe diventata una trilogia ispirata al pensiero lonziano. Nella prima open call
internazionale il medium scelto era la scrittura.

A questa è seguita Taci. Anzi, parla (aprile-giugno 2020) – la call per video-
selfies che in un momento delicato per tutte e tutti noi, invitava a riflettere sul
concetto di autoritratto e autorappresentazione.

E infine, da poco lanciata al momento in cui scriviamo, la call internazionale Vai
pure. Keep going che, attraverso la voce e l’immagine, dunque attraverso un
messaggio vocale e una foto live, vuole raccogliere atti coraggiosi e tenaci di
resistenza, superamento, perseveranza.

A conclusione dell’ultima delle open call, la Galleria Nazionale raccoglierà i
materiali in una serie di progetti digitali sviluppati in partnership con Google
Arts & Culture, e presenterà la versione digitalizzata e interamente accessibile
dell’Archivio Carla Lonzi, ampliandone ancora la diffusione e le possibilità di
lettura e interpretazione.

Collezioni, acquisizioni, mostre: i numeri

Nel 2020 è stata condotta una ricerca sulle artiste della Galleria Nazionale,
attraverso un’analisi delle collezioni, delle acquisizioni e delle mostre
temporanee.

Che cosa ne è emerso?

Le collezioni della Galleria Nazionale accolgono 251 artiste, il 10% del totale. Il
numero complessivo di opere è pari a 517 opere e sono 26 i Paesi di provenienza
delle artiste.

Rispetto alle acquisizioni (dunque acquisiti e donazioni di opere che entrano così
nelle collezioni del museo), si è notato un radicale cambiamento di tendenza. Se
fino al 2014 sono state acquisite in media 3 opere di artiste per anno, dal 2015
questo numero sale a 16 opere per anno.

Un altro dato interessante da notare è che il 20% di tutte le opere di artiste
presenti nelle collezioni è stato acquisito negli ultimi cinque anni, dimostrando la
precisa intenzione di intervenire sulla rappresentazione femminile nelle collezioni.
In particolare, nel 2019, le opere di artiste hanno rappresentato il 30% del totale
delle acquisizioni.
Nel suo assetto di luglio 2020, Time is Out of Joint esponeva 17 artiste, mentre
oggi (dicembre 2020) questo numero è già salito a 27, e conta di crescere fino a
circa 85 entro marzo 2021.

Dal 2016 ad oggi, 1 mostra personale su 4 è dedicata a una donna, e nelle mostre
collettive la presenza femminile media è del 25% con presenze anche più elevate in
Corpo a corpo | Body to body (100%), Joint is Out of Time (43%), Conversation
Piece (38%), The Lasting (33%) e Ilmondoinfine (32%).

Fatto da un’artista | Made by a woman artist

Fatto da un’artista | Made by a woman artist è stato un progetto video e un
intervento specifico sulle opere di Time is Out of Joint. Alcune interviste condotte
attraverso diversi quartieri di Roma sono state lo spunto per compiere un gesto
semplice ma significativo nel museo.

Accanto alle opere in mostra, un’etichetta ha evidenziato in giallo una
caratteristica dell’opera visibile, ma spesso sorvolata dallo sguardo:
l’essere realizzata da un’artista.

Un’azione di immediata lettura che ha voluto portare l’attenzione sullo status delle
donne nei musei, come autrici che definiscono e si definiscono in un’opera e non
solo come soggetti rappresentati da un altro occhio.

DOVE ANDIAMO

Come detto, nel corso del 2020 Time is Out of Joint ha avuto come cifra
caratterizzante l’inserimento di un significativo numero di opere di artiste
provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale.

Questi interventi si intensificheranno ulteriormente, ampliando le narrazioni della
mostra – in cui si intrecciano molteplici possibilità di letture, traiettorie e
percorsi – grazie alla presenza di opere, voci e prospettive differenti che
intercettano in modi nuovi le assonanze e i cortocircuiti che attraversano il
percorso espositivo.

In vista dell’esposizione, il museo ha inoltre condotto una campagna diagnostica e
di restauri sulle opere delle artiste nelle collezioni, rafforzando lo studio e la
valorizzazione di questo patrimonio.

E infine, cuore pulsante del museo, l’attività espositiva.

Da febbraio 2021 le tematiche di Women up saranno protagoniste della mostra che
metterà in dialogo numerose figure del panorama culturale italiano e internazionale
attorno alle questioni del femminismo contemporaneo, mentre nella primavera 2021
Cosmowomen. Places as Constellations (curata dall’architetta Izaskun Chincilla
Moreno) si svilupperà attorno al concetto di sfera armillare, presentandone tre
modelli di grande formato. Gineceo, Onsen e Parlamento diventeranno i luoghi attorno
a cui giovani generazioni di architette proporranno nuovi modelli di relazioni con
lo spazio, gli esseri umani e il pianeta, creando un luogo fisico associato ai
problemi che stanno cambiando il mondo in cui vogliono vivere le donne.

Questa ampia ricerca è una fotografia dello stato delle cose e al tempo stesso la
registrazione di una trasformazione in atto e la mappa per orientare gli altri
cambiamenti che verranno. Con Women up alziamo il volume delle voci.

    Ready?
Sisters and Brothers!
       Pump up the volume
       We gonna yet ya!

Women Up è un progetto della Galleria Nazionale a cura di Francesca Palmieri e Anna
Gorchakovskaya

NOTE

[1] James Clifford (1945), antropologo statunitense. Ha insegnato Storia della
coscienza all’Università della California, Santa Cruz. I suoi interessi in storia,
antropologia e critica letteraria si articolano nello studio antropologico della
cultura e dei suoi codici.

[2] Griselda Pollock (1949), storica dell'arte ed esperta di studi sul femminismo
postcoloniale internazionale nelle arti visive e nella cultura visiva. È nota per la
sua innovazione teorica e metodologica. Dal 1977, Pollock è stata una delle studiose
più influenti di arte moderna e d'avanguardia, arte postmoderna e arte
contemporanea. Ha una grande influenza nella teoria femminista, nella storia
dell'arte femminista e negli studi di genere.

ABSTRACT

The article presents and describes the stages, projects, numbers, reality, ideas,
wishes and future plans of a project entitled “Women Up” designed by the National
Gallery of Rome. “Women Up” overturns the existing expression “woman up” and breaks
apart the stereotype underlying the invitation to “act like a woman” by widening its
perspectives. “Women Up” is a collective action that gives a name to things,
utilizes the founding power of language and reminds us that actions speak louder.
“Women Up” is a necessary and engaging obstacle race, whose projects, shows, voices,
and data will emphasize the centrality of the female gaze and the National Gallery’s
inquiry into feminism. “Women Up” turns up the volume of the voices and gives space
to new conversations and imageries.

                               ----------------------------

                  Un percorso di ascolto realizzato in partnership con

      Soroptimist International d’Italia Club di Torino, in occasione del 70mo
anniversario dalla fondazione, ha delineato una strategia di azione che punta sulla
cultura come risorsa per una trasformazione sociale responsabile: una risposta alle
  sfide dello scenario pandemico che sta generando nuove diseguaglianze e profonde
     ferite, a livello personale e dei sistemi sociali, compromettendo diritti.

   Il Soroptimist è una associazione mondiale di donne di elevata qualificazione
professionale, provenienti da diverse aree, al fine di favorire il dibattito interno
e la circolazione di idee per agire efficacemente a favore di una società più giusta
    ed equa, attraverso azioni concrete per la promozione dei diritti umani, del
  potenziale femminile e dell’avanzamento della condizione delle donne, coniugando
                        locale, nazionale e internazionale.

                            www.soroptimist.it/club/torino.it

Fonti

[Equità Di Genere] Mondi della cultura e questioni di genere
[Equità Di Genere] Cultura e comunicazione al centro dei processi di rinascita?
[Equità Di Genere] Il potere delle donne. Strumenti e strategie per il protagonismo
femminile
[Equità Di Genere] La leadership delle donne ridisegnerà il mondo
[Equità Di Genere] Quali sono le principali criticità che frenano la strada verso
l’equità?
[Equità Di Genere] La creatività come diritto. “Clandestine”, un progetto per le
scuole
[Equità Di Genere] Per una informazione che rispetti la dignità delle donne e
valorizzi le eccellenze
[Equità Di Genere] Mascolinità tossica e cambiamento di paradigmi culturali
[Equità Di Genere] Un impegno multidisciplinare e intersettoriale per contrastare la
violenza di genere
[Equità Di Genere] Montagne, femminile plurale. L’eco trasformativa di donne che
hanno scelto una vita in salita
[Equità Di Genere] Riflessioni sul genere, l’equità, la cultura e il futuro che ci
attende
[Equità Di Genere] Donne e profezia: una narrazione diversa per un mondo nuovo

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