PATOLOGIA GENERALE, CDL IN FARMACIA, III ANNO, 1 SEMESTRE - UNIBA
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Patologia generale, CdL in Farmacia, III anno, 1° semestre informazioni generali Programma del corso, testi consigliati, e materiale didattico: https://www.uniba.it/docenti/coluccia-mauro/mauro-coluccia Testi consigliati: ▪ Robbins Fondamenti di Patologia e di Fisiopatologia, Edra 2013. ▪ Robbins Basic Pathology 10th edition, Elsevier 2018. Testi sconsigliati: dispense da copisteria (il materiale didattico è relativo ad anni precedenti, gli appunti non sono controllati). Modalità esame (appelli mensili) -prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta; per l’idoneità alla prova orale è necessario rispondere adeguatamente ad almeno due quesiti. -prova orale: esame orale e votazione finale. Modalità esonero (appello unico, fine novembre-inizio dicembre) (*) -prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta sugli argomenti della prima parte del programma; per l’idoneità alla prova orale è necessario rispondere adeguatamente a tutti i quesiti. -prova orale: esame orale sugli argomenti della seconda parte del programma, da sostenersi nei successivi appelli mensili di gennaio, febbraio o marzo, con votazione finale. Prof. Mauro Coluccia, Dipartimento di Farmacia (IV piano, stanza 522), tel. 080 5442788, email: mauro.coluccia@uniba.it Ricevimento: tutte le settimane, martedì e giovedì, h 15.00-17.00 (si consiglia di prenotare l’appuntamento per email). (*) sospeso per l’AA 2020-2021
PATOLOGIA: -pathos (emozione profonda, passione, sofferenza, malattia) -logos (parola, pensiero, principio, discorso, studio). G.B. Morgagni (1682-1771) R. Virchow (1821-1902) Oggi: Basi cellulari e molecolari dei «Gli individui sono malati perché le loro processi patologici. cellule sono malate».
OBIETTIVI FORMATIVI SPECIFICI DEL CORSO DI LAUREA IN FARMACIA ... conferire l’insieme di conoscenze teoriche e pratiche..., alla base di progettazione strutturale, produzione, regolamentazione, commercializzazione e corretto utilizzo e controllo del farmaco… Le discipline teoriche e pratiche del corso di laurea in Farmacia sono costruite sulla base della conoscenza dei processi patologici, vale a dire delle cause delle malattie e delle conseguenti modificazioni in cellule, tessuti, organi e apparati del corpo umano...in altri termini, sulla Patologia generale.
processo patologico cause danno cellulare/tessutale ▪ infezioni ▪ alterazioni strutturali e ▪ traumi ultrastrutturali patogenesi ▪ alterazioni nutrizionali ▪ alterazioni funzionali e ▪ alterazioni immunologiche morfologiche di cellule e tessuti ▪ alterazioni genetiche ▪ alterazioni funzionali e ▪ tossine morfologiche e di organi e apparati manifestazioni cliniche ▪ segni e sintomi di malattia
Quadri principali di risposta cellulare a comuni tipologie di stimoli/eventi lesivi TIPOLOGIA DELLO STIMOLO/EVENTO LESIVO RISPOSTA CELLULARE (1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali → adattamento cellulare (vari tipi) * ▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale) → ipertrofia e iperplasia ▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione → ipotrofia - atrofia ▪ stimolo lesivo cronico → metaplasia (2) eventi lesivi: ad es. ↓apporto di O2 / infezioni / etc. → danno cellulare ▪ evento lesivo moderato e transitorio → danno reversibile ▪ evento lesivo grave e progressivo → danno irreversibile e morte cellulare (necrosi e apoptosi) (3) alterazioni del metabolismo (genetiche e acquisite) → accumulo cellulare (vari tipi) (4) evento lesivo sub-letale cronico con effetti cumulativi → invecchiamento cellulare *NB: in linea di principio, l’adattamento cellulare ha dei limiti, superati i quali si determina una condizione di danno cellulare.
TIPOLOGIA DELLO STIMOLO/EVENTO LESIVO RISPOSTA CELLULARE (1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali → adattamento cellulare (vari tipi) * ▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale) → ipertrofia e iperplasia ▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione → ipotrofia - atrofia ▪ stimolo lesivo cronico → metaplasia
Ipertrofia: aumento delle dimensioni delle cellule (non del numero), e conseguente aumento delle dimensioni dell’organo interessato. (A): dimensioni relative dell’utero normale in gravidanza (sn) e non (dx). (B) cellule muscolari lisce piccole e fusate del miometrio dell’utero non gravido, e (C) grandi cellule muscolari lisce del miometrio in gravidanza (si noti che B e C sono preparazioni osservate a uguale ingrandimento). Meccanismi dell’ipertrofia: azione di segnali molecolari (estrogeni, nel caso specifico), che inducono un’aumentata sintesi di proteine cellulari. Ipertrofia, possibili conseguenze patologiche (esempio dell’Ipertrofia miocardica). L’ipertrofia del miocardio testimonia un adattamento del muscolo cardiaco finalizzato a migliorare la performance meccanica in determinate condizioni (ad es. nell’ipertensione). Tuttavia, l’ingrandimento delle fibre muscolari cardiache ha un limite, superato il quale si produrranno alterazioni cellulari con riduzione della capacità contrattile (quadro clinico dell’insufficienza cardiaca). Si noti come in questo caso, il processo patologico (ipertensione) che inizialmente produce una forma di adattamento cellulare può dar luogo, nella sua evoluzione, a un danno cellulare.
Iperplasia aumento del numero delle cellule di un tessuto/organo, con conseguente aumento delle dimensioni. Spesso coesiste con l’ipertrofia, ma è un processo distinto (segnali molecolari che inducono la proliferazione cellulare). meccanismo esempi ▪ ingrandimento della gh. mammaria nella pubertà e in Iperplasia fisiologica gravidanza (coesiste con l’ipertrofia) aumento fisiologico di segnali proliferativi ▪ iperplasia nella rigenerazione epatica ▪ iperplasia del midollo emopoietico (ad es. nelle emorragie) meccanismo esempi ▪ iperplasia endometriale (alterazione del bilancio estro- Iperplasia patologica azione eccessiva o inappropriata di segnali progestinico, con relativo aumento di estrogeni e stimolazione eccessiva della proliferazione delle cellule endometriali). proliferativi ▪ iperplasia prostatica (da eccessiva stimolazione androgenica) ▪ patologie tumorali
Ipotrofia-atrofia Riduzione delle dimensioni delle singole cellule di un tessuto/organo, con conseguente riduzione delle dimensioni del tessuto/organo. Spesso è accompagnata dalla riduzione del numero delle cellule (ipoplasia). Meccanismo: riduzione della sintesi proteica e/o aumentata degradazione delle proteine. Atrofia fisiologica Evento normale nello sviluppo embrionale; nell’adulto, involuzione dell’utero dopo il parto. Riduzione degli appropriati segnali di crescita e proliferazione ▪ da disuso (ad es. atrofia muscolare per prolungata immobilità). ▪ da perdita di innervazione (atrofia muscolare da denervazione) Atrofia patologica ▪ da riduzione cronica dell’apporto sanguigno (stenosi aterosclerotica) ▪ da malnutrizione ▪ da perdita di stimolazione endocrina ▪ da compressione
Atrofia cerebrale (A) Cervello normale, giovane adulto. (B) Atrofia cerebrale in 80enne. Causa: Malattia cerebro- vascolare su base aterosclerotica. Si noti come la perdita di cellule del sistema nervoso riduce le circonvoluzioni e ingrandisce i solchi.
Metaplasia: modificazione reversibile della differenziazione cellulare Metaplasia squamosa: esempio di metaplasia in cui l’epitelio cilindrico si trasforma in epitelio squamoso. • L’epitelio cilindrico ciliato della mucosa bronchiale si trasforma in epitelio squamoso pluristratificato a causa dell’esposizione cronica a stimoli irritativi (ad es. fumo di sigaretta, inquinanti ambientali) • L’epitelio pluristratificato è più resistente di quello colonnare, ma questo vantaggio comporta una maggiore suscettibilità alle infezioni microbiche (perdita della funzione ciliare e riduzione della secrezione di muco). Meccanismi: riprogrammazione del programma di differenziazione delle cellule staminali. Attenzione, la metaplasia è una condizione pre-cancerosa: nel tempo, le cellule metaplastiche possono diventare neoplastiche.
(2) eventi lesivi: ad es. ↓apporto di O2 / infezioni / etc. → danno cellulare ▪ evento lesivo moderato e transitorio → danno reversibile ▪ evento lesivo grave e progressivo → danno irreversibile e morte cellulare (necrosi e apoptosi)
La risposta cellulare agli eventi lesivi: sviluppo progressivo del danno cellulare cellula normale In condizioni normali, la cellula è capace di mantenere una condizione di stabilità (omeostasi) (omeostasi) poiché tutti i suoi componenti rispondono in modo integrato alle modificazioni del microambiente. evento lesivo In presenza di un evento lesivo, la risposta cellulare sarà finalizzata al raggiungimento di una nuova danno reversibile condizione di equilibrio e, in relazione alle specifiche circostanze, il danno prodotto potrà essere reversibile. severità e persistenza dell’evento lesivo danno irreversibile Nel caso di maggiore severità/persistenza dell’evento lesivo, il danno prodotto potrà diventare e morte cellulare irreversibile e provocare la morte cellulare (con le modalità di necrosi o apoptosi). ▪ In molti comuni eventi lesivi, il danno reversibile si manifesta con il rigonfiamento cellulare (degenerazione idropica o vacuolare): la cellula e i suoi componenti (in particolare mitocondri e ER) appaiono ingranditi e dilatati; possono essere presenti nel citosol accumuli di fosfolipidi derivanti da membrane danneggiate (figure mieliniche).
Comuni eventi lesivi responsabili di danno cellulare, e loro rilevanza nella pratica medica. evento lesivo rilevanza deprivazione di O2 Causa comune e di grande importanza di danno cellulare nella pratica medica (malattie (ipossia/ischemia) cardiovascolari). agenti fisici Traumi meccanici, radiazioni, elettricità, variazioni di temperatura e di pressione. agenti chimici Innumerevoli, possono causare danno sia direttamente che indirettamente. Dalle rickettsie, ai virus, batteri, e funghi fino ai grandi parassiti: danneggiano le cellule agenti infettivi con vari meccanismi. La risposta immunitaria, che normalmente è difensiva, può provocare danno cellulare in reazioni immunologiche varie circostanze (immunopatologia). alterazioni genetiche Alterazioni genetiche ereditarie e acquisite sono alla base di varie malattie. Comuni cause di danno cellulare: deficit dell’apporto proteico-calorico nei paesi a basso alterazioni nutrizionali reddito; deficit vitaminici diffusi ovunque; eccessi nutrizionali (ad es. di grassi) nei paesi ad alto reddito.
Il danno cellulare è alla base della maggior parte dei processi ▪ vi sono innumerevoli e patologici, ed è un argomento distinti eventi lesivi (cause molto complesso perché: di danno), di natura diversa e severità e durata variabili. ▪ nel corpo umano, vi sono alcune centinaia di tipi e sottotipi cellulari distinti*, e questi possono mostrare specifiche differenze nella risposta agli eventi lesivi. ▪ un determinato evento lesivo può avere più bersagli molecolari nelle cellule che lo subiscono. *un «atlante» delle cellule umane è consultabile in https://www.humancellatlas.org/
Considerando le tipologie più comuni di evento lesivo, e la loro azione su una cellula “modello”, il danno cellulare è rappresentato da alterazioni in uno o più componenti essenziali per il mantenimento dell’omeostasi cellulare/tessutale (1). Tali componenti possono essere: • specifiche strutture/organelli (mitocondri, membrane cellulari, DNA nucleare) • processi/regolazioni biochimiche le cui alterazioni hanno ripercussioni generali sulla funzione cellulare (stress ossidativo, omeostasi del Ca2+). • omeostasi proteica (proteostasi) 1omeostasi (letteralmente «uguale posizione») cellulare, è la capacità della cellula di mantenere le proprie funzioni al variare delle condizioni dell’ambiente tessutale in cui essa vive.
I mitocondri hanno una struttura plastica, controllata da meccanismi di fusione e fissione, che si adatta al tipo di cellula e alle sue condizioni funzionali. Funzioni mitocondriali 1. produzione di ATP. 1a. Piruvato (da glucosio ed altri zuccheri) e FA sono trasportati attraverso la IMM nella matrice, dove sono convertiti in acetil-CoA. L’acetil-CoA entra nel ciclo TCA e viene ossidato a CO2 (che diffonde all’esterno del mitocondrio come prodotto di scarto). L’energia di legame rilasciata durante l’ossidazione viene in buona parte conservata come elettroni trasportati da NADH. 1b. Il NADH trasferisce gli elettroni dalla matrice alla ETC della IMM: qui il processo di accoppiamento chemio-osmotico determinerà la trasformazione dell’E trasportata dagli elettroni nell’E legata al fosfato dell’ATP. 2. ruoli nel metabolismo cellulare. 2.1. regolazione del potenziale redox del citosol. Nella reazione centrale della glicolisi (produzione di difosfoglicerato), la cellula usa NAD+ che diventa NADH. Poiché il NADH formatosi non può passare la IMM, cede i suoi elettroni a molecole più piccole: queste passano la IMM, cedono elettroni al NAD+ mitocondriale, e tornano a ricaricarsi nel citosol. 2.2. metabolismo biosintetico del citosol. Per le reazioni di biosintesi sono necessari: ATP (da glicolisi e OxPhos), NADPH (dallo shunt dei pentoso- fosfati ), e scheletri carboniosi (dalla degradazione degli zuccheri). In condizioni di normale apporto di nutrienti e di ATP, i mitocondri contribuiscono sia a generare NADPH sia a fornire scheletri carboniosi. Infatti, il citrato generato in eccesso nel TCA va nel citosol, e viene metabolizzato ad acetil-CoA per la produzione di FA e di steroli. 2.3. ciclo dell’urea. Due step del ciclo dell’urea sono mitocondriali. 2.4. i mitocondri contribuiscono anche alla biosintesi dei gruppi eme e delle membrane, e alla regolazione dell’omeostasi del Ca2+.
danno mitocondriale (principali conseguenze) 1. Deplezione di ATP (e conseguenze a valle) Generalmente causata da ipossia/ischemia, e a volte da agenti tossici, la deplezione di ATP compromette i processi ATP-dipendenti e, quando la quantità disponibile è il 5-10% del normale, si manifestano più effetti. 1.1. ↓funzione della Na,K-ATPasi, compromissione dell’omeostasi idrico-salina→ rigonfiamento cellulare. 1.2. ↓ATP/ADP → ↑glicogenolisi e glicolisi→ accumulo ac. lattico (e Pi) →↓pH→ ↓riduzione attività di molti enzimi citosolici. 1.3. Disassemblaggio dell’apparato di sintesi proteica → riduzione della sintesi proteica, steatosi. 2. Aumento delle ROS. Il danno mitocondriale può provocare una fosforilazione ossidativa incompleta e conseguente aumento delle ROS (discusso più avanti). 3. Interferenza con la funzione mitocondriale nell’omeostasi sopravvivenza-apoptosi (discussa più avanti). NB: Il danno mitocondriale è spesso testimoniato dalla formazione nella IMM di una proteina canale ad alta conduttanza detta mitochondrial permeability transition pore (MPTP). MPTP compromette il mantenimento del potenziale di membrana mitocondriale (↓ATP) e, aumentando la permeabilità a piccole molecole, può determinare ingrandimento degli organelli. Si consideri che l’apertura di canali mitocondriali interferisce con la funzione degli organelli nell’omeostasi sopravvivenza-apoptosi.
danno delle membrane cellulari (caratteristiche e principali conseguenze) Vari eventi lesivi possono compromettere l’integrità strutturale delle membrane cellulari 1. per ↑degradazione (attivazione di fosfolipasi) e perdita (↑ROS) dei fosfolipidi 2. per ↓sintesi e riacilazione dei fosfolipidi (↓ATP) 3. per danno del citoscheletro (attivazione inappropriata di proteasi). Compromissione della la funzione di compartimentazione della cellula e dei suoi componenti. 1. danno della membrana plasmatica: influsso di fluido e soluti, perdita di componenti intracellulari. NB: Un’aumentata degradazione dei 2. danno delle membrane mitocondriali: apertura MPTP → ↓ATP fosfolipidi e il danno del citoscheletro (vedi deplezione di ATP, e interferenza omeostasi sopravvivenza- dovuti rispettivamente ad attivazione apoptosi. inappropriata di fosfolipasi e di 3. danno membrane lisosomiali: rilascio di enzimi e attivazione di proteasi è spesso secondaria ad un idrolasi che degradano proteine, acidi nucleici e glicogeno. aumento non controllato del Ca2+ citosolico libero.
Danno del DNA Vari agenti lesivi (ROS, radiazioni, agenti chimici (farmaci citotossici), ed errori replicativi possono indurre varie alterazioni strutturali del DNA, che interferiscono con i normali processi di trascrizione e replicazione. La presenza di alterazioni strutturali del DNA è riconosciuta da varie proteine. Questi sensori attivano vie di segnalazione (DNA damage response, DDR) che agiscono sui checkpoint della progressione del ciclo cellulare, attivano sistemi enzimatici per la riparazione del danno, e influenzano l’omeostasi sopravvivenza-morte cellulare.
Stress ossidativo Condizione dovuta all’aumentata concentrazione di specie radicaliche (principalmente specie reattive dell’ossigeno, ROS), non efficacemente controbilanciata dai sistemi antiossidanti. Le alterazioni associate allo stress ossidativo possono determinare morte cellulare (necrosi o apoptosi, e anche modalità miste: necroptosi). Caratteristiche delle specie radicaliche: • Entità atomiche/molecolari caratterizzate dalla presenza di un elettrone spaiato, altamente instabili e molto reattive, a vita media brevissima. Principali specie radicaliche in patologia: ▪ ROS (superossido ●O2-, perossido d'idrogeno H2O2, e radicale ossidrilico ●OH); perossinitrito ONOO-. Eventi più comunemente responsabili di stress ossidativo: ▪ Agenti chimici e radiazioni (in particolare radiazioni ionizzanti) ▪ Infiammazione ▪ Danno da riperfusione ▪ Invecchiamento cellulare
Specie reattiva Meccanismi di produzione Meccanismi di Effetti patologici rimozione ▪ riduzione incompleta di O2 nel convertito in H2O2 e O2 Danno diretto su corso della fosforilazione Superossido (●O2-) dalla SOD (superossido lipidi, proteine e DNA ossidativa dismutasi) ▪ ossidasi fagocitica (infiammazione) convertito in H2O e O2 Può essere Perossido d’idrogeno (H2O2) Dal superossido per azione di SOD dalla catalasi, e dalla convertito in ●OH e glutatione perossidasi ipoclorito (OCl-) Prodotto con varie modalità da H2O, convertito in H2O dalla Danno diretto su Radicale idrossilico (●OH ) H2O2, e ●O2- glutatione perossidasi lipidi, proteine e DNA convertito a nitrito da Interazione fra ●O2- e NO (prodotto Danno diretto su Perossinitrito (ONOO-) enzimi mitocondriali e dalla NO sintasi, nell’infiammazione) lipidi, proteine e DNA citosolici
Sistemi antiossidanti Le specie radicaliche sono intrinsecamente instabili e decadono spontaneamente. Il decadimento è efficacemente accelerato da sistemi enzimatici e non, ampiamente distribuiti: ▪ SOD: incrementa significativamente il decadimento del superossido. Nell’uomo sono presenti tre forme: citoplasmatica, mitocondriale ed extracellulare. ▪ Glutatione (GSH)-perossidasi: enzima citoplasmatico (ma diverse isoforme sono presenti in altre sedi ad es. nel plasma) che converte H2O2 in H2O e diglutatione Produzione, rimozione, e ruolo di ROS nel danno cellulare. Molte ossidato (GS-SG). Il calcolo del rapporto intracellulare GSSG/GSH riflette la circostanze possono determinare un aumento di ROS; l’eccesso di condizione cellulare di stress ossidativo. produzione e/o l’inadeguato smaltimento determinano un accumulo che ▪ Catalasi: presente nei perossisomi (sede metabolismo ac. grassi a catena molto può danneggiare lipidi, proteine e DNA. lunga), converte H2O2 in H2O e O2. SOD, superossidosidmutasi. ▪ Antiossidanti endogeni/esogeni: vit E, vit A, vit C (molecole idrosolubili e liposolubili).
Danno da riperfusione ▪ Danno associato al ripristino della circolazione sanguigna in un tessuto dopo un periodo di ischemia. ▪ La riperfusione di un tessuto ischemico in cui siano presenti cellule vitali può produrre un aumento del danno cellulare, principalmente attribuito a stress ossidativo. Meccanismi patogenetici ▪ Il danno mitocondriale ostacola il completamento della riduzione progressiva dell’ossigeno molecolare ▪ Possibile compromissione dell’efficacia dei sistemi antiossidanti associata alla condizione ischemica ▪ La riperfusione potenzia la risposta infiammatoria indotta dall’ischemia: i leucociti attivati producono ROS, e questi danneggiano ulteriormente le cellule in sofferenza ischemica.
SOSTANZE TOSSICHE (agenti chimici presenti nell’ambiente, tossine prodotte da agenti infettivi) Categoria molto variegata di agenti lesivi, determinano un danno cellulare che culmina principalmente nella necrosi. ▪ Sostanze tossiche ad azione diretta: reagiscono direttamente con bersagli cellulari. ▪ Cloruro di mercurio (contaminazione prodotti ittici): alterazione proteine di membrana e inibizione del trasporto cellulare. ▪ Tossine microbiche: vari tipi di tossine danneggiano specifici componenti cellulari. ▪ Sostanze tossiche ad azione indiretta: l’azione tossica dipende dalla conversione metabolica, da parte di sistemi microsomiali del RE epatocitario (P450), a intermedi reattivi (spesso specie radicaliche), che danneggiano gli epatociti (o comunque le cellule con cui vengono a contatto). ▪ Tetracloruro di carbonio (CCl4), acetaminofene (paracetamolo).
Alterazioni dell’omeostasi del Ca2+ Il Ca2+ citosolico libero, mediante variazioni controllate della concentrazione, opera da «secondo» messaggero in varie vie di segnalazione cellulare, implicate nei processi di rimodellamento del citoscheletro (motilità), espressione genica, metabolismo, esocitosi ed endocitosi, oltre che nella contrazione delle fibre muscolari. omeostasi del Ca2+ • In condizioni basali, la [Ca2+]c è ∼10-7 M (così come [Ca2+]mt e [Ca2+]n) mentre la [Ca2+]EC è ∼10-3M. Nel reticolo endoplasmatico (e sarcoplasmatico), la [Ca2+]ER è 1→5×10-4M. • In condizioni basali, il basso livello di [Ca2+]c è mantenuto da PMCA e di NCX, a cui si aggiungono SERCA e (in misura minore) mtCU quando la [Ca2+]c sia elevata. Tali proteine rilevano e sono attivate dal Ca2+, per cui qualsiasi innalzamento di [Ca2+]c stimola la rimozione del catione, così determinandosi il controllo omeostatico della [Ca2+]c. • Vari stimoli (depolarizzazione di membrana, segnali molecolari extracellulari e intracellulari) determinano un aumento di [Ca2+]c > 10-6 M, che può derivare da: o influsso di Ca2+EC attraverso canali del Ca2+ della membrana plasmatica o rilascio di Ca2+ER attraverso IP3R e RyR • L’incremento di [Ca2+]c é generalmente ripido, seguito da una riduzione e da oscillazioni ripetute della [Ca2+]c; queste modificazioni sono supportate da regolazioni a feedback positivo e negative che sincronizzano l’attività dei canali del Ca2+ e dei meccanismi di rimozione del catione. Ogni citotipo ha una combinazione unica di canali e pompe del Ca2+ allo scopo di produrre un segnale del Ca2+ citotipo- e agonista-specifico. [Ca2+]c , [Ca2+]mt, [Ca2+]n, [Ca2+]EC, [Ca2+]ER: concentrazione di Ca2+ a livello citosolico, mitocondriale, nucleare, extracellulare, e del reticolo endo-sarcoplasmatico. PMCA (plasma membrane Ca2+ transport ATPase), NCX (Na+/Ca2+ exchanger), SERCA (sarcoendoplasmic reticulum Ca2+-ATPase), mtCU (mitochondrial Ca2+ uniporter), IP3R (1,4,5-triphosphate receptor), RyR (ryanodine receptor). Essendo l’omeostasi del Ca2+ implicata in processi cellulari fondamentali, un innalzamento incontrollato della [Ca2+] può determinare danno e morte cellulare.
Patogenesi del danno cellulare associato ad alterazioni dell’omeostasi del Ca2+ Ischemia (e alcuni agenti tossici) • Alterazioni di pompe ATP-dipendenti • Squilibrio idrico-salino (Na, K, pH) ↑[Ca2+]c ▪ Attivazione inappropriata di enzimi Ca2+-dipendenti • fosfolipasi → danno di membrana • proteasi → danno del citoscheletro → danno di membrana • endonucleasi → danno del DNA • ATPasi → ↓ATP (e conseguenze a valle) ▪ ↑[Ca2+]mt → MPTP (e conseguenze a valle, incluso ↓ATP) NB: in sistemi in vitro, la sottrazione del Ca2+ protegge dal danno e morte cellulare danno indotto da svariati eventi lesivi, ma la rilevanza in vivo dei meccanismi di danno indicati non è ancora chiara.
Alterazioni dell’omeostasi proteica, proteine mal ripiegate (misfolding) Proteine ▪ Struttura primaria (conformazione nativa): sequenza lineare degli aminoacidi che la compongono. ▪ Struttura secondaria: ripiegamenti con formazione di α-elica e piani β, stabilizzati da ponti H intramolecolari. ▪ Struttura terziaria: ripiegamenti derivanti dall’interazione fra varie porzioni della catena, che interagiscono tramite le catene laterali degli aa (legami ionici, ponti H e interazioni idrofobiche). La struttura può essere ulteriormente stabilizzata da ponti covalenti S-S. In base alla forma acquisita, le proteine sono classificate come globulari e fibrose. ▪ Struttura quaternaria: assemblaggio di complessi composti da più catene polipeptidiche (a struttura terziaria). Denaturazione delle proteine. Le interazioni molecolari alla base della struttura secondaria e terziaria (e quaternaria) delle proteine sono facilmente influenzabili da variazioni di pH e di temperatura (e anche per azione di raggi UV o di solventi organici), che possono alterare le proteine, denaturandole. La denaturazione risparmia la struttura primaria ma altera quella secondaria, terziaria e quaternaria compromettendo le funzioni biologiche. Le proteine denaturate coagulano (perdono la solubilità e si aggregano): le proteine denaturate espongono gruppi che favoriscono la formazione di legami intramolecolari (sia deboli che forti), che determinano l’aggregazione di più proteine.
folding e misfolding ▪ Le proteine sono strutture “fragili” (interazioni deboli, assoggettate alle condizioni ambientali) e anche in condizioni normali, il processo di ripiegamento produce una certa quantità di misfolding ▪ Nell’ambiente intracellulare, il notevole affollamento molecolare fa sì che una proteina parzialmente ripiegata possa interagire con altre molecule, producendo aggregati potenzialmente nocivi. ▪ Le chaperonine prevengono associazioni inappropriate (con un processo ATP-dipendente, circondano la catena polipeptidica e proteggono il suo processo di ripiegamento fino a quando non è completato). ▪ Le chaperonine provvedono alla “riparazione” delle proteine malripiegate. ▪ Il processo di folding delle proteine sintetizzate a livello del RER avviene all’interno del lume ER, è assistito da chaperonine ed è coadiuvato da reazioni di glicosilazione e di formazione di ponti disolfuro (funzioni facilitate dal Ca2+ER e da un ambiente redox maggiormente spostato verso l’ossidazione rispetto al citosol).
risposta a proteine mal ripiegate (Unfolded Protein Response), e stress reticolo-endoplasmatico Stimoli fisiologici e patologici Sensori di ER stress • ↑domanda biosintetica (con e principali vie di accumulo di proteine e segnalazione della ↑misfolding) UPR • stress ossidativo • disomeostasi del Ca2+ • ipossia/ischemia UPR (unfolded protein response) • espansione dell’ER • autofagia ER stress • regolazione redox • morte cellulare (apoptosi) • aumento della capacità di folding • Inibizione della traduzione
Principali cause di accumulo di ▪ Alterazioni genetiche: mutazioni responsabili di cambiamenti proteine mal ripiegate della sequenza amminoacidica, con conseguente modificazione della struttura proteica ▪ Invecchiamento cellulare: progressiva riduzione della capacità di correggere il mal ripiegamento delle proteine ▪ Infezioni (da microbi intracellulari): aumento della quantità di proteine da gestire ▪ Modificazioni del pH e dello stato ossidativo intracellulare Effetti patologici di ▪ Perdita della funzione proteica specifica (mal ripiegamento, e proteine mal ripiegate (1) aumentata degradazione) ▪ Danno cellulare progressivo da accumulo, esito in apoptosi e perdita netta di cellule (malattie neurodegenerative) (1) Proteine mal ripiegate possono anche accumularsi in sede extracellulare (ad es. nell’amiloidosi).
Esempi di malattie da proteine mal ripiegate malattia proteina patogenesi La perdita di CFTR causa difettoso trasporto di Cl e morte Fibrosi cistica (1) CFTR cellulare Ipercolesterolemia familiare (1) Recettore LDL Ipercolesterolemia associata a perdita di LDL-R Esosaminidasi La perdita dell’enzima lisosomiale determina accumulo Malattia di Tay-Sachs (1) (subunità β) neuronale di gangliosidi Apoptosi dei fotorecettori conseguente a mal ripiegamento Retinite pigmentosa (2) rodopsina della rodopsina Malattia di Creutzfeldt-Jacob (2) prioni Morte neuronale da mal ripiegamento di PrPsc Malattia di Alzheimer (2) Peptide Aβ Accumulo di amiloide e morte neuronale Apoptosi epatocitaria da accumulo; enfisema da distruzione Deficit di α-1 antitripsina (3) α-1 antitripsina della parete alveolare. (CFTR, Cystic fibrosis transmembrane conductance regulator; LDL, low-density lipoprotein; PrPsc, Prion protein-scrapie) Il principale meccanismo patogenetico è rappresentato dall’aumentata degradazione della proteina anomala e alla conseguente perdita di funzione in (1), all’apoptosi associata allo stress reticolo endoplasmatico in (2), e alla combinazione di entrambi i meccanismi nel caso (3).
Ischemia/Ipossia. L’ischemia (riduzione della perfusione di sangue) è il più comune evento lesivo nella pratica medica. Il conseguente danno cellulare deriva dalla riduzione dell’apporto alle cellule di O2 (ipossia) e di nutrienti. ▪ Patogenesi del danno ipossico/ischemico Alterazioni dei processi ATP-dipendenti ▪ trasporto di membrana danno reversibile Alterazioni del metabolismo energetico ▪ sintesi proteica ↓ • compromissione della OxPhos ▪ lipogenesi danno irreversibile e ▪ turnover fosfolipidico (de-acilazione e ri- morte cellulare (necrosi) acilazione) ▪ Conseguenze dell’ipossia/ischemia severa-persistente • ↓attività Na/K ATPasi → accumulo intracellulare di Na e deplezione di K → accumulo di H2O e rigonfiamento cellulare, alterazioni ioniche (Ca2+). • ↑ ac. lattico (glicolisi anaerobica), ↓pH intracellulare e ↓attività di vari enzimi cellulari. • alterazioni strutturali dell’apparato di sintesi proteica (distacco ribosomi dal RER e dissociazione dei polisomi) • danno irreversibile alle membrane mitocondriali e lisosomiali e alla membrana plasmatica, con esito finale in necrosi. ▪ Risposta cellulare • attivazione trascrizionale di HIF-1 (hypoxia-inducible factor 1) • ↑VEGF (vascular endothelial growth factor) e stimolazione dell’angiogenesi • Modificazioni del metabolismo energetico (↑captazione di glucosio e glicolisi anaerobica, ↓fosforilazione ossidativa)
Il fattore di trascrizione HIF-1 e la risposta adattativa all’ipossia E3 ligasi VHL PHD2 OH-Pro HIF-1 OH-Asn FIH-1 p300 proteasoma In condizioni di ossigenazione normale, HIF-1 è mantenuto inattivo... ...ma, in condizioni di ipossia, HIF1 è attivato ▪ l’enzima PHD2 (prolil idrossilasi dominio 2) usando l’ossigeno ▪ le reazioni di PHD2 e FIH-1 sono inibite, HIF-1 si accumula, dimerizza, recluta p300, idrossila un residuo di prolina di HIF-1. In tale forma, HIF-1 recluta e quindi attiva la trascrizione di centinaia di geni bersaglio. la proteina VHL (von Hippel Lindau) che a sua volta recluta una E3 ▪ il programma trascrizionale HIF-1 è finalizzato a: ligasi (ubiquitina ligasi). Questa, ubiquitinando HIF-1 lo avvia alla ▪ aumentare la fornitura di O2 (EPO, eritropoietina) degradazione proteasomica. ▪ promuovere l’angiogenesi (VEGF) ▪ L’enzima FIH-1 (fattore di inibizione di HIF-1) usando l’ossigeno ▪ modificare il metabolismo energetico (PDK1, piruvato deidrogenasi chinasi idrossila un residuo di asparagina di HIF-1. In tale forma, HIF-1 1, per l’inibizione del ciclo TCA; aumento GLUT1 ed enzimi glicolitici). non può reclutare la proteina co-attivatrice p300, essenziale per la sua funzione trascrizionale.
Regolazione del metabolismo energetico (del glucosio) in condizioni di normossia e ipossia. Normossia. Gli enzimi glicolitici convertono il glucosio in piruvato. La piruvato deidrogenasi (PDH) converte il piruvato in acetil-CoA. AcCoA si ossida nel ciclo TCA e genera elettroni che vengono trasportati attraverso una serie di complessi proteici (catena di trasporto elettronica, ETC) e infine trasferiti sull’ossigeno per formare acqua. Il trasporto di elettroni lungo la ETC genera il gradiente protonico utilizzato per la sintesi di ATP. Ipossia. La piruvato deidrogenasi chinasi (PDK1) inibisce PDH; la lattato deidrogenasi (LDHA) converte il piruvato in lattato. Inoltre, in condizioni di ipossia, la captazione di glucosio (GLUT1) e l’espressione degli enzimi glicolitici aumentano (non indicato in figura).
Danno persistente/severo ed esito finale in necrosi ▪ Le conseguenze morfologiche e funzionali dell’ipossia/ischemia dipendono dalla gravità e dalla durata dell’evento lesivo. ▪ Il confine fra condizione reversibile e irreversibile è di difficile individuazione. ▪ L’irreversibilità è testimoniata dalla distruzione strutturale delle membrane mitocondriali e lisosomiali e infine dalla distruzione della membrana plasmatica con fuoriuscita dei componenti intracellulari e induzione/incremento della risposta infiammatoria.
Rene: danno reversibile e irreversibile (necrosi). (A) epitelio tubulare normale. (B) epitelio tubulare con danno cellulare reversibile (architettura conservata, cellule rigonfie ma ben distinguibili). (C) epitelio tubulare con necrosi (cellule uniformemente eosinofile, nuclei generalmente indistinguibili, architettura scarsamente conservata.
Necrosi cambiamento morfologico del tessuto, conseguente alla morte cellulare. L’aspetto morfologico macroscopico e microscopico della necrosi deriva dalla 1) denaturazione delle proteine cellulari, e dalla 2) digestione enzimatica dei costituenti delle cellule morte. Forme principali NECROSI COAGULATIVA: tipica conseguenza di ischemia/ipossia in tutti gli organi con l’eccezione del cervello. Prevalgono i fenomeni di denaturazione/coagulazione delle proteine, e l’architettura del tessuto è mantenuta per giorni dopo la morte cellulare. Micro: materiale uniforme, eosinofilo; i contorni cellulari sono distinguibili, scompaiono i nuclei. NECROSI COLLIQUATIVA: tipica conseguenza di infezioni (tutti gli organi) e dell’ischemia cerebrale. Legata al rilascio di enzimi idrolitici (da batteri e da leucociti neutrofili). Macro: il tessuto è liquefatto (a volte giallastro per la presenza di pus). Micro: evidente infiltrato infiammatorio, soprattutto leucociti neutrofili. Varianti Necrosi caseosa: tipica necrosi tubercolare. Macro: tessuto biancastro (simile al formaggio). Micro: parte centrale uniformemente eosinofila circondata da linfociti e macrofagi attivati (cellule giganti, e cellule epiteliodi). Nell’insieme, la struttura è denominata granuloma tubercolare. Steatonecrosi (necrosi grassa): necrosi di tessuti con ricca componente adipocitaria (ad es pancreas, mammella). Le cellule morte rilasciano enzimi litici che degradano i lipidi formando acidi grassi liberi. Macro: depositi biancastri per formazione di saponi di Ca. Micro: adipociti anucleati con depositi di calcio. Necrosi fibrinoide: osservabile in caso di danno vascolare. Macro: nessuna particolarità. Micro: depositi di fibrina all’interno dei vasi. Necrosi gangrenosa: termine clinico per necrosi ischemica degli arti inferiori (a volte superiori). Macro: colorito nerastro con vari gradi di putrefazione. Micro: combinazione di necrosi coagulativa (ischemia) e colliquativa (gangrena umida per sovrainfezione batterica).
La morte cellulare necrosi apoptosi • Morte cellulare «accidentale», caratterizzata da • Negli organismi complessi, la morte cellulare è un rigonfiamento cellulare e rottura delle evento molto comune che, nella maggior parte membrane, distruzione degli organelli, il più delle dei casi, avviene con una modalità chiamata volte senza condensazione della cromatina. apoptosi (*). • La necrosi consegue generalmente a un danno • L’ apoptosi, o morte cellulare programmata, è massivo e irreparabile di componenti e funzioni caratterizzata da contrazione cellulare, e cellulari fondamentali per l’omeostasi. A questa condensazione della cromatina. Il processo è forma «classica» di necrosi, si è aggiunta una attivato da specifiche vie di segnalazione modalità regolata da segnali molecolari (necrosi cellulare (intrinseca ed estrinseca), ed è eseguito programmata, o necroptosi). da specifiche cistein-proteasi (caspasi). autofagia • Modalità di morte caratterizzata dalla presenza di grandi vescicole intracellulari (autofagosomi) contenenti ampie porzioni di citoplasma e organelli. • Meccanismo di sopravvivenza che risponde a crisi metaboliche o rimuove organelli danneggiati. Qualora il meccanismo non sia sufficiente, si determina morte cellulare accompagnata da autofagia. * Il corpo umano comprende 3.72 × 1013 cellule: di queste, si calcola che 50 x 109 muoiano ogni giorno per apoptosi.
▪ Processo di morte cellulare mediante il quale definite cellule vengono eliminate dal sistema/tessuto al quale appartengono. ▪ Come risultato, si determina un controllo del numero e del tipo di cellule che compongono un determinato sistema. ▪ L’apoptosi (diversamente dalla necrosi) interessa quindi «singole» cellule, e non induce una reazione infiammatoria. Apoptosi: caratteristiche morfologiche
▪ «morte cellulare programmata», durante lo sviluppo embrionario e fetale. ▪ involuzione tessutale ormono-dipendente (ad es. regressione endometriale post-menopausale, regressione Apoptosi in condizioni fisiologiche mammaria dopo lo svezzamento). ▪ regolazione della risposta immunitaria (ad es. eliminazione dei linfociti autoreattivi). ▪ controllo qualitativo e quantitativo delle cellule in popolazioni proliferanti (ad es. tessuto epiteliale ed emopoietico). ▪ svariati stimoli dannosi possono determinare apoptosi Apoptosi in condizioni patologiche (piuttosto che necrosi), in relazione allo stimolo (tipo, durata, entità), e al tipo e alle condizioni funzionali delle cellule interessate.
L’apoptosi è una sorta di «smontaggio» ordinato delle varie strutture e componenti cellulari. É eseguito da enzimi specializzati chiamati caspasi (cistein proteasi) che, in una regolazione a cascata, danno luogo alla produzione dei corpi apoptotici, che verranno poi internalizzati dai fagociti. Le caspasi sono raggruppate in due tipi: ▪ caspasi iniziatrici (2, 8, e 9), formate da un prodominio, una subunità grande ed una subunità piccola. ▪ caspasi esecutrici (3, 6 e 7), formate da una subunità grande e da una piccola. Le procaspasi iniziatrici, attraverso i loro prodomini, vengono reclutate su “piattaforme di attivazione” (non mostrate) dove dimerizzano e si attivano (attivazione per prossimità) in caspasi. Le caspasi iniziatrici le procaspasi esecutrici operando un taglio fra la subunità grande e quella piccola. Le caspasi esecutrici tagliano centinaia di substrati. NB: le caspasi cataliticamente attive sono tetrameri (due subunità grandi e due piccole).
Schema generale dell’apoptosi • L’attivazione delle caspasi iniziatrici avviene con due distinte modalità, estrinseca ed intrinseca. Una volta attivate, le caspasi iniziatrici (caspasi 8 e 10 sulla via estrinseca e caspasi 9 sulla via intrinseca) attivano le caspasi esecutrici 3, 6 e 7. • Nella via estrinseca, molecole di pro-caspasi 8 (o 10) sono reclutate a livello di recettori di morte cellulare attivati dai rispettivi ligandi (ad es. TRAIL-TRAILR, FASL-FAS), su cui hanno interagito proteine adattatrici (FADD). Il reclutamento delle pro-caspasi ne favorisce la dimerizzazione e l’attivazione per prossimità. • Nella via intrinseca (o mitocondriale), l’attivazione della pro- caspasi 9 avviene su una piattaforma molecolare detta apoptosoma, per la cui formazione è necessaria la permeabilizzazione della membrana mitocondriale esterna (MOMP). Con la MOMP, Cyt c e SMAC (e OMI) sono rilasciati nel citosol. Cyt c, interagendo con APAF1, determina l’assemblaggio dell’apoptosoma. La procaspasi 9 viene continuamente reclutata sull’apoptosoma, attivata per prossimità, e rilasciata come caspasi 9. SMAC (e OMI) facilitano l’apoptosi inibendo XIAP. • La condizione MOMP dipende dall’azione delle proteine BAX e BAK attivate, per mezzo di proteine BH3-only, in svariate condizioni di danno cellulare. Si noti che le caspasi 8 e 10 (via estrinseca) possono attivare le proteine BAX e BAK, avviando in tal modo l’attivazione della via intrinseca. Figura tratta da: S.H. Suhaili et al. doi: 10.1007/s12551-017-0308-0
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale), ruolo delle proteine bcl-2. • Le proteine della famiglia bcl-2 (sono caratterizzate da regioni conservate (domini BH), e classificate come multi- dominio e BH3-only. • Le proteine della famiglia bcl-2 sono distinte funzionalmente in anti-apoptotiche (bcl-2, bcl-xL...), pro-apoptotiche (Bax, Bak, Bok), e BH3-only con funzione di attivazione diretta (Bid, Bim, Puma) o di antagonismo (de-repressione) (Bad, Bik...) • L’attivazione di Bax/Bak è innescata da un legame transitorio di BH3-only (Bid e Bim, attivazione diretta), oppure da un’interazione con antagonismo delle • Le proteine pro-apoptotiche sono presenti nella cellula in forma inattiva, nel proteine bcl-2 antiapoptotiche. cytosol (Bax), o associate alla OMM (Bak). • Quando vengono attivate, Bax e Bak omo-oligomerizzano e si inseriscono nella OMM formando pori (MOMP). • Le proteine anti-apoptotiche localizzate sia a livello mitocondriale sia a livello del RE possono sequestrare le forme attivate monomeriche di Bax e Bak (non mostrato in figura).
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale): principali circostanze di attivazione, meccanismi e implicazioni. Stimolo apoptotico Meccanismo di attivazione Implicazioni / esempi In presenza di danno sul DNA da agenti genotossici ▪ attivazione di p53 e aumento della trascrizione di bcl2 pro- (o da difetto dei sistemi di riparazione), l’apoptosi Danno del DNA apoptotiche scongiura l’introduzione di alterazioni genetiche ▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche nelle cellule figlie (e quindi un aumento del tasso mutazionale). ▪ nello sviluppo del SN, eliminazione di precursori neuronali che non riescono a migrare o innervare il target in modo appropriato. ▪ nella risposta immunitaria, eliminazione dei Riduzione di segnali di ▪ perdita di funzione della via PI3K/Akt linfociti attivati per deprivazione di citochine sopravvivenza- crescita ▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche (NB: anche coinvolta la via estrinseca). ▪ anoikis: quando cellule epiteliali o endoteliali si staccano dalla ECM, le integrine perdono il contatto con recettori ECM e cessano di influenzare vie di sopravvivenza. Accumulo di proteine malripiegate a livello di ER, attivazione di L’apoptosi è attivata se i meccanismi di Stress reticolo- sensori, attivazione della trascrizione di proteine bcl2 degradazione non riescono a gestire l’accumulo endoplasmico (ER stress) proapoptotiche. proteico
Apoptosi, via estrinseca (death receptor, DR), caspasi iniziatrice: CASP-8. Attivata dall’interazione fra segnali di morte (FasL, TRAIL, TNF) e corrispondenti recettori Fas, TRAILR, TNFR ▪ Quando Fas (o TRAILR) sono ingaggiati dai rispettivi ligandi FasL (o TRAIL) si determina un raggruppamento e il successivo reclutamento di proteine adattatrici FADD, formando così la piattaforma di attivazione DISC (death inducing signaling complex). ▪ DISC recluta pro-caspasi 8 determinandone l’attivazione per prossimità. In alcune circostanze, casp 8 taglia e attiva le casp esecutrici 3 e 7. In altre circostanze, in cui XIAP inibisce le caspasi esecutrici, la casp 8 taglia la BH3-only bid, la quale attiva Bax/Bak e MOMP (via mitocondriale). Il rilascio di Smac e Omi inibisce XIAP (non mostrato). ▪ L’interazione TNF-TNFR attrae TRADD, e avvia una segnalazione più complessa con tre distinti possibili esiti dipendenti dalla condizione funzionale delle proteine reclutate sulla piattaforma: sopravvivenza e risposta infiammatoria, apoptosi, necrosi programmata (necroptosi) (non mostrato). NB: La via estrinseca è un meccanismo fondamentale nella risposta immunitaria.
Processi patologici associati ad alterata regolazione dell’apoptosi ▪ la sopravvivenza di cellule con danni al genoma è un importante meccanismo di cancerogenesi ed è una caratteristica fondamentale delle cellule tumorali. difetto dell’apoptosi (↑sopravvivenza cellulare) ▪ la sopravvivenza di cellule potenzialmente nocive (ad es. linfociti autoreattivi) è un importante meccanismo delle malattie autoimmunitarie. ▪ nelle malattie neurodegenerative, si ha una perdita di specifiche popolazioni di eccesso di apoptosi neuroni (apoptosi per UPR). (↑ mortalità cellulare) ▪ morte di cellule infettate da virus
Processi del catabolismo intracellulare: la degradazione lisosomiale. Nella eterofagia (a Dx), i lisosomi si fondono con endosomi o fagosomi e degradano il materiale contenuto all’interno. I prodotti così ottenuti possono essere rilasciati nel citosol (metabolismo cellulare), o rilasciati nello spazio extracellulare (esocitosi). Nell’autofagia (a Sn), organelli senescenti/danneggiati e aggregati proteice sono avviati alla degradazione mediata da lisosomi dopo essere stati racchiusi da una membrana a doppio strato derivata dal RE e marcata con proteine LC3.
Autofagia Autofagia. Condizioni di stress cellulare (ad es. la deprivazione di nutrienti) attivano il processo dell’autofagia, in cui è possibile distinguere più fasi: iniziazione, nucleazione ed elongazione della membrana isolante → produzione di vacuoli a doppia membrana, autofagosomi, che sequestrano organelli e altro materiale citoplasmatico → dopo la fusione con lisosomi, si formano gli autolisosomi, in cui il materiale viene degradato da idrolasi lisosomiali e reso disponibile per il riciclaggio di metaboliti.
ruolo patologico dell’autofagia tumori ▪ l’autofagia potrebbe rappresentare un meccanismo di crescita delle cellule tumorali ▪ in alcune malattie neurodegenerative, l’autofagia risulta accelerata e i difetti malattie neurodegenerative dell’autofagia accelerano la neurodegenerazione (modelli genetici). ▪ alcuni batteri (ad es. micobatteri, shigella) sono degradati mediante autofagia. Le malattie infettive alterazioni dei meccanismi di autofagia possono determinare aumentata suscettibilità a contrarre la TBC.
Patologie cellulari da accumulo Quantità anomale di varie sostanze possono accumularsi nel citoplasma, in organelli (soprattutto lisosomi), o nel nucleo producendo danno cellulare. Meccanismi/tipologie di accumulo
Patologie da accumulo
Invecchiamento cellulare progressivo declino della vitalità e delle funzioni NB: L’invecchiamento dell’organismo riflette cellulari associato a (i) alterazioni genetiche e al l’invecchiamento delle cellule che lo compongono (ii) progressivo accumulo di danno cellulare dovuto alle condizioni ambientali. Bersagli biologici e meccanismi dell’invecchiamento cellulare ▪ le alterazioni mutazionali che si accumulano nel tempo, a seguito dell’esposizione ad agenti genotossici, potrebbero avere un ruolo importante. Danno del DNA, integrità genomica ▪ alterazioni ereditarie che riguardano enzimi coinvolti nelle funzioni del DNA (ad es. DNA elicasi nella sindrome di Werner, e in quella di Bloom) si manifestano (anche) con invecchiamento precoce. ▪ arresto replicativo legato al progressivo accorciamento dei telomeri Senescenza cellulare ▪ aumentata espressione di geni che codificano per inibitori di chinasi ciclino- (o senescenza replicativa) dipendenti. ▪ alterazioni dei processi legati al “folding” delle proteine (chaperonine), e alla Omeostasi proteica degradazione di proteine mal ripiegate (autofagia, sistema proteasomico). ▪ via dell’insulina e del fattore IGF-1 (insulin-like growth factor 1): l’attivazione Deregolazione di vie di segnalazione promuove la crescita e la proliferazione cellulare. influenzate dalla condizione nutrizionale (la ▪ sirtuine: deacetilasi NAD-dipendenti, promuovono l’espressione di geni che restrizione calorica allunga la vita). influenzano la riparazione del DNA e l’omeostasi proteica.
• Il danno del DNA, la senescenza cellulare e le alterazioni dell’omeostasi proteica sono i più noti meccanismi che possono accelerare l’invecchiamento cellulare. • Al contrario, alcune vie di segnalazione influenzate dalla condizione nutrizionale (principalmente la restrizione calorica) rallentano l’invecchiamento cellulare.
Ruolo dei telomeri e della telomerasi nella senescenza replicativa (A) La successione delle divisioni cellulari associata all’età determina un progressivo accorciamento dei telomeri, così innescando il programma di senescenza e la contrazione dei pool delle cellule staminali. (B) L’accorciamento dei telomeri è più marcato nelle cellule somatiche (di regola non esprimono la telomerasi), mentre le cellule staminali (telomerasi-positive) sono capaci di più cicli replicativi. Le cellule tumorali spesso attivano la telomerasi e mantengono indefinitamente la capacità replicativa.
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