PATOLOGIA GENERALE, CDL IN FARMACIA, III ANNO, 1 SEMESTRE - UNIBA

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PATOLOGIA GENERALE, CDL IN FARMACIA, III ANNO, 1 SEMESTRE - UNIBA
Patologia generale, CdL in Farmacia, III anno, 1° semestre
                                                      informazioni generali
Programma del corso, testi consigliati, e materiale didattico: https://www.uniba.it/docenti/coluccia-mauro/mauro-coluccia
Testi consigliati:
▪ Robbins Fondamenti di Patologia e di Fisiopatologia, Edra 2013.
▪ Robbins Basic Pathology 10th edition, Elsevier 2018.

Testi sconsigliati: dispense da copisteria (il materiale didattico è relativo ad anni precedenti, gli appunti non sono controllati).
                                               Modalità esame (appelli mensili)
-prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta; per l’idoneità alla prova orale è
necessario rispondere adeguatamente ad almeno due quesiti.
-prova orale: esame orale e votazione finale.
                             Modalità esonero (appello unico, fine novembre-inizio dicembre) (*)
-prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta sugli argomenti della prima parte
del programma; per l’idoneità alla prova orale è necessario rispondere adeguatamente a tutti i quesiti.
-prova orale: esame orale sugli argomenti della seconda parte del programma, da sostenersi nei successivi appelli mensili di
gennaio, febbraio o marzo, con votazione finale.

   Prof. Mauro Coluccia, Dipartimento di Farmacia (IV piano, stanza 522), tel. 080 5442788, email: mauro.coluccia@uniba.it
   Ricevimento: tutte le settimane, martedì e giovedì, h 15.00-17.00 (si consiglia di prenotare l’appuntamento per email).

   (*) sospeso per l’AA 2020-2021
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PATOLOGIA: -pathos (emozione profonda, passione, sofferenza, malattia)
                                 -logos (parola, pensiero, principio, discorso, studio).

G.B. Morgagni (1682-1771)                   R. Virchow (1821-1902)                Oggi: Basi cellulari e molecolari dei
                                      «Gli individui sono malati perché le loro   processi patologici.
                                     cellule sono malate».
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OBIETTIVI FORMATIVI SPECIFICI DEL CORSO DI LAUREA IN FARMACIA

... conferire l’insieme di conoscenze teoriche e pratiche..., alla base di progettazione
strutturale, produzione, regolamentazione, commercializzazione e corretto utilizzo
e controllo del farmaco…

                                     Le discipline teoriche e pratiche del corso di
                                     laurea in Farmacia sono costruite sulla base
                                     della conoscenza dei processi patologici,
                                     vale a dire delle cause delle malattie e delle
                                     conseguenti modificazioni in cellule, tessuti,
                                     organi e apparati del corpo umano...in altri
                                     termini, sulla Patologia generale.
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processo patologico

               cause                             danno cellulare/tessutale
▪   infezioni                                ▪ alterazioni strutturali e
▪   traumi                                     ultrastrutturali
                                patogenesi
▪   alterazioni nutrizionali                 ▪ alterazioni funzionali e
▪   alterazioni immunologiche                  morfologiche di cellule e tessuti
▪   alterazioni genetiche                    ▪ alterazioni funzionali e
▪   tossine                                    morfologiche e di organi e apparati
                                                                                      manifestazioni cliniche
                                                                                     ▪ segni e sintomi di malattia
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Quadri principali di risposta cellulare a comuni tipologie di stimoli/eventi lesivi

            TIPOLOGIA DELLO STIMOLO/EVENTO LESIVO                                                         RISPOSTA CELLULARE
(1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali →         adattamento cellulare (vari tipi) *
 ▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale)                →     ipertrofia e iperplasia
 ▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione                           →      ipotrofia - atrofia

 ▪ stimolo lesivo cronico                                                →      metaplasia

(2) eventi lesivi: ad es. ↓apporto di O2 / infezioni / etc.               →     danno cellulare
  ▪ evento lesivo moderato e transitorio                                 →      danno reversibile
  ▪ evento lesivo grave e progressivo                                    →      danno irreversibile e morte cellulare (necrosi e apoptosi)

(3) alterazioni del metabolismo (genetiche e acquisite)                  →      accumulo cellulare (vari tipi)

(4) evento lesivo sub-letale cronico con effetti cumulativi              →      invecchiamento cellulare

*NB: in linea di principio, l’adattamento cellulare ha dei limiti, superati i quali si determina una condizione di danno cellulare.
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TIPOLOGIA DELLO STIMOLO/EVENTO LESIVO                                                    RISPOSTA CELLULARE
(1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali →   adattamento cellulare (vari tipi) *
 ▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale)          →     ipertrofia e iperplasia
 ▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione                      →     ipotrofia - atrofia

 ▪ stimolo lesivo cronico                                           →     metaplasia
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Ipertrofia: aumento delle dimensioni delle cellule (non del numero), e conseguente aumento delle dimensioni dell’organo interessato.

(A): dimensioni relative dell’utero normale in gravidanza (sn) e non (dx). (B) cellule muscolari lisce piccole e fusate del miometrio dell’utero non gravido, e (C)
grandi cellule muscolari lisce del miometrio in gravidanza (si noti che B e C sono preparazioni osservate a uguale ingrandimento).

   Meccanismi dell’ipertrofia: azione di segnali molecolari (estrogeni, nel caso specifico), che inducono un’aumentata sintesi di proteine cellulari.

Ipertrofia, possibili conseguenze patologiche (esempio dell’Ipertrofia miocardica). L’ipertrofia del miocardio testimonia un adattamento del muscolo
cardiaco finalizzato a migliorare la performance meccanica in determinate condizioni (ad es. nell’ipertensione). Tuttavia, l’ingrandimento delle fibre
muscolari cardiache ha un limite, superato il quale si produrranno alterazioni cellulari con riduzione della capacità contrattile (quadro clinico
dell’insufficienza cardiaca). Si noti come in questo caso, il processo patologico (ipertensione) che inizialmente produce una forma di adattamento
cellulare può dar luogo, nella sua evoluzione, a un danno cellulare.
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Iperplasia
aumento del numero delle cellule di un tessuto/organo, con conseguente aumento delle dimensioni. Spesso coesiste con
l’ipertrofia, ma è un processo distinto (segnali molecolari che inducono la proliferazione cellulare).

                                         meccanismo                                                  esempi
                                                                         ▪ ingrandimento della gh. mammaria nella pubertà e in
 Iperplasia fisiologica                                                    gravidanza (coesiste con l’ipertrofia)
                          aumento fisiologico di segnali proliferativi
                                                                         ▪ iperplasia nella rigenerazione epatica
                                                                         ▪ iperplasia del midollo emopoietico (ad es. nelle emorragie)

                                         meccanismo                                                  esempi
                                                                         ▪ iperplasia endometriale (alterazione del bilancio estro-
 Iperplasia patologica azione eccessiva o inappropriata di segnali         progestinico, con relativo aumento di estrogeni e stimolazione
                                                                           eccessiva della proliferazione delle cellule endometriali).
                       proliferativi
                                                                         ▪ iperplasia prostatica (da eccessiva stimolazione androgenica)
                                                                         ▪ patologie tumorali
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Ipotrofia-atrofia
Riduzione delle dimensioni delle singole cellule di un tessuto/organo, con conseguente riduzione delle dimensioni del
tessuto/organo. Spesso è accompagnata dalla riduzione del numero delle cellule (ipoplasia).

Meccanismo: riduzione della sintesi proteica e/o aumentata degradazione delle proteine.

Atrofia fisiologica          Evento normale nello sviluppo embrionale; nell’adulto, involuzione dell’utero dopo il parto.

                             Riduzione degli appropriati segnali di crescita e proliferazione
                              ▪ da disuso (ad es. atrofia muscolare per prolungata immobilità).
                              ▪ da perdita di innervazione (atrofia muscolare da denervazione)
Atrofia patologica            ▪ da riduzione cronica dell’apporto sanguigno (stenosi aterosclerotica)
                              ▪ da malnutrizione
                              ▪ da perdita di stimolazione endocrina
                              ▪ da compressione
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Atrofia cerebrale
(A) Cervello normale, giovane
    adulto.
(B) Atrofia cerebrale in 80enne.
    Causa: Malattia cerebro-
    vascolare su base aterosclerotica.
    Si noti come la perdita di cellule
    del sistema nervoso riduce le
    circonvoluzioni e ingrandisce i
    solchi.
Metaplasia: modificazione reversibile della differenziazione cellulare

                        Metaplasia squamosa: esempio di metaplasia in cui l’epitelio cilindrico si
                        trasforma in epitelio squamoso.
                        • L’epitelio cilindrico ciliato della mucosa bronchiale si trasforma in
                          epitelio squamoso pluristratificato a causa dell’esposizione cronica a
                          stimoli irritativi (ad es. fumo di sigaretta, inquinanti ambientali)
                        • L’epitelio pluristratificato è più resistente di quello colonnare, ma
                          questo vantaggio comporta una maggiore suscettibilità alle infezioni
                          microbiche (perdita della funzione ciliare e riduzione della secrezione di
                          muco).
                        Meccanismi: riprogrammazione del programma di differenziazione delle
                        cellule staminali.

                                                         Attenzione, la metaplasia è una
                                                         condizione pre-cancerosa: nel
                                                         tempo, le cellule metaplastiche
                                                         possono diventare neoplastiche.
(2) eventi lesivi: ad es. ↓apporto di O2 / infezioni / etc.   →   danno cellulare
 ▪ evento lesivo moderato e transitorio                       →   danno reversibile
 ▪ evento lesivo grave e progressivo                          →   danno irreversibile e morte cellulare (necrosi e apoptosi)
La risposta cellulare agli eventi lesivi: sviluppo progressivo del danno cellulare

                 cellula normale        In condizioni normali, la cellula è capace di mantenere una condizione di stabilità (omeostasi)
                   (omeostasi)          poiché tutti i suoi componenti rispondono in modo integrato alle modificazioni del microambiente.

     evento lesivo

                                         In presenza di un evento lesivo, la risposta cellulare sarà finalizzata al raggiungimento di una nuova
                danno reversibile        condizione di equilibrio e, in relazione alle specifiche circostanze, il danno prodotto potrà essere
                                         reversibile.
severità e persistenza
dell’evento lesivo

               danno irreversibile Nel caso di maggiore severità/persistenza dell’evento lesivo, il danno prodotto potrà diventare
                e morte cellulare irreversibile e provocare la morte cellulare (con le modalità di necrosi o apoptosi).

▪ In molti comuni eventi lesivi, il danno reversibile si manifesta con il rigonfiamento cellulare (degenerazione idropica o vacuolare): la
  cellula e i suoi componenti (in particolare mitocondri e ER) appaiono ingranditi e dilatati; possono essere presenti nel citosol accumuli di
  fosfolipidi derivanti da membrane danneggiate (figure mieliniche).
Comuni eventi lesivi responsabili di danno cellulare, e loro rilevanza nella pratica medica.

        evento lesivo                                                 rilevanza
deprivazione di O2          Causa comune e di grande importanza di danno cellulare nella pratica medica (malattie
(ipossia/ischemia)          cardiovascolari).

agenti fisici               Traumi meccanici, radiazioni, elettricità, variazioni di temperatura e di pressione.

agenti chimici              Innumerevoli, possono causare danno sia direttamente che indirettamente.
                            Dalle rickettsie, ai virus, batteri, e funghi fino ai grandi parassiti: danneggiano le cellule
agenti infettivi            con vari meccanismi.
                            La risposta immunitaria, che normalmente è difensiva, può provocare danno cellulare in
reazioni immunologiche
                            varie circostanze (immunopatologia).

alterazioni genetiche       Alterazioni genetiche ereditarie e acquisite sono alla base di varie malattie.
                            Comuni cause di danno cellulare: deficit dell’apporto proteico-calorico nei paesi a basso
alterazioni nutrizionali    reddito; deficit vitaminici diffusi ovunque; eccessi nutrizionali (ad es. di grassi) nei paesi
                            ad alto reddito.
Il danno cellulare è alla base
della maggior parte dei processi                       ▪ vi sono innumerevoli e
patologici, ed è un argomento                            distinti eventi lesivi (cause
molto complesso perché:                                  di danno), di natura diversa
                                                         e severità e durata variabili.

                                                                       ▪ nel corpo umano, vi sono alcune centinaia di
                                                                         tipi e sottotipi cellulari distinti*, e questi
                                                                         possono mostrare specifiche differenze nella
                                                                         risposta agli eventi lesivi.

                                                               ▪ un determinato evento lesivo può avere più
                                                                 bersagli molecolari nelle cellule che lo
                                                                 subiscono.

                               *un «atlante» delle cellule umane è consultabile in https://www.humancellatlas.org/
Considerando le tipologie più comuni di evento lesivo, e la loro azione su una cellula
                                                 “modello”, il danno cellulare è rappresentato da alterazioni in uno o più componenti
                                                 essenziali per il mantenimento dell’omeostasi cellulare/tessutale (1).

                                                 Tali componenti possono essere:
                                                         • specifiche strutture/organelli (mitocondri, membrane cellulari, DNA
                                                           nucleare)
                                                         • processi/regolazioni biochimiche le cui alterazioni hanno ripercussioni
                                                           generali sulla funzione cellulare (stress ossidativo, omeostasi del Ca2+).
                                                         • omeostasi proteica (proteostasi)

1omeostasi  (letteralmente «uguale posizione») cellulare, è la capacità della cellula di mantenere le proprie funzioni al variare delle condizioni
dell’ambiente tessutale in cui essa vive.
I mitocondri hanno una struttura plastica, controllata da meccanismi di fusione e
                                fissione, che si adatta al tipo di cellula e alle sue condizioni funzionali.

 Funzioni mitocondriali

1. produzione di ATP. 1a. Piruvato (da glucosio ed altri zuccheri) e FA sono trasportati attraverso la IMM nella matrice, dove sono convertiti in
acetil-CoA. L’acetil-CoA entra nel ciclo TCA e viene ossidato a CO2 (che diffonde all’esterno del mitocondrio come prodotto di scarto). L’energia di
legame rilasciata durante l’ossidazione viene in buona parte conservata come elettroni trasportati da NADH. 1b. Il NADH trasferisce gli elettroni
dalla matrice alla ETC della IMM: qui il processo di accoppiamento chemio-osmotico determinerà la trasformazione dell’E trasportata dagli
elettroni nell’E legata al fosfato dell’ATP.
2. ruoli nel metabolismo cellulare.
2.1. regolazione del potenziale redox del citosol. Nella reazione centrale della glicolisi (produzione di difosfoglicerato), la cellula usa NAD+ che diventa
NADH. Poiché il NADH formatosi non può passare la IMM, cede i suoi elettroni a molecole più piccole: queste passano la IMM, cedono elettroni al
NAD+ mitocondriale, e tornano a ricaricarsi nel citosol.
2.2. metabolismo biosintetico del citosol. Per le reazioni di biosintesi sono necessari: ATP (da glicolisi e OxPhos), NADPH (dallo shunt dei pentoso-
fosfati ), e scheletri carboniosi (dalla degradazione degli zuccheri). In condizioni di normale apporto di nutrienti e di ATP, i mitocondri contribuiscono
sia a generare NADPH sia a fornire scheletri carboniosi. Infatti, il citrato generato in eccesso nel TCA va nel citosol, e viene metabolizzato ad acetil-CoA
per la produzione di FA e di steroli.
2.3. ciclo dell’urea. Due step del ciclo dell’urea sono mitocondriali.
2.4. i mitocondri contribuiscono anche alla biosintesi dei gruppi eme e delle membrane, e alla regolazione dell’omeostasi del Ca2+.
danno mitocondriale (principali conseguenze)

 1. Deplezione di ATP (e conseguenze a valle)
 Generalmente causata da ipossia/ischemia, e a volte da agenti tossici, la deplezione di ATP compromette i processi ATP-dipendenti e,
 quando la quantità disponibile è il 5-10% del normale, si manifestano più effetti.
                1.1. ↓funzione della Na,K-ATPasi, compromissione dell’omeostasi idrico-salina→ rigonfiamento cellulare.
                1.2. ↓ATP/ADP → ↑glicogenolisi e glicolisi→ accumulo ac. lattico (e Pi) →↓pH→ ↓riduzione attività di molti enzimi
                citosolici.
                1.3. Disassemblaggio dell’apparato di sintesi proteica → riduzione della sintesi proteica, steatosi.
2. Aumento delle ROS.
Il danno mitocondriale può provocare una fosforilazione ossidativa incompleta e conseguente aumento delle ROS (discusso più avanti).

3. Interferenza con la funzione mitocondriale nell’omeostasi sopravvivenza-apoptosi (discussa più avanti).

    NB: Il danno mitocondriale è spesso testimoniato dalla formazione nella IMM di una proteina canale ad alta conduttanza detta
    mitochondrial permeability transition pore (MPTP). MPTP compromette il mantenimento del potenziale di membrana
    mitocondriale (↓ATP) e, aumentando la permeabilità a piccole molecole, può determinare ingrandimento degli organelli. Si
    consideri che l’apertura di canali mitocondriali interferisce con la funzione degli organelli nell’omeostasi sopravvivenza-apoptosi.
danno delle membrane cellulari (caratteristiche e principali conseguenze)

Vari eventi lesivi possono compromettere l’integrità strutturale delle membrane cellulari
1. per ↑degradazione (attivazione di fosfolipasi) e perdita (↑ROS) dei fosfolipidi
2. per ↓sintesi e riacilazione dei fosfolipidi (↓ATP)
3. per danno del citoscheletro (attivazione inappropriata di proteasi).

  Compromissione della la funzione di compartimentazione della cellula e dei suoi
  componenti.

       1. danno della membrana plasmatica: influsso di fluido e soluti,
       perdita di componenti intracellulari.                                                NB: Un’aumentata degradazione dei
       2. danno delle membrane mitocondriali: apertura MPTP → ↓ATP                          fosfolipidi e il danno del citoscheletro
       (vedi deplezione di ATP, e interferenza omeostasi sopravvivenza-                     dovuti rispettivamente ad attivazione
       apoptosi.                                                                            inappropriata di fosfolipasi e di
       3. danno membrane lisosomiali: rilascio di enzimi e attivazione di                   proteasi è spesso secondaria ad un
       idrolasi che degradano proteine, acidi nucleici e glicogeno.                         aumento non controllato del Ca2+
                                                                                            citosolico libero.
Danno del DNA

Vari agenti lesivi (ROS, radiazioni, agenti
chimici (farmaci citotossici), ed errori
replicativi possono indurre varie
alterazioni strutturali del DNA, che
interferiscono con i normali processi di
trascrizione e replicazione.

                                               La presenza di alterazioni strutturali del DNA è riconosciuta da varie proteine. Questi
                                               sensori attivano vie di segnalazione (DNA damage response, DDR) che agiscono sui
                                               checkpoint della progressione del ciclo cellulare, attivano sistemi enzimatici per la
                                               riparazione del danno, e influenzano l’omeostasi sopravvivenza-morte cellulare.
Stress ossidativo Condizione dovuta all’aumentata concentrazione di specie radicaliche (principalmente specie reattive
                  dell’ossigeno, ROS), non efficacemente controbilanciata dai sistemi antiossidanti. Le alterazioni associate
                  allo stress ossidativo possono determinare morte cellulare (necrosi o apoptosi, e anche modalità miste:
                  necroptosi).

Caratteristiche delle specie radicaliche:
  • Entità atomiche/molecolari caratterizzate dalla presenza di un elettrone
    spaiato, altamente instabili e molto reattive, a vita media brevissima.

Principali specie radicaliche in patologia:
  ▪ ROS (superossido ●O2-, perossido d'idrogeno H2O2, e
    radicale ossidrilico ●OH); perossinitrito ONOO-.

Eventi più comunemente responsabili di stress ossidativo:
  ▪ Agenti chimici e radiazioni (in particolare radiazioni ionizzanti)
  ▪ Infiammazione
  ▪ Danno da riperfusione
  ▪ Invecchiamento cellulare
Specie reattiva             Meccanismi di produzione             Meccanismi di           Effetti patologici
                                                                         rimozione
                              ▪ riduzione incompleta di O2 nel
                                                                    convertito in H2O2 e O2   Danno diretto su
                                corso della fosforilazione
Superossido (●O2-)                                                  dalla SOD (superossido    lipidi, proteine e DNA
                                ossidativa
                                                                    dismutasi)
                              ▪ ossidasi fagocitica (infiammazione)
                                                                    convertito in H2O e O2    Può essere
Perossido d’idrogeno (H2O2)   Dal superossido per azione di SOD     dalla catalasi, e dalla   convertito in ●OH e
                                                                    glutatione perossidasi    ipoclorito (OCl-)
                              Prodotto con varie modalità da H2O,   convertito in H2O dalla   Danno diretto su
Radicale idrossilico (●OH )
                              H2O2, e ●O2-                          glutatione perossidasi    lipidi, proteine e DNA
                                                                    convertito a nitrito da
                              Interazione fra ●O2- e NO (prodotto                             Danno diretto su
Perossinitrito (ONOO-)                                              enzimi mitocondriali e
                              dalla NO sintasi, nell’infiammazione)                           lipidi, proteine e DNA
                                                                    citosolici
Sistemi antiossidanti
                                                                      Le specie radicaliche sono intrinsecamente instabili e decadono spontaneamente. Il
                                                                      decadimento è efficacemente accelerato da sistemi enzimatici e non, ampiamente
                                                                      distribuiti:
                                                                      ▪ SOD: incrementa significativamente il decadimento del superossido. Nell’uomo
                                                                        sono presenti tre forme: citoplasmatica, mitocondriale ed extracellulare.
                                                                      ▪ Glutatione (GSH)-perossidasi: enzima citoplasmatico (ma diverse isoforme sono
                                                                        presenti in altre sedi ad es. nel plasma) che converte H2O2 in H2O e diglutatione
Produzione, rimozione, e ruolo di ROS nel danno cellulare. Molte        ossidato (GS-SG). Il calcolo del rapporto intracellulare GSSG/GSH riflette la
circostanze possono determinare un aumento di ROS; l’eccesso di         condizione cellulare di stress ossidativo.
produzione e/o l’inadeguato smaltimento determinano un accumulo che   ▪ Catalasi: presente nei perossisomi (sede metabolismo ac. grassi a catena molto
può danneggiare lipidi, proteine e DNA.                                 lunga), converte H2O2 in H2O e O2.
SOD, superossidosidmutasi.                                            ▪ Antiossidanti endogeni/esogeni: vit E, vit A, vit C (molecole idrosolubili e
                                                                        liposolubili).
Danno da riperfusione
                                      ▪ Danno associato al ripristino della circolazione sanguigna in un tessuto
                                        dopo un periodo di ischemia.
                                      ▪ La riperfusione di un tessuto ischemico in cui siano presenti cellule vitali
                                        può produrre un aumento del danno cellulare, principalmente
                                        attribuito a stress ossidativo.

Meccanismi patogenetici

▪ Il danno mitocondriale ostacola il completamento della riduzione progressiva dell’ossigeno molecolare

▪ Possibile compromissione dell’efficacia dei sistemi antiossidanti associata alla condizione ischemica

▪ La riperfusione potenzia la risposta infiammatoria indotta dall’ischemia: i leucociti attivati producono ROS, e
  questi danneggiano ulteriormente le cellule in sofferenza ischemica.
SOSTANZE TOSSICHE (agenti chimici presenti nell’ambiente, tossine prodotte da agenti infettivi)

Categoria molto variegata di agenti lesivi, determinano un danno cellulare che culmina principalmente nella necrosi.

    ▪ Sostanze tossiche ad azione diretta: reagiscono direttamente con bersagli cellulari.
        ▪ Cloruro di mercurio (contaminazione prodotti ittici): alterazione proteine di membrana e inibizione del
           trasporto cellulare.
        ▪ Tossine microbiche: vari tipi di tossine danneggiano specifici componenti cellulari.

    ▪ Sostanze tossiche ad azione indiretta: l’azione tossica dipende dalla conversione metabolica, da parte di sistemi
      microsomiali del RE epatocitario (P450), a intermedi reattivi (spesso specie radicaliche), che danneggiano gli
      epatociti (o comunque le cellule con cui vengono a contatto).
        ▪ Tetracloruro di carbonio (CCl4), acetaminofene (paracetamolo).
Alterazioni dell’omeostasi del Ca2+
     Il Ca2+ citosolico libero, mediante variazioni controllate della concentrazione, opera da «secondo» messaggero in varie vie di
     segnalazione cellulare, implicate nei processi di rimodellamento del citoscheletro (motilità), espressione genica, metabolismo,
     esocitosi ed endocitosi, oltre che nella contrazione delle fibre muscolari.
                                                                         omeostasi del Ca2+
• In condizioni basali, la [Ca2+]c è ∼10-7 M (così come [Ca2+]mt e [Ca2+]n) mentre la [Ca2+]EC è ∼10-3M. Nel reticolo endoplasmatico (e sarcoplasmatico), la [Ca2+]ER è
  1→5×10-4M.
• In condizioni basali, il basso livello di [Ca2+]c è mantenuto da PMCA e di NCX, a cui si aggiungono SERCA e (in misura minore) mtCU quando la [Ca2+]c sia
  elevata. Tali proteine rilevano e sono attivate dal Ca2+, per cui qualsiasi innalzamento di [Ca2+]c stimola la rimozione del catione, così determinandosi il
  controllo omeostatico della [Ca2+]c.
• Vari stimoli (depolarizzazione di membrana, segnali molecolari extracellulari e intracellulari) determinano un aumento di [Ca2+]c > 10-6 M, che può derivare da:
    o influsso di Ca2+EC attraverso canali del Ca2+ della membrana plasmatica
    o rilascio di Ca2+ER attraverso IP3R e RyR
• L’incremento di [Ca2+]c é generalmente ripido, seguito da una riduzione e da oscillazioni ripetute della [Ca2+]c; queste modificazioni sono supportate da
  regolazioni a feedback positivo e negative che sincronizzano l’attività dei canali del Ca2+ e dei meccanismi di rimozione del catione. Ogni citotipo ha una
  combinazione unica di canali e pompe del Ca2+ allo scopo di produrre un segnale del Ca2+ citotipo- e agonista-specifico.
 [Ca2+]c , [Ca2+]mt, [Ca2+]n, [Ca2+]EC, [Ca2+]ER: concentrazione di Ca2+ a livello citosolico, mitocondriale, nucleare, extracellulare, e del reticolo endo-sarcoplasmatico.
 PMCA (plasma membrane Ca2+ transport ATPase), NCX (Na+/Ca2+ exchanger), SERCA (sarcoendoplasmic reticulum Ca2+-ATPase), mtCU (mitochondrial Ca2+ uniporter), IP3R
 (1,4,5-triphosphate receptor), RyR (ryanodine receptor).

     Essendo l’omeostasi del Ca2+ implicata in processi cellulari fondamentali, un innalzamento incontrollato della [Ca2+]
     può determinare danno e morte cellulare.
Patogenesi del danno cellulare associato ad alterazioni dell’omeostasi del Ca2+

                                                    Ischemia
                                             (e alcuni agenti tossici)

• Alterazioni di pompe ATP-dipendenti
• Squilibrio idrico-salino (Na, K, pH)

                                                    ↑[Ca2+]c

                           ▪ Attivazione inappropriata di enzimi Ca2+-dipendenti
                               • fosfolipasi → danno di membrana
                               • proteasi → danno del citoscheletro → danno di membrana
                               • endonucleasi → danno del DNA
                               • ATPasi → ↓ATP (e conseguenze a valle)

                           ▪ ↑[Ca2+]mt → MPTP (e conseguenze a valle, incluso ↓ATP)

                                                                                          NB: in sistemi in vitro, la
                                                                                          sottrazione del Ca2+ protegge dal
                                            danno e morte cellulare                       danno indotto da svariati eventi
                                                                                          lesivi, ma la rilevanza in vivo dei
                                                                                          meccanismi di danno indicati non
                                                                                          è ancora chiara.
Alterazioni dell’omeostasi proteica, proteine mal ripiegate (misfolding)
                               Proteine

                                ▪ Struttura primaria (conformazione nativa): sequenza lineare degli
                                  aminoacidi che la compongono.
                                ▪ Struttura secondaria: ripiegamenti con formazione di α-elica e
                                  piani β, stabilizzati da ponti H intramolecolari.
                                ▪ Struttura terziaria: ripiegamenti derivanti dall’interazione fra varie
                                  porzioni della catena, che interagiscono tramite le catene laterali
                                  degli aa (legami ionici, ponti H e interazioni idrofobiche). La
                                  struttura può essere ulteriormente stabilizzata da ponti covalenti
                                  S-S. In base alla forma acquisita, le proteine sono classificate come
                                  globulari e fibrose.
                                ▪ Struttura quaternaria: assemblaggio di complessi composti da più
                                  catene polipeptidiche (a struttura terziaria).

                                  Denaturazione delle proteine. Le interazioni molecolari alla base della
                                  struttura secondaria e terziaria (e quaternaria) delle proteine sono
                                  facilmente influenzabili da variazioni di pH e di temperatura (e anche per
                                  azione di raggi UV o di solventi organici), che possono alterare le proteine,
                                  denaturandole. La denaturazione risparmia la struttura primaria ma altera
                                  quella secondaria, terziaria e quaternaria compromettendo le funzioni
                                  biologiche.
                                  Le proteine denaturate coagulano (perdono la solubilità e si aggregano): le
                                  proteine denaturate espongono gruppi che favoriscono la formazione di
                                  legami intramolecolari (sia deboli che forti), che determinano l’aggregazione
                                  di più proteine.
folding e misfolding
▪ Le proteine sono strutture “fragili” (interazioni deboli, assoggettate alle
  condizioni ambientali) e anche in condizioni normali, il processo di
  ripiegamento produce una certa quantità di misfolding
▪ Nell’ambiente intracellulare, il notevole affollamento molecolare fa sì che una
  proteina parzialmente ripiegata possa interagire con altre molecule,
  producendo aggregati potenzialmente nocivi.

▪ Le chaperonine prevengono associazioni inappropriate (con un
  processo ATP-dipendente, circondano la catena polipeptidica e
  proteggono il suo processo di ripiegamento fino a quando non è
  completato).
▪ Le chaperonine provvedono alla “riparazione” delle proteine
  malripiegate.

▪ Il processo di folding delle proteine sintetizzate a livello del RER avviene all’interno del lume ER, è assistito da chaperonine ed
  è coadiuvato da reazioni di glicosilazione e di formazione di ponti disolfuro (funzioni facilitate dal Ca2+ER e da un ambiente
  redox maggiormente spostato verso l’ossidazione rispetto al citosol).
risposta a proteine mal ripiegate (Unfolded Protein Response), e stress reticolo-endoplasmatico

Stimoli fisiologici e patologici                                                                        Sensori di ER stress
 • ↑domanda biosintetica (con                                                                           e principali vie di
   accumulo di proteine e                                                                               segnalazione della
   ↑misfolding)                                                                                         UPR
 • stress ossidativo
 • disomeostasi del Ca2+
 • ipossia/ischemia

                                    UPR (unfolded protein response)
                                    • espansione dell’ER                                • autofagia
           ER stress
                                    • regolazione redox                                 • morte cellulare (apoptosi)
                                    • aumento della capacità di folding
                                    • Inibizione della traduzione
Principali cause di accumulo di   ▪ Alterazioni genetiche: mutazioni responsabili di cambiamenti
proteine mal ripiegate              della sequenza amminoacidica, con conseguente
                                    modificazione della struttura proteica
                                  ▪ Invecchiamento cellulare: progressiva riduzione della capacità
                                    di correggere il mal ripiegamento delle proteine
                                  ▪ Infezioni (da microbi intracellulari): aumento della quantità di
                                    proteine da gestire
                                  ▪ Modificazioni del pH e dello stato ossidativo intracellulare

Effetti patologici di             ▪ Perdita della funzione proteica specifica (mal ripiegamento, e
proteine mal ripiegate (1)          aumentata degradazione)
                                  ▪ Danno cellulare progressivo da accumulo, esito in apoptosi e
                                    perdita netta di cellule (malattie neurodegenerative)

                                  (1)
                                    Proteine mal ripiegate possono anche accumularsi in sede
                                  extracellulare (ad es. nell’amiloidosi).
Esempi di malattie da proteine mal ripiegate
              malattia                     proteina                                     patogenesi
                                                           La perdita di CFTR causa difettoso trasporto di Cl e morte
Fibrosi cistica (1)                    CFTR
                                                           cellulare
Ipercolesterolemia familiare (1)       Recettore LDL       Ipercolesterolemia associata a perdita di LDL-R
                                       Esosaminidasi       La perdita dell’enzima lisosomiale determina accumulo
Malattia di Tay-Sachs (1)
                                       (subunità β)        neuronale di gangliosidi
                                                           Apoptosi dei fotorecettori conseguente a mal ripiegamento
Retinite pigmentosa (2)                rodopsina
                                                           della rodopsina
Malattia di Creutzfeldt-Jacob (2)      prioni              Morte neuronale da mal ripiegamento di PrPsc
Malattia di Alzheimer (2)              Peptide Aβ          Accumulo di amiloide e morte neuronale
                                                           Apoptosi epatocitaria da accumulo; enfisema da distruzione
Deficit di α-1 antitripsina (3)        α-1 antitripsina
                                                           della parete alveolare.
(CFTR, Cystic fibrosis transmembrane conductance regulator; LDL, low-density lipoprotein; PrPsc, Prion protein-scrapie)

 Il principale meccanismo patogenetico è rappresentato dall’aumentata degradazione della proteina anomala e alla
conseguente perdita di funzione in (1), all’apoptosi associata allo stress reticolo endoplasmatico in (2), e alla
combinazione di entrambi i meccanismi nel caso (3).
Ischemia/Ipossia. L’ischemia (riduzione della perfusione di sangue) è il più comune evento lesivo nella pratica medica.
  Il conseguente danno cellulare deriva dalla riduzione dell’apporto alle cellule di O2 (ipossia) e di nutrienti.

▪ Patogenesi del danno ipossico/ischemico
                                                           Alterazioni dei processi ATP-dipendenti
                                                      ▪   trasporto di membrana                           danno reversibile
   Alterazioni del metabolismo energetico             ▪   sintesi proteica                                         ↓
   • compromissione della OxPhos                      ▪   lipogenesi                                     danno irreversibile e
                                                      ▪   turnover fosfolipidico (de-acilazione e ri-   morte cellulare (necrosi)
                                                          acilazione)

▪ Conseguenze dell’ipossia/ischemia severa-persistente
• ↓attività Na/K ATPasi → accumulo intracellulare di Na e deplezione di K → accumulo di H2O e rigonfiamento cellulare, alterazioni
  ioniche (Ca2+).
• ↑ ac. lattico (glicolisi anaerobica), ↓pH intracellulare e ↓attività di vari enzimi cellulari.
• alterazioni strutturali dell’apparato di sintesi proteica (distacco ribosomi dal RER e dissociazione dei polisomi)
• danno irreversibile alle membrane mitocondriali e lisosomiali e alla membrana plasmatica, con esito finale in necrosi.

▪ Risposta cellulare
• attivazione trascrizionale di HIF-1 (hypoxia-inducible factor 1)
      • ↑VEGF (vascular endothelial growth factor) e stimolazione dell’angiogenesi
      • Modificazioni del metabolismo energetico (↑captazione di glucosio e glicolisi anaerobica, ↓fosforilazione ossidativa)
Il fattore di trascrizione HIF-1 e la risposta adattativa all’ipossia

                          E3 ligasi
                VHL

    PHD2
                    OH-Pro
                  HIF-1
               OH-Asn
  FIH-1

                   p300                                  proteasoma

In condizioni di ossigenazione normale, HIF-1 è mantenuto inattivo...                         ...ma, in condizioni di ipossia, HIF1 è attivato
▪ l’enzima PHD2 (prolil idrossilasi dominio 2) usando l’ossigeno
                                                                           ▪ le reazioni di PHD2 e FIH-1 sono inibite, HIF-1 si accumula, dimerizza, recluta p300,
  idrossila un residuo di prolina di HIF-1. In tale forma, HIF-1 recluta
                                                                             e quindi attiva la trascrizione di centinaia di geni bersaglio.
  la proteina VHL (von Hippel Lindau) che a sua volta recluta una E3
                                                                           ▪ il programma trascrizionale HIF-1 è finalizzato a:
  ligasi (ubiquitina ligasi). Questa, ubiquitinando HIF-1 lo avvia alla
                                                                                  ▪ aumentare la fornitura di O2 (EPO, eritropoietina)
  degradazione proteasomica.
                                                                                  ▪ promuovere l’angiogenesi (VEGF)
▪ L’enzima FIH-1 (fattore di inibizione di HIF-1) usando l’ossigeno               ▪ modificare il metabolismo energetico (PDK1, piruvato deidrogenasi chinasi
  idrossila un residuo di asparagina di HIF-1. In tale forma, HIF-1                 1, per l’inibizione del ciclo TCA; aumento GLUT1 ed enzimi glicolitici).
  non può reclutare la proteina co-attivatrice p300, essenziale per
  la sua funzione trascrizionale.
Regolazione del metabolismo energetico (del glucosio) in condizioni di normossia e ipossia.

                                                              Normossia. Gli enzimi glicolitici convertono il
                                                              glucosio in piruvato. La piruvato deidrogenasi
                                                              (PDH) converte il piruvato in acetil-CoA. AcCoA si
                                                              ossida nel ciclo TCA e genera elettroni che
                                                              vengono trasportati attraverso una serie di
                                                              complessi proteici (catena di trasporto
                                                              elettronica, ETC) e infine trasferiti sull’ossigeno
                                                              per formare acqua. Il trasporto di elettroni lungo
                                                              la ETC genera il gradiente protonico utilizzato per
                                                              la sintesi di ATP.

                                                              Ipossia. La piruvato deidrogenasi chinasi (PDK1)
                                                              inibisce PDH; la lattato deidrogenasi (LDHA)
                                                              converte il piruvato in lattato. Inoltre, in
                                                              condizioni di ipossia, la captazione di glucosio
                                                              (GLUT1) e l’espressione degli enzimi glicolitici
                                                              aumentano (non indicato in figura).
Danno persistente/severo ed esito finale in necrosi

▪ Le conseguenze morfologiche e funzionali dell’ipossia/ischemia
  dipendono dalla gravità e dalla durata dell’evento lesivo.

▪ Il confine fra condizione reversibile e irreversibile è di difficile
  individuazione.

▪ L’irreversibilità è testimoniata dalla distruzione strutturale delle
  membrane mitocondriali e lisosomiali e infine dalla distruzione
  della membrana plasmatica con fuoriuscita dei componenti
  intracellulari e induzione/incremento della risposta
  infiammatoria.
Rene: danno reversibile e irreversibile (necrosi). (A) epitelio tubulare normale. (B) epitelio tubulare con
danno cellulare reversibile (architettura conservata, cellule rigonfie ma ben distinguibili). (C) epitelio tubulare
con necrosi (cellule uniformemente eosinofile, nuclei generalmente indistinguibili, architettura scarsamente
conservata.
Necrosi
cambiamento morfologico del tessuto, conseguente alla morte cellulare. L’aspetto morfologico macroscopico e
microscopico della necrosi deriva dalla 1) denaturazione delle proteine cellulari, e dalla 2) digestione enzimatica dei
costituenti delle cellule morte.

                                                            Forme principali
NECROSI COAGULATIVA: tipica conseguenza di ischemia/ipossia in tutti gli organi con l’eccezione del cervello. Prevalgono i
fenomeni di denaturazione/coagulazione delle proteine, e l’architettura del tessuto è mantenuta per giorni dopo la morte
cellulare. Micro: materiale uniforme, eosinofilo; i contorni cellulari sono distinguibili, scompaiono i nuclei.
NECROSI COLLIQUATIVA: tipica conseguenza di infezioni (tutti gli organi) e dell’ischemia cerebrale. Legata al rilascio di
enzimi idrolitici (da batteri e da leucociti neutrofili). Macro: il tessuto è liquefatto (a volte giallastro per la presenza di
pus). Micro: evidente infiltrato infiammatorio, soprattutto leucociti neutrofili.

                                                                       Varianti
Necrosi caseosa: tipica necrosi tubercolare. Macro: tessuto biancastro (simile al formaggio). Micro: parte centrale uniformemente
eosinofila circondata da linfociti e macrofagi attivati (cellule giganti, e cellule epiteliodi). Nell’insieme, la struttura è denominata granuloma
tubercolare.
Steatonecrosi (necrosi grassa): necrosi di tessuti con ricca componente adipocitaria (ad es pancreas, mammella). Le cellule morte rilasciano
enzimi litici che degradano i lipidi formando acidi grassi liberi. Macro: depositi biancastri per formazione di saponi di Ca. Micro: adipociti
anucleati con depositi di calcio.
Necrosi fibrinoide: osservabile in caso di danno vascolare. Macro: nessuna particolarità. Micro: depositi di fibrina all’interno dei vasi.
Necrosi gangrenosa: termine clinico per necrosi ischemica degli arti inferiori (a volte superiori). Macro: colorito nerastro con vari gradi di
putrefazione. Micro: combinazione di necrosi coagulativa (ischemia) e colliquativa (gangrena umida per sovrainfezione batterica).
La morte cellulare

                         necrosi                                                                                       apoptosi
• Morte cellulare «accidentale», caratterizzata da                                               • Negli organismi complessi, la morte cellulare è un
  rigonfiamento cellulare e rottura delle                                                          evento molto comune che, nella maggior parte
  membrane, distruzione degli organelli, il più delle                                              dei casi, avviene con una modalità chiamata
  volte senza condensazione della cromatina.                                                       apoptosi (*).
• La necrosi consegue generalmente a un danno                                                    • L’ apoptosi, o morte cellulare programmata, è
  massivo e irreparabile di componenti e funzioni                                                  caratterizzata da contrazione cellulare, e
  cellulari fondamentali per l’omeostasi. A questa                                                 condensazione della cromatina. Il processo è
  forma «classica» di necrosi, si è aggiunta una                                                   attivato da specifiche vie di segnalazione
  modalità regolata da segnali molecolari (necrosi                                                 cellulare (intrinseca ed estrinseca), ed è eseguito
  programmata, o necroptosi).                                                                      da specifiche cistein-proteasi (caspasi).

                                                                           autofagia
           • Modalità di morte caratterizzata dalla presenza di grandi vescicole intracellulari (autofagosomi) contenenti ampie
             porzioni di citoplasma e organelli.
           • Meccanismo di sopravvivenza che risponde a crisi metaboliche o rimuove organelli danneggiati. Qualora il meccanismo
             non sia sufficiente, si determina morte cellulare accompagnata da autofagia.

* Il corpo umano comprende 3.72 × 1013 cellule: di queste, si calcola che 50 x 109 muoiano ogni giorno per apoptosi.
▪ Processo di morte cellulare mediante il quale definite
                                           cellule vengono eliminate dal sistema/tessuto al quale
                                           appartengono.

                                         ▪ Come risultato, si determina un controllo del numero e
                                           del tipo di cellule che compongono un determinato
                                           sistema.

                                         ▪ L’apoptosi (diversamente dalla necrosi) interessa quindi
                                           «singole» cellule, e non induce una reazione
                                           infiammatoria.

Apoptosi: caratteristiche morfologiche
▪ «morte cellulare programmata», durante lo sviluppo
                                        embrionario e fetale.
                                      ▪ involuzione tessutale ormono-dipendente (ad es.
                                        regressione endometriale post-menopausale, regressione
Apoptosi in condizioni fisiologiche     mammaria dopo lo svezzamento).
                                      ▪ regolazione della risposta immunitaria (ad es. eliminazione
                                        dei linfociti autoreattivi).
                                      ▪ controllo qualitativo e quantitativo delle cellule in
                                        popolazioni proliferanti (ad es. tessuto epiteliale ed
                                        emopoietico).

                                      ▪ svariati stimoli dannosi possono determinare apoptosi
Apoptosi in condizioni patologiche      (piuttosto che necrosi), in relazione allo stimolo (tipo,
                                        durata, entità), e al tipo e alle condizioni funzionali delle
                                        cellule interessate.
L’apoptosi è una sorta di «smontaggio» ordinato delle varie strutture e componenti cellulari. É eseguito da enzimi
specializzati chiamati caspasi (cistein proteasi) che, in una regolazione a cascata, danno luogo alla produzione dei corpi
apoptotici, che verranno poi internalizzati dai fagociti.

                                                                   Le caspasi sono raggruppate in due tipi:
                                                                    ▪ caspasi iniziatrici (2, 8, e 9), formate da un prodominio,
                                                                      una subunità grande ed una subunità piccola.
                                                                    ▪ caspasi esecutrici (3, 6 e 7), formate da una subunità
                                                                      grande e da una piccola.

                                                                     Le procaspasi iniziatrici, attraverso i loro prodomini,
                                                                     vengono reclutate su “piattaforme di attivazione” (non
                                                                     mostrate) dove dimerizzano e si attivano (attivazione per
                                                                     prossimità) in caspasi.
                                                                     Le caspasi iniziatrici le procaspasi esecutrici operando un
                                                                     taglio fra la subunità grande e quella piccola.

                                                                     Le caspasi esecutrici tagliano centinaia di substrati.

                                                                         NB: le caspasi cataliticamente attive sono tetrameri (due
                                                                         subunità grandi e due piccole).
Schema generale dell’apoptosi
                                                                       • L’attivazione delle caspasi iniziatrici avviene con due distinte
                                                                         modalità, estrinseca ed intrinseca. Una volta attivate, le
                                                                         caspasi iniziatrici (caspasi 8 e 10 sulla via estrinseca e caspasi
                                                                         9 sulla via intrinseca) attivano le caspasi esecutrici 3, 6 e 7.
                                                                       • Nella via estrinseca, molecole di pro-caspasi 8 (o 10) sono
                                                                         reclutate a livello di recettori di morte cellulare attivati dai
                                                                         rispettivi ligandi (ad es. TRAIL-TRAILR, FASL-FAS), su cui hanno
                                                                         interagito proteine adattatrici (FADD). Il reclutamento delle
                                                                         pro-caspasi ne favorisce la dimerizzazione e l’attivazione per
                                                                         prossimità.
                                                                       • Nella via intrinseca (o mitocondriale), l’attivazione della pro-
                                                                         caspasi 9 avviene su una piattaforma molecolare detta
                                                                         apoptosoma, per la cui formazione è necessaria la
                                                                         permeabilizzazione della membrana mitocondriale esterna
                                                                         (MOMP). Con la MOMP, Cyt c e SMAC (e OMI) sono rilasciati
                                                                         nel citosol. Cyt c, interagendo con APAF1, determina
                                                                         l’assemblaggio dell’apoptosoma. La procaspasi 9 viene
                                                                         continuamente reclutata sull’apoptosoma, attivata per
                                                                         prossimità, e rilasciata come caspasi 9. SMAC (e OMI)
                                                                         facilitano l’apoptosi inibendo XIAP.
                                                                       • La condizione MOMP dipende dall’azione delle proteine BAX e
                                                                         BAK attivate, per mezzo di proteine BH3-only, in svariate
                                                                         condizioni di danno cellulare.

                                                                        Si noti che le caspasi 8 e 10 (via estrinseca) possono attivare
                                                                        le proteine BAX e BAK, avviando in tal modo l’attivazione
                                                                        della via intrinseca.
Figura tratta da: S.H. Suhaili et al. doi: 10.1007/s12551-017-0308-0
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale), ruolo delle proteine bcl-2.

                                                                                       • Le proteine della famiglia bcl-2 (sono caratterizzate da
                                                                                         regioni conservate (domini BH), e classificate come multi-
                                                                                         dominio e BH3-only.

                                                                                       • Le proteine della famiglia bcl-2 sono distinte funzionalmente
                                                                                         in anti-apoptotiche (bcl-2, bcl-xL...), pro-apoptotiche (Bax,
                                                                                         Bak, Bok), e BH3-only con funzione di attivazione diretta (Bid,
                                                                                         Bim, Puma) o di antagonismo (de-repressione) (Bad, Bik...)

                                                                                                                      • L’attivazione di Bax/Bak è innescata da un
                                                                                                                        legame transitorio di BH3-only (Bid e
                                                                                                                        Bim, attivazione diretta), oppure da
                                                                                                                        un’interazione con antagonismo delle
• Le proteine pro-apoptotiche sono presenti nella cellula in forma inattiva, nel                                        proteine bcl-2 antiapoptotiche.
  cytosol (Bax), o associate alla OMM (Bak).

• Quando vengono attivate, Bax e Bak omo-oligomerizzano e si inseriscono nella
  OMM formando pori (MOMP).
• Le proteine anti-apoptotiche localizzate sia a livello mitocondriale sia a livello
  del RE possono sequestrare le forme attivate monomeriche di Bax e Bak (non
  mostrato in figura).
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale): principali circostanze di attivazione, meccanismi e implicazioni.

Stimolo apoptotico                       Meccanismo di attivazione                                      Implicazioni / esempi
                                                                                            In presenza di danno sul DNA da agenti genotossici
                           ▪ attivazione di p53 e aumento della trascrizione di bcl2 pro-   (o da difetto dei sistemi di riparazione), l’apoptosi
Danno del DNA                apoptotiche                                                    scongiura l’introduzione di alterazioni genetiche
                           ▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche         nelle cellule figlie (e quindi un aumento del tasso
                                                                                            mutazionale).

                                                                                            ▪ nello sviluppo del SN, eliminazione di precursori
                                                                                              neuronali che non riescono a migrare o
                                                                                              innervare il target in modo appropriato.
                                                                                            ▪ nella risposta immunitaria, eliminazione dei
Riduzione di segnali di    ▪ perdita di funzione della via PI3K/Akt                           linfociti attivati per deprivazione di citochine
sopravvivenza- crescita    ▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche           (NB: anche coinvolta la via estrinseca).
                                                                                            ▪ anoikis: quando cellule epiteliali o endoteliali si
                                                                                              staccano dalla ECM, le integrine perdono il
                                                                                              contatto con recettori ECM e cessano di
                                                                                              influenzare vie di sopravvivenza.

                           Accumulo di proteine malripiegate a livello di ER, attivazione di L’apoptosi è attivata se i meccanismi di
Stress reticolo-
                           sensori, attivazione della trascrizione di proteine bcl2          degradazione non riescono a gestire l’accumulo
endoplasmico (ER stress)
                           proapoptotiche.                                                   proteico
Apoptosi, via estrinseca (death receptor, DR), caspasi iniziatrice: CASP-8.
Attivata dall’interazione fra segnali di morte (FasL, TRAIL, TNF) e corrispondenti recettori Fas, TRAILR, TNFR

                                             ▪ Quando Fas (o TRAILR) sono ingaggiati dai rispettivi ligandi FasL (o TRAIL) si
                                               determina un raggruppamento e il successivo reclutamento di proteine
                                               adattatrici FADD, formando così la piattaforma di attivazione DISC (death
                                               inducing signaling complex).

                                             ▪ DISC recluta pro-caspasi 8 determinandone l’attivazione per prossimità. In
                                               alcune circostanze, casp 8 taglia e attiva le casp esecutrici 3 e 7. In altre
                                               circostanze, in cui XIAP inibisce le caspasi esecutrici, la casp 8 taglia la BH3-only
                                               bid, la quale attiva Bax/Bak e MOMP (via mitocondriale). Il rilascio di Smac e
                                               Omi inibisce XIAP (non mostrato).

                                             ▪ L’interazione TNF-TNFR attrae TRADD, e avvia una segnalazione più complessa
                                               con tre distinti possibili esiti dipendenti dalla condizione funzionale delle
                                               proteine reclutate sulla piattaforma: sopravvivenza e risposta infiammatoria,
                                               apoptosi, necrosi programmata (necroptosi) (non mostrato).

                                             NB: La via estrinseca è un meccanismo fondamentale nella risposta immunitaria.
Processi patologici associati ad alterata regolazione dell’apoptosi

                               ▪ la sopravvivenza di cellule con danni al genoma è un importante meccanismo di
                                 cancerogenesi ed è una caratteristica fondamentale delle cellule tumorali.
   difetto dell’apoptosi
(↑sopravvivenza cellulare)
                               ▪ la sopravvivenza di cellule potenzialmente nocive (ad es. linfociti autoreattivi) è un
                                 importante meccanismo delle malattie autoimmunitarie.

                               ▪ nelle malattie neurodegenerative, si ha una perdita di specifiche popolazioni di
   eccesso di apoptosi           neuroni (apoptosi per UPR).
  (↑ mortalità cellulare)
                               ▪ morte di cellule infettate da virus
Processi del catabolismo intracellulare: la degradazione lisosomiale. Nella eterofagia (a Dx), i lisosomi si fondono con
endosomi o fagosomi e degradano il materiale contenuto all’interno. I prodotti così ottenuti possono essere rilasciati nel
citosol (metabolismo cellulare), o rilasciati nello spazio extracellulare (esocitosi). Nell’autofagia (a Sn), organelli
senescenti/danneggiati e aggregati proteice sono avviati alla degradazione mediata da lisosomi dopo essere stati racchiusi
da una membrana a doppio strato derivata dal RE e marcata con proteine LC3.
Autofagia

Autofagia. Condizioni di stress cellulare (ad es. la deprivazione di nutrienti) attivano il processo dell’autofagia, in cui è possibile
distinguere più fasi: iniziazione, nucleazione ed elongazione della membrana isolante → produzione di vacuoli a doppia membrana,
autofagosomi, che sequestrano organelli e altro materiale citoplasmatico → dopo la fusione con lisosomi, si formano gli
autolisosomi, in cui il materiale viene degradato da idrolasi lisosomiali e reso disponibile per il riciclaggio di metaboliti.
ruolo patologico dell’autofagia

tumori                       ▪ l’autofagia potrebbe rappresentare un meccanismo di crescita delle cellule tumorali

                             ▪ in alcune malattie neurodegenerative, l’autofagia risulta accelerata e i difetti
malattie neurodegenerative
                               dell’autofagia accelerano la neurodegenerazione (modelli genetici).

                             ▪ alcuni batteri (ad es. micobatteri, shigella) sono degradati mediante autofagia. Le
malattie infettive             alterazioni dei meccanismi di autofagia possono determinare aumentata
                               suscettibilità a contrarre la TBC.
Patologie cellulari da accumulo
Quantità anomale di varie sostanze possono accumularsi nel citoplasma, in organelli (soprattutto lisosomi), o nel nucleo
producendo danno cellulare.

                                         Meccanismi/tipologie di accumulo
Patologie da accumulo
Invecchiamento cellulare progressivo declino della vitalità e delle funzioni           NB: L’invecchiamento dell’organismo riflette
                               cellulari associato a (i) alterazioni genetiche e al    l’invecchiamento delle cellule che lo compongono
                               (ii) progressivo accumulo di danno cellulare
                               dovuto alle condizioni ambientali.

                               Bersagli biologici e meccanismi dell’invecchiamento cellulare
                                                ▪ le alterazioni mutazionali che si accumulano nel tempo, a seguito dell’esposizione ad
                                                  agenti genotossici, potrebbero avere un ruolo importante.
Danno del DNA, integrità genomica               ▪ alterazioni ereditarie che riguardano enzimi coinvolti nelle funzioni del DNA (ad es.
                                                  DNA elicasi nella sindrome di Werner, e in quella di Bloom) si manifestano (anche)
                                                  con invecchiamento precoce.

                                                ▪ arresto replicativo legato al progressivo accorciamento dei telomeri
Senescenza cellulare
                                                ▪ aumentata espressione di geni che codificano per inibitori di chinasi ciclino-
(o senescenza replicativa)
                                                  dipendenti.

                                                ▪ alterazioni dei processi legati al “folding” delle proteine (chaperonine), e alla
Omeostasi proteica
                                                  degradazione di proteine mal ripiegate (autofagia, sistema proteasomico).

                                                ▪ via dell’insulina e del fattore IGF-1 (insulin-like growth factor 1): l’attivazione
Deregolazione di vie di segnalazione
                                                  promuove la crescita e la proliferazione cellulare.
influenzate dalla condizione nutrizionale (la
                                                ▪ sirtuine: deacetilasi NAD-dipendenti, promuovono l’espressione di geni che
restrizione calorica allunga la vita).
                                                  influenzano la riparazione del DNA e l’omeostasi proteica.
• Il danno del DNA, la senescenza cellulare e le alterazioni dell’omeostasi proteica sono i più noti meccanismi che possono accelerare
  l’invecchiamento cellulare.
• Al contrario, alcune vie di segnalazione influenzate dalla condizione nutrizionale (principalmente la restrizione calorica) rallentano
  l’invecchiamento cellulare.
Ruolo dei telomeri e della telomerasi nella senescenza replicativa

                                                    (A) La successione delle divisioni cellulari associata
                                                      all’età determina un progressivo accorciamento
                                                      dei telomeri, così innescando il programma di
                                                      senescenza e la contrazione dei pool delle
                                                      cellule staminali.

                                                    (B) L’accorciamento dei telomeri è più marcato
                                                      nelle cellule somatiche (di regola non esprimono
                                                      la telomerasi), mentre le cellule staminali
                                                      (telomerasi-positive) sono capaci di più cicli
                                                      replicativi.

                                                    Le cellule tumorali spesso attivano la telomerasi e
                                                    mantengono indefinitamente la capacità
                                                    replicativa.
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