Pandemie e informazione - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" Facoltà di Lettere e Filosofia
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Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" Facoltà di Lettere e Filosofia Pandemie e informazione di Pietro Mazzarella Relatore: Prof.ssa Luisa Melillo a.a. 2009-10
Pandemie e informazione Introduzione Ad aprile del 2009 ci siamo ritrovati tutti di nuovo spettatori inermi di uno di quei tanti fenomeni che nella moderna società dei mezzi di comunicazione di massa, della quale attualmente facciamo parte , hanno la forza mediatica capace di influenzare i modi di agire e di pensare di larghe fette della popolazione mondiale, così come si è nuovamente verificato per l’ultimo caso di pandemia da influenza suina A H1N1. Un fenomeno complesso da analizzare, data l’interazione di diversi fattori ( biologici, mediatici, economici ), che da abbastanza episodico quale si è riscontrato durante tutto l’arco del novecento, dall’inizio del secondo millennio ha già fatto la sua comparsa, anche se con forme, o meglio virus diversi, per ben tre volte, cosa che all’occhio di un addetto ai lavori o di un qualsiasi ricercatore che voglia confrontarsi con l’argomento, appare fin da subito, come un dato in controtendenza con quanto si è verificato durante tutto l’arco di secolo appena trascorso e alla luce degli enormi progressi tecnico-scientifici accorsi nel frattempo. I motivi da imputare a questa discrepanza statistica si possono riassumere o in una maggiore virulenza degli agenti responsabili della malattia dovuta a concatenazioni di cause diverse, oppure a causa di fattori che esulano la buona pratica medica propendendo più verso tutto quello che riguarda la sfera del profitto economico, sia personale che di gruppo, approfittando delle paure che crescono nelle persone alla notizia di una nuova malattia, per incrementare le vendite ( vaccini, farmaci antivirali, quotidiani, riviste scientifiche specializzate ). Tutti questi dubbi, avanzati da più parti durante l’espansione della 2
pandemia, meritano di essere indagati a fondo, poiché si tratta di preservare sia la credibilità delle istituzioni e dei meccanismi preposti alla salvaguardia della salute di tutti ,sia anche per validare quelle pratiche mediche atte alla prevenzione e risoluzione delle gravi minacce che possono derivare dal diffondersi di nuove malattie sconosciute, che come si vedrà, a una più attenta ed esaustiva disamina dei fatti, rivelano tanti retroscena e lati oscuri da non poter più essere tollerati visto che è in gioco la salute di larghe fette di popolazione mondiale. Questi retroscena sono stati portati all’attenzione degli addetti ai lavori e del grande pubblico grazie al lavoro di diversi epidemiologi che grazie ai risultati dei loro studi hanno messo in dubbio la validità e affidabilità delle terapie e metodi con i quali la moderna scienza medica affronta i casi di malattie altamente contagiose e probabilmente virulente. Certo è, che per una disamina che voglia cogliere anche gli aspetti critici sorti durante la passata pandemia ma riscontrabili anche per quelle precedenti, non si può prescindere dalle definizioni dei termini specifici interessati, poiché l’uso improprio potrebbe portare a possibili fraintendimenti nella comprensione di argomenti e avvenimenti che hanno sollevato più di un dubbio nell’opinione pubblica e nella comunità scientifica . “Nello specifico il termine pandemia indica secondo l’ultima definizione cambiata dall’OMS nel corso dell’influenza suina nel 2009 “un’epidemia di virus novello, la cui diffusione interessa più aree geografiche con un alto numero di casi non significando al contempo che il virus sia necessariamente mortale o particolarmente aggressivo”1, al contrario della precedente definizione, nella quale la mortalità e l’aggressività del virus erano 1 Gava R. l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluen zale pag 40 3
parametri caratterizzanti, anche se poi nell’immaginario collettivo il termine ha conservato una connotazione fortemente negativa . Mentre per definire correttamente un’influenza si deve necessariamente distinguere la malattia influenzale dalla sindrome influenzale. “la malattia influenzale è una malattia respiratoria acuta ad eziologia virale specifica (nel senso che è ben identificabile un preciso virus eziologico) che si presenta abitualmente come epidemia invernale e si manifesta in genere con febbre, raffreddore, tosse, cefalea e malessere generale”2. “Anche la sindrome influenzale è una malattia respiratoria acuta ad eziologia virale che si presenta abitualmente come epidemia invernale e si manifesta esattamente come la malattia influenzale, però si differenzia da quest’ultima per essere causata non da un virus specifico ma da alcune centinaia di altri tipi e sottotipi di patogeni respiratori virali (per esempio tutti i virus che appartengono alle famiglie dei paramixovirus, pneumovirus, rinovirus, echovirus e molti altri tipi meno comuni)” 3. Da queste precisazioni si evince che il termine influenza è usato in modo appropriato solo quando si riferisce a un preciso virus “il virus influenzale”. Un modo semplice e interessante di inquadrare le problematiche dovute alle complessità legate al multiforme universo dei virus è stato recentemente proposto da Jeffrey Taubenberger, secondo il quale “da quasi un secolo, l’umanità vivrebbe in un’era pandemica il cui vero protagonista è stato ed è tuttora l’orthomyxovirus influenzale A/H1N1 del 1918: un virus che secondo lo scienziato nei primi anni del secolo avrebbe acquisito alcune modifiche genetiche e antigeniche che gli avrebbero permesso di passare dagli uccelli selvatici (serbatoio naturale di tutti i virus 2 Gava R. l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluen zale 3 Gava R. l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluen zale 4
influenzali) ai mammiferi e in particolare all’uomo e al maiale e di scatenare, a ridosso della Prima guerra mondiale, la più devastante pandemia dell’epoca moderna”4. Infatti, è proprio grazie alle ricerche condotte da questo giovane ricercatore, del quale si parlerà più approfonditamente in seguito, che si è riusciti ad identificare sul piano genetico l’A/H1N1 del 1918 come il capostipite di tutti i virus influenzali che da oltre novant’anni circolano tra gli esseri umani, originando tanto le epidemie stagionali – responsabili ogni anno di migliaia di decessi, soprattutto tra i soggetti più deboli (anziani, persone affette da altre patologie) – quanto le temute pandemie, che scaglionate irregolarmente nel corso dei decenni sono in grado di mietere milioni di vittime, sia uomini che donne, spesso giovani, sani , forti. Da questa analisi, ne risulta “un duplice modello epidemico, unico nell’ambito della misteriose e complesse relazioni intercorrenti tra uomini e virus, definibile nei termini di una simbiosi immuno- genetica, competitiva, cooperativa e persino co-evolutiva. Un equilibrio dinamico e fortemente instabile che viene turbato periodicamente da trasformazioni ecosistemiche e/o demografiche”5. Per meglio comprendere il ruolo di capostipite dell’H1N1/1918 e per capire le apprensioni degli esperti è necessario conoscere alcune caratteristiche proprie dei virus e delle sue strategie di diffusione. 4 Progetto Whatchdog nuova influenza co me difendersi, quello ch e non ci dicono pag 37 5 Progetto Whatchdog nuova influenza co me difendersi, quello ch e non ci dicono pag 38 5
Capitolo I. Le pandemie influenzali dal punto di vista scientifico Eziologia dei virus influenzali “I virus influenzali, classificati nella famiglia degli orthomyxoviridae, si presentano all’osservazione ultramicroscopica in forma rotondeggiante pleomorfa e non di rado si osservano virioni a forma filamentosa aventi un diametro di 80-120 “NM” (nanometro; un nanometro è un milionesimo di millimetro)”6. Essi sono virus ad RNA e vengono classificati nei tipi A, B, C, a seconda delle caratteristiche antigeniche delle nucleoproteine e delle proteine di matrice. Come si vedrà in seguito, sono i virus del tipo A la causa più frequente e patogena della malattia influenzale che colpisce l’uomo. Le cause dell’alta patogenicità di questi virus sono da ricercare nella struttura dell’RNA che invece di essere costituito da una sola molecola, come per la maggior parte dei virus , è composto da 8 segmenti di diversa lunghezza che, durante la moltiplicazione virale, si replicano indipendentemente uno dall’altro. È a causa di questo tipo di replicazione del genoma che viene spiegata l’elevata facilità con la quale questi ceppi virali si formano con caratteristiche sempre diverse (questa è una prerogativa specialmente dei virus ad RNA ed è un grosso problema perché permette a questi virus di modificarsi continuamente e quindi di rendere facilmente vani i vaccini e i farmaci antivirali). “Visto al microscopio, l’involucro protettivo del genoma virale (capside ), è formato da un involucro esterno dal quale sporgono delle glicoproteine, di cui una a forma di bastoncino ( alla quale si lega l’emoagglutinina “ H “ ) e l’altra a forma di fungo ( alla quale si lega la neuraminidasi “ N “ )”7. L’emoagglutinina è la componente di cui si serve il virus per aderire ai recettori presenti 6 Villano R. quaderno di sanità:Influenza A (H1N1) pag 10 7 DR. Roberto Gava l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluenzale pag 8 6
sulle membrane delle cellule animali, quindi se tale attività viene bloccata da specifici anticorpi diretti contro questo antigene, il virus non può aggredire le cellule dell’apparato respiratorio e quindi non può entrare in esse e moltiplicarsi. La neuraminidasi invece è un enzima che interviene solo quando il virus si è ampiamente moltiplicato all’interno della cellula che ha infettato. “Ed è proprio tramite questo enzima che permette il distacco delle particelle virali dalla membrana infettata, che si diffonde l’infezione ad altre cellule” 8, quindi l’uso di anticorpi anti-N (anti-neuraminidasi ), limiterebbe soltanto la diffusione virale ad infezione già avvenuta, mentre di maggiore importanza risultano essere gli anticorpi anti-H (anti-emoagglutinina ) poiché “essi prevengono l’infezione cellulare, impedendo al virus di legarsi al recettore cellulare e di sviluppare la malattia” 9. Inoltre, per quanto riguarda l’emoagglutinina, che è il principale antigene di superficie, c’è da dire che esso può mutare con notevoli variazioni antigeniche che vengono divise in due tipi: “variazioni antigeniche maggiori ( definite anche come spostamento antigenico o “ antigenic shift “ ) in cui muta completamente la composizione dell’emoagglutinina; e le variazioni antigeniche minori (definite anche come deriva antigenica o “ antigenic drift “ ) in cui ci sono solo modeste modificazioni dell’emoagglutinina”10. È a causa di queste variazioni antigeniche che il virus influenzale di tipo A viene suddiviso in vari sottotipi. A questo proposito, c’è da dire che anche la neuraminidasi può subire variazioni antigeniche sia maggiori che 8 DR. Roberto Gava l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluenzale pag 9 9 DR. Roberto Gava l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluenzale pag 9 10 DR. Roberto Gava l’influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluenzale pag 9- 10 7
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