Pachidermi & Pappagalli - Costi della politica: valgono poco A cura di Tortuga - Università Cattolica

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Pachidermi &
           Pappagalli

  Costi della politica: valgono
              poco

A cura di Tortuga
PACHIDERMI & PAPPAGALLI – COSTI DELLA POLITICA: VALGONO POCO

Pachidermi&Pappagalli è una rubrica dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani
dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Carlo Cottarelli. Questa rubrica, curata da
Tortuga, il primo think tank italiano di studenti di economia e giovani professionisti, cerca
di smitizzare alcuni luoghi comuni sull'economia italiana che non trovano fondamento nella
realtà, spiegandone la natura e analizzandone il contenuto in modo analitico e critico. Per
avere veri "punti fermi e saldi", come canta Francesco Gabbani nella canzone che dà il
nome alla rubrica, e lasciare campo aperto alle diverse opinioni e interpretazioni, ma
senza confondere la realtà dei fatti, nell'era della post-verità.

Tortuga è un think-tank di studenti di economia nato nel 2015. Attualmente conta 42
membri, sparsi tra Italia, Francia, Belgio, Inghilterra, Germania, Austria, Senegal e Stati
Uniti. Scrive articoli su temi di economia, politica e riforme, ed offre alle istituzioni un
supporto professionale alle loro attività di ricerca o policy-making – www.tortugaecon.eu

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Costi della politica: valgono poco

Il tema dei costi della politica ha animato per anni il dibattito pubblico italiano, ritagliandosi
un ampio spazio mediatico. Alcuni sondaggi1 hanno indicato il taglio degli stipendi dei
parlamentari tra le priorità per il nostro paese. Ma quanto varrebbe un taglio dei costi della
politica? Rispetto alle misure di spesa aggiuntiva previste dalla legge di bilancio 2019,
molto poco. Rispetto alle dimensioni del bilancio dello stato, ancora meno. Ciò non
significa che non si debba fare uno sforzo per ridurre tali costi, perché se si vogliono
ridurre gli sprechi nella spesa pubblica non si possono escludere quelli di cui beneficiano i
decisori. Ma occorre mettere le cose nella giusta proporzione, per evitare di illudere i
cittadini che riducendo i costi della politica si possano risolvere i problemi della finanza
pubblica italiana.

1Il 29 per cento degli intervistati da Swg ha indicato il “dimezzamento degli stipendi dei parlamentari” come
priorità politica (aprile 2018);

                                                      1
Cosa sono i costi della politica

Prima di tutto, è da definire cosa si consideri con i termini “costi della politica”. Si
intendono – nella nostra definizione – le spese di funzionamento degli organi della pubblica
amministrazione di natura politica. Non si intendono dunque solo i costi degli stipendi dei
rappresentanti eletti, ma anche quelli dei funzionari che lavorano in questi organi. Ne sono
parte dunque, ad esempio, i costi di funzionamento della Camera e del Senato, dei
gabinetti dei ministeri, degli enti istituzionali di Comuni e Regioni, delle direzioni delle Asl e
degli organi delle società partecipate.

Di quanto parliamo

Fino ad alcuni anni fa il costo complessivo si aggirava attorno ai 5 miliardi di euro2, una
cifra esigua rispetto ai circa 775 miliardi di spesa pubblica primaria3, circa lo 0,6 per cento.

A titolo di esempio, la Camera dei Deputati costa allo Stato poco meno di 950 milioni di
euro4, mentre il Senato della Repubblica circa 500 milioni5. I costi dell’indirizzo politico dei
ministeri (uffici di gabinetto e di diretta collaborazione dei ministri) si aggirano attorno a
poco meno di 200 milioni all’anno6. I consigli regionali e gli organi istituzionali regionali
spendono circa 1,4 miliardi di euro7.

2 Dato del 2013, fonte: “La lista della spesa”, di Carlo Cottarelli;
3 Conti e aggregati economici delle Pubbliche Amministrazioni, Istat (2017);
4 Conto consuntivo 2017, Camera dei Deputati;
5 Progetto di bilancio interno del Senato per l’anno finanziario 2017;
6 Bilancio dello Stato, missione n. 32, programma 002 (2017);
7 Status Quo, di Roberto Perotti per Feltrinelli (2016);
PACHIDERMI & PAPPAGALLI – COSTI DELLA POLITICA: VALGONO POCO

                                I "costi della politica" (2017)
                                          Costo annuo di funzionamento

                                                                                             € 1.950.000.000

                                                                          € 1.400.000.000
             € 950.000.000
                                € 500.000.000
                                                   € 200.000.000

                 Costo               Costo         Costi di indirizzo     Costo consigli e        Altro
            funzionamento       funzionamento    politico dei ministeri   organi regionali
          Camera dei Deputati     Senato della
                                   Repubblica

Fonti: Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, bilancio dello Stato, “Status Quo” di Roberto Perotti
(Feltrinelli)
Si comprende dunque come il taglio degli sprechi della politica, seppure utile, non sia
certo una soluzione sufficiente per risolvere i problemi della finanza pubblica italiana o che
possa finanziare ingenti voci di nuova spesa pubblica prevista, come lo strumento per il
contrasto alla povertà, i pre-pensionamenti e il taglio delle imposte. Gli ordini di grandezza
sono estremamente diversi.

Tuttavia non si può nascondere l’alto valore simbolico di provvedimenti di taglio agli
sprechi della classe politica: in un periodo di elevata sfiducia nei politici e negli stessi
organi istituzionali8 il taglio di alcune spese ingiustificate e sproporzionate, dal punto di
vista di equità e del confronto internazionale, può contribuire a un ritorno alla fiducia. Non
solo: come scrive l’ex consulente per la spending review Roberto Perotti9, il taglio dei
privilegi può essere un buon viatico per rendere più accettabile a parte dell’elettorato un
piano di revisione della spesa pubblica, in senso più efficiente e più equo.

8 Solo l’11 per cento degli intervistati del sondaggio Demos 2017 ha affermato di riporre molta fiducia nel
Parlamento, nei partiti solo il 5 per cento;
9 Status Quo, di Roberto Perotti per Feltrinelli (2016);

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Cosa è stato fatto in passato

La lista degli interventi più importanti degli anni recenti, fino all’inizio del 2018, è
interessante per comprendere i cambiamenti che hanno modificato parte della spesa per il
sostenimento della politica.

        A fine 2011 su iniziativa dei Presidenti delle camere Fini e Schifani, e a seguito
         delle pressioni del ministro Fornero, viene riformato il sistema previdenziale dei
         parlamentari, con l’abolizione del vitalizio per quelli eletti dopo il 2012. Di
         conseguenza, dal primo gennaio 2012 è scattato un sistema contributivo per i
         parlamentari neo-eletti e misto per quelli ancora in carica o rieletti. Fino ad allora, i
         parlamentari con un mandato ottenevano 2.486 euro lordi al mese dai 65 anni in
         poi, 4.973 euro dai 60 anni con due, 7.460 euro con tre, sempre da 60 anni. Questo
         significò un risparmio che possiamo stimare intorno ai 75 milioni l’anno, al netto
         delle trattenute Irpef. Occorre comunque notare che il sistema attuale applicato ai
         parlamentari non è esattamente quello applicato agli altri cittadini: i contributi
         versati, al compimento dell’età di pensionamento, rendono comunque una pensione
         anche se non viene raggiunto il minimo contributivo di 20 anni richiesto per gli altri
         cittadini.
        Dal 2012, inizia un’opera di revisione della spesa presso la Presidenza del
         Consiglio, che negli anni riduce i suoi costi del 30 per cento, per un risparmio totale
         all’anno (nel 2016 sul 2011) di 112 milioni al netto dell’inflazione10. nel 2017 però la
         spesa torna a salire e dovrebbe crescere ulteriormente con la legge di bilancio per il
         2019 per la creazione di una nuova struttura di missione per coordinare le spese di
         investimento, descritta fra qualche paragrafo;
        Nel 2013, il Governo Letta elimina le indennità di carica, abolendo la possibilità per
         un membro del governo e allo stesso tempo parlamentare di ricevere un doppio
         stipendio, per un risparmio a regime di poco più di 1 milione;
        Nel 2013, il Governo Letta con il decreto legge n. 149/2013 riforma il finanziamento
         pubblico diretto ai partiti, prevedendo riduzione progressiva fino al 2017 del
         finanziamento11, per 19 milioni di risparmio all’anno dal 201712;

10 Elaborazione dell’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-
e-analisi-costi-della-politica-cos-e-cambiato-per-la-presidenza-del-consiglio-969
11 Per info: www.camera.it/leg17/465?tema=finanziamento_partiti
12 Camera dei Deputati, scheda di lettura del decreto legge 149/2013;
PACHIDERMI & PAPPAGALLI – COSTI DELLA POLITICA: VALGONO POCO

        Nel 2014 il Governo Renzi introduce un tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici,
         a 240.000 lordi all’anno (decreto legge n. 66/2014) – limite valido per i dirigenti della
         pubblica amministrazione e società partecipate, al di fuori delle società quotate o
         che utilizzano pubblico risparmio;
        Sempre nel 2014, lo stesso governo dà atto alla riforma delle province (legge n.
         56/2014) – abolizione dell’elezione diretta dei rappresentanti provinciali e istituzione
         di un’elezione indiretta tra sindaci e consiglieri comunali. Il risparmio sarebbe stato
         intorno ai 500 milioni all’anno, ma il grosso di questa cifra è costituito dai tagli alle
         spese per il personale e non solo i costi della politica, ridotti in modo molto
         inferiore13;
        Nel 2016 il governo Renzi propone una riforma costituzionale che avrebbe ridotto i
         costi della politica si circa 160 milioni14. La riforma è stata tuttavia stata bocciata nel
         referendum confermativo popolare.

Come si vede, gli interventi hanno prodotto risparmi nell’ordine di alcune decine di milioni
di euro strutturali. Infatti, misure di questo tipo difficilmente sono sufficienti per individuare
le coperture di massici interventi di spesa pubblica o di riduzione di imposte che si
prospettano nel contratto di Governo sottoscritto dalle forze dell’attuale maggioranza
parlamentare e che l’esecutivo ha intrapreso nei primi mesi di attività. Nel grafico 1 è
possibile osservare il confronto tra la spesa per il reddito di cittadinanza prevista nella
legge di bilancio 2019, confrontato con i risparmi annuali delle principali misure di
spending review dei costi della politica applicate nei precedenti sette anni.

13 Stima del Dipartimento Affari Regionali della Presidenza del Consiglio (2014); i principali risparmi politici
riguardano il costo delle elezioni provinciali, un centinaio di milioni ogni 5 anni.
14 Stima del Foglio: https://www.ilfoglio.it/politica/2016/10/04/news/la-riforma-costituzionale-fa-bene-anche-

alle-nostre-tasche-la-verifica-del-fact-checking-104870/

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Risparmi costi della politica vs finanziamento
                                         Rdc
     Risorse stanziate per il Reddito di Cittadinanza nella Legge
                                                                                              € 7.100.000.000
                          di Stabilità 2019

     Risparmi da riforme istituzionali (nel contratto di governo,
                                                                    € 200.000.000
                        da implementare)

 Risparmi da taglio costi della politica 2018 (Governo Conte)       € 56.000.000

      Risparmi da taglio costi della politica 2011-2017 (governi
                                                                        € 706.000.000
                 Berlusconi/Letta/Renzi/Gentiloni)

Fonti: rielaborazione a cura di Tortuga

Le misure del governo Conte

Nel contratto di Governo firmato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini è previsto un capitolo
dedicato al taglio dei costi della politica15. Gli interventi che si prospettavano nel
documento sono il taglio dei vitalizi per i parlamentari e i consiglieri regionali andati in
pensione e la riforma del sistema pensionistico per i parlamentari e i dipendenti degli
organi costituzionali (non si specifica però in che termini). Sono contenuti inoltre i tagli ad
auto blu, aerei di Stato e i servizi di scorta personale. In un altro capitolo, riguardo le
riforme istituzionali16, si è previsto di ridurre i parlamentari a 400 deputati e 200 senatori e
di abolire il Cnel, misure che potrebbero portare a un risparmio complessivo massimo per
poco più di 200 milioni di euro17. Da alcune settimane si parla anche di un taglio agli
stipendi dei parlamentari, che tuttavia non è stato ancora quantificato. Una cifra irrisoria
rispetto ai più di 100 miliardi necessari in cinque anni per finanziare l’intero programma di
governo.

Una prima misura, l’abolizione dei vitalizi per i parlamentari che hanno partecipato a
legislature precedenti al 2012 è stato approvato dall’Ufficio di presidenza della Camera nel
giugno 2018, per un risparmio di circa 40 milioni l’anno. Anche il Senato ha scelto la
stessa strada il 16 ottobre scorso, portando 16 milioni di risparmi previsti. Sui vitalizi ai

15 Contratto di governo, pagina 48;
16 Contratto di governo, pagina 35;
17 Stima tratta dai precedenti lavori dell’Osservatorio per i Conti Pubblici, a cui va sommato il taglio del Cnel

(meno di 10 milioni di taglio);
PACHIDERMI & PAPPAGALLI – COSTI DELLA POLITICA: VALGONO POCO

politici è stato previsto anche un preciso strumento in legge di bilancio18: una riduzione
dell’80 per cento dei trasferimenti, al di fuori di quelle destinate al Servizio Sanitario
Nazionale, per regioni e province autonome che entro quattro mesi non “provvedano a
rideterminare […] la disciplina dei trattamenti previdenziali e dei vitalizi già in essere” per
ex presidenti di Regione, consiglieri regionali e assessori. Secondo la relazione tecnica
della legge di bilancio i risparmi non sono quantificabili.

Per quanto riguarda invece i voli di stato, i ministri Toninelli e Di Maio hanno annunciato la
dismissione dell’aereo di stato, un Airbus 340-500, acquistato in leasing nel 2015 dalla
presidenza del Consiglio attraverso il ministero della Difesa, ipotizzando un risparmio di
circa 150 milioni in nove anni19. Inoltre, il numero di voli di stato riportati sul sito della
Presidenza del Consiglio è visibilmente calato (da giugno a ottobre 2018 si è passati da
133 a 33 nello stesso periodo rispetto all’anno precedente).

Il governo Conte, pur ponendosi l’obiettivo di ridurre i costi dei politici, talvolta ha preso
anche decisioni in senso opposto. Il governo ha proposto in legge di bilancio20 l’istituzione
di InvestItalia presso la presidenza del Consiglio, un organismo volto a fare da cabina di
regia per gli investimenti pubblici che comporterà una spesa aggiuntiva di 25 milioni (il 22
per cento dei risparmi conseguiti da Palazzo Chigi tra il 2011 e il 201621).

Quanto spendiamo rispetto agli altri paesi?

Ma i costi della politica in Italia sono più alti che negli altri paesi? Rispondere è complicato
perché i dati non sono sempre comparabili22. Si può ad esempio paragonare il costo dei
diversi parlamenti, compito arduo visto il fallimento della commissione Giovannini che nel
2012, con questo compito, gettò la spugna23. Secondo i dati riportati da Carlo Cottarelli
nel sul libro “La lista della spesa” (2015) edito da Feltrinelli, l’indennità lorda dei deputati
italiani sarebbe più alta rispetto a quella percepita da inglesi, tedeschi e francesi. Tuttavia

18 Articolo 76 del disegno di legge inviato al Quirinale;
19 Costi della politica: cos'è cambiato per la Presidenza del Consiglio - https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-
archivio-studi-e-analisi-costi-della-politica-cos-e-cambiato-per-la-presidenza-del-consiglio-969
20 Articolo 18 del disegno di legge inviato al Quirinale;
21 Con Investitalia tornano a crescere le spese della Presidenza del Consiglio -

https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-con-investitalia-tornano-a-crescere-le-spese-
della-presidenza-del-consiglio-1114
22 Dati da Monsurrò (2013), Istituto Bruno Leoni
23 Rapporto della Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa (marzo 2012);

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vanno considerate anche le imposte e le spese di mandato, che in Italia comprendono
anche il compenso dei collaboratori parlamentari (mentre in altri paesi i collaboratori sono
assunti dal parlamento). Più lineare è invece il confronto sul numero dei parlamentari: in
Italia 945, più i senatori a vita (64mila residenti per ogni parlamentare), 650 in Regno Unito
(senza tener conto della camera dei Lord, per un rapporto 1 a quasi 102mila), 709 in
Germania (Bundesrat escluso, 1 parlamentare ogni 117mila abitanti), 616 in Spagna (1 a
quasi 76mila), 918 in Francia (1 ogni 72mila e 672 residenti). Il dato italiano appare
dunque il più alto tra i paesi occidentali più simili, sia a livello assoluto che procapite.
Secondo la riforma proposta dalla maggioranza parlamentare, volta a ridurre a 600 i
parlamentari24, diventeremo più virtuosi rispetto a Francia e Spagna, mentre rimarremo
dietro a Regno Unito e Germania. Altra questione è il trattamento salariale dei dipendenti
del Parlamento: sempre secondo Cottarelli, la retribuzione media lorda dei dipendenti
della Camera è di circa 188mila euro, contro ad esempio i 106mila euro della Banca
d’Italia. Per quanto riguarda il Quirinale, un paragone utile potrebbe essere quello con
l’Eliseo francese (che ha probabilmente compiti esecutivi più impegnativi rispetto alla
Presidenza della Repubblica italiana). L’Eliseo nel 2017 è costato alle casse francesi
attorno ai 100 milioni di euro25, mentre nello stesso anno al Quirinale le spese correnti
erano pari a 141 milioni di euro, al netto di 95 milioni destinati alle pensioni degli ex
dipendenti (non incluse nei dati dell’Eliseo)26: un valore più elevato ma in calo rispetto agli
anni precedenti. Infine un rapporto della Camera27 mostra come tutti i paesi analizzati
includono un finanziamento minimo pubblico ai partiti, inclusi gli Stati Uniti. In questo
ambito, quindi, l’Italia spende meno degli altri.

Conclusione

Dal quadro descritto emerge quindi come nel nostro paese gli sprechi in termini di costi della
politica siano in parte stati aggrediti nelle legislature precedenti e in quella corrente. Su
alcuni fronti, il lavoro è ancora in corso, con qualche retromarcia. Bisogna però tenere a
mente come il gettito da queste misure non sia paragonabile ai fondi generalmente

24 Dossier parlamentare sulla proposta di legge costituzionale di taglio dei parlamentari (atto Senato n. 214);
25 Bilancio consuntivo 2017 della Presidenza della Repubblica francese;
26 Bilancio di previsione 2017 della Presidenza della Repubblica italiana;

27 Il finanziamento della politica in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti, 2013, Materiali di

legislazione comparata, a cura dell’Ufficio Legislazione Straniera della Camera dei Deputati.
PACHIDERMI & PAPPAGALLI – COSTI DELLA POLITICA: VALGONO POCO

necessari per finanziare le politiche economiche della legge di bilancio attualmente in
discussione.

Se dal punto di vista quantitativo gli sprechi da tagliare sono diminuiti, è probabile che il vero
“costo” della politica sia però di natura qualitativa. Il livello di efficienza e qualità del
personale della nostra classe dirigente e pubblica amministrazione è preoccupante rispetto
al passato e rispetto agli altri paesi europei, almeno sulla base degli indicatori disponibili.
Per citarne alcuni sul nostro Parlamento, la percentuale di laureati sul totale è diminuita di
circa 20 punti percentuali dall’alba della Repubblica28, nonostante l’aumento complessivo
dei laureati. La domanda rilevante da porsi, quindi, potrebbe essere non solo “dove tagliare”,
ma soprattutto “come migliorare” la qualità della spesa per la nostra politica. Ne gioverebbe
la politica stessa, e il Paese intero.

28Resta tuttavia superiore a quella nel Parlamento spagnolo e francese, anche se inferiore al dato per il
Regno Unito.

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@OsservatorioCPI   @CottarelliCPI
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