Osservatorio critico della germanistica - Morcelliana
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Osservatorio critico della germanistica
osservatorio critico della germanistica Indice Recensioni Letteratura e cultura Luisa Giannandrea Heinrich Wittenwiler, L’Anello, a cura di Roberto De Pol p. 243 Fabrizio Cambi Stefano Ferrari (a cura di), La rete prosopografica di Johann Joachim Winckelmann 245 Francesco Marola Johann Gottfried Herder, Iduna, o il pomo del ringiovanimento, a cura di Micaela Latini 250 Luca Zenobi Paolo Panizzo, Die heroische Moral des Nihilismus. Schiller und Alfieri 253 Stefano Beretta Andrea Benedetti, Tra parola e immagine. Una rilettura dei Reiseberichte di Wilhelm Heinrich Wackenroder 257 Gabriella Catalano Ronny Teuscher, Eine unschuldige Liebhaberey. Ausgrabungsfunde aus Goethes Besitz 260 Marco Castellari Friedrich Hölderlin, Prose, teatro e lettere, a cura di Luigi Reitani 264 Flavia Di Battista Lorenzo Tommasini, La personalità eccessiva. Scipio Slataper e Friedrich Hebbel 273 Giuliano Lozzi Daniela Padularosa, Il principe delle nubi. Hugo Ball e le forme dell’avanguardia 275 Anna Fattori Julia Maas, Dinge, Sachen, Gegenstände. Spuren der materiellen Kultur im Werk Robert Walsers Robert Walser, Briefe. Werke, hrsg. v. Peter Stocker – Bernhard Echte 277 Alessandro Fambrini Carl Gustav Jung, Un mito moderno. Gli oggetti che appaiono in cielo, a cura di Paola Di Mauro 281 Massimiliano De Villa Micaela Latini – Erasmo Silvio Storace (a cura di), Auschwitz dopo Auschwitz. Poetica e politica di fronte alla Shoah 284 Stefano Apostolo Gerhard Fritsch, Man darf nicht leben, wie man will. Tagebücher 288 241
studi germanici Elena Stramaglia Ute Weidenhiller (hrsg. v.), Spielarten des Glücks in der österreichischen Literatur p. 291 Arianna Di Bella Daniele Vecchiato (a cura di), Versi per dopodomani. Percorsi di lettura nell’opera di Durs Grünbein 294 Paola Maria Filippi Michele Sisto, Traiettorie. Studi sulla letteratura tradotta in Italia 297 Monica Bisi Francesco Rossi (a cura di), Traduzione letteraria e transfer italo-tedesco 300 Elena Polledri Chiara M. Buglioni – Marco Castellari – Alessandra Goggio – Monica Paleari, Letteratura tedesca. Epoche, generi, intersezioni, vol. 1: Dal Medioevo al primo Novecento; vol. 2: Dal primo dopoguerra al nuovo millennio 303 Linguistica e didattica della lingua Silvia Verdiani Manuela Caterina Moroni (hrsg. v.), Sprache und Persuasion, «Linguistik Online» 306 Isabella Ferron Olga Anokhina – Till Dembeck – Dirk Weissmann (eds.), Mapping Multilingualism in 19 th Century European Literatures 311 Convegni e seminari: resoconti e bilanci Chiara Conterno – Elena Pirazzoli, Libri in fuga. Leggere e studiare mentre il mondo brucia. Italia, Europa (1939-1945) 315 Segnalazioni a cura di Fabrizio Cambi 322 242
osservatorio critico della germanistica dell’esistenza umana e di cambiare conti Thrugau, Frauenfeld 2013); per verificare nuamente abitazione. Si tratta di quella tale dato è invece necessario andare alle peculiare alternanza di Sehnsucht e riget tabelle alla fine del terzo volume, il che to del mondo borghese sperimentata, ad non rende agevolissima la consultazione. esempio, dall’assistente Joseph Marti, al- Considerando i continui rimandi da un ter ego dell’autore, che nel momento stesso volume all’altro che lo studioso deve ef in cui diventa parte della quotidianità dei fettuare per poter capire pienamente i vari Tobler percepisce che la nuova condizione contesti delle missive, sarebbe stata auspi potrebbe diventare una gabbia e dunque cabile una copertina hardback o comun abbandona il contesto ormai noto. que più resistente. Osservazioni, queste, Alcune lettere risultano particolar del tutto marginali, da sottolineare infatti mente interessanti in quanto fornisco che pochi autori del Novecento tedesco no elementi essenziali per capire sia il dispongono di un’edizione delle lettere rapporto di Walser con scrittori con così attenta e completa. temporanei e del passato, sia la stima che aveva di sé stesso. Nel 1928 scrive a Anna Fattori Resy Breitbach: «Das Beste, was zu mei nem Geburtstag geschrieben worden ist, stammt aus meiner eigenen Feder» (p. Carl Gustav Jung, Un mito moderno. 384). Charles Dickens, l’unico scritto Gli oggetti che appaiono in cielo, a cura di re britannico cui Walser dedica un inte Paola Di Mauro, nota editoriale di Vin ro testo, che prende il titolo proprio dal cenzo Cicero, Scholé-Morcelliana, Bre nome dell’inglese, è considerato «der ab scia 2019, pp. 390, € 23,50 solute geniale Spender von überaus gu ter, reicher Unterhaltung. Hierin scheint Esce in nuova edizione italiana Ein mir schon Keller weniger groß. Man darf moderner Mythus. Vom Dingen, die am dem Leser in der Tat nicht nur Sprach Himmel gesehen werden. Pubblicato in kunst geben. Das Außerordentliche bei origine del 1958 e quasi subito tradotto Dickens scheint mir zu sein, daß er wie nel nostro paese (per l’editore Bompiani, Shakespeare immer unterhaltend und a cura di Silvano Daniele, nel 1960 con zugleich immer großer Künstler zu sein il titolo Su cose che si vedono in cielo), lo vermag» (I, p. 418). studio di Carl Gustav Jung era precedu Proprio tenendo conto del fatto che la to da un interesse decennale, che risali presente edizione è stata molto ampliata va ai primi avvistamenti di oggetti volanti rispetto a quella del 1975, sarebbe stato non identificati nel 1947 (annus mira- opportuno far sì che il lettore riuscisse bilis della storia ufologica, con il primo a colpo d’occhio a individuare le lettere ‘incontro ravvicinato’ – quello del pilo inedite e quelle ristampate dal volume di ta militare statunitense Kenneth Arnold Schäfer, o in alcuni casi da riviste e altri del 24 giugno – e il ‘mistero’ di Roswell contributi (in particolare dalle Mitteilun- nel luglio successivo) e al dilagare del fe gen der Robert Walser-Gesellschaft e da An nomeno negli anni seguenti. Jung inizia dré Salathé, «Man muss nicht hinter alle a raccogliere materiali fin dall’inizio, e Geheimnisse kommen wollen». Robert und li inserisce a poco a poco nel solco della Karl Walsers Briefwechsel mit dem Verlag sua riflessione degli ultimi anni sull’uni Huber Frauenfeld (1916-1922) samt einer tà dei contrari e la ricomposizione dell’io Biographie vom Verleger Lohnmeyer (1890- primordiale, dimidiato attraverso la con 1951), Historischer Verein des Kantons sapevolezza del sé e l’estroflessione nelle 281
studi germanici forme della civiltà. Un primo frutto di patrimonio di conoscenze simboliche, e questa attività di selezione e ricerca (la ridefinendo il mito come chiave privile sua ‘prima esternazione pubblica’, la de giata di accesso a nodi cruciali dell’animo finisce Vincenzo Cicero nella Nota edito- umano, Jung cercava soluzioni alla scissio riale a questo volume) fu un articolo con ne profonda dell’io individuale e tentava in appendice le risposte a Georg Gerster di individuare percorsi praticabili sulla che, giornalista scientifico della rivista zu strada della riconciliazione e della riunio righese «Die Weltwoche», aveva sollecita ne degli opposti. La misteriosa iscrizione to Jung sull’argomento dei dischi volanti bolognese nota come Aelia Laelia ne rap (C.G. Jung zu den fliegenden Untertassen, presentava un esempio probante. Ad essa in «Die Weltwoche», XXII, p. 1078). Le Jung dedica il capitolo intitolato L’enigma tesi sostenute da Jung in questo artico bolognese nella sezione Paradossi, primo ca lo sono definite giustamente da Cicero pitolo del ponderoso lavoro. Forma estre versione propedeutica alle «tesi ‘mature’ ma dell’enigma irrisolvibile e irrisolto, il del 1958, in cui lo psicologo svizzero si paradosso si presta a esprimere la coinci- astiene dal giudizio di merito sull’effettiva dentia oppositorum che è alla radice dell’u entità del fenomeno, ma afferma con vi nità primordiale: «Il culmine dei paradossi gore la convinzione che attraverso la vista è raggiunto da un cosiddetto ‘monumento venga veicolata alla coscienza degli osser antico’, un epitaffio che si pretendeva ri vatori un’esperienza di qualche tipo, che trovato a Bologna, noto come l’iscrizione acquisisce statuto di realtà proprio attra di ‘Elia Lelia Crispide’. [...] Si tratta – in verso tale passaggio: «Negli anni ho accu dimensioni macroscopiche – di un para mulato un non trascurabile dossier sugli digma di quell’atteggiamento mentale che avvistamenti [...], ma non mi è stato pos ha reso possibile agli uomini medievali di sibile stabilire anche solo approssimativa scrivere centinaia di trattati su oggetti ine mente la loro natura. Finora solo una cosa sistenti e perciò completamente incono è sicura: che non si tratta di mere dicerie; scibili. Interessante, però, non è solo que viene visto qualcosa». sto futile specchietto per le allodole, bensì Inserito ormai nel dibattito sugli UFO la proiezione che esso ha provocato». che, negli anni Cinquanta, tocca pun «Oggetti inesistenti» e «completamen te di polemica e di fanatismo (Jung ver te inconoscibili» che provocano tuttavia rà ad esempio ospitato – e attaccato per il proiezioni reali e sensibili. Qualcosa di si suo apparente agnosticismo – sulla rivista mile Jung lo individua nel fenomeno de francese «Le Courrier Interplanétaire» nel gli avvistamenti di dischi volanti. Scriveva 1955), lo psicologo svizzero tenterà di ap Lino Aldani, in uno dei suoi rari inter profondirne gli aspetti che gli sembrano venti saggistici, una recensione al saggio potersi ricollegare alle sue teorie sull’in di Jung uscita su «Oltre il Cielo», 75, del conscio, come quella della sincronicità (su gennaio 1961 (ancora una rivista ‘etero questo ancora Cicero insiste, e a ragione). dossa’, a testimonianza di una ricezione Ma soprattutto la riflessione di Jung sul disarticolata dello Jung più tardo: ciò che problema degli UFO sembra proietta ne farà negli anni successivi quasi un fe re su un piano di attualità i principî sen nomeno ‘pop’), che lo psicologo svizzero za tempo individuati come fondamen si muove in questa sua opera tra posizioni to dell’essere in Misterium conjunctionis di evidente ambiguità: indecidibile la re (1955-1956), collocato cronologicamen altà delle testimonianze, ciò che conta è te appena prima di questo Mito moderno: la loro ricaduta come spie della psiche, la là, attraverso l’alchimia, individuata come manifestazione di un’aspirazione umana 282
osservatorio critico della germanistica frustrata – quella di estendere il proprio conjunctionis: ma culmine dei paradossi dominio allo spazio – che si estroflette è, a maggior ragione, il mistero dei di nel fenomeno allucinatorio di uno spazio schi volanti, e l’atteggiamento di Jung proiettato verso di noi, come un’immagi nei confronti di tale fenomeno è appunto ne di desiderio che ci ritorna attraverso lo paradossale, oscillando tra la sua negazio specchio della nostra visione. ne come realtà empirica e la sua parzia Meraviglia e non meraviglia che una le, seppur dubitosa accettazione. Il fatto delle riviste pionieristiche della fanta è che Jung con i dischi volanti indaga la scienza italiana come «Oltre il Cielo», possibilità stessa del mito nel mondo con dedicata al versante ‘hard’ del genere ol temporaneo – già dal titolo che impone al tre che all’ingegneria missilistica e all’a suo saggio – e ne analizza una delle forme stronautica, prestasse tanta attenzione che, per la sua indeterminatezza, può as all’opera di uno ‘scienziato dell’animo’, e sumere il valore paradigmatico di proie tra quelli più eretici e meno tecnocrati zione non velata della psiche universale, ci, specie nel suo ultimo periodo, come manifestazione di un inconscio colletti Carl Gustav Jung. Ma erano gli anni del vo che, inattingibile nella sua sostanza, si la corsa allo spazio, e il boom ufologico estroietta tuttavia in forme che si adegua sembrava rappresentare il versante più no ai tempi. La totalità perduta del man immaginoso dell’euforia spaziale che at dala si integra così nella forma circolare traversava la società dell’epoca. Aldani, del disco volante, che sostituisce e adegua che si rivela in questo suo scritto un buon ai tempi il rotundum del pensiero ermeti conoscitore della teoria psicoanalitica, co o delle filosofie orientali. stigmatizza l’opera di Jung non tanto per Insomma, gli UFO come prodotti le sue derive spiritualistiche (per quanto dell’immaginazione esistono, e il pensie sembri convinto che dietro gli UFO vi sia ro li rende reali quanto qualsiasi altro og una qualche consistenza di realtà, siano getto in cui si proiettano archetipi. E re essi manifestazioni naturali «che la scien ali come la letteratura che se ne occupa. za per il momento non è in grado di spie Aldani concludeva la sua recensione con gare», oppure «macchine extraterrestri»), quello che appare come un invito: «Qual quanto piuttosto perché, incapace di as che pagina in più sull’argomento fanta- sumere una posizione esplicita, oscilla tra scienza non avrebbe guastato; anzi, pro «mancanza di chiarezza e una certa ambi prio in questo campo dove la fantasia è guità d’espressione». libera da ogni costrizione, il mito poteva In realtà, come afferma Paola Di Mau essere colto nei suoi aspetti più convin ro nella sua introduzione, «intenzione centi e suggestivi, molto più che nell’a dello psicologo analitico svizzero, in que nalisi dei sogni e dei dipinti». La nuova sto scritto di tarda età, non era sostene edizione di Un mito moderno ha tra gli re l’una o l’altra tesi circa l’esistenza reale altri anche il merito di fornirci una sor o immaginaria dei dischi volanti, quan ta di risposta a questa obiezione aldania to studiarne le implicazioni psichiche at na, con il supplemento pubblicato in ap traverso il mito a esse collegato». Scrive lo pendice all’edizione americana del 1959 stesso Jung che l’UFO, «qualunque cosa e dedicato alla disamina di un capolavo sia, una cosa è certa: è diventato un mito ro della letteratura di fantascienza, The vivente. Abbiamo qui occasione di vedere Midwich Cuckoos (I figli dell’invasione), come nasce una leggenda». un romanzo del 1957 di John Wyndham. «Culmine dei paradossi», aveva de Qui il vecchio psicologo rivela una sor finito Jung l’Aelia Laelia in Misterium prendente freschezza di sguardo: leggere 283
studi germanici il fenomeno UFO come una manifesta di immaginare) il mondo per la via del zione dell’animo umano, come un’opera discorso estetico. A che scopo scrivere an di fantasia e di invenzione, produce con cora poesie dopo lo sterminio nazionalso traddizioni che si potrebbero sciogliere cialista? A chi sarebbe giovato? Cos’altro solo rispondendo in modo netto a quel ci si poteva attendere dalla cultura dopo la domanda (esistono o non esistono?) che questa stessa cultura aveva mostrato, che invece si lascia programmaticamen in modo scoperto e quasi urlante, la sua te cadere, dichiarandola non decisiva, e incapacità di prevenire, di fermare, di im aprendo però così il campo a una ridda di pedire la catastrofe? Per Adorno che ra contraddizioni. Ma quando ci troviamo giona sulla realtà del giorno dopo, non nell’ambito dell’invenzione acclarata, del esiste ormai più nulla al di là di Ausch la scrittura fantascientifica, appunto, ogni witz. Al di qua, solo la possibilità di guar limite cade, e il piacere dell’affabulazio darne l’orrore in faccia, ripensando tutto ne favorisce una lettura rigorosa dei moti a partire dalla sua incancellabile eviden dell’anima, da cui tale affabulazione sca za. Nonostante il rigore del verdetto fosse turisce e che li rispecchia. Pagine ancora poi stato smussato, quasi ritrattato dicias oggi esemplari, che questa nuova edizio sette anni dopo nella Dialettica negativa ne del Mito moderno (aggiornata di nuova e, l’anno dopo ancora, nel saggio L’arte e traduzione, dotata di testo tedesco a fron le arti, la Kulturkritik dell’aforisma ador te, ricca di apparati, con doppia introdu niano, nella sua provocatoria e quasi apo zione e numerose appendici) presenta in dittica stringatezza, servirà sempre da pie modo impeccabile. tra di paragone, profilando, più o meno esplicitamente, la riflessione filosofica ed Alessandro Fambrini estetica dal secondo dopoguerra a oggi, e agendo come vero dispositivo e catalizza tore di sempre nuove letture, distacchi, Micaela Latini – Erasmo Silvio Stora attualizzazioni. Sulla necessità di ragiona ce (a cura di), Auschwitz dopo Auschwitz. re ‘dopo’ Auschwitz ma anche ‘secondo’ Poetica e politica di fronte alla Shoah, con Auschwitz – stante il duplice significato un testo inedito di Günther Anders, Mel della preposizione tedesca nach – si ferma, temi, Milano 2017, pp. 252, € 18 con forza rinnovata e rinnovate implica zioni, il volume, uscito nel 2017 da Mel Da settant’anni, la massima adorniana temi, a cura di Micaela Latini ed Erasmo – formulata al rientro dall’esilio statuni Silvio Storace, Auschwitz dopo Auschwitz. tense in coda al saggio Critica della cul- Poetica e politica di fronte alla Shoah. Ri tura e società – secondo cui «scrivere una nunciando programmaticamente a ogni poesia dopo Auschwitz è un atto di barba pretesa di esaustività – sarebbe impensa rie», impone la sua perentorietà a chiun bile per un tema così complesso e rami que si interroghi, in teoria o nella prati ficato, a monte come a valle dell’asserto ca, sulla liceità del fare artistico, sulla sua adorniano – il volume interroga il nesso legittimità di esistere a confronto con il tra poetica e politica all’indomani dello male radicale dei campi di sterminio, sul sterminio, dove Auschwitz è naturalmen dovere di ragionare per conseguenza. Da te più paradigma che toponimo, attraver molti, l’enunciato adorniano del 1949 fu so le voci di nove studiosi che, con taglio inteso, alla lettera, come un interdetto, differente a seconda dell’ambito di prove un severo divieto di rappresentare (forse nienza e con diversa calibratura dei pesi, anche, in modo ancora più paralizzante, riflettono sulla risonanza del precetto di 284
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