E' la fine, per me l'inizio della vita - Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante - Cristiani Sarzana

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E’ la fine, per me l’inizio della
               vita
  Eutanasia e suicidio assistito: una
      prospettiva protestante
Cosa si intende per vita
I greci utilizzavano tre parole per indicare la vita:
1. zoé (vitalità fisica degli esseri organici, il
    termine può essere riferito ad animali, esseri
    umani o piante),
2. bios (riferito alla vita umana; ne indica il
    costume di vita, il carattere);
3. psyché (anima vivente, si riferisce all’essere
    umano che pensa, decide e agisce).
L’ambito della riflessione
Sino a circa 20 anni fa si pensava che i soggetti
coinvolti nelle tematiche dell’eutanasia e del
suicidio assistito fossero prevalentemente pazienti
oncologici o, più in generale, quelli terminali
Oggi scopriamo una platea più ampia e riferita a
molte altre situazioni e patologie: patologie
neurologiche degenerative, traumi permanenti del
sistema nervoso, malattie psichiche, stati vegetativi
persistenti, ecc.)
Posizione delle chiese
Riguardo ad eutanasia e suicidio assistito tento
nel 1998, epoca in cui fu redatto il primo
documento BMV come ancora oggi in ambito
cristiano è prevalso un giudizio negativo nei
confronti dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Definizioni: eutanasia
Si parla di eutanasia quando si verificano queste
condizioni:
1. uccisione intenzionale di un individuo,
2. attività praticata da parte di un medico
3. somministrazione di farmaci letali
4. richiesta volontaria e competente espressa
    dall’individuo che vuole accedere alla «dolce
    morte»
Definizione: suicidio assistito
Si parla di suicidio assistito quando si verificano
queste condizioni:
1. Volontà di suicidarsi in modo rapido e
    indolore
2. Attività assistita da un medico
3. Prescrizione di farmaci e consigli sulle
    modalità di assunzione
comparazione
      Condizione              Eutanasia            Suicidio assistito
VOLONTA’ INDIVIDUO                Sì                       Sì
                      Atto volontario a cui   Atto volontario a cui
MEDICO                consegue la             consegue la
                      somministrazione del    prescrizione di farmaci e
                      farmaco letale          l’indicazione modalità di
                                              assunzione
SOMMINISTRAZIONE      Effettuata da medico    Effettuata da interessato

Diversa dalle due scelte sono l’astensione terapeutica e la
sospensione delle cure.
In tutte queste situazioni c’è un’esplicita volontà del malato a
seguito della quale il medico decide di astenersi o interrompere
un trattamento sanitario anche se dalla scelta potrebbe derivare
la morte del paziente.
Il rapporto medico-paziente
• Ippocrate, nel V sec. A.C. aveva elaborato un giuramento, oggi
  riscritto in forma moderna e adottato dagli Ordini Professionali, che
  anticipava molti aspetti moderni della medicina, della
  psicosomatica, della pericolosità di farmaci, ecc.
• Fino agli anni ’60 vigeva in Italia un modello paternalistico dove il
  medico è l’unico responsabile della salute e del benessere del
  proprio paziente, che poteva approvare o meno le sue scelte.
• Dopo il 1968 ha cominciato a manifestarsi un modello autonomista
  che trova le proprie radici nell’illuminismo e per il quale il medico
  deve prendere atto dell’autodeterminazione del «suo» paziente.
• Il modello attuale è quello della «beneficità» che è inteso in due
  modi: uno negativo, finalizzato al non nuocere e uno positivo fare
  solo il bene del paziente
(L’inizio e la fine della vita – le sfide della bioetica – a cura di Dora Bognandi e Martin Ibarra - Ed.
Claudiana 2005 pagg. 63-64 – sulla base dell’intervento di Bruno Rimoldi)
Cure palliative
Vi sono delle tecniche mediche e farmacologiche che si
sono sempre più sviluppate per migliorare le condizioni in
cui il paziente affronta patologie dolorose o pesanti sotto
l’aspetto psicologico.
La definizione che ne dà l’Organizzazione Mondiale della
Sanità è:“Le cure palliative sono un approccio che
migliora la qualità della vita dei malati e delle famiglie
che si confrontano con i problemi associati a malattie
inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla
sofferenza per mezzo dell’identificazione precoce,
dell’approfondita valutazione e del trattamento del
dolore e di altri problemi, fisici, psico-sociali e spirituali”
Effetti dello sviluppo cure palliative
Hanno cambiato il modo di porre la questione
del fine vita nella società occidentale:
1) per alcuni hanno ridotto le attenzioni sociali
   sul tema dell’eutanasia
2) Per altri non hanno inciso sulla questione
   eutanasica perché questa è una scelta etica
   libera ed indipendente dalla tecnologia
Scenari di cura della palliativa
• Approccio alternativo: si attiva quando la
  malattia non risponde più alle cure specifiche e
  occorre controllare il dolore, i sintomi collaterali
  ed i problemi psicologici, sociali e spirituali del
  malato.
• Approccio simultaneo: si attiva quando la
  patologia inguaribile e in fase avanzata non è
  ancora      terminale       e       si    sviluppa
  contemporaneamente alle cure specialistiche
  contro la malattia
La sedazione palliativa
Questa procedura prevede la somministrazione
intenzionale di farmaci alla dose necessaria per ridurre
fino ad annullare la coscienza del paziente, allo scopo di
alleviare il dolore e il sintomo refrattario fisico e/o
psichico intollerabile per il paziente in condizione di
imminenza della morte. Requisiti contemporanei per
accedervi sono:
1. Consenso informato del paziente
2. Malattia inguaribile allo stadio avanzato
3. Morte imminente attesa entro brevissimo tempo
4. Presenza di sintomi refrattari e sofferenza intollerabile
Aspetti etici della sedazione
• È una procedura riconosciuta come «etica» dal
  Comitato Nazionale di Bioetica perché è «trattamento
  sanitario» e non «eutanasia»
• La letteratura medica mostra che la durata media della
  sopravvivenza dei pazienti trattati non differisce a casi
  analoghi non sedati
• È un diritto fondamentale per adulti e minori morenti
• Valorizza la volontà attuale del malato così come quella
  anticipata (biotestamento)
• Rende lecita la sospensione di trattamenti di sostegno
  vitale come idratazione e nutrizione
Aspetti giuridici
L’accesso ai programmi di eutanasia e di suicidio assistito
sono molto diversi tra i paesi europei:
• La Svizzera richiede solo la capacità di intendere e di
   volere
• Olanda, Belgio e Lussemburgo fanno riferimento ad un
   concetto di «sofferenza insopportabile» certificata da
   un medico e senza prospettiva di miglioramento
• In Francia il paziente con prognosi di vita a breve
   termine può chiedere la sedazione profonda e continua
   sino al decesso e di rifiutare nutrizione e idratazione
I piani di riflessione
• Teologico
• Etico
• Giuridico
ma non è così facilmente distinguibile un piano rispetto
all’altro in quanto:
• Azioni problematiche dal punto di vista della fede possono
    essere legittime dal punti di vista morale e viceversa
• Esistono scelte moralmente problematiche che non
    riterremmo di dovere proibire per legge
• Esistono scelte moralmente legittime che il diritto può
    decidere di vietare
Posizioni delle chiese protestanti
           storiche in Europa
• Considerano ammissibile la scelta volontaria di
  interrompere o di rifiutare i trattamenti da parte
  di un paziente in grado di intendere e di volere
• Sono favorevoli all’estensione e al potenziamento
  di un sistema adeguato di cure palliative e
  ammettono la possibilità della sedazione
  palliativa
• Condannano eutanasia e suicidio assistito e si
  oppongono alla loro legalizzazione
I motivi delle chiese
• Dignità inviolabile dell’essere umano, che deriva
  dalla relazione che ciascun credente ha con Dio
• Il valore della vita non è legato all’autonomia o
  alla funzionalità vitale
• Necessità di prendersi cura dei sofferenti
• Rifiuto dei concetti di autodeterminazione
  individuale e di beneficenza così come intesi nei
  contesti dell’eutanasia e del suicidio assistito
Le posizioni dei non credenti
• Il miglioramento delle cure palliative e l’introduzione ed il
  perfezionamento della sedazione palliativa sono in grado di
  controllare la sofferenza del morente e dunque di
  minimizzare la richiesta sociale di eutanasia
• Nella fasi terminali si accusano dei fenomeni che possono
  essere refrattari e non controllabili dalle terapie palliative.
  La sedazione palliativa può essere efficace ed è comunque
  un’azione reversibile anche se non sempre gestibile per il
  tempo in cui si protrae
• La sedazione palliativa non accelera la morte del paziente,
  ma può essere in grado di prolungarla per un tempo
  residuo
• Non si esclude che la persona sotto sedazione palliativa sia
  totalmente priva di rappresentazioni mentali allucinatorie
Punti di riflessione
• È diffusa l’idea che l’unica vita degna di essere
  vissuta è quella autonoma e indipendente e
  che non dipende dalla cura e dall’assistenza di
  altri?
• La richiesta di anticipare la propria morte deve
  essere sempre considerata in contraddizione
  con un’esistenza moralmente responsabile
  vissuta nella fede?
Come definire la qualità della vita
Il prof. Andrea Porcarelli del Centro di bioetica «A. degli
esposti» di Bologna parla di «indicatori» che aiutano a definire
la qualità della vita, e li rileva in popolazione (natalità, indice
di vecchiaia, densità sul territorio, saldo migratorio interno,
ecc.); sanità (vita media, assistenza medica, livello di
alimentazione, ecc.); istruzione (grado di alfabetizzazione, di
scolarità, di spesa per istruzione, ecc.); lavoro (livello di
occupazione e di disoccupazione); giustizia (amministrazione
della giustizia, livello di criminalità, ecc.) tenore di vita
(ricchezza, consumi, risparmio); ambiente (stato di degrado,
politiche di tutela, ecc.).
Qual è il grado accettabile di qualità della vita? Quando la
vita di una persona può definirsi piena, degna di un essere
umano superiore a un vegetale o a un animale? (L’inizio e la fine
della vita – le sfide della bioetica – a cura di Dora Bognandi e Martin Ibarra - Ed.
Claudiana 2005 pagg. 6-7)
Situazioni di fondo
• La sofferenza insopportabile di un individuo per il
  quale la prospettiva di guarigione è assente e il
  decorso della malattia possiede caratteristiche
  precise e documentabili
• Il contesto entro il quale si riflette è la richiesta di
  anticipare la propria fine nello sfondo in cui ogni
  possibilità terapeutica, di assistenza, di sostegno
  psicologico e di supporto spirituale sono a
  disposizione del paziente
Visioni diverse di eutanasia e suicidio
                assistito
L’eutanasia ed il suicidio assistito possono essere
valutati diversamente rispetto ai soggetti che vi
sono coinvolti quali:
• Persona malata
• Persona che accompagna
• Persona che si prende cura
Il tema della vita come dono
• La richiesta di anticipare la morte non può essere valutata
  unilateralmente come rifiuto del dono di Dio e di legame
  con Lui
• Non è detto che quello che ci viene donato sia indisponibile
  da parte di chi riceve il dono
• Il dono implica un’idea di uso grato e responsabile del dono
  ricevuto
• La scelta del morire anticipato può essere intesa tanto
  come rifiuto di Dio e del dono quanto come presa d’atto
  della libertà che Dio ha dato al credente nel riconoscersi nei
  propri limiti di esistenza umana e di tolleranza alla
  sofferenza, nella quale è coinvolto anche il prossimo
La vita naturale nella Bibbia e nella
      tradizione cristiana primitiva
In alcune affermazioni di Gesù la vita biologica è un valore
relativo perché alla vita e alla morte viene dato un significato
che supera quello che possiamo conoscere (ad esempio
Giovanni 11, 25-26)
Nella preghiera ebraica l’oppresso e lo sfinito confida che al
venire meno della vita ci sarà ancora relazione con Dio (vedi
Salmo 73, 26)
Nella Bibbia i suicidi non sembrano essere ritenuti colpevoli
(vedi Giudici 9,54; Giudici 16,26-31; 1^ Samuele 31,4-6; 2^
Samuele 17,23; 1^ Re 16,18; Matteo 27,5)
Secondo la teologia cristiana dei primi secoli la vita umana
poteva essere messa a rischio, oppure a conclusione, in nome
di un bene superiore, per cui la vita naturale non veniva
considerata un bene assoluto.
La vita naturale nella teologia
            protestante del ‘900
La teologia protestante del ‘900 ha come principi
fondamentale dell’etica la responsabilità verso Dio e verso il
prossimo e mette in secondo piano il rispetto per la vita, che
comunque è considerata un bene, ma non il fine ultimo del
cristiano.
L’etica della responsabilità pone come suo aspetto centrale la
fedeltà di Dio, per tale motivo il cristiano è chiamato a
testimoniare la propria fede nella concretezza della situazione
storica contingente.
Questo approccio etico, personale e legato al contesto, è in
disaccordo con le impostazioni cattolico-romane: Dio non
esige un tributo di sofferenza e di «meriti» per salvare il
credente.
La Bibbia, una parola dinamica
La Bibbia contiene una parola dinamica e quindi difficile
da fissare in normative rigide, che inquieta quanti
ricercano una verità oggettiva (…) molte divergenze (…)
nascono dallo sguardo con cui percorriamo il panorama
della Scrittura: uno sguardo fisso, oppure, uno sguardo in
cammino, capace di entrare in dialogo con le tante voci
bibliche che si confrontano. (…) Può la Bibbia essere «una
lampada ai miei piedi e una luce che illumina il mio
cammino» al riguardo? Non cerco normative precise, ma
possibili orientamenti. Forse non troverò risposte, ma
imparerò a porre domande.
(L’inizio e la fine della vita – le sfide della bioetica – a cura di Dora Bognandi e
Martin Ibarra - Ed. Claudiana 2005 pagg. 14-15 intervento Lidia Maggi)
L’autodeterminazione
L’autodeterminazione dal punto di vista teologico deve
essere distinta dall’autodeterminazione dal punto di vista
etico. Nel primo caso si tratta di una «frontiera» in cui Dio
appare come garante di libertà; nel secondo la
«frontiera» appare come argine verso uno sconfinamento
della libertà stessa.
 In questo non ci aiuta molto il detto di Pietro: «occorre
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (Atti 5,29) in
quanto non dice nè cosa voglia dire obbedire a Dio, né in
che cosa consista il criterio (…) per quanto riguarda il
protestantesimo l’atto dell’obbedienza presuppone
sempre la distinzione fondamentale tra evangelo e legge.
(La coscienza protestante – a cura di Elena Bein Ricco e Debora Spini - Ed.
Claudiana 2016 pagg. 142-143 intervento Sergio Rostagno)
Punto di vista spirituale, psicologico e
                pastorale
Nella ambito spirituale, psicologico e pastorale
la tematica del fine vita si articola su due piani:
1. Distinzione tra eutanasia e suicidio assistito
2. Sospensione oppure non attivazione dei
    trattamenti
perché ciascuno dei due piani implica il rispetto
di una maggiore o minore ritualità che
l’accompagnamento pastorale realizza nelle fasi
del morire umano
Sospensione o non attivazione dei
             trattamenti
Occorre riflettere con cautela sulle ragioni e gli
eventuali limiti della differenza la sospensione e
la non attivazione dei trattamenti e la richiesta
di eutanasia o di suicidio assistito.
Sul piano morale la differenza è tra:
a) Azione/uccidere/ causare evento
b) Omissione/lasciare       morire/lasciare    che
    l’evento accada
Riflessione sull’uccidere e sul lasciare
                  morire
Uccidere non sempre è stato considerato come
riprovevole (eccezioni al comandamento «non
uccidere»): legittima difesa, pena di morte, guerra
giusta, aborto, ecc.)

Lasciare morire è talvolta è considerato riprovevole:
omissione di soccorso, ecc.

Quindi nessuna delle due decisioni può essere
intesa in senso assoluto
Poter morire
Il pensiero di poter un giorno essere derubati del proprio
diritto di morire (accanimento terapeutico) è una delle
conseguenze nefaste della scienza medica moderna. (…) E’ da
poco tempo che in Italia si è posta attenzione alla cosiddette
cure palliative, cioè all’impegno di curare la persona
inguaribile senza considerare questa cura una sconfitta del
medico e della medicina e, soprattutto, con un dichiarato
impegno di occuparsi della persona malata in modo globale.
Pur con grandi ritardi, si è cominciato a dare spazio a una
medicina alternativa che sa di non poter guarire ma che ha i
mezzi di poter curare la persona, purtroppo con poche risorse
finanziarie e ancora poca preparazione professionale.
(L’inizio e la fine della vita – le sfide della bioetica – a cura di Dora Bognandi e Martin
Ibarra - Ed. Claudiana 2005 pagg. 46-47 intervento Ermanno Genre)
Si tratta di mettere di mettere in pratica (Mt 7, 12): «Tutte le
cose che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi
a loro»
Caso ambiguo sull’uccidere e il lasciare
              morire
L’eventuale rifiuto, da parte del medico, di mettere fine
alla vita di un paziente terminale che, nel pieno possesso
delle proprie facoltà mentali, chieda di essere aiutato a
porre fine alle proprie sofferenze senza essere costretto a
passare le ultime ore, o gli ultimi giorni, in uno stato di
incoscienza i cui contorni non sappiamo (ancora) definire
con precisione, resta comprensibile da un punto di vista
psicologico e legittimo sotto un profilo esistenziale.
Ma la tesi secondo cui la responsabilità della sua morte
sarebbe sempre esclusivamente ascrivibile alla malattia
da cui il paziente è afflitto e nel secondo caso dall’azione
del medico che arbitrariamente pone termine alla vita di
una persona innocente è difficilmente sostenibile
Sul caso Welby - 2006
Pietro Welby, affetto da una malattia degenerativa
irreversibile che non consente la respirazione autonoma è oggi
vivo solamente perché attaccato ad un respiratore, dunque
irrimediabilmente dipendente da uo strumento tecnologico e
per nulla «naturale». Si tratta quindi di un individuo
completamente capace di intendere e di volere, dunque in
grado di fornire in qualsiasi momento il proprio conenso
informato.
(…) la richiesta di godere del trattamento del trattamento di
farmaci sedativi al fine di attenuare e se possibilmente
eliminare l’intollerabile sofferenza del soffocamento si situa
nella prospettiva della palliazione dei sintomi abitualmente
praticata nei confronti dei malati terminali, a esempio con
tumori del polmone, senza che alcuno obietti una tale
decisione medica, anzi da considerare come buona prassi
medica. (da Riforma del 15.12.2006 «la libertà di morire» Gianni Fornari)
domande
• Nel caso di malattie terminali con residuo di vita molto ridotto anticipare
  la morte di qualche ora o giorno la sedazione palliativa è eticamente
  significativo?
• Se un adeguato sistema di cure palliative non sembra in grado di eliminare
  totalmente la richiesta di eutanasia, quali risposte offrire a questa
  domanda?
• Legalizzare l’eutanasia può provocare forme di accelerazione della morte
  anche in persone inconsapevoli o non consenzienti?
• La società potrebbe incamminarsi nel pericoloso «pendio scivoloso» di
  sopprimere legalmente anziani, disabili e disadattati?
• Il finanziamento all’eutanasia ed al suicidio assistito potrebbe essere
  concorrenziale con quello sanitario e per le fasce deboli
• L’eutanasia potrebbe sancire il principio secondo cui l’unica vita degna di
  essere vissuta è quella autonoma?
• Con quali criteri lo Stato e le confessioni religiose possono agire sulla
  legislazione? E sino a quale livello?
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