OTTOCENTO - Le Belle Bandiere
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una produzione collaborazione artistica Le Belle Bandiere OTTOCENTO progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso regia Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso disegno luci Loredana Oddone drammaturgia e cura del suono Raffaele Bassetti spazio scenico Elena Bucci assistente all'allestimento Nicoletta Fabbri collaborazione ai costumi Marta Benini realizzazione Manuela Monti RASSEGNA STAMPA
Platealmente, Francesca Romana Lino, 13 aprile 2019 plateaLmente Ottocentesco divertissement di Bucci/Sgrosso… fino al midollo dell'Arte! 9 Aprile 2019 FrancescaR Lino Elena Bucci, Le Belle Bandiere, Marco Sgrosso, Teatro Gerolamo Sembrerebbe una boutade alla Monsieur de La Palisse: andare a teatro e uscirne soddisfatti per aver assistito a uno spettacolo ben fatto, scritto in modo coerente, recitato con garbo, passione, scuola e maestria – piaccia o non piaccia, nello specifico, la cifra ormai stigmatica della compagnia -; e con una regia accorta e attenta a variare il ritmo, i tempi, le pause, i registri – senza dimenticar di sfruttare in modo ottimale lo spazio e i coup de théâtre, che il pur minuscolo palco di un teatro di tradizione, come il Gerolamo di Milano, può offrire. Il risultato? Uno spettacolo prezioso, che, come molti di quelli che passano, appunto, al Gerolamo, andrebbe solo goduto. Lo spettacolo è “Ottocento” de Le Belle Bandiere, storica compagnia figlia della scuola di Leo De Berardinis, andato in scena dal 29 al 31 marzo 2019. Il teatro, come dicevamo, è quel Gerolamo, fondato nel lontano 1868, qual sorta di “Teatro alla Scala” in miniatura, e, per molti anni, fino al 1957, gestito dai Colla, dalla cui marionetta principale prende nome. Anche gli spettacoli della Compagnia Marionettistica Carlo Colla e figli – uno dei due rami 'eredi' di quella tradizione – tornano, ancora oggi, ad impreziosirne la programmazione. Insieme a loro, altre eccellenze del teatro popolare di figura, quali – da tutt'altra latitudine – i 'Figli dArte Cuticchio, che potremo vedere in scena, dal 3 al 5 maggio, in un curioso incontro fra i pupi e lo shakespeariano “Cimbellino”. “Ottocento” è una chicca. Nasce dal desiderio di Elena Bucci e Marco Sgrosso di ripercorrere le stanze di quel secolo così fondante non solo per tanta parte della letteratura moderna, ma anche per la presa di coscienza di moti storici e movimenti politici e culturali, che andarono nelle direzione del progresso, della libertà e dell'emancipazione – per non tacere di quel Risorgimento, che ci fece Nazione. Ci accompagnano, in questo viaggio ideale e all'insegna della meraviglia, con lo spirito sospeso e lo sguardo leggero del fanciullino. Quel che impressiona – oltre, ça va sans dire, alla loro impeccabile tecnica e arte recitativa – è la coerenza drammaturgica dei segni, che si mescolano ai testi (in parte rielaborazioni o riscritture, in parte stesure originali e perfettamente coerenti) in un fluire osmotico. Così, già il fischio del treno e la subitanea proiezione, in controluce, delle silouhettes di Giovacchino e Clotilde in abiti d'epoca dicono: “Ottocento”. E se anche quel secolo fu in effetti di poco preceduto dalla spaventosa irruzione dell'immagine del mostro a vapore nella sala cinematografica ad opera dei fratelli Lumière, sono esattamente questi, i suoi segni e i suoi stigmi. Insieme a loro sbarchiamo, fra i fumi, dalla macchina possente e, con loro, ci troviamo a curiosare, timidamente, in quelle stanze immense e dai altissimi soffitti. Nella penombra già un po' gotica, si nascondono gli eroi e le eroine della grande stagione del romanzo. Sono quelli usciti dalle penne di Victor Hugo, Emily Dickinson, la Brontë… Anton Cechov, Gustave Flaubert, George Sand e Frédéric Chopin e poi ancora Charles Baudelaire, Guy De Maupassant, Thomas Mann… Henrik Ibsen, Gogol, Tolstoj e Dostoevskij… fino alle evocazioni delle creazioni di Bram Stoker, Edgar Allan Poe e Mary Shelley. “Perché gli spettri ti possiedano/non c'è bisogno di essere una stanza. […] La mente ha corridoi/ che vanno oltre lo spazio mentale. Assai più sicuro un incontro a Mezzanotte/con un fantasma […] Piuttosto che incontrare, disarmati,/in solitudine – il proprio io. L'io che si nasconde dietro l'io-/una scossa ben più terrorizzante -/di un assassino in agguato/nella propria casa”, ha scritto Emily Dickinson, nei solinghi deliqui del suo mal sottile ante litteram; ed eccolo, il punto di svolta. Non solo e non tanto una pur pregevole carrellata di personaggi – fantasmi, suggestioni antiche, spesso relegate nelle lande di un'età ormai lontana -, ma la volontà di renderla costante occasione di incontro col non meno ottocentesco io che si nasconde dietro l'io, di freudiana intuizione. Riflessione, rivendicazione, emozione, commozione e quella così fanciullesca capacità di spiazzare, di fronte a cui volentieri cediamo le armi, toccati nel più autentico sé. E come non farlo, di fronte a questo proclama di amore alla vita – con tutte quelle proiettive 'indulgenze', che non possono non renderci empatici -, alla morte, all'arte e al teatro? “Mai per finta, sempre per davvero” E, ancora: “L'arte, per se stessa, non vale niente…”, risuonano manifesti – chissà, involontari, – di una vita spesa a servire un'arte etica, prima ancora che estetica o estetizzante.
Due Righe, Raffaella Roversi, 5 aprile 2019 DI RAFFAELLA ROVERSI | 5 APRILE 2019 | Commenti LinkedIn0 Il Teatro Gerolamo di Milano, ha presentato il 29, 30 e 31 marzo 2019 in prima milanese, Ottocento, un viaggio attraverso il capitale narrativo della letteratura europea dell'800. Versi, scritti, personaggi dei romanzi di quel secolo, rivivono attraverso una riscrittura scenica sintetica e precisa. Il progetto drammaturgico e interpretativo è di Elena Bucci, che cura anche la regia e Marco Sgrosso. Luci e musica, lo completano. Come abili pittori dipingono, davanti al pubblico del bel teatro milanese, un'epoca di progresso, romanticismo, lotte, risorgimento, ma anche di soprusi, guerre, disuguaglianze sociali. Entrano insieme sul palco in abiti ottocenteschi su una scena quasi disadorna, mentre il fischio di un treno ci trasporta in quel secolo all'insegna del ferro (Eiffel lo usa al posto del cemento), della strada ferrata e della velocità. Un'epoca positiva, dove nasce il romanzo che, con la sua dimensione narrativa è capace di risvegliare i “nostri demoni”. Sono appena scesi da quel treno e improvvisamente si ritrovano in una casa disabitata, che sembra stregata. Trepidanti si avvicinano ad uno scrittoio dove un messaggio li attende: Non c'e' bisogno di essere una stanza o una casa per sentirsi infestati dai fantasmi; la mente ha corridoi molto più vasti di uno spazio materiale, ed e' assai più sicuro incontrare un fantasma che incontrare disarmati il proprio io, che si nasconde dietro l'io. Sono i versi di Emily Dickinson, un omaggio al pensiero che crea immagini. Ottocento è davvero un viaggio ricreato con parole evocative di immagini. Si va a Parigi quella di Montmartre, di Degas, dei fratelli Lumière, la fotografia, della Dama delle Camelie; di Toulouse Lautrec, Baudelaire, Hugo. Nella provincia di Madame Bovary, che incontriamo nella sua casa, mentre è inquieta e sola e viviamo con lei la sua estrema decisione. Tra i paesaggi scandinavi di Nora, protagonista di Casa di Bambole, di Ibsen. La donna si accorge di essere una bambola per la società fatta dalle leggi degli uomini e sfida le convenzioni sociali per«…riflettere col mio cervello e rendermi chiaramente conto di tutte le cose». Eccoci in Inghilterra in compagnia della Dickinson, della Bronte, di Mary Shelley col suo Frankestein e il dramma del diverso, rifiutato, calpestato anche dal suo creatore. E poi nella Germania dei Buddenbrook e della loro decadenza. Con l'Orient Express si arriva in Russia. Ecco i racconti di Gogol, i drammi di Dostoevskij, di Cekov. Il viaggio si sta concludendo con un treno in arrivo. É quello sotto il quale Anna Karenina si getterà. Tolstoj, con la sua compassione più vasta dell'umana pietà, chiude lo spettacolo. Tra le belle pieghe di Ottocento, c'è un invito velato, ma molto apprezzato, della Bucci, a considerare le eroine femminili e i loro ruoli marginali nella società. Tra le sue parole, avvertiamo una delicata ma ferma esortazione alla donna perchè non si compiaccia nel suo ruolo di donna-bambola, ma combatta per la propria libertà di scelta, ieri come oggi. Ottocento nasce dalla collaborazione tra la compagnia Le Belle Bandiere e il Centro Teatrale Bresciano. Lo spettacolo lascia la freschezza di un giro di giostra. Letteratura, psicologia, storia, tutto ruota in un caleidoscopio multicolore. Vivamente consigliato ai ragazzi liceali, perché se è vero che non si può imporre il piacere della lettura è altrettanto vero che esso può nascere dal piacere dell'ascolto. Ed Elena Bucci e Marco Sgrosso sono splendidi narratori.
Sipario.it, Nicola Arrigoni, 22 aprile 2018 Ci sono artisti da cui ci si sente convocati non solo per affetto, ma per curiosità estetica, perché nel loro essere in scena dicono mondi, aprono orizzonti, regalano racconti. Elena Bucci e Marco Sgrosso fanno parte di questa schiera di artisti che sanno essere credibili, ma soprattutto farsi officianti del rito teatrale che porta la parola poetica ad essere condivisa dal coro degli astanti: gli spettatori. Questo accade assistendo a Ottocento, un viaggio nel secolo XIX, un omaggio alla grande letteratura romantica, un'immersione poetica e narrativa nella deflagrazione dell'io, partendo da Emily Dickinson per toccare gli abissi delle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, piuttosto che il forte desiderare di eroine del secolo come Madame Bovary, Nora di Casa di Bambola, Anna Karenina, Margherita Gautier. Nell'Ottocento di Bucci e Sgrosso non mancano gli incubi di Edgar Allan Poe, piuttosto che la vicenda fra la vita e la morte di Dracula o la crisi di Thomas Buddenbrook: è come se i due andassero in cerca di quegli abissi dell'io e del desiderio che nel XX secolo troveranno formale consacrazione nell'invenzione della psicoanalisi e nell'uscita nel 1900 dell'Interpretazione dei sogni. Il rumore di un treno apre e chiude il viaggio. Il treno è il simbolo della fiducia nella tecnica e nella scienza, ma è anche il treno sotto cui si butta Anna Karenina, è l'Orient Express e i fotogrammi del primo film dei fratelli Lumière. Ottocento è questo viaggio, affidato a due esili figure Clotilde e Giovacchino in balia delle parole, personaggi e viaggiatori in storie che raccontano di un mondo in trasformazione e rapido cambiamento, sulla scorta del Positivismo e della fiducia indiscussa nel progresso. In tutto questo romanzi e novelle – soprattutto della seconda metà del secolo decimo nono – fanno da tessuto a un intreccio di voci e di personaggi, di storie e di passioni che si richiamano in una fitta trama che va cercandolo il bandolo di un esistere sospeso fra tradizione e innovazione, fra ansia del nuovo e nostalgia di un mondo che pian piano scompare e nel XX secolo lascerà solo l'io in balia di un mondo che non ha più categorie assolute in cui essere incasellato. Elena Bucci costruisce una drammaturgia ambiziosa e ben calibrata che sa tenere conto degli autori citati e re-citati, ma anche di poeti e scrittori mancanti. E allora sul finale Giovacchino e Clotilde esclamano: «Ma manca Leopardi, Manzoni, mancano gli italiani!». Una mancanza consapevole e dichiarata come dichiarati sono i luoghi e le città attraversate nello spettacolo: Londra, Parigi, Mosca di Cechov e San Pietroburgo di Dostoevskij, luoghi simbolo evocati in un delicato commento visivo che accompagna il muoversi sulla scena delle due figure esili di Marco Sgrosso ed Elena Bucci in piena sintonia, l'uno sodale con l'altra, l'una complementare all'altro. Ottocento si gioca con intelligenza in un continuo entrare e uscire dalle storie di volta in volta incarnate dai due attori. In questo guardare da fuori e giocare insieme al pubblico a individuare testi e autori sta la sfida elegante e piacevole di Ottocento, un lavoro che fa godere delle belle parole, fa godere di pensieri alti e avvolgenti. In tutto questo Elena Bucci – mirabile e struggente Madame Bovary – e Marco Sgrosso sono impeccabili, compagni di viaggio cui ci si affida con grande piacere e disponibilità. Nicola Arrigoni
Corriere della Sera Brescia, Nino Dolfo, 15 aprile 2018
Brescia Oggi, Francesco de Leonardis, 15 aprile 2018
Cardona.it, Patrizio Pacioni, 13 aprile 2018 «Si tratta senz’altro di uno spettacolo, ma allo stesso tempo di un esperimento di drammaturgia originale che verrà modificato e nutrito proprio dall’incontro con il pubblico, un evento che verrà presentato nella sua natura più duttile, proprio per cogliere le più sottili sfumature della relazione tra la nostra anacronistica seppur contemporanea arte e la sensibilità e i modi di percezione del tempo presente» dichiarano concordi Elena Bucci e Marco Sgrosso. «Il margine di rischio è alto, ma proprio in questo si misura la natura speciale di questo progetto. E il tema ci aiuta». «Ottocento» (coproduzione CTB e Belle Bandiere) è un soffio di vento, un’ampia ala ideale che vola, planando per poi riprendere quota, e di nuovo scendere in picchiata, sulle sconfinate pianure ucraine e russe, sulle guglie gotiche dell’impero austroungarico e della Prussia, sulla splendida Parigi di Notre-Dame e della Tour Eiffel, sui monumenti classici della penisola italiana, sugli ussari a cavallo e sulle schiere inquadrate delle fanterie, sui campi di grano, sui vigneti, su monti, fiumi e laghi. Con un grande balzo varca l’oceano e, dall’alto, fissa le oscure profondità dell’anima e dell’occulto di Edgar Allan Poe e dei suoi nerissimi corvi. Questo è ciò che rimane n all’uscita del Teatro Santa Chiara, insieme a frammenti delle pagine e dei pensieri di Emily Dickinson, George Sand, Mary Shelley, Margherita Gauthier, Anna Karenina, Čhecov, Thomas Buddenbrook, Thomas Mann, Guy De Maupassant, Edgar Allan Poe, delle Sorelle Brontë. Uno spettacolo di larghi orizzonti, splendidamente recitato da Elena Bucci e Marco Sgrosso, che resta a metà tra un arazzo e un patchwork, volutamente incompiuto, innesco più che esplosivo, utile a fare detonare, “dopo”, la curiosità degli spettatori, al suono di «Wuthering heights» gorgheggiata da Kate Bush e del più austero coro che intona l’Internazionale. Perché che «L’ Ottocento è l’uomo uscito dalla voragine della Storia», potete starne certi, è un concetto che, dopo avere assistito a uno spettacolo come questo, non si dimenticherà più.
Dramma.it, Marcello Isidori, 11-2-19 Ottocento Scritto da Marcello Isidori Se il novecento è il secolo breve, questo Ottocento firmato da Elena Bucci e Marco Sgrosso, potrebbe essere definito il secolo della grande letteratura, dei grandi personaggi e delle grandi tragiche figure femminili nate dalle penne degli autori francesi, russi, inglesi e americani. Come si accenna in alcune battute dello spettacolo è anche il secolo dei fermenti ideali e rivuluzionari e delle prime battaglie civili, dell'arte figurativa che prende strade diverse, dopo l'invenzione della fotografia, da quella di ritrattistica della natura, il secolo della rivoluzione industriale e delle ingiustizie sociali, il secolo della crisi delle monarchie. Ma il notevole lavoro di scrittura scenica di Bucci e Sgrosso s'incentra, in questo spettacolo, soprattutto sui grandi romanzi e il teatro dell'ottocento, immaginando una coppia che esplora le stanze di un vecchio palazzo incontrando gli spiriti dei personaggi di Ibsen, Dumas figlio, Cechov, Tolstoj, Bronte, Mann e Dostoewskj, i versi di Emily Dickinson e Charles Baudelaire, le atmosfere dei racconti gotici di Poe e Mary Shelley. I due attori rivivono in scena quei grandi romanzi, i racconti e i personaggi, raccontandoli con maestrìa o interpretandone drammaticamente alcune scene, con un sottofondo musicale molto discreto e con una sobria drammaturgia di luci ed immagini proiettate sul fondoscena. Il viaggio fantastico in quel mondo lontano, ma con tanti echi che giungono al presente, non solo per il posto che almeno alcune di queste opere occupano nella vita di ciascuno di noi, è intenso ed avvolgente, suggestivo e in alcuni momenti coinvolgente. Forse lo spettacolo potrebbe anche essere più potente se le musiche non fossero solo il tappeto per il recitato ma, a tratti, ne prendessero il posto e se venissero utilizzate maggiormente le immagini sullo sfondo. In conclusione, molti applausi per due grandi attori al servizio della grande letteratura dell'ottocento. 11 febbraio 2019
Teatro.it, Davide Cornacchione, 19 aprile 2018 L’Ottocento è un secolo affascinante, preludio alla modernità, ed i due attori, in questo caso anche registi e drammaturghi, Elena Bucci e Marco Sgrosso lo hanno sviscerato, ricavandone lo spettacolo “Ottocento”, coproduzione tra ‘Le belle bandiere’ ed il ‘Centro Teatrale Bresciano’ che debutta a Brescia al Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri con repliche fino a domenica 22 aprile. Il Teatro come macchina del tempo Lo spettacolo si propone come un laboratorio di idee, visioni, drammaturgie e passioni. Alla base vi è un importante esperimento di drammaturgia originale che trasforma il teatro in una sorta di macchina del tempo, capace di far rivivere, magari anche solo con un breve accenno, luoghi e protagonisti di quel secolo, in un evocativo gioco di connessioni e compresenze. Ottocento è un omaggio appassionato alle contraddizioni ed alle inquietudini del secolo in cui sono state gettate le basi del nostro presente. Suggestioni nate dalla commistione di prosa, arte e musica In una sorta di castello immaginario si trovano vicini, per visioni, istanze e rivoluzionari tentativi, artisti che, in paesi lontani e con diverse arti e talenti, sperimentano nuovi modi di guardare e raccontare gli esseri umani e il mondo. Dal volo dei corvi evocati da Poe si passerà ai ritratti sconquassati disegnati da Baudelaire, ai mondi complessi e torturati tratteggiati da Dostoevskij e da Tolstoj; dalla poesia veggente di Emily Dickinson e di Emily Brontë all’affresco parigino di Dumas figlio che, sposato alla musica di Verdi, ci porta a La Traviata. Si passeggerà tra i lampioni della Parigi di Lautrec e Degas per entrare nelle sale di teatro italiane e incontrare le donne di Boldini, passando dalle vastità innevate russe al sud dorato della Francia di Van Gogh.
informazioni e contatti CTB CENTRO TEATRALE BRESCIANO Piazza della Loggia, 6 - 25121 Brescia www.centroteatralebresciano.it organizzazione Gaia Ricci tel. 030 2928602 produzione@centroteatralebresciano.it ufficio stampa Veronica Verzelletti tel. 0302928610 stampa@centroteatralebresciano.it LE BELLE BANDIERE via Faentina Nord 4/1- 48026 Russi (Ra) via Vizzani 41 - 40138 Bologna contatti Nicoletta Fabbri www.lebellebandiere.it info@lebellebandiere.it tel. 393 9535376
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