Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Ucraina Kiev - 4 Concerto in abbonamento - Amici della ...
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4 Concerto in abbonamento 55º anno dalla fondazione Orchestra Sinfonica Stagione Sinfonica 2017/2018 della Radio Nazionale Ucraina Kiev Venerdì Giuseppe Albanese 8 dicembre pianoforte 2017 ore 20,45 Volodymyr Sheiko direttore Teatro Sociale, Sondrio
La 55ª stagione 2017-2018 è realizzata in collaborazione con: ORCHESTRA ANTONIO VIVALDI orchestra in residenza del Teatro Sociale di Sondrio con il sostegno di: PROVINCIA DI SONDRIO COMUNE DI SONDRIO COMUNE DI SONDALO con il contributo di B.I.M. BACINO IMBRIFERO MONTANO DELL’ADDA FONDAZIONE PRO VALTELLINA ONLUS FONDAZIONE CREDITO VALTELLINESE ASSOCIAZIONE ALPINSCENA, Sondrio (Progetto PERFORMARE) AMICI DELLA MUSICA SONDALO Consiglio direttivo in carica per il triennio 2017/18 - 2019/20 Periodico di cultura musicale e spettacolo NOMINA ASSEMBLEARE: Sergio Dagasso, presidente Direttore Responsabile: Edoardo Trinca Colonel, vicepresidente - Roberto Spagnoli, segretario IRENE TUCCI Silvia Bettini, Franca Della Patrona, Flavia Gobbi Frattini, Editore: Annalisa Graneroli, Marco Leone, Massimo Brambilla, Lucio Schiantarelli, AMICI DELLA Carlo Varenna, consiglieri MUSICA, Sondalo Autorizzazione Tribuna- NOMINA CONSIGLIARE: le di Sondrio nr. 214 Comitato artistico: M.o Lorenzo Passerini, direttore musicale - Registro Stampa del M.o Piergiorgio Ratti, compositore in residenza 2.10.1990 Gianna Manoni, settore danza - Ernesto Colombo, consulente e segretario Stampa: Collaboratori: Lito Polaris - Sondrio M.o Alfonso Alberti, autore testi di sala - Ivan Mambretti, ufficio stampa Bianca Bianchi e Alba Pasquinoli, biglietteria - Erminia Peiti, soci Daniela Maffi, rapporti con la Scuola - Jacques Guilbaud, palcoscenico Carlo Bonazzi, Elisabetta Mevio e Elia Maria Tomè, sala teatro e foyer Bruno Pozzi, servizi tecnici Associazione Amici della Musica, Sondalo Via Vanoni, 32 - 23035 Sondalo (SO) - Tel. 348 3256939 - Fax 0342 803082 www.amicidellamusica.org - info@amicidellamusica.org Cod. Fisc.: 83002220149 - P. IVA 00553720145
Programma Piotr Iliic Ciaikovskij (1840-1893) Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore, op. 23 Allegro non troppo e molto maestoso. Allegro con spirito Andantino semplice Allegro con fuoco Finale. Allegro con fuoco Sinfonia n. 4 in fa minore, op. 36 Andante sostenuto - Moderato con anima Andantino in modo di canzona Scherzo. Pizzicato ostinato - Allegro Finale. Allegro con fuoco Durata 1ª parte: 40’ pausa: 15, 2ª parte: 45’ Pianoforte gran coda da concerto Fazioli 278
L’emicrania Il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in si bemolle minore (1874–1875) di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840–1893) si apre con una del giorno delle più note melodie del compositore russo. Melodia splendente e dopo perentoria (il pianoforte la sostiene con alcuni degli accordi più mas- sicci della storia), ma al tempo stesso così sensuale. Uno dei colpi da maestro di Čajkovskij, autore dalla straordinaria vena melodica (basti citare Romeo e Giulietta e Francesca da Rimini e non c’è più null’altro da aggiungere), autentico fabbro della bellezza musicale nel suo significato più diretto e conturbante. L’ascoltatore, affascinato, chiede magari a se stesso: «chissà quante volte potrò ancora risentire questo tema; chissà quali vicissitudini in- contrerà; chissà come cambierà, se cambierà». E invece no, questa bellissima melodia non torna più, non una volta in tutto il concerto. Che spreco, si potrebbe quasi commentare. (E in questo senso l’incipit del Concerto fa il paio con quello, altrettanto celebre, di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss: chi aspettasse il ritorno dell’indimenticabile appello di trombe e timpani dell’inizio, che Stan- ley Kubrick elesse a leitmotiv del suo 2001: Odissea nello spazio, lo aspetterebbe invano per più di mezz’ora). La maggior parte degli autori si fanno un vanto dell’economia compositiva: tirar fuori il molto dal poco, costruire un grande edificio a partire da pochissimi tipi diversi di mattoni, elaborare gli elementi minimi per dare coerenza al tutto. Perché qui no? Perché quel bellissimo tema, nel Concerto di Čajkovskij, è il sipario. Già: un sipario che si alza. E perciò è normalissimo che resti separato dal resto. Il sipario (certo, non scelto a caso: magari in un grande teatro ne hanno diversi fra cui scegliere) resta sempre lo stesso, nulla sa delle vicende che di lì a poco agiteranno la scena. Su cosa si alza questo sipario? Su quello che probabilmente è uno dei concerti per pianoforte e orchestra più noti del repertorio. Cer- tamente uno dei più battuti, se non proprio il più battuto, dai pianisti soprattutto giovani, in età da concorso. Chi scrive non può produrre statistiche aggiornate in merito, ma se dovesse azzardare delle percentuali, così per gioco, direbbe: in un concorso con prova per pianoforte e orchestra un buon 40% dei candidati sceglierà il Primo di Čajkovskij, un altro 40% se lo spartiranno il Secondo e Terzo di Rachmaninov e il Primo di Liszt, e gli spiccioli andranno a Beethoven, Schumann, Prokof’ev e altro. Il motivo di questa predilezione è che il Primo di Čajkovskij è un
brano in cui il pianista, se provvisto di particolari doti di virtuosismo pianistico, può mostrarle tutte. Il clou del pezzo, da questo punto di vista, si trova in tre celebri passi di doppie ottave. La situazione l’ha spiegata molto bene Piero Rattalino in un suo testo, perciò volentieri usiamo le sue parole. «I tre grandi passi di ottave del Concerto arri- vano al culmine di tre perorazioni dell’orchestra e lasciano comple- tamente scoperto il pianista: il pianista deve subentrare all’orchestra e reggere la tensione dinamica che l’orchestra ha progressivamente accumulato; e siccome una perorazione comporta, inevitabilmente, una accelerazione del tempo, il pianista deve mantenere il tempo che l’orchestra gli lascia». L’effetto è da restar basiti, soprattutto nel secondo passo (circa a metà del primo movimento) e nel terzo (verso la fine del terzo movimento): l’orchestra cresce e accelera, facendo montare l’emozione, e a un certo punto il solista tutto solo lascia esplodere tutta l’energia accumulata. Chi di queste pagine a suo tempo dette un’interpretazione imponen- te fu Vladimir Horowitz, che questo concerto molto amò e suonò. Merita di essere menzionata una particolarità dell’esecuzione di Horowitz proprio negli ultimi secondi minuti di musica (il momento in cui il sipario vien giù, si potrebbe dire). In questo passo, al culmine dell’eccitazione sonora, il pianista percorre la tastiera dall’alto verso il basso e viceversa. L’ultima risalita delle mani dell’interprete verso l’alto consiste, nella partitura di Čajkovskij, in una successione di ottave alternate che copre quasi tutta l’estensione della tastiera. Quasi. Questo «quasi» non doveva star del tutto simpatico a Ho- rowitz, che chiaramente immaginava un effetto drammatico ancora più colossale qualora le mani del pianista fossero giunte proprio fino al limitare della tastiera, quasi volendosi rovesciare nella direzione del pubblico. Soltanto che, messa così, questa idea era di difficile realizzazione, per via della velocità del passo (un conto è suonare trentasei ottave nel giro di un paio di secondi, un altro conto è snoc- ciolarne quarantotto) ma soprattutto per via del fatto che lassù, nel registro sovracuto, suonare ottave alternate con una certa efficacia è praticamente impossibile perché l’avambraccio sinistro si trova in una posizione totalmente innaturale. Horowitz, da sublime illusionista, escogitò un «trucco»: il passo, così modificato (cioè, con più note rispetto a quelle scritte da Čajkovskij), non si può fare, ma lo si fa lo stesso. È difficile dire cosa Horowitz davvero suoni in quei due secondi, nelle
registrazioni che abbiamo. Certamente non suona tutte le note che separano la più grave dalla più acuta, in particolare nell’ultima parte del tragitto. Sta di fatto che, come nella migliore tradizione dell’illu- sionismo l’occhio non vede ciò che accade veramente ma ciò che è indotto a credere, in questo caso l’orecchio sente ciò che viene indotto a sentire. In questo ultimo momento di clangore del concerto, con gli applausi che stanno per esplodere o che già in alcuni casi cominciano a scrosciare, l’illusione è che davvero Horowitz arrivi fino in fondo e percorra quattro ottave sulla tastiera nel tempo in cui in genere se ne percorrono tre. Con effetto colossale. Non stupisca questo insistere sugli aspetti fisici del concerto. Viene detto e ripetuto in tante occasioni che la musica è la più spirituale fra le arti. L’aspetto prepotentemente fisico dell’emozione musicale non è stato del tutto trascurato da millenni di estetica della musica, ma si può ben dire che statisticamente abbia parecchio sofferto. C’è però un’osservazione semplicissima, persino banale, che do- vrebbe dar da pensare. Ossia, che l’orecchio è un organo aperto. Il visitatore di un museo, di fronte a un’opera d’arte, può chiudere gli occhi, e poi riaprirli, e poi chiuderli ancora; oppure può decidere di visitare un’altra stanza per poi tornare a quell’opera specifica. (Chi abbia visto Arancia meccanica del poc’anzi citato Stanley Kubrick ricorderà come la cura Ludovico, per agire, abbia bisogno che le palpebre del malcapitato vengano continuamente tenute aperte). Chi ascolta un pezzo di musica non può chiudere le orecchie se non con le mani, e malauguratamente il bon ton esclude questa soluzione. L’ascoltatore è terribilmente in balia del musicista. E proprio questo è il punto. L’esecuzione di un pezzo di musica può agire in maniera forte sull’ascoltatore; in maniera fisica, appunto. Questo aspetto dell’emozione musicale viene chiamato in causa in modo eclatante da talune pagine: il Concerto di Čajkovskij è fra queste. Fra i due pezzi in programma ci siamo concentrati maggiormente sul Concerto sia per l’interesse del brano e delle riflessioni che su- scita, sia perché solo un paio di anni fa per questa stessa stagione si è dedicato un testo proprio alla Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 (1876–1878). Ricordiamo ciò che lo stesso Čajkovskij scriveva a quella straor- dinaria corrispondente e amica a distanza che fu per lui Nadežda von Meck. Del tema iniziale disse: «Questo è il Destino, quella forza fatale che impedisce all’aspirazione alla felicità di raggiungere il
suo obiettivo, che sta sulla sua testa come una spada di Damocle. È invincibile, e non potrai mai averne ragione». Aggiungiamo, a proposito di quell’incipit, qualcosa in cui chi scrive si è imbattuto di recente. Il terzo atto dell’opera Eugenio Onegin, composta a bre- vissima distanza dalla Quarta sinfonia, comincia esattamente con lo stesso richiamo e lo stesso ritmo; interrompendosi a metà, dove la citazione diventerebbe lapalissiana, e lasciando perciò un’ambi- guità, un “vedo e non vedo”, un “riconosco e non riconosco”. Non stupisce questa comunanza: così come anche la Dama di picche, Eugenio Onegin è un’opera sul destino: è destino che Onegin, do- po aver rifiutato Tat’jana, la incontri di nuovo anni dopo in un luogo dove assolutamente non si aspetterebbe di trovarla, ed è destino che a quel punto tutto avvenga poi alla rovescia e sia Tat’jana ad allontanare Onegin. Il parallelo fra musica e teatro, di nuovo. Nel Concerto abbiamo un sipario e nella Sinfonia un legame motivico molto scoperto con un’opera per le scene. Nella citata lettera a Nadežda von Meck, Čajkovskij prosegue nel raccontare il programma (cosa che non fece così spesso nella sua vita e mai in occasioni pubbliche: ricordiamo che questa è una lettera privata e non destinata alla pubblicazione) e conclude: «Tutta la vita non è che un incessante alternarsi di dura realtà, sogni fuggevoli e visioni di felicità. Il Paradiso non esiste». In qualche forma questa è la “trama” del primo movimento, o dell’in- tero pezzo; ma è comunque vero che la musica resta musica, può avvicinarsi quanto vogliamo a narrazione e teatro ma ne resta comun- que separata. Condannata a non poter esprimere compiutamente concetti, trame e parole, elabora le sue cicatrici nella forma che le è consentita: quella sonora, fisicamente sonora. Un personaggio di Proust, l’inizialmente goffa e poi elegante signora Verdurin, proprio questa fisicità non riusciva a sopportare: «Se il pianista voleva suonare la cavalcata della Valchiria o il preludio del Tristano, la signora Verdurin protestava, non già che quella musica le dispiacesse, anzi, perché le faceva troppa impressione. “Allora ci tenete proprio che mi venga l’emicrania? Lo sapete che succede sempre così, quando lui suona quella roba. So ben io quel che mi aspetta! Domani, quando vorrò alzarmi, buonanotte, sarò distrutta!”» Forse anche un ascolto “riuscito”, partecipe, della musica di Čajkovskij si può misurare dall’emicrania del giorno dopo. Alfonso Alberti
Giuseppe Albanese, pianoforte Tra i più richiesti pianisti della sua generazione, Giuseppe Albanese debutta nel 2014 su etichetta Deutsche Grammophon con un concept album dal titolo “Fantasia”, con musiche di Beethoven, Schubert e Schumann. Segue nel 2015 il suo secondo album DG “Après une lecture de Liszt”, interamente dedicato al compositore ungherese. Nel marzo 2016 Decca Classics inserisce nel box con l’opera omnia di Bartók in 32 cd la sua registrazione (in prima mondiale) del brano “Valtozatok” (Variazioni). Invitato per recital e concerti con or- chestra da autorevoli ribalte internazio- nali quali – tra gli altri – il Metropolitan Museum, la Rockefeller University e la Steinway Hall di New York; l’Auditorium Amijai di Buenos Aires; il Cenart di Mexico City; la Konzerthaus di Berlino; la Laeisz Halle di Amburgo; la Philharmonie di Es- sen; il Mozarteum di Salisburgo; St. Martin in the Fields e la Steinway Hall di Londra; la Salle Cortot di Parigi; la Filarmonica di San Pietroburgo; la Filharmonia Narodo- wa di Varsavia; la Filarmonica Slovena di Lubiana; la Gulbenkian di Lisbona, ha collaborato con direttori del calibro di Christian Arming, John Axelrod, James Conlon, Lawrence Foster, Will Humburg, Dmitri Jurowski, Julian Ko- vatchev, Alain Lombard, Nicola Luisotti, Othmar Maga, Fabio Mastran- gelo, Henrik Nanasi, Anton Nanut, Tomas Netopil, Daniel Oren, George Pehlivanian, Donato Renzetti, Alexander Sladkowsky, Hubert Soudant, Pinchas Steinberg, Michel Tabachnik, Jeffrey Tate, Jurai Valcuha, Jo- nathan Webb. Tra i festival, di particolare rilievo gli inviti al Winter Arts Square di Yuri Temirkanov a San Pietroburgo, al Castleton di Lorin Maazel (USA), all’Internazionale di Brescia e Bergamo e al MiTo SettembreMusica, alla Biennale Musica di Venezia, oltre al Mittlefest, il Tiroler Festspiele di Erl, il Festival di Colmar, En Blanco y Negro di Mexico City, il Festival di Sintra (Portogallo), il Tongyeong Festival (Corea). In Italia ha suonato per tutte le più importanti stagioni concertistiche (incluse quelle dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e della RAI di Torino) e in tutti i più importanti teatri. Negli ultimi tempi il Mº Albanese si è distinto per essere stato invitato a suonare in ben undici delle tredici Fondazioni Liriche italiane: il Petruz- zelli di Bari, il Comunale di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il Teatro San
Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Teatro dell’Opera di Roma, il Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona. Prima di “Fantasia” e “Après une lecture de Liszt”, Albanese ha riscos- so singolare successo con il CD monografico con musiche di Debussy pubblicato a gennaio 2012 per il mensile “Amadeus” in occasione dell’anniversario dei 150 anni della nascita del compositore francese. Il suo CD “1900 – Yearbooks of 20th Century Piano, dedicato all’anno solare 1900 e contenente musiche di Skrjabin, Szymanowski, MacDo- well e la prima registrazione assoluta delle Variazioni di Bartók è stato recensito come CD del mese dal mensile Suonare News e 5 stelle sia nel giudizio tecnico che artistico dal mensile Amadeus. Già “Premio Venezia” 1997 (assegnato all’unanimità da una giuria pre- sieduta dal Mº Roman Vlad) e Premio speciale per la miglior esecuzione dell’opera contemporanea al “Busoni” di Bolzano, Albanese vince nel 2003 il primo premio al “Vendome Prize” (presidente di giuria Sir Jeffrey Tate) con finali a Londra e Lisbona: un evento definito da Le Figaro “il concorso più prestigioso del mondo attuale”. Giuseppe Albanese è laureato in Filosofia col massimo dei voti e la lo- de (con dignità di stampa della tesi sull’Estetica di Liszt nelle “Années de Pèlerinage”) ed a soli 25 anni è stato docente a contratto di “Metodologia della comunicazione musicale” presso l’Università di Messina. Insegna attualmente Pianoforte al Conservatorio “Tartini” di Trieste. Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Ucraina (OSRNU) Ha al suo attivo oltre ottantacinque anni di attività e di grandi successi in tournées realizzate in tutto il mondo. Il 5 ottobre 1929 è iniziata l’attività concertistica della OSRNU, con quarantacinque musicisti stabili che proposero al pubblico di Kharkov (la precedente capitale dell’Ucraina) un ciclo con le sinfonie ed i poemi
sinfonici composti da Cajkovskij. In seguito l’Orchestra fu trasferita a Kiev ed i musicisti stabili divennero sessanta. Nel corso della sua pluridecennale attività, la OSRNU è stata diretta dai più importanti direttori russi da Klimov a Rozhdestvenskiy, e si è con- traddistinta per il rilievo dato nella conservazione e valorizzazione delle tradizioni musicali dell’Europa orientale, con un archivio che comprende più di diecimila incisioni di composizioni orchestrali effettuate a Kiev in uno dei più grandi studi di registrazione a livello europeo. L’incessante attività istituzionale in patria ed oltre confine e la partecipa- zione a vari prestigiosi Festival musicali, propendo anche brani in prima esecuzione assoluta, ha consentito all’ Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale di raggiungere lo status di migliore compagine strumentale dell’ Ucraina. Volodymyr Sheiko, direttore Nel 2005 il M° Volodymyr Sheiko è stato nominato direttore princi- pale e direttore artistico della OSRNU. Nato a Kharkov, ha studiato al Conservatorio di Kiev. Kappelmeister all’Opera Nazionale di Kiev si è perfezionato al Teatro Bolshoj di Mosca sotto la guida di Fuat Mansurov. Con la direzione di Sheiko, la OSRNU ha realizzato oltre 250 registrazioni di musiche ucraine ed internazionali a favore del Fondo Nazionale della Radio, effettuando nume- rose tournées all’estero negli ultimi anni, in ben 11 nazioni: Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Bie- lorussia, Algeria, Iran, Corea del Sud. Nel corso della sua carriera, il M° Sheiko è stato insignito di varie onorificenze dallo Stato Ucraino per l’intensa opera svolta a favore della diffusione musicale: dal “Diplo- ma Onorario del Parlamento” (2005), fino al recente titolo di “Artista del Popolo” (2015).
Ingressi SOCI: ingresso con abbonamento alla 55ª Stagione 2017-2018 NON SOCI: biglietto posto numerato - PLATEA € 25 (ridotto fino a 25 anni: € 15) 1ª GALLERIA € 20 (ridotto € 12) - 2ª GALLERIA € 15 (ridotto € 9) in vendita presso: U.R.P. Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Sondrio (tel. 0342 526312) - Biglietteria del Teatro Sociale, a partire dalle ore 19 del giorno del concerto, secondo disponibilità - Vendita online (non sono acquistabili online i biglietti con riduzioni) sul sito del Teatro www.teatroso- cialesondrio.it, o su www.vivaticket.it, oppure nei seguenti Punti vendita Vivaticket in provincia: SONDRIO, La Pianola - MORBEGNO, VanRadio - TIRANO, Libreria Il Mosaico. Progetto “-25” Grazie al contributo stanziato da Fondazione Pro Valtellina onlus e da Associazione Alpi in scena, agli studenti delle scuole primarie e secondarie di I e II grado, agli universitari e agli allievi delle Scuole di Musica della Provincia di Sondrio, di età non superiore a 25 anni, sono riservati ingressi di particolare favore per tutti i concerti in abbonamento della Stagione: Studenti: 5 euro; accompagnatore adulto di studente minorenne: 10 euro. E’ richiesta la prenotazione entro i 10 giorni che precedono la manife- stazione presso la Civica Scuola di Musica, Danza e Teatro di Sondrio (tel. 0342 213136). Servizio bus navetta gratuito per i soci SEMOGO 18,35 POSCHIAVO stazione 19,20 Isolaccia 18,42 Li Curt, stazione 19,25 Piandelvino/Fiordalpe 18,45 Le Prese 19,30 Premadio, bivio 18,50 Brusio (La Pergola) 19,38 BORMIO Perego 19,00 Campascio 19,40 Santa Lucia, ponte 19,04 Campocologno, stazione 19,45 SONDALO, Viale Libertà 19,20 Madonna di Tirano - V.le Elvezia 19,50 Grosio 19,27 SONDRIO,Teatro - Via Alessi 20,20 Grosotto 19,30 Mazzo/Tovo/Lovero 19,35 Sernio 19,38 TIRANO - P.za Marinoni 19,45 PIANTEDO 19,25 Madonna di Tirano/ via Elvezia 19,50 Delebio 19,30 Villa di Tirano staz.F.S. 19,55 Cosio, bivio centro 19,40 Bianzone staz F.S. 19,58 Regoledo, farmacia rotonda 19,43 Tresenda staz. F.S 20,01 MORBEGNO, stazione 19,50 S.Giacomo staz. F.S. 20,05 Talamona, bivio 19,54 Chiuro staz. F.S. 20,08 Ardenno, bivio 19,58 Ponte staz.F.S. 20,10 San Pietro, bivio 20,03 Tresivio/Piateda staz.F.S. 20,13 Castione And. - bivio centro 20,10 Montagna piano - loc.Trippi 20,15 Sondrio - rotonda via Milano 20,15 SONDRIO - Teatro Via Alessi 20,20 SONDRIO - Teatro Via Alessi 20,20 PARCHEGGIO AUTO Parcheggio interrato P.za Garibaldi, aperto 24 ore, dopo le ore 19: € 0,50/ora (entrata da Via Alessi)
PROVINCIA DI SONDRIO COMUNE DI PROVINCIA DISONDRIO SONDRIO COMUNE DI SONDALO SONDRIO COMUNE DI SONDALO Associazione Amici del Teatro Sociale di Sondrio SUPPLEMENTO NR.1 AL PERIODICO N. 10 - 2014 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale “AMICI DELLA MUSICA-SONDALO” NR. 5/2014 D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Sondrio SUPPLEMENTO NR.1 AL PERIODICO N. 10 - 2014 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale “AMICI DELLA MUSICA-SONDALO” NR. 5/2014 D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Sondrio N. 5 - 2017 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Sondrio
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