Onomastica italiana con l'analisi dei nomi propri di persona più frequenti - IS MU
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Masarykova univerzita Filozofická fakulta Ústav románských jazyků a literatur Italský jazyk a literatura Nela Sellnerová Onomastica italiana con l’analisi dei nomi propri di persona più frequenti Bakalářská diplomová práce Vedoucí práce: Mgr. Kateřina Garajová, Ph.D. 2019
Prohlašuji, že jsem bakalářskou diplomovou práci vypracovala samostatně s využitím uvedených pramenů a literatury. ………………………………………………… Nela Sellnerová
Ráda bych poděkovala vedoucí bakalářské práce Mgr. Kateřině Garajové Ph.D. za odbornou pomoc, vstřícnost a cenné rady, které mi poskytla při zpracování této práce. Velké poděkování rovněž patří mé rodině za podporu během studia, bez které bych to jistě nezvládla.
Indice 1 Introduzione ........................................................................................................................ 5 2 Onomastica ......................................................................................................................... 7 2.1 Nome proprio e nome comune .................................................................................... 8 2.2 Dal nome prorio al nome comune e viceversa .......................................................... 10 2.3 Attribuzione del nome ............................................................................................... 12 3 Antroponimia .................................................................................................................... 13 3.1 Nomi personali .......................................................................................................... 13 3.1.1 Sviluppo della forma del nome personale .......................................................... 15 3.1.2 Tipologia onomastica dei nomi personali italiani .............................................. 15 3.2 Cognomi .................................................................................................................... 18 3.3 Soprannomi ................................................................................................................ 19 4 Toponomastica .................................................................................................................. 21 4.1 Tipologia di toponimi ................................................................................................ 22 5 Analisi dei nomi ................................................................................................................ 24 5.1 Analisi dei nomi più diffusi in Italia .......................................................................... 25 5.1.1 Nomi maschili .................................................................................................... 25 5.1.2 Nomi femminili .................................................................................................. 36 5.2 L’analisi dei nomi più popolari in Italia .................................................................... 44 5.2.1 Il confronto dei dati statistici sulla popolarità dei nomi maschili negli anni 2000 e 2017 .. 44 5.2.2 Il confronto dei dati statistici sulla popolarità dei nomi femminili negli anni 2000 e 2017 45 6 Conclusione....................................................................................................................... 46 Bibliografia............................................................................................................................... 48 Sitografia .................................................................................................................................. 48 Appendici ................................................................................................................................. 50
1 Introduzione La presente tesi si occupa dei nomi personali italiani. Ho scelto questo tema perché mi interessa l’origine e la storia dei nomi in generale e con questo lavoro voglio indagare la provenienza di alcuni dei nomi italiani. Nella parte teorica mi dedico prima di tutto all’onomastica, la scienza che studia i nomi propri di persona: presento la sua definizione e la divisione principale (nell’antroponimia e la toponomastica). In seguito mi occupo del suo oggetto di studio, cioè il nome proprio. Presento le caratteristiche dei nomi propri, descrivo le differenze tra questi e i nomi comuni e le situazioni in cui un nome proprio può diventare un nome comune e viceversa. Successivamente mi dedico all’attribuzione del nome nel Decreto Del Presidente Della Repubblica sono contenute le norme che prevedono la denominazione con certi nomi. Il secondo capitolo tratta dell’antroponimia, una disciplina dell’onomastica: qui descrivo la sua caratteristica e il suo oggetto di studio che sono i nomi propri di persona. Questi nomi si poi suddividono in tre sottocategorie, le quali caratterizzo separatamente: i nomi personali con il loro sviluppo storico e la classificazione, i cognome e infine i soprannomi. Nell’ultimo capitolo della parte teorica mi occupo della toponomastica, un’altra disciplina dell’onomastica che tratta i nomi di luogo. Presento la sua definizione e la distinzione principale del suo oggetto di studio, dei toponimi (nomi geografici), sulla base della loro etimologia (ci appartengono, per esempio i toponimi derivati dagli nomi di animali e della flora) e della loro funzione di determinare (per esempio le montagne, i corsi d’acqua, i castelli, le strade). Nella parte analitica mi occupo prima di tutto dell’analisi di venti nomi maschili e dello stesso numero dei nomi femminili più diffusi in Italia presi dalla Classifica dei top 100 nomi più diffusi in Italia, presenti su paginainizio.com. Ulteriormente mi dedico all’analisi dei venti nomi maschili e lo stesso numero dei nomi femminili più favoriti in Italia in 2017 (i dati necessari per l’analisi prendo dalla statistica dell’ISTAT dove sono comprese le informazioni sulla nascita dei bambini in diversi anni). Infine confronto i nomi dei neonati più popolari del 2017 con quelli del 2000. Tra le fonti principali che mi hanno servito per la stesura della tesi sono Nomi di persona, nomi di luogo (Marcato 2009), I nomi degli italiani (De Felice 1982), Jak se bude vaše dítě 5
jmenovat? (Knappová 2010), Nomi e cognomi. Saggio di ricerche etimologiche e storiche1; Dimmi come ti chiami e ti dirò perché (Caffarelli 2013) e Onomastica Maremmana2, i quali ho utilizzato per l’analisi. 1 BONGIOANNI A., Nomi e cognomi. Saggio di ricerche etimologiche e storiche [online]. 1928 [cit. 20/3/2019]. Disponibile su: https://archive.org/details/DizionarioDeiNomiECognomiItaliani 2 GALGANI F., Onomastica Maremmana, [online]. 2005 [cit. il 20 marzo 20/3/2019]. Disponibile su: https://archive.org/details/OnomasticaMaremmana 6
2 Onomastica La parola onomastica, che è di origine greca, è derivata dal vocabolo onomastikḗ (tékhnē) ‘arte del denominare’. Si tratta dell’arte dell’ónoma, cioè del nome (e anche dell’aggettivo), che Aristotele poi distingue in nome appellativo (prosēgorikón) e nome proprio (kýrion). Nella tradizione italiana il termine onomastica si riferisce alla scienza che studia i nomi propri nel loro complesso sia oggi che nei tempi passati. Il suo significato è anche ‘insieme di nomi propri in uso o caratteristici di una lingua, di una società determinata’ (Marcato 2009, 9); questo senso è, però, più ristretto ed equivalente ad antroponimia. L’onomastica nel significato più ampio comprende due campi principali: la toponomastica (o toponimia), il cui oggetto è lo studio dei nomi propri di luogo, e l’antroponimia che si occupa dei nomi propri di persona. Nel suo libro La linguistica storica Emidio De Felice definisce la scienza in modo seguente: L’onomastica è la scienza che studia i nomi propri: l’appartenenza linguistica, l’etimo e il significato, la tipologia, l’insorgenza e la diffusione e distribuzione. L’onomastica si articola in due settori fondamentali, l’antroponimia e la toponomastica: il primo ha per oggetto lo studio dei nomi di persona, distinti in nomi individuali (nome personale e anche semplicemente nome o prenome, e soprannome) e nomi familiari (nome di famiglia o cognome); il secondo i nomi di luogo (toponimi), comprensivi dei nomi di elementi geografici (…) e dei nomi di Stati e regioni, di città, paesi e abitati minori, di località, e anche di strade, piazze e altri elementi urbani (De Felice 1987, 147). Osservando la terminologia di ognuna di queste discipline (l’antroponimia e la toponomastica), si tratta dei vocaboli che sono formati con le componenti -onomastica e -onimia (nelle quali è presente il morfo -onimo che vale ‘nome di’). Questo formante, derivato dal greco ónoma e ónyma, si ritrova anche nei termini che si riferiscono a nomi propri di persona e di luogo, come antroponimo e toponimo. Nell’onomastica d’oggi è frequente l’uso del formante -onimo con il significato di ‘nome proprio’. Mentre antroponimo si riferisce senza dubbio al nome proprio dell’individuo specifico e toponimo al nome geografico, le denominazioni come fitonimo (il nome di pianta) e zoonimo (il nome di animale) si riferiscono invece a diverse categorie di nomi comuni. Giorgio 7
Raimondo Cardona presenta almeno tre categorie con diverso statuto del formante -onimo (Marcato 2009, 13): a) «nomi comuni della lingua per gli oggetti di quella determinata categoria», per esempio zoonimi (nomi di animali); b) «nomi propri che si danno a quella categoria di oggetti», per esempio odonimi (nomi di strade); c) «nomi personali assunti in base al nome di un ceto parente o affine», per esempio patronimo (dal padre). Oltre a -onimo esistono -onimico il quale si usa per formare gli aggettivi (antroponimico o toponimico) e -onimia con il significato di ‘insieme di nomi’. 2.1 Nome proprio e nome comune I nomi propri sono l’oggetto di studio dell’onomastica ed è basato sull’individuazione di un sistema di nomi di persona rispetto a quello dei nomi comuni. Anche se il nome proprio denomina un individuo concreto e lo differenzia dagli altri della stessa categoria, non si può sempre dire, evidentemente, quando un nome comune è diventato un nome proprio e viceversa. In teoria non è facile individuare una distinzione precisa tra la categoria del nome proprio e la categoria del nome comune, sebbene siano presentate diverse regole e norme che servono per identificare i principi della loro differenziazione, e come ha scritto Carla Marcato (citando Giorgio Raimondo Cardona e Luca Serianni) nel suo libro Nomi di persona, nomi di luogo: «uno stesso nome può venir considerato in momenti, luoghi, e presso gruppi sociali diversi come proprio o comune» e così «la maggior parte delle differenze tra i due tipi di nomi si colloca sul versante dell’enunciazione e dell’uso sociale» (ivi, 14). Marcato presenta anche l’opinione di Bruno Migliorini che distingue il nome proprio dal nome comune attraverso ottica sia della grammatica logica o della grammatica storica: non li considera quindi come classi diverse ma si basa sulla differenziazione pratica: Un nome è concepito come proprio o come appellativo solo rispetto al sistema linguistico d’un gruppo determinato. Ciascun gruppo ha i suoi nomi tipicamente propri e i suoi nomi tipicamente appellativi: e all’una o all’altra serie vengono ad aggregarsi, spesso con sorte mutevole, questi nomi della zona di confine, che si riferiscono a individui totalmente o quasi totalmente determinati (ivi, 14). 8
Il nome proprio è sempre individuato con la maiuscola iniziale. Ma non solo i nomi propri italiani sono identificati così; la maiuscola iniziale, nell’uso italiano, identifica anche i soprannomi, gli appellativi antonomastici, i nomi di animali e i nomi geografici o immaginari. Il nome comune che accompagna certi toponimi può essere scritto con la minuscola o la maiuscola: monte Bianco, Monte Bianco, corso Cavour o Corso Cavour. Il nome della strada si usa invece con la minuscola, come via del Gambero. Con la maiuscola si scrivono anche i nomi di corpi celesti e delle festività (ivi, 15). Tra il nome comune e il nome proprio si possono determinare vari comportamenti di carattere morfologico o sintattico. Nell’uso italiano, il nome proprio di solito rimane invariato, mentre nei dialetti per il nome personale e il cognome la flessione è ancora viva. Come esempio si può dare il cognome Dolfin, la cui variante per la moglie è la Dolfina e i Dolfini per i figli o l’insieme della famiglia (ivi, 16). Nella lingua italiana si può usare il plurale per identificare due o più persone dello stesso nome personale: le tre Marie, i tre Giuseppi; oppure il nome può rimanere invariato, quindi le tre Maria, i tre Giuseppe. Il cognome normalmente resta invariato, eccetto il cognome nobiliare: Carlo di Borbone ma i Borboni. Nell’antichità sia il nome che il cognome potevano essere trattati come il nome comune: il Cellino rispetto al cognome che esce in -i: Cellini. Il plurale dei cognomi uscenti in -o poteva finire in -i. Il plurale del nome proprio può includere una classe di persone, anche se si riferisce a un singolo individuo: i Danti non nascono tutti i giorni. Il plurale si usa anche nei casi in cui ci si voglia riferire alle opere di un autore, cioè nel caso di metonimia, come per esempio due splendidi Tiziani (con riferimento a due quadri del Tiziano) (ibidem). Per determinare i nomi si può usare l’articolo indeterminativo con il significato di ‘un certo, una tale’. Marcato ne cita un esempio preso da I Promessi Sposi di Manzoni: «Forse voi vorreste un Bortolo più ideale» (ibidem). L’articolo indeterminativo si usa anche per esprimere antonomasia: un Galileo non nasce tutti i giorni; o metonimia: un Gronchi rosa (ibidem). Per quanto riguarda l’articolo determinativo, normalmente non si usa con i nomi personali. Ma se i nomi sono arricchiti dei caratteri specifici, l’articolo si utilizza, per esempio la Franca dei suoi giorni migliori o la buona Agnese. Nel Nord d’Italia i nomi maschili in italiano regionale sono comunemente articolati. I soprannomi, anche i nomi considerati così (il Griso), i nomi con funzione di metonimia e quelli comuni: tutti questi si usano con l’articolo determinativo. Tra gli esempi di questi tipi, presentati nel libro di Carla Marcato, sono: il Duilio 9
‘l’incrociatore Duilio’, il Tevere ‘il locomotore Tevere’ e fare la Merope (ibidem, 16). I nomi familiari di genere femminile possono essere scritti con l’articolo: nei tempi passati, nel toscano, in Sicilia ed anche nelle regioni settentrionali, i nomi femminili erano comunemente articolati. Le forme ipocoristiche, come Nino (da Antonio), Beppe o Peppe (da Giuseppe), sono ancora oggi comunemente articolate. (ivi, 16-17). 2.2 Dal nome prorio al nome comune e viceversa Da un nome proprio si può formare un nome comune e un nome comune può diventare un nome proprio. La deonomastica, studiata primariamente da Wolfgang Schweickard, è una disciplina che si occupa dello studio della formazione dei nomi comuni attraverso la derivazione dai nomi propri. La terminologia oggi differenzia la deonimia che indica il complesso dei nomi derivati, chiamati deonimi o deonimici, dalla deonomastica che indica lo studio. Come eponimi sono poi generalmente denominati i nomi propri dai quali derivano i deonimi. Un deonimico può essere ancora più specificato: con il termine deantroponimico s’intende un nome derivato da un nome personale, un deonimo derivato da un nome di luogo si chiama detoponimico (ivi, 20-21). Tra i nomi propri che si formano da nomi comuni appartiene per esempio il nome Pinocchio di C. Collodi (originato dal vocabolo toscano pinocchio che significa ‘pinolo’) e dallo stesso nome a sua volta deriva quello comune: pinocchio ‘ragazzo dal naso lungo’ e particolarmente ‘chi dice bugie’ (ivi, 22). Un esempio di nomi comuni che sono derivati dai nomi propri è la parola cicerone che proviene dal nome dell’oratore antico e si usa con il significato di ‘oratore da strapazzo’ e ‘persona saccente e verbosa’ (DELI 1999, 337). Dal nome proprio si formano anche i forestierismi come mansarda, un vocabolo derivato da mansarde, di origine francese, che proviene dal nome di François Mansart (l’architetto che ha ripreso una specie di costruzione che esisteva già nel Medioevo) (ivi, 929-930). Un altro tipo di forestierismo è la parola sandwich, con il significato di ‘panino imbottito’. Questo termine deriva dal nome di John Montague, il conte di Sandwich, il cui cuoco era il primo a inventare questo cibo (ivi, 1435). Dai nomi propri non derivano solo i sostantivi ma anche i verbi e gli aggettivi. Ci sono i termini che si riferiscono a Petrarca, cioè alla imitazione del suo stile: i sostantivi petrarchismo 10
e petrarchista, gli aggettivi come petrarchesco e petrarchevole e tra i verbi c’è petrarcheggiare. I termini galvanizzare, galvanismo e i composti galvanometro, galvanoplastica hanno origine in nome di Luigi Galvani. Con la parola goldoniano si riferisce alle persone che imitano le opere di Carlo Goldoni (Marcato 2009, 23). Per quanto riguarda i nomi comuni che hanno origine nei nomi propri contemporanei, si possono citare i sostantivi berlusconite e berlusconaggine, gli aggettivi berluschino e berlusconico, i verbi berlusconare, sberlusconare e berlusconizzare e pure gli avverbi tipo berlusconamente: tutti questi derivano dal nome del politico italiano Silvio Berlusconi (ivi, 23). Nell’ambito della deonomastica appartengono anche le unità polirematiche, ossia gli insiemi di parole il cui significato non si può trarre semplicemente dal significato delle parole che le costituiscono. Così, per esempio, l’unità polirematica tallone d’Achille non si riferisce alla parte del corpo dell’uomo vera e propria; il suo significato è di ‘unico punto debole di una persona’ ripreso dal fatto che, secondo il racconto omerico, il tallone era l’unica parte vulnerabile di Achille, perché non immersa da sua madre Teti nel fiume Stige. Un altro esempio dell’unità polirematica è asino di Buridano: il nome che ne fa parte ha origine nel nome del filosofo francese Jean Buridan che ha scritto un racconto breve su un asino che è morto di fame perché, potendo scegliere tra due mucchi di fieno, non sapeva quale prendere. Per questo un asino di Buridano indica una persona incerta, dubbiosa che, se deve scegliere tra due possibilità, non sa quale selezionare (ivi, 24). Molti nomi comuni derivano anche dall’ agionimo Martino (san Martino, la cui festa è l’11 novembre) e si riferiscono agli animali, alle piante, ai fenomeni atmosferici e altri, come, per esempio, sanmartino che in diversi dialetti italiani indica ‘novembre’ − il mese nel quale ‘scadono i contratti agrari e il momento di pagare il contratto di locazione al proprietario o di sgomberare, traslocare, in caso di inadempienza’ (ivi, 24). Il senso di ‘trasferimento’ ha la locuzione fare san Martino. L’espressione estate di san Martino si riferisce al tempo temperato e calmo verso la fine della stagione d’autunno (ivi, 24-25). 11
2.3 Attribuzione del nome Questo capitolo è basato sul Decreto Del Presidente Della Repubblica del 3 novembre di 2000 che contiene le regole e i divieti che riguardano la denominazione delle persone. Il Decreto3 contiene diversi articoli tra i quali sono quelli che provvedono l’attribuzione del nome: L’articolo 34 del Decreto intitolato Limiti all’attribuzione del nome elenca le situazioni in cui l’attribuzione del nome è limitata. Al primo posto è vietato imporre al bambino lo stesso nome del padre vivente, di un fratello o di una sorella. Poi, se un bambino della cittadinanza italiana è denominato con un nome straniero, questo deve essere espresso in lettere dell’alfabeto italiano, con in più le lettere J, K, X, Y, W e, dove possibile, anche con i segni diacritici propri dell’alfabeto della lingua di origine del nome. Secondo un altro comma dell’articolo ‘i figli di cui non sono conosciuti i genitori non possono essere chiamati con i nomi o cognomi che facciano intendere l’origine naturale, o cognomi di importanza storica o appartenenti a famiglie particolarmente conosciute nel luogo in cui l’atto di nascita è formato.’ Alla fine il dichiarante è avvertito nel caso dell’infrazione delle norme precedenti: «Se il dichiarante intende dare al bambino un nome in violazione del divieto stabilito nel comma 1 o in violazione delle indicazioni del comma 2, l’ufficiale dello stato civile lo avverte del divieto, e, se il dichiarante persiste nella sua determinazione, riceve la dichiarazione, forma l’atto di nascita e, informandone il dichiarante, ne dà immediatamente notizia al procuratore della Repubblica ai fini del promovimento del giudizio di rettificazione.» Secondo l’articolo 35 non è permesso che il nome imposto al bambino non corrisponda al sesso, ma è presentata la possibilità di averlo composto da uno o da più elementi onomastici, anche separati, non superiori a tre e, per quanto riguarda quest’ultimo caso, tutti gli elementi si dovranno riportare negli estratti e nei certificati rilasciati dall’ufficiale dello stato civile e dall’ufficiale di anagrafe. Infine, l’articolo 36 intitolato Indicazioni sul nome tratta delle persone denominate, prima della data di entrata in vigore del regolamento, con più di un nome. 3 Decreto presidenziale (D.P.R.) è un atto che solo formalmente è del Presidente della Repubblica. Con i D.P.R. vengono emanati i decreti legge e i decreti legislativi deliberati dal Consiglio dei Ministri, i testi unici (provvedimenti che raccolgono ed armonizzano le varie disposizioni normative e regolamentari su una data materia) e altri atti propri del governo a contenuto normativo o amministrativo (D.P.R. 3 novembre 2000, n. 396 [online]. 2000 Disponibile su: https://www.esteri.it/mae/doc/dpr396_2000.pdf [cit. 25/2/2019]). 12
3 Antroponimia Antroponimia, conosciuta anche come antroponomastica, è un settore di onomastica che si occupa principalmente dello studio dei nomi propri di persona, detti antroponimi. Anche se questi due rami di onomastica non si comunemente differenziano, ci sono alcune distinzioni: antroponimia è il settore che si occupa della documentazione dei nomi propri, antroponomastica è poi quello che si dedica al suo studio. Nell’onomastica attuale italiana, la categoria dei nomi propri di persona si costituisce di tre sottocategorie funzionali. La prima riguarda il nome individuale o personale, o prenome, che, rispetto a tutti gli altri individui della collettività, ha la funzione di identificare e distinguere un individuo in sé. L’altra è costituita dal cognome, o nome di famiglia, che ha la funzione di distinguere un individuo e specificarne l’appartenenza a una delle comunità minori in cui si divide l’intera collettività (per esempio una famiglia o un gruppo familiare). In più ha la funzione di ‘indicativo di classe’, ciò significa che può individuare e differenziare una determinata comunità minore. L’ultima sottocategoria è il soprannome che ha la funzione di identificare e distinguere un individuo in sostituzione del nome o del cognome ufficiale, soprattutto in ambienti sociali ristretti (De Felice 1982, 127-128). 3.1 Nomi personali I nomi personali sono l’oggetto di studio dell’antroponomastica, il settore dell’onomastica. Il termine «nome personale» si usa comunemente per indicare una persona che porta quel nome; nell’onomastica, però, si distinguono anche altri due fondamentali elementi linguistici, il «tipo nominale» e la «forma nominale» (ivi, 8). Emidio De Felice nel suo libro I nomi degli italiani definisce il nome personale in modo seguente: Il nome personale è l’unità funzionale fondamentale, in quanto si oppone e si distingue, per il suo specifico nucleo o radicale onomastico e per la sua struttura fonetica e morfologica, rispetto alle altre unità del sistema e individua e designa quindi un solo ‘referente’, una persona che è denominata con quel nome, distinguendola da tutte le altre che hanno nomi diversi (ibidem). Così, secondo De Felice, i nomi personali come Iacopo o Giovanbattista, Vanda e Anna Maria, servono solo per individuare sempre e soltanto le persone di questo nome (ibidem). 13
Il tipo nominale è poi un elemento complesso, un gruppo onomastico che è privo di una funzione distintiva concreta e che si usa solo per gli studi onomastici e linguistici. È costituito da tutti i nomi che, anche se hanno forme diverse, presentano lo stesso nucleo o radicale onomastico. Così, nel sistema italiano Giovann−, come il radicale onomastico, è il denominatore comune di un ampio e complesso gruppo di nomi etimologicamente corradicali. Con questa radice si forma il nome maschile Giovanni, il rispettivo femminile Giovanna, le forme regionali come Gioanni, gli alterati e derivati come Giovannino o Giovannetto, i composti come Giovanbattista, le forme affettive abbreviate come Gianni o Giani ecc. (ibidem). L’ultimo termine linguistico è la forma nominale, cioè l’unità minima che si individua e si differenzia da tutte le altre unità del sistema. Questo significa che per lo stesso nome possono esistere due o più forme che sono graficamente differenziate, come i nomi maschili Giovanbattista e Giovambattista. Questo nome può esistere anche in forma staccata Giovan Battista e forme abbreviate come Giov. Battista, G. Battista o Giovan B. Per quanto riguarda i nomi femminili, ci sono le varianti Iolanda e Jolanda e anche Yolanda. Per il nome Anna Maria esiste la variante Annamaria e le versioni abbreviate Anna M. a A. Maria (ivi, 8-9). Il nome ha la funzione di un’etichetta, serve a identificare un individuo in sé, rispetto a tutti gli altri individui che formano la collettività. In questi giorni non associamo nessun significato a un nome di persona, ma molti anni fa, nel momento in cui è stato creato, il nome poteva essere significativo ed esprimere il significato linguistico del nome comune o dell’aggettivo da cui è derivato. Come esempi di questi si possono considerare i nomi del Medioevo: Amato, Fortunato, Fedele, Bruno, Primo, Secondo, Natale, Pasquale, Graziadio, Romeo, Rosario e molti altri (ivi, 129-130). 14
3.1.1 Sviluppo della forma del nome personale Da quando si è creata una prima forma della società (e allo stesso tempo è nato il linguaggio simbolico della umanità), esiste anche il nome di persona che è utilizzato attraverso tutte le nazioni e la popolazione dell’intero mondo. Dal tempo preistorico, naturalmente, non si è tramandata nessuna forma del nome proprio, ma da quando si sono preservati i primi documenti scritti, si hanno prove scritte sull’esistenza dei nomi di persona (con le loro caratteristiche extralinguistiche e semantiche, cioè culturali, religiose, sociali, ecc.); tra i primi sono i documenti della cultura egizia, accadica e sumerica (dal terzo millennio a.C.); quelli del popolo europeo, africano e asiatico risalgono al secondo e primo millennio a.C. Il sistema dei nomi personali in Italia risale agli ultimi anni dell’epoca imperiale: è il periodo di una crisi che ha causato lo sconvolgimento del classico sistema onomastico romano. In questa fase la tradizionale formula onomastica a tre elementi («formula trinomia») o a quattro elementi («formula quadrinomia») era usata dalle classi elevate e medie, e costituita da praenomen (il suo termine italiano corrispondente è il nome di persona), nomen (il quale corrisponde al cognome), cognomen (soprannome) e talvolta anche supernomen (un altro soprannome), come, per esempio, Marcus Tullius Cicero o Cnaeus Cornelius Scipio Africanus. Più tardi la formula trinomia viene sostituita da una «formula binomia», formata da due elementi − nomen e cognomen, (come Iulius Nepos) −, e infine dal nomen unicum. Questo tipo onomastico, connesso con il progresso del cristianesimo, può rappresentare sia il nomen, sia il cognomen, sia il supernomen. Proprio dal nome unico, dalla lingua latina, deriva poi il nuovo sistema nominale italiano e romanzo. Per la sua dimostrazione si possono dare come esempi i nomi cristiani e latini Antonio, Aurelio, Martino, Emilio, Sabino, Abbondato, Eugenio, Felice, Fortunato, Lorenzo, Stefano, Vittorio e Domenico (De Felice 1987, 152-153). 3.1.2 Tipologia onomastica dei nomi personali italiani De Felice ha proposto una tipologia dell’attuale elenco dei nomi personali italiani nel suo libro I nomi degli italiani, fondata sulle diversità e affinità delle motivazioni che determinano la scelta di un nome, sulla base di caratteristiche sociali, economiche, culturali, ideologiche, religiose e psicologiche. Questo repertorio dei nomi propri italiani + poi diviso in due categorie fondamentali: nomi religiosi e nomi laici (De Felice 1982, 156-161). 15
Per quanto riguarda i nomi religiosi, questi si suddividono in due sottogruppi: 1. Cristiani a. Agionimi b. Nomi di solennità, devozioni e culti particolari 2. Israelitici I nomi laici, poi, si dividono in sei sottocategorie: 3. Generici, non connotati 4. Augurali o/e gratulatori, affettivi ecc. 5. Classici greco-latini 6. Di ideologia politica e patriottica 7. Di autori e personaggi di opere letterarie e teatrali 8. Di «moda» onomastica Nomi religiosi cristiani I nomi cristiani che formano il primo sottogruppo dei nomi religiosi comprendono i nomi del cattolicesimo, sia romano-occidentale sia greco-ortodosso, e del protestantesimo. Nella categoria degli «agionimi» sono inclusi i nomi dei santi, dei beati e dei venerabili ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa cattolica e i nomi dei patroni e di chiunque altro abbia avuto un culto locale, anche se non ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. In questa categoria sono comprese anche quelle forme nominali che hanno alla base un agionimo ma che risultano: - alterate, derivate e composte da un agionimo, come, per esempio: i nomi maschili Renzo, Dino, Gianni e Sandra; i nomi femminili Elisa, Nella, Tina, Gina e Pierina e i composti, tra cui sono Giancarlo, Gianfranco, Maria Luisa e Maria Rosa; - come varianti formali di agionimi ufficiali, o prestiti e adattamenti di agionimi stranieri, come Fernando (variante di Ferdinando o adattamento dello spagnolo Fernández o del portoghese Fernándes). Un altro esempio è Benito (prestito dallo spagnolo e soprattutto ibero-americano Benito, corrispondente dell’italiano Benedetto); 16
- come estensione al femminile di agionimi maschili e, raramente, al maschile di agionimi femminili. Come esempio servono i nomi come Carla, Luigia, Giuseppa, Bruna e Adriana (ivi, 158-160). Alla categoria b del sottotipo 1 appartengono i nomi religiosi cristiani che hanno come oggetto di devozione un avvenimento, una manifestazione, un attributo dogmatico o cultuale di Gesù Cristo, della Madonna, di angeli e santi, cui corrisponde quasi sempre una festa. Per esempio, i nomi maschili Carmelo e Carmine si riferiscono alla Beata Vergine del Carmelo, Carmine è il nome che deriva dalla forma spagnola Carmen. Tra i nomi femminili ci sono Carmela, Concetta, Rosaria, Pasqualina e Carmen. (ivi, 160-161). Per quanto riguarda i nomi israelitici, ci sono raggruppati i nomi come Abramo, Adamo, Davide, Isacco e per i femminili Noemi, Rachele, Rebecca, Tamara (Marcato 2009, 43). Nomi laici Nomi laici costituiscono il secondo gruppo fondamentale che è articolato in sei sottotipi: - Nel sottotipo 3 sono raggruppati i nomi che non hanno una motivazione religiosa e non presentano alcuna particolare connotazione; a questo tipo appartiene, tra i nomi più frequenti, solo il maschile Enzo; - Il sottotipo 4 rappresenta i nomi che almeno al momento della loro insorgenza esprimono un augurio, un ringraziamento, un particolare affetto o sentimento, o anche proponimento, in rapporto al bambino così denominato; in questo sottotipo, tra i nomi più frequenti rientra solo uno femminile, Letizia (nei tempi passati, sia all’età romana che medioevale, si usavano spesso i nomi come Amato, Benvenuto, Desiderato, Fortunato, Diamante, Gioia e Stella); - Il sottotipo 5 comprende i nomi che rievocano personaggi e protagonisti di rilievo dell’antichità classica, soprattutto greco-latina, ripresi principalmente dalla storia politica e militare, dalla letteratura, dalla filosofia, dai miti e dalle leggende: sono nomi dell’epoca umanistica e rinascimentale, tra i più frequenti appartengono Cesare, Ettore, Remo, Livio, Iole e Clelia; - Nel sottotipo 6 rientrano i nomi che esprimono una particolare ideologia politica e patriotica del genitore o dei genitori, che così si assumono la responsabilità di 17
trasferire anche sui figli le conseguenze della propria testimonianza ideologica; la loro frequenza più alta era nell’Ottocento (nel clima risorgimentale e nella diffusione degli ideali di uguaglianza sociale e di libertà economica e politica) e poi nella prima metà del Novecento (le imprese coloniali in Africa, la prima guerra mondiale, il fascismo); ai nomi più frequenti appartiene solo Italo tra i maschili e Anita (il nome della leggendaria compagna di Garibaldi) e Italia tra i femminili; - Il sottotipo 7 include i nomi di autori oppure di personaggi tratti dalle opere letterarie, teatrali – maggiormente drammatiche e liriche –, e anche televisive o cinematografiche e dalla musica leggera: Attilio e Dante tra i maschili, Ornella, Edda, Norma, Elvira e Loredana tra i femminili. - Il sottotipo 8 comprende i nomi la cui scelta è stata definita dalla moda del momento, ossia da modelli esclusivamente onomastici e formali assunti, in determinati ambienti socio-culturali: frequente è solo il nome maschile Walter (corrispondente all’italiano Gualtiero), tra quelli femminili sono Marisa, Liliana, Wanda, Ivana e Nadia (De Felice 1982, 161-163). 3.2 Cognomi Il cognome è chiamato anche nome di famiglia, e il suo ruolo è di differenziare un individuo dagli altri attraverso l’indicazione dell’appartenenza a una famiglia, un gruppo familiare, un clan o alle altre comunità minori (a differenza del nome che individua la persona dalla collettività). Il nome s’impone scegliendo, al contrario il cognome è stato già fissato nella storia: Il cognome deriva da un processo di fissazione storica e viene poi assunto in base a specifiche norme di legge che riguardano la filiazione sia legittima sia naturale o altri istituti giuridici relativi al riconoscimento, l’adozione, l’affidamento, ecc. (…) Secondo l’attuale normativa sul cambiamento di cognome (e anche di nome, o di aggiunta di un altro nome o cognome), il cambiamento va richiesto con istanza al prefetto della provincia di residenza.4 4 MARCATO C., Cognomi [online]. 2010 Disponibile su: http://www.treccani.it/enciclopedia/cognomi_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/ [cit. il 10 marzo 10/3/2019]. 18
Su una legge che ha limitato l’attribuzione del cognome ha scritto Enzo Caffarelli nel suo libro Dimmi come ti chiami e ti dirò perché: Ormai pronta per l’approvazione in Parlamento, la nuova legge sui cognomi presenta come maggiore novità quella che prevede che i cognomi non potranno essere più lunghi di due sillabe (e di otto lettere). La decisione è stata presa in vista del risparmio di testi in ogni atto burocratico e in particolare per sveltire le procedure di informatizzazione e in Internet. Entro il 1°aprile 2005, a un anno da oggi, tutti i cognomi più lunghi verranno tagliati dalle anagrafi e limitati a due sillabe a scelta del cittadino. (…) (Caffarelli 2013, 64). Tutti i cognomi hanno le origini diverse e sono anche formati in modo diverso: alla base del cognome può essere il nome personale (come nel caso di Martino o Martini), un soprannome (così il Rosso ha formato Rosso e Russo), può derivare dall’indicazione del paese o della città (come Spagnolo, Lombardi o Montanari), oppure del mestiere e della professione (Cavalieri, Giudici e Monaco) (De Felice 1987, 159-160) 3.3 Soprannomi I soprannomi sono un’altra categoria dell’antroponimia, ma la loro funzione non consiste nel distinguere gli individui, ma nel caratterizzarli presentando le loro qualità frequentemente nel senso ironico, satirico, scherzoso e polemico (e più spesso negativo). Marcato caratterizza i soprannomi in questo modo: Soprannome è parola composta di sopra e nome e richiama supranomen del latino medievale (attestato a Siena nel 994), il latino tardo supernominare, il latino supernomen che designava un elemento aggiunto (detto anche signum, agnome) ai tre elementi che formavano il sistema onomastico latino (praenomen, nomen o gentilizio, cognomen). Il termine soprannome è documentato già nell’italiano antico con le varianti grafiche come sopranome, sovranome, sopra a nome, sopra nome e altre (...) (Marcato 2009, 89). Il soprannome non deve necessariamente riferirsi solo a un individuo, ma può anche esprimere l’appartenenza a un ramo di famiglia, come nel caso di Prato di Pòntori in Liguria dove quasi tutte le persone sono chiamate Garibaldi. Gli abitanti, se parlano con una persona non conosciuta, si presentano con il nome e il cognome (Vittorio Garibaldi), ma se parlano tra loro si presentano con il nome di battesimo in dialetto, il soprannome familiare e quello personale: così Vittorio Garibaldi è detto Vitòrio d’i Buscètti o semplicemente Lungu (la situazione è stata descritta da Massimo Angelini e riportata nel libro di Marcato) (ivi, 90). 19
I soprannomi, sulla base delle loro qualità, possono essere divisi in tre tipi: 1. Il primo gruppo è costituito dai soprannomi che hanno relazione a caratteristiche fisiche; tra questi sono, per esempio Magrò e Grasso, Bello e Brutto, Faccia d’angelo, Capone e Caputo, Moro con Moretto e Morino, Nasone e Nasuto, Bocca e Boccacia; 2. Per quanto riguarda il secondo tipo, ci sono compresi i soprannomi che sono collegati con le caratteristiche intellettuali e morali, culturali e sociali, come Furbo e Astuto, Migliore, Ardito, Matto, Villano e Rustico, Bastardo; 3. Al terzo gruppo, il più esteso per quanto riguarda la produzione dei nomi e dei cognomi, appartengono i soprannomi relazionati con gli atti, i comportamenti e gli avvenimenti singoli, occasionali (come Scarso e Svelto, Re e Regina); i soprannomi che si riferiscono agli animali (Cane e Cagna, Gatto e Gatta, Gallo, Lupo e Lupa, Volpe); quelli con la forma raddoppiata (Parìaparla), composta (Basadonna e Basamonaca, Cattabriga, Pelagalli, Scannacani e Pelagatti) e formata con Caca-, Mala- o Pappa- (Cacadenari, Cacapece, Malerba, Malalingua, Malasorte, Malatesta, Pappacena, Pappacoda, Pappalardo e Pappasugna) (De Felice 1987, 162-163). 20
4 Toponomastica La toponomastica (anche toponimia) è una disciplina di onomastica che studia i nomi propri di luogo (toponimi). Attualmente, la terminologia differenzia la toponimia che si occupa della documentazione dei nomi geografici dalla toponomastica che si occupa del loro studio. Emidio de Felice propone la definizione della toponomastica e la sua distinzione: La toponomastica (…) è il settore delle scienze onomastiche che studia i nomi di luogo (…) che possono essere ripartiti, con un confine tuttavia non sempre assoluto e netto, in due categorie fondamentali. La prima è costituita dai nomi di elementi geografici naturali, come continenti, isole e penisole, montagne e rilievi, pianure e altre forme del terreno, oceani e mari, golfi o baie e stretti, laghi e fiumi e altri specchi o corsi d’acqua. La seconda categoria comprende i nomi di elementi e strutture che comportano, in misura e in forme diverse, la presenza determinante e l’intervento dell’uomo: Stati e regioni storiche, città e paesi, abitati minori o isolati, grandi strade di comunicazione, vie e piazze e altri elementi urbani, ponti e viadotti, gallerie e trafori, canali e bacini artificiali, pozzi e cisterne, porti e approdi, costruzioni agricolo-pastorali, artigianali e industriali (…) (De Felice 1987, 164). Tra le caratteristiche principali dei toponimi e della toponomastica è la quantità immensa dei nomi geografici che esistono in tutto il mondo; non solo sulla Terra ma anche nell’universo dove i toponimi si usano per denominare i corpi celesti e le entità spaziali. Un’altra caratteristica è la conservazione dei nomi di luogo, più specificamente, del rapporto tra segno denominante e luogo denominato, per un tempo molto lungo − questa caratteristica vale principalmente per i nomi di elementi geografici naturali. Come un esempio si può citare il toponimo Capo d’Orso: una roccia in Sardegna che per la sua assomiglianza all’orso era chiamata così già nell’epoca romana e greca, e che mantiene lo stesso nome fino a oggi. L’ultima caratteristica è la denominazione dello stesso luogo con due o più nomi. Le ragioni perché i luoghi hanno doppia denominazione sono linguistiche: per esempio, in un luogo si parlano due o più lingue o registri linguistici (così, la Provincia autonoma di Bolzano è ufficialmente chiamata in italiano Bolzano, ma esiste anche il suo nome di origine tedesca Bozen), oppure in una città, oltre alla lingua ufficiale, si parla anche un dialetto (questo è il caso di Cagliari che in dialetto cagliaritano si chiama anche Casteddu o Casteddu Manna), o, in casi meno frequenti, esistono più denominazioni locali per un posto costiero: una usata dai suoi abitanti e un’altra dai marinari e pescatori (in Sardegna i marinari hanno chiamato un posto Cala Bona o Cala Falsa per le sue 21
caratteristiche dal punto di vista di chi naviga e Cala Capra dal punto di vista di chi abita sulla terra) (De Felice 1987, 165-167). 4.1 Tipologia di toponimi I toponimi prendono origine già nell’antichità; alla loro base potevano essere elementi collegati con la colonizzazione, l’insediamento delle persone in un certo luogo. Così i nuovi abitanti potevano chiamare un posto secondo una persona, un santo, ecc. La denominazione di un luogo poteva essere anche ispirata ai fattori della natura (le forme del terreno), agli animali, alle piante o ai corsi d’acqua. I toponimi si possono classificare a seconda della loro etimologia: in questo gruppo appartengono gli zootoponimi (i toponimi formati dagli nomi di animali), come le isole Capraia e Caprera che hanno preso il nome della capra; i fitotoponimi (i nomi geografici che hanno relazione con la flora, come ad esempio il toponimo Loreto, nella regione di Ancona, prende l’origine dal latino laurus che significa ‘alloro’); gli antrotoponimi, la cui provenienza è del nome personale, cognome o soprannome (per esempio il toponimo Pampaluna deriva dal nome geografico Pamplona, in Spagna, attraverso l’antico nome personale Pampelune, d’origine francese); e, tra l’altro, gli agiotoponimi (i nomi geografici derivati dal nome di un santo come il toponimo Santa Maria, il quale proviene dalla Madonna) (Marcato 2009, 155-174). Un altro gruppo di toponimi si forma dai nomi geografici, la cui funzione è quella di determinazione: ci appartengono i geotoponimi (i nomi di luogo ispirati alle caratteristiche e le qualità del terreno) tra le quali è, per esempio, Monna, diffuso in area laziale, derivato dall’aggettivo latino mundus (il suo significato è ‘pulito’ che si riferisce ai rilievi spogli, privi di vegetazione); gli idronimi, i nomi propri di un corso d’acqua (nell’antichità i fiumi rappresentavano i confini e così è stato originato il nome Fino, derivato dal latino finis, il cui significato è ‘confine’); gli oronimi (i nomi geografici delle montagne e delle catene montuose come, ad esempio, l’oronimo Rosa – il nome di un monte – che non deriva dall’omonimo fiore, ma dalla denominazione reuse (di origine prelatina) con il significato di ‘ghiacciaio’; toponimi urbani (i nomi derivati da nomi comuni tipo villa, castello, pago ecc. (p. e. Pago del Vallo di Lauro, Villarbasse); gli odonimi che sono le denominazioni delle strade e delle zone in una città (p. e. Ghetto è il nome del quartiere di Venezia che deriva dalla denominazione del luogo dove prima dovevano risiedere gli ebrei); e infine i neotoponimi, ‘nuovi insediamenti di centri già esistenti, nuove lottizzazioni soggette a urbanizzazione, e comporta denominazioni di quartieri, 22
di strade e piazze’ (tra i neotoponimi appartiene, ad esempio, Lignano Pineta: il nome di questo centro balneare è stato italianizzato − da Ponta de Ligna é diventato Lignano e la Pigneda ha dato origine a Pineta) (ivi, 155-189). 23
5 Analisi dei nomi Questa parte tratta dell’analisi dei nomi più diffusi e popolari in Italia (sulla base di diversi dati). Lo scopo di base è di spiegare l’origine, l’etimologia e la formazione dei venti nomi maschili e femminili più popolari negli anni 2000 e 2017, scelti in base ai dati statistici, e consecutivamente di stabilire se la loro lista cambia e quale è la loro origine prevalente, quindi , se sono piuttosto di origine italiana o straniera. Prima di tutto analizzo i nomi italiani secondo la loro diffusione: per l’analisi ho preso venti nomi maschili e lo stesso numero dei nomi femminili dalla Classifica dei top 100 nomi più diffusi in Italia, presenti sulla pagina web www.paginainizio.com. Innanzitutto mi occupo dell’etimologia e della caratteristica dei nomi: esamino la lingua della loro origine, poi la base dalla quale i nomi si sono formati, le loro componenti, e anche il significato che è collegato con lo sviluppo storico dei nomi. Questa parte tratta anche della creazione delle sue varianti ipocoristiche (vezzeggiative e diminutive), alterate e composte. Sono fornite le informazioni sulle forme per il genere opposto e, dove applicabile, se il nome è ambigenere e se la sua base ha contribuito alla creazione dei cognomi, toponimi o nomi comuni. Infine, elenco le regioni nelle quali i nomi sono più popolari e diffusi5. Per l’analisi dei nomi consulto i seguenti libri: I nomi degli italiani di E. De Felice; Dimmi come ti chiami e ti dirò perché di E. Caffarelli; Nomi di persona, nomi di luogo di C. Marcato; Nomi e cognomi. Saggio di ricerche etimologiche e storiche di A. Bongioanni; Onomastica Maremmana di F. Galgani e uno ceco, Jak se bude vaše dítě jmenovat? di M. Knappová, dal quale ho trovato le informazioni sulle varianti dei nomi nelle lingue straniere. Nella seconda parte mi occupo dell’analisi dei venti nomi maschili e lo stesso numero dei nomi femminili più popolari in Italia nel 2017 (ho scelto quest’anno perché i dati più attuali sono proprio di questo periodo). Per l’analisi utilizzo i dati statistici dell’ISTAT dove sono comprese le informazioni sulla nascita dei bambini in diversi anni. Di seguito confronto i nomi popolari maschili e femminili del 2017 con quelli del 2000 per trovare quali nomi, dopo diciassette anni, sono rimasti sempre favoriti (ho deciso di confrontare i dati con il 2000 perché da quest’anno si espande l’Internet e l’industria dei film che appoggiano la diffusione dei nomi). 5 Mappe dei Nomi Italiani [online]. Disponibile su: https://www.nomix.it/mappe-dei-nomi-21/3/2019]. 24
5.1 Analisi dei nomi più diffusi in Italia Questo capitolo che principalmente tratta dell’analisi dell’etimologia e della formazione dei nomi è diviso in due parti: nella prima sono compresi i venti nomi maschili più diffusi in Italia, nella seconda lo stesso numero di quelli femminili. L’informazione sulla diffusione dei nomi è presa dalla pagina www.paginainizio.com.6 5.1.1 Nomi maschili Andrea Andrea è uno dei nomi ambigeneri che deriva dal greco Andreas: questo può provenire sia da andreia ‘forza’, sia, come forma ipocoristica, dai nomi Androclo, Androgeo e Andronico (la loro base è aner, andros, con il senso di ‘uomo; di genere maschile’). Con la denominazione erano chiamati molti santi, come l’apostolo Sant’Andrea. Enzo Caffarelli associa la diffusione del nome con il film Lo chiameremo Andrea: ‘Nel 1972 uscì uno degli ultimi film diretti da Vittorio De Sica, interpretato da Nino Manfredi e Mariangela Melato. I giornali meno avvertiti hanno scritto per anni che fu quel titolo, Lo chiameremo Andrea, a far nascere la moda del nome Andrea’ (Caffarelli 2013, 38). Andrea appartiene tra i nomi diffusissimi in tutto il mondo. In Italia, la denominazione è prevalentemente maschile, mentre, per esempio in Germania, la forma maschile è Andreas, e Andrea è la forma femminile. Le forme straniere sono, ad esempio, André, tipico per la Francia, Andreas, per la Grecia, Andrej per la Russia, Ondřej per la Repubblica Ceca e Antti per la Finlandia. Andrea fa parte anche dei diversi cognomi, come Andrione e Andruetti. La sua diffusione in Italia è grandissima e le regioni con il numero più grande delle persone chiamate così sono Lombardia, Emilia e Toscana. 6 Top 100 Italia – Classifica dei Nomi più diffusi in Italia [online]. Disponibile su: https://www.paginainizio.com/nomi/nomidiffusi.php [cit. 20/2/2019]. 25
Luca Ci sono due versioni della provenienza del nome: Luca può essere originato dal latino Lucius, Lucia con il significato di ‘lucente’, oppure può provenire dal greco Lukas (la variante ipocoristica di Lukanos), in latino Lucas o Luca. Il più conosciuto portatore di questo nome cristiano era l’evangelista e il dottore San Luca. Lucarello è la variante vezzeggiativa dello stesso nome. I cognomi derivati dal nome sono, per esempio, Lucarelli, Lucchelli e Lucchitta. Le forme straniere del nome sono, per esempio, Lukáš (per la Repubblica Ceca), Lucas (per la Spagna) e Lukan (per la Bulgaria). Luca è il nome particolarmente diffuso nelle regioni di Lombardia, Veneto e Toscana. Marco Marco deriva dal nome del dio della guerra Mars, Martis (Marte), creato grazie alla sincopa dalla forma Marticus, e il suo significato principale è di ‘consacrato a Marte’. Il nome è compreso nel Nuovo Testamento e tra i santi dello stesso nome è, per esempio, il patrono di Venezia, San Marco. La variante femminile del nome è Marca, il diminutivo di Marco è Marchino. Tra le varianti straniere del nome ci sono Marek (ceca), Marc (francese), Mark (russa) e Markus (danese). Il numero più grande delle persone così denominate è nelle regioni di Lombardia, Lazio e Emilia-Romagna. Francesco Questo nome della tradizione franca non è solo un agionimo che si riferisce al religioso Francesco d’Assisi, ma anche uno dei nuovi nomi ‘volgari’ che specificano le condizioni sociali ed etniche − così con francesco, nel Medioevo, si riferivano a tutto ciò che era francese. Il nome ha la sua variante femminile: Francesca (vedi la voce Francesca). 26
L’allocutivo e il vocativo del nome, usato soprattutto nell’area centro-meridionale, è France’. Francesco, il nome di battesimo, si può collegare con la preposizione di, da e formare il cognome che esprime un tipo di relazione come il patronimico o il matronimico: Di Francesco. Il nome ha le sue forme vezzeggiative: Cecco, Cesco, Checco, Chicco, Cicco, Ciccio ecc. Esistono molte antiche varianti del nome che non si usano più: Franzelinus de Caponibus (di origine toscano), Franza (lombardo) e Franscini (ticinese). Le sue varianti straniere sono, per esempio, František (ceca), François (francese), Frans (svedese) e Francisco (spagnola). Il nome è presente anche nei vari composti, tra i quali uno è di origine fiorentina, Frescobaldi. Il nome è particolarmente diffuso in Sicilia, Campania e Lombardia. Matteo Matteo è un nome di tradizione cristiana, di origine ebraica. La denominazione proviene dall’abbreviazione Matya del nome Matithyah: il nome è composto, come altri nomi ebraici, da due elementi Matath e Yah con il senso di ‘dono di Dio’. Con il nome Matteo erano chiamati i santi San Matteo Evangelista e l’omonimo apostolo. Un’altra variante del nome è Mattia (vedi la voce Mattia) e tra i cognomi, formati con questo nome, sono Mattioni, Mattioli e Mattiussi. Le forme straniere del nome sono Matěj per la Repubblica Ceca, Matthíás per la Grecia, Matthias per la Francia e Mateo per la Spagna. Le regioni con il numero più grande delle persone che portano questo nome sono Puglia, Lombardia e Sicilia. 27
Alessandro Il nome Alessandro, con la sua forma femminile Alessandra (vedi la voce Alessandra), deriva da Alexandros (‘protettore’) dalla lingua greca. Il nome era comunemente usato nell’era medioevale: lo portavano i santi come il papa Sant’Alessandro. Uno dei portatori più famosi del nome era il re Alessandro Magno di Macedonia. Il nome ha molte versioni nelle lingue straniere, per esempio Alexandr (ceca), Alexander (inglese), Alejandro (spagnola) e Aleksandr (russa). Alessandro è un nome usato soprattutto in Lombardia, Lazio e Toscana. Davide Davide, il nome ebraico diventato importante per la tradizione cristiana, deriva dall’ebraico Dawid (o Dawidh) e il suo significato è ‘amato da Dio’. Nell’Antico Testamento il nome appartiene al re d’Israele cha ha sconfitto il gigante Golia. Tra le altre varianti straniere di Davide è David (usato in Spagna, Russia, Francia, Portogallo, Olanda e anche nella Repubblica Ceca). La sua forma ipocoristica è Davino (forma sincopata di Davidino). Davide ha anche la sua variante femminile: Davida. Tra i cognomi che derivano dal nome ci sono Davit e Da Vit. Il nome è diffuso soprattutto nella regione di Lombardia, poi anche in Emilia-Romagna e nel Piemonte. Simone L’origine del nome è ebraica, dove aveva la forma Shimeon, che deriva dalla parola shama che significa ‘ascoltare’. Da questo nome deriva la forma greca Simon, Simonis che s’incrocia con il significato del nome comune símos ‘che ha il naso camuso’, diventato poi nome personale Simon. Simone, contenuto nel Nuovo Testamento, era un nome santo, con il quale erano chiamati, ad esempio, due sommi sacerdoti che hanno vissuto nel terzo e secondo secolo a.C.: Simone il Giusto e Simone Maccabeo. 28
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