Nuove tendenze da seguire. Intervista a Giorgio Taverniti.
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Google, Social Media e Community: le nuove tendenze da seguire. Intervista a Giorgio Taverniti. Il blog di Giorgio Taverniti è stato il primo che ho letto nel lontano 2009 e uno dei motivi per i quali ho iniziato ad appassionarmi al mondo digitale. L’accesso libero alle informazioni, la condivisione di idee all’interno delle community come GT, la democratizzazione del sapere, l’annullamento di barriere fisiche e mentali, il cambiamento dentro il cambiamento, adrenalina pura. Sono passati più di 10 anni e l’evoluzione che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ancora oggi, è da brividi. Ci troviamo in un moto perpetuo grazie alla tecnologia che non smette mai di stupirci, all’innovazione dei sistemi, dei processi, delle aziende e delle persone. La trasformazione digitale di cui sente parlare tanto, soprattutto dopo il Covid-19, è nel nostro DNA ma non tutti sanno riconoscerlo. Tutti tranne Giorgio Taverniti che dopo più di 10 anni è ancora qui con noi, per parlare proprio di tendenze del mondo digitale su tre grandi temi che fanno parte del suo DNA: ■ Google ■ Social Media ■ Community Scopri il nuovo numero: Remote life A distanza da un anno dal primo lockdown, siamo ancora qui a confrontarci con chiusure più o meno generalizzate e con abitudini di vita e di lavoro che fatichiamo ancora a fare nostre. Ecco i nostri suggerimenti per la vostra remote life. Ciao Giorgio, ti conosciamo tutti per esser stato il first mover italiano della SEO, uno dei primi a parlarne nel 2004, sei stato il fondatore della GT community quando nessuno sapeva cosa volesse dire far parte di una “comunità digitale”, oggi continui ad essere un punto di riferimento per il mondo Google e quindi la domanda è d’obbligo: “Quali saranno i trend dei contenuti su Google?” Ciao Ilaria, grazie mille! Mamma mia, sono passati così tanti anni e mi fa piacere essere ancora qui a raccontare a tutti di Google. Secondo me i prossimi trend saranno le Web Stories, i Video Corti e gli Audio. Oggi vediamo Google molto forte nel capire anche i momenti nei video tramite l’intelligenza artificiale, ma c’è davvero tanto spazio da prendere con le Web Stories: il formato non mi piace, ma Google lo sta spingendo tanto. Ci sono anche vari sistemi per crearle facilmente e uno è proprio di Google. Ci sarà un motivo no? A me non convincono perché per capire la qualità Google dovrebbe usare le interazioni. Ma qui le interazioni non stabiliscono la Qualità, ma l’intrattenimento. Solo che l’intrattenimento non è l’unico scopo del contenuto e siccome la qualità si misura tramite lo scopo c’è qualcosa che non mi torna.
Google Discover e Google Search sono due facce della stessa medaglia, qual è la differenza e come pensi evolveranno nei prossimi anni? Dal mio punto di vista l’evoluzione di Discover è quella di andare sempre più a offrirti i contenuti per te: vedremo più Video, più Web Stories, più Prodotti da Google Shopping. Avremo anche gallerie di immagini. È un feed senza che ci siano i nostri amici. L’evoluzione più forte però è Google Maps: sta diventando un social vero e proprio con tanto di post e articoli di recensione. Google Maps mi stimola un’associazione immediata: commercio di prossimità, turismo, ospitalità, attività locali. Puoi dare due consigli agli imprenditori che oggi in questi settori e ambiti sono in grande difficoltà? Ad oggi sicuramente non si può prescindere da avere una scheda sempre aggiornata con tutte le informazioni necessarie. Ma anche dall’attività di creazione dei Post che poi finiscono sia dentro i risultati di ricerca di Google che dentro l’app di Google Maps. Per questo motivo ci sono 3 attività che ritengo necessarie: ■ Strutturare bene le comunicazioni con i post ■ Investire nelle PR (public relation) perché gli articoli sulle strutture sono visibili all’interno di Google Maps ■ Le recensioni: aumentare la visibilità significa ricevere costantemente recensioni, essendo oggi Google Maps un feed, finiscono quelle dell’ultimo periodo. Abbiamo parlato del mondo Google, ma non dimentichiamo che i Social Media sono radicati nella nostra società, tu che sei iscritto a YouTube dal 2006 lo sai bene, raccontaci i trend che vedi arrivare. Attualmente i trend che vedo arrivare sono gli Shorts, la vendita dei prodotti con il tag del prodotto associato dai Creator, le vendite in live e l’aumento delle possibilità di monetizzazione. Ma vedo anche la crescita di piattaforme per cose specifiche: Twitch per le Live, TikTok per tante cose, Tipeee per il sostegno ai Creator. Come si collocano i trend che hai individuato tra Google e Social Media in quello che è il contesto delle aziende italiane del 2021? Sicuramente tocca la consulenza: più ragazzi e ragazze entreranno nei team per supportare la consulenza sui nuovi ambienti sociali, più public relation, più dimensione audio nei social. Le aziende piccole andranno in overload di informazioni. Quindi c’è chi dovrà fare poco e bene e chi tenterà di essere ovunque. Grazie Giorgio per averci offerto una nuova prospettiva. Adesso quali saranno i tuoi prossimi progetti e dove ti vedremo? Sicuramente su Connect.gt e poi sto decidendo se la mia newsletter https://giorgiotaverniti.substack.com/ spostarla su Ghost CMS andando a metterla su giorgiotaverniti.it
Non so se lo conosci, ma è un gestionale per blog, newsletter, blogletter davvero favoloso! Puoi approfondire Ghost CMS in due caratteristiche per te innovative o che semplificano la user experience? Ghost CMS ha due caratteristiche importanti: velocità e semplicità. È molto più facile una volta installato (l’installazione invece è più complessa), ed è molto molto veloce. L’esperienza d’uso è piacevole. Non devi aspettare per caricare, non ha miliardi di cose da gestire. E poi, la parte per me più interessante: la membership con newsletter integrata. Sono il futuro e tutte queste cose sono già lì, presenti. A farlo con altri CMS diventa tutto molto più complesso, lento, ma specialmente…non sono orientati a questo. Vuol dire, per chi segue Internet, che Ghost evolverà in questa direzione e gli altri no. Per chi crea contenuti, è un punto di partenza importante. Giorgio Taverniti ha fondato insieme a Cosmano Lombardo e Andrea Pernici, Search On Media Group, per la quale fa il Community Manager gestendo Connect.gt: una delle community più attive in Italia dedicata al Web Marketing, SEO e Social Network. Si occupa di divulgazione e formazione: dall’attività quotidiana attraverso il forum e i social network alla videorubrica FastForward, dall’insegnamento nelle varie Università Italiane (Master in Web Technology all’Aquila, IULM, Master in Fundraising) al libro SEO Power per Hoepli. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della
comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter La musica del 2020: Spotify Wrapped e la classifica dei brani più ascoltati dagli utenti Forse è stato uno di quegli anni che vorremmo dimenticare in fretta, eppure non credo che sarà così facile da buttarsi alle spalle, quello che invece ricorderemo a lungo, soprattutto per la carica emozionale, il sostegno e la compagnia, sarà sicuramente la musica ascoltata in questo 2020 che sta quasi volgendo al termine. A supportarci in questo sforzo mnemonico e tirare le somme del nostro personalissimo anno in musica, in questi giorni giunge in nostro aiuto Spotify Wrapped, il tool della piattaforma streaming Spotify, attivo già da un paio d’anni. Una profilazione precisa, puntuale e personalizzata sui gusti musicali degli utenti mondiali, fruibile da tutti gratuitamente e condivisibile sui social. Una targetizzazione significativa sotto l’aspetto del marketing, perché conoscere le tendenze ed i gusti degli utenti permette di offrire prodotti sempre più personalizzati, indirizzando il mercato della discografia mondiale ad assecondare queste tendenze. Risulta anche rilevante la possibilità di permettere agli utenti di condividere i propri risultati sui Social network in un mondo sempre più interconnesso, non facendo altro che aumentare la popolarità della piattaforma, ma anche del brand degli artisti più gettonati. Insomma, una sorta di rimpiattino mediatico che ha lo scopo di aumentare gli utenti che utilizzano l’applicazione, siano essi ascoltatori, artisti o podcaster. 320 milioni di utenti in tutto il mondo che, grazie a Spotify Wrapped, hanno potuto conoscere un’analisi approfondita dei propri gusti musicali, sapere quante ore hanno ascoltato musica durante l’anno, che generi e che artisti hanno preferito, qual è stata la canzone più ascoltata nel corso dell’anno insieme alla classifica delle canzoni del cuore, e molto altro, con quiz interattivi e
divertenti per mettersi alla prova sui propri gusti musicali. Sicuri di saper riconoscere quale canzone sia stata la colonna sonora del vostro 2020? Quanti e quali generi musicali avete preferito? Avete cavalcato le hit del momento o siete stati nostalgici, perdendovi tra i brani del passato? Avete scoperto nuovi artisti e nuovi generi? Noi abbiamo provato a rispondere a queste domande e vi assicuriamo che il risultato è stato tutt’altro che scontato, poi lo abbiamo condiviso sui social, scoprendo con stupore che qualche amico aveva già colto quelle nostre tendenze che, presi da troppo streaming, avevamo trascurato o non riconosciuto a noi stessi. Del resto, il boom di condivisioni e la positività con cui è stata accolta la notizia del lancio di Spotify Wrapped, lo scorso 2 dicembre, ci lascia pensare che in fondo non sia la solita app e ci piace immaginare che possa essere un modo come un altro per conoscersi meglio, partendo da quell’aspetto più intimo, la musica che abbiamo sentito l’esigenza di ascoltare, per arrivare infine a fare un bilancio dell’anno al netto di quello che ci circonda, soffermandoci su un particolare aspetto interiore. Pensieri forse troppo filosofici per un banale tool, eppure preferiamo pensare che la tecnologia non serva soltanto a distrarci ed intrattenerci, ma ci aiuti ad essere persone più complete. Insieme a Spotify Wrapped, come consuetudine, Spotify ha reso noto le classifiche dei brani più ascoltati nel 2020, così ci siamo chiesti se si possa riassumere quest’anno partendo proprio da quello che hanno preferito i 320 milioni di utenti della piattaforma di streaming musicale più utilizzata al
mondo. Le classifiche hanno delineato un anno in cui abbiamo cercato il ritmo e prediletto le rime nel linguaggio semplice del rap, come quasi a voler scandire la lentezza del tempo che sembrava non passare mai, chiusi in casa e con i rapporti sociali ridotti ai minimi termini, mentre abbiamo preferito e riascoltato la musica dei mitici anni ’80, forse desiderosi degli antichi fasti di un tempo di prosperità e spensieratezza. A livello globale spopola il rapper portoricano Bad Bunny, superando 8,3 miliardi di stream, ed anche in Italia è il rap il genere più amato, con Tha Supreme al primo posto, seguito da Sfera Ebbasta, Marracash, Gue Pequeno e Geolier, mentre Mediterranea di Irama e Good Times di Ghali sono le canzoni più ascoltate. Cosa ci riserverà il prossimo anno musicale? Quale canzone ci appassionerà? È ancora presto per dirlo, ma siamo sicuri che, come ogni anno, Spotify riuscirà a carpirne ed anticiparne le tendenze; noi intanto ci auguriamo, e vi auguriamo, che lo streaming non sia il solo modo di fruire la musica, auspicando di poterci buttare alle spalle il distanziamento sociale ed il conseguente isolamento, così da ritornare ad ascoltare la musica dal vivo. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
Iscriviti alla newsletter Lo street food sposa il marketing per rinnovare la tipicità Cibo spazzatura, comodo, ricercato o semplicemente venduto bene? Noi italiani di cibo ce ne intendiamo, ma nell’ultimo periodo inventare nuovi contesti alimentari sembra una necessità. Dilagano le specializzazioni: la tipicità, le sigle del DOP, DOC e affini, i presidi slow food, le botteghe del gusto, i percorsi enogastronomici. C’è stato il filone dell’etnico, partito con il messicano, approdato nel sushi e ora sembra che siano le hamburgherie la nuova frontiera del fashion. E dopo il cosa trovarsi nel piatto, arriva il momento di capire il come. Fast food che vogliono essere sempre più accoglienti e quindi meno veloci? Oppure locali All you can eat che sostituiscono o si affiancano alla nostra tradizione di Menu fisso pranzo di lavoro 10 euro? Infine si alternano i fanatici del bio e del salutare con i maniaci delle offerte da primo prezzo incuranti della qualità. Dietro a ognuna di queste situazioni si cela un’esperienza, una concezione che l’idea di mangiare si porta dentro. Il lungo pasto in famiglia la domenica, lascia il posto a qualcosa di veloce in solitaria. La tovaglia e i piatti carichi diventano finger food sui vassoi. Con tanti programmi di cucina si diffondono i foodies, che si interessano al cibo fingendosi o diventando dei gourmet di alimenti strani o stellati. Cosa cerca il consumatore nel cibo? E cosa offre il marketing per andare incontro alle esigenze del cliente? Intanto la prima azione di marketing è stata quella di trasformare il cibo in food. In quest’epoca di non-lingua tradurre una parola significa trasporre un nuovo concetto. Se il cibo è per nutrirsi, il food è esperienza e stile di vita. Anche le pietanze servite hanno un packaging e una pubblicità che, ben prima dell’acquisto del prodotto, devono essere accattivanti. Le regole d’oro del marketing valgono anche per i baracchini dello street food. Per il place è fondamentale scegliere di delocalizzare: lo stesso cibo, fuori dal contesto e dal
luogo di origine, è ciò che serve per il successo. Il prodotto poi deve essere desiderabile e innovativo, non nei componenti, ma svecchiato nelle modalità di presentazione o di consumo. Il prezzo determina il posizionamento e se voglio creare un brand di successo bisogne far pagare la qualità che il cliente si aspetta. Per la promozione l’ideale sarebbe riuscire a inventarsi un marchio che sappia trainare e creare moda. Uno stile unico e inatteso, decontestualizzato e reso modaliolo. Perché, almeno in Italia, lo street food è una moda, non una necessità. Eccentricità, tipicità e focalizzazione: queste le caratteristiche per sfondare. Dai chioschi a forma di limone per proporre cocktail e granite, all’idea francese di enormi bignè ambulanti per offrire alta pasticceria d’autore, l’eccesso risulta per alcuni una chiave distintiva. Se negli USA i food truck più apprezzati puntano alla salubrità con tanto di rating da A a F, in Italia spopolano quelli che portano la tipicità in ogni dove. Il giro d’affari aumenta e anche l’indotto, in primis di chi allestisce i veicoli, ha una crescita a 2 cifre. I costi variano dai 20.000 ai 40.000 euro per ogni mezzo e, burocrazia a parte, è facile iniziare. L’idea in più, CAPEGGIATA dal comune di Milano, è di puntare a mezzi a basso impatto ambientale, per ridurre costi ed emissioni. Le prossime tendenze che arrivano dagli States sono le Urban Oasis con frutteti e giardini pensili sui grattacieli per avere prodotti freschi e a Km zero. E dentro le stazioni ci sono Urbanspace Vanderbilt simili a temporary store con bancarelle di street food e spazi comuni, tavoli per mangiare insieme mentre altre aziende specializzate si occupano di gestire il marketing per lasciare ai cuochi tutto il tempo per creare nuove ricette.
Puoi anche leggere