Materiale per gli/le insegnanti - linee guida per l'uso Caterina Primi Francesca Chiesi - Noi Siamo Pari
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1 Materiale per gli/le insegnanti linee guida per l’uso Caterina Primi Francesca Chiesi Maria Anna Donati Neurofarba – Sezione di Psicologia Università di Firenze
2 INDICE PREMESSA 3 MATERIALE DIDATTICO 8 ATTIVITA’ 12 TEMA = VIOLENZA VERSO LE DONNE 13 Video = “Odio mentire” 13 Video = “Basta scuse” 15 TEMA = IL RUOLO DELLA DONNA IN AMBITO FAMILIARE 19 Video = “Donna oggetto” 19 Video = “Lo strappo” 21 TEMA = IL RUOLO DELLA DONNA IN AMBITO PROFESSIONALE 23 Video = “La favola di Eva” 23 Video = “Ciò che non pensavi” 26 APPROFONDIMENTI 29 APPROFONDIMENTO n.1 30 APPROFONDIMENTO n.2 35 APPROFONDIMENTO n.3 38 APPROFONDIMENTO n.4 47 ALLEGATI 54
3 PREMESSA E’ ormai condiviso che la violenza verso le donne rappresenta la summa estrema del fenomeno della disuguaglianza di genere (Convenzione di Istanbul, 20131), in quanto i diritti fondamentali della persona – diritto alla vita, all’integrità fisica e psichica, alla salute, alla dignità e alla libertà – vengono negati alla donna. La violenza nelle sue varie forme colpisce donne di ogni classe sociale, gruppo etnico, età, religione, credo politico e nazionalità. In Italia oltre 6.788.000 donne (31,5% della popolazione) tra i 16 e i 70 hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, le cui forme più gravi (stupri o violenze fisiche) sono esercitate da partner, parenti o amici. Come riporta l’ultimo rapporto Istat (giugno 2015) soltanto il 35,4% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita ritiene di essere vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto. Inoltre va considerato che gli atti di violenza in ambito familiare presentano alti tassi di non denuncia poiché maggiore è il legame tra vittima e offensore e maggiore è la difficoltà a denunciare2. Da queste recenti statistiche sugli atti di violenza verso le donne in Italia emerge l’urgenza di considerare il tema una questione di interesse pubblico e di concentrare gli sforzi di prevenzione e di educazione proprio sulle fasce più giovanili della popolazione. 1 http://www.pariopportunita.gov.it/index.php/primo-piano/2378-violenza-sulle-donne-la- convenzione-di-istanbul-e-legge 2 http://www.istat.it/it/archivio/161716
4 Il punto di partenza è dunque il riconoscimento della violenza come la negazione dei diritti, che implica, quindi, una discriminazione verso le donne. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)3 non esiste un paese al mondo dove le donne non siano discriminate. In altre parole può essere riscontrata una disuguaglianza più o meno marcata nelle condizioni di vita, come ad esempio il lavoro, nella possibilità di accedere alle cariche pubbliche, e nella tutela da parte della legge. Per quanto riguarda l’Italia, la nostra Costituzione4 riconosce pari dignità sociale e professionale a tutti i cittadini indipendentemente dal sesso di appartenenza e tali principi hanno ricevuto una significativa forza espansiva grazie alla più recente normativa comunitaria relativa al genere (vedi il Trattato di Amsterdam del 19975, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 20006, la Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini7 per il periodo 2006-2010, il piano di azione della Strategia per l’Uguaglianza tra donne e uomini8 per il periodo 2010-2015), che di fatto ha portato ad un incremento delle norme nazionali a favore delle parità di genere (vedi il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna9 del 2006) e alla recente ratifica della sopra citata Convenzione di Istanbul (2013). Alla luce della rilevanza della parità di genere affermata a livello nazionale e europeo, nel nostro paese si sta sempre più affermando, sul piano normativo, la necessità di realizzare nel contesto scolastico iniziative educative volte a 3 http://www.unwomen.org/en 4 http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html 5 http://europa.eu/eu-law/decision-making/treaties/index_it.htm 6 http://www.europarl.it/it/scoprire_europa/cittadinanza_europea/carta_dei_diritti.html 7 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV:c10404 8 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX:52010DC0491 9 http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06198dl.htm
5 promuovere questo tema proprio tra i più giovani. Nello specifico, il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere10 del 2013 ha sostenuto esplicitamente che tra i compiti educativi delle scuole di ogni ordine e grado rientra anche quello di prevenire il fenomeno della violenza contro le donne e della discriminazione di genere attraverso l’informazione e la sensibilizzazione e di promuovere l’educazione alla relazione. Anche la Legge 128/201311 pone l’attenzione sulla necessità delle scuole di favorire nei giovani l’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere. Infine la recente Legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (Legge 107/2015)12, più comunemente nota come “La Buona Scuola”, non solo ha rinnovato la necessità che l’offerta formativa assicuri l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, ma ha anche sostenuto che i destinatari dell’azione di informazione e sensibilizzazione su tali temi siano anche i docenti e i genitori e non solo gli studenti. Nonostante la presenza di tale spinta propulsiva alla promozione della parità di genere nel nostro paese, dal recente rapporto (2013) dell’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE)13 si ricava che l’Italia si trova al ventiquattresimo posto nel quadro dei 27 Paesi dell’Unione Europea per le disuguaglianze tra uomini e donne. Nello specifico punteggi inferiori alla media europea sono stati evidenziati per tutti i domini presi in esame come: lavoro (partecipazione al 10 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/08/16/13G00141/sg 11 http://www.lexitalia.it/leggi/2013-128.htm 12 http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2015-07-13;107 13 http://eige.europa.eu/sites/default/files/Gender-Equality-Index-Country-Profiles.pdf
6 mercato del lavoro, durata della vita lavorativa, segregazione settoriale e qualità della vita lavorativa), denaro (accesso alle risorse finanziarie e situazione economica), conoscenza (istruzione, educazione, formazione permanente, segregazione), tempo (conciliazione tra vita professionale, familiare, domestica e sociale), potere (rappresentanza nelle posizioni decisionali in ambito economico e politico), e salute (stato di salute psicofisica, accesso ai servizi per la salute, benessere percepito, aspettativa di vita). Questo quadro ci viene confermato anche dai dati Istat14 riguardo all’accesso delle donne all’istruzione e al mondo del lavoro. Nonostante nell’ultimo ventennio il livello d’istruzione sia aumentato sia in termini quantitativi, con l’incremento del numero delle diplomate e delle laureate, che qualitativi, in quanto le studentesse ottengono risultati migliori dei colleghi maschi, permangono differenze nell’accesso al mondo del lavoro. Tali disparità si presentano sia per quanto riguarda i salari (a 5 anni dalla laurea gli uomini guadagnano più delle donne) che per la sottorappresentazione delle donne nei settori più remunerati, prevalendo ancora da parte delle ragazze la scelta di discipline dell’area umanistica e sociale che risultano essere quelle che offrono sbocchi professionali tra i meno retribuiti. Da un punto di vista della prevenzione occorre quindi, come suggerito dalla Convezione di Istanbul, promuovere dei cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini al fine di eliminare pregiudizi che si basano sull’inferiorità della donna. In questa prospettiva, la scuola risulta quindi chiamata in questa operazione di prevenzione attraverso l’educazione al reciproco rispetto, alla soluzione non 14 http://www.lavoro.gov.it/ConsiglieraNazionale/Documents/Evidenza/2013/20130604RapportoIstat 2013Genere.pdf
7 violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali e alle pari opportunità. Con questa finalità è stato predisposto del materiale didattico per le insegnanti e gli insegnanti di scuola secondaria di primo e secondo grado da utilizzare in classe affinché le ragazze e i ragazzi possano riflettere su questo tema e incrementare la auto- consapevolezza delle proprie conoscenze, opinioni e atteggiamenti in merito.
8 MATERIALE DIDATTICO In linea con la prospettiva teorica che enfatizza l’importanza di creare condizioni che facilitino l’apprendimento (Nota & Soresi, 200415), è stato messo a punto del materiale didattico che prevede l’utilizzo in classe di video. Sempre più l’uso di materiale video viene inserito nelle attività didattiche sia come supporto alla lezione frontale che come strumento per veicolare messaggi e contenuti stimolando la creatività. In numerosi interventi con adolescenti è stato constatato come il video sia uno strumento efficace sia nel promuovere comportamenti adattivi che nella prevenzione di comportamenti a rischio (tra gli altri, Capitanucci, Smaniotto, & Biganzoli, 201016; Donati, Primi, & Chiesi, 201417; Ferland, Ladouceur, & Vitaro, 200218; Soresi, Nota, & Santilli, 201219). Innanzitutto il video sembra essere funzionale a catturare, meglio di altri strumenti, l’attenzione e l’interesse dei partecipanti nei confronti delle attività educative (Ferland et al., 2002). Inoltre proponendo i contenuti in modo alternativo alla tradizionale modalità didattica frontale, e in linea con i nuovi linguaggi dei giovani, sembra riuscire a veicolare in modo molto efficace i temi trattati, integrando e consolidando la 15 Nota, L. & Soresi, S. (2004). Improving the problem solving and decision-making skills of a high indecision group of adolescents: A test of the “Difficult: No Problem!” training. International Journal for Educational and Vocational Guidance, 4, 3-21. 16 Capitanucci, D., Smaniotto, R., & Biganzoli, A. (2010). La prevenzione del gioco d’azzardo problematico negli adolescenti attraverso l’adattamento del video Lucky. Quaderno Italiani di Psichiatria, 29, 30-39. doi: 10.1016/j.quip.2010.04.002. 17 Donati, M. A., Primi, C., & Chiesi, F. (2014). Prevention of problematic gambling behavior among adolescents: Testing the efficacy of an integrative intervention. Journal of Gambling Studies, 30, 803-818. DOI: 10.1007/s10899-013-9398-1. 18 Ferland, F., Ladoucer, R., & Vitaro, F. (2002). Prevention of problem gambling: Modifying misconceptions and increasing knowledge. Journal of Gambling Studies, 18, 19-29. 19 Soresi, S., Nota, L., & Santilli, S. (2012). Tre passi verso il futuro. Un programma di orientamento on-line per il Life Design. La rivista online per l'orientamento - N° 6. http://newslettersio.giuntios.it/showArticolo.do;jsessionid=68D2AE2ED13237FFB95E882093E101C4?idArt=227
9 componente didattica (Donaldson, Graham, Piccinin, & Hansen, 199720; Van der Pligt, 199821) con quella attrattiva. Inoltre offre la possibilità di semplificare concetti astratti e complessi attraverso la visualizzazione di esempi concreti, di simulazioni e di modelli di comportamento. Il video risulta quindi avere una potenzialità didattica legata proprio al potere comunicativo dell’immagine; invece di parlare di un oggetto, di un fenomeno, lo si propone direttamente all’attenzione dell’interlocutore, il quale può vedervi anche cose che lo stesso proponente, magari, non vi ha visto. In questo modo la conoscenza si arricchisce di nuove interpretazioni. L’obiettivo didattico è quello di sviluppare, attraverso l’uso mediato dell’immagine, un sapere critico, che aiuti alla riflessione e sensibilizzi al tema trattato. Tuttavia occorre costruire un “ambiente di apprendimento” capace di trasformare la visione di un video in un’esperienza comunicativa efficace. A tale scopo è quindi importante definire quali obiettivi didattici ed educativi si vuole conseguire attraverso l’uso di tale strumento. Partendo da tale premessa, sono stati selezionati sei video per trattare tre nuclei tematici (la violenza verso le donne, il ruolo della donna in ambito familiare e il ruolo della donna in ambito professionale) con i seguenti obiettivi: 1. Sensibilizzare al tema della violenza verso le donne; 20 Donaldson, S. I., Graham, J. W., Piccinin, A. M., & Hansen, W. B. (1997). Resistance-skills training and onset of alcohol use: Evidence for beneficial and potentially harmful effects in public schools and in private Catholic schools. In G. A. Marlatt, VandenBos, G, R. (Ed.), Addictive behaviors: Readings on etiology, prevention, and treatment (pp. 215–238). Washington, DC, US: American Psychological Association. 21 Van der Pligt, J. (1998). Perceived risk and vulnerability as predictors of precautionary behavior. British Journal of Health Psychology, 3, 1–14.
10 2. Acquisire consapevolezza degli ostacoli sociali e culturali che impediscono il pieno raggiungimento delle pari opportunità; 3. Sapere orientarsi nella scelta scolastica e professionale senza limitazioni legate al genere. La visione del video è seguita da attività da svolgere in classe sia individualmente che in gruppo (vedi sezione ATTIVITA’). Le attività proposte hanno la funzione di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento emotivo gli/le studenti/studentesse. Inoltre, attraverso le discussioni, si stimola la riflessione focalizzando l’attenzione sul punto di vista dell’altro e sulla capacità di interagire in gruppo. Le attività offrono anche lo stimolo alla ricerca sitografica e bibliografica di materiale sull’argomento e al sapere comprendere e riconoscere i messaggi impliciti ed espliciti nel linguaggio dei media. Per gli/le studenti/studentesse è stato predisposto un libretto, contenente Attività individuali, Attività di gruppo e Attività di approfondimento come materiale di cui disporre, che possa costituire uno stimolo anche al di fuori della classe. Le SCHEDE LAVORO per STUDENTI vengono fornite in allegato (vedi file SCHEDE_LAVORO_STUDENTI.pdf). Le attività proposte sono da considerarsi spunti che gli/le insegnanti possono ovviamente integrare e arricchire con approfondimenti e altre attività. Sono state preparate per gli/le insegnanti alcune schede di approfondimento su argomenti relativi o correlati al tema trattato (vedi APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI). Tale materiale può essere utilizzato come supporto per mettere a punto delle attività da fare svolgere agli studenti al fine di approfondire gli argomenti prescelti (Attività di approfondimento). Inoltre è auspicabile il coinvolgimento delle diverse discipline nell’utilizzo del materiale didattico predisposto.
11 Infine proprio per integrare nella didattica l’uso delle nuove tecnologie occorre conoscere la grammatica dei nuovi media e riconfigurare contenuti e processi in base alle nuove funzionalità e opportunità comunicative offerte dalle tecnologie. A tale fine, la creazione di video-spot ad opera degli stessi studenti è rilevante sia per l’acquisizione di nuovi contenuti che per la loro acquisizione della capacità del saper fare, per la sperimentazione di nuove ed alternative tecniche di comunicazione e per l’utilizzo di un linguaggio creativo. Sulla base di tali premesse, sono presentate delle linee guida per la messa a punto di nuovi video sul tema da parte di studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado Le LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DI VIDEO vengono fornite in allegato (vedi file LINEE_GUIDA_VIDEO.pdf).
12 ATTIVITA’
13 TEMA = VIOLENZA VERSO LE DONNE Video = “Odio mentire” Viene presentato il tema della violenza domestica dove la protagonista sembra subire e nascondere le violenze subite . Finalità = introdurre al tema attraverso una storia dove la protagonista è una giovane donna che dimostra un atteggiamento passivo nascondendo agli amici/ parenti le violenze subite. 1. Attività individuale = differenziale semantico formato da cinque coppie di aggettivi che rappresentano poli opposti tra loro (ad esempio Piacevole/Spiacevole) e si chiede di fare una crocetta nel punto del continuum tra i due poli che si ritiene più rappresentativo della propria opinione rispetto al video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 1). Finalità = Misurare le reazioni al video. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (soli femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e per ogni coppia di aggettivi calcolare la media e calcolare una grafico mettendo insieme le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 2, 3). Discussione con tutti i gruppi confrontando le rappresentazioni grafiche sui seguenti aspetti: Ci sono associazioni fatte solo dalle ragazze ? Ci sono associazioni fatte solo dai ragazzi ? Ci sono associazioni indicate da entrambi?
14 Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare la media e costruire un grafico. 3. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi di sole ragazze e di soli ragazzi. Ogni gruppo dovrebbe elencare almeno quattro motivi che possono “spiegare” la violenza domestica. Si mettono insieme un gruppo di ragazze e di ragazzi per il confronto. Discussione con tutti i gruppi sui seguenti aspetti: Ci sono motivazioni evidenziate solo dalle ragazze? Ci sono motivazioni evidenziate solo dai ragazzi? Ci sono motivazioni evidenziate da entrambi? Dopo la discussione cambiereste qualcuna delle vostre idee? Perché? Finalità = Individuare modelli culturali maschili e femminili. Comprendere i diversi punti di vista gestendo la conflittualità. 4. Attività di approfondimento = far ricercare statistiche da fonti ufficiali e altro materiale sull’argomento. Far preparare una report di gruppo. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le informazioni. 5. APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI = vedi APPROFONDIMENTO n. 1.
15 Video = “Basta scuse” Viene presentato il tema della violenza domestica dove la protagonista ha un ruolo più attivo rispetto a quella del video “Odio mentire”, ovvero più volto ad una fuoriuscita dalla situazione problematica, come indicato emblematicamente dallo strappo del bigliettino delle varie scuse che fino a quel punto si era data sul comportamento del compagno. Finalità = introdurre al tema attraverso una storia dove la protagonista è una giovane donna che dimostra un atteggiamento “attivo” di rifiuto del comportamento del compagno. Stimolare al confronto tra le protagoniste dei due video. 1. Attività individuale = differenziale semantico formato da cinque coppie di aggettivi che rappresentano poli opposti tra loro (ad esempio Piacevole/Spiacevole) e si chiede di fare una crocetta nel punto del continuum tra i due poli che si ritiene più rappresentativo della propria sensazione rispetto al video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 4). Finalità = Misurare le reazioni al video. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (solo femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e per ogni coppia di aggettivi calcolare la media e rappresentare con un grafico le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 5, 6). Discussione con tutti i gruppi confrontando le rappresentazioni grafiche sui seguenti aspetti: Ci sono associazioni fatte solo dalle ragazze? Ci sono associazioni fatte solo dai ragazzi?
16 Ci sono associazioni indicate da entrambi? Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare la media e costruire un grafico. 3. Attività individuale = Tra cinque coppie di sostantivi antitetici tra loro (come ad esempio Verità/Bugia), scegliere per ciascuna coppia un sostantivo in riferimento a ciascun video (“Odio mentire” e “Basta Scuse”) (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 7). Finalità = misurare le reazioni ai due video in modo da fare cogliere il diverso comportamento delle due protagoniste. 4. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e per ogni coppia di sostantivi calcolare la frequenza di scelta e riportare in tabella l’insieme delle scelte (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 8, 9). Discussione con tutti i gruppi confrontando le rappresentazioni grafiche sui seguenti aspetti: Quali sostantivi sono stati scelti per il video “Odio mentire”? Quali sostantivi sono stati scelti per il video “Basta scuse”? Commentare le differenze osservate tra le due protagoniste. Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire consapevolezza sulle diverse modalità di risposta ad un comportamento violento. Acquisizione della competenza per calcolare frequenze e costruire un grafico. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere.
17 5. Attività di approfondimento = Ricerca di storie di vittime di abusi. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le informazioni. 6. APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI = vedi APPROFONDIMENTO n. 2. 7. Attività individuale = collocare le descrizioni di stili di comportamento passivo, assertivo e aggressivo all’interno della tabella (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 10) e verificare la corretta attribuzione delle descrizioni di comportamento nelle diverse tipologie di stili (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 11). Finalità = fare acquisire consapevolezza sui diversi stili di comportamento. 8. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi. Ogni gruppo deve inventare una storia con una protagonista femminile caratterizzata da uno stile di comportamento. Discussione con tutti i gruppi, presentazione delle storie e confronto delle protagoniste in base ai diversi stili. Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire consapevolezza sui diversi stili di comportamento. Consolidare l’abilità di scrittura di una storia. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere.
18 9. Attività di approfondimento sulle organizzazioni non governative (ONG) e le associazioni in ambito nazionale e internazionale = Ricerca di materiale relativo alle organizzazioni e alle loro attività. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le informazioni. Predisporre un report di sintesi.
19 TEMA = IL RUOLO DELLA DONNA IN AMBITO FAMILIARE Video = “Donna Oggetto” Il video presenta un ritratto domestico in cui l’uomo usa la donna al suo completo servizio, ponendola di fatto in una posizione di subordinazione. Finalità = introdurre al tema attraverso una storia presentata con un breve filmato. 1. Attività individuale = presentati dodici aggettivi riferiti allo stato d’animo (sei di tipo positivo – colonna a sinistra - e sei di tipo negativo – colonna a destra) e fare scegliere quello più adeguato per descrivere le sensazioni provate durante il video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 12). Finalità = rilevare il grado di coinvolgimento al video in termini di reazioni emotive positive e negative. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e calcolare la frequenza (e frequenza percentuale) di ciascun aggettivo e riportare in tabella le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 13, 14). Finalità = Discussione con tutti i gruppi confrontando i risultati ottenuti sui seguenti aspetti: Ci sono sensazioni provate solo dalle ragazze? Ci sono sensazioni provate solo dai ragazzi? Ci sono sensazioni provate da entrambi? Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare una
20 distribuzione di frequenza semplice e percentuale e costruire una tabella. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere. 3. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi di sole ragazze e di soli ragazzi. A ogni gruppo viene chiesto di costruire un personaggio femminile ideale utilizzando cinque caratteristiche. Fare riunire i gruppi, farli discutere fino ad arrivare a una definizione condivisa di donna ideale. Successivamente ogni gruppo deve costruire un personaggio maschile ideale sempre utilizzando cinque caratteristiche. Discussione tra i gruppi per arrivare alla definizione condivisa di uomo ideale. Finalità = fare riflettere su stereotipi comuni relativi all’essere maschio e all’essere femmina. 4. Attività di approfondimento = Ricercare informazioni sul Gender Equality Index e fare un’analisi sulle statistiche europee e commentare la posizione dell’Italia. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le informazioni. 5. APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI = vedi APPROFONDIMENTO n. 3.
21 Video = “Lo strappo” Nel secondo video sul tema 2 non si vede la figura maschile e si pone al centro un'altra sfumatura della donna come oggetto, ovvero la donna come corpo, come viene presentata nei cartelloni pubblicitari. Finalità = introdurre al tema attraverso una storia presentata con un breve filmato. 1. Attività individuale = presentati dodici aggettivi riferiti allo stato d’animo (sei di tipo positivo – colonna a sinistra - e sei di tipo negativo – colonna a destra) e fare scegliere quello più adeguato per descrivere le sensazioni provate durante il video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 15). Finalità = rilevare il grado di coinvolgimento al video in termini di reazioni emotive positive e negative. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e calcolare la frequenza (e frequenza percentuale) di ciascun aggettivo e riportare in tabella le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 16, 17). Finalità = Discussione con tutti i gruppi confrontando i risultati ottenuti sui seguenti aspetti: Ci sensazioni provate solo dalle ragazze? Ci sono sensazioni provate solo dai ragazzi? Ci sono sensazioni provate da entrambi? Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare una distribuzione di frequenza semplice e percentuale e costruire una tabella.
22 Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere. 3. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi di sole ragazze e di soli ragazzi. Fare una lista dei vantaggi e degli svantaggi di essere femmina e di essere maschio. Discussione con tutti i gruppi. Finalità = fare riflettere su stereotipi comuni relativi all’essere maschio e all’essere femmina. 4. Attività di approfondimento = Ruolo maschile e femminile nella pubblicità. Fare raccogliere immagini pubblicitarie in cui sono presenti figure femminili o maschili e fare un’analisi del tipo di prodotto, del messaggio e del ruolo del protagonista femminile e maschile. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le immagini pubblicitarie.
23 TEMA = IL RUOLO DELLA DONNA IN AMBITO PROFESSIONALE Video “La favola di Eva” Il video descrive, attraverso la storia di una bambina, gli ostacoli e le barriere che spesso le donne incontrano nel loro percorso formativo e professionale. Finalità = introdurre al tema attraverso una storia presentata con un breve filmato. 1. Attività individuale = presentati dodici aggettivi riferiti allo stato d’animo (sei di tipo positivo – colonna a sinistra - e sei di tipo negativo – colonna a destra) e fare scegliere quello più adeguato per descrivere le sensazioni provate durante il video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 18). Finalità = rilevare il grado di coinvolgimento al video in termini di reazioni emotive positive e negative. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e calcolare la frequenza (e frequenza percentuale) di ciascun aggettivo e riportare in tabella le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 19, 20). Discussione con tutti i gruppi confrontando i risultati ottenuti sui seguenti aspetti: Ci sono sensazioni provate solo dalle ragazze? Ci sono sensazioni provate solo dai ragazzi? Ci sono sensazioni provate da entrambi?
24 Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare una distribuzione di frequenza semplice e percentuale e costruire una tabella. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere. 3. Attività di approfondimento = Il “soffitto di cristallo”. Fare raccogliere materiale e statistiche sul tipo di lavoro delle donne in Italia. Finalità = Utilizzare in modo efficace differenti fonti e modalità di informazione. Acquisire e interpretare criticamente le immagini pubblicitarie. 4. Attività individuale = presentata una serie di affermazioni relative al livello di predisposizione e al grado di abilità di uomini e donne nelle discipline e nelle attività scientifiche vs artistiche, far indicare il proprio livello di accordo a ciascuna affermazione (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 21). Una volta risposto, far calcolare i propri punteggi in riferimento agli stereotipi formativi e professionali (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 22, 23). Finalità = rilevare il grado di stereotipo di genere in ambito scientifico e artistico sia a livello di studio e formazione. 5. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi) e confrontarsi sulle risposte date. Discussione con tutti i gruppi sui seguenti aspetti: Esiste uno stereotipo di genere nei confronti delle discipline/attività matematico-scientifiche tra le ragazze?
25 Esiste uno stereotipo di genere nei confronti delle discipline/attività matematico-scientifiche tra i ragazzi? Esiste uno stereotipo di genere nei confronti delle discipline/attività artistiche tra le ragazze? Esiste uno stereotipo di genere nei confronti delle discipline/attività artistiche tra i ragazzi? Esistono stereotipi di genere presenti in entrambi i gruppi? 6. Attività di approfondimento = Stereotipi di genere e orientamento professionale. Realizzare una ricerca su come i media (tv, radio, riviste e quotidiani) veicolano stereotipi di genere relativi alle varie professioni. Ad esempio, ci sono professioni che vengono reputate più frequentemente tipicamente maschili o femminili? Finalità = Far acquisire consapevolezza della diffusione delle credenze stereotipiche rispetto a genere e formazione. 7. APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI = vedi APPROFONDIMENTO n. 4.
26 Video “Ciò che non pensavi” Il video consente di introdurre il tema della discriminazione che di fatto avviene quotidianamente nel lessico ufficiale di qualificazione dei mestieri e delle professioni, che va a discapito della donna, e che si basa su stereotipi di genere lavorativi diffusi nella nostra società. Finalità = introdurre al tema attraverso una storia presentata con un breve filmato. 1. Attività individuale = presentati dodici aggettivi riferiti allo stato d’animo (sei di tipo positivo – colonna a sinistra - e sei di tipo negativo – colonna a destra) e fare scegliere quello più adeguato per descrivere le sensazioni provate durante il video (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 24). Finalità = rilevare il grado di coinvolgimento al video in termini di reazioni emotive positive e negative. 2. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi), confrontarsi sulle risposte date e calcolare la frequenza (e frequenza percentuale) di ciascun aggettivo e riportare in tabella le risposte date (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 25, 26). Discussione con tutti i gruppi confrontando i risultati ottenuti sui seguenti aspetti: Ci sono sensazioni provate solo dalle ragazze? Ci sono sensazioni provate solo dai ragazzi? Ci sono sensazioni provate da entrambi? Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Acquisizione della competenza per calcolare una
27 distribuzione di frequenza semplice e percentuale e costruire una tabella. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere. 3. Attività individuale = presentata una storia (Storia del chirurgo), viene richiesto a ciascun studente di completarla (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 27) al fine di comprendere quanti associano alla professione di chirurgo l’essere maschio, quando in realtà la protagonista della storia è una donna. Finalità = Fare emergere stereotipi di genere legate alla professioni. 4. Attività di gruppo = dividere la classe in gruppi confrontarsi sulla storia. Discussione con tutti i gruppi confrontando le risposte e mettendo in luce se le risposte sono state guidate da stereotipi di genere. Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Contribuire alla realizzazione di lavori comuni superando eventuali differenze di genere. 5. Attività individuale = presentata una serie di professioni, viene richiesto a ciascun studente di indicare il proprio livello di interesse e di credenze di efficacia (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 28). Una volta risposto, far calcolare i propri punteggi in riferimento agli interessi e le credenze di efficacia professionali e far riportare i risultati ottenuti su un grafico (SCHEDE LAVORO per STUDENTI: n. 29, 30). Finalità: Fare emergere i propri interessi e le proprie credenze di efficacia professionali, acquisire la capacità di rappresentare graficamente i dati, rapportarsi agli altri e confrontare le opinioni.
28 6. Attività di gruppo = Dividere la classe in gruppi (sole femmine e soli maschi) e confrontarsi sulle risposte date. Discussione con tutti i gruppi focalizzando l’attenzione sui seguenti aspetti: Ci sono alcune aree professionali in cui i maschi/le femmine hanno più interesse? Se sì, quali? Ci sono alcune aree professionali in cui i maschi/le femmine hanno maggiori credenze di efficacia? Se sì, quali? Quali possono essere i motivi per cui maschi e femmine sono diversi nell’interesse e nelle credenze di efficacia professionali? Finalità = Lavorare in gruppo e confrontarsi sul tema in modo da acquisire la posizione dell’altro. Comprendere il legame tra stereotipi di genere e differenze di genere negli interessi e nelle credenze di efficacia professionali. 7. Attività di approfondimento = Interessi e credenze di efficacia professionali. Realizzare delle interviste con 10 uomini e 10 donne per rilevare la loro professione e i motivi per cui hanno avuto interesse proprio per quel mestiere e si sono sentiti adeguati a farlo. Una volta realizzate le interviste, confrontarsi a piccoli gruppi sui risultati ottenuti e stilare un breve report per sintetizzare i dati emersi in merito alle differenze tra uomini e donne relativamente alle professioni e, conseguentemente, agli interessi e alle credenze di efficacia professionali. Finalità = Far acquisire consapevolezza della trasmissione e del consolidamento culturale degli stereotipi di genere in ambito professionale. 8. APPROFONDIMENTI PER INSEGNANTI = vedi APPROFONDIMENTO n. 4.
29 APPROFONDIMENTI
30 APPROFONDIMENTO n.1 Violenza sulle donne Violenza contro le donne: “Qualsiasi atto di - VIOLENZA FISICA: fare del male e/o violenza per motivi di genere che provochi o terrorizzare la vittima intenzionalmente (pugni, percosse...) possa verosimilmente provocare danno - VIOLENZA SESSUALE: imposizione di fisico, sessuale o psicologico, comprese le pratiche sessuali indesiderate che minacce di violenza, la coercizione o facciano male fisicamente, lesive della dignità, ottenute con varie minacce. privazione arbitraria della libertà personale, - VIOLENZA PSICOLOGICA: tormento sia nella vita pubblica che privata. E' la costante e intenzionale con l'obiettivo di sottomettere la donna e manifestazione di un rapporto tra uomini e mantenerne il controllo ledendone donne storicamente diseguale che ha l'identità (attacchi verbali, isolamento dalle reti sociali, gelosia ossessiva...) condotto gli uomini a prevaricare e -VIOLENZA ECONOMICA: negare alla discriminare le donne, quindi uno dei donna l'accesso alle finanze familiari, meccanismi sociali decisivi che costringono vietarle od ostacolarle il lavoro fuori casa, appropriarsi dei suoi risparmi o le donne ad una posizione subordinata agli guadagni.. uomini”.22 - STALKING: condotte subdole messe in La violenza sulle donne si può manifestare in atto da un persecutore rifiutato dalla donna (principalmente l'ex-partner) diversi modi.23 con l'intento di compromettere la serenità della vittima, farla sentire braccata o non libera. 22 Declaration on the elimination of violence against women, United Nations - General Assembly, dic. 1993 23 http://www.direcontrolaviolenza.it/cose-la-violenza-contro-le-donne/
31 Nel mondo24 il 35.6% delle donne ha subito violenza dal proprio partner e/o violenza sessuale da un non-partner. Quasi un terzo delle donne cosiddette “ever-partnered” (donne che non sono mai state sposate o che non hanno mai convissuto con il partner) (30%) hanno subito violenza fisica e/o sessuale dal partner, e il 7.2% delle donne adulte ha subito violenza sessuale da un non- partner. In Italia25 il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale (violenza fisica: 20,2%, violenza sessuale: 21%, stupro/tentato stupro: 5.4%, stalking: 16.1%). In particolare, il 5.2% ha subito violenza dal partner attuale, il 18.9% dall’ex partner ed il 13.6% dall’uno o dall’altro. Il 24.7% ha invece subito violenza da un non partner. Le forme più gravi di violenza (stupri o violenze fisiche) sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62.7%, dei casi da partner, nel 3.6% da parenti e nel 9.4% da amici. Le donne maggiormente vittime di violenza sono quelle separate o divorziate (51.4%). Tra queste, le più colpite sono quelle tra i 25 ed i 44 anni, quelle più istruite (che sono cioè in possesso di una laurea o di un diploma) e quelle che lavorano in posizioni professionali più elevate o che sono in cerca di occupazione. Risultano molto colpite anche le donne con problemi di salute o disabilità. In particolare, la violenza fisica o sessuale raggiunge il 36% tra coloro che dichiarano di avere problemi di salute, ed il 36.6% tra chi ha limitazioni gravi. 24 WHO, 2013 http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/85239/1/9789241564625_eng.pdf?ua=1 ; http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs239/en// 25 http://www.istat.it/it/archivio/161716
32 A seguito delle ripetute violenze dai partner (attuali o precedenti), più della metà delle vittime va incontro a gravi conseguenze: Conseguenze Vittime di violenze Perdita di fiducia e autostima 52.75% Ansia, fobia, attacchi di panico 46.80% Disperazione e senso di impotenza 46.40% Disturbi del sonno e dell'alimentazione 46.30% Difficoltà di concentrazione e perdita di memoria 24.90% Ricorrenti dolori fisici 21.80% Difficoltà nel gestire i figli 14.80% Autolesionismo o idee di suicidio 12.10% Malgrado la gravità, il 23,5% delle donne non parla con alcuno della violenza subìta dai partner precedenti, dato che aumenta al 39,9% nelle violenze da partner attuale. Quando invece ne parlano, lo fanno prevalentemente con amici (35%), familiari (33,7%) o altri parenti (11,2%), ma anche con carabinieri, polizia, avvocati o magistrati (6,7%), colleghi o superiori (1,5%), medici o infermieri (1,4%), operatori del pronto soccorso (1,2%) e assistenti sociali (1,1%). Inoltre il 3,7% si è rivolta a un centro antiviolenza o a un servizio per il supporto delle donne e il 12,3% ha denunciato la violenza alle forze dell’ordine. Tra le donne che hanno subìto violenza, tuttavia, il 12,8% non sapeva dell’esistenza dei centri antiviolenza o dei servizi o sportelli di supporto per le vittime. Soltanto il 35,4% delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della vita ritiene di essere vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera
33 la violenza solo qualcosa che è accaduto. Tuttavia, se la donna ha subìto stupri o tentati stupri dal partner, aumentano sia il riconoscimento della violenza come reato (54,1%), sia la denuncia (17,5%), sia il ricorso ai centri antiviolenza (8%). Grazie a una maggiore informazione, al lavoro sul campo ma soprattutto a una migliore capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno e di un clima sociale di maggiore condanna della violenza, emergono importanti segnali di diminuzione della diffusione di violenze fisiche e/o sessuali. In particolare l’indagine svolta nel 2014 relativa al periodo 2009-2014 ha riportato una diminuzione di due punti percentuali rispetto all’indagine svolta nel periodo 2001-2006, passando dal 13.3% all’11.3%. Alla maggiore capacità delle donne di uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso considerano la violenza subìta un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Più spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%). La stessa situazione si riscontra per le violenze da parte dei non partner. Tuttavia, permangono stabili i dati relativi agli stupri e i tentati stupri (1,2%), mentre aumentano le violenze ricevute dal partner che hanno causato ferite (dal 26,3% del 2006 al 40,2% del 2014) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014). Per quanto riguarda la punta massima di violenza e vessazione fisiche e psicologiche verso la donna, ovvero il femminicidio, il recente rapporto EURES sul femminicidio in Italia
34 nell’ultimo decennio26 ha rivelato che nel 2013 sono state uccise 179 donne (in aumento del 12% dal 2012), in pratica una vittima ogni due giorni. Nella maggior parte dei casi (68%) i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto familiare o affettivo, prevalentemente per mano del coniuge, partner o ex partner e perlopiù tramite percosse, strangolamento o soffocamento. 26 http://www.eures.it/il-femminicidio-in-italia-nellultimo-decennio/
35 APPROFONDIMENTO n.2 Comportamento sociale e violenza di genere Come tutti i tipi di interazione sociale tra due o più persone, la violenza verso le donne rappresenta un fenomeno in cui le abilità e competenze sociali individuali esercitano un ruolo fondamentale. Infatti, sia prendendo in considerazione chi esercita la violenza (aggressore) che chi la subisce (vittima), le modalità con cui si percepiscono le interazioni e relazioni sociali e la propria abilità nel relazionarsi e interagire con gli altri hanno inevitabilmente un peso. Per comprendere il ruolo delle abilità e competenze sociali nei fenomeni di violenza, è innanzitutto necessario fare una premessa. Esistono numerose definizioni di abilità e competenze sociali in letteratura. Una delle più accreditate considera le abilità sociali come “comportamenti appresi orientati verso un obiettivo e governati da regole che variano in funzione della situazione e del contesto; che si basano su elementi cognitivi ed affettivi osservabili e non osservabili, in grado di elicitare negli altri risposte positive o neutrali e di evitare risposte negative” (Chadsey-Rusch, 1992, p. 40627). Si tratterebbe quindi di risultati di processi di apprendimento determinati dalle esperienze educative sperimentate e di abilità strumentali al perseguimento di un preciso obiettivo, ovvero sarebbero dei mezzi usati dalle persone per soddisfare le proprie esigenze sociali. Di conseguenza, il tipo di obiettivi che si vuole perseguire influenza il tipo di interazione sociale che si attiva con l’altro. Inoltre, le abilità sociali sono legate a situazioni specifiche e variano a seconda dei contesti e dei compiti. In altre parole, chi possiede elevate abilità sociali ha 27 Chadsey-Rusch, J. (1992) Toward defining and measuring social skills in employment settings. American Journal on Mental Retardation, 96, 405-418.
36 la capacità di attivare comportamenti diversi in relazione alle caratteristiche dei contesti in cui si trova e dei compiti che deve affrontare. Infine, le abilità sociali comprendono elementi cognitivi e affettivi, diretti e indiretti; ovvero, le abilità sociali sono definite da comportamenti osservabili ma anche da caratteristiche legate alla propria capacità di risolvere i problemi e alle proprie esigenze affettive che non sono direttamente manifeste. Parlare di abilità sociale significa riferirsi essenzialmente all’assertività, con la quale si indicano una serie di competenze sociali. In sintesi, si può affermare che una persona assertiva è capace di: esprimere in modo socialmente adeguato e costruttivo i propri diritti e interessi senza ledere i diritti altrui; manifestare i propri sentimenti, siano essi positivi o negativi; richiedere adeguatamente cambiamenti nei comportamenti di coloro con i quali interagisce; esprimere opinioni contrarie a quelle degli altri; “dire di no” a richieste irragionevoli e chiedere favori agli altri; riconoscere i propri limiti e fallimenti; gestire efficacemente le critiche e la pressione sociale. Tutte queste capacità permettono alla persona di inserirsi nella società in modo adattivo e soddisfacente in quanto l’essere assertivi (o imparare ad esserlo) si manifesta attraverso comportamenti verbali e non verbali socialmente adeguati. Nello specifico, i comportamenti verbali tipici dell’assertività puntano alla risoluzione dei problemi e alla manifestazione di pensieri e sentimenti, quelli non verbali riguardano l’uso di un tono di voce adeguato e ben udibile, il contatto oculare, il controllo della gestualità e dei movimenti e un tempo di reazione alle sollecitazioni altrui né troppo lungo né troppo breve. Esistono tuttavia modalità comportamentali che denotano uno scarso livello di assertività e che possono assumere modalità e forme diverse.
37 Ad esempio, il comportamento di tipo passivo comporta difficoltà nel riconoscere e affermare i propri diritti e nella tendenza a considerare particolarmente difficile il raggiungimento dei propri obiettivi e la soddisfazione delle proprie esigenze. Tutto ciò tende a favorire negli altri l’attivazione di comportamenti di manipolazione e prevaricazione. Le persone connotate da modalità comportamentali passive tendono quindi generalmente a compiere scelte soprattutto per compiacere agli altri e per evitare conflitti e disapprovazioni. Di conseguenza, la persona passiva ottiene l’immediato vantaggio di eludere le situazioni potenzialmente ansiogene ma, a lungo termine, potrà molto probabilmente andare incontro a scarsa autostima, risentimento, frustrazione e insicurezza, isolamento e inibizione. Un’altra modalità comportamentale non assertiva è quella aggressiva, in quanto anche le persone aggressive, al pari di quelle passive, sembrano non essere adeguatamente capaci di affermare i propri diritti in modo socialmente adeguato e di raggiungere in modo socialmente accettabile i propri obiettivi e le proprie esigenze. Tuttavia, al contrario del comportamento passivo, quello aggressivo è generalmente imprevedibile e sproporzionato nei confronti degli stimoli e delle sollecitazioni che si ricevono dagli altri, in quanto si manifesta in un’ostile invasione dello spazio vitale altrui, accompagnato da disprezzo verso gli altri. Sebbene a breve termine consenta di “scaricare” la propria tensione, anche questo stile comportamentale conduce, a lungo termine, a situazioni di isolamento sociale28. 28 Nota, L. & Soresi, S. (1996). I comportamenti sociali: dall’analisi all’intervento. Pordenone: Erip Editrice.
38 APPROFONDIMENTO n.3 Parità di genere Data l'importanza del tema della parità di genere, l'European Institute of Gender Equality ha calcolato il Gender Equality Index (GEI) per fornire una panoramica del gender gap, ovvero della discrepanza a svantaggio delle donne nel rapporto uomini-donne in vari ambiti presi in esame, nei paesi dell'Unione Europea29. Questo indice sintetizza la complessità della parità di genere intesa come un concetto multi-dimensionale (Figura 1) costituito da sei domini principali e due domini satellite. Per quanto riguarda i domini satellite (violenza e diseguaglianze sociali) non rientrano nel calcolo dell’indice in quanto non vi sono ancora misure equiparabili tra i paesi UE. Figura 1. Gender Equality Index 29 http://eige.europa.eu/sites/default/files/documents/Gender-Equality-Index-Country-Profiles.pdf
39 Il Gender Equality Index rappresenta una misura user-friendly e facilmente interpretabile in quanto si ottiene combinando diversi indicatori del rapporto tra maschi e femmine in una singola misura riassuntiva. Tali rapporti vengono calcolati per i sei domini principali, ovvero lavoro, reddito, conoscenza, tempo, potere e salute. Si ottiene un valore che può essere compreso tra 1 (totale disparità di genere) e 100 (totale parità di genere). Il dominio del lavoro Indica la posizione degli uomini e delle donne nel mercato del lavoro europeo. Misura il gender gap nella partecipazione nel mercato del lavoro, nella durata della vita lavorativa, nella qualità del lavoro, come la flessibilità dell'orario di lavoro, nella formazione, salute e sicurezza. Le donne non solo hanno una minore probabilità di partecipare al mercato del lavoro, ma, in tutti gli stati europei, lavorano per meno ore e per meno anni. Inoltre le donne continuano a rappresentare la maggioranza dei lavoratori impiegati in settori tipicamente femminili come l'istruzione, la salute e il sociale. Il dominio del reddito Esamina le disparità di genere nell'accesso alle risorse finanziare e nella situazione economica. Le donne, con poche eccezioni, sono svantaggiate rispetto agli uomini. In tutti i paesi dell’Unione Europea, le donne guadagnano meno degli uomini, e i progressi nella riduzione del gap sono estremamente lenti, dando origine ad un maggior rischio di povertà per le donne.
40 Il dominio della conoscenza Mostra le differenze tra uomini e donne in termini di istruzione e formazione. Le differenze di genere e le disparità continuano a persistere nell'educazione per quanto riguarda la scelta dei percorsi di studio e i traguardi raggiunti. Un'analisi del gender gap mostra, a livello europeo, un' inversione nella partecipazione ai livelli più alti di formazione. Storicamente, erano più gli uomini a raggiungere i livelli di istruzione, invece, dal 2008, si può osservare la tendenza opposta. Quello che rimane invariato è la segregazione a determinati ambiti da parte di uomini e donne, come per esempio la maggior partecipazione delle donne in ambiti quali l'educazione e l'istruzione, e degli uomini in ambiti quali l'ingegneria e l'industria. E' importante monitorare questa segregazione poiché può portare a disparità di genere nella partecipazione al mercato del lavoro e nella società in generale. Il dominio del tempo Esprime il compromesso tra le attività economiche, domestiche e quelle sociali. Questo dominio misura il tempo speso in attività non retribuite, mostrando il gender gap nel tempo dedicato alla cura dei figli e alle attività domestiche, ma anche in altri aspetti quali attività culturali, di piacere e di beneficenza. La quantità di tempo spesa da uomini e donne diverse da quelle economiche mostra grandi differenze. Esiste un ampio gender gap nel tempo dedicato alla cura e all'educazione dei figli e dei nipoti e anche in quello dedicato alla cucina e ai lavori domestici. In tutti gli stati membri dell'UE sono le donne a svolgere la stragrande maggioranza di queste attività. Inoltre gli uomini hanno una maggiore probabilità di partecipare regolarmente ad attività sportive, culturali e
41 ricreative. Il dominio del potere Misura il gender gap nella partecipazione nella sfera politica ed economica. Le donne, in confronto agli uomini, sono in minoranza per quanto riguarda la possibilità di prendere decisioni politiche ed economiche. Nella sfera politica le donne sono in minoranza sia a livello regionale, che parlamentare e ministeriale. Inoltre sono in minoranza come membri delle compagnie più quotate e delle banche centrali. Il dominio della salute Misura il gender gap relativamente allo stato di salute e all'accesso alle strutture sanitarie. Misura non solo le differenze di genere nella salute percepita, l'aspettativa di vita e gli anni di salute, ma anche il gender gap nei bisogni non soddisfatti, dove è limitato o assente. Per quanto riguarda invece lo stato di salute generale, invece, il gender gap è presente. Visto che la salute è direttamente legata non solo all'indipendenza economica ma anche all'integrità fisica e alla dignità, è importante assicurarsi che vengano attuate misure per ridurre questo gap. Per quanto riguarda la situazione italiana, dal Rapporto dell’EIGE si ricava che il nostro punteggio relativamente al GEI è 40.9, ovvero di circa 10 punti al di sotto della media teorica (50.0) e di circa 13 punti inferiore alla media europea (54.0). Inoltre, esso è situato al ventiquattresimo posto nel quadro dei 27 Paesi dell’Unione Europea, prima solamente di Grecia (40.0), Bulgaria (37.0) e Romania (35.3). In dettaglio, punteggi inferiori alla media europea sono stati
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