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Marocco OGGI un’informazione italiana su un paese in movimento politica a chi andranno le risorse energetiche della libia? il marocco scommette sulle energie rinnovabili Newsletter n.03 del 3 giugno 2011
Marocco OGGI MaroccOggi - un’informazione italiana su un paese in movimento Newsletter del sito www.genemaghrebina.com Newsletter n.03 del 3 giugno 2011 In questo numero: EDITORIALE La nuova integrazione POLITICA La Libia, la guerra é un indovinello: a chi andranno le risorse energetiche del paese? ECONOMIA Il Marocco scommette sulle energie rinnovabili CULTURA Mawazine: un evento culturale che ha lanciato un nuovo messaggio politico. L’INTERVENTO Dal voto di Milano una bella sorpresa: l’allarmismo sugli immigrati non paga più www.genemaghrebina.com
MOGGI L’editoriale di Karima Moual LA NUOVA INTEGRAZIONE La Germania cambia rotta, pur nel rischio di ed esportare queste energie. È l’esempio di un fare una scelta impopolare per la sua business vantaggio reciproco, di un’integrazione possibile. community. Decide di mettere una croce defini- Così come è un segnale di integrazione il mes- tivamente rossa sulla parola nucleare. Una scelta saggio che emerge dai risultati delle elezioni am- scomoda ma responsabile così come il caratte- ministrative in Italia. L’allarmismo anti-immigrati re tedesco vorrebbe. Lì hanno deciso che strada è stato sconfitto. Gli italiani sembrano guardare intraprendere nel futuro che ci attende, perché oltre: la “zingaropoli islamica”, come sottolinea al futuro i tedeschi vogliono iniziare a pensare all’interno Fabrizio Forquet, non ha avuto segui- davvero. La scelta di Berlino sarà senz’altro un to tra gli elettori. È il segno di qualcosa che sta fattore trainante in Europa e i prossimi anni lo cambiando. Ed è anche questo un bel segno. testimonieranno. Alla pari c’è un paese nella Fa bene all’animo. E ce n’è bisogno. Perché pro- sponda sud del mediterraneo che delle energie prio mentre andiamo in stampa, arrivano sul rinnovabili vuole fare la sua forza. E’ il Marocco. computer le foto delle vittime dell’ennesimo nau- E i due paesi si sono già incontrati. fragio, dell’ennesima strage nel cuore del Medi- Ne rendiamo conto all’interno, con l’articolo di terraneo. Mai più, si vorrebbe dire. Ma sappiamo Fabrizio Goria. Ci piace sottolinearlo, perché è la che accadrà ancora. Qui è l’Europa tutta che si testimonianza di quanto sinergiche possono es- deve mobilitare. Al di là degli interessi economici sere l’Europa e il Nord Africa. Economie pronte a e della maturità dei suoi cittadini-elettori, l’Unio- dialogare. Soprattutto ora che la sponda Sud del ne europea deve assumersi le sue responsabilità Mediterraneo sta conoscendo la sua primavera assumendo una nuova politica dell’immigrazio- politica. La Germania rinuncia al nucleare e inve- ne. Solo allora il Mediterraneo sarà davvero un ste nelle energie alternative in Marocco, il Maroc- nuovo mare di integrazione e non più un mare co scommette sul mercato europeo per produrre di morti. Marocco OGGIL’editoriale 3
Marocco OGGI Politica La Libia, la guerra è un indovinello: a chi andranno le risorse energetiche del paese? di Karim Mezran* turo migliore? Secondo alcuni la causa sarebbe da ricercarsi nella ferocia del regime di Gheddafi e nel La Libia sembra essere scomparsa quasi del tutto dai suo tentativo di schiacciare sul nascere la ribellione riflettori dei mass media e dell’opinione pubblica. dei giovani della Cirenaica stanchi e provati da qua- Dalle prime pagine dei giornali nelle quali si enfa- ranta anni di duro regime. tizzava la presunta lotta di liberazione dei giovani Un’altra chiave di lettura propone una realtà molto bengasini contro i mercenari del regime si è passati più oscura e complessa. Secondo alcuni analisti, in- a discutere solo dell’intervento della NATO e del- fatti, ciò che è successo in Libia è attribuibile a un la necessità di riconoscere il governo transitorio di tentato colpo di stato organizzato da alcuni con- Bengasi in modo tale da risolvere il problema della giurati libici in accordo con la Francia, e forse anche gestione dei fondi congelati dello stato libico. La vi- con l’Inghilterra, al fine di rovesciare con un colpo sita a Bengasi del ministro degli Esteri Franco Frattini di mano il regime di Gheddafi e insediare in Libia un che nella capitale dei ribelli libici ha inaugurato la governo più simpatetico con gli interessi economici nuova sede del consolato italiano, di fatto una sor- di queste due potenze e meno sensibile al rapporto ta di ambasciata presso gli insorti, va forse letta in privilegiato che con l’Italia aveva il regime di Ghed- questa chiave. dafi. Lo scoppio spontaneo della rivolta in Cirenaica La realtà in Libia oggi è, se possibile, ancora più sull’onda delle rivolte in Tunisia e in Egitto, avrebbe tragica della rappresentazione fattane nel corso colto di sorpresa gli organizzatori del complotto co- dei primi giorni della rivolta quando si era arrivati a stringendoli a far scattare anzi tempo i meccanismi parlare di massacri, fosse comuni, migliaia di mor- del colpo di stato. Solo in questo modo si spieghe- ti, bombardamenti sulle città, etc… Queste notizie rebbero le defezioni militari a macchia di leopardo, riportate dal network arabo Al Jazeera si sono poi l’improvviso emergere di un gruppo di commando rivelate infondate alla prima prova dei fatti. Ciono- formato da transfughi del regime di Gheddafi più o nostante, ci si trova oggi di fronte a uno stallo che meno discreditati, e l’incredibile attivismo del pre- rischia di prorogarsi e tramutarsi in una guerra civile sidente francese Sarkozy. È soprattutto il compor- in un quadro di failed state. La distruzione di varie tamento di quest’ultimo ad aver destato i sospetti città libiche, il bombardamento di Tripoli, il collasso principali. È curioso infatti come Sarkozy sia stato delle strutture statali sono solo le conseguenze più veloce a dichiarare Gheddafi un criminale di guerra evidenti di questa “avventura moderna”. Come si a seguito di due o tre giorni di presunti massacri è giunti a ciò? Come si è arrivati alla distruzione di riportati ad arte da Al Jazeera mentre nessuna re- un paese che dopo anni di embargo ed isolamento azione avevano provocato i quaranta anni di mas- stava nascendo e cominciando a sperare in un fu- sacri effettuati (e provati) dal regime di Gheddafi 4
contro la popolazione libica. In fin dei conti anche tania, del Fezzan e della Cirenaica alla realizzazione Sarkozy aveva ricevuto Gheddafi a Parigi con tutti di un’unica entità nazionale libera, democratica e gli onori permettendogli di installare la sua mitica indipendente. tenda negli Champs-Élysées. È chiaro a tutti come Anche questa narrativa viene però facilmente sma- la rapidità con la quale Sarkozy ha deferito Ghedda- scherata da una corretta analisi dei fatti. Da un lato fi alla Corte Penale Internazionale servisse in realtà vi è la speranza che ucciso Gheddafi i tripolitani si soltanto a impedire qualunque azione diplomatica riuniscano ai bengasini per realizzare un governo di di mediazione, soprattutto da parte della diploma- unità nazionale. Dall’altro, però, vi è la cognizione zia italiana. che ciò potrebbe non accadere e che la morte di Sarebbe meglio stendere un velo su come l’Italia si Gheddafi quasi sicuramente provocherebbe solo è comportata nei confronti della Libia ma da analisti l’implosione del regime e l’instaurazione di un siste- dobbiamo rilevare quanto meno l’ambiguità con la ma anarchico di guerriglie tra bande e tribù. Tanto è quale si è agito. Il nostro paese infatti è passato da vero che consci di questa eventualità gli stessi leader più di un decennio di progressiva fraternizzazione del CNT hanno elaborato un piano b. Dalle paro- con il regime di Gheddafi al silenzio e all’inattività le stesse del generale Abdel Jounis, ex ministro di durante la prima decina di giorni della rivolta. Siamo Gheddafi e oggi ministro della difesa del CNT, con passati poi dalla dichiarazione del ministro Frattini l’aiuto di inglesi e francesi si starebbero preparando secondo il quale Gheddafi fosse un personaggio le truppe bengasine necessarie per attaccare e con- con il quale non si potesse più parlare all’abbraccio quistare Brega, Ras Lanuf e altre località della Sirte. ridicolo e tardivo con i membri del CNT di Bengasi. Lo scopo sarebbe quello di annettere alla Cirenaica Come ciliegina sulla torta la tragedia libica ha vi- storicamente intesa le risorse petrolifere della Sir- sto il solerte impegno della NATO impegnata in una te. In questo modo il territorio governato dal CNT guerra umanitaria dove per difendere i civili della avrebbe risorse sufficienti per realizzare un’entità Cirenaica si bombardano i civili della Tripolitania. statale che verrebbe riconosciuta come legittimo Nascosti dalla foglia di fico della protezione dei civi- governo della Libia dalle potenze occidentali e quin- li, gli aerei della NATO stanno in realtà attivamente di autorizzata a disporre dei fondi di proprietà del cercando di localizzare il colonnello Gheddafi e i sui popolo libico ad oggi congelati dalle banche estere. familiari con lo scopo di eliminarli fisicamente. Tale L’ultima domanda sulla bocca di tutti sarebbe quin- obiettivo avrebbe il fine di ottenere la resa dell’eser- di: indovina indovinello, a chi vanno i contratti per cito libico e la riunificazione della Libia in un’unica la ricostruzione? unità che dovrebbe almeno in linea teorica vedere la partecipazione equanime dei cittadini della Tripoli- *Direttore del Centro Studi Americani 5
Marocco OGGIEconomia presto sarà il primo Paese arabo per esportazioni Il Marocco scommette sulle energie rinnovabili di Fabrizio Goria* e Karima Moual Il Marocco è sulla strada per diventare primo Pa- ese arabo per esportazione delle fonti energetiche rinnovabili. Grazie al “Plan d’équipement électri- que” varato lo scorso anno, Rabat può giocare un ruolo rilevante nei prossimi anni come esportatore di energia pulita. Complice è anche la recente ri- nuncia, annunciata in questi giorni, al nucleare da parte della Germania, che entro i prossimi anni avrà completato il decommissionamento delle centrali atomiche esistenti. Una scelta e sfida che romperà vecchi equilibri ma potrà davvero cambiare non solo l’Europa rimettendo in gioco altri nuovi attori sulla scena mondiale. Sulla sponda sud del Mediterraneo il Marocco po- trebbe diventare il più importante partner energeti- co per l’Unione europea. E a testimoniarlo sono gli accordi con Berlino, che sta sostenendo il program- ma Solarplan con 43 milioni di euro dopo la con- vention ENER appena conclusasi a Heilderberg. A suggello dell’intenzione a farsi promotore delle rin- novabili, il Marocco ha inoltre varato un program- ma da 8 miliardi di euro. Si guarda al futuro: entro il 2020 saranno potenziate le dotazioni di eolico, idroelettrico e solare. L’obiettivo è quello di aiutare l’Europa a sopperire il deficit energetico nella fase successiva all’incidente nucleare di Fukushima. Ma non solo. Tramite il progetto 20-20-20, attivato lo scorso anno, Bruxelles e gli Stati membri dovranno 6
adeguarsi a una miglior efficienza energetica. E Ra- Fino all’anno scorso il Marocco dipendeva pesan- bat vuol farsi trovare pronta. temente dalle fonti energetiche tradizionali. Come La produzione di fonti energetiche rinnovabili in ha spiegato il ministro per l’Energia Amina Benkha- Marocco continua a un ritmo sostenuto. Già prima dra, «il Regno oggi importa il 97% del suo fabbiso- della convention in Germania, che ha sancito il fitto gno energetico». Il petrolio infatti «rappresenta il rapporto commerciale fra i due Paesi, re Moham- 61% del suo consumo energetico, anche se questa med VI aveva iniziato un programma nazionale di percentuale tende a diminuire di anno in anno. La sviluppo delle rinnovabili. Un esempio è il parco eoli- messa in opera della strategia permetterà di ridur- co di Dhar Saadane, il maggiore presente nell’Africa re la dipendenza energetica del Marocco dal 97% con 126 turbine e una capacità complessiva a pieno all’85%, permettendo un risparmio annuo di un regime di 140MW. Questo è solo l’ultimo progetto milione di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), del piano di sviluppo del Paese, che sta cercando, per un valore da 500 a 700 milioni di dollari». Di anche tramite una tassazione vantaggiosa per gli contro, le prospettive del programma energetico operatori esteri che decidono di entrare nel mercato vedono raggiungere il 10% del consumo, tramite maghrebino, di attirare sempre nuovi capitali. le rinnovabili, entro il 2011, mentre nel 2020 sarà Per il Marocco potrebbero anche esserci due re- toccata quota 20 per cento. Una cifra che, secondo sponsi positivi dal mercato interno. Il primo riguar- UBS, «potrebbe anche salire fino al 30% nell’arco da un aumento delle capacità occupazionali. Il tas- dei prossimi anni». so di disoccupazione è in costante diminuzione e Se il Marocco è così avanti nella produzione di ener- un Country report della banca elvetica UBS ha con- gie rinnovabili non bisogna stupirsi. L’Ufficio cambi fermato il buono stato dell’economia marocchina. marocchino nel corso del 2008, nel pieno della crisi «La Primavera araba che ha investito il Nord Africa finanziaria internazionale, ha registrato un aumento finora non ha che lambito il Marocco, considerato della spesa volta all’approvvigionamento di energia da noi un’interessante opportunità d’investimen- del 46,9% su base annua secondo i dati dell’Office to per via della sua stabilità di fondo e della sua National de l’Electricité (One). Colpa della dipenden- innovativa politica di sviluppo», ha scritto UBS. La za da greggio, le cui importazioni aumentarono del conferma si trova anche nella “Stratégie nationale 37%, e dal gasolio, che segnò un incremento del énergétique”. 95,9 per cento. In quel periodo, come ha ricorda- 7
Marocco OGGIEconomia to anche l’Ufficio economico-commerciale di Rabat industriale, si traduce con la necessità di una minore «i prodotti energetici sono diventati la prima voce dipendenza dagli altri Paesi. Ecco quindi che il piano nella lista delle importazioni del Paese, passando da energetico nazionale si è reso doveroso. L’obietti- una percentuale del 19,4% al 22,3%, con una pe- vo è quello di permettere un migliore sfruttamento sante incidenza sulla bilancia commerciale, sempre delle capacità produttive del Paese, riducendo spre- più in deficit». Non è un caso quindi che il disavanzo chi e squilibri. sia derivato «per il 60% dalle spese di approvvigio- Infine, ultime ma non ultime, le caratteristiche mor- namento dell’energia», ha sottolineato il rapporto. fologiche del Marocco. Un rapporto del 2008 di C’è poi il tasso di crescita dell’economia maghrebi- Areva, il colosso mondiale del nucleare, ha spiega- na. L’incremento della spesa pubblica per la bolletta to come mai Rabat potrebbe essere «il driver dello energetica del Paese si traduce anche in un miglio- sviluppo energetico dell’Africa». Per Areva «il coef- ramento congiunturale di Rabat. Nell’anno più nero ficiente di irradiamento solare supera le 3.000 ore per l’economia globale, quel 2009 in cui si sono visti di sole l’anno, mentre i 3.500 km di coste e una i reflussi del fallimento di Lehman Brothers, il Ma- velocità media del vento pari a 8m/s possono ga- rocco ha saputo reagire nel migliore dei modi, cre- rantire un ottimo sviluppo delle fonti di energia rin- scendo del 4,9%, un tasso di crescita considerato novabili». Già nel 2008 il potenziale energetico del «straordinario» dalla banca statunitense Citi. Marocco era stimato in 6.000 MW per l’eolico e di Sia per il 2010 sia per l’anno in corso, le prospettive circa 5kwh/m2 al giorno per il solare, con un picco sono state positive, con un tasso di crescita ampia- di 25.000 MW per l’intera produzione maghrebi- mente superiore a quello dell’Ue. Il Fondo mone- na. Attualmente i maggiori siti di produzione sono il tario internazionale ha calcolato che fra il 2004 e parco eolico di Abdelkhalek Torres a Tangeri, attivo il 2010 la crescita media dell’economia marocchina dal 2000 e con una produzione media di 226 GW/h è stata del 5,2%, con un rapporto fra Pil e debito all’anno, quello sperimentale di Tangeri, progettato pubblico in costante diminuzione, dato che si è pas- per una media annua superiore a 14.5 GW/h. Per il sati dal 59,4% del 2004 al 50,1% dell’anno appe- solare troviamo invece il parco di Essaouira, forte di na trascorso. La floridezza dell’economia sta quin- una produzione annuale di 200 GW/h in media. di aumentando la domanda interna, anche sotto il Per fare tutto questo, lo stanziamento iniziale è sta- profilo energetico. E questo, complice lo sviluppo to di 2,1 miliardi di euro. È l’Ufficio economico-com- 8
merciale di Rabat che spiega la divisione: «I capitali deve attivare un programma di acquisto di energia per questi progetti provengono dall’Arabia Saudi- entro la fine dell’anno». E gli accordi appena con- ta (500 milioni di dollari), Emirati Arabi Uniti (300 clusi con Rabat rientrano in questo piano. Del resto, milioni) e dal fondo governativo Hassan II per lo come ha rimarcato la Merkel «Berlino deve seguire sviluppo economico e sociale (200 milioni). L’Unio- una nuova strada». Questo si articola in almeno cin- ne Europea ha finanziato il programma di riforma que punti: miglior efficienza energetica che permet- energetico con 76,66 milioni di euro». Come aveva te una riduzione del consumo del 10% nel 2020, spiegato il direttore generale di One, Ali Fassi Fihri, compartecipazione delle imprese maggiormente «il Marocco nei prossimi cinque anni vivrà la sua energivore nella nuova politica di efficienza, ade- rinascita». Parole confermate anche da altre voci. guamento energetico delle abitazioni esistenti, ridu- Secondo Mustapha Bakkoury, presidente dell’Agen- zione delle emissioni di gas serra del 40% e infine ce marocaine pour l’énergie solaire (Masen), «le la parte più importante, il raddoppio della quota di tre forme di energie rinnovabili, solare, idraulica ed energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. eolica, si divideranno in parti uguali di 2.000 MW Su quest’ultimo punto, il Marocco può giocare un la potenza installata per rappresentarne il 42% nel ruolo da comprimario, dato che il progetto di re 2020». Questo significa meno dipendenza energe- Mohammed VI prevede proprio il pieno regime nel tica, ma soprattutto più appeal nei confronti di tutti 2020. Berlino è pronta allo switch-off dal nucleare, quegli operatori che stanno abbandonando il nucle- Parigi si guarda intorno, ma c’è già una certezza: il are, Francia e Germania su tutti. vincitore sarà Rabat. E proprio Berlino potrebbe essere il principale mer- cato per Rabat. Secondo il big energetico tedesco RWE, focalizzato in energia nucleare, nel 2010 l’ato- mo ha generato il 28% per cento della produzione di energia elettrica in Germania. La recente decisio- ne del cancelliere Angela Merkel, cioè lo smantel- lamento delle centrali esistenti entro il 2022, po- trebbe costare circa 150TWh all’anno. Un report di Platts ha evidenziato che «la Germania, se vuol con- tinuare a essere l’economia più forte del’eurozona, *Redattore finanziario de Linkiesta 9
Marocco OGGI Cultura Mawazine: un evento culturale che ha lanciato un nuovo messaggio politico Mawazine-ritmi dal mondo. Nel nome c’è tutto, è il È con questo spirito che è nato anche il progetto più importante evento musicale dell’Africa, il fiore a scopo benefico Global Gombo Group di Quincy all’occhiello di una serie di eventi culturali che il Ma- Jones, coordinato dall’associazione Maroc-Cultures, rocco porta avanti con grande successo, all’insegna in collaborazione con Dawn Elder World Entertain- dell’internazionalizzazione. ment. Giunto alla sua decima edizione, Mawazine anche Si tratta di realizzare la versione araba della canzone quest’anno (dal 20 maggio al 28) ha saputo man- Tomorrow. Saranno coinvolti i nomi più importanti tenere la sua originalità. E i numeri fotografano la della scena musicale nordafricana e mediorientale grande ambizione di questo atteso Festival: 746 come Nass al-Ghiwane (Marocco), Rashed al-Majed concerti, 1029 ore di spettacoli e musica, 6583 arti- (Arabia Saudita), Amr Diab (Egitto), Souad Massi sti provenienti da 60 paesi. (Algeria), Saber Rebaï (Tunisia), Majida al-Roumi (Li- Suoni, ritmi, voci, lingue diverse messe sul palco- bano), Abdel Gadir Salim (Sudan), Fahad al-Kubaisi scenico per mischiarsi, sperimentarsi ed ascoltarsi: (Qatar), Mayada al-Hanawi (Siria) e Rim Banna (Pa- un sano cocktail per conoscersi, anche attraverso la lestina), tutti diretti da Kazem Saher (Iraq) e la sua musica, le vibrazioni che più di altre ci fanno sentire orchestra. Un’iniziativa che serve anche a raccoglie- vicini da una sponda all’altra del mondo. re fondi per finanziare borse di studio per i giovani dell’Africa del Nord e del Medio Oriente. Ma poteva un evento di questa grande portata, nel cuore del Maghreb, non diventare il miglior palco- scenico per le rivendicazioni che hanno scosso il Maghreb? Il rischio che l’evento culturale potesse essere politicizzato effettivamente era alto, anche perché il Mawazine Festival non è nemmeno nuovo a controversie. Nel 2010, il partito islamico Giusti- zia e Sviluppo aveva messo a rischio la partecipa- zione di Elton John, chiedendone l’estromissione dalla scaletta in ragione dell’omosessualità dell’ar- tista britannico. Quest’anno, in concomitanza con 10
to delle attività anti-Mawazine a livello nazionale e proteste e sit-in di fronte al Parlamento marocchino. Ma agli anti-Mawazine si sono presto contrapposti i pro-Mawazine. Giovani contro altri giovani. Con manifestazioni contro i manifestanti del Movimen- to 20 Febbraio. Un fatto davvero nuovo. Simbolico atto che ancora una volta mette in luce la specificità del Marocco. A Rabat centinaia di imprenditori, commercianti e ristoratori hanno manifestato davanti al Parlamento con striscioni: “Non toccate il mio commercio”, “No all’anarchia e al disordine”. Le riflessioni sul movi- mento arrivano anche dai blogger marocchini come Reda (blogreda.blogspot.com) che osserva: “Se c’è le proteste in tutto il mondo arabo, il Movimen- una cosa innegabile, è che la popolazione maroc- to marocchino del 20 febbraio ha voluto lanciare china non ha seguito e non si è inserita in quest’on- una campagna per l’annullamento del Festival. Un da di proteste. È vero che ogni domenica assistiamo anti-Mawazine. I motivi del boicottaggio sono in in molte città a delle manifestazioni di svariate mi- una richiesta: maggiore trasparenza circa l’impiego gliaia o centinaia di persone, ma siamo lontani dalle del denaro pubblico. Nella pagina Facebook degli decine di migliaia o dalle centinaia di migliaia della anti-Mawazine si legge che il Festival rappresenta rivoluzione tunisina o di quella egiziana. Peggio, il la corruzione del Paese, oltre ad essere simbolo di marocchino medio, fermato ed intervistato per stra- dispotismo culturale e motivo di sperpero dei fondi da, non sembra nemmeno comprendere l’obiettivo pubblici, che andrebbero piuttosto destinati a infra- del 20 febbraio, non sembra volercisi identificare e strutture, servizi sanitari ed educativi di base. non sembra interessato che al proprio pane quoti- Tra le iniziative messe in atto dagli oppositori del diano...” Mawazine rientrano una petizione rivolta agli arti- Così il Mawazine Festival è stato l’occasione per sti, la creazione di un comitato per il coordinamen- mettere in luce un altro nuovo messaggio politico. 11
Marocco OGGIL’intervento DAL VOTO DI MILANO UNA BELLA SORPRESA L’ALLARMISMO SUGLI IMMIGRATI NON PAGA PIù di Fabrizio Forquet* Non era scontato per la verità. E perciò il risultato di questi ballottaggi elettorali sono una gran bella no- C’è un dato che le analisi del voto amministrati- tizia, comunque la si pensi tra sinistra e destra. Non vo non hanno evidenziato. È una dato che fa ben era scontato perché nell’ultimo decennio almeno il sperare, un segno di maturità: i milanesi hanno del richiamo al pericolo dell’invasione degli stranieri ha tutto ignorato gli appelli alla Santa paura per una pagato, eccome, elettoralmente. presunta occupazione da parte dell’Islam e dei Rom La storia della Lega, in fondo, è stata anche – non nelle nostre città. solo, certamente – la storia di un partito che ha sa- Evviva. La “zingaropoli islamica”, come ha ammes- puto sfruttare, e alimentare, le paure della provincia so anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni, italiana verso il nuovo ed il diverso. Nella vittoria elet- sarà consegnata alla storia elettorale del nostro pa- torale del 2001, poi, i temi della lotta all’immigrazio- ese come uno dei più clamorosi flop nelle strategia ne hanno pesato in modo consistente sull’elettora- di campagna elettorale. Non solo non ha consentito to. Tanto è vero che subito dopo il nuovo governo si a Letizia Moratti di riportare alle urne gli elettori che è affrettato ad approvare una legge restrittiva come al primo turno si erano astenuti, ma il distacco dal la Bossi-Fini. Per non parlare, ancora, della caduta neosindaco Pisapia è addirittura aumentato. di consensi del governo Prodi, incalzato dalla cam- I milanesi (ma gli italiani in generale, anche se a vol- pagna del centro-destra sull’insicurezza nelle città te ci piace dimostrare il contrario) sono gente seria. causata dagli immigrati. Una offensiva che ha gio- E hanno dimostrato nelle urne di non andare dietro cato sulle divisioni interne al governo, alimentando alla propaganda astratta fondata su un pericolo che la diffidenza degli italiani. evidentemente non viene sentito. O almeno non Ma le elezioni di Milano mostrano una realtà final- viene sentito in questi termini estremi. Metropolita- mente diversa. La paura dello straniero non fa più na, mobilità urbana, piani edilizi, ambiente urbano: vincere le elezioni. Al contrario, se agitata con toni questo interessava ai milanesi. Ed è per questo che estremistici ed evidentemente propagandistici, le fa la concretezza programmatica di Pisapia ha vinto e perdere. il messaggio ideologico del centro-destra – prima Che il clima fosse cambiato, in fondo, lo si poteva ancora che della Moratti – ha perso. intuire leggendo le analisi demoscopiche degli ulti- 12
mi due anni. Come quella recentissima del Sole-24 questo senso è importante che ai progressi compiu- Ore curata dal Cise di Roberto D’Alimonte. L’immi- ti dagli italiani verso una maggiore consapevolezza grazione, che negli anni predenti era stata sempre corrisponda una maggiore maturità anche degli in- tra le primissime preoccupazioni degli italiani, è terlocutori stranieri. precipitata infatti nella metà bassa della classifica. Sono anni, per esempio, che le varie consulte isla- Rumeni e nordafricani hanno cessato di occupare miche istituite presso il Viminale non decollano tra gli incubi notturni degli italiani, lasciando il posto a le divisioni degli interlocutori musulmani e i deficit urgenze più concrete: il lavoro, l’economia che non di rappresentatività di queste associazioni. È da va- cresce, la sanità, i servizi sociali, le infrastrutture ur- lutare con favore, in questo senso, la nascita di una bane e viarie. Federazione dei musulmani, come annunciato sullo È una conseguenza certamente della crisi economi- scorso numero di MaroccOggi. Mentre preoccupa ca, che ha cambiato il senso delle priorità, ma vi si l’ennesima lite che sta andando in scena intorno al può leggere anche l’acquisizione di una maggiore controllo della Moschea di Roma. maturità degli italiani riguardo al tema dell’immi- Le divisioni non aiutano. Non aiutano mai, ma so- grazione. Gli anni dell’impatto più duro dell’afflusso prattutto in questo momento in cui sembra diven- degli stranieri sembra superato. Quella che era una tare passato il pregiudizio più aspro degli italiani novità, che destava preoccupazioni e alimentava ti- verso gli stranieri. La storia dei ballottaggi di Milano mori, ha cominciato a diventare normalità. E nella è quella di una speranza nuova. Non lasciamola sva- normalità gli italiani hanno imparato a conoscere lo porare tra vecchie e nuove ostilità. straniero per quello che è. Un essere umano come noi, innanzi tutto. E magari anche un’opportunità * Capo della Redazione romana del Sole 24 Ore quando offre lavoro a basso costo per le nostre im- prese e le nostre famiglie. I problemi di convivenza e di integrazione restano. Intendiamoci. E sono ben lungi dall’essere risolti. Su questo c’è un lavoro enorme da fare. Un lavoro fat- to di politiche realistiche e soprattutto di dialogo. In 13
Marocco OGGI Brevi Martin Nesirky, portavoce ONU Rabat Sahara, un nuovo round di colloqui Conferenza al vertice a Rabat sulla lotta con- a Manhasset tro la corruzione nella regione MENA I prossimi colloqui informali sul Sahara, sotto l’in- Una conferenza al vertice, basata sulla lotta alla vito dell’Inviato Personale del Segretario Generale corruzione nella regione del Medio Oriente e Nord dell’ONU, Christopher Ross, si terranno dal “5 al Africa (MENA) si terrà il 9 e 10 giugno a Rabat, 7 giugno prossimi a Manhasset”, nella periferia di secondo quanto appreso dall’Organisation de New York , in presenza del Marocco, dell’Algeria, Coopération et de Développement Économiques della Mauritania e del Polisario, ha annunciato gio- (OCDE), promotrice dell’evento. Obiettivo: “Met- vedì il portavoce dell’ONU, Martin Nesirky. “Come tere in pratica gli impegni anti-corruzione: traspa- convenuto dalle parti nel corso del loro sesto round renza, partecipazione e Stato di Dititto”. Questo di discussioni informali in marzo” scorso, le delega- incontro è in collaborazione con il Regno del Ma- zioni delle parti in conflitto per il Sahara “si riuni- rocco che assicura la co-presidenza dell’Iniziativa ranno dal 5 al 7 giugno a Greentree, Long Island, MENA-OCDE per la Governance e l’investimento per alcuni colloqui informali”, ha precisato Nesirky, in supporto dello sviluppo, viene precisato dalla durante il suo briefing quotidiano. Questi colloqui stessa fonte. inaugurati nell’agosto 2009, in Austria, devono Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo preparare il quinto round di negoziati ufficiali, fina- (UNDP) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Dro- lizzati a trovare una soluzione politica definitiva alla ga e il Crimine (UNODC) sono anch’essi associati controversia regionale sul Sahara. a questo avvenimento. “Un dialogo finalizzato a discutere dei mezzi da mettere in opera al fine di affrontare più efficacemente la corruzione in Me- dio Oriente e Nord Africa”. Prenderanno parte a questo evento alti funzionari governativi ed eminenti esperti del settore privato e della società civile nella regione, così come i loro pari dei paesi dell’OCDE e alcuni rappresentanti di organizzazioni regionali e internazionali. 14
Moammar El Gheddafi Jean François Julliard, segretario generale di Reporters sans Frontières Perché la Russia abbandona Gheddafi Tunisia: il panorama mediatico Al G8 di Deauville, la Russia ha raggiunto i paesi fa fatica ad evolvere occidentali per chiedere la partenza di Gheddafi. “La stampa tunisina è libera, più libera di quando Il Cremlino non avrebbe virato se non fosse stato c’era Ben Ali”. Questo quanto affermato da Jean convinto della determinazione occidentale. Con- François Julliard, segretario generale di Reporters siderando che Vladimir Putin aveva equiparato l’ sans Frontières, una volta tornato da Tunisi. Julliard “aggressione” alleata in Libia a una nuova “crocia- racconta che da quando è caduto l’ex dittatore ci ta” occidentale, il voltafaccia russo è molto signi- sono stati dei miglioramenti ma si è ancora lontani ficativo. Per Gheddafi prima di tutto, che perde da un vero e proprio processo di libertà di stam- uno dei suoi ultimi sostenitori. Ma anche per la pa. Certo nelle edicole ci sono più giornali locali, Siria, che potrebbe, alla fine, subire la stessa sorte, la stampa estera non è più vietata e questo è un anche se, momentaneamente, Mosca resta molto passo avanti. Ma nonostante ciò, molti tunisini prudente. E che dire dell’Algeria e degli altri paesi hanno paura che questa “libertà” finirà presto e della regione? La scelta del Cremlino è strategica. che vengano commessi i vecchi errori. Che cosa Così come l’Europa, la Russia, minacciata diret- sta facendo il governo di transizione per tutelare la tamente dall’Islamismo radicale nel Caucaso, ha libertà di stampa? Secondo Julliard, il governo at- interesse a che la rivolta araba termini nel miglior tuale starebbe lavorando su tre testi fondamentali: modo possibile. La retorica anti-occidentale di una legge sulla stampa priva da tutte le vecchie Putin ha dovuto cedere il passo ai calcoli strategici disposizioni liberticide, un Freedom of Information di Medvedev. Essendo incaricata di mediare per Act all’americana che permetterebbe una maggio- l’allontanamento di Gheddafi, la Russia preserva i re trasparenza e una legge sull’audiovisivo che isti- suoi interessi in Libia e il suo ruolo in Medio Orien- tuirebbe il CSA (Consiglio di sicurezza locale). “Ma te. L’incontro a Deauville tra Obama e Medvedev il tempo stringe. Se i tre testi non saranno adottati ha dimostrato che il progetto di uno scudo anti- prima delle prossime elezioni, saranno rinviati ad missilistico resta sempre una fonte di discordia. Ma una data ulteriore. E c’è il rischio che i nuovi vinci- la nuova attitudine russa sulla Libia dà prova che tori ripetano gli errori del passato. I partiti politici un partenariato con il Cremlino è possibile, anche ostili alle libertà esistono ancora in Tunisia”, con- nell’ambito della sicurezza. È il fondamento della clude Julliard. scommessa strategica francese, manifestata dalla vendita di quattro navi del tipo Mistral alla flotta russa, contratto che è stato definitivamente con- cluso a Deauville. 15
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