Marocco OGGI - il marocco scommette sulle energie rinnovabili - IPC Global Platform

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OGGI                           un’informazione italiana su un paese in movimento

                                                 politica
                                                 a chi andranno
                                                 le risorse
                                                 energetiche
                                                 della libia?

       il marocco
       scommette
       sulle energie
       rinnovabili

       Newsletter n.03 del 3 giugno 2011
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Marocco
  OGGI

 MaroccOggi - un’informazione italiana
 su un paese in movimento
 Newsletter del sito www.genemaghrebina.com

 Newsletter n.03 del 3 giugno 2011

 In questo numero:

 EDITORIALE
 La nuova integrazione

 POLITICA
 La Libia, la guerra é un indovinello:
 a chi andranno le risorse energetiche del paese?

 ECONOMIA
 Il Marocco scommette sulle energie rinnovabili

 CULTURA
 Mawazine: un evento culturale che ha lanciato
 un nuovo messaggio politico.

 L’INTERVENTO
 Dal voto di Milano una bella sorpresa: l’allarmismo
 sugli immigrati non paga più

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MOGGI
                                                L’editoriale di Karima Moual

               LA NUOVA INTEGRAZIONE
 La Germania cambia rotta, pur nel rischio di          ed esportare queste energie. È l’esempio di un
 fare una scelta impopolare per la sua business        vantaggio reciproco, di un’integrazione possibile.
 community. Decide di mettere una croce defini-        Così come è un segnale di integrazione il mes-
 tivamente rossa sulla parola nucleare. Una scelta     saggio che emerge dai risultati delle elezioni am-
 scomoda ma responsabile così come il caratte-         ministrative in Italia. L’allarmismo anti-immigrati
 re tedesco vorrebbe. Lì hanno deciso che strada       è stato sconfitto. Gli italiani sembrano guardare
 intraprendere nel futuro che ci attende, perché       oltre: la “zingaropoli islamica”, come sottolinea
 al futuro i tedeschi vogliono iniziare a pensare      all’interno Fabrizio Forquet, non ha avuto segui-
 davvero. La scelta di Berlino sarà senz’altro un      to tra gli elettori. È il segno di qualcosa che sta
 fattore trainante in Europa e i prossimi anni lo      cambiando. Ed è anche questo un bel segno.
 testimonieranno. Alla pari c’è un paese nella         Fa bene all’animo. E ce n’è bisogno. Perché pro-
 sponda sud del mediterraneo che delle energie         prio mentre andiamo in stampa, arrivano sul
 rinnovabili vuole fare la sua forza. E’ il Marocco.   computer le foto delle vittime dell’ennesimo nau-
 E i due paesi si sono già incontrati.                 fragio, dell’ennesima strage nel cuore del Medi-
 Ne rendiamo conto all’interno, con l’articolo di      terraneo. Mai più, si vorrebbe dire. Ma sappiamo
 Fabrizio Goria. Ci piace sottolinearlo, perché è la   che accadrà ancora. Qui è l’Europa tutta che si
 testimonianza di quanto sinergiche possono es-        deve mobilitare. Al di là degli interessi economici
 sere l’Europa e il Nord Africa. Economie pronte a     e della maturità dei suoi cittadini-elettori, l’Unio-
 dialogare. Soprattutto ora che la sponda Sud del      ne europea deve assumersi le sue responsabilità
 Mediterraneo sta conoscendo la sua primavera          assumendo una nuova politica dell’immigrazio-
 politica. La Germania rinuncia al nucleare e inve-    ne. Solo allora il Mediterraneo sarà davvero un
 ste nelle energie alternative in Marocco, il Maroc-   nuovo mare di integrazione e non più un mare
 co scommette sul mercato europeo per produrre         di morti.

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OGGIL’editoriale                                                                                          3
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OGGI Politica

La Libia, la guerra è un indovinello:
a chi andranno le risorse energetiche
del paese?

di Karim Mezran*                                           turo migliore? Secondo alcuni la causa sarebbe da
                                                           ricercarsi nella ferocia del regime di Gheddafi e nel
La Libia sembra essere scomparsa quasi del tutto dai       suo tentativo di schiacciare sul nascere la ribellione
riflettori dei mass media e dell’opinione pubblica.        dei giovani della Cirenaica stanchi e provati da qua-
Dalle prime pagine dei giornali nelle quali si enfa-       ranta anni di duro regime.
tizzava la presunta lotta di liberazione dei giovani       Un’altra chiave di lettura propone una realtà molto
bengasini contro i mercenari del regime si è passati       più oscura e complessa. Secondo alcuni analisti, in-
a discutere solo dell’intervento della NATO e del-         fatti, ciò che è successo in Libia è attribuibile a un
la necessità di riconoscere il governo transitorio di      tentato colpo di stato organizzato da alcuni con-
Bengasi in modo tale da risolvere il problema della        giurati libici in accordo con la Francia, e forse anche
gestione dei fondi congelati dello stato libico. La vi-    con l’Inghilterra, al fine di rovesciare con un colpo
sita a Bengasi del ministro degli Esteri Franco Frattini   di mano il regime di Gheddafi e insediare in Libia un
che nella capitale dei ribelli libici ha inaugurato la     governo più simpatetico con gli interessi economici
nuova sede del consolato italiano, di fatto una sor-       di queste due potenze e meno sensibile al rapporto
ta di ambasciata presso gli insorti, va forse letta in     privilegiato che con l’Italia aveva il regime di Ghed-
questa chiave.                                             dafi. Lo scoppio spontaneo della rivolta in Cirenaica
La realtà in Libia oggi è, se possibile, ancora più        sull’onda delle rivolte in Tunisia e in Egitto, avrebbe
tragica della rappresentazione fattane nel corso           colto di sorpresa gli organizzatori del complotto co-
dei primi giorni della rivolta quando si era arrivati a    stringendoli a far scattare anzi tempo i meccanismi
parlare di massacri, fosse comuni, migliaia di mor-        del colpo di stato. Solo in questo modo si spieghe-
ti, bombardamenti sulle città, etc… Queste notizie         rebbero le defezioni militari a macchia di leopardo,
riportate dal network arabo Al Jazeera si sono poi         l’improvviso emergere di un gruppo di commando
rivelate infondate alla prima prova dei fatti. Ciono-      formato da transfughi del regime di Gheddafi più o
nostante, ci si trova oggi di fronte a uno stallo che      meno discreditati, e l’incredibile attivismo del pre-
rischia di prorogarsi e tramutarsi in una guerra civile    sidente francese Sarkozy. È soprattutto il compor-
in un quadro di failed state. La distruzione di varie      tamento di quest’ultimo ad aver destato i sospetti
città libiche, il bombardamento di Tripoli, il collasso    principali. È curioso infatti come Sarkozy sia stato
delle strutture statali sono solo le conseguenze più       veloce a dichiarare Gheddafi un criminale di guerra
evidenti di questa “avventura moderna”. Come si            a seguito di due o tre giorni di presunti massacri
è giunti a ciò? Come si è arrivati alla distruzione di     riportati ad arte da Al Jazeera mentre nessuna re-
un paese che dopo anni di embargo ed isolamento            azione avevano provocato i quaranta anni di mas-
stava nascendo e cominciando a sperare in un fu-           sacri effettuati (e provati) dal regime di Gheddafi

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contro la popolazione libica. In fin dei conti anche       tania, del Fezzan e della Cirenaica alla realizzazione
Sarkozy aveva ricevuto Gheddafi a Parigi con tutti         di un’unica entità nazionale libera, democratica e
gli onori permettendogli di installare la sua mitica       indipendente.
tenda negli Champs-Élysées. È chiaro a tutti come          Anche questa narrativa viene però facilmente sma-
la rapidità con la quale Sarkozy ha deferito Ghedda-       scherata da una corretta analisi dei fatti. Da un lato
fi alla Corte Penale Internazionale servisse in realtà     vi è la speranza che ucciso Gheddafi i tripolitani si
soltanto a impedire qualunque azione diplomatica           riuniscano ai bengasini per realizzare un governo di
di mediazione, soprattutto da parte della diploma-         unità nazionale. Dall’altro, però, vi è la cognizione
zia italiana.                                              che ciò potrebbe non accadere e che la morte di
Sarebbe meglio stendere un velo su come l’Italia si        Gheddafi quasi sicuramente provocherebbe solo
è comportata nei confronti della Libia ma da analisti      l’implosione del regime e l’instaurazione di un siste-
dobbiamo rilevare quanto meno l’ambiguità con la           ma anarchico di guerriglie tra bande e tribù. Tanto è
quale si è agito. Il nostro paese infatti è passato da     vero che consci di questa eventualità gli stessi leader
più di un decennio di progressiva fraternizzazione         del CNT hanno elaborato un piano b. Dalle paro-
con il regime di Gheddafi al silenzio e all’inattività     le stesse del generale Abdel Jounis, ex ministro di
durante la prima decina di giorni della rivolta. Siamo     Gheddafi e oggi ministro della difesa del CNT, con
passati poi dalla dichiarazione del ministro Frattini      l’aiuto di inglesi e francesi si starebbero preparando
secondo il quale Gheddafi fosse un personaggio             le truppe bengasine necessarie per attaccare e con-
con il quale non si potesse più parlare all’abbraccio      quistare Brega, Ras Lanuf e altre località della Sirte.
ridicolo e tardivo con i membri del CNT di Bengasi.        Lo scopo sarebbe quello di annettere alla Cirenaica
Come ciliegina sulla torta la tragedia libica ha vi-       storicamente intesa le risorse petrolifere della Sir-
sto il solerte impegno della NATO impegnata in una         te. In questo modo il territorio governato dal CNT
guerra umanitaria dove per difendere i civili della        avrebbe risorse sufficienti per realizzare un’entità
Cirenaica si bombardano i civili della Tripolitania.       statale che verrebbe riconosciuta come legittimo
Nascosti dalla foglia di fico della protezione dei civi-   governo della Libia dalle potenze occidentali e quin-
li, gli aerei della NATO stanno in realtà attivamente      di autorizzata a disporre dei fondi di proprietà del
cercando di localizzare il colonnello Gheddafi e i sui     popolo libico ad oggi congelati dalle banche estere.
familiari con lo scopo di eliminarli fisicamente. Tale     L’ultima domanda sulla bocca di tutti sarebbe quin-
obiettivo avrebbe il fine di ottenere la resa dell’eser-   di: indovina indovinello, a chi vanno i contratti per
cito libico e la riunificazione della Libia in un’unica    la ricostruzione?
unità che dovrebbe almeno in linea teorica vedere la
partecipazione equanime dei cittadini della Tripoli-       *Direttore del Centro Studi Americani

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presto sarà il primo Paese arabo per esportazioni

Il Marocco scommette sulle energie
rinnovabili

 di Fabrizio Goria* e Karima Moual                  Il Marocco è sulla strada per diventare primo Pa-
                                                    ese arabo per esportazione delle fonti energetiche
                                                    rinnovabili. Grazie al “Plan d’équipement électri-
                                                    que” varato lo scorso anno, Rabat può giocare un
                                                    ruolo rilevante nei prossimi anni come esportatore
                                                    di energia pulita. Complice è anche la recente ri-
                                                    nuncia, annunciata in questi giorni, al nucleare da
                                                    parte della Germania, che entro i prossimi anni avrà
                                                    completato il decommissionamento delle centrali
                                                    atomiche esistenti. Una scelta e sfida che romperà
                                                    vecchi equilibri ma potrà davvero cambiare non solo
                                                    l’Europa rimettendo in gioco altri nuovi attori sulla
                                                    scena mondiale.
                                                    Sulla sponda sud del Mediterraneo il Marocco po-
                                                    trebbe diventare il più importante partner energeti-
                                                    co per l’Unione europea. E a testimoniarlo sono gli
                                                    accordi con Berlino, che sta sostenendo il program-
                                                    ma Solarplan con 43 milioni di euro dopo la con-
                                                    vention ENER appena conclusasi a Heilderberg. A
                                                    suggello dell’intenzione a farsi promotore delle rin-
                                                    novabili, il Marocco ha inoltre varato un program-
                                                    ma da 8 miliardi di euro. Si guarda al futuro: entro
                                                    il 2020 saranno potenziate le dotazioni di eolico,
                                                    idroelettrico e solare. L’obiettivo è quello di aiutare
                                                    l’Europa a sopperire il deficit energetico nella fase
                                                    successiva all’incidente nucleare di Fukushima. Ma
                                                    non solo. Tramite il progetto 20-20-20, attivato lo
                                                    scorso anno, Bruxelles e gli Stati membri dovranno

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adeguarsi a una miglior efficienza energetica. E Ra-      Fino all’anno scorso il Marocco dipendeva pesan-
bat vuol farsi trovare pronta.                            temente dalle fonti energetiche tradizionali. Come
La produzione di fonti energetiche rinnovabili in         ha spiegato il ministro per l’Energia Amina Benkha-
Marocco continua a un ritmo sostenuto. Già prima          dra, «il Regno oggi importa il 97% del suo fabbiso-
della convention in Germania, che ha sancito il fitto     gno energetico». Il petrolio infatti «rappresenta il
rapporto commerciale fra i due Paesi, re Moham-           61% del suo consumo energetico, anche se questa
med VI aveva iniziato un programma nazionale di           percentuale tende a diminuire di anno in anno. La
sviluppo delle rinnovabili. Un esempio è il parco eoli-   messa in opera della strategia permetterà di ridur-
co di Dhar Saadane, il maggiore presente nell’Africa      re la dipendenza energetica del Marocco dal 97%
con 126 turbine e una capacità complessiva a pieno        all’85%, permettendo un risparmio annuo di un
regime di 140MW. Questo è solo l’ultimo progetto          milione di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep),
del piano di sviluppo del Paese, che sta cercando,        per un valore da 500 a 700 milioni di dollari». Di
anche tramite una tassazione vantaggiosa per gli          contro, le prospettive del programma energetico
operatori esteri che decidono di entrare nel mercato      vedono raggiungere il 10% del consumo, tramite
maghrebino, di attirare sempre nuovi capitali.            le rinnovabili, entro il 2011, mentre nel 2020 sarà
Per il Marocco potrebbero anche esserci due re-           toccata quota 20 per cento. Una cifra che, secondo
sponsi positivi dal mercato interno. Il primo riguar-     UBS, «potrebbe anche salire fino al 30% nell’arco
da un aumento delle capacità occupazionali. Il tas-       dei prossimi anni».
so di disoccupazione è in costante diminuzione e          Se il Marocco è così avanti nella produzione di ener-
un Country report della banca elvetica UBS ha con-        gie rinnovabili non bisogna stupirsi. L’Ufficio cambi
fermato il buono stato dell’economia marocchina.          marocchino nel corso del 2008, nel pieno della crisi
«La Primavera araba che ha investito il Nord Africa       finanziaria internazionale, ha registrato un aumento
finora non ha che lambito il Marocco, considerato         della spesa volta all’approvvigionamento di energia
da noi un’interessante opportunità d’investimen-          del 46,9% su base annua secondo i dati dell’Office
to per via della sua stabilità di fondo e della sua       National de l’Electricité (One). Colpa della dipenden-
innovativa politica di sviluppo», ha scritto UBS. La      za da greggio, le cui importazioni aumentarono del
conferma si trova anche nella “Stratégie nationale        37%, e dal gasolio, che segnò un incremento del
énergétique”.                                             95,9 per cento. In quel periodo, come ha ricorda-

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to anche l’Ufficio economico-commerciale di Rabat         industriale, si traduce con la necessità di una minore
«i prodotti energetici sono diventati la prima voce       dipendenza dagli altri Paesi. Ecco quindi che il piano
nella lista delle importazioni del Paese, passando da     energetico nazionale si è reso doveroso. L’obietti-
una percentuale del 19,4% al 22,3%, con una pe-           vo è quello di permettere un migliore sfruttamento
sante incidenza sulla bilancia commerciale, sempre        delle capacità produttive del Paese, riducendo spre-
più in deficit». Non è un caso quindi che il disavanzo    chi e squilibri.
sia derivato «per il 60% dalle spese di approvvigio-      Infine, ultime ma non ultime, le caratteristiche mor-
namento dell’energia», ha sottolineato il rapporto.       fologiche del Marocco. Un rapporto del 2008 di
C’è poi il tasso di crescita dell’economia maghrebi-      Areva, il colosso mondiale del nucleare, ha spiega-
na. L’incremento della spesa pubblica per la bolletta     to come mai Rabat potrebbe essere «il driver dello
energetica del Paese si traduce anche in un miglio-       sviluppo energetico dell’Africa». Per Areva «il coef-
ramento congiunturale di Rabat. Nell’anno più nero        ficiente di irradiamento solare supera le 3.000 ore
per l’economia globale, quel 2009 in cui si sono visti    di sole l’anno, mentre i 3.500 km di coste e una
i reflussi del fallimento di Lehman Brothers, il Ma-      velocità media del vento pari a 8m/s possono ga-
rocco ha saputo reagire nel migliore dei modi, cre-       rantire un ottimo sviluppo delle fonti di energia rin-
scendo del 4,9%, un tasso di crescita considerato         novabili». Già nel 2008 il potenziale energetico del
«straordinario» dalla banca statunitense Citi.            Marocco era stimato in 6.000 MW per l’eolico e di
Sia per il 2010 sia per l’anno in corso, le prospettive   circa 5kwh/m2 al giorno per il solare, con un picco
sono state positive, con un tasso di crescita ampia-      di 25.000 MW per l’intera produzione maghrebi-
mente superiore a quello dell’Ue. Il Fondo mone-          na. Attualmente i maggiori siti di produzione sono il
tario internazionale ha calcolato che fra il 2004 e       parco eolico di Abdelkhalek Torres a Tangeri, attivo
il 2010 la crescita media dell’economia marocchina        dal 2000 e con una produzione media di 226 GW/h
è stata del 5,2%, con un rapporto fra Pil e debito        all’anno, quello sperimentale di Tangeri, progettato
pubblico in costante diminuzione, dato che si è pas-      per una media annua superiore a 14.5 GW/h. Per il
sati dal 59,4% del 2004 al 50,1% dell’anno appe-          solare troviamo invece il parco di Essaouira, forte di
na trascorso. La floridezza dell’economia sta quin-       una produzione annuale di 200 GW/h in media.
di aumentando la domanda interna, anche sotto il          Per fare tutto questo, lo stanziamento iniziale è sta-
profilo energetico. E questo, complice lo sviluppo        to di 2,1 miliardi di euro. È l’Ufficio economico-com-

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merciale di Rabat che spiega la divisione: «I capitali    deve attivare un programma di acquisto di energia
per questi progetti provengono dall’Arabia Saudi-         entro la fine dell’anno». E gli accordi appena con-
ta (500 milioni di dollari), Emirati Arabi Uniti (300     clusi con Rabat rientrano in questo piano. Del resto,
milioni) e dal fondo governativo Hassan II per lo         come ha rimarcato la Merkel «Berlino deve seguire
sviluppo economico e sociale (200 milioni). L’Unio-       una nuova strada». Questo si articola in almeno cin-
ne Europea ha finanziato il programma di riforma          que punti: miglior efficienza energetica che permet-
energetico con 76,66 milioni di euro». Come aveva         te una riduzione del consumo del 10% nel 2020,
spiegato il direttore generale di One, Ali Fassi Fihri,   compartecipazione delle imprese maggiormente
«il Marocco nei prossimi cinque anni vivrà la sua         energivore nella nuova politica di efficienza, ade-
rinascita». Parole confermate anche da altre voci.        guamento energetico delle abitazioni esistenti, ridu-
Secondo Mustapha Bakkoury, presidente dell’Agen-          zione delle emissioni di gas serra del 40% e infine
ce marocaine pour l’énergie solaire (Masen), «le          la parte più importante, il raddoppio della quota di
tre forme di energie rinnovabili, solare, idraulica ed    energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020.
eolica, si divideranno in parti uguali di 2.000 MW        Su quest’ultimo punto, il Marocco può giocare un
la potenza installata per rappresentarne il 42% nel       ruolo da comprimario, dato che il progetto di re
2020». Questo significa meno dipendenza energe-           Mohammed VI prevede proprio il pieno regime nel
tica, ma soprattutto più appeal nei confronti di tutti    2020. Berlino è pronta allo switch-off dal nucleare,
quegli operatori che stanno abbandonando il nucle-        Parigi si guarda intorno, ma c’è già una certezza: il
are, Francia e Germania su tutti.                         vincitore sarà Rabat.
E proprio Berlino potrebbe essere il principale mer-
cato per Rabat. Secondo il big energetico tedesco
RWE, focalizzato in energia nucleare, nel 2010 l’ato-
mo ha generato il 28% per cento della produzione
di energia elettrica in Germania. La recente decisio-
ne del cancelliere Angela Merkel, cioè lo smantel-
lamento delle centrali esistenti entro il 2022, po-
trebbe costare circa 150TWh all’anno. Un report di
Platts ha evidenziato che «la Germania, se vuol con-
tinuare a essere l’economia più forte del’eurozona,       *Redattore finanziario de Linkiesta

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Marocco
OGGI Cultura

Mawazine: un evento culturale che ha
lanciato un nuovo messaggio politico

Mawazine-ritmi dal mondo. Nel nome c’è tutto, è il          È con questo spirito che è nato anche il progetto
più importante evento musicale dell’Africa, il fiore        a scopo benefico Global Gombo Group di Quincy
all’occhiello di una serie di eventi culturali che il Ma-   Jones, coordinato dall’associazione Maroc-Cultures,
rocco porta avanti con grande successo, all’insegna         in collaborazione con Dawn Elder World Entertain-
dell’internazionalizzazione.                                ment.
Giunto alla sua decima edizione, Mawazine anche             Si tratta di realizzare la versione araba della canzone
quest’anno (dal 20 maggio al 28) ha saputo man-             Tomorrow. Saranno coinvolti i nomi più importanti
tenere la sua originalità. E i numeri fotografano la        della scena musicale nordafricana e mediorientale
grande ambizione di questo atteso Festival: 746             come Nass al-Ghiwane (Marocco), Rashed al-Majed
concerti, 1029 ore di spettacoli e musica, 6583 arti-       (Arabia Saudita), Amr Diab (Egitto), Souad Massi
sti provenienti da 60 paesi.                                (Algeria), Saber Rebaï (Tunisia), Majida al-Roumi (Li-
Suoni, ritmi, voci, lingue diverse messe sul palco-         bano), Abdel Gadir Salim (Sudan), Fahad al-Kubaisi
scenico per mischiarsi, sperimentarsi ed ascoltarsi:        (Qatar), Mayada al-Hanawi (Siria) e Rim Banna (Pa-
un sano cocktail per conoscersi, anche attraverso la        lestina), tutti diretti da Kazem Saher (Iraq) e la sua
musica, le vibrazioni che più di altre ci fanno sentire     orchestra. Un’iniziativa che serve anche a raccoglie-
vicini da una sponda all’altra del mondo.                   re fondi per finanziare borse di studio per i giovani
                                                            dell’Africa del Nord e del Medio Oriente.
                                                            Ma poteva un evento di questa grande portata, nel
                                                            cuore del Maghreb, non diventare il miglior palco-
                                                            scenico per le rivendicazioni che hanno scosso il
                                                            Maghreb? Il rischio che l’evento culturale potesse
                                                            essere politicizzato effettivamente era alto, anche
                                                            perché il Mawazine Festival non è nemmeno nuovo
                                                            a controversie. Nel 2010, il partito islamico Giusti-
                                                            zia e Sviluppo aveva messo a rischio la partecipa-
                                                            zione di Elton John, chiedendone l’estromissione
                                                            dalla scaletta in ragione dell’omosessualità dell’ar-
                                                            tista britannico. Quest’anno, in concomitanza con

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to delle attività anti-Mawazine a livello nazionale e
                                                        proteste e sit-in di fronte al Parlamento marocchino.
                                                        Ma agli anti-Mawazine si sono presto contrapposti
                                                        i pro-Mawazine. Giovani contro altri giovani. Con
                                                        manifestazioni contro i manifestanti del Movimen-
                                                        to 20 Febbraio. Un fatto davvero nuovo. Simbolico
                                                        atto che ancora una volta mette in luce la specificità
                                                        del Marocco.
                                                        A Rabat centinaia di imprenditori, commercianti e
                                                        ristoratori hanno manifestato davanti al Parlamento
                                                        con striscioni: “Non toccate il mio commercio”, “No
                                                        all’anarchia e al disordine”. Le riflessioni sul movi-
                                                        mento arrivano anche dai blogger marocchini come
                                                        Reda (blogreda.blogspot.com) che osserva: “Se c’è
le proteste in tutto il mondo arabo, il Movimen-        una cosa innegabile, è che la popolazione maroc-
to marocchino del 20 febbraio ha voluto lanciare        china non ha seguito e non si è inserita in quest’on-
una campagna per l’annullamento del Festival. Un        da di proteste. È vero che ogni domenica assistiamo
anti-Mawazine. I motivi del boicottaggio sono in        in molte città a delle manifestazioni di svariate mi-
una richiesta: maggiore trasparenza circa l’impiego     gliaia o centinaia di persone, ma siamo lontani dalle
del denaro pubblico. Nella pagina Facebook degli        decine di migliaia o dalle centinaia di migliaia della
anti-Mawazine si legge che il Festival rappresenta      rivoluzione tunisina o di quella egiziana. Peggio, il
la corruzione del Paese, oltre ad essere simbolo di     marocchino medio, fermato ed intervistato per stra-
dispotismo culturale e motivo di sperpero dei fondi     da, non sembra nemmeno comprendere l’obiettivo
pubblici, che andrebbero piuttosto destinati a infra-   del 20 febbraio, non sembra volercisi identificare e
strutture, servizi sanitari ed educativi di base.       non sembra interessato che al proprio pane quoti-
Tra le iniziative messe in atto dagli oppositori del    diano...”
Mawazine rientrano una petizione rivolta agli arti-     Così il Mawazine Festival è stato l’occasione per
sti, la creazione di un comitato per il coordinamen-    mettere in luce un altro nuovo messaggio politico.

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Marocco
OGGIL’intervento

DAL VOTO DI MILANO UNA BELLA SORPRESA

L’ALLARMISMO SUGLI IMMIGRATI
NON PAGA PIù
di Fabrizio Forquet*                                        Non era scontato per la verità. E perciò il risultato di
                                                            questi ballottaggi elettorali sono una gran bella no-
C’è un dato che le analisi del voto amministrati-           tizia, comunque la si pensi tra sinistra e destra. Non
vo non hanno evidenziato. È una dato che fa ben             era scontato perché nell’ultimo decennio almeno il
sperare, un segno di maturità: i milanesi hanno del         richiamo al pericolo dell’invasione degli stranieri ha
tutto ignorato gli appelli alla Santa paura per una         pagato, eccome, elettoralmente.
presunta occupazione da parte dell’Islam e dei Rom          La storia della Lega, in fondo, è stata anche – non
nelle nostre città.                                         solo, certamente – la storia di un partito che ha sa-
Evviva. La “zingaropoli islamica”, come ha ammes-           puto sfruttare, e alimentare, le paure della provincia
so anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni,           italiana verso il nuovo ed il diverso. Nella vittoria elet-
sarà consegnata alla storia elettorale del nostro pa-       torale del 2001, poi, i temi della lotta all’immigrazio-
ese come uno dei più clamorosi flop nelle strategia         ne hanno pesato in modo consistente sull’elettora-
di campagna elettorale. Non solo non ha consentito          to. Tanto è vero che subito dopo il nuovo governo si
a Letizia Moratti di riportare alle urne gli elettori che   è affrettato ad approvare una legge restrittiva come
al primo turno si erano astenuti, ma il distacco dal        la Bossi-Fini. Per non parlare, ancora, della caduta
neosindaco Pisapia è addirittura aumentato.                 di consensi del governo Prodi, incalzato dalla cam-
I milanesi (ma gli italiani in generale, anche se a vol-    pagna del centro-destra sull’insicurezza nelle città
te ci piace dimostrare il contrario) sono gente seria.      causata dagli immigrati. Una offensiva che ha gio-
E hanno dimostrato nelle urne di non andare dietro          cato sulle divisioni interne al governo, alimentando
alla propaganda astratta fondata su un pericolo che         la diffidenza degli italiani.
evidentemente non viene sentito. O almeno non               Ma le elezioni di Milano mostrano una realtà final-
viene sentito in questi termini estremi. Metropolita-       mente diversa. La paura dello straniero non fa più
na, mobilità urbana, piani edilizi, ambiente urbano:        vincere le elezioni. Al contrario, se agitata con toni
questo interessava ai milanesi. Ed è per questo che         estremistici ed evidentemente propagandistici, le fa
la concretezza programmatica di Pisapia ha vinto e          perdere.
il messaggio ideologico del centro-destra – prima           Che il clima fosse cambiato, in fondo, lo si poteva
ancora che della Moratti – ha perso.                        intuire leggendo le analisi demoscopiche degli ulti-

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mi due anni. Come quella recentissima del Sole-24             questo senso è importante che ai progressi compiu-
Ore curata dal Cise di Roberto D’Alimonte. L’immi-            ti dagli italiani verso una maggiore consapevolezza
grazione, che negli anni predenti era stata sempre            corrisponda una maggiore maturità anche degli in-
tra le primissime preoccupazioni degli italiani, è            terlocutori stranieri.
precipitata infatti nella metà bassa della classifica.        Sono anni, per esempio, che le varie consulte isla-
Rumeni e nordafricani hanno cessato di occupare               miche istituite presso il Viminale non decollano tra
gli incubi notturni degli italiani, lasciando il posto a      le divisioni degli interlocutori musulmani e i deficit
urgenze più concrete: il lavoro, l’economia che non           di rappresentatività di queste associazioni. È da va-
cresce, la sanità, i servizi sociali, le infrastrutture ur-   lutare con favore, in questo senso, la nascita di una
bane e viarie.                                                Federazione dei musulmani, come annunciato sullo
È una conseguenza certamente della crisi economi-             scorso numero di MaroccOggi. Mentre preoccupa
ca, che ha cambiato il senso delle priorità, ma vi si         l’ennesima lite che sta andando in scena intorno al
può leggere anche l’acquisizione di una maggiore              controllo della Moschea di Roma.
maturità degli italiani riguardo al tema dell’immi-           Le divisioni non aiutano. Non aiutano mai, ma so-
grazione. Gli anni dell’impatto più duro dell’afflusso        prattutto in questo momento in cui sembra diven-
degli stranieri sembra superato. Quella che era una           tare passato il pregiudizio più aspro degli italiani
novità, che destava preoccupazioni e alimentava ti-           verso gli stranieri. La storia dei ballottaggi di Milano
mori, ha cominciato a diventare normalità. E nella            è quella di una speranza nuova. Non lasciamola sva-
normalità gli italiani hanno imparato a conoscere lo          porare tra vecchie e nuove ostilità.
straniero per quello che è. Un essere umano come
noi, innanzi tutto. E magari anche un’opportunità             * Capo della Redazione romana del Sole 24 Ore
quando offre lavoro a basso costo per le nostre im-
prese e le nostre famiglie.
I problemi di convivenza e di integrazione restano.
Intendiamoci. E sono ben lungi dall’essere risolti. Su
questo c’è un lavoro enorme da fare. Un lavoro fat-
to di politiche realistiche e soprattutto di dialogo. In

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Marocco
OGGI  Brevi

Martin Nesirky, portavoce ONU                              Rabat

Sahara, un nuovo round di colloqui                         Conferenza al vertice a Rabat sulla lotta con-
a Manhasset                                                tro la corruzione nella regione MENA
I prossimi colloqui informali sul Sahara, sotto l’in-      Una conferenza al vertice, basata sulla lotta alla
vito dell’Inviato Personale del Segretario Generale        corruzione nella regione del Medio Oriente e Nord
dell’ONU, Christopher Ross, si terranno dal “5 al          Africa (MENA) si terrà il 9 e 10 giugno a Rabat,
7 giugno prossimi a Manhasset”, nella periferia di         secondo quanto appreso dall’Organisation de
New York , in presenza del Marocco, dell’Algeria,          Coopération et de Développement Économiques
della Mauritania e del Polisario, ha annunciato gio-       (OCDE), promotrice dell’evento. Obiettivo: “Met-
vedì il portavoce dell’ONU, Martin Nesirky. “Come          tere in pratica gli impegni anti-corruzione: traspa-
convenuto dalle parti nel corso del loro sesto round       renza, partecipazione e Stato di Dititto”. Questo
di discussioni informali in marzo” scorso, le delega-      incontro è in collaborazione con il Regno del Ma-
zioni delle parti in conflitto per il Sahara “si riuni-    rocco che assicura la co-presidenza dell’Iniziativa
ranno dal 5 al 7 giugno a Greentree, Long Island,          MENA-OCDE per la Governance e l’investimento
per alcuni colloqui informali”, ha precisato Nesirky,      in supporto dello sviluppo, viene precisato dalla
durante il suo briefing quotidiano. Questi colloqui        stessa fonte.
inaugurati nell’agosto 2009, in Austria, devono            Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo
preparare il quinto round di negoziati ufficiali, fina-    (UNDP) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Dro-
lizzati a trovare una soluzione politica definitiva alla   ga e il Crimine (UNODC) sono anch’essi associati
controversia regionale sul Sahara.                         a questo avvenimento. “Un dialogo finalizzato a
                                                           discutere dei mezzi da mettere in opera al fine di
                                                           affrontare più efficacemente la corruzione in Me-
                                                           dio Oriente e Nord Africa”.
                                                           Prenderanno parte a questo evento alti funzionari
                                                           governativi ed eminenti esperti del settore privato
                                                           e della società civile nella regione, così come i loro
                                                           pari dei paesi dell’OCDE e alcuni rappresentanti di
                                                           organizzazioni regionali e internazionali.

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Moammar El Gheddafi                                      Jean François Julliard, segretario generale
                                                          di Reporters sans Frontières

Perché la Russia abbandona Gheddafi                       Tunisia: il panorama mediatico
Al G8 di Deauville, la Russia ha raggiunto i paesi        fa fatica ad evolvere
occidentali per chiedere la partenza di Gheddafi.         “La stampa tunisina è libera, più libera di quando
Il Cremlino non avrebbe virato se non fosse stato         c’era Ben Ali”. Questo quanto affermato da Jean
convinto della determinazione occidentale. Con-           François Julliard, segretario generale di Reporters
siderando che Vladimir Putin aveva equiparato l’          sans Frontières, una volta tornato da Tunisi. Julliard
“aggressione” alleata in Libia a una nuova “crocia-       racconta che da quando è caduto l’ex dittatore ci
ta” occidentale, il voltafaccia russo è molto signi-      sono stati dei miglioramenti ma si è ancora lontani
ficativo. Per Gheddafi prima di tutto, che perde          da un vero e proprio processo di libertà di stam-
uno dei suoi ultimi sostenitori. Ma anche per la          pa. Certo nelle edicole ci sono più giornali locali,
Siria, che potrebbe, alla fine, subire la stessa sorte,   la stampa estera non è più vietata e questo è un
anche se, momentaneamente, Mosca resta molto              passo avanti. Ma nonostante ciò, molti tunisini
prudente. E che dire dell’Algeria e degli altri paesi     hanno paura che questa “libertà” finirà presto e
della regione? La scelta del Cremlino è strategica.       che vengano commessi i vecchi errori. Che cosa
Così come l’Europa, la Russia, minacciata diret-          sta facendo il governo di transizione per tutelare la
tamente dall’Islamismo radicale nel Caucaso, ha           libertà di stampa? Secondo Julliard, il governo at-
interesse a che la rivolta araba termini nel miglior      tuale starebbe lavorando su tre testi fondamentali:
modo possibile. La retorica anti-occidentale di           una legge sulla stampa priva da tutte le vecchie
Putin ha dovuto cedere il passo ai calcoli strategici     disposizioni liberticide, un Freedom of Information
di Medvedev. Essendo incaricata di mediare per            Act all’americana che permetterebbe una maggio-
l’allontanamento di Gheddafi, la Russia preserva i        re trasparenza e una legge sull’audiovisivo che isti-
suoi interessi in Libia e il suo ruolo in Medio Orien-    tuirebbe il CSA (Consiglio di sicurezza locale). “Ma
te. L’incontro a Deauville tra Obama e Medvedev           il tempo stringe. Se i tre testi non saranno adottati
ha dimostrato che il progetto di uno scudo anti-          prima delle prossime elezioni, saranno rinviati ad
missilistico resta sempre una fonte di discordia. Ma      una data ulteriore. E c’è il rischio che i nuovi vinci-
la nuova attitudine russa sulla Libia dà prova che        tori ripetano gli errori del passato. I partiti politici
un partenariato con il Cremlino è possibile, anche        ostili alle libertà esistono ancora in Tunisia”, con-
nell’ambito della sicurezza. È il fondamento della        clude Julliard.
scommessa strategica francese, manifestata dalla
vendita di quattro navi del tipo Mistral alla flotta
russa, contratto che è stato definitivamente con-
cluso a Deauville.

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