Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente

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Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum
     2008

        Roma, 24 giugno 2008
Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

       Indice

                                                                             Pag.

1      Premessa                                                              5
2      I nuovi pirati: le Bandiere nere 2008                                 7
3      Il mare illegale in numeri                                            12
4      Spiagge blindate                                                      15
4.1          L’affare dei nuovi porti e le grandi speculazioni immobiliari   17
5      Cemento sulle coste: la mappa dell’abusivismo e gli ecomostri doc     20
5.1          A.A.A ruspe cercansi. Ecco i 5 ecomostri in lista d’attesa      21
5.2          Abruzzo                                                         25
5.3          Basilicata                                                      26
5.4          Calabria                                                        27
5.5          Campania                                                        35
5.6          Lazio                                                           40
5.7          Liguria                                                         43
5.8          Puglia                                                          46
5.9          Sardegna                                                        49
5.10         Sicilia                                                         52
5.11         Toscana                                                         64
5.12         Veneto                                                          69
6      Il mare inquinato                                                     70
6.1          Il deficit della depurazione                                    70
6.2          Fiumi sempre più neri                                           73
7      L’illegalità del “popolo dei naviganti”                               76
8      La pesca miracolosa                                                   77
8.1          Il caso “ferrettare”                                            77

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Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

LEGAMBIENTE con oltre 115 mila soci, mille gruppi locali e 30 mila classi che
partecipano ai programmi di educazione ambientale è oggi la principale associazione
ambientalista italiana. È riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente come associazione
d’interesse ambientale, fa parte del Bureau Européen de l’Environnement e della
International Union for Conservation of Nature.

La sfida di Legambiente

Per Legambiente l’idea di ambientalismo è legata, intimamente e inseparabilmente, al desiderio di
un mondo diverso e più felice, ai valori di democrazia e libertà, di solidarietà, di giustizia e coesione
sociale. La qualità ambientale è un ingrediente fondamentale per una nuova visione che sottragga i
grandi interessi generali – l’accesso alle risorse alimentari e idriche, il diritto a curarsi, l’educazione
e l’accesso alla cultura e all’innovazione tecnologica – a una logica puramente mercantile.
Così, ci battiamo per riformare radicalmente le politiche energetiche su scala globale e nazionale.
Un obiettivo nel quale le esigenze squisitamente ambientali convergono con la lotta contro le grandi
iniquità del mondo attuale. Umanizzare la globalizzazione non è solo uno slogan, ma il cammino per
rendere le persone, le comunità, i popoli protagonisti del futuro. Quanto più si afferma la
dimensione globale dei processi economici e sociali, tanto più c’è bisogno di locale: ecco perché
Legambiente è impegnata per valorizzare l’Italia “minore” dei piccoli comuni e con essa le mille
economie territoriali che caratterizzano il nostro paese, promuovendo le attività umane.

Campagne, iniziative, proposte

Legambiente è impegnata contro l’inquinamento e nell’attiva di educazione ambientale, ha
sviluppato un’idea innovativa delle aree protette; lotta contro le ecomafie e l’abusivismo edilizio,
attraverso lo specifico Osservatorio su ambiente e legalità. Con Goletta Verde, Treno Verde e
Operazione Fiumi, Goletta dei Laghi, Carovana delle Alpi e Salvalarte, Legambiente ha raccolto
migliaia di dati sull’inquinamento del mare, delle città, delle acque, del sistema alpino e del
patrimonio artistico.
Attraverso Puliamo il Mondo/Clean-up the World, Spiagge Pulite, Mal’Aria ha aperto la strada a un
forte e combattivo volontariato ambientale. Con 100 Strade per Giocare, Festa dell’Albero,
Nontiscordardimé-Operazione scuole pulite, Festambiente e campi estivi di volontariato ha coinvolto
e fatto incontrare migliaia di giovani. Con Piccola Grande Italia promuove la difesa e valorizzazione
dei piccoli comuni. Attraverso Clima e Povertà e tanti progetti di cooperazione, si batte per un
mondo diverso, più giusto e più felice, per rendere le persone, le comunità, i popoli protagonisti del
futuro.
Pubblica ogni anno i rapporti Ecosistema Urbano, Ecomafia, Ambiente Italia, Energie Rinnovabili,
Guida Blu al Turismo Balneare, Guida Bianca al turismo di montagna, Ecosistema Scuola,
Ecosistema Rischio sul dissesto idrogeologico, Ecosistema Incendi e Mare Monstrum.

Gli strumenti di lavoro

Strumenti fondamentali dell’azione di Legambiente sono il Comitato Scientifico, composto da oltre
duecento scienziati e tecnici tra i più qualificati nelle discipline ambientali; i Centri di Azione
Giuridica, a disposizione dei cittadini per promuovere iniziative giudiziarie di difesa e tutela
dell’ambiente e della salute; l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, che è impegnato nel settore della
ricerca applicata e cura ogni anno il rapporto Ambiente Italia; l’Osservatorio Ambiente e Legalità
che raccoglie e diffonde dati e informazioni sui fenomeni di illegalità che danneggiano l’ambiente; il
mensile La Nuova Ecologia, voce storica dell’ambientalismo italiano, inviato in abbonamento ai soci
dell’associazione.

Per aderire puoi contattare il circolo più vicino o la sede nazionale Legambiente Onlus - via Salaria,
403, 00199 Roma, tel.+39.06.862681, www.legambiente.eu legambiente@legambiente.eu

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Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

Il dossier “Mare monstrum 2008” è stato realizzato dall’Ufficio ambiente e legalità, in
collaborazione con l’Ufficio scientifico, l’Ufficio campagne e l’Ufficio qualità e territorio di
Legambiente.

Hanno curato la redazione del Rapporto: Laura Biffi, Francesco Dodaro, Luca
Fazzalari, Laura Genga, Mirko Laurenti, Elena Schirinzi, Sebastiano Venneri, Giorgio
Zampetti.

Hanno collaborato: Michele Buonuomo, Gianluca Della Campa, Marco Di Biase, Angelo
Di Matteo, Serena Di Natali, Domenico Fontana, Santo Grammatico, Salvatore Granata,
Angelo Mancone, Umberto Mazzantini, Antonino Morabito, Lorenzo Parlati, Luigino
Quarchioni, Peppe Ruggiero, Franco Sarago, Stefano Sarti, Gianni Sernagiotto, Sergio
Uras, Mauro Veronesi.

I Comitati regionali e i circoli locali di Legambiente per le informazioni e la rassegna
stampa.

Si ringraziano per i contributi forniti: il Comando delle Capitanerie di Porto, il
Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, il Comando Carabinieri per la Tutela
dell’Ambiente, il Corpo Forestale dello Stato, il Comando generale della Guardia di
Finanza, il Comando sezione operativa navale Guardia di Finanza Salerno, il Dipartimento
della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, il Corpo Forestale della Regione Sicilia,
il Corpo Forestale della Regione Sardegna.

Gli Osservatori regionali Ambiente e Legalità di Legambiente della Basilicata e del Lazio.
Gli Osservatori Ambiente e Legalità della Provincia di Salerno e dell’Area Marina Protetta
di Punta Campanella.

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Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

1. Premessa

Un tedesco di nome Jurgen Kahl, un italo svizzero di nome Rosario Musumeci e un
israeliano di nome David Appel, chi sono e cos’hanno in comune questi tre signori? Sono
tre uomini d’affari che condividono casualmente la stessa idea, una di quelle idee
meravigliose che ti cambiano la vita e, nel loro caso, potrebbero cambiarla a migliaia e
migliaia di persone, a un’intera regione, forse addirittura a una nazione o a più nazioni.
Tutti e tre questi signori hanno in mente di fondare una nuova città e tutti e tre hanno
scelto, guarda il caso!, l’Italia per dare vita al loro progetto. Nei primi due progetti, quello
del tedesco e dell’italo-svizzero, l’idea è quella di costruire enormi parchi tematici, “i più
grandi d’Europa”, con il vecchio continente a fare da tema portante; nel terzo caso invece
la città che dovrà sorgere su 1200 ettari alla foce del Neto, vicino Crotone, avrà le
sembianze di una megalopoli del futuro, con tanto di metropolitana di superficie ed edifici
dallo skyline futuribile. Ma l’Europa c’entra qualcosa anche con l’idea di Mr. Appel, se no
perché quel nome? … Europaradiso… Mr. Kahl alla sua città ha dato un nome altrettanto
pretenzioso: Euroworld sorgerà su 124 kmq nel Delta del Po, del resto tutte le grandi
città hanno bisogno di un fiume su cui sorgere, e sarà inaugurata il 31 marzo 2013, che
deve essere un periodo di grandi fondazioni. Più o meno in quei giorni infatti dovrebbe
essere sistemata la prima pietra della nuova centrale nucleare del nostro Paese.
“Il progetto Euroworld – si legge nella frase d’esordio del sito internet – è composto da
due parti legate una all’altra imprescindibilmente”. Inutile sperare che le pagine seguenti
svelino il mistero sulla natura di queste due parti, quali siano non è dato sapere, anche se
una certa idea ce la siamo fatta… A leggere oltre si alterna una sana modestia e un
pragmatico realismo: “il progetto Euroworld probabilmente diventerà il più grande
progetto edilizio dell’UE”, è un impresa “unica nel suo genere a livello mondiale”, ed
ancora un passaggio che prova a ridimensionare e a tranquillizzare i lettori affermando
che “il progetto complessivo dell’Euroworld Park si differenzia dai parchi tematici
tradizionali grazie all’assenza di manie di gigantismo”. Euroworld vuole semplicemente
riprodurre l’intero vecchio continente, dall’Islanda alla Sicilia, su oltre dodicimila ettari,
con l’inevitabile Torre Eiffel, la porta di Brandeburgo, i pub irlandesi, l’Acropoli e il Big
Ben, le saune finlandesi, i caffè viennesi, ma senza manie di grandezza.
Gli stessi monumenti, qualcuno più qualcuno meno, dovrebbero sorgere anche nella
piana di Regalbuto, nella cittadina ideata da Mr. Musumeci. Anche qui verrà costruito un
piccolo Colosseo, una piazza San Marco, un Campidoglio, una Torre Eiffel e un palazzo
dei Normanni, come quello di Palermo sede dell’assemblea regionale siciliana. Sarà per
via delle dimensioni, appena 240 ettari, ma il progetto di Mr. Musumeci sembra, dei tre,
quello messo meglio, con un’inaugurazione già alle spalle (ma in questi casi una sola
inaugurazione non basta mai) con tanto di Ministro (Chiti), viceministro (Capodicasa) e
vertici della Regione Sicilia (Cuffaro e Miccichè).
La città di Mr. Appel, che pure non aveva le grandi estensioni di quella di Mr. Kahl, ma
neppure il piccolo profilo di quella siciliana, si direbbe una pratica ormai archiviata (ma
come per le inaugurazioni, una sola archiviazione spesso non è sufficiente). 60.000 posti
letto su 1200 ettari non sono riusciti a convincere la maggioranza degli amministratori
della Regione Calabria che, dopo un lungo tira e molla, hanno ringraziato e salutato, per
il momento, l’affarista israeliano sul quale pesa l’accusa di corruzione da parte della
magistratura israeliana. La fedina penale non proprio limpida di Mr. Kahl ha bloccato per
ora anche la nascita di Euroworld: l’affarista tedesco risulta essere stato condannato a 14
mesi per appropriazione indebita, procacciamento sleale di affari, speculazione cattiva
amministrazione.
Vedremo nei prossimi anni come andranno a finire le tre cittadine, se la seconda parte
della quale si parlava sul sito di Euroworld, quella “imprescindibilmente” legata alla prima,
altro non è se non una parte volutamente nascosta, non scritta appunto, che rimanda
magari ad affari più o meno leciti, al lato meno nobile e più oscuro delle vicende.
Sono queste le storie che si imparano leggendo le pagine di Mare Monstrum, storie di
grandi e piccole furbizie, di furboni e furbetti che consumano i propri affari ai danni

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dell’ambiente. Per tre città che forse non vedranno mai la luce infatti, ci sono migliaia e
migliaia di appartamenti abusivi che si continuano a costruire su luoghi di tutti (demanio)
o in spregio a qualsiasi normativa urbanistica. Ci sono vere e proprie trovate davanti alle
quali è difficile non provare anche un po’ di ammirazione per chi le ha escogitate e messe
a punto. Come quei signori che l’anno scorso avevano inventato le case mobili, quelle con
tanto di gancio di traino sistemate sulla spiaggia di Falerna, o quel privato che aveva
costruito la funivia abusiva che collegava la sua casa con il mare, o gli amministratori del
Comune di Sabaudia che sono riusciti a far realizzare trecento villette su suolo agricolo
spacciandole per case per anziani, o ancora i loro colleghi di Capoliveri e Campo nell’Elba
che invece hanno realizzato case popolari per alleviare i problemi abitativi dei cittadini
meno abbienti del comune elbano, ma che la Legambiente ha scoperto poi fra le pagine
di eBay, in offerta come case vacanze. Storie di piccoli e grandi abusi, come quello del
neogovernatore della regione siciliana, come quelli che pesano sull’isola di Ischia, la più
abusiva delle isole italiane o come quelli che affliggono la costiera amalfitana e quella
sorrentina. Qui l’anno scorso crollò la terrazza abusiva che provocò la morte di una
persona e il ferimento di altre otto, qui l’abusivismo, secondo i dati delle forze dell’ordine,
viaggia ad una media di un abuso al giorno in costiera amalfitana e due in penisola
sorrentina. La denuncia del Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata lascia spazio
a poche speranze: il 40% dei manufatti fra Torre Annunziata e Sorrento è illegale.
Ma a ben leggere ci sono anche storie a lieto fine, come quella dell’isola dei Ciurli a Fondi
(LT), il più grande ecomostro del Lazio che per anni ha campeggiato sulle pagine di
questo dossier e del quale ora riportiamo le immagini dell’abbattimento, quella della
Pumex di Lipari che ha rischiato di far cancellare, caso unico al mondo, l’arcipelago delle
Eolie dalla lista del patrimonio dell’Unesco, o infine quella delle citate case di Falerna
prontamente abbattute dal primo cittadino del paesino calabrese e così via. Sono segnali
importanti che stanno a indicare che vale la pena di continuare ad andare avanti in
quest’attività, che questo lavoro serve a qualcosa.

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2. Pirati all’assalto delle coste: le 16 Bandiere nere del 2008

         Ogni estate Legambiente con Goletta Verde, la
campagna estiva di informazione e sensibilizzazione sullo stato
di salute del nostro mare, assegna le bandiere nere ai “nuovi
pirati”: sindaci, amministrazioni locali e regionali, singoli
imprenditori, società private e autorità portuali che si sono
distinti per azioni od omissioni ai danni all’ambiente marino e
costiero. Ecco l’elenco, con relativa motivazione ufficiale, di
quanti hanno ricevuto la poco nobile onorificenza: il classico
vessillo dei pirati con teschio e tibie su sfondo nero.

ABRUZZO

Alla Regione Abruzzo per aver approvato la cosiddetta Legge Fogna. Nello specifico il
Consiglio Regionale, su proposta del consigliere di maggioranza Camillo D'Alessandro, ha
inserito, in fase di approvazione della Legge sull'Insonnia (L.R. n. 35 del 25.10.2007
"Disposizioni in materia di programmazione e prevenzione sanitaria", art. 1 comma 54)
una norma che torna ad applicare per gli scarichi degli impianti di depurazione a servizio
di agglomerati urbani inferiori ai 2.000 abitanti/equivalenti recapitanti in acque superficiali
e per gli impianti di depurazione a servizio di agglomerati urbani inferiori ai 10.000
abitanti/equivalenti recapitanti in acque costiere, valori di parametri previsti da
una normativa del 1981, già all'epoca molto permissiva rispetto alla normativa nazionale
di riferimento (Legge Merli).
La norma approvata, che risulta essere palesemente in contrasto con la direttiva europea
91/271/CE, interessa oltre il 90% degli impianti di depurazione esistenti nell'intera
regione e costituisce nei fatti un'operazione di sanatoria nei confronti dei sindaci e degli
enti gestori del ciclo integrato delle acque.
L'applicazione della normativa approvata comporterà il peggioramento della già difficile
situazione in cui versano le acque abruzzesi, così come rilevato dalla stessa Agenzia
Regionale per la Tutela Ambientale (ARTA) che segnala rispetto ai livelli di inquinamento
«scarsa efficienza della gran parte degli impianti di depurazione medi e piccoli che sono
capillarmente disseminati sul territorio abruzzese e il cui impatto diffuso non ha avuto
sinora la giusta considerazione da parte dei soggetti gestori e degli organismi di
controllo».

BASILICATA

Ai pirati della costa ionica (Nettis Resort, Ecoresort Marinagri, Cit Holding) per i
grandi progetti (Villaggio Porto degli Argonauti, megalottizzazione tra Policoro e Scanzano
Ionico, Villaggi Porto Greco e Torre del Faro) che hanno ricoperto di cemento il litorale
lucano.

CAMPANIA

Alla Regione Campania. Per la pessima gestione degli impianti di depurazione
regionali. Era il 2002 quando Goletta Verde consegnò la bandiera nera alla Regione
Campania per il cattivo funzionamento dei depuratori. A distanza di sei anni si ritorna sul
luogo del delitto. Ennesimo caso di cattiva politica, che riguarda i cinque impianti (Cuma,
Foce Regi Lagni, Acerra, Napoli Nord e Caserta) predisposti per la depurazione delle
acque del litorale domizio flegreo. Depuratori fuorilegge che immettono le loro acque non

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depurate direttamente a mare e che sono stati realizzati con i fondi della Cassa del
Mezzogiorno, mai rimodernati, dove latita la manutenzione ordinaria. I depuratori - come
denunciato dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno - sono in concessione a Hydrogest,
associazione temporanea d'impresa costituita al 90% da Termomeccanica e al 10% da
Giustino costruzione. Hydrogest, che nel 2003 si aggiudicò la gara d'appalto, in questi
anni non ha mai rimodernato gli impianti, adducendo la scusa del mancato accordo con il
Commissariato alla depurazione che prevedeva che chi gestiva gli impianti doveva essere
remunerato attraverso le tariffe che i cittadini versavano sulla bolletta dell'acqua. Quei
soldi non sono mai arrivati, dunque i lavori agli impianti non sono mai iniziati. Ora la
proprietà dei depuratori è passata dal Commissariato Bonifiche alla Regione e immediata
è giunta la messa in mora dell'Hydrogest da parte dell'assessore all’Ambiente Walter
Ganapini.
Una bandiera nera “collettiva” per l’ennesima debacle della classe politica campana: il
Commissario di Governo per le Bonifiche, il presidente della Giunta Regionale, l’Agenzia
Regionale per la Protezione Ambientale della Campania e le amministrazioni comunali
della Provincia di Napoli e Caserta.

EMILIA ROMAGNA

Bandiera Nera “ex aequo”- in Emilia Romagna – alle Amministrazioni Comunali
di Cervia, Comacchio e Ravenna (nel Parco Regionale del Delta del Po), le quali
dispongono di una natura (e di veri e propri gioielli storico artistici) di pregio ma
continuano ad alimentare una assurda e dannosa speculazione edilizia (e un enorme
consumo di suolo), contribuendo a degradare un patrimonio naturale di grande valore
che, se ben conservato e tutelato, costituirebbe una vera e propria assicurazione sul
futuro del territorio, dell'economia e dell'occupazione. Mentre la promozione turistica di
queste aree, cerca giustamente di valorizzare il patrimonio naturale e paesaggistico
esistente, per incontrare le nuove tendenze turistiche italiane ed estere di qualità, che
rifuggono dalla cementificazione del suolo, dalla congestione e dalla confusione, si
continua a costruire ai margini delle aree naturali, a ridosso delle ultime dune rimaste e
delle aree demaniali. Nei tre comuni costieri del Parco del Delta del Po, secondo gli ultimi
dati disponibili, vi sono 958 seconde case ogni chilometro lineare di costa. Inoltre,
Ravenna ha visto azioni di “fiancheggiamento” dell'occupazione abusiva di porzioni di
arenile e il rifiuto sostanziale di ammettere le scelte sbagliate sull'uso della spiaggia con i
gravi problemi di degrado e di sicurezza che ne sono seguiti a Marina di Ravenna. Cervia
– famosa fin dai primi anni '80 per aver varato il primo manifesto per l'ambiente e per la
collezione di certificazioni ambientali degli ultimi anni – vede autorevoli esponenti della
giunta comunale spingersi perfino a giudicare posivamente ulteriori incrementi delle
residenze temporanee esistenti, cui segue anche l'alienazione di terreni pubblici dei quali
appare scontato la destinazione. A Comacchio dove vi è l'eredità più pesante, con una
gestione urbanistica che è perfino difficile definire, sembra però farsi luce una
interessante presa di coscienza – da verificare concretamente – sulla necessità di
cambiare rotta.

LAZIO

All’Amministrazione comunale dell’Isola di Ponza, per il continuo dilagare del
cemento illegale, per il 100% degli scarichi civili non allacciato ai sistemi di depurazione,
per la raccolta differenziata dei rifiuti inesistente e per le politiche energetiche antiquate.
E’ del maggio di quest’anno l’ultimo caso di abusivismo che ha portato a 22 denunce, 8
immobili sequestrati e 6 aree ricavate dallo sbancamento di rocce e terreni nell’Isola.
Scarichi a cielo aperto a Cala Cavone e nell’area di Cala Cecata, una “palude di olio” a
Cala dell’Acqua, sono i più recenti casi emersi sulla gestione dell’acqua. Tutto fermo

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anche sulla discarica temporanea sopra Chiaia di Luna, niente sul fronte della
differenziata, nessuna novità sull’inquinante centrale elettrica alimentata a gasolio nel
pieno centro.

All’Assobalneari di Roma, per lo scellerato progetto delle cinque isole artificiali al largo
di Ostia nel comune di Roma. Mostri di un ettaro ciascuno, da costruirsi su un fondale di
circa 15 metri, a non meno di due miglia dalla costa, che dovrebbero ospitare un casinò
“perché il gioco d’azzardo è un forte incentivo turistico”, una discoteca per il popolo della
notte, una beauty farm con area fitness sulla spiaggia, un “parco marino” e una ludoteca
con annesso parco giochi per i più piccoli. Il mare di Roma, ne siamo convinti, non ha
bisogno di questo.

All’Immobiliare Vertulasia s.r.l, per la realizzazione di un complesso residenziale
abusivo su un terreno fronte mare di circa 15 ettari, lungo la via Flacca nel Parco “Riviera
di Ulisse”, realizzato nonostante la diffida di inizio lavori emessa dal Comune di Gaeta. I
lavori consistono nella variazione delle volumetrie degli ambienti e in un nuovo fabbricato
in muratura a pietra di circa 120 metri quadri, composto da due piani fuori terra, di altro
locale di circa 192 metri quadri, con terrazzo calpestabile, ottenuto mediante lo
sbancamento di una parete rocciosa, e una scala in cemento armato per accesso privato
al mare, distruggendo una ampia fascia di macchia mediterranea. Valore complessivo
dell’operazione: circa 20 milioni di euro.

Al Campeggio Holiday Village di Fondi, sorto negli anni ‘70 come semplice camping
è diventato una vera e propria lottizzazione abusiva su terreno demaniale. Dai documenti
emerge che il complesso non ha mai ottenuto il nulla-osta della Soprintendenza, ma solo
un’approvazione di massima nel 1970 a condizione di numerose varianti, che non sono
state mai realizzate. Questo ha condotto all’apertura di una doverosa inchiesta da parte
della magistratura pontina, che ha anche posto sotto sequestro preventivo la lottizzazione
abusiva, iscrivendo nel registro degli indagati i responsabili dei lavori.

LIGURIA

Al Comune di Vado Ligure (SV), alla “A. P. Moller-Maersk” (Copenaghen) e alla
“Maersk Italia SpA” (GE) per il progetto della “Piattaforma Maersk”, in spregio alla
volontà dei cittadini che lo hanno nettamente bocciato (64% di NO) in una consultazione
pubblica indetta dalla stessa amministrazione comunale. La piattaforma Maersk con una
superficie di 250mila metri quadrati, superiore a quella dell’intero centro storico di Vado e
pari a 35 campi di calcio, riempirà per due terzi la rada di Vado e distruggerà, con il
radicamento a terra, l’ultima spiaggia di Porto Vado, ancora utilizzata dai cittadini per
l’accesso al loro mare. La rada di Vado, che fino a 60 anni fa era uno dei posti più belli
del Ponente ligure, al pari dell’adiacente Bergeggi, ha già pagato un carissimo prezzo
all’industrializzazione: ospita la centrale a carbone Tirreno Power, la ExxonMobil, il porto
petroli, il pontile carboni e tre discariche. La piattaforma Maersk sarà la pietra tombale su
qualunque possibilità di recupero ambientale e di sviluppo sostenibile.
Quest’opera, finanziata al 70% con denaro pubblico, porterà indubbi benefici economici a
Maersk e altrettanto indubbi danni all’ambiente: cancellazione della costa, inquinamento
delle acque e dell’aria, distruzione di un sito di valenza archeologica, aumento del traffico
veicolare. Porterà inoltre nel santuario dei cetacei le navi più grandi del mondo, che fino
ad oggi ne sono state lontane non avendo un approdo adatto. La pur povera e poco
credibile ricaduta occupazionale promessa, 600 addetti nel 2020, non sarebbe sufficiente
a compensare i tagli occupazionali che Maersk ha già attuato a Genova e sta attuando in
Italia ed in Europa.

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Mare Monstrum 2008 Roma, 24 giugno 2008 - Legambiente
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

MARCHE

All’API di Falconara (AN) per il quinto anno consecutivo. Per la reiterata proposta di
realizzazione di altri due impianti di generazione di energia elettrica (di 530 e di 70
megawatt), accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza. La sciagurata
ipotesi dell’API, oltre ad aumentare la pressione ambientale sul territorio di Falconara, già
provato dalla presenza della raffineria e della centrale esistente, causa comprovata di
numerosi incidenti (l’ultimo nell’aprile 2007) e sversamenti che hanno segnato in maniera
evidente il territorio e le sue peculiarità turistico ambientali, andrebbe a vanificare gli
obiettivi e i principi ispiratori del Piano energetico ambientale regionale. Il Piano
energetico, approvato nel febbraio 2005, disegna infatti un futuro per la regione Marche
fatto di risparmio energetico, fonti rinnovabili, microgenerazione diffusa e biomasse. La
realizzazione di tali progetti renderebbero invece la regione molto più “debole” e
“vulnerabile” in quanto dipendente dai combustibili fossili, ormai di sempre più di difficile
approvvigionamento e con prezzi in costante e rilevante aumento. Il tutto quindi in
assoluta controtendenza rispetto ai piani fin qui palesati dalla regione stessa e rispetto
alla riduzione delle emissioni climalteranti, in linea con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto
e dei recenti impegni in materia varati dalla Commissione Europea.

PUGLIA

Alla Ugento s.r.l. per la realizzazione del Villaggio ex Orex che prevede milleduecento
posti letto, per 68mila metri cubi su un’area di 170mila metri quadrati in contrada
Fontanelle nel Comune di Ugento: sono questi i numeri della grande lottizzazione che sta
cementificando una delle aree più suggestive della penisola Salentina. Una speculazione
in piena regola che nel gennaio è finita sotto sequestro. Si tratta di una lottizzazione
autorizzata nel 1998 dalla Regione Puglia, che ha disposto una deroga alla procedura che
prevede l’assoluta necessità di effettuare la Valutazione d’impatto ambientale.
Valutazione che è stata effettuata recentemente e che ha sancito la compatibilità del
villaggio con il territorio. Ma gli immobili hanno cubature più simili a palazzine che a
piccole villette. Va aggiunto che nell’estate del 2006 è stato finalmente istituito anche il
Parco regionale Litorale di Ugento che, purtroppo, include in parte il villaggio.

SICILIA

Al Comune di Piraino (ME) per la lottizzazione Torre delle Ciavole, già bandiera nera
nel 2001. Le opere, in corso da ben 24 anni, hanno sconvolto il ripido versante posto di
fronte all'antica Torre, segnandolo pesantemente. I muri di sostegno della strada
d’accesso, visti dal mare, danno l’effetto di un’impenetrabile cortina di cemento. Davvero
niente male per una zona soggetta a vincolo paesaggistico! La Soprintendenza ai beni
culturali di Messina, dal canto suo, non ha fatto particolari obiezioni ritenendo l’intervento
compatibile con la tutela del paesaggio, purché i muri fossero pitturati con una bella
mano di vernice verde. Recentemente il Consiglio Comunale in carica ha approvato
un’ulteriore “variante” della lottizzazione concedendo l’ennesima proroga della sua
validità, prevista dalla Legge in 10 anni. Così altre tre villette si aggiungeranno alle 32
già realizzate o incorso di realizzazione per un maggior volume di circa 4mila metri cubi.
La lottizzazione di Torre delle Ciavole costituisce uno degli episodi più gravi di cattiva
gestione urbanistica del territorio di Piraino. Un capitolo che si pensava confinato nelle
responsabilità politiche e nelle insensibilità del passato, ma che oggi invece coinvolge
nuovamente gli amministratori locali, che decidono delle sorti del territorio secondo le
stesse logiche obsolete e speculative.

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

TOSCANA

Al sindaco di Campo nell’Elba per la gestione del Peep (Piano di edilizia economica e
popolare) con cui le case “popolari” realizzate negli ultimi anni sono state oltre 200 in un
Comune di 4mila abitanti e dove nel 2001 risultavano esserci ben 2.300 seconde case.
Basta scorrere gli annunci di vendita di appartamenti sui giornali elbani nei primi mesi
dell’estate 2008 per rendersi conto che abitazioni costruite ufficialmente per soddisfare il
bisogno di “prime case” finiscono immediatamente sul mercato immobiliare a prezzi di
mercato per diventare case vacanze. Alcuni cittadini hanno segnalato a Legambiente
quanto scoperto su e-Bay: a la Pila, una piccola frazione di Campo dell’Elba dove sorge
anche l’aeroporto, qualcuno affitta gli appartamenti Peep per l’estate.

Al sindaco di Rio Marina per il villaggio Paese a Vigneria, la lottizzazione sulle ex
miniere di pirite che nessuno vuole rilevare. L’asta bandita a fine 2007 dall’Agenzia del
demanio per costruire 47mila metri cubi di cemento è andata deserta.
Siamo di fronte a una cubatura complessiva, per dare un'idea, pari a quella di un palazzo
alto 4 piani, largo 15 metri e lungo circa 200: un nuovo insediamento turistico già
ribattezzato “villaggio paese”, che si configura come l’ennesima gigantesca speculazione
edilizia. Il fallimento dell'asta per mancata partecipazione, secondo Legambiente
Arcipelago Toscano, dimostra che l'affare del "Villaggio Paese" non è così invitante come
pensavano in molti. Non lo è perché ripropone un modello di turismo chiuso,
autosufficiente e separato da un paese di circa 2mila abitanti, Rio Marina, dove proprio in
questi giorni ha chiuso anche l'ultimo albergo.

VENETO

Al ministro Scajola per aver proposto di riaprire lo sfruttamento dei giacimenti di
idrocarburi nel Golfo di Venezia, manifestando cecità di fronte ai conclamati rischi per la
costa tra Venezia e il Delta del Po, delineati negli anni dagli scienziati, e cecità di fronte al
rifiuto del Veneto, affermato inequivocabilmente in passato dal Presidente della Giunta
Regionale Galan. Il ministro Scajola ripropone buchi in mare a fronte di soluzioni ben più
reali, vantaggiose, fondate e immediate, come risparmio, efficienza energetica e fonti
rinnovabili. Responsabilità aggravata dall’impudicizia della riserva di “accertamento dei
rischi” affidato agli stessi concessionari dei permessi di ricerca. Come chiedere al
macellaio se la carne è buona.

Ai Consiglieri Regionali Franco Frigo e Carlo Alberto Azzi per l’interpretazione data
all’articolo 30 della legge che ha istituito il Parco Regionale del Veneto, che
permetterebbe la trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Polesine
Camerini (RO) aumentando considerevolmente le emissioni di CO2 in un’area protetta
che sta avviandosi verso una economia turistica sostenibile.
L’interpretazione che ne danno i due consiglieri del Partito Democratico (poi ritirata nel
Consiglio Regionale del 4 giugno 2008) stravolge il senso della legge imponendo che nella
valutazione di pari o minore impatto si debba ritenere di valutare anche le componenti
legate alla vita industriale dell’impianto e non solo le emissioni in atmosfera. Questo
significa che mai si avrà un miglioramento delle condizioni ambientali dell’area circostante
la centrale, ancora meno dopo la trasformazione a carbone. Questa Bandiera Nera ai due
consiglieri andrà estesa al Consiglio, nel caso approvasse tale tendenziosa infondata e
pericolosa interpretazione.

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

3. I numeri del mare illegale

         Oggi i nemici del mare e delle coste italiane hanno finalmente nomi e cognomi.
Lo dicono i numeri delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto: lo scorso anno per
la prima volta dal 1999, anno a cui si riferiscono i dati del primo dossier Mare Monstrum,
a ogni infrazione accertata è corrisposta una denuncia “ad personam”, anzi le persone
denunciate hanno addirittura superato il numero dei reati. Rispetto all’anno precedente,
calano del 25% le infrazioni contestate, ma triplicano i “colpevoli” (+276,8%) e salgono
lievemente anche i sequestri (+2,9%).
Un quadro che documenta il giro di vite impresso dal lavoro delle forze dell’ordine sul
fronte della illegalità costiera, frutto anche della crescente sensibilità ambientale dei
cittadini che spesso si trasformano in sentinelle del mare, pronte a segnalare scarichi
inquinanti, cemento abusivo e soprusi di ogni genere: quasi 2 infrazioni a chilometro
lungo i 7.400 chilometri di costa del Belpaese.
Una zoomata, ed ecco la fotografia di Mare Monstrum su scala regionale. In testa alla
classifica delle illegalità ci sono sempre le irriducibili 4 del sud, quelle a tradizionale
presenza mafiosa e più fertili per abusivismo edilizio, scarichi illegali e pesca fuorilegge,
ma con qualche spostamento: la Sicilia cede il primo posto alla Campania, che con 2.355
reati è la leader del mare illegale, e finisce terza, la Puglia sale di un gradino e va al
secondo, resta quarta la Calabria.

Il quadro generale del “mare illegale” in Italia

                              Cta-Cc        Gdf      Cap. di porto      Cfs + Cfr     Totale

 Infrazioni accertate           503        1.916         10.683            1213       14.315
 Persone denunciate             629        3.099         10.683            1345       15.756
 Sequestri effettuati           113        1.916         1.501             571        4.101
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Cap. di porto (2007).

La classifica regionale del “mare illegale”
                   Regione                Infrazioni Persone denunciate             Sequestri
                                         accertate       o arrestate                effettuati
    1.             Campania                 2.355           2.697                      778
    2.               Puglia                 2.184           2.301                      726
    3.                Sicilia               2.039           1.870                      560
    4.              Calabria                1.675           1.755                      408
    5.             Sardegna                 1.154           1.436                      337
    6.               Liguria                 882            1.230                      346
    7.              Toscana                  768             848                       131
    8.         Emilia Romagna                714             737                        92
    9.                Lazio                  648             684                       166
    10.              Veneto                  594             722                       281
    11.             Abruzzo                  467             507                       109
    12.             Marche                   375             485                        75
    13.      Friuli Venezia Giulia           267             290                        39
    14.              Molise                  135             121                        25
    15.            Basilicata                 58              73                        28
                    Totale                 14.315          15.756                     4.101
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Cap. di porto (2007).

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

Le infrazioni per chilometro di costa. Classifica regionale
               Regione                   Infrazioni           Km di costa Infrazioni per Km
                                         accertate
   1      Emilia Romagna ↑                  714                   131,0               5,5
   2            Campania ↓                 2.355                  469,7               5,0
   3              Molise ↑                  135                    35,4               3,8
   4              Veneto ↓                  594                   158,9              3,74
   5             Abruzzo ↑                  467                   125,8              3,71
   6              Liguria ↑                 882                   349,3              2,53
   7              Puglia ↑                 2.184                  865,0              2,52
   8      Friuli Venezia Giulia ↑           267                   111,7               2,4
   9             Calabria ↑                1.675                  715,7               2,3
  10             Marche ↑                   375                   173,0               2,2
  11               Lazio ↓                  648                   361,5               1,8
  12               Sicilia ↓               2.039                 1.483,9              1,4
  13             Toscana ↓                  768                   601,1               1,3
  14           Basilicata =                  58                    62,2               0,9
  15           Sardegna =                  1.154                 1.731,1              0,7
                Totale                    14.315                 7.375,3             1,9
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Cap. di porto (2007).

I principali reati nel 2007

              Reato                  Infrazioni      Variazione       Persone    Sequestri
                                     accertate         % dal         denunciate effettuati
                                                       2006          o arrestate

     Abusivismo edilizio                3.975           - 11,4           5.066       1.399
        sul demanio
     Depuratori, scarichi               1.916           +30,6            1.966        737
  fognari, inquinamento da
         idrocarburi
       Pesca di frodo                   5.189           - 25,9           5.129       1.227
    Codice navigazione e                3.235           - 47,1           3.595        738
     nautica da diporto
            Totale                     14.315           - 24,9         15.756        4.101
 Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Cap. di porto (2007).

                                                                                             13
Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

Il trend del “mare illegale” dal 1999 al 2007

                          Infrazioni             Persone          Sequestri
                          accertate             denunciate        effettuati
1999                        19.324                10.159            4.744
2000                        22.973                 8.879            6.418
2001                        23.474                10.278            8.954
2002                        16.656                 5.721            5.205
2003                        17.871                 7.164            6.468
2004                        19.111                 7.202            9.353
2005                        16.036                 5.162            4.298
2006                        19.063                 4.182            3.986
2007                        14.315                15.756            4.101

  25.000

  20.000

  15.000                                                     Infrazioni accertate
                                                             Persone denunciate
  10.000                                                     Sequestri effettuati

   5.000

       0
           1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

                                                                                14
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4. Spiagge blindate

          Le spiagge sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e sociali,
più importanti del nostro Paese. Abbiamo la bellezza di 7.375 chilometri di litorale, un
patrimonio naturale inestimabile fatto di arenili, sistemi dunali e coste rocciose.
L’eccessiva pressione antropica però, con la infrastrutturazione di molti tratti per
agevolarne l’uso turistico, sta modificandone l’aspetto originario, che è paradossalmente
proprio la ragione per cui milioni di persone scelgono ogni estate di raggiungere la costa.
Nel secolo scorso, lungo il litorale italiano si sono insediate le grandi industrie chimiche e
petrolchimiche, snaturando e occupando aree enormi e procurando all’ecosistema danni
incalcolabili in termini di inquinamento terrestre e marino, c’è stata poi la proliferazione di
porti turistici, hanno trovato posto le autostrade, le ferrovie e altre infrastrutture viarie,
si è assistito a una crescita immobiliare fuori controllo e molto spesso abusiva, che ha
riempito i lungomare di alberghi e seconde case. Dulcis in fundo, il boom degli
stabilimenti balneari che hanno occupato le spiagge, prima per pochi mesi all’anno, poi in
pianta stabile.
A questi fenomeni vanno aggiunti erosione ed effetti dei cambiamenti climatici, che
hanno a loro volta contribuito a trasformare profondamente l’ambiente costiero.
E il futuro non è tranquillizzante. Basti pensare che alcuni scienziati stimano che entro il
2020 metà della popolazione mondiale andrà a insediarsi in una fascia di territorio a non
più di 60 chilometri dal mare. E’ quanto mai necessario, quindi, mettere in campo un
sistema di pianificazione e gestione costiera che individui il punto di equilibrio tra le
attività economiche, turistiche e residenziali da un lato e l’ambiente dall’altro.
In Italia la gestione delle aree di costa è condivisa a livelli diversi dallo Stato, dalle
Regioni e dalle comunità locali, una frammentazione che spesso ha comportato
sovrapposizioni e complicazioni.
Pietra miliare resta tutt’oggi la Legge Galasso, che nel 1985 ha stabilito il divieto assoluto
di edificazione entro 300 metri dalla linea della battigia. Nel 1998 le funzioni relative al
demanio marittimo sono state trasferite integralmente dallo Stato alle Regioni. Da allora
alcune Regioni hanno approvato leggi o Piani territoriali di coordinamento (PTC) della
costa: in alcuni casi si tratta di iniziative esemplari come in Sardegna, dove la cosiddetta
“legge salvacoste”, approvata nel 2004, ha tutelato addirittura 2 chilometri di litorale
imponendo il divieto di edificazione anche per i terreni elevati sul mare.
Sono 15 le regioni italiane che affacciano sul mare: le isole sono ovviamente quelle con il
maggior numero di chilometri di costa, 1.731 la Sardegna e 1.484 la Sicilia, mentre quella
con il tratto costiero più ridotto è il Molise con solo 35 chilometri.
In molte regioni la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo: tra ombrelloni,
lettini, chioschi e spogliatoi, i gestori dei lidi stanno letteralmente privatizzando il mare.
Oltre 5mila stabilimenti balneari disseminati lungo il perimetro dello stivale dal Friuli
Venezia Giulia alla Liguria, isole comprese.
Arrivare al mare senza pagare il biglietto in alcuni casi è diventata un’impresa impossibile.
Come al lido di Ostia, uno tra i più cementificati d’Italia, dove gli stabilimenti sono un
lungo impenetrabile muro che impedisce, oltre che l’accesso libero alla battigia, anche
solo di vedere qualche centimetro di mare. E lo scorso anno i gestori del litorale romano
sono finiti sotto accusa per avere impedito ad alcuni cittadini di raggiungere il
bagnasciuga senza mettere mano al portafogli.
Ciliegina sulla torta, ecco arrivare quest’anno i bagni con le stelle, come gli alberghi. E se
qualcuno pensasse che la certificazione di qualità abbia qualcosa a che fare con l’ecologia
si sbaglierebbe di grosso: raccolta differenziata dei rifiuti, risparmio idrico e cose del
genere non c’entrano, le 5 stelle si raggiungono con il lusso. La Regione Lazio ha infatti
appena varato un regolamento con una serie di criteri che, in virtù dell’offerta di comfort
e servizi, assegna agli stabilimenti da una a quattro stelle: a contare dunque sono la
dimensione delle cabine, la disponibilità di docce private, sauna e accappatoio
personalizzato. Ma i gestori del lido di Ostia, aderenti al 70% ad Assobalneari, hanno già
rivendicato il diritto alla quinta stella per le strutture super-chic. Più stelle, ovviamente,

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equivalgono a prezzi più alti: l’ingresso al bagno più esclusivo, tra cabina-family, lettino e
ombrellone, questa estate potrà quindi costare anche 80 euro al giorno.

Un tratto del lido di Ostia occupato dagli stabilimenti balneari e, a pochi chilometri di distanza,
la stessa spiaggia nell’area dei “ cancelli” dopo la tenuta presidenziale di Castelporziano

Stelle o non stelle, la legge parla chiaro, l’accesso pubblico al mare deve essere garantito.
La Finanziaria del 2006 infatti ha stabilito che “È fatto obbligo ai titolari di concessioni di
consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia
antistante l'area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione”.
Non solo transito, quindi, ma anche il diritto ad attraversare gli stabilimenti per andare a
fare il bagno. Problema risolto? Nemmeno per sogno. I gestori si oppongono, dicendo
che grazie a loro la spiaggia è pulita e sicura, che il libero accesso è una responsabilità
dei Comuni e che pagano un canone salato. Canone irrisorio, secondo i dati contenuti nel
Manuale di Autodifesa dei bagnanti pubblicato dai Verdi, visto che il gestore di 10 mila
metri quadrati di arenile paga in media 850 euro al mese e che a fronte di un fatturato di
quasi 2 miliardi di euro nel 2005 i gestori italiani hanno pagato poco più di 40 milioni allo
stato.
Seppure frutto di un censimento parziale, un quadro verosimile della situazione ce lo può
dare la ricerca della Società Nazionale di Salvamento che nel 2005, in collaborazione con
la Protezione Civile, ha preso in esame il territorio di 632 comuni, scoprendo che: dei
circa 2420 chilometri di costa balneabile, 915 sono spiagge in concessione, mentre 1329
sono spiagge libere e 178 sono invece i chilometri di litorale attrezzato.
La regione leader per numero di stabilimenti è la Liguria, dove su 135 chilometri solo 19
sono “liberi” e tre attrezzati. Segue l’Emilia Romagna dove 80 chilometri su 104 sono
occupati da bagni privati: la sola provincia di Rimini su 40 chilometri di costa ha la
bellezza di circa 700 bagni. Al 50% la spiaggia occupata da lettini e ombrelloni nel Lazio,
in Abruzzo, in Calabria, in Basilicata, in Toscana, con 511 bagni in poco più di trenta
chilometri di Versilia da Marina di Carrara a Torre del Lago, e in Veneto. Si inverte il
rapporto sul litorale Campano, dove a fronte di 80 chilometri di spiaggia “privata” ci sono
130 chilometri di libero accesso, e in Puglia, dove le spiagge libere sono il 75%. In Sicilia
e in Sardegna la spiaggia senza dazi è quasi ovunque la norma.

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

E la spiaggia dov’è finita? La distesa di cabine sulla spiaggia di Mondello a Palermo nel 2007 e la
stessa spiaggia in una foto d’epoca.

Ma a buona norma che si rispetti, non mancano le eccezioni: sulla spiaggia di Mondello, il
mare dei palermitani, da alcuni anni la crescita del numero delle cabine è impazzita, fino
a inghiottire gli ultimi centimetri di spiaggia.
Altrove, come ad esempio lungo le spiagge dell’agrigentino, negli ultimi anni si è invece
strutturato il business dei chioschi: dapprima posizionati sull’arenile solo per la stagione
estiva, oggi sono strutture fisse tutto l’anno.
Su alcune scogliere a Lampedusa, dove ovviamente il mare è più bello e ambito, durante
l’estate non esiste un metro quadrato che non sia occupato da lettini e ombrelloni
predisposti dagli improvvisati “gestori” di solarium sulle rocce.
A Maiori, nel cuore della Costiera amalfitana, gli attivisti della Goletta Verde di
Legambiente l’estate scorsa hanno manifestato insieme ai cittadini del comitato “per le
spiagge libere di Maiori” per chiedere che si ristabilisca la legalità dopo che una delibera
comunale ha di fatto privatizzato tutto il litorale: 830 metri su 850, non prevedendo
nemmeno un metro di spiaggia gratuita. O meglio, per la verità, quattro fazzoletti di
sabbia sono stati “lasciati” alla libera fruizione, ma purtroppo sono tratti di costa in cui
vige il divieto di balneazione.
In molti posti esiste, infine, un problema legato all’eccessiva affluenza di turisti: ciò vale
principalmente per le isole, ma anche per territori di particolare pregio e con un
ecosistema delicato. Ecco allora che si fa largo, tra mille obiezioni, l’ipotesi dell’accesso a
numero chiuso per controllare le presenze. E’ il caso della spiaggia dell’Isola dei Conigli a
Lampedusa, presa letteralmente d’assalto ogni estate da migliaia di turisti, ma anche il
luogo dove hanno scelto di deporre le uova le tartarughe caretta caretta. Così come in
numerose spiagge della Sardegna, da Cala Luna, una delle più suggestive della costa sud
orientale, alla Pelosa di Stintino, alla distesa di granelli di quarzo bianco della cangiante Is
Arutas.

4.1 L’affare dei nuovi porti e le grandi speculazioni immobiliari

         Un recente studio di Ucina (Unione nazionale cantieri, industrie nautiche e affini)
ha calcolato che, riqualificando i bacini già esistenti lungo la Penisola, come vecchie
marine abbandonate ed ex siti industriali, e l’impiego di sistemi innovativi dedicati alla
piccola nautica, potrebbero essere resi disponibili circa 40 mila nuovi posti barca senza
sacrificare un solo metro di costa. Inoltre, prevedendo anche una quota rilevante di posti
a secco, ossia sulla terra ferma, per i natanti di dimensioni più ridotte (in Italia il parco
nautico è di 800 mila unità, di cui la stragrande maggioranza è composta da gommoni e
piccole imbarcazioni), piuttosto che un sistema di pontili galleggianti all’interno dei bacini,

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

si risponderebbe anche alla domanda di ormeggi a minor costo e si libererebbero spazi in
acqua per le barche più grandi. Si tratta di soluzioni che, se adottate, favorirebbero il
settore della nautica da diporto senza che a un porto corrisponda necessariamente una
colata di cemento. Ma soprattutto di soluzioni che affronterebbero in modo corretto la
domanda nelle regioni del centro-sud dove la nautica da diporto è un’attività che si
concentra nel breve periodo estivo, lasciando semivuoti i porti per la maggior parte
dell’anno.
In Italia si stimano circa 130 mila posti barca, di cui 53.975 situati nei porti, 44.300 in
approdi dotati di infrastrutture leggere, 32.421 sotto forma di ormeggi privi di
infrastrutture.
Già da quest’anno, con interventi di riqualificazione e ormeggi leggeri, sarebbe possibile
metterne a disposizione 13.500 in più.

Le infrastrutture portuali in Italia

    Regione          Km di      porti     marine      canali    altri punti di      numero di
                     costa                private                ormeggio*          posti barca
Sicilia              1484        51          3          1            70               10.685
Sardegna             1731        21          9          2            51               19.977
Puglia                865        33          1          2            22                8.677
Liguria               349        33          6          1            18               23.718
Toscana               601        21          5          8            24               15.862
Campania              470        61          3          4            19               15.059
Veneto                159         7          7          7            31               5.699
Friuli Venezia        112        15         10          5            16               10.161
Giulia
Calabria e            778        16          1          -           23                 2.050
Basilicata
Lazio                 361        13          3          10          12                 6.722
Marche                173         6          3          3           4                  4.975
Emilia                131         2          6          10           6                 4.745
Romagna
Abruzzo               126        7           1           -           2                2.062
Molise                35         1           -           -           1                 304
totale               7375       287         58          53          299              130.693
Fonte: Ucina
* darsene cantieri, rade attrezzate, pontili e boe non protetti, per lo più utilizzati come ormeggi
temporanei o estivi.

Ma il business legato alla costruzione di nuovi, e spesso inutili, porti turistici non si ferma.
Perché insieme ai moli per l’ormeggio, oggi gli affari si fanno costruendo gli “annessi”:
alberghi, cinema multisala, centri commerciali, strutture sportive e parcheggi. In nome
della nautica da diporto, quindi, ecco la più classica speculazione immobiliare, che con la
passione per il mare del popolo dei naviganti ha poco a che fare.
Un caso speciale è quello della Penisola sorrentina, dove i progetti contenuti nel Piano
integrato della regione Campania rischiano di cambiare i connotati alla costiera.
Inizialmente erano previsti circa 700 nuovi posti barca, di cui 360 a Meta e a Marina di
Equa a Vico. A questi si sono poi sommati l’adeguamento in chiave turistica del porto di
Piano, di quello di Marina della Lobra a Massalubrense e gli studi di fattibilità presentati
per Marina Grande di Sorrento (attracco per maxiyacht) e per il nuovo porto della marina
di Puolo. Intanto il TAR ha bloccato il progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento del
porto di Marina della Lobra e di quello di Massa Lubrense. E pensare che siamo in piena
area marina protetta, quella di Punta Campanella.

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

Come se non bastasse, c’è anche la realizzazione di decine di opere infrastrutturali a
ridosso delle spiagge e degli approdi, come parcheggi e opere di riqualificazione urbana
di varia natura, inclusi negli studi di fattibilità e riguardanti tutti i borghi marinari coinvolti.
Si tratta di un massiccio intervento urbanistico che riguarda buona parte della linea di
costa della penisola, in gran parte già “privatizzata” con la presenza di numerosi bagni
che impediscono l’accesso pubblico agli arenili. L’opposizione delle associazioni
ambientaliste e dei comitati cittadini, insieme ad alcuni sindaci, sta mettendo i bastoni tra
le ruote riuscendo in alcuni casi a impedire che i progetti vadano in porto.
L’ultimo nato è il porto di Marina di Stabia, inaugurato nel giugno del 2007, con 1.400
posti barca, alcuni in grado di ospitare navi fino a 80 metri di lunghezza, è considerato tra
i porti turistici più grandi del Mediterraneo. Anche qui immancabili le strutture di terra: gli
hotel, i centri commerciali, lo sport e il beauty centre, il cinema multisala, ristoranti e bar,
che occupano una superficie di 90 mila metri quadrati, sono firmati Massimiliano Fuksas.

                                                    Chiuso un cantiere, eccone subito pronto
                                                    un altro: sempre sulla costa campana, è
                                                    il progetto del nuovo porto turistico di
                                                    Pinetamare a Castel Volturno, in
                                                    provincia di Caserta, per cui la Regione il
                                                    28 aprile scorso ha sottoscritto un
                                                    accordo con la società Marina di
                                                    Pinetamare, che lo costruirà e gestirà
                                                    per 60 anni. Nell’autunno del 2008 si
                                                    avvieranno i lavori per la realizzazione di
                                                    1.200 posti barca su una superficie
                                                    complessiva di 756.500 metri quadrati,
Il nuovo porto turistico di Marina di Stabia (Na)   di cui 220 mila a terra, con quattro
                                                    darsene per maxiyacht, pescherecci e
natanti da diporto anche di grandi dimensioni. Immancabili ci saranno 2.550 parcheggi, in
parte all’interno dell’area portuale e in parte esterni, e un centro polifunzionale con
attività commerciali.E tutto questo per uno specchio di mare in cui la navigazione si limita
a poche miglia tra le isole di Ischia, Procida e Capri e la Costiera amalfitana.
Cantieri fermi per intervento della magistratura invece per i due porti turistici della
Basilicata. Il porto degli Argonauti, in costruzione sulla costa metapontina a Marina di
Pisticci (MT), dovrebbe ospitare un totale di 450 barche: già realizzate le darsene e altre
struttura di terra, nell’ottobre del 2004 arrivano i sigilli per violazione dei vincoli di
inedificabilità esistenti sulle aree percorse dagli incendi. Il provvedimento di sequestro
nell’aprile del 2005 viene confermato dalla Corte di cassazione. Nel dicembre dello stesso
anno il CIPE revoca la seconda tranche di finanziamento pubblico all’opera.
Sorte simile per quello che viene descritto come il fiore all’occhiello dell’Ecoresort
Marinagri, il porto tra Policoro e Scanzano Ionico: 500 posti barca circondati da un
villaggio di villette esclusive, due hotel di lusso per 700 posti letto, campi da tennis,
ristoranti, centro congressi, negozi e, immancabile, un campo da golf da 18 buche.
All’inizio del 2007 il cantiere viene posto sotto sequestro nell’ambito delle indagini della
Procura di Catanzaro sulle “toghe lucane”, ree secondo l’ipotesi di reato di aver insabbiato
le indagini su presunti illeciti nella realizzazione del villaggio turistico.

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Mare Monstrum 2008 – dossier Legambiente

5. Cemento sulle coste: la mappa dell’abusivismo edilizio
e gli ecomostri doc

          Anche in materia di cemento illegale, la Campania non teme rivali. E’ infatti prima
nella speciale classifica delle regioni sull’abusivismo costiero, seguita dalla Calabria e dalla
Sicilia, vede più che raddoppiato il numero di persone denunciate e arrestare, ma in calo
il numero delle infrazioni. Una situazione che corrisponde tutto sommato al dato
nazionale: in generale si riduce il numero delle infrazioni e aumentano le persone
denunciate. Un dato probabilmente indicativo dell’aumento della gravità dei reati.
I casi accertati di illegalità legata al ciclo del cemento perpetrate ai danni delle coste in
Italia scendono da 4.484 del 2006 a 3.975 (-11,4%), il numero delle persone denunciate
passa invece dalle 2.069 del 2006 alle 5.066 del 2007 (+145%). Cresce leggermente il
dato sui sequestri, da 1.322 a 1.399 (+6%).
Gli ultimi dodici mesi, dobbiamo ricordarlo, sono stati anche quelli delle ruspe della
Regione Lazio che finalmente nel luglio scorso hanno tirato giù la palazzina nell’area
archeologica di Gravisca a Tarquinia e nel dicembre del 2007, dopo vent’anni di
mobilitazioni ambientaliste, hanno abbattuto i 21 scheletri di cemento di Isola di Ciurli a
Fondi. Ma anche quelli della demolizione dell’ecomostro di Copanello e delle ville abusive
di Rossano Calabro, venute giù ad aprile del 2008. Senza dimenticare il sindaco di Falerna
in provincia di Catanzaro, che è intervenuto per rimuovere le scandalose case mobili
abusive sulla spiaggia.
Segnali che si auspicava fossero il preludio di una stagione di ripristino della legalità, che
contagiassero altri sindaci e altre amministrazioni perché si cominciasse finalmente a fare
sul serio, perché iniziasse a sparire dalla mappa dei litorali italiani lo sfregio delle
centinaia di scempi, dai tanti abusi diffusi ai più eclatanti ecomostri, in riva al mare.
Purtroppo così non è stato, nessun effetto domino. Il cemento fuorilegge, le case abusive
sulle spiagge e i grandi alberghi illegali, dalla Liguria alla Sicilia, anche questa estate
faranno da sfondo alle nostre cartoline dalle vacanze.
Perché, a fronte di una manciata di vicende a lieto fine, sono purtroppo ancora centinaia
gli ecomostri e le colate di cemento che deturpano indisturbati la costa italiana. E sono
decine, ogni anno, i nuovi progetti che vanno ad aggiungersi alla lista delle speculazioni
immobiliari, sempre in nome di interessi privati a danno di quelli pubblici.
Proprio mentre scriviamo, arriva la notizia di cui avremmo volentieri fatto a meno: per
finanziare il taglio dell’Ici sulla prima casa, il governo Berlusconi ha deciso di cancellare
larga parte dei provvedimenti, e relativi stanziamenti, previsti dal c.d. decreto
milleproroghe del febbraio scorso. Tra questi, neanche a dirlo, si sono volatilizzati anche i
45 milioni di euro del “Fondo per la demolizione degli ecomostri”.

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