MAFIE E ILLEGALITA' UNO SGUARDO SULLA CITTA' E LA PROVINCIA DI VERONA - Rapporto 2016
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MAFIE E ILLEGALITA' UNO SGUARDO SULLA CITTA’ E LA PROVINCIA DI VERONA Rapporto 2016 a cura di Osservatorio Civico per la Legalità Verona settembre 2017 1
Possiamo sempre fare qualcosa Giovanni Falcone Voglio ricordare che non esistono zone franche per la criminalità organizzata e che spesso l’assenza di episodi di cronaca particolarmente eclatanti non esclude affatto il proliferare di situazioni criminogene nel sottobosco dei rapporti imprenditoriali. Salvatore Mulas, Prefetto di Verona La mafia ha spostato molto del suo core business sull'attività imprenditoriale, rendendo quindi più forte il rapporto con la corruzione e così gli interessi economici si sono trasferiti al Nord, dove per lungo tempo si è pensato che la mafia non esistesse. Raffaele Cantone, Presidente Anac 2
INDICE 1. L'Osservatorio Civico per la Legalità: una sentinella sul territorio p. 4 2. Mafie e illegalità a Verona e provincia: lo scenario p. 6 3. Mafie e illegalità a Verona e provincia: focus tematici p. 9 Mafie p. 10 Droghe p. 13 Incendi p. 16 Discariche abusive p. 19 Estorsione e usura p. 22 Corruzione e concussione p. 24 4. Conclusioni p. 27 5. Fonti p. 29 6. Documenti istituzionali p. 32 ALLEGATI Allegato 1 - LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN VENETO Estratti dalla Relazione del deputato Alessandro Naccarato per il Forum sicurezza del Partito Democratico - Ottobre 2016 p. 33 Allegato 2 - Risposta fornita dal Viceministro dell’Interno Filippo Bubbico il 16 settembre 2017 ad una interrogazione del deputato Mattia Fantinati del Movimento 5 Stelle in relazione alla presenza di organizzazioni criminali di tipo mafioso a Verona e provincia. p. 37 3
1. L'OSSERVATORIO CIVICO LEGALITA': UNA SENTINELLA SUL TERRITORIO. IL RAPPORTO 2016 Per il secondo anno consecutivo, nel corso del 2016 un gruppo di cittadini, in forma completamente volontaria, si sono incontrati periodicamente presso il Monastero del Bene Comune di Sezano ed hanno deciso di impegnarsi in un’azione di monitoraggio civico su quanto avviene nella città di Verona e nella sua provincia in relazione alla presenza delle mafie e a situazioni particolarmente preoccupanti di illegalità. Il lavoro è consistito nel consultare ogni giorno i principali quotidiani locali, anche di altre regioni e di province limitrofe a quella di Verona, nonché diversi quotidiani on line, locali e nazionali, sulla base di specifici argomenti e parole chiave. Gli articoli raccolti sono stati successivamente analizzati e sistematizzati, ed è stata realizzata una rassegna stampa pluritematica. Il gruppo di lavoro, inoltre, ha consultato alcuni rapporti e relazioni istituzionali, come ad esempio quelli della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, della Direzione Investigativa Antimafia, della Direzione Centrale Servizi Antidroga insieme ad interrogazioni parlamentari e a documenti stilati da altre associazioni ed enti. Rispetto al 2015, il lavoro di redazione della rassegna stampa ha registrato una significativa variazione nel numero degli articoli di stampa sia in termini quantitativi che di contenuto. Complessivamente, come riportato nella tabella sottostante, nel corso del 2016 sono stati raccolti 517 articoli, che possono essere suddivisi in due principali categorie: 487 articoli di cronaca (94%) e 30 (6%) editoriali/commenti. TEMATICHE ARTICOLI DI CRONACA EDITORIALI/COMMENTI TOTALE CORRUZIONE 12 - 12 DISCARICHE ABUSIVE 29 4 33 DROGHE 160 9 169 ESTORSIONI 29 2 31 INCENDI 148 9 157 MAFIE 100 2 102 USURA 9 4 13 TOTALE 487 30 517 4
Articoli rassegna stampa valore assoluto 180 160 140 120 2015 100 2016 80 60 40 20 0 droghe corruzione discariche abusive mafie incendi estorsioni usura Articoli rassegna stampa valore percentuale 0,35 0,3 0,25 2015 0,2 2016 0,15 0,1 0,05 0 droghe corruzione discariche abusive mafie incendi estorsioni usura I dati illustrati nei grafici evidenziano come il tema delle droghe e quello degli incendi siano stati quelli più rilevanti trattati dalle cronache locali. Rispettivamente n. 169 articoli pari al 32,7% del totale e n. 157 articoli pari al 30,4 % del totale. In pratica, un articolo su tre ha avuto per oggetto questi due fenomeni. Nel 2015, gli articoli sulle droghe sono stati n. 84 pari al 24,3% e quelli sugli incendi n. 39 pari all'11,3%. Un balzo in avanti per le droghe dell'8,4% e per gli incendi del 19,1% 5
2. Mafie e illegalità a Verona e provincia: lo scenario Nel corso del 2016, diversi rappresentanti istituzionali, a partire dal Prefetto, hanno più volte ammonito sulla necessità di non sottovalutare tutta una serie di situazioni che denotano la possibile presenza di gruppi criminali organizzati, anche di stampo mafioso, sia italiani che stranieri, sul territorio veronese. Sul fronte del crimine organizzato italiano, gli articoli di cronaca consultati e gli esiti di alcune inchieste giudiziarie, come ad esempio quella denominata Aemilia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, hanno messo in luce come Verona e la sua provincia siano particolarmente oggetto di attenzione da parte di esponenti della ‘ndrangheta calabrese, alcuni dei quali stabilmente residenti in zona da anni, in particolare in paesi confinanti con le province di Vicenza e di Brescia. Un’altra compagine mafiosa interessata al territorio scaligero, in particolare all’area del Lago di Garda, è la camorra campana, com’è emerso anche da un’inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco della Direzione investigativa antimafia di Trieste e dall’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Napoli nei confronti della ditta campana Lande Spa, coinvolta nei lavori della Tav Verona-Vicenza-Padova. Sia gli esponenti legati alla ‘ndrangheta, in special modo quella proveniente dalla provincia di Crotone – la ‘ndrina dei Grandi Aracri di Cutro – sia quelli facenti capo a gruppi camorristi, operano in un’ottica non tanto violenta quanto piuttosto imprenditrice, cercando di riciclare i capitali illeciti nell’economia locale. Il territorio veronese interessa al crimine organizzato per la sua economia, in particolar modo i settori dell’edilizia, dei trasporti, del turismo, della ristorazione, come attestato dalla DIA, dalle interdittive antimafia emesse dalla Prefettura scaligera e, da ultimo, dall’aumento delle operazioni finanziarie sospette segnalate dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. Un segnale concreto del reimpiego di denaro sporco nell’economia locale è rappresentato anche dal dato sui beni confiscati alla criminalità organizzata. Dagli 88 beni censiti in Veneto nel 2013, si è passati ai 186 nel 2015. Verona è la seconda provincia per beni confiscati con 54 beni, preceduta da Venezia con 60. 6
La criminalità organizzata straniera appare maggiormente interessata a gestire il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ad emergere, leggendo le cronache, sono in particolare personaggi legati alla criminalità albanese, con presenze anche di cittadini marocchini e cinesi. Operazioni antidroga che hanno portato all’arresto di piccoli spacciatori si sono registrate non solo in città, ma anche nelle cosiddette “Basse”, in particolar modo nell’area legnaghese e nelle zone ad essa limitrofe. A Zevio, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stato arrestato Osahenagharu Uwagboe, insospettabile operaio, ritenuto dagli inquirenti il capo di un’organizzazione mafiosa nigeriana denominata Black Axe dal 2012 al 2014. Alcuni “reati spia”, come certamente sono gli incendi, costituiscono un dato di rilevante preoccupazione per il territorio scaligero. Nel 2016, il numero dei roghi, spesso ritenuti di origine dolosa, è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Ne sono stati censiti più di 70. Si brucia per danneggiare ma anche, probabilmente, per intimidire. In tal senso, l’incendio che ha impressionato maggiormente è stato quello che nel mese di dicembre 2016 ha visto andare a fuoco, in una sola notte, un’intera flotta di Tir di un’azienda di autotrasporti veronese, i cui mezzi erano parcheggiati in una stazione di servizio collocata lungo una nota ed importante via di transito. L’episodio è stato oggetto di attenzione mediatica ed anche di interrogazioni parlamentari. In una recente intervista a L’Arena, è intervenuto anche l’ex procuratore Guido Papalia, che ha lanciato un monito da non sottovalutare: “Gli incendi sono troppi per non essere segnali d’allarme”. A Verona e provincia desta preoccupazione anche la gestione, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e la presenza di discariche abusive. La Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti nella sua relazione finale sul Veneto ha richiamato le parole pronunciate in audizione dal sostituto procuratore di Verona, Valeria Ardito, che hanno messo in evidenza come per alcuni imprenditori il fine di realizzare un profitto sia preponderante rispetto alle possibili sanzioni pecuniarie a cui possono andare incontro una volta scoperti a violare le leggi in vigore. Agevola questo tipo di comportamento anche l’attuale tempistica della prescrizione dei processi. Affermazioni preoccupate e preoccupanti sulla diffusività di questi comportamenti illegali legati al ciclo dei rifiuti e ai reati ambientali sono state rilasciate anche da Girolamo Lacquaniti, dirigente della Polizia stradale di Verona, che ha svolto diverse indagini sul fenomeno. Infine, secondo alcuni 7
commentatori, dietro ai roghi che hanno colpito delle aziende di autotrasporto vi potrebbero essere affari legati proprio al mondo dei rifiuti. Sul fronte della corruzione, le cronache dello scorso anno hanno visto come prota- gonisti imprenditori e dirigenti pubblici. L’episodio sul quale si è maggiormente con- centrata l’attenzione della stampa è stato l’arresto di un importante imprenditore scaligero operante nel settore dell’information tecnology. Secondo la procura di Roma, al fine di accaparrarsi lucrosi appalti di enti pubblici, l’uomo avrebbe pagato consulenze fittizie che, secondo gli inquirenti, altro non sarebbero che tangenti ma- scherate. Nell’inchiesta sono stati coinvolti personaggi del mondo politico e faccen- dieri accusati di aver creato un’associazione per delinquere finalizzata al compimen- to di reati come corruzione, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, appropriazione in- debita e frode fiscale. Altre notizie in cui si parla di sospetta corruzione e concussione sono quelle relative alle vicende del Consorzio Energia Veneto e all’arresto dell’ex direttore del Sert di Verona e responsabile di Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Con- siglio dei ministri dal 2008 al 2014. Un ultimo tema oggetto di attenzione del gruppo di lavoro è stato quello delle estor- sioni. In tal caso, l’episodio principale è stato quello relativo ad un imprenditore ve- ronese truffato ed estorto da un gruppo di persone di origine calabrese. Si tratta di personaggi che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero rapporti con esponenti della ‘ndrangheta crotonese. 8
3. MAFIE E ILLEGALITA’ A VERONA: FOCUS TEMATICI Al fine di avere un’idea più specifica, di quanto accaduto a Verona e provincia nel 2016 relativamente a fatti riconducibili alla categoria “mafie” e a quella più ampia di “illegalità”, nelle pagine che seguono si propongono dei focus sui temi oggetto di attenzione da parte dell’Osservatorio. L’ordine di presentazione è il medesimo riportato nel grafico sopra, ad eccezione del tema “Mafie” che viene riportato per primo. 9
Mafie Gli articoli raccolti lo scorso anno sulla tematica sono stati meno numerosi del 2015: 102 contro 114 e, in termini percentuali, hanno visto un calo del 13%. Questo dato colpisce, soprattutto se messo in relazione ai continui segnali di allarme lanciati da autorità, forze di polizia, parlamentari ed associazioni. Il fatto più rilevante di cui gli organi di stampa hanno parlato riguarda le otto interdittive emesse in dodici mesi – fino a luglio 2016 – dal Prefetto di Verona, Salvatore Mulas, diventate 11 a giugno 2017. I provvedimenti hanno riguardato aziende operanti nel settore edile, dei trasporti, del commercio e del turismo. Il Prefetto ha dichiarato: “Voglio sottolineare che l’infiltrazione o l’insediamento della criminalità organizzata nel Veronese non deve essere vissuta come un fenomeno di cui è meglio non parlare, perché la denuncia di minacce ricevute, di estorsioni, la richiesta di fatturazioni fasulle consentono alle forze di polizia di contrastare in maniera più efficace una delinquenza che prolifera nell’omertà e nel silenzio dei più”. Altre notizie hanno riguardato un'opera considerata a rischio, come la TAV Verona- Vicenza-Padova, per la presenza di una ditta campana (Lande Spa) oggetto di un’interdittiva antimafia da parte del prefetto di Napoli. In un’inchiesta della DIA di Trieste, Verona viene indicata “tra le città coinvolte sul riciclaggio di somme provenienti da attività illegali tramite l'intestazione fittizia di quote societarie a prestanome, a favore della criminalità organizzata campana”. Un quotidiano nazionale – Il Fatto Quotidiano – ha dedicato alcuni articoli a personaggi di famiglie calabresi residenti a Sona (Giardino, Nicoscia, Galasso, Larosa). Secondo il giornale, queste famiglie sarebbero state attive negli anni ’70 e ’80 nel traffico di droga, con i proventi del quale hanno investito, nel veronese, nel settore edile e della logistica. Alcune aziende ritenute collegate a queste famiglie a loro volta considerate, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, in contatto con esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro, sarebbero coinvolte in importanti lavori di opere pubbliche in Danimarca. Il Fatto ha parlato anche di sospetti rapporti tra questi personaggi e l’amministrazione locale antecedente a quella attuale. L’allora sindaco Tosi ha sporto querela. Nei rapporti istituzionali consultati si può leggere quanto segue: Relazione Direzione Investigativa Antimafia (DIA) 2016: “Nel Nord-Est la ‘ndrangheta mostra segni di operatività in Veneto, a Padova, nell’est veronese e nel basso vicentino, tramite il traffico di stupefacenti e infiltrazioni nei settori del turismo, della ristorazione e dell’edilizia”. 10
Relazione Direzione Nazionale Antimafia (DNA) 2017: “Il Veneto, pur non avendo un livello pervasivo di presenza criminale come quello delle quattro regioni del sud del Paese, è un’area geografica che suscita notevoli interessi per vari gruppi delinquenziali, sia autoctoni che allogeni in quanto vi è una capillare presenza di piccole e medie imprese che possono essere “aggredite”, in relazione al protratto periodo di crisi economica, attraverso il forzato subentro da parte di soggetti dotati di capitali illeciti e disponibilità finanziarie dall’origine oscura (a scopo di investimento o riciclaggio). Per quanto riguarda la provincia veronese, la DNA cita la presenza di esponenti del clan Grande Aracri di Cutro, già oggetto di attenzione investigativa da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna (Inchiesta Aemilia). Il 22 aprile 2016, con 12 assoluzioni, una prescrizione e 58 condanne, per un totale di 305 anni di galera, si è chiusa a Bologna la parte dei riti abbreviati del processo Aemilia. Il Dossier pubblicato nel maggio 2016 “Le mafie liquide in Veneto Forme e metamorfosi della criminalità organizzata nell'economia regionale” a cura di Unioncamere Veneto e Libera scrive “Edilizia, appalti pubblici, smaltimento dei rifiuti, sanità, gioco d’azzardo, cantieristica navale, consumo di suolo, compro oro questi sono i settori interessati. A Venezia, Verona e Vicenza la ‘ndrangheta opera nell’edilizia e nei narcotraffici. Sul lago di Garda, Belluno e Padova opera la camorra”. Nella Relazione "La criminalità organizzata in Veneto" presentata dall’On. Alessandro Naccarato al Forum sicurezza del Partito Democratico nell’ottobre 2016, si legge “In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro la pubblica amministrazione. Sono presenti imprenditori di origine calabrese, attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel turismo della zona del Garda, legati alla ‘ndrangheta con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona, Mantova e Reggio Emilia.” La relazione di Naccarato riferische che Verona, assieme a Belluno e Venezia, è la città veneta con maggior quota dei bonifici verso Paesi a fiscalità privilegiata su bonifici verso l'estero. Sono quasi quintuplicate in pochi anni le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio che gli istituti di credito e finanziari trasmettono alla Banca d’Italia. In Veneto erano 1.244 nel 2009, sono diventate oltre 5 mila nel 2014 e nel primo semestre dello scorso anno erano già state raccolte oltre 3 mila segnalazioni. In pratica dal Veneto arrivano quasi un decimo delle segnalazioni di tutto il Paese. Le province più interessate sono quelle in cui il fenomeno mafioso appare avere maggiori infiltrazioni: Verona e Padova. 11
A Verona il trend è stato il seguente: 277 (2009), 437 (2010), 741 (2011), 1230 (2012), 1081 (2013), 1082 (2014); 664 (1° semestre 2015) (Fonte: Cromasia) Da segnalare la notizia dell’arresto a Zevio di Osahenagharu Uwagboe, ritenuto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Palermo come il capo, tra il 2012 e il 2014, di un clan di mafia nigeriana, chiamata Black Axe. INTERDITTIVE EMESSE DAL PREFETTO DI VERONA SALVATORE MULAS DA LUGLIO 2015 A GIUGNO 2016. 22 luglio 2015 - Nico.Fer Moreno Nicolis, 60 anni, titolare del gruppo Nico.Fer srl, in via Turbina al Chievo, già finito nella indagine denominata «Aemilia» (si precisa che Moreno Nicolis è stato assolto in primo grado nel mese di settembre 2017). 19 settembre 2015 - Gri.ka Costruzioni di San Bonifacio, con sede in strada della Selva a San Bonifacio. 30 novembre 2015 - Tabaccheria di via Vasco De Gama per la cui proprietaria, Maria Anna Vaccaro. - Francesco Piserà, titolare della Gfa srl di Bardolino, nonché gestore di alcuni locali e ristoranti sul lago tra Peschiera, Salò e Desenzano. Piserà che è anche presidente della Bintar Snea Srl che nelle due ultime stagioni invernali ha gestito gli impianti di risalita di San Giorgio e l’Hotel Malga San Giorgio. 14 giugno 2016 - ALBI SERVICE & NOLEGGI S.r.l. di Sommacampagna - A.G.L. GROUP S.r.l.s. sita a Nogarole Rocca, due aziende di autotrasporti recentemente trasferitesi dalla Calabria e gestite - a vario titolo - dai componenti di una famiglia di origine calabrese insediatasi a Verona. 12
Droghe Tra gli argomenti di cui l’Osservatorio si è occupato, sono le droghe a raccogliere il maggior numero di articoli: 158. Rispetto all’anno 2015 si è avuto un incremento di notizie di quasi il 50%. Di per sé questo dato è molto significativo e in linea con quanto accaduto a livello nazionale, anche se il Veneto non si attesta come una delle regioni con il maggior mercato di sostanze stupefacenti, che vede ai primi posti Lombardia, Lazio, Campania e Puglia, come riportato nell’ultima relazione della Direzione Centrale Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno (DCSA). Verona e la sua provincia sono state oggetto di operazioni di polizia promosse non solo dalle autorità locali, ma anche da procure di altre città italiane. Sono state 207 ed hanno portato al sequestro di 628 kg di sostanze stupefacenti, così suddivise: 332 kg di hashis, 271 di marijuana, 19 di cocaina, 6 di eroina (Fonte: Relazione DCSA 2016). Questi dati sui sequestri pongono Verona al vertice delle province venete. Venendo al lavoro dedicato per redigere il Rapporto, e alla situazione particolare di Verona, si è proceduto individuando nella catalogazione diversi sottogruppi: operazioni che hanno portato all’arresto di bande criminali o di personaggi di spicco appartenenti alla criminalità che si occupa dello spaccio di stupefacenti; sequestro di grossi quantitativi di droga non riconducibili nell’immediato a qualche banda; arresti di piccoli spacciatori. L’operazione più importante e più legata al territorio di Verona è quella denominata Malok, parola che in albanese significa contadino. Le indagini sono cominciate nel 2013 e hanno permesso di smantellare completamente un cartello formato da tre bande di tre etnie diverse (italiana, albanese e nigeriana) che trafficavano soprattutto in cocaina ed eroina. Le tre bande si aiutavano una con l’altra nell’approvvigionamento della merce e dopo i primi arresti nel 2013 e 2014 sono diventate molto più attente nei loro movimenti. Sono stati recuperati 2,2 kg di sostanze nelle abitazioni dei fermati. Altre operazioni (Hamster, Arrow, Orange, Taraqua) attuate da procure e forze di polizia di altre città – Bari, Foggia, Roma – hanno permesso di sequestrare marijuana e hashis e di arrestare persone di nazionalità albanese e marocchina. L’operazione Taraqua, che ha coinvolto le polizie di diverse città dal nord e centro Italia, ha permesso il sequestro di 100 kg di hashish e, per la provincia di Verona, ha 13
interessato i paesi di Legnago, Villa Bartolomea, Castagnaro, Roverchiara. Nell’operazione Orange sono stati coinvolti tre militari in servizio a Verona. Alcune persone residenti a S. Ambrogio di Valpolicella sono state ritenute in contatto con una organizzazione criminale dedita all’importazione di cocaina tagliata con farmaci molto pericolosi. Infine, durante una perquisizione in un hotel di Castelnuovo del Garda è stato arrestato un pluripregiudicato di origini calabresi in possesso di sostanze stupefacenti destinate, secondo gli inquirenti, al mercato gardesano. In relazione alla criminalità straniera operante nel settore degli stupefacenti va ricordato che a Verona sono stati arrestati due criminali albanesi. Il primo è Besin Muha, boss albanese, latitante, che incontrava il suo riferimento italiano a Verona. Già condannato per lo spaccio di 11kg di droga, Muha è accusato di aver portato in Italia 30 kg di eroina. Il secondo, invece, è un soggetto evaso dal carcere di Livorno, arrestato per le vie del centro di Verona ad opera della Guardia di Finanza di Lecco: qui aveva trovato l’appoggio di alcuni connazionali. Cittadini di nazionalità albanese e marocchina sono stati arrestati per droga: operavano non solo in città ma anche a Peschiera del Garda, Sirmione e Desenzano. Alcuni di loro sono risultati regolarmente presenti in Italia e ufficialmente attivi come operai o muratori. Sequestro di grossi quantitativi di droga Gli articoli consultati evidenziano come Verona sia un territorio di passaggio oltre che di destinazione di quantità significative di droga. La sostanza stupefacente, secondo quanto riportato in alcuni articoli, giunge ad esempio dall’Olanda, dalla Spagna a bordo di auto e camion. La scoperta è avvenuta da controlli della polizia stradale, della polizia ferroviaria o da indagini attivate per perseguire altri tipi di reato. Non sono mancati casi, come a Bussolengo, di segnalazione da parte di alcuni cittadini che hanno avvisato le forze di polizia insospettiti da certi comportamenti di alcune persone di origine straniera. In certe situazioni, insieme alla droga sono state sequestrate ingenti somme di denaro contante (es. 80 mila euro) e sono risultate coinvolte persone insospettabili. Nel Basso Veronese – Boschi S. Anna, Castagnaro e Villabartolomea – sono state scoperte piantagioni di marijuana, gestite da cittadini di origine cinese che utilizzavano dei capannoni dismessi. La coltivazione dello stupefacente avrebbe portato ad un guadagno di circa 3 milioni di euro. Arresti di piccoli spacciatori Ben 99 articoli raccolti affrontano questo tipo di situazione. Senza entrare nel dettaglio, si possono evincere alcuni luoghi dove lo spaccio a Verona si concentra maggiormente. Si tratta, ad esempio, della zona dei Bastioni a San Zeno o Veronetta, 14
Borgo Roma al Parco San Giacomo. Tuttavia, si può tranquillamente constatare che l’intera città non ha un luogo immune dallo spaccio, se si pensa che il giorno di Natale è stato arrestato uno spacciatore in Piazza Bra. Per quanto riguarda la provincia, le zone di spaccio sono a macchia di leopardo, anche se non si può non verificare che nelle “Basse”, in particolare Legnago, Cerea ed aree limitrofe, si registra una concentrazione maggiore. Gli spacciatori sono delle più svariate etnie. Le droghe consumate sono soprattutto hashish e marijuana, leggermente meno la cocaina. L’eroina è quella meno presente. Pochissimi sono gli articoli che trattano di ecstasy, nessuno di altre droghe sintetiche. La stampa veronese, in relazione al tema droga, ha parlato di attività svolte dai Sert (Servizi per le Tossidipendenze), di alcuni percorsi di prevenzione realizzati dalle scuole, Ulss e da alcuni Comuni (es. Bussolengo che ha istituito un Tavolo delle dipendenze) ed ha riportato le prese di posizione di diversi politici in relazione alla legalizzazione/liberalizzazione oltre che le segnalazioni alle autorità competenti di situazioni particolarmente critiche. Fonte: Direzione centrale servizi antidroga, ministero dell’Interno, Relazione 2016 15
Incendi Non è stato facile fare la rassegna stampa sugli incendi, perché, salvo i casi eclatanti, le notizie, per lo più di cronaca, sono sintetiche e difficilmente vengono riprese oltre il momento in cui i fatti sono accaduti. Non avendo avuto notizie sull’esito delle indagini svolte è difficile sapere se le cause siano o no imputabili a forme di illegalità. Comunque sia, in diversi articoli si ipotizza l’azione dolosa. Impressiona, il numero degli incendi, la tipologia e la zona in cui si sono verificati. Ad esempio, le abitazioni in ristrutturazione pare abbiano una certa vocazione al corto circuito, così come le macchine nei garage. Per non parlare delle rotoballe incendiate nei mesi invernali. In alcuni casi si è trovato il responsabile in altri le cause rimangono ancora ignote. A fuoco nel veronese vanno anche le sterpaglie: qui si può parlare di poco senso del bene comune o semplicemente di maleducazione. Tuttavia, se le sterpaglie vanno a fuoco sulle colline di Avesa o sul Monte Luppia sul Garda, qualche dubbio sulla dolosità non è da scartare. Si è provato a suddividere le notizie per tipologia, orari, zone prendendo in considerazione anche quegli incendi che ad un prima lettura sembrano proprio casuali, per poter avere alla fine uno sguardo d’insieme. Tipologia: • ABITAZIONI: sono per lo più case isolate e vicino all’azienda e/o in ristrutturazione. Queste ultime hanno i tetti che si incendiano con facilità (11% del totale). • FIENILI O STERPAGLIE: sono per lo più aziende agricole nelle quali vanno in fumo le rotoballe anche d’inverno e quasi sempre di notte (19% del totale). • AUTOMOBILI: 6 automobili in due giorni: è la stessa Arena a rilevarne la stranezza. (7% del totale). • ATTIVITA’ PRODUTTIVE: si va dal supermercato, al laboratorio di pittura, passando dall’officina meccanica alla casa del dolce, ma è un numero davvero elevato (25% del totale), soprattutto se sommate alla ristorazione e tempo libero (11%) dove troviamo la birreria, il camping, ma anche la sala giochi della Parrocchia ed il Tennis Club, per un totale del 36%. 16
• RIFIUTI: a settembre 2016 un grosso incendio ha coinvolto l’isola ecologica del comune di Grezzana. I Vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte per spegnere l’incendio. • IMMIGRATI: va senz’altro segnalato come, a Belfiore, l’8 dicembre sia stato dato alle fiamme un capannone, che avrebbe dovuto ospitare una cinquantina di rifugiati. Nei giorni precedenti all’incendio, qualche centinaio di persone, venute anche da fuori Verona, avevano fatto una manifestazione di protesta. Purtroppo questo è stato il primo episodio di una lunga serie che segnerà anche tutto il 2017. • CAMION: il 24 ottobre un rogo ha distrutto 5 camion della ditta Alfa Trasporti. Poco tempo dopo, nella notte tra l’11 ed il 12 dicembre, in un altro incendio sono andati distrutti 15 camion della stessa ditta e 6 camion della ditta Kendy. • In relazione all’incendio dei TIR va rammentato che le dichiarazioni del Prefetto di Verona, dei deputati D’Arienzo e Naccarato del Partito Democratico, nonché di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, sono state riportate più volte dai principali giornali locali, così come quelle dei sindacalisti Cgil Luca Cipriani e Andrea Residori, ma nel tempo non sono state rintracciate notizie sullo stato di avanzamento delle indagini. Solo il Mattino di Padova, ha ipotizzato un collegamento di questi roghi con il trasporto di rifiuti. I proprietari dell’azienda di trasporto hanno dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna minaccia ed intimidazione. Tuttavia, il fatto che la loro flotta sia stata praticamente distrutta nell’arco di un mese riportando un danno superiore ad un milione di euro, non può non destare forti sospetti sulla fondatezza di questa affermazione. Sarà comunque cura degli apparati inquirenti capire cosa è realmente avvenuto. Al fine di evidenziare meglio i luoghi e le zone – suddivise in: pianura, montagna, città e lago – dove si sono verificati gli incendi, si è deciso di utilizzare una cartina della provincia di Verona: 17
PIANURA con 34% (n. 25 incendi sul totale di 73; articoli 36 su 141) MONTAGNA con il 26% (n. 19 incendi sul totale di 73; articoli 28 su 141) CITTA’ con il 25% (n. 18 incendi sul totale di 73; articoli 60 su 141) LAGO con il 15% (n. 11 incendi sul totale di 73; articoli 17 su 141) Gli incendi presi in considerazione sono stati 73, quasi il doppio rispetto a quelli dell’anno scorso e si sono verificati in tutta la provincia. La maggior parte di essi si è registrata in pianura, seguita da zone di montagna e cittadine. Il 43% degli articoli raccolti sul fenomeno degli incendi parla dei roghi in città; meno, invece, della zona Lago dove, oltre ai tetti in ristrutturazione, i roghi hanno colpito un camping, delle sterpaglie sul monte Luppia e, in maniera decisamente devastante, le Officine Cavattoni, che producono materiale per le infrastrutture delle gallerie. 18
Discariche abusive Un altro tema oggetto di attenzione dell’Osservatorio è stato quello inerenti i rifiuti e, in particolare, quello delle discariche abusive. Dalla lettura degli articoli, si evince che nel 2016 sono state scoperte e messe sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza: • una discarica abusiva di oltre 28.000 metri quadrati a San Massimo • una discarica abusiva di 4.000 metri quadrati a Caldiero • una discarica abusiva di 40.500 a San Martino Buon Albergo In queste discariche erano presenti rifiuti di ogni genere (materiali edili, veicoli fuori uso, macchine, materiale ferroso e legnoso, materiale per il dragaggio, ecc.). I titolari ovviamente sono stati segnalati alla Procura della Repubblica ed ai vari Comuni di pertinenza, nonché alla Provincia, all’Arpav ed alla Prefettura. Altro episodio che va menzionato è quello avvenuto a Volargne dove, su segnalazione di cittadini e Associazioni, è stata scoperto un piazzale adibito a discarica a cielo aperto. Earth Verona, un’associazione ambientalista, ha trovato sulla Strada delle Trincee, una discarica di rifiuti con un’estensione di 50 metri quadrati. Una discarica abusiva è stata trovata nel mese di marzo tra Castelnuovo e Peschiera. Tra i rifiuti è stato trovato dell'amianto. Stessa situazione si è registrata a Gazzo Veronese dove, in un cantiere dismesso, sono stati trovati 15 metri cubi di eternit. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla Relazione sul Veneto approvata dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti che nel corso dei suoi lavori ha fatto tappa anche a Verona. Nel documento si parla della discarica di Ca’ Filippine di Pescantina e si scrive che sono stati riscontrati “gravi problemi all’ambiente, a causa della dispersione in falda del percolato” e della mancanza di fondi per una bonifica, seria ed indispensabile, considerato che esiste il “…rischio di disastro ambientale, determinato dal fatto che la mancata gestione del biogas prodotto dal corpo rifiuti espone il sito a rischio esplosione”. Leggendo le cronache, pare che l’azienda coinvolta nella gestione, la Daneco, sia sprovvista della 19
documentazione antimafia, e i costi per bonificare il sito siano stati stimati attorno ai 60 milioni di euro. Somma che il Comune di Pescantina non è in grado di sostenere. Nella relazione della Commissione Parlamentare sono riportate anche le dichiarazioni della dott.ssa Valeria Ardito, Procuratore della Repubblica di Verona, riguardo la criticità rappresentata dai tempi della prescrizione dei processi e la scelta di un imprenditore di violare la legge in virtù del fatto che l’ammenda a cui ha dovuto far fronte è stata di poco superiore ai 2.000 euro. In materia di reati ambientali vanno citate le dichiarazioni del dott. Gregorio Lacquaniti, dirigente della Polizia stradale di Verona, che ha dichiarato: «Lo scenario che continuiamo ad osservare è quello di un diffuso e ramificato sistema attraverso il quale trarre profitti a scapito della salute pubblica». Sono state 29 le persone indagate per reati ambientali nel primo semestre del 2016; 3 aziende sequestrate completamente; 1 azienda sequestrata parzialmente; 1 impianto abusivo di gestione rifiuti sequestrato; 3 insediamenti industriali dismessi sequestrati; 5 aree a destinazione agricola, cimiteriale, produttiva sequestrate; 3 sequestri di autofficine abusive; 2 sequestri di autodemolizione che operavano in maniera difforme rispetto all’autorizzazione; il sequestro di un’autodemolizione abusiva; 180 mila tonnellate circa di rifiuti sequestrati; 45.000 euro di sanzioni amministrative; 3 autocarri sequestrati per trasporto di rifiuti senza autorizzazione. Da segnalare inoltre: - a Treviso vanno a processo, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, pericolosi e non, 4 persone della ditta Vidori (Andrea Vidori– Maurizio Chierusin - Roberto Fier – Mauro Pivato). Secondo le accuse, per non dover sopportare i costi per il corretto stoccaggio e smaltimento dei rifiuti pericolosi, a Vidor fingevano di miscelarli in modo da farli apparire pronti per l’esportazione in Germania, dove dovevano essere distrutti. In realtà non venivano trattati come avrebbero dovuto. Inoltre, in azienda avrebbero falsificato la documentazione, scrivendo che si trattava di rifiuti diversi da quelli realmente trasportati dai camion della “Settentrionale Trasporti” in partenza dall’impianto di Vidor. I responsabili di due discariche, a Rimini e a Verona, avrebbero accolto nei loro impianti i rifiuti che non 20
avrebbero potuto finire lì (alcuni provenivano da un’azienda di Arcade). Non è chiaro, tuttavia, leggendo gli articoli di quale discarica veronese ci si riferisca - Dal Quotidiano L’Arena del 19 novembre 2016 si legge che “Un'indagine del Ros ha permesso di arrivare a un provvedimento di custodia cautelare a carico di sei persone titolari di quattro società operanti nel settore della raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, tutte sottoposte a sequestro preventivo. L'indagine ha documentato un meccanismo di illecito smaltimento di rifiuti inquinanti attraverso la loro indifferenziata miscelazione tra le scorie destinate alle acciaierie per lo sversamento nei luoghi di fusione, con la complicità degli addetti certificatori. Tra gli arrestati, posto ai domiciliari c'è anche Angelo Carugati, 44 anni, residente a Castelnuovo del Garda, in via San Martino, dipendente infedele di quella che quando è partita l'indagine (nel 2009) si chiamava Riva Acciaio Spa. L'uomo si trova ai domiciliari.” Un ultimo problema che, in materia di ambiente, ha visto la stampa locale particolarmente attenta è stato quello della presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) nelle acque del Fratta Gorzone a Cologna Veneta. Secondo le autorità competenti e come riportato negli articoli consultati, la responsabilità di questo inquinamento sarebbe della ditta Miteni spa e dell’impianto di depurazione di Trissino, collegato al Fratta Gorzone. 21
Estorsione e usura Una serie di articoli, in misura sensibilmente inferiore rispetto ad altre tematiche trattate nel Rapporto hanno riguardato i temi delle estorsioni e dell’usura. Sui questi temi, la vicenda che ha suscitato maggiore interesse mediatico è stata quella relativa all’operazione Premium Deal condotta dalla Procura di Verona con il supporto della Guardia di Finanzia nel giugno dello scorso anno. Un’operazione che ho visto indagate 25 persone, di cui 7 arrestate e tutte di origine crotonese, tra Verona e Varese. Truffa, estorsione, intestazione fittizia e riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Vittima un imprenditore veronese operante nel settore delle assicurazioni, minacciato e percosso, cui sono stati sottratti circa 700 mila euro. All’imprenditore, una persona ritenuta meritevole della sua fiducia, tale Domenico Mercurio insieme ad Alfredo Antonio Giardino, aveva proposto un lucroso investimento immobiliare a Sommacampagna rivelatosi successivamente impraticabile. Ecco la truffa. Per recuperare il denaro versato, circa 430 euro, all’imprenditore era stato suggerito di rivolgersi a persone “del mestiere” che, a fronte di un lauto compenso, avrebbero recuperato il denaro versato. A garanzia del pagamento, le persone incaricate del recupero crediti avevano preteso di ottenere l’emissione anticipata di assegni che, successivamente, avevano cercato di riscuotere ricorrendo anche a minacce e violenza, come constatato in alcune intercettazioni telefoniche – “Se non paghi finirai a far compagnia ai vermi”, “Quando picchio i cristiani poi li lascio a terra” –. Ecco l’estorsione. Dopo aver taciuto diversi mesi per paura e vergogna, l’imprenditore si è deciso a denunciare la situazione alla Guardia di finanza veronese ed è partita l’inchiesta. Al gruppo delinquenziale, cui non è stato contesto il reato di mafia (art. 416-bis) né l’aggravante del metodo mafioso, ad aprile di quest’anno il Tribunale di Verona ha inflitto 22 anni e 4 mesi di carcere complessivi. L’imprenditore veronese ha ottenuto un risarcimento di 358 mila euro. In questa vicenda, così come in altre che hanno riguardato prestiti ad usura a piccoli imprenditori locali con tassi elevatissimi, sono risultati coinvolti membri della famiglia Giardino, calabresi da anni residenti a Sona. I Giardino, come riportato in un articolo del Mattino di Padova, citando un brano dell’interdittiva emanata dal 22
prefetto di Verona nei confronti della ditta Nicofer nel giugno di quest’anno, è “famiglia già nota alle cronache in virtù del coinvolgimento di vari suoi componenti fratelli in recenti operazioni della Guardia di Finanza di Verona (cd. operazioni Premuim Deal, Goodfellas e Usual suspects) inerenti un racket di usura, estorsioni ed anche un episodio di rapina a mano armata commessi in questo territorio e sempre nei confronti di altri imprenditori; episodi nei quali sono stati coinvolti, in veste di complici, anche soggetti di diretta riconducibilità ad ambienti mafiosi”. In un processo a loro carico, come citato in un articolo de L’Arena, il Giudice per le indagini preliminari, Laura Donati, ha scritto che il gruppo che praticava prestiti usurai aveva “la dimostrata capacità di tessere una ragnatela che imprigiona i debitori alla quale è assai difficile sottrarsi se non trovando il non facile coraggio di rivolgersi all’autorità giudiziaria”. I Giardino, originari di Isola Capo Rizzuto, di cui aveva parlato anche la trasmissione Report, erano finiti sotto i riflettori della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nel 2015, nell’inchiesta Kyterion. Gli investigatori ipotizzarono un loro possibile intervento in termini elettorali durante le elezioni che riconfermarono l’ex Sindaco, Flavio Tosi – mai indagato nell’inchiesta – alla guida della città scaligera. Michele Croce, leader del movimento “Verona Pulita” ha diffuso una foto che ritraeva l’ex Sindaco in un bar di Sommacampagna insieme ad Antonio Giardino, in occasione della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. Tosi ha sempre affermato di non conoscere i Giardino ed ha sporto querela nei confronti di diversi giornalisti. Il Fatto Quotidiano e il Mattino di Padova, attraverso la penna di Gianni Belloni, hanno dedicato diversi articoli alle supposte presenze mafiose calabresi a Verona e provincia. 23
Corruzione e concussione Dodici sono stati gli articoli raccolti durante il 2016 sul tema corruzione. La maggior parte sono articoli di analisi di carattere generale e non molto specifici per quanto riguarda il territorio veronese. Talvolta presentano interventi pubblici di commento al fenomeno. Tra i casi che hanno suscitato maggiore attenzione si ricordano quelli riguardanti gli imprenditori Alessandro Leardini e Giuseppe Dal Cortivo. • Il primo, Leardini, da grande accusatore dell’ex vicesindaco di Verona Vito Giacino – condannato insieme alla moglie per corruzione – a seguito della riforma del 2012 introdotta dalla legge Severino è stato chiamato in causa dai magistrati scaligeri con l’accusa di “corruzione per induzione” per aver ammesso il pagamento di due fatture nel 2013, considerate tangenti mascherate all’allora vice di Tosi. Il pubblico ministero Beatrice Zanotti, che ha sostenuto anche l’accusa in giudizio nei confronti di Giacino e della moglie e che ha ribadito il ruolo determinante svolto da Leardini nello scoprire il malaffare, dopo aver applicato tutte le attenuanti per l’imprenditore imputato ha chiesto l’applicazione di una pena minima, del tutto simbolica, di 15 giorni di reclusione. • Giuseppe Dal Cortivo, presidente e amministratore delegato della ditta Cad.it, società quotata in Borsa e specializzata nella vendita di programmi di software alle pubbliche amministrazioni, viene posto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Labirinto”, promossa nel luglio dello scorso anno dalla Procura di Roma e che ha visto coinvolte 50 persone, di cui 24 arrestate, ed ha svelato l'esistenza di una rete di società fittizie, create ad hoc per evadere il fisco, mettere da parte fondi neri da utilizzare per pagare tangenti e accaparrarsi in questo modo appalti pubblici milionari, come quelli dell'Inps e di Poste Italiane. Le accuse formulate dagli inquirenti romani vanno dall’associazione per delinquere al riciclaggio, alla truffa, fino all’appropriazione indebita, al finanziamento illecito dei partiti, alle false fatturazioni e al traffico di influenze. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta vi sono anche Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe, ex sottosegretario 24
all’Istruzione quando Silvio Berlusconi e Antonio Marotta, avvocato penalista, deputato di NCD e ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura.Secondo i magistrati romani il commercialista, Alberti Orsini e Pizza «pilotavano» le nomine di persone a loro vicine ai vertici di enti e società pubbliche come INPS, INAIL, Poste, ENEL, CONSIP, ACEA, ATAC, ASL e nei ministeri della Giustizia e dell’Istruzione. Successivamente, grazie alla presenza di queste persone, ottenevano sia degli appalti che dei subappalti per una serie di società che permettevano di emettere fatture false e quindi di accumulare fondi neri.La Cad it, secondo la ricostruzione dell'accusa riportata su L'Arena, avrebbe pagato quasi 800mila euro per delle consulenze fittizie. In realtà si tratterebbe di tangenti pagate per aiutare in maniera illecita la ditta veronese nell'aggiudicazione degli appalti con Poste Italiane, per un valore complessivo di 34 milioni di euro, tra il 2008 e il 2014. Altra inchiesta che le cronache veronesi hanno riportato per quanto riguarda il malaffare in ambito di rapporti con la pubblica amministrazione è quella riguardante il “Consorzio energia veneto (Cev)” che, in teoria, dovrebbe coordinare acquisto, distribuzione e vendita dell’energia per i comuni e gli enti pubblici consorziati: efficienza e risparmio per i 1.190 accreditati. Invece, secondo la procura di Verona, il Cev serviva a far vincere le gare d’appalto a ditte riferibili ai vertici del consorzio. Tre aziende - Global Power, E-Globalservice spa e Vottoria srl – hanno come presidente dei cda l’ex notabile dc Gaetano Zoccatelli. L’assicuratore è anche direttore del Cev. Il 27 gennaio è stato posto agli arresti ai domiciliari con altre quattro persone, con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Nell’indagine è risultata indagata anche la senatrice Cinzia Bonfrico. Secondo quanto riportato dal Corriere di Verona, per il pubblico ministero Gennaro Ottaviano, la parlamentare avrebbe ottenuto una serie di benefici da Zoccatelli - due settimane di soggiorno «all inclusive» in Costa Smeralda con la famiglia ad agosto 2015, l’assunzione di una conoscente e quattromila euro di contributo elettorale per la campagna alle Regionali del 2015 di Davide Bendinelli, suo «delfino» (contributo ammesso e regolarmente registrato, ha attestato Bendinelli) - in cambio della presentazione di un emendamento a favore del Cev affinchè quest’ultiomo potesse entrare nel gruppo di 35 grandi enti appaltanti italiani, tra cui si annovera anche la Consip. Accuse contestate dalla difesa della senatrice. 25
Nel maggio del 2016 con l’accusa di tentata concussione e turbativa d’asta è stato posto agli arresti domiciliari il dottor Giovanni Serpelloni, responsabile del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dal 2008 al 2014 e, in seguito, direttore del Sert di Verona. Arrestati anche due dirigenti dell’Ulss 20: Maurizio Gomma, direttore del Servizio per le dipendenze 1 dell’Ulls 20 di Verona, e Oliviero Bosco, responsabile dell’Uosd Centro di Medicina Comunitaria. A giugno, il tribunale del riesame di Venezia ha revocato gli arresti ma ha disposto il divieto di tornare al lavoro per i tre medici: per Bosco 4 mesi; Gomma 7 mesi; Serpelloni 11 mesi. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Verona – pubblico ministero Paolo Sachar – sono state condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria. Gli inquirenti scaligeri hanno contestato a Serpelloni e gli altri due dirigenti di aver preteso in modo illecito dalla società assegnataria dell’assistenza e manutenzione – la Ciditech – di un software – Mfp (Multifunctional Platform) – utilizzato da oltre 200 Ulss italiane prima una percentuale sulle somme incassate e, successivamente, a nome dell’Ulss 20, ma all’insaputa della direzione generale, 100 mila euro a titolo risarcitorio, minacciando la revoca dell’incarico. La gara successiva di assegnazione dell’appalto, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stata assegnata in modo fraudolento ad una società compiacente. Serpelloni è tornato a dirigere il Sert dell’Ulss 9 nel maggio di quest’anno, come riportato dai giornali locali. Stessa sorte per i dottori Bosco e Gomma. Tutti e tre restano indagati. Quelle della corruzione e della concussione sono situazioni che vanno attentamente monitorate poiché, com’è stato sottolineato da Raffaele Cantone, Presidente di Anac, «la corruzione è strutturalmente utilizzata dalla mafia. La geografia della corruzione risente di questo fenomeno che in passato era più concentrato al sud, ma negli ultimi anni è andata a estendersi via via in tutto il Paese.» 26
4. Conclusioni Il Rapporto 2016, senza alcuna pretesa di esaustività e nella consapevolezza di essere uno strumento migliorabile, ha mirato a fornire, in un quadro sistemico, una serie di informazioni già pubblicate su diversi mezzi di comunicazione locali e nazionali, al fine di agevolare una discussione pubblica su un tema particolarmente delicato, com’è quello delle infiltrazioni mafiose nel territorio veronese e della diffusione di comportamenti illegali particolarmente gravi. La lettura degli articoli, dei rapporti e delle relazioni ufficiali attesta che a Verona e provincia non sono al momento emerse presenze di gruppi di criminalità organizzata e mafiosi stabili e radicati sul territorio. Sono operanti, tuttavia, personaggi che si atteggiano come fiduciari di gruppi mafiosi, in particolar modo ‘ndranghetisti, interessati a riciclare capitali di origine illecita nell’economia locale. Dalla lettura dei materiali raccolti e consultati emerge che particolare attenzione va posta: • ai cosiddetti “reati spia”, come ad esempio gli incendi, il cui numero nel 2016 è sensibilmente aumentato rispetto al 2015; • all’infiltrazione nel tessuto economico-produttivo, com’è attestato dalle interdittive prefettizie emesse nel 2016 e dal numero di operazioni finanziarie sospette; • ai dati sullo spaccio di sostanze stupefacenti, da cui emerge come Verona sia tuttora un centro nevralgico per questo genere di traffico illecito e criminale; • ai reati ambientali, in particolare il tema delle discariche. A parere dell’Osservatorio serve una riflessione ed un’analisi più aggiornate ed approfondite sul contesto veronese. Serve un giornalismo d’inchiesta. I soli articoli di cronaca, raramente accompagnati da editoriali di commento, e i contenuti di alcune relazioni ufficiali non aiutano a capire e ad inquadrare in un quadro organico la pericolosità di certe situazioni. Di conseguenza, diventa difficile sensibilizzare la popolazione, la classe politica e imprenditoriale sui reali pericoli che il territorio sta correndo e potrebbe correre, come ha già ammonito anche la Commissione parlamentare antimafia durante le audizioni svolte presso la prefettura di Verona. Il 27
rischio è che se si continua a negare o a sottovalutare certe presenze criminali, può verificarsi quanto già accaduto in regioni limitrofe, come ad esempio l’Emilia Romagna e la Lombardia, dove la ‘ndrangheta calabrese si è radicata. A fronte di questa situazione va ricordato che alcune realtà hanno da tempo iniziato un’azione di sensibilizzazione. Sul territorio veronese, insieme all’attività dell’Osservatorio, si sono moltiplicate le attività di educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile nelle scuole, il numero degli enti locali aderenti ad Avviso Pubblico è in aumento ed è stato istituito anche un coordinamento provinciale. Positiva è anche l’istituzione di un presidio di Libera e l’utilizzo di un bene confiscato ad Erbé per lo svolgimento di attività con giovani veronesi e di altre parti d’Italia. Un altro segnale importante è costituito anche dal fatto che il 5 maggio 2017 la Prefettura di Verona, Ance Verona e Cassa Edile hanno siglato un “Protocollo d’intesa per la creazione di un rapporto di collaborazione nel settore delle white list al fine di prevenire e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata”. La Regione del Veneto, nel dicembre 2012 ha approvato un’importante legge di prevenzione e contrasto alle mafie e alla corruzione (Legge 28 dicembre 2012, n. 48) che ha permesso di attivare un progetto con le scuole – alcune delle quali anche veronesi – e attività formative per gli amministratori pubblici e la polizia locale. Tutto questo è molto importante ma non basta. La legge va attuata nel suo insieme, stanziando ulteriori fondi per lo svolgimento di attività più strutturate e continuative nelle scuole, risorse per la gestione dei beni confiscati, per la prevenzione dell’usura e il sostegno alle vittime, nonché la stazione unica appaltante. Probabilmente, com’è stato più volte suggerito da alcuni parlamentari veronesi e veneti, il distaccamento di un magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Venezia a Verona potrebbe facilitare il lavoro d’indagine sull’infiltrazione del crimine organizzato in loco. Pur con tutti i suoi limiti, sia in termini di risorse umane, esclusivamente volontarie, sia di mezzi, l’Osservatorio continuerà a cercare di essere una sentinella sul territorio, auspicando di poter contare sulla collaborazione di forze giovani e competenti. 28
5. FONTI La redazione del Rapporto si è basata sulla consultazione delle seguenti fonti: Agenzie di stampa www.agi.it, www.ansa.it www.ansaveneto.it Quotidiani Agenpress Altreconomia Corriere di Verona Cronaca di Verona Il Ducato Il Fatto Quotidiano Il Gazzettino Il Mattino di Padova Il Sole 24 Ore L'Arena di Verona L’Adigetto La Repubblica L’Espresso Report Garda Verona Sera Siti web aduc.it h24notizie.com http://gazzettadimantova.gelocal.it/ http://gazzettadireggio.gelocal.it https://giannibelloni.org www. gazzettadellemilia.it www.antimafiaduemila.com www.arezzonotizie.it, 29
www.avvisopubblico.it www.bari.repubblica.it www.bergamo.corriere.it www.brescia.corriere.it www.bresciaoggi.it www.ciociariareport24.com www.cn24tv.it www.corriere.it www.corrieredel veneto.corriere.it www.corrieredelveneto.it, www.cronachemaceratesi.it www.fantagazzetta.com www.foggiatoday.it www.gardaweek.it www.gazzettadimodena.gelocal.it www.giornaleadige.it www.ilcaffe.tv www.ilcittadinodirecanati.it www.ilcittadinomb.it www.ilcorrieredellacitta.com www.ilfattoquotidiano.it www.ilfoglio.it www.ilgazzettino.it www.ilgiorno.it www.ilmeteo.it www.ilponente.com www.immediato.net www.imolaoggi.it www.ladige.it www.larena.it www.latinatoday.it www.lecconotizie.com www.leccotoday.it www.lettera43.it/ www.libero.it 30
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