MACBETH dI Giuseppe Verdi - 7 dicembre 2021 - Auditorium Gaber Direttore Riccardo Chailly - Consiglio regionale della Lombardia
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7 dicembre 2021 - Auditorium Gaber MACBETH dI Giuseppe Verdi Direttore Riccardo Chailly Regia di Davide Livermore
Pubblicazione a cura di: Emanuele Scataglini Coordinamento: Marzia Steffani Testi: Marzia Steffani, Emanuele Scataglini Progetto grafico libretto: Rossana Perrone L’evento è organizzato dal Servizio Comunicazione, Relazioni istituzionali e Stampa Coordinamento: Emanuele Scataglini Redazione programma: Marzia Steffani Organizzazione evento: Donatella Modica Grafica: Antonella Piovani Stampato presso il Centro stampa del Consiglio regionale
La vita!...Che importa?... E’ il racconto d’un povero idiota! Vento e suono che nulla dinota! Macbeth di Giuseppe Verdi Testi di Francesco Maria Piave ATTO QUARTO, scena sesta
7 dicembre 2021 MACBETH Di Giuseppe Verdi Direttore Riccardo Chailly Regia Davide Livermore Scene Giò Forma Costumi Gianluca Falaschi Luci Antonio Castro Video D-Wok Coreografia Daniel Ezralow Interpreti Macbeth Luca Salsi Banco Ildar Abdrazakov Lady Macbeth Anna Netrebko Dama di Lady Macbeth Chiara Isotton Macduff Francesco Meli Malcolm Iván Ayón Rivas Medico Andrea Pellegrini
Con Macbeth il Direttore Musicale Riccardo Chailly completa il percorso interpretativo dedicato alla “trilogia giovanile” di Giuseppe Verdi dopo Giovanna d’Arco e Attila. Macbeth va in scena con la regia di Davide Livermore, al suo quarto spettacolo inaugurale, insieme agli scenografi di Giò Forma, al costumista Gianluca Falaschi e a un grande cast: Lady Macbeth è Anna Netrebko, che conferma il suo rapporto privilegiato con il Teatro alla Scala, accanto al Macbeth di Luca Salsi, al Macduff di Francesco Meli e al Banco di Ildar Abdrazakov.
TRAMA Atto I In Scozia, nell'XI secolo, Macbeth e Banco sono di ritorno da una vittoriosa battaglia contro i rivoltosi. Incontrano alcune streghe che fanno loro una profezia: Macbeth sarà signore di Cawdor e in seguito re di Scozia, mentre la progenie di Banco salirà al trono. Parte della profezia si avvera subito. Giunge infatti un messaggero che comunica a Macbeth che re Duncano gli ha concesso la signoria di Cawdor. Venuta a conoscenza della divinazione delle streghe, l'ambiziosa Lady Macbeth incita il marito a uccidere il re. Atto II Del delitto viene incolpato il figlio di Duncano, Malcolm, che si trova costretto a fuggire in Inghilterra. Ora che Macbeth è re di Scozia, la moglie lo convince ad uccidere Banco e soprattutto il figlio di costui, Fleanzio, nel timore che si avveri la seconda parte della profezia. I sicari di Macbeth assassinano Banco in un agguato, ma Fleanzio riesce a fuggire. Durante un banchetto a corte, Macbeth viene terrorizzato dall'apparizione del fantasma di Banco. Atto III Inquieto, Macbeth torna dalle streghe per interrogarle. Il verdetto è oscuro: egli resterà signore di Scozia fino a quando la foresta di Birnam non gli muoverà contro, e nessun "nato di donna" potrà nuocergli. Lady Macbeth, intanto, lo incita a uccidere la moglie e i figli del nobile profugo Macduff che, insieme a Malcolm, sta radunando in Inghilterra un esercito per muovere contro Macbeth.
Atto IV L'esercito invasore giunge segretamente al comando di Malcolm e Macduff. Giunti nei pressi della foresta di Birnam, i soldati raccolgono i rami degli alberi e con questi avanzano mimetizzati dando l'impressione che l'intera foresta si avanzi (come nella profezia). Lady Macbeth, nel sonno, è sopraffatta dal rimorso e muore nel delirio. Macbeth, rimasto solo, fronteggia l'invasore, ma è ucciso in duello da Macduff, l'uomo che, venuto al mondo con una sorta di parto cesareo, avvera la seconda parte della predizione ("nessun nato di donna ti nuoce"). John Singer Sargent Ellen Terry as Lady Macbeth
IN SCENA Riccardo Chailly – DIRETTORE D’ORCHESTRA Nasce a Milano il 20 febbraio 1953, in una famiglia di musicisti, studia nei conservatori di Perugia, Roma e Milano. In seguito studia direzione d’orchestra con Franco Ferrara a Siena. A vent’anni diventa assistente di Claudio Abbado al Teatro alla Scala di Milano. Nel 1974 debutta come direttore d’orchestra con Madama Butterfly a Chicago. Nel 1977 dirige la ripresa nel Teatro Regio di Parma di Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi con Leo Nucci. Alla Scala ha debuttato come direttore d'orchestra nel 1978 nella ripresa de I masnadieri di Giuseppe Verdi. In poco tempo ha diretto nei più prestigiosi teatri lirici del mondo e numerosissime orchestre sinfoniche. Nel gennaio 2015 sostituisce Daniel Barenboim nel ruolo di Direttore principale del Teatro alla Scala e dal novembre è Direttore principale della Filarmonica della Scala.
Davide Livermore (Regia) Torinese di nascita, dal 2015 è Sovrintendente e Direttore artistico del Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia dove è anche Direttore artistico del Centro di perfezionamento Plácido Domingo. Attivo come regista d’opera e di prosa dal 1998, nella sua brillante ed eclettica carriera ha lavorato in moltissimi ruoli oltre a esibirsi come cantante nei più importanti teatri del mondo. Allievo di Carlo Majer, è un convinto sostenitore del teatro pubblico e della funzione di promozione sociale della cultura. Luca Salsi - (Macbeth) Baritono italiano, diplomato in canto presso il Conservatorio Arrigo Boito di Parma. Ha debuttato nel 1997 al Teatro Comunale di Bologna ne La scala di seta di Rossini e ha vinto il premio Viotti a Vercelli nel 2000. Da quel momento inizia una intensa carriera che lo porta a calcare i maggiori palcoscenici del mondo. È oggi apprezzato per le numerose interpretazioni del repertorio verdiano.
Ildar Abdrazakov (Banco) Ildar Abdrazakov si è affermato come uno dei più ricercati bassi d'opera. Da quando ha debuttato alla Scala nel 2001 a 25 anni, il cantante russo è diventato un pilastro dei principali teatri d’opera del mondo. La sua voce potente e raffinata unita alla sua irresistibile presenza scenica ha spinto i critici a parlare di lui come di un basso sensazionale che ha praticamente tutto: suono imponente, legato bellissimo, gran quantità di finezza. Anna Netrebko (Lady Macbeth) Soprano, siberiana, si trasferisce giovanissima dalla natia Krasnodar a San Pietroburgo per studiare canto e si mantiene lavando i pavimenti del teatro Mariinsky per 300 rubli al mese. Il direttore Valery Gergiev le concesse un’audizione che si rivelò decisiva e da lì partì la sua carriera come soprano. Oggi acclamata come l’unica vera diva dopo la Callas, ha ricevuto la consacrazione da parte di critica e pubblico nel 2006 con La Traviata.
Chiara Isotton (Dama di Lady Mac- beth) Nasce nel 1985 a Belluno dove studia presso la scuola di Musica “A. Miari”. Dopo essersi brillantemente diplomata presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia, prosegue il perfezionamento con William Matteuzzi e Roberto Scandiuzzi e frequenta nel 2008 i corsi dell'Accademia Chigiana con Renato Bruson Francesco Meli (Macduff) Tenore italiano è nato a Genova nel 1980, dove ha iniziato gli studi di canto a diciassette anni con il soprano Norma Palacios al Conservatorio Nicolò Paga- nini. Ha debuttato alla Scala a soli 23 anni, vi è poi tornato negli anni successivi per nuove produzioni e ha inaugurato per due volte la stagione della Scala.
Iván Ayón Rivas (Malcolm) Nato in Piura (Perú) nel 1993, ha studiato canto lirico sotto la guida della Maestra María Eloisa Aguirre presso il Conservatorio Nazionale di Musica del Perú. Si è perfezionato con Juan Diego Florez, Ernesto Palacio, Vincenzo Scalera, Maurizio Colaccichi e Luigi Alva. Attualmente studia canto lirico sotto la guida del baritono Roberto Servile in Italia. Andrea Pellegrini (Medico) Parmigiano d’adozione, studia presso il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma diplomandosi nel 2014. Da settembre 2016 fino all’estate del 2018 ha fatto parte del “Centre de Perfeccionament Placido Domingo” di Valencia. presso il Palau de les arts “Reina Sofia”. Nell’estate 2020 ha meritato il secondo premio al Concorso Lirico Internazionale di Portofino.
Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi nasce il 10 ottobre 1813 a Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Il padre, Carlo Verdi, è un oste, la madre una filatrice. Fin da bambino prende lezioni di musica dall'organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in questo modo sconclusionato e poco ortodosso fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari ed accademici. Nel 1832 Verdi si trasferisce a Milano e si presenta al Conservatorio, ma non viene ammesso per scorretta posizione della mano nel suonare e per raggiunti limiti di età. Poco dopo viene richiamato a Busseto per ricoprire l'incarico di maestro di musica del comune e, nel 1836, sposa la figlia di Barezzi, Margherita. Nei due anni successivi nascono Virginia e Icilio. Intanto Verdi comincia a dare corpo alla sua vena compositiva, già orientata al teatro e all'opera, Nel 1839 esordisce alla Scala di Milano con Oberto, conte di San Bonifacio ottenendo un discreto successo, purtroppo offuscato dall'improvvisa morte, nel 1840, prima di Margherita, poi dei due figli. Prostrato e affranto non si dà per vinto. Proprio in questo periodo scrive un'opera buffa Un giorno di regno, che si rivela però un fiasco. Amareggiato, Verdi pensa di abbandonare per sempre la musica, ma solo due anni più tardi, nel 1842, il suo Nabucco ottiene alla Scala un incredibile successo, anche grazie all'interpretazione di una stella della lirica del tempo, il soprano Giuseppina Strepponi. Iniziano quelli che Verdi chiamerà "gli anni di galera", ossia anni contrassegnati da un lavoro durissimo e indefesso a causa delle continue richieste e del sempre poco tempo a disposizione per soddisfarle. Dal 1842 al 1848 compone a ritmi serratissimi. I titoli vanno da I Lombardi alla prima crociata a Ernani, da I due foscari a Macbeth, passando per I Masnadieri e Luisa Miller. Sempre in questo periodo, fra l'altro, prende corpo la sua relazione con Giuseppina Strepponi. Nel 1848 si trasferisce a Parigi. La vena creativa è sempre vigile e feconda, tanto che dal 1851 al 1853 compone la cosiddetta "Trilogia popolare", notissima per i titoli ivi contenuti, ossia Rigoletto, Trovatore e Traviata. Il successo di queste opere è clamoroso. Conquistata la fama si trasferisce con la Strepponi nel podere di Sant'Agata, in provincia di Piacenza, dove vivrà gran parte del tempo. Alla sua vita artistica si aggiunge dal 1861 anche l'impegno politico. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore. In questi anni compone La forza del destino, Aida e la Messa da requiem, scritta e pensata come celebrazione per la morte di Alessandro Manzoni. Nel 1887, all'età di ottant'anni, dà vita a Otello, confrontandosi ancora una volta con Shakespeare; nel 1893 con l'opera buffa Falstaff dà l’addio al teatro e si ritira definitivamente a Sant'Agata. Muore a Milano il 27 gennaio 1901.
L’opera Il Macbeth fu la decima opera lirica di Verdi e la prima delle tre, con Otello e Falstaff, su un libretto tratto da William Shakespeare. Andò in scena per la prima volta al Teatro della Pergola di Firenze il 14 marzo del 1847. Certamente la prima opera nata dall’incontro di Verdi con Shakespeare rappresenta un momento di passaggio fondamentale per il compositore, per mezzo del quale, egli definì meglio il suo stile, interpretando in maniera originale la corrente romantica di quell’epoca. L’opera è divisa in quattro atti, rispetto ai cinque della tragedia shakespiriana, per la riduzione librettistica di Francesco Maria Piave. La struttura portante della composizione è quella tradizionale, anche se Verdi introduce alcune sostanziali novità. La prima è la scelta di un personaggio femminile come quello di Lady Macbeth, con il quale Verdi si avvicinava a quella corrente del secondo Ottocento che professava un’estetica delle forme disarmoniche e degli ambiti emarginati. Nelle lettere indirizzate a Piave, Verdi scrive che voleva una Lady «brutta e cattiva», che non «cantasse» in senso tradizionale, ma avesse «una voce aspra, soffocata, cupa», che «avesse del diabolico». Un’altra novità è l’assenza di un intreccio amoroso a favore di un’azione interiore che indaga gli abissi della psiche dei personaggi. È questo il caso di Macbeth, che a partire dalla profezia delle streghe fino all’epilogo tragico, si logora in un confronto angosciante con la propria coscienza.
La traduzione drammaturgico-musicale dell’elemento fantastico, rappresentato dalle tre streghe, fu sicuramente un altro incentivo utile al maestro per mettere a punto le sue idee. Sempre nella corrispondenza con Piave gli richiedeva un testo caratterizzato da «brevità e sublimità» in cui ci fossero poche parole ma ben studiate perché la musica poi sarebbe venuta di conseguenza. Verdi curava con grande attenzione ogni aspetto del dramma, dai costumi, alla recitazione, alla gestualità, perché tutto doveva concorrere all’esaltazione della «parola scenica», capace di essenzializzare il fulcro dell’opera. L’atmosfera generale del Macbeth rimane sempre tenebrosa, sinistra, a volte onirica, in perfetta consonanza con il tipo di azioni che si susseguono sulla scena: dalla ridda delle streghe fra lampi e tuoni, all’assassinio notturno del re Duncan da parte di Macbeth su istigazione della moglie, dall’ipocrisia che ostentano i due cospiratori di fronte agli altri nobili, alla scena del sonnambulismo, alla battaglia conclusiva di Macbeth, che si svolge contro il prode Macduff ma, metaforicamente, è contro l’ineluttabilità del destino. Nell’intreccio di tali eventi, si presentano diversi momenti in cui la realtà dei personaggi si mescola a immagini scaturite dalla loro mente, ad apparizioni allucinatorie o a condizioni in cui l’inconscio prende il sopravvento sul resto. Il Macbeth di Verdi rimane una riproposizione geniale del capolavoro di Shakespeare in cui il compositore è riuscito a tradurre musicalmente il tema della bramosia di potere da parte dell’uomo e delle conseguenze nefaste che si ripercuotono nel suo animo.
William Shakespeare Stratford-on-Avon 1564-1616) (di Marzia Steffani) È senza dubbio uno dei drammaturghi più grandi, ammirati e rappresentati di tutti i tempi per l'universalità dei temi e il linguaggio straordinariamente ricco. Eppure a oltre 400 anni dalla sua morte di lui non si sa né il vero nome, né il viso, né la storia. Tra gli studiosi c’è chi, analizzando la sua firma, ha sostenuto che non fosse neppure capace di leggere e scrivere. Esiste un suo ritratto che viene fatto risalire al 1610: molti ritengono perciò che sia l’unico dipinto “dal vero” del poeta inglese. In realtà non ce n’è certezza. Della sua vita privata si sa ben poco: le uniche notizie riguardano vicende legali di scarsa importanza oppure le date di pubblicazione o di rappresentazione delle sue opere. Dopo aver accumulato una discreta fortuna, ritorna a Stratford dove vive da gentiluomo di campagna fino alla morte. Muore il giorno del suo cinquantaduesimo compleanno, forse per indigestione dopo i festeggiamenti. Benché fosse già popolare in vita, divenne immensamente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da numerosi e importanti perso- naggi nei secoli seguenti.
Chi era quindi Shakespeare? Uno scaltro e ignorante paesanotto, il socio di una fortunata associazione letteraria, o il geniale autore dei drammi e dei sonetti che resero grande la letteratura inglese elisabettiana? Il fatto che su di lui esi- stano solo pochissimi documenti non fa che aumentare la curiosità: il figlio del guantaio di Stratford-upon-Avon fu davvero l’autore di opere immortali come Romeo e Giulietta, il Mercante di Venezia, Otello? La più fedele alle fonti resta la lapidaria biografia del critico letterario settecentesco George Steevens: “Nacque a Stratford-upon-Avon, si fece là una famiglia, andò a Londra, fece l’attore e lo scrittore, tornò a Stratford, fece testamento e morì”. Il resto sono solo ipotesi. Persino il suo volto resta un mistero: i dipinti e le sculture che lo raffigurano furono realizzati solo dopo la sua morte, da artisti che mai l’avevano conosciuto. Lo Shakespeare dei documenti giudiziari e commerciali, gli unici finora rinvenuti, era molto più simile ad un rozzo commerciante: all’Università di Aberystwyth (Galles) si è scoperto che comprava grano durante le carestie per rivenderlo a caro prezzo, che era un usuraio e un evasore fiscale. Questa mancanza di spirito filantropico è confermata dal suo testamento: nell’atto non nomina alcun patrimonio librario, né fa accenno alle sue opere. Si concentra invece sui beni materiali, destinando alla moglie Anne Hathaway “il secondo letto con il mobilio”. Da qui nascono le speculazioni sul matrimonio infelice di Shakespeare. Sappiamo poi che, dopo la nascita di due gemelli nel 1585, Shakespeare lascia Stratford e da questo momento si perdono le sue tracce: come trascorse i cosiddetti “anni perduti”, tra il battesimo dei figli e la sua comparsa sulle scene londinesi nel 1592? Le alternative ipotizzate dagli studiosi sono diverse: si aggrega a una delle compagnie teatrali capitate a Stratford intorno al 1587, cominciando così la sua carriera da attore, o impiega quel tempo per farsi una cultura? Come scrisse nel XVIII secolo uno dei suoi biografi, l’inglese Robert Shiels, William “era un giovane ridotto sul lastrico, che si guadagnava da vivere a Londra prendendosi cura dei cavalli dei gentiluomini che si recavano a teatro”. Shiels però aggiunge che, colpiti dalla sua parlantina, alcuni attori lo avrebbero raccomandato ai gestori del teatro, dandogli l’occasione di calcare finalmente le scene e di ottenere la fama, “più come scrittore che come attore”. Raggiunto il successo, grazie all'appoggio del duca di Southampton, diviene nel 1599 proprietario di un teatro, il Globe, dove fa rappresentare i suoi testi. Nella capitale sarebbe rimasto fino al 1613, ma non intrattenne con i colleghi letterati scambi epistolari, allora molto diffusi. E perché alla sua morte nessuno scrisse un elogio funebre in sua memoria? Viene proprio da chiedersi se:Shakespeare fu davvero il celebrato autore elisabettiano che pensiamo oggi.
Troppi dati non tornano, e infatti, fin dalla metà dell’Ottocento, alcuni studiosi hanno pensato di intravvedere autori nascosti dietro quel nome: fra i più famosi il filosofo Francis Bacon, lo scrittore Christopher Marlowe, il colto Edward de Vere conte di Oxford, la contessa Mary Sidney di Pembroke e persino la regina Elisabetta. Tutti inglesi, ovviamente. Tranne un ultimo candidato: John Florio, letterato di origini italiane, docente a Oxford, con incarichi di prestigio alla corte della regina d’Inghilterra. Le fonti delle tragedie e delle commedie di Shakespeare sono numerose. Egli attinge alla tradizione del teatro popolare inglese, alla cultura italiana, alle cronache medievali, a novelle spagnole, arabe, latine, agli storici greci, ma anche agli eventi della storia inglese. Rielabora, però. motivi e temi con indiscussa originalità sia nella tecnica teatrale sia nell’uso di un linguaggio di altissima poesia. Shakespeare inventa una lingua nuova per ogni personaggio, per ogni stato d’animo, una lingua talmente immediata e concreta da dare l’impressione di essere creata nel momento stesso in cui viene scritta. Grazie alla capacità di comprendere la natura umana, sa mettere in scena passioni e sentimenti universali, tanto umani e reali da essere lo specchio degli uomini di tutti i tempi, dando vita a un teatro tutto giocato sui contrasti: amore e odio, follia e saggezza, prepotenza e sacrificio, realtà e immaginazione. Il grande drammaturgo inglese non solo ha saputo fare del mondo un teatro ma anche del teatro un piccolo mondo. Tra le opere teatrali di Shakespeare più frequentemente rappresentate ricordiamo: La bisbetica domata, Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per nulla, Giulio Cesare, Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, La tempesta.
La ricerca della verità (di Emanuele Scataglini) Il preludio di Macbeth è costruito su dinamiche musicali e funzionali non ancora ascoltato nell’opera del 1947. L’orchestrazione è estremamente selettiva organizzata che ha la finalità di trasmettere subito all’ascoltatore la tonalità emotiva di tutta l’opera. Non si tratta di un preludio che riassume i temi principali e nemmeno di una sinfonia separata dal contesto drammatico ma di un vero è proprio brano incardinato nella struttura drammatica dell’opera. La sonorità degli archi è cupa viene imposta la sordina, i fiati più brillanti vengono eliminati e sono utilizzati clarinetti, fagotti e cimbasso che generano una tessitura misteriosa ambigua propria dell’opera. I primi temi evocano la presenza delle streghe, gli altri due più malinconici i personaggi principali del dramma, tra cui spicca Lady Macbeth; il resto della scrittura è dedicata ad una sintesi in cui gli elementi si mescolano. Verdi collega quindi due elementi caratteristici del dramma: il magico, il demoniaco, si contrappone al lato umano e psicologico. In Shakespeare il sovrannaturale serve a creare una rappresentazione in cui la dialettica coscienza - inconscio che caratterizza i personaggi, culmina nella crisi psicologica di Lady Macbeth. Per il compositore i temi musicali del preludio servono a far emergere da subito i caratteri emozionali del dramma.
Le streghe hanno per Verdi la precedenza rispetto a qualsiasi altro aspetto del dramma e allo stesso modo la vicenda di Lady Macbeth rappresenta il culmine della vicenda umana dove il delitto commesso diventa assoluto, amorale. È anche questa una novità dell’opera verdiana rispetto alle tematiche dell’opera italiana, ovvero la ricerca di significati profondi dove l’elemento consolatorio, di solito l’ultima commuovente aria, non trova spazio. Tramite Shakespeare Verdi può anticipare quella dimensione drammatico esistenziale che persegue nelle sue opere e che troverà completa manifestazione nei finali tragici di Luisa Miller, del Trovatore e alla fine proprio nell’Otello. Non è un caso che mentre si dibatteva della poetica wagneriana, il compositore di Busseto facesse notare come egli stesso con il Macbeth avesse cercato di stravolgere le convezioni teatrali non solo per ciò che concerneva l’auspicata sintesi delle arti, ma soprattutto nella ricerca di quella verità emotiva propria dello spirito romantico, capace di condurre i personaggi verso l’ineluttabile destino. Anche per ciò che concerne i cantanti nel Macbeth Verdi richiedeva lo studio del dramma e un’interpretazione adeguata che superasse la dimensione del bel canto per immergersi nel personaggio interpretato aderendo al flusso dell’azione drammatica. Con Macbeth siamo quindi di fronte ad un’opera rivoluzionaria, poco compresa dal pubblico contemporaneo italiano, non ancora pronto ad accogliere un teatro d’opera di profonda verità.
Eventi in programmazione 18 dicembre Concerti di Natale Ore 15.30 Orchestra di Mandolini e Chitarre Città di Brescia Ore 18.30 Solo d’Archi Ensemble Ore 21.00 Gospel Light Vocal Ensemble Per tutti i dettagli e conferma dell’evento seguici sul nostro sito www.consiglio.regione.lombardia.it seguici anche sui social
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