Londra e i Giochi olimpici del 2012

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Anna Irene Del Monaco

Londra e i Giochi olimpici del 2012

Rigenerazione urbana e housing a londra al tempo della XXX
olimpiade: London 2012.
Londra ha vinto la candidatura dei giochi olimpici del 2012 pro-
ponendo all’International Olympic Commette (IOC) il seguen-
te slogan: “The first sustainable Olympic and Paraolympic
Games”1 con l’intento di dimostrare il conseguimento dell’ec-
cellenza attraverso la pianificazione, l’organizzazione dell’ere-
dità del patrimonio olimpico, cioè i benefici diretti e quelli che
sarebbero derivati dai cambiamenti che questo evento sarebbe
stato in grado di realizzare in una parte non sviluppata, ma stra-
tegica di Londra dimostrando, sul palcoscenico mondiale, l’ef-
ficacia dell’impostazione. Il fine più lato è, dunque, anche quello
di proporre un nuovo modello di programmazione e realizza-
zione in grado di affermarsi nel più vasto campo internazionale.
Il motto proposto da Londra alla Commissione Internazionale Olim-
pica si ispirava ad un altro slogan, quello del WWF/BioRegional,
“One Planet living”, coniato contro una società globale che si divi-
de l’uso delle risorse dello stesso pianeta al di là delle sue capacità
rigenerative. Il programma One Planet living, ha costituito una sorta
di riferimento metodologico e ideologico per le organizzazioni che
hanno gestito il programma per London 2012, così come il conse-
guimento delle certificazioni energetiche (LEED program) per gli
organizzatori di Pechino 2008. Una delle principali questioni messe
in luce dal programma è la questione delle risorse (sia il consumo
che la produzione): se tutto il mondo vivesse secondo gli standard
in uso nell’United Kingdom sarebbero necessari tre pianeti Terra; è
necessario di conseguenza vivere dividendo equamente le risorse.
L’idea di sostenibilità, perciò, permea tutto il programma di London
2012; il 2012, inoltre, è l’anno in cui il protocollo di Kyoto scadrà
e si attende un bilancio e un nuovo orientamento per la gestione
globale dei cambiamenti climatici. L’idea chiave della candidatura
è quello di applicare le trasformazioni destinate all’evento olimpi-
co ad un’area urbana non ancora sufficientemente sviluppata, ben
delimitata e geograficamente compatta, socialmente complessa e

1. I primi giochi olimpici e paralimpici - per disabili - sostenibili
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varia, localizzata all’inizio del corridoio di sviluppo est-ovest, il
Thames Gateway, previsto dalle più recenti pianificazioni di sca-
la regionale della capitale inglese. Il progetto del Parco Plimpico
London 2012 darà perciò vita al più grande progetto di rigenera-
zione mai intrapreso in Europa, sarà localizzato negli East Ends di
Londra, precisamente a Stratford, in un’area nota come Lower Lea
Valley (fig.1). Essa, inoltre, è un’area caratterizzata dalla presenza
del secondo fiume di Londra il cui ecosistema, caratterizzato da un
corridoio verde (nord-sud) attorno al fiume, chiamato appunto Lea
Valley, secondo il giudizio di molti, presenta caratteristiche terri-
toriali molto simili a quelle di Amsterdam, per la presenza dell’ac-
qua (fig.2). Il corridoio ecologico nord-sud, che include il fiume
Lea, rappresenta storicamente un’area di riserve d’acqua per l’in-
tera Londra, dunque ha un valore storico molto importante (fig.3).
La valle del fiume Lea è da sempre un’area nota per le sue con-
dizioni di degrado fisico e sociale, come del resto, nell’immagi-
nario collettivo, lo è stata a lungo l’intera area dei Docklands ad
essa contigua. La sfida di Londra 2012, perciò, è ancora quella
storica di bilanciare le disparità sociali e strutturali fra East Lon-
don e West London (fig.4). Quest’ultimo è un obiettivo strate-
gico da sempre dibattuto fra gli esperti e le istituzioni londinesi,

Fig.1 I corridoi di sviluppo e i corridoi delle comunità (a sinistra) nel Key
Diagram elaborato per il Master Plan 2004 del Sindaco di Londra. La valle del
fiume Lea. In evidenza la Upper Lea valley a nord e Stratford city a sud; foto di
A.I. Del Monaco da una mostra sul Master Plan 2004 di Londra nel City Center
di Londra 2008.
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Fig.2 In evidenza la localizzazione di Stratford city, Lower Lea, e la City di Londra. La rete di riserve
d’acqua che da nord arriva fino al Tamigi, passando per il fiume Lea. In evidenza in colore verde sulla
foto aerea in bianco e nero l’estenzione della valle del fiume Lea, il secondo fiume di Londra.

Fig.3. Il Thames Gateway, il corridoio di rigenerazione urbana più ampio d’Europa. Un tempo era
l’area che accoglieva le maggiori attività portuali d’Europa, ed è divenuta un’area socialmente ed
economicamente depressa in coincidenza della chiusura dei docks negli anni ’80. Con un’estensione
territoriale superiore a due volte quella di Amsterdam il Thames Gateway ha il potenziale di accogliere
una popolazione residenziale di 500.000 abitanti entro il 2016; da Burdett R., Sudjch D., The Endless
City, Phaidon 2009, cit.;

Fig.4 London west end (sulla sinistra) – London east end (sulla destra)da Burdett R., Sudjch D., The
Endless City, Phaidon 2009, cit.;
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soprattutto dopo l’abbandono dei Docks da parte dell’industria
portuale e l’inizio di un lungo ed articolato processo di recupero
urbano che ha avuto e continua ad avere ricadute di lungo termi-
ne di grande valore, rispetto alle quali le linee guida impostate
da Peter Hall all’inizio degli anni ottanta, in qualità di consulen-
te nominato da Whitehall, hanno avuto un ruolo fondamentale.

La rigenerazione degli East Ends di Londra
Nel 1964 il porto di Londra, al massimo storico della sua attivi-
tà, gestiva un traffico di 500 navi a settimana, con una presenza di
cargo per 61,3 milioni di tonnellate e circa un milione di lavoratori
portuali. Lo stesso anno il porto ha vissuto una prima fase di mo-
dernizzazione dei docks sull’Isle of Dogs2, finchè, nel giro di due
decadi, il porto, includendo London Docks, Surrey,West and East
Indias, Millwall etre miglia del Royal Docks, fu quasi del tutto di-
smesso e trasferito a sud, a Tilbury, nella contea di Thurrock, Essex.
L’area dei Docks avrebbe potuto essere sottoposta ad un vero
processo di modernizzazione, come avvenne ad Anversa (che fu
in grado in quegli anni di sottrarre a Londra la maggior parte del
traffico dei container); invece la Port Autority di Londra, coprì il
fallimento del progetto di modernizzazione pagando a lungo circa
1.000 portuali perché tornassero a casa ogni giorno senza lavorare,
spendendo una media annuale di un milione di sterline per spese
mediche, visto che l’età media dei dockers era all’epoca di 49 anni.
Si trattava di una vasta area (circa 21 km quadrati) dall’alto poten-
ziale immobiliare localizzata nel cuore della Grande Londra. Nel
1969-70 la Port Authority di Londra dovette affrontare una per-
dita di circa 2 milioni di sterline. Nel 1970 lo sciopero nazionale
dei lavoratori portuali coincise con la presentazione di un piano
ambizioso, che prevedeva la trasformazione del Katharin’s Dock in
una marina e in un villaggio residenziale con strutture alberghiere.
Nel 1979 l’elezione di Margaret Thatcher col ruolo di Prime Mini-
ster ebbe un ruolo determinante nella vicenda dei Docks; il partito
conservatore, infatti, sostenne l’idea di trasformare l’Isle of Dogs in
un caso sperimentale per la realizzazione di una “enterprise zone”,
basandosi su una proposta di Peter Hall, personalità di primo pia-

2. Letteralmente “Isola dei Cani”, il nome deriva dal fatto che il luogo era
popolato da cani di razze rare, mai viste prima in Inghilterra, importati da paesi
lontani dalle compagnie che attraccavano nei docks.
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no del Town Planning londinese che, nel 1982 propose, di attuare
un deliberato esperimento di deregulation o “non–plan”. Questa
proposta si inseriva, modificandolo, nel quadro di una precedente
proposta del Labour Party per l’istituzione di alcune istituzioni ad
hoc (come Development Corporations), simili a quelle che nel dopo-
guerra avevano realizzato le new town, destinate anche a quei tempi
a scopi di rigenerazione urbana. Nel 1980 il parlamento istituì il
London Docklands Development Corporation (LDDC) con l’ufficio
a Millwall Dock, nel cuore dell’Isle of Dogs in un edificio proget-
tato da Norman Foster. Questo processo aiutò molto l’affermazio-
ne del valore del paesaggio urbano dei Docks rispetto all’opinione
pubblica, in particolare la sua relazione con il paesaggio d’acqua
e quindi con il fiume inteso come risorsa. Una delle battaglie po-
litiche e culturali del LDDC fu quella di rimuovere l’idea che gli
East Ends fossero lontani (in tutti i sensi) dal cuore di Londra.

Dopo una serie di vicende politiche importanti, che incisero forte-
mente sul Piano dei Trasporti in quell’area, e che avviarono l’esten-
sione della Jubilee Line fino alle terre dei Docks, iniziò la stagione
che attuò il piano di Canary Wharf – considerato il gioiello della
corona di Margaret Thatcher - un centro finanziario che avrebbe
portato subito circa 1600 nuovi posti di lavoro e che, con una nuo-
va linea di comunicazione fra Stratford and Bank, sarebbe arrivato
a garantire l’occupazione per 6.000 persone – in realtà aumentati,
ad oggi, più di 40 volte. Dunque, nel 1982, il partito conservato-
re riuscì a stimolare un’operazione immobiliare per 77 milioni di
sterline e a lanciare The Isle of Dogs Enterprise Zone. La vicenda di
Canary Wharf, tuttavia, ebbe un decorso molto lungo. Il lavoro per
l’estensione della Jubily Line non era neppure iniziato nel 1990,
quando, con i cantieri edilizi già avviati, si verificò un crollo del
mercato immobiliare. Ma nel 1992 un imprenditore canadese deci-
se di sovvenzionare metà della spesa per realizzare la linea Jubilee
Line; nel 1995 l’area fu acquistata da un consorzio internazionale,
quando il numero degli impiegati di Canary Wharf era già di cir-
ca 13.000 unità, con la sola occupazione di metà dello spazio per
uffici e con l’uso di una linea metropolitana poco efficiente, cioè la
vecchia linea ferroviaria mercantile che conduceva ai Docksland.
Nel 2006 il numero ufficiale di persone impiegate a Canary Wharf
era ormai di 78.000, comprese le società del settore pubblico come
il LOCOG (Comitato organizzatore giochi olimpici) del 2012 e The
Olympic Delivery Authority. Uno dei limiti di Canary Wharf, inizial-
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mente, era quello di essere una città fantasma a sera, dopo la chiu-
sura degli uffici e delle attività finanziarie. L’apertura di più di 200
negozi in quell’area ha avuto, di recente, l’obiettivo di evitare che
diventasse un quartiere popolato soltanto nell’orario d’ufficio ma
che fosse anche un luogo per fare shopping durante il weekend,
soprattutto sfruttando la presenza della nuova metropolitana. Ne-
gli ultimi mesi la stampa nazionale riporta che il fondo sovrano
del Qatar ha “acquistato Canary Wharf”, acquisendo il 76% del-
la Songbird Estates, il maggiore azionista immobiliare della citta-
della finanziaria, confermando le intuizioni della “lady di ferro”.
L’importanza della riqualificazione di Canary Wharf, tuttavia, no-
nostante le complesse vicende che hanno determinato la sua nascita
e il suo avviamento come centro finanziario, sta nel fatto che rappre-
senta, con la sua deregulation e la grande concentrazione di attività
terziarie, una soluzione di tipo estremo per la rigenerazione dei Dock-
sland e di tutta l’area orientale di Londra. Essa include anche il Parco
Olimpico, in linea con la tendenza politicamente dominante all’ini-
zio degli anni ‘90 che tendeva ad inaugurare nuove stagioni urbane
costruendo Central Business Districts. Questa tendenza è ancora di
grande successo nei paesi emergenti come la Cina e il Medio Oriente.
Canary Wharf ha inciso fortemente sulla formazione di una “nuo-
va geografia” della città di Londra: dopo circa quattro secoli in
cui la città si era sviluppata prevalentemente verso ovest, “we-
stward”, essa si orienta ormai anche “eastward”. Gli equilibri del
mercato immobiliare sono cambiati e il valore dei suoli circostanti
sono significativamente aumentati. Canary Wharf, dunque, ha in-
nescato irreversibilmente il meccanismo di riqualificazione degli
East Ends. La nuova stagione della riqualificazione urbana più
imponente d’Europa, che ha definitivamente storicizzato i Dock-
sland, è coincisa con l’integrazione economica dell’Inghilterra
col resto d’Europa ed ha connesso attraverso il TGV (alta velo-
cità) (fig.5) la nuova stazione King’s Cross nel centro di Londra,
alla stazione di Stratford e, passando per la contea dell’Essex, al
“continente”, come i londinesi continuano a definire l’Europa con-
tinentale. Gli East Ends, a lungo celebrati per il loro torbido pa-
esaggio umano da scrittori come Joseph Conrad, fronteggiano le
Olimpiadi di Londra 2012 come una nuova tappa fondamentale del
loro sviluppo, rigenerando paesaggi degradati a seguito dell’ab-
bandono delle attività industriali che l’avevano animata in pre-
cedenza, ma che le avevano dato una forte identità paesaggistica.
La vicenda politica di Canary Wharf che per alcuni ha un “profi-
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Fig.5 Le connessioni dell’UK col resto d’Europa ( a sinistra) attraverso la linea
dell’alta velocità TGV. La Greater London è localizzata nel cuore di alcune
regioni metropolitane europee, il Sud-East inglese è popolato da 19 milioni di
persone, molti dei quali sono pendolari e lavorano nella capitale. La lunghezza
media del corridoio dei pendolari corrisponde alle direttrici territoriali della
rete su ferro suburbana e regionale. Londra possiede un’economia comparabile
a quella della Svizzera e del Saudi Arabia, contribuisce al 20% del PIL inglese e
raccoglie il 10% dei residenti dell’intera nazione. Il corridoio del TGV e il tunnel
che collega sia Parigi che Brussels fino al centro di Londra in meno di tre ore,
fanno di Londra l’unica città europea globale. La forza lavoro dei pendolari che
lavorano nella Grande Londra (a destra)da Burdett R., Sudjch D., The Endless
City, Phaidon 2009, cit.;

Fig.6 Schema
riassuntivo della aree
oggetto di interesse dei
master plan in corso di
progettazione (Lagacy
Plan) e di costruzione
(London 2012)
sull’area della Lower
Lea valley; da web
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lo schizofrenico”, inoltre, aveva vissuto una fase di raffreddamen-
to con l’inizio del governo di Tony Blair che, al suo posto, aveva
promosso un progetto controverso e finanziariamente precario
per celebrare il Millennio: la costruzione di una immensa cupo-
la, il Millennium Dome, sulla penisola di Greenwich. Lo schema
era stato originariamente concepito per attrarre l’attenzione in-
ternazionale sulla rinascita dell’area orientale di Londra. Tuttavia
l’evidente mancanza di un programma sensato a cui destinare
l’immensa struttura temporanea, l’ha reso un simbolo molto de-
bole. Il vero messaggio che risultò nell’anno 2000 era il cam-
biamento irreversibile del centro di gravità londinese, cioè l’est
di Londra, al di là della costruzione della cupola del millennio.3
In generale, secondo quanto dichiarato da coloro che sono a va-
rio titolo coinvolti nella concezione del piano per le Olimpiadi del
2012, i temi progettuali affrontati per la Lower Lea Valley, cioè il
sito delle Olimpiadi di Londra 2012, sono quelli della intensifi-
cazione e della rigenerazione urbana (fig.6). In essi si ritrovano
contemporaneamente condizioni di multiscalarità, integrazione
fra reti infrastrutturali esistenti da potenziare e nuove reti extra
nazionali, processi di rigenerazione sociale, investimenti strut-
turali a favore di comunità multietniche e multigenerazionali.

Le direttive del nuovo Piano di Londra del 2004
Il nuovo piano di Londra, pubblicato dal Sindaco Ken Livingstone
nel Febbraio del 2004, aveva fra i principali obiettivi politici: gestire
la crescita di Londra all’interno dei confini urbani, fare di Londra
una città più vivibile e prospera, promuovere l’inclusione sociale
ed evitare le discriminazioni, promuovere l’accessibilità, fare di
Londra una world-city esemplare rispetto a temi come la mitigazio-
ne e l’adattamento al cambiamento climatico. Rendere Londra, in
sintesi, più attrattiva e meglio progettata e, in particolare, rendere
Londra una città più “verde”. Questi obiettivi generali, definiti dal
Sindaco principi per un “rinascimento urbano”, sarebbero stati con-
seguiti attraverso processi di densificazione ed intensificazione, col
fine di attuare una città sicura, compatta e di alto profilo urbano4.

3. Hebbert, M. London, More by Fortune than Design. Chichester; New York: John
Wiley & Sons, 1998.
4. E’ importante rammentare sommariamente i meccanismi del sistema di
pianificazione londinese: nella Grande Londra, i 32 consigli dei boroughs e la
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Fig. 7 Densità residenziale a Londra; da Burdett R., Sudjch D., The Endless
City, Phaidon 2009, cit.;

Il piano di Londra, denominato anche Spatial Development Stra-
tegy, controlla la trasformazione della città per 15-20 anni e at-
tiene questioni strategiche, dall’housing alle green belts, dallo
sviluppo economico alle politiche per il miglioramento e l’acces-
sibilità. I boroughs di Londra, perciò, sono responsabili per la pre-
parazione dei Local Development Frameworks delle loro aree.
Il modello di compact city, multi-centrica e mixed-use, è fra quelli
maggiormente perseguito dai politici della Grande Londra per mez-
zo dell’incremento della densità abitativa nelle aree in cui l’accesso al
trasporto pubblico è fra i più efficienti. Gli insediamenti realizzati di
recente a Londra hanno una densità che raggiunge solo la metà della
densità dei “gloriosi” insediamenti georgiani a Terraces come Notting
Hill e Islington. Il parametro della compattezza è certamente quello

City Corporation sono le autorità locali di pianificazione. Tutte le proposte di
pianificazione sono indirizzate a loro, ma, nel caso di politiche di pianificazione
strategica, le autorità locali devono necessariamente consultare il Sindaco.
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che ha determinato, tra le altre cose, la selezione di Londra da parte
dell’IOC (Comitato Olimpico Internazionale) per i Giochi olimpici
del 2012, vista la concentrazione degli interventi e la loro “intensità”
sul piano della localizzazione territoriale, come esplicitato dai pun-
ti chiave del piano regolatore rispetto agli eventi urbani coinvolti.
Un altro degli obiettivi principali è quello dello sviluppo
commerciale che, in media, a Londra corrisponde al para-
metro 3:1 (media di attività commerciali per ogni lotto), con
l’eccezione nell’area del Thames Gateway di una media di 5:1
e nel caso di altre aree definite Opportunity Areas, cioè il corrido-
io di sviluppo verso est lungo il fiume Tamigi dove la presen-
za di un efficace trasporto pubblico in corso di realizzazione
dovrebbe favorire il conseguimento di una media diffusa di 5:1.
La città ha investito per i trasporti 10 bilioni di sterline in cinque
anni, migliorando il servizio delle metropolitane, il servizio degli
autobus, estendendo la East London Line e la Docklands Light Rail-
way, realizzando l’adeguamento di molte strade, costruendo il Tha-
mes Gateway Bridge, e garantendo migliori condizioni di accesso
alla città per pedoni e ciclisti. L’obiettivo di lungo periodo, tarato
sul piano della sostenibilità, è cercare di diminuire l’uso dell’au-
tomobile privata ed aumentare l’efficienza dei trasporti pubblici;
obiettivo completamente assorbito dalla strategia di pianificazione
del Parco Olimpico. Nel 2005 la popolazione londinese era superio-
re ai 7,5 milioni di persone. Le proiezioni di crescita per il 2016 oscil-
lano fra gli 8,05 e i 8,19 milioni. Per il 2026 si prevede una crescita
ulteriore da 8,36 a 8,71 milioni. Nel 2006 vi erano 3,2 milioni di case
di proprietà. Sulla base degli incrementi di popolazione previsti,
le case di proprietà dovrebbero aumentare fino a 3,75-3,92 milioni,
cioè, da 27.000 a 36.000 unità all’anno. L’iniziativa è stata vistosa-
mente presentata dalla Municipalità con il programma London Hou-
sing Challenge presso la sede del The Building Centre nel 2008, con
l’evidente obiettivo, tra gli altri, di realizzare residenze in grado di
contribuire ad una notevole riduzione delle emissioni di carbonio.
In questo quadro il nuovo Villaggio Olimpico avrà sicuramente un
ruolo importante e dovrà, da un lato garantire il recupero delle risorse
spese dal governo – ad oggi si stima che a fronte di 1 miliardo di ster-
line il governo sarà in grado di recuperare circa 750 milioni di sterline
- e, dall’altra, individuare una percentuale di residenze a prezzi cal-
mierati o residenze acquistate con il sussidio statale (affordable hou-
sing), in particolare per i residenti originari della Lower Lea Valley.
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Fig.8 Planivolumetrico del Master plan per London 2012; da web http://www.
london2010.org.uk

Fig.9 Master Plan per
London 2012; da web
http://www.london2010.
org.uk
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Fig.10 L’area del Lea Valley prima e dopo Londra 2012; da web http://www.
london2010.org.uk

Il Parco Olimpico Londra 2012
Il Parco Olimpico londinese si estende per 246 ettari, di-
mensioni comparabili a quelle di Hyde Park e Kensington
Gardens, due volte più grande dell’estensione di Venezia.
Il team dei progettisti del Master Plan è stato selezionato at-
traverso una competizione internazionale. Il gruppo vincitore
era composto da Allison and Morris, Foreign Office Architects
(FOA), due studi londinesi ed EDAW, una compagnia americana
con sede a Londra, tutti riuniti nell’EDAW Consortium (fig.8) .
Dopo la prime proposte elaborate in un periodo di circa 2-3
anni, lo studio FOA ha dato le dimissioni. Uno studio olande-
se, invece, Kees Christiaanse Architects si è aggiunto al con-
sorzio in occasione dello sviluppo del “piano dell’eredità”, il
Legacy Plan, cioè il piano di gestione – nel lungo periodo - del pa-
trimonio realizzato per la speciale occasione dei Giochi Olimpici.
Il progetto paesaggistico è stato redatto da George Har-
graves ed è basato sulle linee guida del progetto di con-
corso impostato da FOA e dall’EDAW Consortium (figg.
9-18). L’investimento totale previsto è di 15 miliardi di Euro.
è importante rendersi conto di alcuni ordini di grandezza, ha af-
fermato Ricky Burdett in una conferenza tenuta a Roma il 12
Giugno 2010. Egli ha ribadito che dopo la crisi economica del
Settembre 2008, il governo inglese ha stanziato somme fino a
30-40 milioni di Euro per salvare dal fallimento banche private.
Con 15 miliardi di Euro, invece, ha creato 40.000 posti di lavoro,
circa 3.000 alloggi e un’area infrastrutturata per altri 7.000 alloggi.
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Fig.11 Transforming the heart of East London: uno slogan pubblicitario per
Londra 2012; da web http://www.london2010.org.uk

La vicenda olimpica 2012, afferma R. Burdett5, va letta in questi termi-
ni, contrariamente a quanto alcuni organi di stampa tendono a dichia-
rare: si sprecano 15 miliardi di euro per soli quindici giorni (fig.10).
Quello che si spera vivamente di evitare dopo il 2012 è che accada
quello che è avvenuto ad Atene, dove il Parco Olimpico è quasi
sempre deserto. Per questo, nel caso di Londra 2012, la presen-
za nell’area di comunità molto radicate e dalla forte identità è da
considerare una risorsa e uno stimolo per realizzare un nuovo
assetto urbanistico che le faccia vivere in armonia, creando nuo-
ve opportunità di lavoro e una qualità di vita urbana migliore.
Queste comunità sono localizzate in aree separate fisicamente da
una grande zona industriale abbandonata, la sfida sarà quella di
“ricucire” queste comunità. Esistono gruppi importanti di india-
ni e pakistani nonché di cittadini europei rimasti drammatica-
mente disoccupati dopo la chiusura dei docks, che votano sempre
per il partito di destra. Dunque si tratta di una morfologia sociale
molto stimolante per una progettazione fisica, politica e sociale.

5. Conferenza di R. Burdett, “Olimpiadi”: a partire da Londra: errori da non
ripetere, opportunità da cogliere, Festa dell’Architettura di Roma, 12 Giugno
2010
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Il parco, organizzato tutto attorno all’acqua del fiume Lea, ospiterà
dieci strutture sportive, media centres, aree verdi e, naturalmente, il
Villaggio Olimpico. Secondo quanto è già stato stabilito fin dalle
prime fasi progettuali, dopo le Olimpiadi, quattro fra gli impianti
sportivi saranno lasciati in attività, gli altri saranno o demoliti o
smontati e rilocalizzati. Le aree destinate a parco saranno estese e si
costruiranno nuovi insediamenti residenziali al posto delle struttu-
re sportive rimosse. La struttura organizzativa per le Olimpiadi del
2012 include l’Organising Committee of the Olympic Games and Pa-
ralympic Games (LOCOG), una compagnia privata che ha il compito
di coordinare il progetto e le fasi di attuazione, e l’Olympic Delivery
Authority (ODA) che ha il compito di costruire le strutture sportive.
Queste due organizzazioni hanno lavorato strettamente a partire dal
2006 e continueranno fino al 2012 nei loro due uffici di Canary Warf.
Fra gli attori istituzionali coinvolti nella vicenda olimpica londi-
nese troviamo il Ministero per le Olimpiadi, il sindaco di Londra,
il British Olympic Association (BOA); fra gli attori imprendi-
toriali coinvolti, invece, vi sono: il London Development Agency,
l’Olympic Park Legacy Company, il British Paraolympic Association,
The five Hosting Boroughs (Grenweech, Hockey, Newham, Tower
Hamlets, Waltham Forest) e altri sponsor commerciali. (fig.11).
A causa della crisi finanziaria del Settembre 2008 molti partner pri-
vati hanno ritirato i finanziamenti, in particolare quelli per la co-
struzione del Villaggio Olimpico. In quel caso è dovuto intervenire
il capitolo del budget generale destinato agli imprevisti (contingency
budjet), stimabile intorno a circa due milioni di Euro, dei quali, al-
meno la metà, sono stati stanziati per la costruzione del Villaggio.
Il ruolo di gestione del Parco Olimpico nella fase post-Olimpiadi sarà
affidato all’Olympic Park Legacy Company, sotto la guida di Ricky Bur-
dett (professore di Urban Studies presso la LSE, London School of
Economics), il quale, fino a questo momento, ha avuto un ruolo come
consulente senior all’interno di ODA. La Olympic Park Legacy dovrà
gestire “l’eredità” del patrimonio olimpico (2006-2020), coordinando
attività a favore dei cittadini ed attività imprenditoriali, secondo il
motto Building a lasting and sustainable legacy e per fare in modo che il
Parco Olimpico diventi a blueprint for sustainable living. Dovrà essere
un caso esemplare di massimizzazione dei benefici sociali, economi-
ci e ambientali sviluppati attraverso le risorse per i giochi olimpici
e la rigenerazione delle aree di East London gestendo infrastruttu-
re che trasformano rifiuti e producono energia in modi alternativi.
Una spesa iniziale di 200.000 milioni di Sterline ha consentito di
Londra 2012 e i Giochi Olimpici                                     115

interrare i tralicci della linea elettrica per permettere liberamen-
te la costruzione sull’area – erano 40 anni che si parlava di attua-
re questa “pulizia” tecnologica - integrata dalla promozione di
uno stile di vita salutare, dello sport, e garantendo l’integrazio-
ne fra le comunità, il volontariato e la performance degli edifici.
Infatti, l’Olympic Board ha convenuto nel Giugno 2006 su una
politica basata sulla sostenibilità e ha individuato cinque temi
principali ispirati ai principi del One Planet Living, già citato in
apertura: cambiamento climatico, gestione dei rifiuti, biodiversità,
inclusività, stile di vita salubre; questi 5 principali tematiche sono
state suddivise in 12 aree rispetto alle quali misurare il progres-
so dell’attuazione nel processo di costruzione. L’Olympic Board,
inoltre, ha individuato vincoli e opportunità: il successo di alcuni
progetti previsti per il trattamento dei rifiuti, in particolare delle
acque, sia durante che dopo il 2012 dipenderà molto dalle carat-
teristiche tecnologiche dei servizi; i Giochi olimpici 2012 agiran-
no da catalizzatori per nuove tecnologie costruttive e nuovi modi
di concepire la gestione e il ciclo di vita delle strutture olimpiche.
Tuttavia, il successo di tale visione dipenderà molto dalla capacità
di gestire questo patrimonio nel tempo; i principi green su cui si
basa il master plan (sia quello per le Olimpiadi che quello della lega-
cy) e la sua gestione non hanno molti dati di riscontro comparativi,
derivanti dall’analisi di altri progetti impostati su principi simili,
nella verifica del lungo periodo. Gli altri eventi olimpici che han-
no impostato la loro politica su progetti green sono stati realizzati,
infatti, troppo recentemente per dimostrare l’oggettiva efficacia di
alcune metodologie sul risparmio energetico e sulla sostenibilità; il
rispetto del budget non deve essere interpretato come una limitazio-
ne alla buona riuscita e della qualità delle opere, ma è da conside-
rare, in se stesso, come un importante parametro di sostenibilità.
L’operazione London 2012 ha consentito la creazione di 30-
40 mila posti di lavoro ed ha avuto come obiettivo principa-
le quello di non dar luogo a sprechi post-olimpici, cioè, alla
generazione di white elephants, come direbbero gli inglesi, in-
dirizzando il programma del piano della legacy alle politi-
che per realizzare il cruciale corridoio urbano di sviluppo.
Il corridoio orientale, il Thames Gathway, infatti interagisce col
corridoio settentrionale di sviluppo Stansted-Cambridge; insieme
collaborano con altri due sistemi, cioè quelli delle comunità soste-
nibili, orientati secondo le direttrici degli altri due aeroporti londi-
nesi, che raccolgono strategie di sviluppo per le comunità: Gatwick
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Fig.12 viste e rendering che descrivono il carattere dei futuri villaggi di Stratford
city: Stratford Waterfront: un waterfront di alto standing lungo il Waterworks
River e Stratford City; Pudding Mill: un quartiere misto per uffici e residenze
adiacente ad un waterfront dal carattere peculiare; Stratford Village: un quartiere
per le famiglie nell’area nord di Stratford City; Old Ford: un’area destinata alle
famiglie dal carattere urbano che si basa sulle vie d’acqua e sulla realizzazione
di una nuova Marina; da web http://www.london2010.org.uk

a sud e Heathrow a ovest. Questo programma è stato sviluppato
e reso noto attraverso un Key Diagram presentato assieme al piano
generale del Sindaco nel 2004 (fig.1); in particolare il Thames Ga-
teway è l’unico dei quattro corridoi, sostanzialmente orientati se-
condo i punti cardinali, direttamente connesso al resto dell’Europa
attraverso la linea dell’alta velocità, e ha una stazione a Stratford.
Esso, dunque, rappresenta, per questo motivo, un caso molto signi-
ficativo in termini di potenzialità di sviluppo. La presenza di un
sistema molto avanzato di comunicazione su ferro multi-funzione a
Stratford (metropolitana, ferrovia logistica, alta velocità), e la man-
canza di nuovi interventi sul sistema di comunicazione carrabile,
conferma le intenzioni del progetto per Londra 2012 di riuscire a
realizzare una olimpiade car free, che segni profondamente e ide-
ologicamente, la possibilità di attuare uno sviluppo sostenibile
basandosi sull’uso - quasi totale - del trasporto pubblico su ferro.

Nel Maggio 2009 il Governo inglese ha annunciato che il budget totale
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Fig.13 L’area del parco olimpico e i sei nuovi quartieri, Olympic Quarter,
Hackney Wick East, Old ford, Stratford Villane Pudding Mill Lane, Stratford
Waterfront; da web http://www.london2010.org.uk

a disposizione per il Villaggio Olimpico sarebbe stato di 1.095 milioni
di sterline, con lo slogan “beds for athlets, homes for Londoners” (fig.12).
I costi dell’intervento sono grosso modo comparabili a quelli di altri
investimenti immobiliari simili realizzati a Londra negli ultimi tem-
pi, tuttavia, il fatto che si tratti di residenze per le Olimpiadi e non
di un quartiere residenziale qualunque, modifica profondamente il
rapporto fra gli stati di avanzamento lavoro e i meccanismi finan-
ziari, e quindi dell’organizzazione delle fasi del cantiere. Nel caso di
un investimento ordinario, gli appartamenti potrebbero essere ven-
duti prima che le opere di finitura e gli impianti idrici vengano com-
pletati; in questo caso, sia gli alloggi che le infrastrutture dei blocchi
in costruzione, devono necessariamente essere terminati contem-
poraneamente per consentire lo svolgimento dei giochi olimpici.

Gli obiettivi previsti sono i seguenti: svolgere giochi olimpi-
ci di successo, attuare la rigenerazione dell’area orientale di
Londra, massimizzare il contributo per l’organizzazione del-
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le Olimpiadi a favore delle politiche di sviluppo territoriale.
Un rapporto commissionato all’UEL (University of East London)
nel 2007 dal London Assembly intitolato A lasting Legacy for Lon-
don? Assessing the legacy of the Olympics and the Paraolympics Games
riporta alcune osservazioni sull’analisi delle conseguenze economi-
che, sociali, ambientali e sullo stile di vita di quattro edizioni pas-
sate dei giochi: Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000, Athens
2004. L’UEL aveva già steso un altro rapporto nel 2006 intitolato
From Beijing to Bow Creek, nel quale si afferma che “se da un lato
gli organizzatori degli eventi olimpici ricevono alcuni benefici
immediati dalla vendita dei diritti di immagine, dall’altro le città
ospitanti cercano di promuoversi come metropoli avanzate, “cit-
tà globali”, centri internazionali per il commercio e il mercato. Il
modello “effetto catalitico”, continua il rapporto di ricerca, è stato
diagnosticato e codificato nella letteratura dai pianificatori statu-
nitensi in riferimento alla brusca riduzione dei sussidi del gover-
no federale e dei processi di deindustrializzazione degli anni ’70.
Questo tipo di processo, infatti, è stato più chiaramente articolato
e gestito come l’occasione per sviluppare una forma di eredità o di
risarcimento come nel caso delle Olimpiadi di Barcellona del 1992.
Le analisi derivate da questi report, perciò, evidenziano che in
quasi tutti i casi, l’occasione dell’evento olimpico ha rappresen-
tato il catalizzatore di processi di rigenerazione e trasformazio-
ne già in atto nelle realtà locali e si è innestato in una realtà che
aveva già chiari, politicamente e imprenditorialmente, gli orien-
tamenti generali. In particolare Barcellona è citata da alcune fonti
come la città in cui le Olimpiadi hanno consentito l’opportunità di
un nuovo sviluppo, e da altre, al contrario, come un caso in cui
il vero motore dello sviluppo, certamente amplificato dall’ef-
fetto Olimpiadi, sia stato il crescente grado di autonomia ammi-
nistrativa derivante dal sistema spagnolo città-regione. Inoltre,
la conoscenza sviluppata da coloro che erano coinvolti nell’or-
ganizzazione delle Olimpiadi del ’92 non è stata dispersa subito
dopo ma è stata investita in nuove attività di sviluppo per la città.

L’obiettivo politico principale a Londra, dunque, non è quello di
dar vita, nella fase post-olimpica, ad un quartiere residenziale tradi-
zionalmente inteso, ma ad una comunità socialmente ed economi-
camente articolata, ad aree urbane ad uso misto, dove soprattutto
i giovani troveranno servizi sportivi, sociali e scolastici di qualità,
oltre ad aree verdi (fig.13). L’area orientale di Londra è nota per
Londra 2012 e i Giochi Olimpici                                              119

Fig.14 Viste del Villaggio Olimpico in costruzione (a destra) e viste prospettiche
del progetto completato (a sinistra); da web http://www.london2010.org.uk

Fig.15 Olympic Stadium, Progetto della compagnia americana HOK; da web
http://www.london2010.org.uk

la scarsa qualità del servizio scolastico; il quartiere olimpico sarà
anche l’occasione per insediare nuove strutture scolastiche per
circa 1800 studenti di tutte le età, di un nuovo policlinico e altri
servizi. Di recente sono state pubblicate sul Sunday Times6 anche
alcune notizie che annunciano l’istituzione di una nuova università
internazionale, una sorta di consorzio, che si occuperebbe di sport
science, digital media, green technology e rispetto alla quale sarebbe-
ro interessate a cooperare l’Imperial College of London, il Massa-
chusetts Institue of Technology, la Tsinghua Univerisity of Beijing.

Il vero elemento di innovazione, come già accennato, è rap-
presentato dalla istituzione della legacy che gestirà il patri-
monio dopo la conclusione delle Olimpiadi; per questo il
London Assembly e il governo locale hanno avviato una se-
rie di studi e di ricerche che fossero in grado, in fase prelimina-
re, di valutare l’impatto dell’evento olimpico sulle Comunità e
sul territorio immediatamente contiguo alla Lower Lea Valley.

6. Sunday Times (Aprile 19, 2009)
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Fig.16 Aquatic Center, Progetto di Zaha Hadid Architects.(flickr)

Nel Piano della Legacy sono già previsti nel progetto inizia-
le alcuni interventi di retrofitting per l’adeguamento degli al-
loggi del Villaggio Olimpico prima della vendita nella fase
post-olimpica, per un costo totale di 147 milioni di sterline.

Dunque il Villaggio in costruzione comprenderà 2.818 alloggi di cui
1.379, circa il 30%, saranno affordable, cioè sussidiati, oltre ad essere
costruiti secondo i più aggiornati criteri per il risparmio energetico
e per il trattamento dei rifiuti. Il gruppo imprenditoriale che doveva
realizzare il villaggio, all’inizio, era un gruppo australiano il Lend
Lease Corp Ltd. Il costo totale di costruzione previsto è circa 5,3 bi-
lioni di sterline, per la realizzazione del progetto generale in due fasi:
la prima fase, iniziata nel 2008, include la costruzione degli edifici
residenziali e altri servizi per il villaggio, la seconda fase inizierà nel
2012, sarà gestita dalla legacy e consisterà nella costruzione di 500,000
mq per il completamento della rigenerazione di Stratford City.
Tuttavia il nuovo stock totale di residenze disponibile a Stratford City
dopo l’attuazione del Legacy Master Plan – secondo il motto Gain be-
yond the Games -, sarà potenzialmente di 10.000-12.000 nuovi alloggi
sociali dei quali 35%, così che, almeno la metà dei cittadini in lista
d’attesa per ottenere un alloggio sociale potranno trovare casa. Il
42% degli alloggi sarà disponibile con un taglio da 3 stanze da letto.
Inoltre, secondo il legacy plan 2040, sarà possibile crea-
re potenzialmente circa 10.000 posti di lavoro a Stratford city.
La trasformazione delle strutture sportive.
La rigenerazione di Stratford City includerà anche un altro aspetto
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Fig.17 South Kensington, quartiere londinese costruito nella seconda metà del
19esimo secolo. (flickr)

molto innovativo oltre a quello della legacy, cioè la modificazione
nel tempo (staging) dei siti sportivi. In particolare, quattro fra le
strutture sportive rientreranno nell’eredità (legacy), le altre strutture
che ospiteranno sport olimpici che non fanno parte della consuetu-
dine sportiva degli inglesi, saranno rimossi lasciando spazio, nel
nuovo master plan, cioè quello che sarà gestito dalla legacy, ad “aree
bianche” da trasformare in residenze. L’Olympic Stadium (fig.15),
progettato per 80.000 posti dallo studio HOK, una delle compagnie
leader per gli impianti sportivi nel mondo, sarà trasformato in uno
stadio più piccolo da 25.000 posti smontando la parte superiore, e
diverrà il centro sportivo di riferimento per l’area urbana orientale
di Londra, visto che Wimbley resterà comunque lo stadio principale.
L’Acquatic Centre (fig.16) progettato da Zaha Hadid, che inclu-
de due piscine da 50 mt, una da 25 mt e un ampio Fitness Centre,
sarà in grado di ospitare club locali, comunità di utenti, per una
capienza massima di 3,500 spettatori, sia per eventi locali che na-
zionali ed internazionali organizzati attorno allo sport del nuoto.
Il Velopark, struttura molto semplice ed elegante progetta-
ta da Michael Hopkins, sarà trasformato in una struttura mul-
tidisciplinare per il ciclismo; Londra non ha mai avuto una
struttura sportiva tutta destinata a questo sport. Si tratta di un
edificio abbastanza avanzato dal punto di vista degli aspetti bio-
climatici, quasi totalmente realizzato in legno. L’Olympic Ho-
ckey Centre fornirà attività di training e ospiterà competizioni.
Il resto delle attrezzature sarà demolito, meno alcune, come quel-
la per la pallacanestro (Basketball Area), progettata come una strut-
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tura totalmente smontabile per 12.000 posti da Sinclair Knight
Merz, Nussli International, Wilkinson Eyre, KSS Design Group e
sarà rimontata altrove. Si parla di venderla e trasportarla a Gla-
sgow dove avvengono attività sportive internazionali per lo
sport del basket. Anche uno dei ponti realizzati sul fiume subirà
questo processo di “contrazione” o “staging”; progettato sottofor-
ma di grande spazio pubblico sull’acqua da un giovane studio
inglese Heneghan Peng Architects, sarà modificato e reso più
piccolo. Il piano di calpestio del ponte è progettato per sostene-
re circa 200-300 mila persone, di cui una parte rimovibile dopo
le Olimpiadi, ed è realizzata col riciclaggio di scarpe di gomma.
C’è un’altra struttura molto singolare che farà parte del paesag-
gio urbano del Parco Olimpico di Londra 2012: un traliccio-scul-
tura firmato dal noto artista Anish Kapoor, fortemente voluta dal
nuovo Sindaco di Londra intenzionato, attraverso questa realiz-
zazione, a competere con la torre Eiffel parigina. Questa struttura,
pagata dal re delle acciaierie indiano Lakshmi Mittal, residente a
Londra, costerà 20 milioni di euro. La struttura-scultura, chiama-
ta ArceloMittal Orbit, ospiterà ristoranti e postazioni per vedere
la città dall’alto. Senza entrare nel merito del valore artistico del
manufatto, quello che è significativo nel recente quadro econo-
mico, ha affermato R. Burdett nella conferenze romana prece-
dentemente menzionata, è che un privato decida di investire 20
milioni proprio in questo luogo della città; dunque si può essere
ottimisti, a suo giudizio, su quanto accadrà dopo il 2012 a Stratford.
Il Villaggio Olimpico è costituito da corti alte 6-7 piani, quin-
di un sistema insediativo ad altissima densità, e ospite-
rà circa 20.000 atleti, che saranno distanti 15 minuti, a piedi,
dalle strutture sportive in cui dovranno sostenere le gare (fig.14).
Nel 2013, come si è già detto, sopravviveranno soltanto quattro fra
le strutture sportive olimpiche in costruzione e le altre, quelle di-
smesse o trasferite, lasceranno posto alle “aree bianche” che saranno
ricostruite secondo un tessuto residenziale “a corte”, con tipologie
terraced housing, secondo la tradizione del modello insediativo dei
tessuti georgiani, che caratterizzano la storia urbana londinese e
che hanno sempre avuto grande successo commerciale. Questi sa-
ranno innestati su un paesaggio d’acqua, quello tipico degli East
Ends, anch’esso parte della tradizione urbana dell’antica capitale.
Londra, the Unique City, come l’ha definita l’acuto studioso sve-
dese E. Rasmussen, è pronta a trasformarsi ancora una volta, co-
gliendo l’occasione storica delle Olimpiadi del 2012, affermando
Londra 2012 e i Giochi Olimpici                                              123

Fig.18 Lo spazio pubblico e le aree verdi nel piano per Londra 2012. Costituiranno
gli elementi di ricucitura spaziale e sociale della “eredità olimpica” post-2012.

il suo codice genetico urbano sperimentale e inclusivo, cioè, quello
di città fatta di villaggi (boroughs). Essi sono tutti autonomi ammi-
nistrativamente, in competizione economica fra loro, ma unitaria-
mente concordi nel partecipare, ciascuno con le proprie risorse, a
definire il profilo cangiante di una metropoli storicamente dina-
mica, che tende a rinascere e a rinnovarsi non rinunciando mai,
tuttavia, alla rielaborazione dei modelli di successo della propria
storia urbana, quelli che l’hanno resa, appunto, una “città unica”.

Come il quartiere di South Kensington (fig.17), rappresentò l’eredi-
tà londinese della Great Exhibition del 1851, definendo fortemente
il tessuto urbano di altissima qualità che avrebbe dovuto ospitare i
grandi musei e le attrezzature culturali, il Crystal Palace ad esempio,
così il nuovo Parco Olimpico London 2012, che molto probabilmente
dedicherà la sua piazza principale alla regina Elisabetta II di Inghil-
terra, segnerà nella storia dei grandi eventi l’eccellenza inglese nel
disegno urbano e nel progetto degli spazi pubblici, ma soprattut-
to l’eccellenza nella gestione della trasformazione urbana (fig.18).

Bibliografia:

http://www.london2012.org.uk

Hebbert, M. London, More by Fortune than Design. Chichester; New
York: John Wiley & Sons, Rasmussen E. London the Unique City ,
MIT Press 1974

Burdett R., Sudjch D., The Endless City, Phaidon 2009
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