LIBETTA BEETHOVEN OP - 26, 27, 28 Francesco Libetta pianoforte - Amici della Musica ...
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\ Francesco Libetta introduzione \ In occasione delle celebrazioni per il 250º anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven, l’Associazione degli Amici della Musica di Cagliari aveva programmato numerosi concerti con musica di Beethoven. L’Associazione anima la vita musicale della città da decenni, prima sotto la guida della prof.ssa Lucia Avallone, ora con i figli Lucio ed Enrico, e può contare su un pubblico di abbonati affezionati. A loro l’Associazione ha proposto cicli complessi quali l’esecuzione integrale dei Quartetti per archi e delle Sonate per pianoforte. I primi concerti si sono svolti regolarmente, ma a partire dalla primavera del 2020 la pandemia ha causato un blocco completo della vita concertistica per lungo tempo. In qualche modo, le Associazioni con capacità organizzativa più spiccata hanno voluto non abbandonare completamente il loro pubblico; e hanno proposto musica con i mezzi rimasti. Gli Amici
della musica di Cagliari hanno dunque prodotto una serie di videoregistrazioni, di vario repertorio e di varia tipologia, e anche alcuni concerti del ciclo di Sonate di Beethoven si sono tradotti in video, per essere trasmessi via rete. Nel dicembre 2020 sono state registrate e trasmesse: la Sonata op 26, le due Sonate Op. 27, la Sonata Op. 28 e le tre Sonate op. 31. A causa delle restrizioni dovute alla pandemia in corso, numerose cautele sono state necessarie durante le riprese. A voltare le pagine durante le esecuzioni sono amici personali, giovani musicisti e parenti, e a commento delle singole Sonate, si è scelto di riportare qui nel testo qualche considerazione raccolta durante conversazioni nelle pause delle riprese.
\ Grande Sonata Op. 26 \ In un taccuino di schizzi e appunti, tuttora conservato, gli abbozzi per questa Sonata in La bemolle si alternano con il primo movimento della seconda Sinfonia e con il balletto Le Creature di Prometeo, che Beethoven scrisse per Salvatore Viganò. Il primo appunto è: “Sonate pour M. -” (non è indicato il nome), “Variée tutt a fatto poi Menuetto o qualche altro pezzo characteristica come p. E. una Marcia in a moll e poi questo” (qui segue un tema che però non fu poi utilizzato nel quarto movimento della Sonata). La Marcia funebre fu da subito molto apprezzata. Beethoven stesso ne realizzò una trascrizione per orchestra, e nel Marzo del 1827 fu poi eseguita al suo funerale. E della Marcia si discute con il giovane pianista Christian Greco, che volta le pagine nel video. La questione è che, nelle sue parole: “Nella Marcia Funebre, piena di accesi contrasti dinamici, con rulli di timpani e squilli di trombe, Beethoven si ritrova in una tonalità tanto astratta
quanto immaginifica: la tonalità di la bemolle minore. In che modo è possibile rendere la coesione di una forma così drammatica ed enarmonicamente fluttuante, e come si pone nel cuore dell’intera Sonata, specialmente in relazione con lo Scherzo che la precede?” Nella sua apparente formulazione tecnica, la domanda solleva una questione fondamentale: il rapporto fra continuità e contrasto nel discorso musicale. Ai fini della costruzione di un discorso musicale coinvolgente è necessario che accada qualcosa, che l’attenzione sia tenuta desta da sufficienti sorprese; ma è altrettanto necessario mantenere un flusso coerente e comprensibile nel quale inserire gli elementi spiazzanti di novità. E questo è particolarmente evidente in una Sonata che inizia con una serie di Variazioni. E che forse per questo motivo si conclude con un Allegro nel quale il flusso di semicrome è costante e ininterrotto.
\ Sonata Quasi una Fantasia Op. 27 n. 1 \ La forma di Fantasia in sezioni giustapposte è antica e fortunata; ne scrissero anche Haydn, Mozart, Chopin, Wagner. L’esperimento di combinare il processo dialettico tipico dello sviluppo di una Sonata con una struttura da Fantasia è ambizioso. E, tra le eccentricità della Sonata, non mancano quelle gestuali. Già i contemporanei osservavano che anche in pagine che non sfoggiavano il repertorio di virtuosismi alla moda in quegli anni, la musica di Beethoven era spesso “notabilmente difficile a studiarsi”. E, a fine registrazione, Greco osserva come nell’Adagio con espressione alcuni trilli siano stati eseguiti in ottave, cioè a voce raddoppiata. Il che richiederebbe un particolare studio, per poter padroneggiare una diteggiatura difficile, anzi apparentemente irrealizzabile. Qui la chiave rimane quella della visione sonora beethoveniana, sempre in bilico tra la fisicità dello strumento per il quale scrive e l’impulso verso un suono utopico. Per cui, in numerosi
passaggi, la grafia di Beethoven conserva la traccia di una sorta di compromesso tra l’effetto teorico richiesto e il concreto gesto realizzabile allo strumento. Nel caso dell’Adagio, la linea melodica è raddoppiata a due voci, salvo nel momento del trillo, dove sarebbe troppo difficile realizzare l’abbellimento su entrambe le voci. Quindi l’eccentricità di ripristinare l’utopia di un doppio abbellimento non devia affatto dal senso del discorso musicale.
\ Sonata Quasi una Fantasia Op. 27 n. 2 \ Anche in questa Sonata Beethoven realizza un esperimento formale, iniziando con un celebre Adagio sostenuto. A voltare le pagine è il fagottista Mirco Della Rocca, che solleva una questione semplice e allo stesso tempo intricata: “Beethoven ha veramente scritto questa Sonata in una sera di luna piena?” A metà Ottocento, decenni dopo la morte di Beethoven, Wilhelm von Lenz attirò l’attenzione su una osservazione dello scrittore Ludwig Rellstab. In una novella pubblicata nel 1824, Rellstab aveva associato all’atmosfera dell’Adagio sostenuto il riflesso della luna sulle acque del lago dei Quattro Cantoni. Forse sotto l’influsso di questo soprannome apocrifo molti interpreti tendono a rallentare enormemente le prime pagine, nonostante l’indicazione di tempo di Beethoven suggerisca due “impulsi” a battuta, perché la musica non corra il rischio di ristagnare. La Sonata è dedicata alla contessa Giulietta Guicciardi, che all’epoca
riceveva lezioni di pianoforte da Beethoven. Secondo la testimonianza della Guicciardi, la Sonata non fu composta espressamente per lei. Il brano che Beethoven pensava di dedicarle era il Rondò Op. 51 n. 2 in Sol Maggiore, che però fu dedicato alla contessa Lichnowsky in un momento in cui Beethoven aveva bisogno di un brano pronto da poter dedicare. Alcuni discendenti della Guicciardi vivono tuttora in Salento, in un piccolo e pittoresco borgo a poca distanza dal paese dove sono cresciuto. Ogni volta che incontravo l’anziano barone, non mancava di riaffiorare il racconto dell’antenata “amata ma non amante” del grande compositore. Giulietta Gucciardi infatti sposò Wenzel Gallenberg, compositore di molta musica per balletto, tutta straordinariamente banale.
\ Grande Sonata Op. 28 \ L’autografo della Sonata reca la data 1801, ma fu pubblicata solo un anno dopo, con la dedica al barone Joseph von Sonnenfels, professore di scienze politiche e illuminista. Per la prima volta una Sonata viene pubblicata con un titolo che indica che si tratta di musica destinata “al piano-forte” Con questa Sonata Beethoven ritorna finalmente a una struttura più regolare, in quattro tempi, con numerosi elementi che unificano le pagine. Dall’epoca della prima edizione inglese, che nel 1805 usò il titolo di “Sonata Pastorale”, per la presenza in molte pagine di un accompagnamento che sembra richiamare formule tipiche della musica pastorale, il soprannome è entrato nella tradizione. A voltare le pagine è ancora Christian Greco, che pensa ai virtuosismi di Czerny (e, aggiungiamo, di Cramer) in momenti come gli slanci di arditissimo virtuosismo nel Più Allegro quasi Presto che conclude la Sonata.
Tutte le Sonate sono state registrate in ambiente domestico, e utilizzando due pianoforti: un modello C della Steinway & Sons, costruito ad Amburgo intorno al 1970, e un pianoforte da concerto della ditta F.lli Federico, costruito a Napoli intorno al 1850. Il moderno pianoforte Steinway & Sons permette un ottimale chiarezza nella pronuncia di ogni nota, un grande controllo delle dinamiche e delle articolazioni. Si tratta di un suono pensato per essere percepito anche a distanza di decine di metri, nelle grandi sale da concerto. Il pianoforte dei Fratelli Federico ci offre un tipo di suono meno comune. Non è esattamente il tipo di pianoforte che usava Beethoven, essendo stato costruito quasi trent’anni dopo la morte del compositore. Ma dei pianoforti di trent’anni prima conserva numerose caratteristiche interessanti. In quegli anni il progresso tecnico dei costruttori di strumenti era costante. A metà Ottocento in particolare i costruttori avevano iniziato a introdurre rinforzi metallici nella struttura; si lavorava a ridurre alcuni difetti tipici del suono pianistico, come le cosiddette “disarmonie”. Nei registri estremi le note acute si arricchiscono di risonanze, le note gravi diventano più facilmente percepibili anche se in agglomerati. Intorno al 1850, mentre a Parigi i pianoforti costruiti da Erard e Pleyel raggiungevano livelli straordinarî per volume di suono ed efficienza meccanica delle \ Gian tastiere, Nicola a Napoli i numerosi fabbricanti di strumenti continuano a costruire Spanu pianoforti ibridi di novità tecniche aggiornate e di soluzioni ormai obsolete. Launeddas,Lo strumento costruito dai Fratelli Federico ne è un esempio. Bastidipensare tavole ai martelletti rivestiti di pelle, che colpendo le presentazione \ corde producono un suono curiosamente arcaico, oppure all’assenza di doppio scappamento, che con quelle proporzioni di corde lunghe e martelli voluminosi e pesanti rende estremamente difficile l’esecuzioni
di alcune pagine. Infatti tutte queste soluzioni saranno presto abbandonate, e spariranno definitivamente nel giro di pochissimi anni. Il tipo di suono che ne scaturisce, intanto, ci avvicina alla concezione del suono che sarà stata quella di Beethoven, Schubert, e altri compositori dai quali uno strumento del genere sarebbe stato accolto come una opportunità straordinaria. Da metà Ottocento, infatti, le tipologie di strumento successive si preoccuperanno non più solo di migliorare l’omogeneità del suono tra le varie parti della tastiera, e la sua durata. Il problema prioritario tende a diventare il volume. Perché il concerto per pianoforte è entrato nelle grandi sale, e spesso il pianoforte è suonato con accompagnamento di grandi orchestre, le quali producono molto volume di suono. Nella realizzazione di un video registrato, come in questo caso, il volume si regola a piacimento e senza alcun problema, da qualsiasi apparecchio riproduttore. I microfoni sono liberi di captare la qualità e il colore del suono, senz’altra responsabilità. L’uso dunque di uno strumento il cui suono “vibra” di una fragilità meno perentoria del moderno pianoforte da concerto, senza entrare in questioni di vera filologia, si giustifica nella presente ipotesi su basi artistiche, come ipotesi di coerenza con la concezione del suono dei compositori eseguiti.
\ una produzione associazione amici della musica, cagliari [ www ] amimu.it [ fb ] @amicidellamusicadicagliari \ responsabile di produzione enrico garau direttore artistico lucio garau segretaria di produzione silvia basciu \ registrato a nardò (le), dicembre 2020, con i pianoforti steinway & sons (beethoven op. 26, op. 27 n.1, op. 28,) f.lli federico (beethoven op. 27 n. 2) \ registrazione e montaggio audio giuseppe milauro operatori di ripresa danilo azzurretto e alessandro tolomeo montaggio visioni produzioni televisive authoring enrico sesselego progetto grafico attilio baghino \ si ringraziano: giorgio manni, luigi borgato, mirco della rocca, christian greco, sara metafune, chiara vaglio
#003 La qualità audio e video di questa registrazione risente delle specifiche del supporto DVD. Per fruire dei contenuti in qualità video full-HD e audio 5.1 collegarsi a: www.amimu.it. \ LIBETTA \ Francesco BEETHOVEN Libetta OP. pianoforte \ 26, 27, 28 \ sonata op. 26 sonata quasi una fantasia » andante con variazioni op. 27 n. 2 » scherzo » adagio sostenuto » marcia funebre » allegretto sulla morte di un eroe » presto agitato » allegro sonata op. 28 sonata quasi una fantasia » allegro op. 27 n. 1 » andante » andante, allegro, tempo 1° » scherzo » allegro molto e vivace » allegro, ma non troppo » adagio con espressione » allegro vivace, tempo 1°, presto \ con il contributo di
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