Le sorti della videocrazia - Teoria e Tecniche della Televisione - a.a. 2018-2019 Prof. Christian Ruggiero - Coris
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Le sorti della videocrazia Teoria e Tecniche della Televisione – a.a. 2018-2019 Prof. Christian Ruggiero
La progressiva vittoria dell’immagine «Dovete accettarci belli o brutti che siamo […] non possiamo lasciare a delle controfigure il compito di rappresentarci» Mario Scelba, Tribuna Elettorale, 11 ottobre 1960
La progressiva vittoria dell’immagine Tra le “responsabilità” di Tribuna politica «aver introdotto le ballerine e Togliatti nel cuore delle famiglie italiane» I. Cipriani, Tribuna politica in Tv, in «Il Contemporaneo», marzo‐aprile 1962 «il parroco in canonica, girando un semplice bottone, ha ascoltato, forse per la prima volta, un comizio di Togliatti» G. Pajetta, Considerazioni sulla propaganda elettorale, in «Rinascita», 02/03/1963
La progressiva vittoria dell’immagine «Moro, Michelini, Togliatti, Covelli, Malagodi, Reale, Saragat, Nenni si alternano davanti alle telecamere, parlando per circa dieci minuti per poi rispondere alle domande dei giornalisti. Togliatti, per esempio, di fronte a quindici milioni di telespettatori, si vede costretto a rispondere alle domande del giornalista socialdemocratico della ‹Giustizia› Romolo Mangione, che, estraendo una copia de ‹l’Unità›, legge un articolo del tutto immaginario» F. Anania, In ogni epoca lo spettacolo della politica: le elezioni alla televisione
La progressiva vittoria dell’immagine 1963: il coup de théâtre di Pajetta a Tribuna Elettorale La Democrazia Cristiana rifiuta di far partecipare al dibattito Paolo Bonomi, sotto accusa per una gestione poco trasparente delle scorte pubbliche di frumento gestite dalla Federconsorzi. Pajetta lascia intorno al tavolo al quale è seduto con Occhetto, Rossanda e Terracini, una sedia vuota.
La progressiva vittoria dell’immagine 1978: con un silenzio di venticinque minuti, ripartito nelle tre Tribune dedicate ai Comitati promotori dei referendum, Marco Pannella, Emma Bonino e gli altri «oratori» radicali non solo suscitano un vastissimo clamore, rendendo le loro apparizioni ben più memorabili di quanto sarebbe stata qualunque dichiarazione, ma realizzano un happening che si pone come figura di una moderna retorica per immagini G. Statera, La politica spettacolo, Mondadori, 1986, p. 47
Bontà loro: «come in un vagone ferroviario» La prima apparizione di un Presidente del Consiglio in carica come ospite di un talk show. La trasmissione è Bontà loro, l conduttore Maurizio Costanzo, l’ospite Giulio Andreotti. La scenografia dello studio è composta da tre poltroncine color aragosta, uno sgabello e un orologio a cucù, una «testimonianza» della diretta. Come nello scompartimento di un treno, al Presidente del Consiglio capita di trovarsi seduto tra un press agent ed una balia asciutta.
Acquario: «l’ospite inatteso» Gli elementi innovativi sono una porta, che introduce gli invitati «a sorpresa» al cospetto dell’ospite principale, e un telefono, «segno» del contatto con l’esterno. Celebri gli scontri tra il pretore Salmieri e la pornostar Ilona Staller, e le ire femministe che colpiscono il deputato Trombadori per un “cocca mia” indirizzato a Emma Bonino.
Grand’Italia: «e poi, all’improvviso…» «Uno strano bar […] dove gli avventori non pagano le consumazioni, assistono gratis a ‹attrazioni internazionali›, e la sola moneta che è richiesta loro è lo scambio di confessioni, colloqui, bisticci, chiacchiere» (Aldo Grasso). E in cui Marco Pannella si vede togliere la parola nel corso di un appello al Presidente della Repubblica da una torta «servita» in faccia al conduttore dalla cameriera d’eccezione Marina Lante della Rovere.
Politica anni Ottanta Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 12
Politica anni Ottanta La prima concessione obbligata del gruppo di potere democristiano riguarda la presidenza del Consiglio, affidata nel 1981 al repubblicano Giovanni Spadolini. Ma la crisi dell’egemonia centrista si fa evidente con i risultati delle elezioni del 1983: la discesa del primo partito italiano al 32,9% apre le porte al leader socialista Bettino Craxi e alla sua opera di restyling comunicativo del PSI, che, tra il 1978 e il 1985, elimina dal simbolo la falce e il martello sostituendoli con un garofano rosso, e gioca sulla identificazione con il suo leader e con la Milano del secondo miracolo economico. Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 13
Politica anni Ottanta Il tentativo di catturare i pubblici di riferimento si esprime attraverso le telefonate in diretta, la partecipazione della «gente comune» ai talk show, le lusinghe di miracolosi concorsi a premi, ma anche attraverso l’imporsi di nuovi linguaggi. La pubblicità ricorre sempre più massicciamente all’emozionalità del consumatore, l’informazione si esprime anche attraverso il mezzobusto di una conduttrice o il chiacchiericcio di interviste senza contenuto pubblicate sui giornali. Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 14
Politica anni Ottanta Nell’olimpo dei miti degli anni Ottanta rientrano gli imprenditori, eroi della produzione, cui tuttavia manca, come è invece in America, una identificazione con l’erotismo, la trasgressione, la stravaganza: essi non proiettano, ancora, un’immagine legata al tempo libero od orientata in senso culturale, ma esprimono i valori della mobilità attraverso il lavoro, il successo, il potere, il denaro. Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 15
Politica anni Ottanta Nell’autunno del 1985 il «popolo della tv» insorge contro la forzosa interruzione di questo servizio. «Il vento gonfia la vela di Berlusconi. Appassionatamente al suo fianco i ragazzini affezionati ai Puffi, le fans delle telenovelas, gli anziani costretti a casa», tutti quegli italiani che «possono sopportare il cattivo funzionamento delle USL, possono vivere con pensioni inadeguate, ma se gli tolgono le televisioni è come se gli togliessero la corrida. G. Fiori, Il venditore. Storia di Silvio Berlusconi e della Fininvest, Garzanti, Milano 2004, p. 107
Gli anni Ottanta e la politica-spettacolo Mixer, 12 maggio 1980: • un commento alla notte degli Oscar con il regista Brusati • un’intervista al cantautore De Gregori • un faccia a faccia con Bettino Craxi sulla vicenda Moro • gli esiti di un sondaggio sul tema italiani e informazione
Gli anni Ottanta e la politica-spettacolo Quella dell'86 è soprattutto l'estate in cui la politica italiana si arricchisce di un nuovo termine: il «patto della staffetta». Quello cioè che, di li a meno di un anno, sulla carta dovrebbe garantire la presidenza del Consiglio nuovamente a un democristiano, dopo i quasi 1.100 giorni del primo governo Craxi. […] Che mesi dopo Craxi sconfesserà brutalmente. E attenzione: non a Montecitorio o a un congresso di partito. Lo farà invece in tv, a Mixer, intervistato da Giovanni Minoli: ben prima del Porta a Porta di Vespa 'terza Camera' del Parlamento. Mentre sul fronte Pci, ancora di gran lunga il secondo partito italiano, ferve il dibattito interno: al di là delle 50.000 copie in più di vendita che da sei mesi gli porta ogni lunedì, è giusto che «l'Unità» pubblichi un inserto satirico, «Tango», in cui in una vignetta firmata Forattini — ma opera di Staino — ci si permette di ritrarre il segretario comunista Natta nudo come un verme, mentre balla («Nattango» appunto) al suono della fisarmonica di Craxi e del violino di Andreotti? P. Morando, '80: L'inizio della barbarie (2016)
Gli anni Ottanta e la politica-spettacolo Samarcanda, di Michele Santoro Il 4 aprile 1987, dopo il Congresso socialista di Rimini, Valentino Parlato ed Alberto Abruzzese si confrontano sull’efficacia dei messaggi sublimali lanciati dalla scenografia finto‐ateniese di Panseca. Il rientro della crisi del «patto della staffetta» viene commentato da Michele Serra squadernando la vignetta del settimanale satirico Tango che ritrae Craxi nelle vesti di Babbo Natale mentre lascia Palazzo Chigi al suo avversario dopo essersi portato via finanche l’argenteria nel sacco che porta sulle spalle.
L’Italia (e i media) in transizione Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 20
L’Italia (e i media) in transizione Il modus operandi dei giudici di Milano segna un nuovo passaggio del potere dei media di influenzare la vita pubblica italiana: la «giustizia spettacolo». Mentre nelle aule di giustizia procedono le inchieste, le trasmissioni di maggior successo al di fuori delle lottizzate Rai 1 e Rai 2, forti della loro connotazione di «neutrale» mezzo di informazione per i cittadini, si schierano compatte contro la partitocrazia corrotta, e in particolare contro i socialisti. Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga inaugura una stagione di interventi pubblici, e televisivi in particolare, di tale impatto da meritare l’epiteto di «picconate». Il Presidente conduce i suoi attacchi contro le altre istituzioni repubblicane attraverso appelli lanciati al popolo direttamente dal teleschermo, a reti unificate.
L’Italia (e i media) in transizione La perdita del controllo della vecchia élite di governo sulle piazze mediatiche trova la sua ratifica nel clamoroso affondo portato da Giorgio La Malfa al direttore del TG1 Bruno Vespa a commento dei risultati elettorali del 1992: «onorevole Vespa, lei è stato sconfitto come l’onorevole Forlani. Se ne deve andare!». La difesa di Vespa rimane un quadro perfettamente chiaro di un sistema di cui forse neppure il direttore del telegiornale della prima rete avvertiva il crollo imminente: «se l’editore della rai è il Parlamento, l’editore di riferimento per questo telegiornale, secondo gli accordi tra gli azionisti, è la Democrazia Cristiana, che resta leader del mercato senza concorrenti».
L’Italia (e i media) in transizione Sono state proposte due interpretazioni della comparsa in politica del soggetto Forza Italia, diretta emanazione di Berlusconi: l’assunzione di un ruolo di supplenza della televisione, che avrebbe occupato lo spazio lasciato vuoto dai vecchi partiti – interpretazione benevola – o l’intervento di un personaggio da sempre parte della maggioranza di governo affondata da Tangentopoli, rimasto sino al 1994 ai margini delle contese politico- parlamentari e «sceso in campo» per ricostruire il vecchio sistema di potere – interpretazione malevola. P. Ortoleva, Un ventennio a colori. Televisione privata e società in Italia (1975-95), Giunti, Firenze 1995
Il tempo nuovo della (tele)politica la “favola bella” di Silvio Berlusconi Primo tempo: la discesa in campo: “Il racconto è antico. Lo conosciamo bene. Lo abbiamo imparato a scuola: la patria chiama e l’eroe – semplice e disinteressato – accorre” A. Abruzzese, Elogio del tempo nuovo, Costa&Nolan, 1994, p. 16 Secondo tempo: la campagna elettorale: “Un incalzante stop and go nel corso del quale anche i passi falsi vengono girati in positivo (“sono un imprenditore, non sono avvezzo alle sofisticherie dei politici”)” G. Statera, Il volto seduttivo del potere, SEAM, 1994, p. 86
Il tempo nuovo della (tele)politica Il «bipolarismo informativo» La RAI alterna la valorizzazione di format esistenti, quali Cartolina, Il rosso e il nero, Milano Italia, Mixer e la creazione di due programmi «ad hoc»: Al voto al voto! e Oltre le parole. Fininvest «tradisce» la sua mission orientata anzitutto all’intrattenimento affiancando al rodato Radio Londra ben sette programmi nuovi: Braccio di ferro, Dieci domande a, Elettorando, Funari Leader, Luogo comune, O di qua o di là, Qui Italia Fininvest investe su programmi di breve durata, trasmessi spesso più volte al giorno (come Qui Italia), programmi‐spot che difficilmente superano i quindici minuti contro programmi di maggior durata e a cadenza settimanale che difficilmente “occupano” meno di mezz’ora (Il rosso e il nero arriva a durare quasi tre ore). Una programmazione commerciale di flusso contro una programmazione statale ancora di palinsesto M. Morcellini, E-lezioni di Tv, Costa&Nolan, 1995
Lo spettacolo della politica dall’Ulivo a Berlusconi Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 26
La trasformazione del sistema mediale Trasmissioni e conduttori Indipendenza delle trasmissioni e dei conduttori, in grado di imporre il proprio marchio al dialogo e mettere alla prova il personale politico. I conduttori divengono portatori di una ideologia mediatica, filosofia di comportamento sul fare televisione e sul fare televisione politica, Peculiare ruolo del servizio pubblico, ulteriore cornice per l’organizzazione del palinsesto e la messa in scena delle trasmissioni. Ruolo importante della par condicio, contribuisce a determinare un registro di discorso condiviso dai media, a cui i politici si devono adeguare. M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica. Protagonismo e servizio pubblico nel talk show, Rai-Eri, Roma 1998
La trasformazione del sistema mediale Un nuovo protagonismo dei mediatori Emergono figure di conduttori carismatici, che si assumono il ruolo di “mediare […] fra il mezzo televisivo, le sue possibilità di controllo, di denuncia, in una parola il suo potere, e il popolo televisivo, del cui diritto di parola si presentano soprattutto garanti”. La funzione del talk diviene anzitutto “delineare e proporre figure di opinione, rispetto alle quali misurare virtualmente adesione o dissenso”. I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, Rai-Eri, Roma 1999, p. 17
Il 1996, l’anno della normalizzazione Porta a Porta, di Bruno Vespa La familiarità con cui Vespa si rivolge agli ospiti politici, ricordando la presenza loro, o di loro diretti alleati o contendenti, in quella stessa sede, è funzionale a riannodare il filo di una narrazione che sembra dover obbligatoriamente passare per il suo salotto
Il 1996, l’anno della normalizzazione Mixer, di Giovanni Minoli La capacità veridittiva del mezzo: la presenza in scena del «terzo attore» rappresentato dall’immagine ingigantita dell’intervistato e di un’inquadratura che alterna la prospettiva dell’ospite con il conduttore di schiena o viceversa, ben si presta a un’operazione di veridizione che passa attraverso l’osservazione del volto dell’intervistato.
Il 1996, l’anno della normalizzazione Linea3, di Lucia Annunziata La redazione del programma, visibile attraverso la parete di vetro che costituisce il fondo della visione prospettica dello spettatore, indica la volontà di invocare una istanza autoriale diffusa La verità è qualcosa che deve essere indagato in maniera collettiva, per poi essere trasmesso da una portavoce carismatica
Gli ultimi fasti della telepolitica? Porta a Porta: la terza Camera della Repubblica Il 25 settembre 2000, Giuliano Amato sceglie Porta a Porta per annunciare la candidatura di Francesco Rutelli. Un piccolo evento mediale che rappresenta un tacito riconoscimento della funzione quasi-istituzionale dello studio di Vespa. L’8 maggio 2001, in studio compare la scrivania di ciliegio su cui Silvio Berlusconi firma, alla presenza del notaio Vespa, il Contratto con gli Italiani. Un vero e proprio media event, e posizionato con cura nel palinsesto; la messa in scena del simulacro degli «Italiani»
Il raggio verde, di Michele Santoro (2001) Interviste in studio o in esterni, servizi filmati, telefonate in diretta, sondaggi: tutti questi elementi ruotano intorno alla figura di Michele Santoro, che controlla con forza l’interazione [...] sempre tesa e polemica, spesso apertamente conflittuale Ballarò, di Giovanni Floris (2005) Non un semiciclo, ma un lungo rettangolo, una sorta di via maestra attraversata dalla scritta Ballarò entro la quale il conduttore può muoversi con disinvoltura tra i diversi attori comunicativi chiamati nell’agorà.
Il videowall che occupa il lato corto del rettangolo e dà profondità allo studio, autentico rappresentante dell’istanza autoriale della trasmissione, sul quale scorrono in apertura le copertine di Gene Gnocchi (poi Maurizio Crozza), e durante il programma i servizi filmati che introducono i temi di discussione o i disegni dallo stile inconfondibile che sono chiamati a fornire un frame silenzioso ma autorevole all’intera puntata. Link: Politainment Il comico o il cabarettista buca lo schermo e chiama in causa lo spettatore come cittadino. È questo il meccanismo attraverso il quale tra il mattatore e il suo pubblico si istituisce un rapporto fiduciario, che conferisce valore di verità a ciò che viene comunicato. (Mazzoleni, Sfardini, Politica pop, 2009)
La politica senza mediazione Titolo Presentazione 30/11/2018 Pagina 35
Il Neogiornalismo televisivo «Lei adesso mi fa la cortesia di lasciarmi parlare, sennò mi alzo e me ne vado» Lucia Annunziata perde ogni interesse nei confronti della nutrita scaletta della puntata, rifiuta di parlare della campagna elettorale e pretende, formalmente, che Berlusconi ritiri la sua affermazione «Che lei si alzi e se ne vada è una cosa che non può dire» In Mezz’ora, 12 marzo 2006
Il Neogiornalismo televisivo Il setting di Matrix è simile a quello di Porta a Porta, anche se Mentana disconosce la «paternità» di Vespa nei confronti del talk dalle poltroncine bianche La caratterizzazione «telegiornalistica» del conduttore è decisamente più marcata, il confronto risente di un ritmo incalzante dettato da Mentana e mette in scena un salotto tutt’altro che «salottiero»
Il declino della videocrazia Elezioni politiche del 2008: il Cavaliere inarrestabile e i conduttori delegittimati A Porta a Porta, giovedì 10 aprile, Berlusconi tende una trappola spettacolare a Vespa: lo invita a “sentire col naso” la mano che gli tende, ed esclama verso il pubblico “è odore di santità” A Matrix, venerdì 11 aprile, Berlusconi rientra in studio dopo il termine dell’intervista, mentre Mentana sta illustrando le modalità di voto, per “spiegare” al pubblico che il voto all’IDV “è un voto nullo”; il conduttore è costretto a chiudere la diretta.
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